Utente:Triple 8/Gabriel Batistuta

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Gabriel Batistuta
Nazionalità Bandiera dell'Argentina Argentina
Altezza 185 cm
Peso 73 kg
Calcio
Ruolo Attaccante
Termine carriera 13 marzo 2005
Carriera
Squadre di club1
1988-1989Newell's Old Boys16 (4)[1]
1989-1990River Plate19 (3)[2]
1990-1991Boca Juniors30 (13)
1991-2000Fiorentina269 (168)
2000-2003Roma63 (30)
2003Inter12 (2)
2003-2005Al-Arabi21 (25)
Palmarès
 Confederations Cup
Oro Arabia Saudita 1992
Argento Arabia Saudita 1995
 Copa América
Oro Cile 1991
Oro Ecuador 1993
1 I due numeri indicano le presenze e le reti segnate, per le sole partite di campionato.
Il simbolo → indica un trasferimento in prestito.
Statistiche aggiornate al 24 aprile 2008

Gabriel Omar Batistuta (Avellaneda, 1º febbraio 1969) è un ex calciatore e commentatore televisivo argentino.

Era soprannominato Batigol[3] e Re Leone.[4]

Con 56 gol è il miglior realizzatore nella storia della Nazionale argentina; con 152 gol è il miglior marcatore della Fiorentina in Serie A, squadra di cui è stato anche capitano nel corso degli anni novanta. Inoltre, con 184 reti, è al 9º posto nella classifica dei marcatori della Serie A. Nel 1994 ha stabilito il nuovo record di gol in giornate consecutive nel campionato italiano (11), in precedenza appartenente ad Ezio Pascutti[5]. Infine, detiene la miglior media gol in relazione alle partite giocate tra i giocatori con almeno 300 partite in Serie A dal 1965 ad oggi (0,58).

Inserito nella FIFA 100, la lista dei 125 migliori calciatori della storia, redatta in occasione del Centenario della FIFA, occupa inoltre la 23a posizione nella speciale classifica dei migliori calciatori del XX secolo pubblicata da World Soccer.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

L'infanzia e la giovinezza[modifica | modifica wikitesto]

Nato ad Avellaneda e non, come erroneamente riportato da varie fonti, a Reconquista[6] da Osmar Batistuta, macellaio, e sua moglie Gloria, segretaria scolastica, vi dimora fino all'età di sei anni,[6] per poi trasferirsi a Reconquista, in via Pueyridon 1024.[7] Gabriel Omar Batistuta cresce particolarmente legato al nonno paterno Melchior, principale artefice delle fortune della famiglia, poi svanite a causa di una crisi economica[8] e successivamente rimpinguate dal lavoro del padre di Gabriel, Osmar.[7] L'infanzia di Batistuta è piuttosto irrequieta, a causa della sua grande esuberanza, che lo porta spesso a procurarsi piccole ferite di vario genere.[9] Riceve la prima comunione e la cresima nella chiesa di San Roque,[10] e frequenta la scuola, con buoni risultati.[11] Prende poi per la prima volta i contatti con il gioco del calcio, praticandolo saltuariamente, senza però manifestare, inizialmente, una grande passione.[7] Nasce poi, la prima delle sorelle minori, Elisa, cui seguono Alejandra e Gabriela, e con tutte e tre Batistuta stabilisce un forte legame.[12] Dopo i sette anni di scuola elementare, sceglie di frequentare l'Enet, istituto tecnico, non completando però gli studi (mancando di sostenere l'esame finale) anche a causa della nascente attitudine per il calcio.[13] Dai dieci ai quattordici anni pratica pallavolo e pallacanestro, ma a sedici anni, avendo ricevuto in regalo dall'amico Pitti Lorenzini un poster di Diego Maradona allegato a El Gráfico, Batistuta si avvicina al calcio.[14] A diciassette anni, il 26 settembre 1986, conosce Irina Fernández durante la sua quinceañera.[15] Introdottosi nella festa grazie all'invito di un'altra ragazza di Goya, si infatua di Irina, con cui si fidanzerà otto mesi dopo, a maggio 1987.[14] Il 28 dicembre 1990 i due si sposano, avendo in seguito quattro figli: Thiago (nato a Firenze, un attore), Lucas, Joaquín e Shamel.[16]

L'adolescenza e le prime esperienze calcistiche[modifica | modifica wikitesto]

Come già detto, Batistuta conosce il calcio a sedici anni: leggermente sovrappeso, gli viene dato il soprannome di gordo (grasso),[20] mentre per i suoi capelli biondi (colore poco comune in Argentina) viene chiamato gringo.[21] Alle scuole superiori ebbe le prime occasioni di giocare a calcio: chiuso da compagni più abili nelle discipline di pallavolo e pallacanestro, sport cui Batistuta si era maggiormente avvicinato, per partecipare alle Intercollegiali, una competizione che coinvolgeva le scuole della zona, dovette segnarsi nella squadra di calcio.[22] Il primo campetto si trovava nel barrio Chapero, e Batistuta vi si ritrovava con gli amici per giocare: nacque così il Grupo Alegria, la prima formazione amatoriale dell'argentino.[23] Passato poi nelle giovanili del Platense, partecipa con tale maglia alla prima partita ufficiale contro il Racing di Reconquista all'età di sedici anni e mezzo.[24] Con il Platense rimane per due anni, fino alla chiamata del Newell's, che grazie al proprio osservatore Jorge Griffa aveva scoperto il talento di Batistuta.[25] Insieme a Gustavo Masat (futuro partecipante al campionato del mondo Under-20 1989) si trasferisce a Rosario, dove trova Marcelo Bielsa, suo primo tecnico.[26] Durante il suo periodo al Newell's Old Boys stringe amicizia con diversi giocatori, tra cui Darío Franco e Fernando Gamboa, alternando partite a carte a visite al Parque de la Independencia.[27] Lasciata la camerata comune ove abitavano i giocatori delle giovanili del Newell's, Batistuta e Masat trovano una sistemazione indipendente nelle vicinanze dello stadio.[28] Nel febbraio del 1989 Batistuta vive la sua prima esperienza lontano dal Sud America, partecipando al Torneo di Viareggio 1989,[29] mentre nel giugno dello stesso anno si lega al procuratore Settimio Aloisio, con cui rimarrà per molti anni a seguire.[30]

La maturità[modifica | modifica wikitesto]

Dopo il passaggio al River, il periodo al Boca Juniors fu molto positivo per Batistuta dal punto di vista personale, come lui stesso afferma nella propria autobiografia.[31] In seguito al matrimonio con Irina Fernández, celebrato nella chiesa di San Roque a Reconquista, il calciatore argentino trova una casa a Belgrano, quartiere di Buenos Aires, e vi si trasferisce.[31] A ciò si aggiungono l'acquisto della prima auto (una FIAT Turbo) e il successo professionale; inoltre, lega particolarmente, sia in campo che nella vita, con Diego Latorre, suo compagno di squadra al Boca.[31] Durante la Coppa Libertadores 1991 Batistuta è coinvolto, come molti altri giocatori, nella rissa scoppiata durante l'incontro tra Boca Juniors e Colo-Colo, squadra cilena, a Santiago: lui e altri tre vengono trattenuti dalle forze dell'ordine cilene, poiché denunciati dai fotografi, che accusavano i calciatori di averli aggrediti.[32] Il caso è in seguito risolto, e i tre elementi del Boca sono lasciati liberi di tornare in patria.[32] In seguito alle vittoriose edizioni 1991 e 1993 della Copa América, Batistuta ha anche l'opportunità di assistere alla Messa celebrata dal Papa Giovanni Paolo II: il calciatore definisce questa esperienza molto importante a livello personale.[33] A metà del 1991 Batistuta viene acquistato dalla Fiorentina e deve pertanto trasferirsi a Firenze. Giunge all'Hotel Savoy e incontra, quella stessa sera, i futuri compagni di squadra e l'allenatore Sebastião Lazaroni, impegnati in una sfida amichevole con la Sampdoria.[34] Il primo impatto con l'Italia è di spaesamento: al capoluogo toscano, profondamente diverso da Buenos Aires, Batistuta mal si abitua, vivendo inoltre periodi di contrasto con Dunga e Massimo Orlando.[35] Con il passare del tempo l'argentino prende familiarità con l'ambiente, riuscendo a superare gli iniziali stress e vivendo anche la nascita del primo figlio, Thiago.[36] Nelle stagioni successive stringe amicizie con Francesco Baiano[37] e Rui Costa.[38] Nel gennaio del 1996 alcuni ladri gli si introducono in casa mentre Batistuta è in Argentina e, nonostante il furto non coinvolga oggetti di particolare valore, il calciatore rimane scosso dall'avvenimento.[17] Il 22 maggio 1996 nasce, sempre a Firenze, il secondogenito Lucas.[39] Nel 1996 il sindaco di Firenze Mario Primicerio consegna a Batistuta il Fiorino d'oro,[40] onorificenza storicamente conferita a chi si distingua particolarmente per i servizi resi alla città.[41] Nel 1999 nasce il terzo figlio, Joaquín.[42] Nel giugno 2000 si trasferisce a Roma, acquistato dalla società dalla maglia giallo-rossa,[43] prendendo casa a Casalpalocco,[44] mentre, successivamente, nei sei mesi passati a Milano con la maglia dell'Inter Batistuta non porta con sé la famiglia.[16] Nel 2003, dopo la stagione nel capoluogo lombardo, Batistuta si trasferisce a Doha, in Qatar,[45] firmando un contratto molto remunerativo con l'Al-Arabi.[46] Nella capitale del paese mediorientale nasce il quarto figlio, Shamel.[47] [48]

La vita dopo il ritiro dal calcio giocato[modifica | modifica wikitesto]

Batistuta dà annuncio del suo definitivo ritiro dal calcio il 13 marzo 2005, in seguito alla rescissione del contratto operata dall'Al-Arabi, squadra in cui militava.[49] Il 12 gennaio 2006 Leonardo Domenici, sindaco di Firenze, gli dona le Chiavi della città, in segno di riconoscenza per il rapporto che il calciatore ha avuto con i fiorentini.[50] Inoltre, nello stesso mese Batistuta inaugura la propria linea d'abbigliamento, chiamata GB, presentandola in occasione di Pitti Uomo di quell'anno.[51] In seguito, ottiene l'abilitazione ad allenare dopo aver frequentato l'apposito corso in Argentina,[42] dove era tornato per seguire più da vicino le proprietà di Reconquista.[3] Nel 2009 ha scelto di tornare all'attività sportiva, dedicandosi al polo ed entrando a far parte della squadra Loro Piana;[3] debutta a Cañuelas nel marzo 2009 segnando due reti[52] Nel 2010 segue il campionato del mondo 2010 in qualità di commentatore televisivo per una emittente asiatica; stabilitosi a Johannesburg, viene derubato, come altri personaggi nel corso della manifestazione, da ignoti ladri.[53][54]

Caratteristiche tecniche[modifica | modifica wikitesto]

Per le sue caratteristiche, Batistuta è considerato uno dei centravanti più forti della storia del calcio.[55][56][57][58][59][60][61] Abile di testa come di piede, nei calci da fermo come nei movimenti smarcanti,[62][63] risaltava particolarmente per la prolificità in zona gol, capacità che gli ha permesso di battere diversi primati in tal senso.[5][64][60][65] Oltre alle qualità strettamente tecniche, era considerato anche un leader in campo per via di carisma, tenacia, coraggio e intelligenza tattica.[59][66][67][68] In campo si dimostrò spesso leale e corretto, venendo raramente sanzionato per falli non necessari.[69][70]

Il tiro[modifica | modifica wikitesto]

Batistuta era dotato di una notevole potenza di tiro: il record personale di velocità impressa a un pallone è di 106 km/h.[71] Il piede preferito era il destro, ma era in grado di tirare con simile precisione anche con il sinistro.[72][73] Il tiro di Batistuta era solitamente effettuato con potenza, preferibilmente di destro, indirizzando il pallone all'angolo opposto della porta avversaria.[72] Con il tempo il giocatore affinò le sue capacità, arrivando a padroneggiare anche il mancino.[74] Il punto di forza rimase però il tiro con il piede preferito: nel suo periodo alla Fiorentina, di 168 gol ne marcò 92 con il destro, mentre 15 furono realizzati con il sinistro.[75] Anche in acrobazia Batistuta era abile: segnò spesso al volo, in rovesciata o in sforbiciata.[58][72]

Il colpo di testa[modifica | modifica wikitesto]

Altro cardine del bagaglio tecnico di Batistuta era il colpo di testa.[58][76][77][78] Già nei primi anni di carriera, il gioco di testa era un suo tratto distintivo.[79][72] Successivamente, affinando le proprie doti naturali tramite intensi allenamenti, migliorò ulteriormente.[74][80] Kurt Hamrin disse che la sua capacità di elevazione lo favoriva notevolmente.[81] Il computo di reti segnate alla Fiorentina include 30 marcature su 168, corrispondenti al 17,9% del totale.[75]

I calci da fermo[modifica | modifica wikitesto]

Con il passare del tempo, Batistuta acquisì una crescente abilità nell'eseguire calci di punizione, fino a diventarne uno specialista.[74][78][72][82] Data la considerevole potenza del suo tiro, preferiva le lunghe distanze alle brevi, poiché la maggiore distanza permetteva al tiro di abbassarsi maggiormente, inquadrando meglio lo specchio della porta.[83] Diverso è il discorso per i calci di rigore: Batistuta ne sbagliò svariati,[83][84] arrivando a fallirne 4 nella stagione 1996-1997: in totale, con la maglia della Fiorentina sbagliò 9 tiri dal dischetto.[85]

Carriera[modifica | modifica wikitesto]

Fonti[modifica | modifica wikitesto]

7 miliardi[86] [87] [74] [88] [89]

Club[modifica | modifica wikitesto]

Uscito dalle squadre minori del Newell's Old Boys di Rosario, Argentina, gioca fra l'altro il noto Torneo di Viareggio - Coppa Carnevale (per formazioni Primavera) con la squadra argentina del Deportivo Italiano. Nella prima partita, giocata allo stadio "Roberto Strulli" di Monsummano contro i bulgari del Levski Sofia, mette a segno una tripletta nel 4-0 finale per la sua squadra. Ha giocato inoltre nel River Plate e nel Boca Juniors (ottenendo il titolo argentino nel 1991); ed in Italia nella Fiorentina (con cui ha vinto una Coppa Italia ed una Supercoppa italiana), nella Roma (con cui ha vinto uno Scudetto e una Supercoppa italiana) e nell'Inter. Nel 2005 ha terminato la sua carriera, a causa di un infortunio ad un ginocchio, in una squadra del campionato del Qatar, l'Al-Arabi.

In Argentina[modifica | modifica wikitesto]

Da bambino, Batistuta preferiva altri sport al calcio. Provò il basket, agevolato dalla sua altezza, ma l'evento che segnò la sua vita fu la vittoria della Nazionale argentina ai Mondiali di calcio 1978: le gesta dei calciatori dell'Albiceleste, in particolare dell'attaccante Mario Kempes, entusiasmarono il piccolo Gabriel che iniziò a dedicarsi al calcio. Dopo un po' di tempo di calci alla buona con gli amici per le strade e successivamente un'esperienza nel piccolo club Grupo Alegria, entrò nelle giovanili del Platense. Fu in questo periodo che vinse con una selezione di Reconquista il campionato provinciale, battendo peraltro la squadra giovanile del Newell's Old Boys di Rosario. I suoi 2 gol segnati attirarono su di sé l'attenzione della squadra rivale, che lo ingaggiò nel 1988.

Al Newell's Old Boys il diciannovenne Batistuta incontra il tecnico Marcelo Bielsa, che l'avrebbe allenato in seguito nella nazionale argentina. La prima stagione professionistica del giocatore presentò delle difficoltà: distante da casa, dalla sua famiglia, dalla sua fidanzata Irina e costretto a dormire in una stanza dello stadio locale, dovette fare i conti anche con problemi di sovrappeso che lo tennero spesso distante dal campo di gioco. A fine stagione fu ceduto in prestito ad una squadra minore, il Deportivo Italiano di Buenos Aires e partecipò al Torneo di Viareggio in Italia, diventando capocannoniere della manifestazione con 3 gol e entrando nelle grazie di alcuni talent scout italiani. Con Newell's Old Boys ha giocato l'unica finale di Copa Libertadores della sua carriera, nel 1988 contro il Nacional (Uruguay). Debutto 25 settembre 1988 vs San Martín (T) primo gol 16 maggio 1989 vs Platense.

Le buone prestazioni offerte col modesto Deportivo portarono Batistuta in uno dei più grandi club argentini, il River Plate, dove segnò 17 gol. Nonostante ciò, le cose non andarono per il verso giusto, soprattutto con l'allenatore Daniel Passarella (con il quale avrà problemi in futuro, anche in nazionale), che a metà stagione lo mise fuori rosa.

Questi fatti favorirono la cessione del giocatore, che firmò nel 1990 per gli arcirivali di Buenos Aires, il Boca Juniors. La prima stagione fu abbastanza mediocre, dato che Gabriel era decisamente fuori forma per il tempo trascorso fuori dal campo di gioco ed incontrò notevoli difficoltà di adattamento. Fu decisivo a tal proposito, l'arrivo nel 1991 di Oscar Washington Tabárez come allenatore della squadra, che ripose le sue fiducie su di lui: Batistuta non lo deluse, dato che il Boca vinse il campionato e lui la classifica cannonieri con 13 reti. Anche in Copa Libertadores Gabriel è assoluto protagonista con una doppietta ai rivali storici del River Plate il 20 - 3 -1991, due reti al Corinthians e altrettante al Flamengo. Il Boca Juniors venne eliminato in semifinale dal Nacional di Montevideo.

In Italia[modifica | modifica wikitesto]

Fiorentina[modifica | modifica wikitesto]

L'ottimo campionato col Boca portò presto Batistuta in nazionale per partecipare alla Copa América in Cile. I suoi sei gol (tra cui uno di testa contro il Brasile e uno in finale contro la Colombia) lo portarono in vetta tra i cannonieri e sul tetto del Sudamerica con la propria selezione. Le gesta di Batistuta nell'estate 1991 in maglia bianco-celeste impressionarono il presidente della Fiorentina Mario Cecchi Gori che decise di portarlo in Italia a tutti i costi. Vari cori a lui dedicati[90]

La prima presenza in Serie A avvenne contro la Juventus al Delle Alpi, mentre la prima rete una settimana più tardi contro il Genoa. La prima stagione in maglia viola, nel 1991-92, si concluse con 27 presenze e 13 gol. La prima tripletta la realizzò contro il Foggia, mentre la prima doppietta a Roma in un memorabile 1 - 3 per i viola. Nella sua prima stagione Batistuta apparve un giocatore giovane molto potente e prolifico ma ancora grezzo nel tocco di palla. Il centravanti argentino continuò il suo ottimo trend di realizzazioni l'anno successivo, con tre doppiette nelle prime sette partite contro Lazio, Inter e Sampdoria e segnando 16 gol in 32 partite: tuttavia la tormentata stagione viola, iniziata tra l'altro molto bene, finì con una drammatica retrocessione in Serie B per una scellerata gestione societaria. Emblematiche e celebri divennero le immagini dell'ultima giornata di campionato, con Batistuta in lacrime per la retrocessione nonostante un 6 - 2 in casa contro il Foggia. Nel frattempo, in nazionale Gabriel regala un'altra Coppa America alla nazionale argentina, realizzando una doppietta in finale contro il Messico.

Nella stagione seguente Batistuta sfruttò la discesa in serie B per crescere calcisticamente: Nella stagione 1993-94 l'argentino collezionò 26 presenze e 16 gol, segnando non solo di potenza, ma anche in acrobazia o di fino. Le sue prestazioni gli valsero la convocazione al campionato mondiale.

Fu la stagione 1994-95 quella della definitiva consacrazione di Batigol, come anche i tifosi della Fiorentina ormai erano abituati a chiamarlo. Nella nuova stagione in Serie A con 26 gol vinse la classifica cannonieri e, inoltre, batté il record di Ezio Pascutti, fermo da più di trent'anni, delle partite consecutive con almeno una rete segnata (record tuttora suo), avendo impresso il proprio nome sul tabellino dei marcatori per 11 giornate di seguito dall'inizio del campionato.

La straordinaria stagione conclusa fece diventare Batistuta leader della squadra e soprattutto idolo della tifoseria. La stagione 1995-96 non deluse le attese: Batistuta continuò a segnare tanto, migliorando la sua intelligenza tattica e la sua qualità tecnica. In una partita casalinga contro la Lazio, in cui il centravanti festeggiava le 100 partite in serie A, i tifosi gli dedicarono addirittura una statua esposta davanti alla curva Fiesole. Il bilancio dell'anno fu oltremodo positivo: 19 reti in campionato e prestazioni determinanti in Coppa Italia dove Batistuta segnò tutte le reti con le quali la Fiorentina eliminò l'Inter in semifinale (3-1 al Franchi e 1-0 a Milano) prima di aggiudicarsi il trofeo in finale contro l'Atalanta gol sia nella finale d'andata a Firenze(1-0) che nel ritorno di Bergamo (0-2). Nell'estate del 1996 Batistuta guidò la Fiorentina alla vittoria nella Supercoppa Italiana contro il Milan a San Siro: fu il primo caso in cui la squadra vincente della Coppa Italia vinse anche la Supercoppa.

La stagione successiva è più altalenante: 13 gol su 32 partite in campionato, dove la Fiorentina manca la qualificazione alle coppe europee; in Coppa delle Coppe la Fiorentina, dopo essersi imposta in casa del Benfica grazie anche ad una rete di Batistuta che ricevette i complimenti del pluridecorato portiere belga Michel Preud'homme, fu eliminata in semifinale dal Barcellona, poi vincitrice del trofeo.

Nella stagione 1997-98 Batistuta segnò 21 gol in 31 partite e in quella successiva concluse il girone d'andata con 17 reti in altrettante partite. Grazie ai gol di Batistuta la Fiorentina si trovò a combattere per lo scudetto,ma a febbraio nella partita contro il Milan Batistuta fu vittima di un infortunio che lo tenne fuori per più di un mese dal campo di gioco. Concluse comunque l'annata con 21 gol in 28 partite.

La stagione 1999-2000 fu l'ultima alla Fiorentina per Batistuta: a fine stagione, dopo 23 gol in 30 partite di campionato e diverse importanti segnature in Champions League, decise di lasciare Firenze tra le lacrime, mentre il pubblico fiorentino si spaccò: chi lo accusò di tradimento, chi comprese i motivi della sua scelta. In questa stagione Batistuta e la Fiorentina scriveranno pagine di storia in Champions League. Inseriti nel girone con Arsenal, Barcellona, e gli svedesi dell'AIK Solna, la Fiorentina, dopo aver incontrato delle difficoltà nel girone, arriva a giocarsi una partita fondamentale per il passaggio del turno contro l'Arsenal, a pari punti nel girone. Nello storico stadio di Wembley, stracolmo di tifosi inglesi, Batistuta realizza una prodezza entrata nella storia: riceve palla dal tedesco Heinrich, dribbla il diretto avversario allungandosi la palla e da posizione angolatissima segna il gol della vittoria. Quel gol ha una portata storica di spessore, in quanto, oltre a ragalare la qualificazione alla squadra al girone successivo, renderà la Fiorentina l'unica squadra italiana ad aver vinto contro l'Arsenal nel vecchio stadio di Wembley. Chiude il 1999 piazzandosi terzo nella classifica del Fifa World Player.

Con una tripletta nell'ultima giornata di campionato Batistuta diventò, con 152 gol, il maggior marcatore della Fiorentina in Serie A, superando lo svedese Kurt Hamrin che si era fermato a quota 151. Con la Fiorentina ha disputato un totale di 332 partite tra campionati e coppe segnando complessivamente 207 gol.

Roma[modifica | modifica wikitesto]

Nell'estate del 2000, a 31 anni, Batistuta passò alla Roma (per l'acquisto del giocatore il presidente giallorosso Franco Sensi sborsò ben 70 miliardi di lire). Al suo passaggio alla Roma, la sua maglia storica, la numero 9, era già di Vincenzo Montella. Dopo una lunga polemica durata tutta l'estate del 2000, alla fine Batistuta decise di prendere il numero 18. I due anni successivi invece utilizzò il 20 (come i gol da lui segnati nella sua prima stagione capitolina) e il 33 (i suoi anni nel 2002).

Alla Roma Batistuta disputò una stagione strepitosa, in cui segnò 20 gol, contribuendo in maniera decisiva alla vittoria del terzo scudetto della storia della squadra capitolina, il primo della carriera per l'argentino; ancora nella memoria dei tifosi giallorossi sono la sua doppietta nella partita di andata al Parma, il gol nel derby con la Lazio, la tripletta al Brescia (partita poi finita sul risultato di 4-2 in favore dei giallorossi) e la rete all'ultima giornata di campionato sempre contro il Parma. Durante Roma-Fiorentina del 26 novembre del 2000 Batistuta segnò negli ultimi minuti il gol della vittoria per i giallorossi; nell'occasione non esultò, e anzi scoppiò in lacrime, consolato poi dai compagni di squadra. Il 19 agosto 2001 inoltre l'argentino vinse la sua seconda Supercoppa Italiana. I ben noti problemi alla caviglia cominciarono però a farsi sentire e infatti la stagione successiva non si rivelò brillante come la precedente, poiché Batistuta segnò solo 6 gol.

Inter[modifica | modifica wikitesto]

Nel gennaio 2003, dopo aver segnato nel girone d'andata solo 4 gol, di cui uno splendido contro l'Inter sua futura squadra, Batistuta venne ceduto dalla Roma all'Inter, dove rimase fino alla fine della stagione, segnando 2 gol in Serie A contro Piacenza e Como. Successivamente il presidente giallorosso Franco Sensi dichiarò pubblicamente di aver rifilato una "fregatura" all'Inter e che Batistuta era solo un ingrato e professionalmente finito.

In Qatar[modifica | modifica wikitesto]

A 34 anni, dopo 12 anni di permanenza in Italia, Batistuta decise di concludere la sua gloriosa carriera in Qatar, firmando un contratto biennale da 8 milioni di dollari a stagione con l'Al-Arabi, squadra di Doha. In 18 partite realizzò addirittura 25 gol. Nella stessa stagione vince la scarpa d'oro come miglior calciatore dei campionati asiatici oltre a realizzare quattro reti in una sola partita. In quella formazione militano anche Taribo West e Stefan Effenberg. La stagione successiva inizia nel peggiore dei modi, infatti dopo appena tre partite si infortuna la caviglia e anticipa il suo ritiro dai campi.

Nazionale[modifica | modifica wikitesto]

Con la "Albiceleste" vinse la Copa América del 1991 e del 1993 e la Confederations Cup del 1992 e disputò i campionati del mondo di calcio del 1994, 1998 e 2002.

La prima Copa América da lui disputata in Cile nel '91 lo consacrò capocannoniere con sei gol e lo portò all'attenzione dei club Europei, tra cui la Fiorentina che lo ingaggiò. Batistuta vinse la competizione con la propria squadra. Nel 1993, Batistuta giocò la sua seconda Copa América, questa volta in Ecuador, che la squadra argentina vinse di nuovo grazie anche ad una sua doppietta in finale contro il Messico. Nelle qualificazioni ai mondiali del 1994 Batistuta si rivela autentico trascinatore della nazionale ma il gol più importante lo realizza a Buenos Aires nello spareggio decisivo contro l'Australia.

Finalmente l'anno dopo giunse la rassegna iridata, i Mondiali di calcio 1994 disputatisi negli Stati Uniti: Batistuta, nonostante giocasse in Serie B, fu convocato e considerato titolare in attacco. I mondiali però si rivelarono una delusione: dopo un avvio roboante, l'Argentina fu eliminata dalla Romania agli ottavi di finale. Il morale della squadra era stato pesantemente compromesso dalla sospensione di Diego Armando Maradona per doping. Nonostante la deludente prestazione della propria nazionale, Batistuta segnò 4 reti, tre delle quali all'esordio contro la Grecia. Nella Copa Amèrica del 1995 in Uruguay, Batistuta è nuovamente capocannoniere ma L'Argentina viene eliminata nei quarti dal Brasile. Nelle qualificazioni ai mondiali di calcio 1998 Batistuta ebbe notevoli problemi con una sua vecchia conoscenza, Daniel Passarella, divenuto CT dell'Albiceleste, che per contrasti col bomber lo lasciò a volte fuori squadra o lo rese vittima di alcune particolari ripicche, come quella di voler per forza i giocatori in campo coi capelli corti e curati e non lunghi e folti (l'imposizione arrivò anche a Claudio Paul Caniggia). Batistuta starà per circa 300 giorni senza indossare la maglia della nazionale, a volte reagendo con notevole disappunto alle mancate convocazioni: emblematico un episodio dove per la rabbia cadde a Firenze per le scale di casa rompendosi una mano e dovendo giocare la successiva partita con la Roma con una fasciatura rigida. I risultati abbastanza deludenti dell'Argentina, già eliminata nel 1995 dalla Copa América, portano però Passarella a richiamare Batistuta, che torna a segnare copiosamente. Memorabile la rete su punizione al Paraguay di Chilavert grazie al quale supera Maradona e a quota 36 reti diventa primatista di reti con la maglia albiceleste. A questo punto il CT arriverà ad affermare che l'unico posto certo per i 22 in Francia è proprio quello di Batistuta.[91]

Ma il mondiale transalpino si rivela un'altra delusione per l'Argentina: Batistuta non delude le attese, segnando cinque gol durante la manifestazione contro Giappone, Inghilterra e tre nella gara contro la Giamaica, entrando nella storia come primo calciatore a realizzare una tripletta in due mondiali diversi e raggiungendo Sándor Kocsis, Just Fontaine e Gerd Müller nell'impresa di aver fatto due triplette ad un mondiale. L'Argentina cede il passo all'Paesi Bassi ai quarti di finale, perdendo 2-1: in quel match Batistuta viene sostituito da un deludente Hernán Crespo e la sostituzione viene aspramente criticata al CT Passarella, che viene esonerato anche per l'esclusione dell'Argentina.

Da un vecchio rivale, la nazionale passa ad un vecchio estimatore, Marcelo Bielsa, che l'aveva lanciato da giovane: l'Argentina si qualifica ai Mondiali di calcio 2002 senza troppi problemi, con Batistuta alternato in attacco ad altri compagni di calibro elevatissimo come Crespo. Alla vigilia del mondiale, non pochi scommettevano su una vittoria finale dell'Argentina, che sulla carta sembrava effettivamente superiore alle altre compagini: Batistuta intanto annunciò che a fine mondiale avrebbe lasciato la nazionale. Le aspettative si rivelarono assolutamente fallaci: la nazionale argentina, finita in un gruppo difficilissimo con Inghilterra, Svezia e Nigeria fallì il passaggio del girone. Contro la Nigeria Batistuta tocca quota dieci gol ai Mondiali andando a segno con un bellissimo stacco di testa e regala la vittoria ai suoi. Nel secondo match però è tanta l'amarezza per la sconfitta contro gli inglesi. La sua ultima partita con la nazionale fu proprio il pareggio 1-1 con la Svezia, che costò all'Argentina l'eliminazione dai mondiali del 2002.

È il topscorer della nazionale argentina fin dal 1997, quando superò i 34 gol di Diego Armando Maradona. Nel 2002, nella partita Argentina-Nigeria 1-0 dei mondiali nippo-coreani segnò il suo gol numero 56, record tuttora imbattuto (il più vicino in attività è Hernán Crespo fermo a quota 36). Per questo motivo è stato premiato con una speciale targa dalla Federazione calcistica argentina il 7 settembre 2010 in occasione della partita amichevole Argentina-Spagna.[92]

È anche il primatista di gol segnati nelle fasi finali dei mondiali con la maglia argentina (10 gol, anche qui tolse il record a Maradona che nel 1994 si fermò a 8). Per la precisione segnò 4 gol a Stati Uniti '94 (3 alla Grecia e 1 alla Romania), 5 a Francia '98 (3 alla Giamaica, 1 al Giappone, 1 all'Inghilterra) e 1 a Giappone-Corea 2002 (alla Nigeria).

Statistiche[modifica | modifica wikitesto]

Presenze e reti nei club[modifica | modifica wikitesto]

Stagione Squadra Campionato Coppa nazionale Coppe internazionali Altre coppe Totale
Comp Pres Reti Comp Pres Reti Comp Pres Reti Comp Pres Reti Pres Reti
1988-1989 Bandiera dell'Argentina Newell's Old Boys PD 16 4 - - - CL 5 3 - - - 21 7
1989-1990 Bandiera dell'Argentina River Plate PD 7 4 - - - - - - SS 2 0 9 4
1990 Bandiera dell'Argentina Boca Juniors PD 10 2 - - - - - - RS - - 10 2
1990-1991 PD 19 11 - - - CL 11 5 SS 1 0 31 16
Totale Boca Juniors 29 21 - - 11 5 1 0 41 18
1991-1992 Bandiera dell'Italia Fiorentina A 27 13 CI 1 1 - - - - - - 28 14
1992-1993 A 32 16 CI 2 1 - - - - - - 34 17
1993-1994 B 26 16 CI 4 4 - - - - - - 30 20
1994-1995 A 32 26 CI 3 4 - - - - - - 35 30
1995-1996 A 31 19 CI 6 9 - - - - - - 37 28
1996-1997 A 32 13 CI 2 1 CdC 7 5 SI 1 2 42 21
1997-1998 A 32 21 CI 3 3 - - - - - - 34 24
1998-1999 A 28 21 CI 5 5 CU 2 1 - - - 35 27
1999-2000 A 30 23 CI 1 1 UCL 7 6 - - - 38 30
Totale Fiorentina 269 168 27 29 16 12 1 2 326 211
2000-2001 Bandiera dell'Italia Roma A 28 20 CI 3 4 CU 2 1 - - - 33 25
2001-2002 A 20 6 CI - - UCL 8 0 SI 1 0 29 6
2002-gen. 03 A 12 4 CI 2 1 UCL 6 1 - - - 20 6
Totale Roma 60 30 5 5 16 2 1 0 82 37
gen. - giu. 03 Bandiera dell'Italia Inter A 12 2 - - - - - - - - - 12 2
2003-2004 Bandiera del Qatar Al-Arabi QSL 18 25 QPC 2 1 - - - - - - 20 26
2004-2005 QSL 3 0 - - - - - - - - - 3 0
Totale Al-Arabi 21 27 2 1 - - - - 23 26
Totale 414 246 34 35 48 22 5 2 501 305

Palmarès[modifica | modifica wikitesto]

Club[modifica | modifica wikitesto]

Competizioni nazionali[modifica | modifica wikitesto]

Fiorentina: 1995-1996
Roma: 2000-2001
Fiorentina: 1996
Roma: 2001
Al Arabi: 2003-2004

Nazionale[modifica | modifica wikitesto]

1991, 1993
1992

Individuale[modifica | modifica wikitesto]

1991 (6 gol) e 1995 (4 gol)
1992 (2 gol)
1994-1995 (26 gol)
2003-2004 (25 gol)
1995-1996 (8 gol)

Esultanze[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ 24 (7) se si comprendono le partite giocate nella Liguilla.
  2. ^ 21 (4) se si comprendono le partite giocate nella Liguilla.
  3. ^ a b c Imprevedibile Batigol. Debutterà nel polo. Repubblica.it
  4. ^ Gabriel Batistuta. Il re Leone. Kom.it
  5. ^ a b Raffaello Paloscia, Un rigore toglie dai guai la Fiorentina, Corriere dello Sport, 19 dicembre 1994. URL consultato il 2-3-2011.
  6. ^ a b c d Batistuta, p. 11
  7. ^ a b c Batistuta, p. 17
  8. ^ a b Batistuta, p. 12
  9. ^ Batistuta, p. 13
  10. ^ Batistuta, p. 14
  11. ^ Batistuta, p. 18
  12. ^ Batistuta, p. 19
  13. ^ Batistuta, p. 22
  14. ^ a b Batistuta, p. 25
  15. ^ Batistuta, p. 23
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  24. ^ Batistuta, p. 35
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  27. ^ Batistuta, pp. 40-41
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  29. ^ Batistuta, p.46
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  31. ^ a b c Batistuta, p. 52
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  33. ^ Batistuta, p. 59
  34. ^ Batistuta, p. 64
  35. ^ Batistuta, p. 65
  36. ^ Batistuta, p. 68
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  40. ^ Emanuela Audisio, E in nome del pallone Batistuta finì ostaggio, La Repubblica, 14 novembre 1996. URL consultato il 1-3-2011.
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  46. ^ Benedetto Ferrara, Batistuta sogna un gran finale, La Repubblica, 26 febbraio 2004. URL consultato il 1-3-2011.
  47. ^ Chiara Basevi, Voglio regalare ancora un gol a Firenze, Corriere della Sera, 19 novembre 2003. URL consultato il 3-3-2011.
  48. ^ Stefano Petrucci e Gaia Piccardi, Nostalgia Batigol, in volo su Firenze da pilota, Corriere della Sera, 28 novembre 2000. URL consultato il 1-3-2011.
  49. ^ Batistuta annuncia l'addio al calcio, nove.firenze.it, 15 marzo 2005. URL consultato il 1-3-2011.
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  62. ^ Petrucci, p. 39
  63. ^ Alessandro Di Maria, 'Batistuta? Più pericoloso senza palla', La Repubblica, 22 novembre 2000. URL consultato il 2-3-2011.
  64. ^ Batistuta, prima il record poi l'addio alla Fiorentina, La Repubblica, 15 maggio 2000. URL consultato il 2-3-2011.
  65. ^ Petrucci, pp. 57-58
  66. ^ Witzig, p. 179
  67. ^ Maurizio Crosetti, Batistuta, il dopo Dieguito, La Repubblica, 5 giugno 1998. URL consultato il 2-3-2011.
  68. ^ A tale proposito, vari avversari e opinionisti si sono espressi: Giorgio Chinaglia ne ha sottolineato l'impatto sulla tifoseria, Eraldo Pecci la sua completezza, mentre José Altafini l'attitudine alla guida della squadra. Batistuta, pp. 129-130
  69. ^ Petrucci, pp. 49, 52
  70. ^ Rosetti, cosa hai detto a Batistuta?, La Gazzetta dello Sport, 23 gennaio 2001. URL consultato il 3-3-2011.
  71. ^ Quando il calcio esalta la potenza, La Gazzetta dello Sport, 20 novembre 2005. URL consultato il 1-3-2011.
  72. ^ a b c d e Alessio Da Ronch, Alberto Cerruti, Luca Calamai, Giancarlo Galavotti, Batistuta, una gemma tira l'altra, La Gazzetta dello Sport, 29 ottobre 1999. URL consultato il 2-3-2011.
  73. ^ Benedetto Ferrara, Incantati da Gabriel 'Non sono un divo', La Repubblica, 17 febbraio 1996. URL consultato il 2-3-2011.
  74. ^ a b c d Luca Calamai, Batistuta, come te non c'è nessuno, La Gazzetta dello Sport, 19 gennaio 1999. URL consultato il 1-3-2011.
  75. ^ a b Mosti, p. 350
  76. ^ Alessio Da Ronch, Tiziana Bottazzo, Claudio Gregori, Batistuta, le ore della pace, La Gazzetta dello Sport, 5 agosto 1997. URL consultato il 3-3-2011.
  77. ^ Petrucci, p. 48
  78. ^ a b Luca Calamai, Nicola Cecere, Alessio Da Ronch, Ronaldo e Batistuta, il piacere del calcio, La Gazzetta dello Sport, 21 settembre 1997. URL consultato il 3-3-2011.
  79. ^ Batistuta, p. 132
  80. ^ Sappino, p. 62
  81. ^ Batistuta, p. 134
  82. ^ Batistuta, p. 129
  83. ^ a b Luca Calamai, A Batistuta manca una casella, La Gazzetta dello Sport, 14 novembre 1998.
  84. ^ Petrucci, p. 51
  85. ^ Mosti, p. 273
  86. ^ Luca Calamai, Batistuta, ricordi 10 anni fa a Cesena?, La Gazzetta dello Sport, 4 settembre 2001. URL consultato il 1-3-2011.
  87. ^ Massimo Cecchini, Alessio Da Ronch, Batistuta manda tutti in tilt, La Gazzetta dello Sport. URL consultato il 1-3-2011.
  88. ^ Luca Calamai, Alessio Da Ronch, La storia si chiama Batistuta, La Gazzetta dello Sport, 7 dicembre 1999. URL consultato il 1-3-2011.
  89. ^ Roberto Incerti, Un libro anche per Luciano Dati massaggiatore creativo dal Trap a Bati, La Repubblica, 17 agosto 2003. URL consultato il 1-3-2011.
  90. ^ Benassai, pp. 103-104
  91. ^ Batistuta set to threaten Ronaldo's superstardom
  92. ^ http://www.clarin.com/deportes/Batistuta-Zanetti-reconocimiento_0_331167127.html
  93. ^ Gabriel tutto casa, famiglia e gol Gabrielbatistuta.net

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • AA. VV., Atlante dei mondiali '98, Torino, La Stampa, 1998.
  • AA. VV., Enciclopedia dello Sport - Calcio, Treccani, 2002.
  • Gino Bacci, Storia del calcio italiano, Milano, Gruppo Editoriale Armenia, 2006, ISBN 8881133504.
  • Francesca Baldacci, Gabriel Batistuta, Milano, Forte Editore, 1992.
  • Franco Baldasso; Annalisa Marchianò; Grazia Perugini, Con il viola nel cuore, Bologna, Pendragon, 2007, ISBN 9788883425820.
  • Gabriel Batistuta, Bocci; Polverosi; Rialti, Io Batigol racconto Batistuta, Roma, San Marco Sport Events, 1997.
  • Daniela Benassai, Firenze, un amore viola, Firenze, Scramasax, 1998.
  • Enzo Catania, Re di Roma. Un romanzo chiamato Batistuta, Limina, 2000, ISBN 8886713487.
  • Oscar Mangione, Gabriel Batistuta: perfil de un crack que se construyó a sí mismo, Editorial Sudamericana, 2002, ISBN 9500722143.
  • Giansandro Mosti, Almanacco Viola 1926-2004, Firenze, Scramasax, 2004.
  • Stefano Petrucci, Batistuta, Roma, Gremese Editore, 1999, ISBN 887422572.
  • Marco Sappino, Dizionario biografico enciclopedico di un secolo del calcio italiano, volume 2, Baldini Castoldi Dalai, 2000, ISBN 8880898620.
  • Richard Witzig, The Global Art of Soccer, CusiBoy publishing, 2006, ISBN 0977668800.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

[[Categoria:Calciatori della Nazionale argentina]] [[Categoria:Oscar del calcio AIC]] [[Categoria:Personalità legate a Firenze]] [[Categoria:Calciatori campioni del Sud America]]