Splatter

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Il cinema splatter, noto anche come gore, è un sotto-genere cinematografico del cinema horror. È basato sugli effetti speciali, che descrivono lo schizzare del sangue (to splat, in inglese) o la lacerazione dei corpi umani, con eventuale conseguente fuoriuscita di interiora. Spesso dal realismo si è passati all'esagerazione, allo scopo di disgustare o anche di far ridere gli spettatori.

Nato essenzialmente nell'ambito dell'exploitation, come fenomeno per attirare il pubblico curioso, nelle mani di alcuni talentuosi registi il cinema splatter si è trasformato in una "forma artistica" peculiare, che ha mostrato la debolezza del corpo umano soprattutto in un momento storico, gli anni ottanta, in cui la perfezione fisica e l'edonismo erano considerati simboli di scalata sociale.[1]

Il termine "cinema splatter" è stato coniato per la prima volta dal regista statunitense George Romero, per descrivere il suo film Zombi, diretto nel 1978.[2]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Ispirazioni[modifica | modifica wikitesto]

Il cinema splatter trae ispirazione dalle tavole anatomiche rinascimentali, che mischiavano realismo e fantasia, dalle illustrazioni di torture dei martirologi del Cinquecento, ma, soprattutto, dal teatro parigino Grand Guignol, specializzato, dal 1897 al 1963, in spettacoli macabri, violenti ed esagerati. Il Grand Guignol metteva in scena i delitti più efferati, mischiandoli con il grottesco. Va poi nominato lo scrittore francese Gaston Leroux, il quale, in alcuni suoi racconti di inizio Novecento - ad esempio, Il mistero dei quattro mariti - descrisse atti estremamente brutali. Inoltre, alcuni registi del cinema splatter sono stati influenzati dai fumetti violenti pubblicati negli anni cinquanta dalla EC Comics.[1]

Le origini[modifica | modifica wikitesto]

La prima apparizione dello splatter nel cinema si può far risalire a Intolerance, diretto da David Wark Griffith nel 1916[2], che presenta numerose sequenze violente, quali decapitazioni e altre scene di violenza grafica, come una lancia che si conficca nel ventre di un soldato, accompagnata da abbondanti schizzi di sangue.

Uno dei primi esempi di film splatter è considerato Blood Feast, del 1963, diretto da Herschell Gordon Lewis.[3] Il film narra la storia di un uomo che uccide belle ragazze e ne conserva pezzi del corpo per resuscitare una dea. Girato in nove giorni, con un budget di circa trentamila dollari, il film riscosse un enorme successo, scioccando il pubblico dell'epoca, non abituato a certe scene estreme quali un cuore estratto dal petto, arti smembrati e una lingua strappata, e divenne negli anni un cult movie.[3] Lewis in seguito si specializzò nel genere splatter, dirigendo film come Two Thousand Maniacs!, A Taste of Blood, The Gore Gore Girls e Blood Feast 2.

Il film che però fece conoscere definitivamente lo splatter fu La notte dei morti viventi, diretto da Romero nel 1968: il cinema splatter odierno nasceva, così, in America.

Lo splatter negli anni settanta[modifica | modifica wikitesto]

Negli anni settanta il cinema horror statunitense scoprì definitivamente lo splatter, grazie a una serie di registi come George Romero, Wes Craven e Tobe Hooper. Lo splatter venne inserito in dosi massicce in questi film, come reazione alle violenze della guerra del Vietnam e come conseguenza del grande periodo di ribellione e cambiamento in atto nella società statunitense di quegli anni.[3] I film di questi registi, conosciuti anche con il termine New Horror, rientrano anche nel cosiddetto periodo della New Hollywood, attraversato dal cinema statunitense dal 1967 al 1979.

Film come La notte dei morti viventi, L'ultima casa a sinistra, Non aprite quella porta, Zombi e Le colline hanno gli occhi presentano molte scene splatter, atte non solo a disgustare il pubblico (come facevano i film di Lewis), ma anche a farlo ragionare e riflettere sulla violenza presente nella società reale.[3]

Lo splatter negli anni ottanta[modifica | modifica wikitesto]

Il cinema splatter esplose definitivamente negli anni ottanta, grazie a film diretti da registi quali Sam Raimi (La casa e La casa 2), Peter Jackson, (Fuori di testa), Brian Yuzna (Society - The Horror), David Cronenberg (Scanners e La mosca) e Lloyd Kaufman (fondatore della celebre casa di produzione indipendente Troma e autore, con l'amico Michael Herz, di film splatter come Il vendicatore tossico e i tre sequel, Tromeo and Juliet e Terror Firmer).

Lo splatter degli anni ottanta è fortemente contaminato con il cosiddetto body horror, ossia un cinema che narra delle deformità fisiche del corpo umano, e segna l'avvento definitivo, totalizzante e provocatorio dello splatter come principale sottogenere dell'horror. I film splatter degli anni ottanta sono anche contaminati con il grottesco e con l'iperrealismo: la dissezione dei corpi viene mostrata in dettaglio, accompagnata da un'ilarità provocatoria e repellente.[1]

Lo splatter negli anni novanta[modifica | modifica wikitesto]

Negli anni novanta il cinema splatter perse il suo fascino provocatorio, superato dal nuovo horror ironico inaugurato nel 1996 da Scream, diretto da Wes Craven. Nel 1992 Peter Jackson diresse Splatters - Gli schizzacervelli, considerato l'unico film splatter estremo degli anni novanta[1] insieme a Re-Animator 2 di Brian Yuzna.

Lo splatter negli anni duemila: il torture porn[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Torture porn.

Negli anni duemila il cinema splatter è ritornato prepotentemente di moda, soprattutto dopo gli attentati dell'11 settembre 2001 e la scoperta delle torture inflitte dai soldati statunitensi ai prigionieri di Abu Ghraib e Guantánamo.[4] Questa nuova stagione del cinema splatter è stata definita dal critico cinematografico del New York Magazine David Edelstein come "torture porn"[5], evidente riferimento alla pornografia presente in questi film, non ovviamente per quanto riguarda le scene di sesso, ma per il fatto che i "torture porn" mostrano ogni atto di tortura senza stacchi e censure, proprio come un film porno fa nei confronti del sesso.[4]

Il film che inaugura il "torture porn" è considerato Saw - L'enigmista, diretto nel 2004 da James Wan[5], mentre il film che ha portato il genere alla ribalta è considerato Hostel, diretto da Eli Roth nel 2005.[5] I film inseriti in questo genere sono, oltre ai due precedentemente citati, Saw II - La soluzione dell'enigma, Saw III - L'enigma senza fine, Saw IV, Saw V, Saw VI, Saw 3D - Il capitolo finale, Hostel: Part II, La casa dei 1000 corpi, La casa del diavolo, Wolf Creek, Le colline hanno gli occhi e Captivity.

I registi considerati i maggiori esponenti del "torture porn" sono stati definiti dal critico Alan Jones come appartenenti allo "splat-pack"[6], e sono: Eli Roth, Rob Zombie, Alexandre Aja, James Wan, Darren Lynn Bousman, Greg McLean e Neil Marshall. Le peculiarità principali che legano questi registi sono l'essere stati dei pionieri del genere, l'assoluta assenza di ironia nei loro film e il fatto di aver riproposto dopo anni una violenza grafica dettagliata e provocatoria.[4]

Lo splatter nel cinema europeo[modifica | modifica wikitesto]

Nel cinema europeo lo splatter è presente soprattutto nel cinema italiano degli anni settanta.[3] I primi registi italiani a mostrare scene splatter nei loro film furono Dario Argento (con L'uccello dalle piume di cristallo e Suspiria) e Mario Bava (con Reazione a catena).

Ma il maestro del cinema splatter italiano è considerato Lucio Fulci,[3] che nel 1979, dopo aver diretto film appartenenti a vari generi, diresse il suo primo horror, Zombi 2. Fulci diresse negli anni ottanta e novanta molti film horror-splatter divenuti dei film di culto. I più noti e apprezzati sono ...e tu vivrai nel terrore! - L'aldilà, Paura nella città dei morti viventi, Quella villa accanto al cimitero e Lo squartatore di New York. Per questi suoi film, Fulci fu soprannominato dalla critica cinematografica francese il "poeta del macabro".

Un altro regista che, dopo aver diretto film dai generi più disparati, si cimentò con lo splatter fu Joe D'Amato, autore di titoli come Antropophagus, Rosso sangue e Buio Omega.

Il genere italiano che ha mostrato più scene splatter è sicuramente il cannibal movie[3], inaugurato nel 1972 da Umberto Lenzi con Il paese del sesso selvaggio. Lenzi diresse altri due film molto splatter, Mangiati vivi! e Cannibal Ferox. Anche Ruggero Deodato ha diretto dei film splatter, il più celebre di tutti è il controverso e scioccante Cannibal Holocaust, girato nel 1979, che ebbe svariati problemi con la censura per le sue sequenze estreme e realistiche, venendo bandito in più di cinquanta paesi.[3] È stato anche il primo film a sfruttare la tecnica del "falso documentario", ovvero l'utilizzo di alcune scene filmate attraverso una videocamera amatoriale che segue i protagonisti nel loro viaggio.

Una scena di Buio Omega, di Joe D'Amato

Nel Regno Unito il film splatter più noto è Non violentate Jennifer, che per le sue immagini scioccanti ed estreme ebbe molti problemi e fu bandito in tutto il Regno Unito; ciò ha determinato il divieto assoluto per molti film splatter nel paese.[3]

In Francia il cinema splatter ha avuto popolarità negli ultimi anni, grazie soprattutto ai registi Alexandre Aja (che diresse nel 2003 Alta tensione), Xavier Gens (che diresse nel 2007 Frontiers - Ai confini dell'inferno), e la coppia Alexandre Bustillo-Julien Maury (autori nel 2007 di Inside - À l'intérieur).

Lo splatter nel cinema orientale[modifica | modifica wikitesto]

Nel cinema orientale lo splatter è stato sempre molto presente.[3] Esso veniva infatti usato spesso nei film di samurai, per spettacolarizzare le scene di morte violenta. In seguito, lo splatter è stato usato da vari registi, quali Takeshi Kitano, Kinji Fukasaku, Shinya Tsukamoto e soprattutto Takashi Miike. Scene splatter sono presenti in abbondanza nella celebre serie Guinea Pig e in recenti film quali Tokyo Gore Police, The Machine Girl e Wild Zero.

Lo splatter negli altri generi[modifica | modifica wikitesto]

Lo splatter non è presente solo nei film horror: anche in molti altri generi cinematografici è stato fatto un uso abbondante di sequenze splatter. Il primo film hollywoodiano a inserire scene splatter, pur non appartenendo direttamente al genere horror, essendo di fatto un thriller, è Piano... piano, dolce Carlotta, diretto da Robert Aldrich nel 1965, in cui appare, seppur brevemente, la sequenza di una mano mozzata con una mannaia. Ma fu soltanto nella New Hollywood degli anni settanta, caduti alcuni tabù e abbandonato il Codice Hays, che molti registi iniziarono a inserire sequenze splatter nei loro film non horror: un western come Soldato blu, girato nel 1970, presenta sequenze molto splatter, insostenibili per l'epoca. Nel 1976 Martin Scorsese inserì, alla fine di Taxi Driver, alcune sequenze splatter, come la strage finale ad opera di Travis Bickle (Robert De Niro).

Russ Meyer inserì molte sequenze splatter nei suoi film erotici, come in Lungo la valle delle bambole, Supervixens e Le deliranti avventure erotiche dell'agente Margò.

Nel 1982 John Carpenter diresse La cosa, film di fantascienza fortemente contaminato con lo splatter.

Anche Quentin Tarantino ha inserito nei suoi film alcune sequenze splatter, pur non avendo mai diretto un horror vero e proprio: ci sono molte scene in cui la violenza viene estremizzata, come in Le iene, Pulp Fiction e, soprattutto, Kill Bill: Volume 1, Kill Bill: Volume 2 (i combattimenti della Sposa/Uma Thurman) e Bastardi senza gloria (gli scalpi e le incisioni sui corpi dei nazisti).

Anche in John Rambo ci sono scene al limite dello splatter, con decapitazioni, eviscerazioni e squartamenti, che però sono state censurate nella versione italiana.

In Italia basti pensare a film come il western Django, diretto da Sergio Corbucci nel 1966, con un orecchio mozzato e fatto ingerire alla malcapitata vittima, oppure, sempre nello stesso anno, al grottesco L'armata Brancaleone di Mario Monicelli con una mano mozzata all'inizio della pellicola, per non parlare di Luca il contrabbandiere, noir diretto da Lucio Fulci nel 1980, che presenta sequenze degne di un horror-splatter, quali colpi di pistola che squarciano i volti e le gole, coltellate che squarciano il petto e una donna torturata con la fiamma ossidrica.

Lo splatter nei videogiochi[modifica | modifica wikitesto]

Il termine si applica anche ai videogiochi analoghi per temi e immagini alla cinematografia splatter. Alcuni dei primi esempi furono i coin-op Narc, Chiller e le serie Splatterhouse e Postal; con tematiche simili si segnalano anche Night Slashers e Wild Fang. Esempi di videogiochi moderni sono le serie Resident Evil e The House of the Dead, i due capitoli di Manhunt, Dead Space e la saga di God of War, le cui scene sono state in parte censurate. Anche la serie di Mortal Kombat e quella di Resistance presentano molte scene splatter.

Filmografia parziale[modifica | modifica wikitesto]

Sono inclusi nella presente filmografia titoli che sono considerati o pietre miliari del genere o che rappresentano un utilizzo "artistico" dello splatter. Una filmografia completa comprenderebbe centinaia di titoli.

Anni sessanta[modifica | modifica wikitesto]

Anni settanta[modifica | modifica wikitesto]

Anni ottanta[modifica | modifica wikitesto]

Anni novanta[modifica | modifica wikitesto]

Anni duemila[modifica | modifica wikitesto]

Anni 2010[modifica | modifica wikitesto]

Anni 2020[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d Roberto Nepoti, Lo splatter (il montaggio) e l'imago del corpo in frammenti, in The Body Vanishes. La crisi dell'identità e del soggetto nel cinema americano contemporaneo, Torino, Lindau, 2000.
  2. ^ a b John McCarthy, Splatter Movies: Breaking the Last Taboo of the Screen, New York, St. Martin's Press, 1984.
  3. ^ a b c d e f g h i j Roberto Curti & Tommaso La Selva, Sex and Violence. Percorsi nel cinema estremo, Torino, Lindau, 2003.
  4. ^ a b c Autori vari, Dossier Nocturno n. 67. The incredible torture show. Guida al cinema della tortura, Milano, Nocturno, 2008.
  5. ^ a b c David Edelstein, Now Playing at Your Local Multiplex: Torture Porn, New York, New York Magazine, 2006.
  6. ^ Alan Jones, The Splat-Pack, New York, Total Film, 2006.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • (EN) John Mc Carty, Splatter Movies: Breaking the Last Taboo of the Screen, New York, St. Martin's Press, 1984.
  • Roberto Curti & Tommaso La Selva, Sex and Violence. Percorsi nel cinema estremo, Torino, Lindau, 2003, ISBN 88-7180-468-6.
  • Franco La Polla (a cura di), The Body Vanishes. La crisi dell'identità e del soggetto nel cinema americano contemporaneo, Torino, Lindau, 2000, ISBN 88-7180-219-5.
  • Brando Taccini, Stracult Horror. Guida al meglio (e al peggio del cinema horror italiano anni '80, Roma, Quintilia, 2012.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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