Safilo Group
Safilo Group | |
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Stato | ![]() |
Forma societaria | Società per azioni |
Borse valori | Borsa Italiana: SFL |
ISIN | IT0004604762 |
Fondazione | 1934 a Calalzo di Cadore (BL) |
Fondata da | Guglielmo Tabacchi |
Sede principale | Padova |
Persone chiave |
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Settore | Occhialeria |
Prodotti | Occhiali, occhiali sportivi, caschi per il ciclismo, maschere e caschi per sport invernali |
Fatturato | 969.6 milioni € (2021) |
Utile netto | 27,4 milioni € (2021) |
Dipendenti | 4500 (2021) |
Slogan | «Safilo. See The World At Its Best.» |
Sito web | www.safilogroup.com |
Safilo Group S.p.A. (acronimo di Società Azionaria Fabbrica Italiana Lavorazione Occhiali) è un'azienda italiana attiva nel campo della produzione e distribuzione di occhiali da vista, da sole e sportivi, maschere da sci e caschi da sci e bici, con sede amministrativa a Padova.
La società dal dicembre 2005 è quotata presso la Borsa valori di Milano, dove è presente nell'indice FTSE Italia Small Cap con il codice SFL.
Storia[modifica | modifica wikitesto]
Le origini delle attività del Gruppo risalgono al 1934 quando Guglielmo Tabacchi acquista il primo complesso industriale italiano produttore di lenti e montature, attivo dal 1878 a Calalzo di Cadore, e fonda la “Società Azionaria Fabbrica Italiana Lavorazioni Occhiali”, la più storica azienda produttrice di occhiali nell’industria dell’eyewear.
Nel 1974, alla morte del fondatore, l'azienda viene guidata dai tre figli, Giuliano, Vittorio e Dino.
Nel 1996 vengono acquisite dal Gruppo la società americana produttrice di occhiali sportivi Smith Sport Optics INC. e la società austriaca Carrera Optyl.
Alla fine del 2000 i fratelli Tabacchi hanno visioni strategiche diverse.[1] Vittorio rileva così a caro prezzo le quote dei due fratelli acquisendo nel 2001 il controllo sulla società attraverso un'operazione di leveraged buyout[2] e con la nomina di un nuovo management con Roberto Vedovotto, ex McKinsey. E s'indebita fortemente.[3] Quattro anni più tardi, alla fine del 2005, Vittorio Tabacchi (affiancato dai figli Massimiliano e Samantha) porta la Safilo in Borsa con i debiti di circa 710 milioni di euro.[4] Nel 2009 c'è bisogno di una robusta ricapitalizzazione: interviene il fondo olandese "Hal Investments" (interamente controllato da HAL Trust, le cui azioni sono negoziate sul listino Euronext della Borsa di Amsterdam) che diventa l'azionista di riferimento, prima con il 37,2%, poi con il 42,2%. La partecipazione di Vittorio Tabacchi scende a poco più del 9%.
Nel 2012 viene perfezionata l’acquisizione di Polaroid Eyewear, leader nell’ottica e nella tecnologia delle lenti polarizzate, oltre che produttore e distributore globale di articoli ottici.
Nell'ottobre 2013 Luisa Delgado, svizzera, è nominata amministratrice delegata al posto di Roberto Vedovotto.[5] Con l'assemblea della società dell'aprile 2017 Eugenio Razelli sostituisce alla presidenza Robert Polet che rimane comunque nel consiglio d'amministrazione. I dipendenti sono in totale 7.128 di cui 1065 nella sede di Padova. I centri di distribuzione sono scesi da 20 a 6.[6] Nel 2014 Safilo compie i suoi primi 80 anni di storia.
Nel febbraio 2018 la Delgado si dimette (viene anche sciolto il patto parasociale sottoscritto nel settembre 2013 tra la Delgado e Multibrands Italy B.V.),[7] al suo posto va Angelo Trocchia, ex Unilever.[8][3]
A gennaio 2019, la partecipazione nel capitale sociale di Safilo dell’azionista di riferimento Multibrands Italy B.V. è aumentata al 49,8%, nell’ambito dell’aumento di capitale approvato dall’Assemblea degli azionisti del 29 ottobre 2018. Nel 2020 vengono perfezionate le acquisizioni di Privé Revaux e Blenders Eyewear, due brand statunitensi in rapida crescita e fortemente orientati al digitale.
Principali azionisti[modifica | modifica wikitesto]
La proprietà è riferibile al fondo "Hal Investments" attraverso la sua controllata Multibrands Italy B.V. per il 49,84%. Secondo i dati depositati in occasione dell'ultima assemblea di bilancio del 28 Aprile 2022, gli altri soci principali di minoranza sono: BDL Capital Management per il 14,99%, mentre il resto del Mercato detiene il 35,17%.
Dati economici[modifica | modifica wikitesto]
Safilo ha chiuso l’esercizio 2021 con un fatturato di 969,6 milioni di euro, in crescita del 26,3% a cambi costanti e del 24,3% a cambi correnti rispetto ai 780,3 milioni di euro registrati nel 2020, ottenendo un recupero esponenziale rispetto ai significativi cali registrati nel 2020 a causa degli impatti negativi della pandemia da Covid-19, riuscendo a superare ampiamente anche i risultati economici del 2019. Il forte recupero registrato nell’esercizio ha consentito al Gruppo di chiudere il 2º semestre 2021 con vendite nette pari a 458,9 milioni di euro rispetto ai 444,7 milioni di euro del 2º semestre 2020, in crescita del +1,0% a cambi costanti, +3,2% a cambi correnti.
Nel 2021, le vendite organiche hanno rappresentato il principale motore di crescita rispetto ai livelli di business pre-pandemia, in progressione del 10,5% a cambi costanti rispetto al 2019, grazie al forte sviluppo registrato dai principali brand del Gruppo, da Smith e Carrera a Kate Spade, Tommy Hilfiger e Hugo Boss. D’altra parte, la strategia di turnaround del portafoglio marchi attuata da Safilo negli ultimi due anni attraverso le acquisizioni di Privé Revaux e Blenders e l’avvio delle nuove licenze di David Beckham, Missoni, Levi's, Isabel Marant, Ports e Under Armour, ha consentito un efficace compensazione del calo del business derivante dalle licenze terminate a fine 2020 e al 30 giugno 2021.
Il 2021 ha ulteriormente confermato lo scatto dimensionale compiuto dal Gruppo nel 2020 nel canale online grazie all’acquisizione di Blenders e del suo business e-commerce, alla forte crescita delle vendite direct-to-consumer di Smith e di quelle realizzate dai clienti internet pure player. Nell’anno, la quota di business generata nei canali online è risultata pari al 13,4% delle vendite totali del Gruppo, in aumento rispetto al 12,7% del 2020 e al 3,9% nel 2019.
Marchi di proprietà[modifica | modifica wikitesto]
Il portafoglio Safilo comprende oltre trenta marchi principali.[9] I marchi di proprietà comprendono:[10]
- Carrera
- Polaroid
- Smith
- Seventh Street
- Privé Revaux
- Blenders Eyewear
Marchi in licenza[modifica | modifica wikitesto]
I marchi in licenza includono:[11]
- Banana Republic
- Boss
- Carolina Herrera
- Chiara Ferragni
- Eyewear by David Beckham
- Dsquared2
- Fossil
- Givenchy
- Havaianas
- Hugo
- Isabel Marant
- Jimmy Choo
- kate spade new york
- Levi's
- Liz Clairborne
- Love Moschino
- Juicy Couture
- Marc Jacobs
- Missoni
- M Missoni
- Moschino
- Pierre Cardin
- Ports
- Rag&Bone
- Rebecca Minkoff
- Tommy Hilfiger
- Tommy Jeans
- Under Armour
Solo per il mercato americano[senza fonte]:
- Chesterfield
- Adnesco
- Elasta
L'heritage e la collezione Safilo[modifica | modifica wikitesto]
Safilo possiede la più grande collezione privata italiana dedicata alla storia dell'occhiale, la "Galleria Safilo",[12] che testimonia sette secoli di storia e racconta la storia dell'azienda[13] Gli archivi ospitano più di tremila occhiali delle collezioni dell’azienda, oltre a un assortimento unico al mondo di oltre 250.000 paia di occhiali dalla fine del XIX secolo a oggi, dagli occhiali della Francia del Re Sole a quelli dei duchi di Windsor, Elton John ed Elvis Presley.
Note[modifica | modifica wikitesto]
- ^ Alberto Mazzuca, I numeri uno del made in Italy, op.cit., pp. 273-274.
- ^ Gianni Dragoni, Giorgio Meletti, La paga dei padroni, op.cit.,pp. 220-221.
- ^ a b Mariano Maugeri, Liquidata dalla famiglia, la sfida perduta dai Tabacchi, su mattinopadova.gelocal.it, 13 maggio 2018. URL consultato il 26 ottobre 2021.
- ^ Gianni Dragoni, Giorgio Meletti, op.cit., p. 221.
- ^ Luisa Delgado: intervista all'amministratrice delegata di Safilo, su elle.it, 28 luglio 2016. URL consultato il 18 febbraio 2018.
- ^ Bilancio consolidato alla fine del 2016
- ^ Safilo, dopo 5 anni si scioglie il patto tra soci, su borsaitaliana.it, 5 ottobre 2018. URL consultato il 6 ottobre 2018 (archiviato dall'url originale il 6 ottobre 2018).
- ^ Safilo, si dimette l'AD Delgado, su it.reuters.com, 16 febbraio 2018. URL consultato il 18 febbraio 2018 (archiviato dall'url originale il 16 febbraio 2018).
- ^ Bilancio consolidato del gruppo alla fine del 2016.
- ^ Informazioni dal sito ufficiale Archiviato il 30 ottobre 2012 in Internet Archive.
- ^ Informazioni dal sito ufficiale Archiviato l'8 settembre 2012 in Archive.is.
- ^ La realizza un atelier di prestigio come quello di Alessandro Mendini. Nicoletta Picchio, L'Italia che conta, Milano, Il Sole 24 Ore, 2003, p. 141.
- ^ Galleria Safilo, su galleriasafilo.com. URL consultato il 14 marzo 2018 (archiviato dall'url originale il 15 marzo 2018).
Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]
- Nicoletta Picchio, L'Italia che conta, Milano, Il Sole 24 Ore, 2003. ISBN 88-8363-485-3
- Mauro Castelli, Primi in economia, Milano, Il Sole 24 Ore, 2004. ISBN 88-8363-615-5
- Alberto Mazzuca, I numeri uno del made in Italy, Milano, Baldini Castoldi Dalai, 2005. ISBN 8884907969
- Gianni Dragoni, Giorgio Meletti, La paga dei padroni, Milano, Chiarelettere, 2008. ISBN 8861900577
Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]
Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]
- Sito ufficiale, su safilogroup.com.