Nazionale di calcio dell'Uruguay: differenze tra le versioni

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Gli esordi della Nazionale uruguaiana coincidono con l'inizio della storia del calcio internazionale in [[Sudamerica]]. Nel [[1901]], per la prima volta in America Latina, si affrontano due squadre internazionali: il [[16 maggio]] la Nazionale uruguaiana sfida l'[[Nazionale di calcio dell'Argentina|Argentina]], che si impone di misura (2-3).
Gli esordi della Nazionale uruguaiana coincidono con l'inizio della storia del calcio internazionale in [[Sudamerica]]. Nel [[1901]], per la prima volta in America Latina, si affrontano due squadre internazionali: il [[16 maggio]] la Nazionale uruguaiana sfida l'[[Nazionale di calcio dell'Argentina|Argentina]], che si impone di misura (2-3).


Negli anni a seguire le sfide con la selezione albiceleste sarebbero state numerosissime, dando vita a quella fiera rivalità che avrebbe sempre diviso le due nazionali: teatro dei confronti tra Uruguay e Argentina sono soprattutto la [[Copa Lipton]] e la [[Copa Newton]], disputate rispettivamente dal [[1905]] e dal [[1906]]. Quando nel [[1916]] si disputa per la prima volta la Coppa America, l'Uruguay ha all'attivo 35 partite giocate, di cui 34 contro gli argentini. La sola gara fino ad allora disputata contro una squadra diversa era stato il ''match'' della [[Copa Centenario Revolución de Mayo]] contro il [[Nazionale di calcio del Cile|Cile]], giocatosi il [[2 maggio]] [[1910]] a [[Buenos Aires]] e vinto 3-0 dalla ''Celeste''.
Negli anni a seguire le sfide con la selezione albiceleste sarebbero state numerosissime, dando vita a quella fiera rivalità che avrebbe sempre diviso le due nazionali: teatro dei confronti tra Uruguay e Argentina sono soprattutto la [[Copa Lipton]] e la [[Copa Newton]], disputate rispettivamente dal [[1905]] e dal [[1906]]. Quando nel [[1916]] si disputa per la prima volta la Coppa America, l'Uruguay ha all'attivo 35 partite giocate, di cui 34 contro gli argentini. La sola gara fino ad allora disputata contro una squadra diversa era stato il ''match'' della [[Copa Centenario Revolución de Mayo]] contro il [[Nazionale di calcio del Cile|Cile]], giocatosi il [[2 maggio]] [[1910]] a [[Buenos Aires]] e vinto 3-0 dalla ''Celeste''<ref>Rsssf.com [http://www.rsssf.com/tablesu/uru-intres.html Uruguay - International Results]</ref>.


=== I primi trionfi internazionali ===
=== I primi trionfi internazionali ===
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Nell'[[Copa América 1922|edizione]] [[1922]], in [[Brasile]], l'Uruguay abbandona per protesta il torneo, accusando (insieme al [[Nazionale di calcio del Paraguay|Paraguay]], che però rimane) gli arbitri di favorire la marcia della nazionale brasiliana, che alla fine vince il torneo.
Nell'[[Copa América 1922|edizione]] [[1922]], in [[Brasile]], l'Uruguay abbandona per protesta il torneo, accusando (insieme al [[Nazionale di calcio del Paraguay|Paraguay]], che però rimane) gli arbitri di favorire la marcia della nazionale brasiliana, che alla fine vince il torneo.


Il riscatto della ''Celeste'' arriva per ben presto. Nel [[1923]] il Campeonato torna in Uruguay. La ''Celeste'', allenata da [[Leonardo De Lucca]], si è nel frattempo arricchita di grandissimi campioni che la renderanno una delle nazionali più forti di sempre: [[Pedro Cea]], [[Andrés Mazali]], [[Pedro Petrone]], [[José Nasazzi]] e soprattutto il leggendario [[José Leandro Andrade]], unitamente al veterano Héctor Scarone, costituirano la base di una squadra destinata a dominare, negli anni seguenti, il calcio sudamericano e mondiale. L'[[Copa América 1923|edizione 1923]] è un monologo dei padroni di casa, che vincono nuovamente tutte le partite e si aggiudicano il trofeo per la quarta volta nella loro storia.<br/>
Il riscatto della ''Celeste'' arriva però ben presto. Nel [[1923]] il Campeonato torna in Uruguay. La ''Celeste'', allenata da [[Leonardo De Lucca]], si è nel frattempo arricchita di grandissimi campioni che la renderanno una delle nazionali più forti di sempre: [[Pedro Cea]], [[Andrés Mazali]], [[Pedro Petrone]], [[José Nasazzi]] e soprattutto il leggendario [[José Leandro Andrade]], unitamente al veterano Héctor Scarone, costituirano la base di una squadra destinata a dominare, negli anni seguenti, il calcio sudamericano e mondiale. L'[[Copa América 1923|edizione 1923]] è un monologo dei padroni di casa, che vincono nuovamente tutte le partite e si aggiudicano il trofeo per la quarta volta nella loro storia.<br/>
Il successo continentale dà inoltre all'Uruguay il visto per giocare la sua prima grande rassegna del calcio mondiale, il [[Calcio alle olimpiadi estive 1924|torneo di calcio]] alle [[Parigi 1924|Olimpiadi di Parigi 1924]]. Se a livello continentale la ''Celeste'' è all'epoca la massima potenza calcistica, nel resto del mondo, specie nella vecchia [[Europa]], è pressoché sconosciuta. Grande è, dunque, l'occasione per mostrare anche al mondo la classe dei giocatori uruguaiani.
Il successo continentale dà inoltre all'Uruguay il visto per giocare la sua prima grande rassegna del calcio mondiale, il [[Calcio alle olimpiadi estive 1924|torneo di calcio]] alle [[Parigi 1924|Olimpiadi di Parigi 1924]]. Se a livello continentale la ''Celeste'' è all'epoca la massima potenza calcistica, nel resto del mondo, specie nella vecchia [[Europa]], è pressoché sconosciuta. Grande è, dunque, l'occasione per mostrare anche al mondo la classe dei giocatori uruguaiani.


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Nonostante la scarsezza di mezzi, l'AUF non vuole impedire ai propri calciatori di partecipare al torneo olimpico. Il maggiore sforzo lo fa un dirigente federale, che è costretto a costituire un'[[ipoteca]] sulla propria abitazione per acquistare i biglietti per il viaggio in nave dall'Uruguay alla [[Spagna]]. Una volta arrivati qui, gli uruguaiani dovranno guadagnarsi il viaggio fino a [[Parigi]], facendo tappa in varie città dove dovranno giocare e vincere contro rappresentative locali. La ''Celeste'' riesce nell'impresa (9 vittorie in altrettante gare disputate) e giunge a Parigi in tempo per l'apertura dei giochi. <br/>
Nonostante la scarsezza di mezzi, l'AUF non vuole impedire ai propri calciatori di partecipare al torneo olimpico. Il maggiore sforzo lo fa un dirigente federale, che è costretto a costituire un'[[ipoteca]] sulla propria abitazione per acquistare i biglietti per il viaggio in nave dall'Uruguay alla [[Spagna]]. Una volta arrivati qui, gli uruguaiani dovranno guadagnarsi il viaggio fino a [[Parigi]], facendo tappa in varie città dove dovranno giocare e vincere contro rappresentative locali. La ''Celeste'' riesce nell'impresa (9 vittorie in altrettante gare disputate) e giunge a Parigi in tempo per l'apertura dei giochi. <br/>
La formula del torneo olimpico è semplice: un primo turno ad eliminazione diretta, poi ottavi, quarti di finale, semifinali e finali (per il bronzo e per l'oro). L'Uruguay dovrà giocare fin dal primo turno e viene abbinato alla [[Nazionale di calcio della Jugoslavia|Jugoslavia]], una delle più forti selezioni europee del tempo. Gli slavi godono dei favori del pronostico, ma per non rischiare brutte sorprese inviano alcuni osservatori a "spiare" l'Uruguay in allenamento. Tuttavia i calciatori uruguaiani se ne accorgono e iniziano a fingere di commettere errori clamorosi, sbagliando passaggi, scontrandosi tra sé e calciando malamente il pallone. Gli osservatori se ne vanno soddisfatti già dopo pochi minuti: «''Fanno tenerezza, questi poveri ragazzi venuti da tanto lontano''», riferiranno al loro ritorno all'allenatore slavo.
La formula del torneo olimpico è semplice: un primo turno ad eliminazione diretta, poi ottavi, quarti di finale, semifinali e finali (per il bronzo e per l'oro). L'Uruguay dovrà giocare fin dal primo turno e viene abbinato alla [[Nazionale di calcio della Jugoslavia|Jugoslavia]], una delle più forti selezioni europee del tempo. Gli slavi godono dei favori del pronostico, ma per non rischiare brutte sorprese inviano alcuni osservatori a "spiare" l'Uruguay in allenamento. Tuttavia i calciatori uruguaiani se ne accorgono e iniziano a fingere di commettere errori clamorosi, sbagliando passaggi, scontrandosi tra sé e calciando malamente il pallone. Gli osservatori se ne vanno soddisfatti già dopo pochi minuti: «''Fanno tenerezza, questi poveri ragazzi venuti da tanto lontano''», riferiranno al loro ritorno all'allenatore slavo<ref>Storie di calcio, [http://www.storiedicalcio.altervista.org/nascita_sudamerica.html La nascita del calcio in Sudamerica]</ref>.<br/>

Lo storico esordio della ''Celeste'' (guidata ora da [[Ernesto Figoli]]) al torneo olimpico di calcio va in scena il [[26 maggio]] allo Stadio ''Colombes'' di Parigi. Prima della partita si concretizza l'ennesima prova della scarsa reputazione dell'Uruguay in Europa: sul pennone la [[Bandiera dell'Uruguay|bandiera nazionale]] viene issata al contrario, mentre la banda suona addirittura l'[[Hino Nacional Brasileiro|inno brasiliano]], suscitando ovvie riprovazioni tra i membri della spedizione olimpica uruguaiana. I calciatori della ''Celeste'', tuttavia, non si scompongono e in campo le cose vanno contrariamente ad ogni pronostico: l'Uruguay stravince contro la Jugoslavia con un pesantissimo 7-0.<br/>
Lo storico esordio della ''Celeste'' (guidata ora da [[Ernesto Figoli]]) al torneo olimpico di calcio va in scena il [[26 maggio]] allo Stadio ''Colombes'' di Parigi. Prima della partita si concretizza l'ennesima prova della scarsa reputazione dell'Uruguay in Europa: sul pennone la [[Bandiera dell'Uruguay|bandiera nazionale]] viene issata al contrario, mentre la banda suona addirittura l'[[Hino Nacional Brasileiro|inno brasiliano]], suscitando ovvie riprovazioni tra i membri della spedizione olimpica uruguaiana. I calciatori della ''Celeste'', tuttavia, non si scompongono e in campo le cose vanno contrariamente ad ogni pronostico: l'Uruguay stravince contro la Jugoslavia con un pesantissimo 7-0.<br/>
Quattro giorni dopo, agli ottavi, anche gli [[Nazionale di calcio degli Stati Uniti|Stati Uniti]] sono battuti (3-0), dando così all'Uruguay il lasciapassare per i quarti, dove la ''Celeste'' affronterà i padroni di casa della [[Nazionale di calcio della Francia|Francia]]. I transalpini sono tra i favoriti per l'oro, ma gli uruguaiani dimostrano di essere di tutt'altra pasta: Scarone, Petrone (autori di una doppietta ciascuno) e Romano fissano il punteggio su un nettissimo 5-1 per la ''Celeste''<br/>
Quattro giorni dopo, agli ottavi, anche gli [[Nazionale di calcio degli Stati Uniti|Stati Uniti]] sono battuti (3-0), dando così all'Uruguay il lasciapassare per i quarti, dove la ''Celeste'' affronterà i padroni di casa della [[Nazionale di calcio della Francia|Francia]]. I transalpini sono tra i favoriti per l'oro, ma gli uruguaiani dimostrano di essere di tutt'altra pasta: Scarone, Petrone (autori di una doppietta ciascuno) e Romano fissano il punteggio su un nettissimo 5-1 per la ''Celeste''<br/>
In semifinale l'Uruguay supera 2-1 l'[[Nazionale di calcio dell'Olanda|Olanda]], proiettandosi così in finale. Qui, il [[9 giugno]], la ''Celeste'' piega 3-0 la [[Nazionale di calcio della Svizzera|Svizzera]] e vince la sua prima medaglia d'oro.
In semifinale l'Uruguay supera 2-1 l'[[Nazionale di calcio dell'Olanda|Olanda]], proiettandosi così in finale. Qui, il [[9 giugno]], la ''Celeste'' piega 3-0 la [[Nazionale di calcio della Svizzera|Svizzera]] e vince la sua prima medaglia d'oro.
{{Nazionale uruguaiana Olimpiadi 1924}}
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Mentre gli uruguaiani celebrano il trionfo, gli avversari sono increduli. Le contromosse per bloccare questa nuova potenza calcistica, capace di superare con tanta facilità le nazionali europee, partono anche da assunti poco veritieri. Ne danno la prova [[Nazionale di calcio inglese|Inghilterra]], [[Nazionale di calcio dell'Austria|Austria]], [[Nazionale di calcio dell'Ungheria|Ungheria]] e [[Nazionale di calcio della Cecoslovacchia|Cecoslovacchia]], che accusano l'Uruguay di essere stato in ritiro per oltre 2 mesi, sostenendo grosse spese e violando per questo il requisito, all'epoca fondamentale ai Giochi Olimpici, del dilettantismo. Le 4 nazionali suddette non parteciperanno per protesta alla successiva edizione del torneo olimpico di calcio, ma le loro accuse sono ingiuste: se il ritiro uruguaiano è durato così tanto, è stato per la lunga traversata oceanica; e lo stesso denaro speso è stato frutto delle gare disputate dall'Uruguay nel suo viaggio dalla Spagna a Parigi, senza le quali i sudamericani non avrebbero avuto i mezzi per raggiungere la capitale francese.
Mentre gli uruguaiani celebrano il trionfo, gli avversari sono increduli. Le contromosse per bloccare questa nuova potenza calcistica, capace di superare con tanta facilità le nazionali europee, partono anche da assunti poco veritieri. Ne danno la prova [[Nazionale di calcio inglese|Inghilterra]], [[Nazionale di calcio dell'Austria|Austria]], [[Nazionale di calcio dell'Ungheria|Ungheria]] e [[Nazionale di calcio della Cecoslovacchia|Cecoslovacchia]], che accusano l'Uruguay di essere stato in ritiro per oltre 2 mesi, sostenendo grosse spese e violando per questo il requisito, all'epoca fondamentale ai Giochi Olimpici, del dilettantismo. Le 4 nazionali suddette non parteciperanno per protesta alla successiva edizione del torneo olimpico di calcio, ma le loro accuse sono ingiuste: se il ritiro uruguaiano è durato così tanto, è stato per la lunga traversata oceanica; e lo stesso denaro speso è stato frutto delle gare disputate dall'Uruguay nel suo viaggio dalla Spagna a Parigi, senza le quali i sudamericani non avrebbero avuto i mezzi per raggiungere la capitale francese<ref>La Gazzetta dello Sport Magazine, Anno IV, N° 11-1998, p. 59</ref>.


==== I nuovi successi continentali e il secondo titolo olimpico ====
==== I nuovi successi continentali e il secondo titolo olimpico ====
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* [[Alfredo Zibechi]].
* [[Alfredo Zibechi]].
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== Note ==
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== Collegamenti esterni ==
== Collegamenti esterni ==
* {{en}} [http://www.rsssf.com/tablesu/uru-intres.html Tutti i risultati della Nazionale uruguaiana dal 1902] raccolti da [http://www.rsssf.com rsssf.com];
* {{en}} [http://www.rsssf.com/tablesu/uru-intres.html Tutti i risultati della Nazionale uruguaiana dal 1902] raccolti da [http://www.rsssf.com rsssf.com];
* {{es}} [http://www.auf.org.uy/ Sito ufficiale dell'Asociación Uruguaya de Fútbol].
* {{es}} [http://www.auf.org.uy/ Sito ufficiale dell'Asociación Uruguaya de Fútbol].
*[http://www.storiedisport.it/podcast/02.htm "1950, la partita maledetta"] Uruguay-Brasile 2-1: incubo al Maracanã



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{{{Nome}}}
Uniformi di gara
Manica sinistra
Maglietta
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Pantaloncini
Calzettoni
Casa
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Maglietta
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Pantaloncini
Calzettoni
Trasferta
Sport Calcio
Federazione
Selezionatore {{{Selezionatore}}}
Sponsor tecnico Puma
Esordio internazionale
{{{Prima partita}}}
Migliore vittoria
{{{Maggiore vittoria}}}
Peggiore sconfitta
{{{Maggiore sconfitta}}}

La Nazionale di calcio uruguaiana è la rappresentativa calcistica dell'Uruguay ed è posta sotto l'egida dell'Asociación Uruguaya de Fútbol.

È una delle grandi nazionali di calcio per antonomasia, pur non avendo raccolto risultati di rilievo negli ultimi decenni. I migliori risultati sono stati ottenuti tra gli anni Venti e gli anni Cinquanta del XX secolo.

Nel suo palmarès vi sono 2 Coppe del mondo, 14 Coppe America, 2 medaglie d'oro olimpiche e il Mundialito disputato a Montevideo nel 1981.

Storia

Gli albori

Gli esordi della Nazionale uruguaiana coincidono con l'inizio della storia del calcio internazionale in Sudamerica. Nel 1901, per la prima volta in America Latina, si affrontano due squadre internazionali: il 16 maggio la Nazionale uruguaiana sfida l'Argentina, che si impone di misura (2-3).

Negli anni a seguire le sfide con la selezione albiceleste sarebbero state numerosissime, dando vita a quella fiera rivalità che avrebbe sempre diviso le due nazionali: teatro dei confronti tra Uruguay e Argentina sono soprattutto la Copa Lipton e la Copa Newton, disputate rispettivamente dal 1905 e dal 1906. Quando nel 1916 si disputa per la prima volta la Coppa America, l'Uruguay ha all'attivo 35 partite giocate, di cui 34 contro gli argentini. La sola gara fino ad allora disputata contro una squadra diversa era stato il match della Copa Centenario Revolución de Mayo contro il Cile, giocatosi il 2 maggio 1910 a Buenos Aires e vinto 3-0 dalla Celeste[1].

I primi trionfi internazionali

Gli anni '10 del XX secolo portano enormi progressi nel panorama calcistico in Uruguay. Il campionato nazionale è ancora dilettantistico, ma i maggiori club uruguaiani dell'epoca (Montevideo Wanderers, River Plate F.C., Nacional e CURCC, il futuro Peñarol) già arricchiscono le proprie file di grandi giocatori. Campioni come Alfredo Foglino, Isabelino Gradín, José Piendibene e Angel Romano (tanto per citarne alcuni), nomi divenuti leggendari nella storia del calcio uruguaiano, andranno a formare l'ossatura della Celeste che nel 1916 gioca il suo primo grande torneo internazionale.

L'Uruguay vincitore del Campeonato Sudamericano del 1917. In piedi da sinistra a destra: Pacheco, Vanzzino, Saporiti, Rodríguez, Varela, Foglino e l'allenatore Platero. Accosciati: Pérez, H. Scarone, Romano, C. Scarone e Somma.

Quell'anno la CONMEBOL organizza la prima edizione della Copa América (che all'epoca prende il nome di "Campeonato Sudamericano de Selecciones") in Argentina. Vi prendono parte le nazionali delle quattro federazioni all'epoca affiliate alla CONMEBOL, cioè Uruguay, Argentina, Brasile e Cile. L'Uruguay, guidato dall'allenatore-giocatore Foglino, esordisce con un sonante 4-0 ai danni del Cile, grazie alle doppiette di Gradín e di Piendibene. Sconfigge quindi il Brasile 2-1 (gol di Gradín e di Tognola), per poi amministrare il vantaggio di 1 punto in classifica sull'Argentina (che aveva battuto i cileni, ma pareggiato coi brasiliani) con uno 0-0. Si tratta del primo grande successo della Celeste, oltretutto ottenuto in casa della grande rivale Argentina.

L'anno dopo l'Uruguay viene incaricato di ospitare l'edizione 1917 del Campeonato Sudamericano de Selecciones. La Celeste, passata ora sotto la guida di Ramón Platero, può contare sulla classe di Romano e dei fratelli Carlos ed Héctor Scarone e stravince il torneo, battendo le avversarie (le solite di un anno prima) e chiudendo prima con 3 vittorie su 3 e goal fatti contro nessuno subito.

I due successi consecutivi elevano l'Uruguay al rango di grande potenza calcistica sudamericana. Due anni dopo, nel 1919, la Celeste sfiora il terzo trionfo consecutivo in Brasile, ma viene piegata dai padroni di casa nello spareggio, dopo ben 4 tempi supplementari.

I gloriosi anni '20

La seconda decade del novecento si apre con un nuovo grande trionfo della Celeste. Nel 1920 il Cile organizza la quarta edizione del Campeonato Sudamericano de Selecciones e l'Uruguay si presenta nuovamente come grande favorita. La Celeste, che nel frattempo si è arricchita anche dell'estro della giovane ala José Pérez, impatta all'esordio 1-1 contro l'Argentina, ma poi si impone sul Brasile, infliggendo alla Seleçao quella che tutt'oggi rimane la più pesante sconfitta nella sua storia: un perentorio 6-0. L'Uruguay non è ancora sazio e nella terza ed ultima partita supera per 2-1 i padroni di casa del Cile. Il successo vale il primo posto e la terza vittoria continentale.

Meno fortunate sono le due edizioni seguenti. Nell'edizione 1921 la Celeste deve inchinarsi alla forma strepitosa dell'Argentina, che finalmente vince il Campeonato.
Nell'edizione 1922, in Brasile, l'Uruguay abbandona per protesta il torneo, accusando (insieme al Paraguay, che però rimane) gli arbitri di favorire la marcia della nazionale brasiliana, che alla fine vince il torneo.

Il riscatto della Celeste arriva però ben presto. Nel 1923 il Campeonato torna in Uruguay. La Celeste, allenata da Leonardo De Lucca, si è nel frattempo arricchita di grandissimi campioni che la renderanno una delle nazionali più forti di sempre: Pedro Cea, Andrés Mazali, Pedro Petrone, José Nasazzi e soprattutto il leggendario José Leandro Andrade, unitamente al veterano Héctor Scarone, costituirano la base di una squadra destinata a dominare, negli anni seguenti, il calcio sudamericano e mondiale. L'edizione 1923 è un monologo dei padroni di casa, che vincono nuovamente tutte le partite e si aggiudicano il trofeo per la quarta volta nella loro storia.
Il successo continentale dà inoltre all'Uruguay il visto per giocare la sua prima grande rassegna del calcio mondiale, il torneo di calcio alle Olimpiadi di Parigi 1924. Se a livello continentale la Celeste è all'epoca la massima potenza calcistica, nel resto del mondo, specie nella vecchia Europa, è pressoché sconosciuta. Grande è, dunque, l'occasione per mostrare anche al mondo la classe dei giocatori uruguaiani.

Il primo titolo olimpico

Calcio - VIII Olimpiade - Parigi 1924
9 giugno 1924 - Stade olympique Yves-du-Manoir (Colombes), Parigi

Uruguay - Svizzera

3 - 0

Uruguay: Mazali; Nasazzi (C), Arispe, Andrade, Vidal; Ghierra, Urdinarán, Scarone, Petrone; Cea, Romano. Allenatore: Figoli.

Svizzera: Pulver; Reymond, Ramseyer, Oberhauser, Schmiedlin (C); Pollitz, Ehrenbolger, Pache, Dietrich; Abegglen II, Fässler. Allenatore: Duckworth.

Arbitro: Slawick (Bandiera della Francia Francia)

Marcatori: 27' Petrone, 63' Cea, 81' Romano.

Spettatori: 41.000

Il primo problema per la nazionale uruguaiana, in vista del torneo olimpico del 1924, non è la levatura degli avversari d'oltreoceano, ma la mancanza di denaro. All'epoca i viaggi transoceanici si fanno in nave e sono assai costosi. Per di più i giocatori sono ancora dilettanti e scarsi sono i mezzi di cui le formazioni calcistiche dispongono, in un'epoca nella quale si gioca più che altro per passione ed amore di questo sport.

Nonostante la scarsezza di mezzi, l'AUF non vuole impedire ai propri calciatori di partecipare al torneo olimpico. Il maggiore sforzo lo fa un dirigente federale, che è costretto a costituire un'ipoteca sulla propria abitazione per acquistare i biglietti per il viaggio in nave dall'Uruguay alla Spagna. Una volta arrivati qui, gli uruguaiani dovranno guadagnarsi il viaggio fino a Parigi, facendo tappa in varie città dove dovranno giocare e vincere contro rappresentative locali. La Celeste riesce nell'impresa (9 vittorie in altrettante gare disputate) e giunge a Parigi in tempo per l'apertura dei giochi.
La formula del torneo olimpico è semplice: un primo turno ad eliminazione diretta, poi ottavi, quarti di finale, semifinali e finali (per il bronzo e per l'oro). L'Uruguay dovrà giocare fin dal primo turno e viene abbinato alla Jugoslavia, una delle più forti selezioni europee del tempo. Gli slavi godono dei favori del pronostico, ma per non rischiare brutte sorprese inviano alcuni osservatori a "spiare" l'Uruguay in allenamento. Tuttavia i calciatori uruguaiani se ne accorgono e iniziano a fingere di commettere errori clamorosi, sbagliando passaggi, scontrandosi tra sé e calciando malamente il pallone. Gli osservatori se ne vanno soddisfatti già dopo pochi minuti: «Fanno tenerezza, questi poveri ragazzi venuti da tanto lontano», riferiranno al loro ritorno all'allenatore slavo[2].
Lo storico esordio della Celeste (guidata ora da Ernesto Figoli) al torneo olimpico di calcio va in scena il 26 maggio allo Stadio Colombes di Parigi. Prima della partita si concretizza l'ennesima prova della scarsa reputazione dell'Uruguay in Europa: sul pennone la bandiera nazionale viene issata al contrario, mentre la banda suona addirittura l'inno brasiliano, suscitando ovvie riprovazioni tra i membri della spedizione olimpica uruguaiana. I calciatori della Celeste, tuttavia, non si scompongono e in campo le cose vanno contrariamente ad ogni pronostico: l'Uruguay stravince contro la Jugoslavia con un pesantissimo 7-0.
Quattro giorni dopo, agli ottavi, anche gli Stati Uniti sono battuti (3-0), dando così all'Uruguay il lasciapassare per i quarti, dove la Celeste affronterà i padroni di casa della Francia. I transalpini sono tra i favoriti per l'oro, ma gli uruguaiani dimostrano di essere di tutt'altra pasta: Scarone, Petrone (autori di una doppietta ciascuno) e Romano fissano il punteggio su un nettissimo 5-1 per la Celeste
In semifinale l'Uruguay supera 2-1 l'Olanda, proiettandosi così in finale. Qui, il 9 giugno, la Celeste piega 3-0 la Svizzera e vince la sua prima medaglia d'oro. Template:Nazionale uruguaiana Olimpiadi 1924 Mentre gli uruguaiani celebrano il trionfo, gli avversari sono increduli. Le contromosse per bloccare questa nuova potenza calcistica, capace di superare con tanta facilità le nazionali europee, partono anche da assunti poco veritieri. Ne danno la prova Inghilterra, Austria, Ungheria e Cecoslovacchia, che accusano l'Uruguay di essere stato in ritiro per oltre 2 mesi, sostenendo grosse spese e violando per questo il requisito, all'epoca fondamentale ai Giochi Olimpici, del dilettantismo. Le 4 nazionali suddette non parteciperanno per protesta alla successiva edizione del torneo olimpico di calcio, ma le loro accuse sono ingiuste: se il ritiro uruguaiano è durato così tanto, è stato per la lunga traversata oceanica; e lo stesso denaro speso è stato frutto delle gare disputate dall'Uruguay nel suo viaggio dalla Spagna a Parigi, senza le quali i sudamericani non avrebbero avuto i mezzi per raggiungere la capitale francese[3].

I nuovi successi continentali e il secondo titolo olimpico

Calcio - IX Olimpiade - Amsterdam 1928
10 giugno 1928 - Stadio Olimpico, Amsterdam

Bandiera dell'Uruguay Uruguay - Argentina Bandiera dell'Argentina

1 - 1 (d.t.s.)

Uruguay: Mazali; Nasazzi (C), Arispe, Andrade, Fernández; Gestido, Urdinarán, Castro, Petrone; Cea, Campolo. Allenatore: Giannoti.

Argentina: Bossio; Bidoglio, Paternoster, Medici, Monti; Evaristo, Carricaberry, Tarasconi, Ferreira (C); Gainzarain, Orsi. Allenatore: Lago.

Arbitro: Mutters (Bandiera dei Paesi Bassi Paesi Bassi)

Marcatori: 23' Petrone, 53' Ferreira.

Spettatori: 28.253

13 giugno 1928 - Stadio Olimpico, Amsterdam

Bandiera dell'Uruguay Uruguay - Argentina Bandiera dell'Argentina

2 - 1

Uruguay: Mazali; Nasazzi (C), Arispe, Andrade, Píriz; Gestido, Arremón, Scarone, Borjas; Cea, Figueroa. Allenatore: Giannoti.

Argentina: Bossio; Bidoglio, Paternoster, Medici, Monti; Evaristo, Carricaberry, Tarasconi, Ferreira (C); Perducca, Orsi. Allenatore: Lago.

Arbitro: Mutters (Bandiera dei Paesi Bassi Paesi Bassi)

Marcatori: 17' Figueroa, 28' Monti, 73' Scarone.

Spettatori: 28.113

Foto di rito prima della finale del torneo olimpico di calcio ad Amsterdam 1928, tra Uruguay e Argentina: primo a sinistra il capitano uruguaiano Nasazzi

Il 1924 non ha ancora finito di regalare successi alla Celeste. Dal 12 ottobre al 2 novembre l'Uruguay è di nuovo Paese organizzatore della Copa América, anche se stavolta a spese del Paraguay (incaricato dell'organizzazione dalla CONMEBOL, ma privo delle infrastrutture necessarie). Gli uruguaiani, sulla cui panchina siede ora Ernesto Meliante, esordiscono con un netto 5-0 sul Cile, per poi battere 3-1 il Paraguay nella seconda partita. La Celeste giunge all'ultima sfida con un punto in più dell'Argentina e le basta un pareggio per vincere il titolo: il match si chiude sullo 0-0 e l'Uruguay fa suo il quinto titolo continentale.

L'anno seguente per la prima volta l'Uruguay non prende parte al Campeonato: pesanti dissidi interni all'AUF (degenerati addirittura nella creazione, da parte di alcuni dirigenti federali, di un'altra federazione, la Federación Uruguaya de Fútbol) fanno bloccare il campionato e costringono il ritiro della nazionale dal torneo continentale.

L'Uruguay torna comunque nell'edizione 1926 in Cile, quando può contare sull'apporto di un altro grandissimo della storia del calcio mondiale, Héctor Castro. El Manco sigla 6 goal nel torneo continentale e, insieme a Scarone, guida la Celeste nella sua marcia inarrestabile: 4 vittorie in altrettante partite e sesto titolo sudamericano.

Nella successiva edizione, nel 1927 in Perù, l'Uruguay trova una fiera avversaria nell'Argentina di Luna e Carricaberry. Le due nazionali giungono alla gara decisiva a pari punti e a 5 minuti dal termine pareggiano 2-2. Ma all'85' un clamoroso autogoal del proprio difensore centrale Canavessi fa conoscere all'Uruguay una cocente delusione. Fortunatamente per la Celeste, per il torneo di calcio alle Olimpiadi di Amsterdam 1928 il Sudamerica ha diritto a 3 posti, che vengono assegnati alle prime tre classificate (Argentina, Uruguay e Perù).
La seconda avventura olimpica della Celeste, sulla cui panchina è nel frattempo giunto Primo Giannoti, prende avvio il 30 maggio 1928. Allo Stadio Olimpico di Amsterdam l'avversario è proprio l'Olanda padrona di casa: il fattore campo non basta ai tulipani, che vengono superati per 2-0 dall'Uruguay.
Il 3 giugno la Celeste estromette nei quarti la Germania (4-1), mentre in semifinale, quattro giorni dopo, è proprio l'Italia a cadere di fronte ai sudamericani. Gli azzurri riescono a segnare due goal con Baloncieri e Levratto, ma Cea, Campolo e Scarone fissano il punteggio sul 3-2 che porta la Celeste alla sua seconda finale olimpica consecutiva.
Ad attendere l'Uruguay nella finalissima del 10 giugno c'è proprio la grande rivale Argentina. In una delle più avvicenti e combattute finali olimpiche di sempre, l'Uruguay prende l'iniziativa e nel primo tempo va in goal con Petrone. Nella ripresa tuttavia l'Argentina ritrova il pari con il proprio capitano Ferreira, costringendo così la finale ad essere decisa ai supplementari. Il risultato però non si sblocca neanche qui e la gara viene ripetuta 3 giorni dopo, il 13 giugno. Le squadre hanno sulle gambe i 120 minuti della prima sfida, ma nessuna vuole perdere: la ripetizione si apre all'insegna dei goal, con l'uruguaiano Figueroa e l'argentino Monti (futuro azzurro) che fissano il punteggio sull'1-1. Nel secondo tempo entra in scena Scarone, che batte Bossio e regala all'Uruguay il 2-1 finale e la seconda medaglia d'oro olimpica. Template:Nazionale uruguaiana Olimpiadi 1928 Il trionfo consolida la supremazia mondiale della Celeste, ma non è ancora finita: due anni dopo l'Uruguay conquisterà il titolo più importante della sua storia, la Coppa del Mondo di calcio.

Il primo titolo mondiale

Campionato mondiale di calcio 1930
30 luglio 1930 - Estadio Centenario, Montevideo

Uruguay - Argentina

4 - 2

Uruguay: Ballesteros; Nasazzi (C), Mascheroni; Andrade, Fernández, Gestido; Dorado, Scarone, Castro, Cea, Iriarte. Allenatore: Suppici.

Argentina: Botasso; Della Torre, Paternoster; J. Evaristo, Monti, Suárez; Peucelle, Varallo, Stábile, Ferreira (C), M. Evaristo. Allenatore: Olazar.

Arbitro: Langenus (Bandiera del Belgio Belgio)

Marcatori: 12' Dorado, 20' Peucelle, 37' Peucelle, 57' Cea, 68' Iriarte, 89' Castro.

Spettatori: 93.000

Già nello stesso 1928, la FIFA decide l'istituzione del Campionato del mondo di calcio e, l'anno dopo, affida l'organizzazione della prima edizione, in programma nel 1930, proprio all'Uruguay.
Il Paese sudamericano costruisce per l'occasione l'enorme ed avveniristico Estadio Centenario, all'epoca capace di ospitare oltre 100.000 spettarori. L'Uruguay, guidato da Suppici, è inserito nel terzo dei quattro gironi iniziali e il 18 luglio esordisce contro il Perù: Castro è il protagonista del giorno, segnando il goal partita (vinta 1-0 dall'Uruguay), il primo realizzato dalla Celeste al Centenario. Tre giorni dopo l'Uruguay torna in campo contro la Romania: la sfida è decisiva per vincere il girone e passare il turno, e la Celeste si impone senza problemi con un perentorio 4-0.
In semifinale l'Uruguay ritrova la Jugoslavia, che stavolta ha imparato la lezione di 6 anni prima e affronta la Celeste con la massima attenzione. Al 4' Sekulić porta in vantaggio gli slavi, ma è solo un'illusione: una tripletta di Cea, una doppietta di Anselmo e un goal del grande Santos Iriarte fissano il punteggio sul definitivo 6-1 per i padroni di casa.
La finale si disputa il 3 luglio al Centenario e di fronte all'Uruguay c'è, manco a dirlo, l'Argentina. L'eterna sfida tra le due nazionali platensi si infiamma al 12', quando il giovane Dorado porta in vantaggio l'Uruguay, beffando il portiere argentino Botasso con un tiro che gli passa sotto le gambe. L'Argentina reagisce e a metà ripresa ribalta il punteggio con Peucelle e Stábile. Il primo tempo si chiude con l'Argentina avanti 2-1, ma nella ripresa l'Uruguay è trasformato. Guidato dal suo leader José Leandro Andrade, l'Uruguay coglie il pari al 57' con Cea, portandosi in vantaggio 11 minuti dopo con Iriarte. A 1 minuto dalla fine Castro realizza il 4-2 finale che issa l'Uruguay sul tetto del mondo. Template:Nazionale uruguaiana mondiali 1930

I nuovi trionfi e la crisi degli anni '40

Subito dopo i mondiali del 1930, tra le federazioni calcistiche di Argentina e Uruguay i rapporti si raffreddano notevolmente. In particolare, gli argentini denunciano un clima intimidatorio che si sarebbe venuto a creare nei loro confronti, estrinsecatosi perfino con minacce di morte ai giocatori la notte prima della partita. In ogni caso le tensioni che nella prima metà degli anni '30 infiammano i rapporti tra le due maggiori potenze calcistiche sudamericane rendono difficile il lavoro della CONMEBOL, che solo nel 1935 riesce ad organizzare una nuova edizione del Campeonato Sudamericano in Perù. La Celeste è di nuovo la grande favorita: pur avendo perduto parte dei campioni di 5 anni prima, è ancora guidata dal veterano Héctor Castro e tra gli innesti può contare sulla classe del giovane Aníbal Ciocca, stella, insieme a Castro, del Nacional di Montevideo, che in quegli anni domina il campionato uruguaiano. L'Uruguay esordisce con un successo di misura sui padroni di casa del Perù (1-0), poi rifila un 2-1 al Cile. Grande avversaria è di nuovo l'Argentina, che la Celeste incontra nella gara conclusiva: ambedue le nazionali sono a punteggio pieno, ma nella sfida decisiva del Nacional di Lima, l'Uruguay regola la questione già nel primo tempo. Castro, Toboada e Ciocca fissano il punteggio finale sul 3-0, che regala alla Celeste il settimo titolo continentale.

Gli anni a seguire, però, saranno sterili di successi per l'Uruguay. L'anno dopo non può difendere il titolo olimpico alle olimpiadi di Berlino (nel 1932 ai giochi di Los Angeles non si era disputato il torneo calcistico), poiché, pur avendone pieno diritto (grazie alla vittoria del Campeonato Sudamericano de Selecciones 1935), la federazione uruguaiana decide di non mandare la squadra, per protesta contro il regime nazista.

Analogo destino era accaduto due anni prima, nel 1934, in occasione dei mondiali italiani. La Celeste, pur campione in carica, decide di non partecipare ai primi campionati del mondo giocati in Europa, in risposta alla scarsa presenza di nazionali europee ai mondiali disputati in Uruguay nel 1930.
E pure nel 1938, in vista dei mondiali francesi, l'Uruguay non si presenterà ai nastri di partenza delle qualificazioni mondiali, rinviando ulteriormente il proprio ritorno al torneo iridato.

In Sudamerica le cose non vanno meglio. Dopo la deludente prestazione al Campeonato 1937 in Argentina, l'Uruguay sembra poter tornare al successo nell'edizione 1939 in Perù. Guidata dai goal di Severino Varela, l'Uruguay giunge a punteggio pieno all'ultima sfida, quella decisiva con i padroni di casa peruviani. Sulla carta non c'è confronto, ma il fattore campo stavolta gioca un ruolo decisivo: il Perù si impone a sorpresa per 2-1 e fa suo il trofeo continentale per la prima volta.

Nel 1941, nell'edizione in Cile, l'Uruguay fallisce nuovamente nel tentativo di riconquistare il Campeonato Sudamericano. La squadra è forte, con Severino e Obdulio Varela, Gambetta, Porta e Rivero che formano l'ossatura della selezione allenata dalla vecchia gloria Pedro Cea. L'Uruguay perde una sola gara, quella contro l'Argentina (0-1): purtroppo per la Celeste quel risultato risulterà decisivo.

Nel 1942 l'Uruguay torna ad organizzare il Campeonato Sudamericano. Stavolta la Celeste, che ripropone grosso modo la squadra di due anni prima, con l'aggiunta delle stelle del Nacional Zapirain, Paz e Ciocca, parte da grande favorita. Dopo l'esordio a valanga (6-1 sul Cile), l'Uruguay rifila 7 goal all'Ecuador e batte di misura (1-0) il Brasile. Liquida quindi Paraguay (3-1) e Perù (3-0), prima di giocarsi il titolo nell'ultima gara in programma. Questa va in scena il 7 febbraio e al Centenario di Montevideo si rinnova l'eterna lotta con l'Argentina: al 57' una stoccata di Zapirain dà all'Uruguay il trionfo, l'ottavo a livello continentale.

Il prosieguo degli anni '40, però, non porta nessun altro successo alla Celeste. Nelle tre edizioni seguenti del Campeonato, l'Uruguay non è più all'altezza dei fasti del passato. Ne approfitta l'Argentina, che vince 3 edizioni consecutive: l'ultima, quella del 1947, constente agli albicelesti lo storico sorpasso sull'Uruguay, essendosi aggiudicati per la nona volta il Campeonato.
Non va meglio nel 1949 in Brasile: la nazionale uruguaiana rimedia una nuova figuraccia, finendo il Campeonato addirittura al sesto posto. Il torneo viene vinto, seppur dopo uno spareggio contro il Paraguay, dalla Seleçao padrona di casa, che si mostra fortissima e grande favorita in vista dei mondiali di calcio in programma per l'anno dopo proprio in Brasile.

Il secondo titolo mondiale

Campionato mondiale di calcio 1950
16 luglio 1950 - Stadio Mário Filho (Maracanã), Rio de Janeiro

Uruguay - Brasile

2 - 1

Uruguay: Máspoli; M. González, Tejera, Gambetta, Varela (C); Rodríguez Andrade, Ghiggia, Pérez, Míguez; Schiaffino, Morán. Allenatore: Lopez.

Brasile: Barbosa; Augusto (C), Juvenal, Bauer, Danilo; Bigode, Friaça, Zizinho; Ademir; Jair, Chico. Allenatore: Flavio Costa.

Arbitro: Reader (Bandiera dell'Inghilterra Inghilterra)

Marcatori: 47' Friaça, 66' Schiaffino, 79' Ghiggia.

Spettatori: 174.000

File:FrancobolloMongoliaUruguay.jpg
Francobollo commemorativo dei due successi mondiali dell'Uruguay, emesso dalle poste della Mongolia in occasione dei mondiali di USA '94. Quella disegnata è la Celeste campione nel 1950.

Ai mondiali di Brasile 1950, l'Uruguay torna a calcare la scena del torneo iridato. La Celeste, allenata da Juan López Fontana, schiera un'ottima formazione, in cui spiccano il capitano Obdulio Varela, la punta Alcides Ghiggia e soprattutto il regista Juan Alberto Schiaffino.
Il cammino della Celeste nella nuova avventura mondiale inizia con un pizzico di fortuna: sorteggiata nel girone eliminatorio con Bolivia, Turchia e Scozia, l'esclusione di queste ultime due trasforma il primo turno in una gara unica coi modestissimi boliviani. La partita contro gli andini non ha storia e l'Uruguay si impone 8-0, guadagnando così l'accesso al girone finale.
Qui le avversarie sono la Spagna, la Svezia e il favoritissimo Brasile padrone di casa. L'Uruguay esordisce nel girone finale contro gli iberici il 9 luglio all'Estádio do Pacaembu di San Paolo, ma non riesce ad andare oltre il 2-2. Quattro giorni dopo, nello stesso impianto, si trova di fronte la Svezia: passata per due volte in svantaggio, la Celeste riesce a strappare una sofferta vittoria per 3-2, grazie al goal di Varela e alla doppietta di Míguez.
La gara finale è in programma il 16 luglio al Maracanã di Rio de Janeiro e di fronte all'Uruguay c'è il lanciatissimo Brasile, che nelle precedenti sfide ha travolto sia la Svezia (7-1) che la Spagna (6-1). I 3 punti in classifica dell'Uruguay contro i 4 del Brasile consentono alla Celeste di poter ancora sperare, poiché in caso di vittoria scavalcherebbe in classifica la Seleçao. Ma parlare di vittoria contro una squadra che pare invincibile come il Brasile suona come pura utopia: i brasiliani, cui basta un pareggio per conquistare il titolo mondiale, schierano grandi stelle del calibro di Ademir, Jair, Zizinho e Danilo, e sembrano destinati a travolgere anche la selezione uruguaiana. Tutto il Brasile è ormai certo del titolo mondiale e il primo tempo è in effetti appannaggio dei padroni di casa, che in apertura di ripresa trovano il goal con Friaça. L'Uruguay tuttavia non si scompone: al 66' Ghiggia, dopo una lunga corsa sulla fascia, salta un avversario e serve Schiaffino, che spiazza Barbosa. Il Brasile, anziché difendere il risultato, si riversa in attacco per cercare il goal, lasciando così la difesa scoperta ai contropiede uruguaiani. E al 79' l'imprevisto si compie: Ghiggia, servito da Pérez, si trova a tu per tu con Barbosa e lo batte con un fendente diagonale. La rete sarà decisiva: il Brasile non riesce a pareggiare e l'Uruguay scrive una delle pagine più clamorose della storia del calcio. Il capitano Varela alza la coppa del mondo in un clima surreale, in uno stadio ammutolito, simbolo di un Paese che ricorderà la clamorosa disfatta della propria nazionale come O Maracanaço, il Disastro del Maracanã. Template:Nazionale uruguaiana mondiali 1950

Gli anni '50 e l'inizio del declino

Gli anni '50 si aprono con una nuova fase sterile di successi per la Celeste. Nel Campeonato Sudamericano 1953 l'Uruguay gioca un buon calcio, ma per appena un punto non riesce ad agguantare la prima posizione, insieme a Paraguay e Brasile, che gli avrebbe permesso di accedere allo spareggio per il titolo.

L'anno dopo la Celeste torna al mondiale, precisamente a quello di Svizzera 1954, dove è qualificata d'ufficio in quanto detentrice del titolo. L'Uruguay, che ripropone grosso modo la nazionale che 4 anni prima ha espugnato il Maracanã, supera agevolmente il primo turno, dove batte Cecoslovacchia (2-0) e Scozia (7-0). La vittoria del girone proietta la Celeste nei quarti, dove affronta l'Inghilterra: Borges, Varela, Schiaffino e Ambrois confezionano il 4-2 finale con cui l'Uruguay liquida i "maestri" inglesi. In semifinale l'Uruguay trova l'ostacolo più duro, la fortissima Ungheria di Puskás: i magiari vanno avanti di due goal già nel primo tempo, ma una doppietta di Hohberg nella ripresa riporta gli uruguaiani in gara. Nei supplementari l'Ungheria viene però fuori e una doppietta di Kocsis affonda la Celeste. La conclusione dell'avventura uruguaiana è resa ancor più amara dalla sconfitta (1-3) nella finale per il 3° posto ad opera dell'Austria.

L'anno dopo l'Uruguay fallisce nuovamente nel Campeonato Sudamericano (vinto ancora dall'Argentina), ma nell'edizione 1956 la Celeste torna finalmente sul tetto del calcio latino-americano. La rassegna continentale va in scena proprio in Uruguay e per i padroni di casa le chances di vittoria sono tante: le reti di Míguez ed Escalada sospingono l'Uruguay, che pareggia solo il match contro il Brasile e batte Paraguay (4-2), Perù (2-0), Cile (2-1) e Argentina (1-0).

Al nono trionfo non fanno però eco nuove vittorie. Nell'edizione 1957 del Campeonato Sudamericano la Celeste vince tutte le partite, tranne lo scontro diretto con l'Argentina di Maschio e Angelillo: alla fine l'Uruguay si piazza proprio a 2 punti dagli albicelesti.

Di lì a poco l'Uruguay conosce la prima umiliante eliminazione durante le qualificazioni ai mondiali. In vista di Svezia '58 viene inserito nel raggruppamento, sulla carta abbordabile, contro Paraguay e Colombia, ma toppa nelle trasferte: contro i cafeteros non va oltre l'1-1, mentre in Paraguay viene addirittura sommerso 5-0 dai blanquirrojos. Le due vittorie al Centenario sono ininfluenti: in Svezia vola il Paraguay e l'Uruguay deve vedere i mondiali in televisione.

Nel 1959 torna in scena il Campeonato Sudamericano, di cui in quell'anno si giocano addirittura due edizioni. La prima, svoltasi in Argentina, se la aggiudicano i padroni di casa, ma nella seconda, organizzata dall'Ecuador, la spunta l'Uruguay. La Celeste, che ha il suo uomo-goal in Mario Ludovico Bergara, fa in breve tempo il vuoto, vincendo matematicamente il suo decimo titolo già nove giorni prima dell'ultima giornata.

Gli anni '60

Due anni dopo vanno in scena le qualificazioni per i mondiali cileni del 1962. Per il Sudamerica lo schema è alquanto semplice: solo 6 squadre sono in lizza, essendo Brasile e Cile sono già qualificati (rispettivamente come campione in carica e Paese ospitante). Le altre sudamericane sono divise in gironi da 2, che si risolveranno sul doppio confronto di andata e ritorno. L'Uruguay pesca la Bolivia e, nonostante la notevole differenza di valore tra le due squadre, fatica non poco per piegare la Verde: all'andata, all'Estadio Hernando Siles di La Paz, l'altitudine (oltre 3600 metri) fa faticare la Celeste, che passa in vantaggio a metà primo tempo con il grande Luis Cubilla, ma viene raggiunta nella ripresa. Nel ritorno al Centenario l'Uruguay parte bene e chiude il primo tempo avanti per 2-0; nella ripresa, però, la Bolivia tenta il tutto per tutto, accorcia le distante e sfiora ripetutamente il pareggio.
L'avventura al mondiale cileno si chiude presto per la Celeste. Sorteggiata nel gruppo A, dopo aver battutto 2-1 la Colombia all'esordio, perde contro Jugoslavia (1-3) e URSS (1-2): i 2 punti in classifica valgono solo il terzo posto, insufficiente per proseguire ai quarti di finale.

La successiva manifestazione in cui si cimenta l'Uruguay sarà nuovamente il mondiale. Nel 1963 infatti non partecipa all'edizione in Bolivia del Campeonato, soprattutto per i problemi legati all'altura.

I tifosi della Celeste rivedranno la propria nazionale in un torneo internazionale solo in occasione dei mondiali inglesi del 1966. Dopo aver agevolmente superato le qualificazioni contro Perù e Venezuela, l'Uruguay viene inserito nel gruppo A contro Inghilterra, Francia e Messico. La Celeste, allenata da Ondino Viera, ottiene all'esordio un preziosissimo 0-0 contro i padroni di casa inglesi a Wembley, merito soprattutto delle parate del grande Ladislao Mazurkiewicz. Batte quindi la Francia 2-1, per poi cogliere un nuovo 0-0, stavolta contro il Messico. I 4 punti in classifica regalano all'Uruguay il secondo posto e la qualificazione ai quarti contro la Germania Ovest. I tedeschi passano dopo appena 11 minuti con Haller, ma l'Uruguay resiste. I sudamericani cercano ripetutamente il pareggio, ma alla fine, esausti, crollano sotto i colpi della Germania Ovest, che con Beckenbauer, Seeler e nuovamente Haller chiude il match con un perentorio 4-0.

L'anno dopo torna il Campeonato Sudamericano, per l'ultima volta sotto questo nome. L'edizione 1967 viene ospitata proprio dall'Uruguay. La Celeste, nel frattempo passata sotto la guida di Juan Carlos Corazzo, si affida soprattutto su Mazurkiewicz, Oyarbide, Rocha e Urruzmendi per tornare al successo continentale. L'Uruguay parte bene e all'esordio batte con un secco 4-0 la Bolivia campione in carica, prima di superare il Venezuela con lo stesso punteggio. Al terzo incontro per rischia di compromettere il proprio cammino: contro il Cile infatti è solo 2-2, mentre l'Argentina viaggia a punteggio pieno. L'Uruguay vince 2-0 contro il Paraguay la gara seguente, ma nell'ultima sfida deve assolutamente battere l'Argentina, avanti di 1 punto in classifica. Gli albicelesti, cui basta il pareggio per vincere il torneo, si difendono e l'Uruguay inizia a disperare: ma al 74' Rocha trova la stoccata vincente che dà all'Uruguay l'undicesimo trionfo continentale.

Gli anni '70 e le nuove delusioni

Tre anni dopo l'Uruguay si rituffa in un'altra manifestazione internazionale, i mondiali di Messico 1970. La Celeste, allenata ora da Juan Hohberg, supera con relativa facilità il girone eliminatorio contro Cile ed Ecuador e si accomoda nel gruppo B della fase finale, contro Italia, Svezia e Israele. La selezione uruguaiana, che può schierare campioni del calibro di Mazurkiewicz, Espárrago e Cubilla, esordisce nel migliore dei modi, battendo 2-0 Israele. Nella seconda partita l'Italia di Gigi Riva è un ostacolo assai più duro e il punteggio finale è di 0-0. I 3 punti in classifica consentono comunque alla Celeste di guardare con ottimismo la sfida finale contro la Svezia, ma la gara contro gli scandinavi rischia di trasformarsi in una clamorosa disfatta: al 90' infatti Grahn sorprende Mazurkiewicz, e solo la miglior differenza reti salva l'Uruguay da una clamorosa eliminazione.
Nei quarti la Celeste ha di fronte un ostacolo temibile, l'Unione Sovietica, con cui va in scena una partita estenuante: sotto il sole di Città del Messico le due squadre chiudono i tempi regolamentari sullo 0-0, poi, a 3 minuti dallo scadere del secondo tempo supplementare, Espárrago trova di testa la rete che vale il ritorno in semifinale dopo 16 anni. Qui l'avversario è il più forte di tutti, il Brasile di Pelé, favoritissimo per la vittoria finale. Gli uruguaiani, che hanno pure nelle gambe i 120 minuti del match contro i sovietici, passano al 19' con Cubilla e resistono alla Seleçao quasi per un tempo. Poi al 45' Clodoaldo pareggia i conti e nella ripresa Jairzinho e Rivelino chiudono la contesa sul 3-1 per il Brasile.
La finale per il 3° posto contro la Germania Ovest porta una nuova delusione, con i tedeschi che la spuntano 1-0 con goal di Overath. L'Uruguay può consolarsi con Mazurkiewicz, votato dalla critica come miglior portiere del torneo.

Quattro anni dopo l'Uruguay torna al mondiale, disputato proprio in Germania Ovest. La Celeste denota già qualche difficoltà nelle qualificazioni, dove supera a fatica il raggruppamento contro Colombia ed Ecuador. Nella fase finale viene inserita nel gruppo C contro Olanda, Bulgaria e Svezia. Dopo la sconfitta iniziale contro i tulipani, l'Uruguay cerca di rifarsi nelle partite successive. Invece il misero pareggio (1-1) contro la Bulgaria e la disfatta (0-3) contro la Svezia condannano la Celeste ad un assai poco dignitoso ultimo posto e all'eliminazione al primo turno.

L'anno seguente torna la rassegna continentale sudamericana, che da questa edizione prende ufficialmente il nome di "Copa América". Nessun Paese organizza questa edizione (né le prossime due) e le partite si giocano tutte in sfide di andata e ritorno. L'Uruguay entra in gioco direttamente in semifinale, in quanto campione uscente, ma subisce una disfatta contro la Colombia, perdendo 0-3 fuori casa e non riuscendo a recuperare nel ritorno a Montevideo (solo 1-0).

Gli anni '70 proseguono in maniera deludente per l'Uruguay, che pure conosce l'innesto dei formidabili Hugo De León e Waldemar Victorino. Nel 1978 non riesce neppure a qualificarsi per i mondiali argentini, uscendo clamorosamente battuto nel girone contro Bolivia e Venezuela.

L'anno dopo in Copa América l'Uruguay è inserito nel girone iniziale contro Ecuador e Paraguay. La sconfitta iniziale proprio contro l'Ecuador, l'avversario più debole, compromette il cammino della Celeste.
Il calcio uruguaiano vuole in fretta voltare pagina e chiudere la brutta decade degli anni '70, la prima in cui la Celeste non sia riuscita a vincere nulla.

La ripresa degli anni '80

Coppa d'oro dei Campioni del mondo
10 gennaio 1981 - Estadio Centenario, Montevideo

Uruguay - Brasile

2 - 1

Uruguay: Rodríguez; Diogo, Olivera, De León, Martínez; Krasouski, De La Peña (36' Barrios), Paz; Ramos, Victorino, Morales. Allenatore: Máspoli.

Brasile: João Leite; Edevaldo, Oscar, Luizinho, Júnior; Batista, Cerezo, Paulo Isidoro; Tita (51' Serginho), Sócrates, Zé Sérgio (81' Éder). Allenatore: Santana.

Arbitro: Linemayr (Bandiera dell'Austria Austria)

Marcatori: 50' Barrios, 62' Sócrates, 80' Victorino.

Spettatori: 71.250

Gli anni '80 portano subito una nuova vittoria nella bacheca nella nazionale uruguaiana. Nel gennaio del 1980 si disputa a Montevideo la Coppa d'Oro dei Campioni del Mondo (meglio nota come Mundialito), indetta in occasione del cinquantenario del primo campionato del mondo. Vi partecipano tutte le nazionali che hanno fino ad allora vinto almeno una volta il titolo mondiale, eccezion fatta per l'Inghilterra, che rifiuta l'invito e viene sostituita dall'Olanda (finalista nelle ultime due edizioni del mondiale). Le squadre partecipanti sono in totale 6, divise in 2 gironi da 3 squadre ciascuno. L'Uruguay gioca contro Olanda e Italia e, grazie soprattutto alla strepitosa forma di Victorino, batte ambedue le avversarie per 2-0, vincendo il girone.
Il 10 gennaio l'Uruguay trova in finale il Brasile, vincitore del gruppo B contro Argentina e Germania Ovest. Dopo un primo tempo a reti inviolate, al 50' Barrios porta in vantaggio l'Uruguay. Passano appena 12 minuti e l'arbitro austriaco Linemayr concede un rigore al Brasile: Sócrates spiazza Rodolfo Rodríguez e per la Celeste è tutto da rifare. A 10 minuti dal termine, però, Victorino indovina di testa il goal partita e l'Uruguay fa suo il Mundialito.

L'anno dopo l'Uruguay si cimenta nelle qualificazioni ai mondiali di Spagna '82 contro Perù e Colombia. La Celeste vince a fatica la gara d'esordio contro la Colombia a Montevideo (3-2), ma esce clamorosamente battuta, sempre in casa, dal Perù (1-2). La sconfitta inguaia la posizione in classifica della Celeste, che nelle trasferte coglie due miseri pareggi. Per l'Uruguay è secondo posto e inattesa eliminazione, mentre in Spagna vola il Perù.

Gli anni a seguire sono tuttavia migliori per la Celeste, nelle cui file giungono di lì a poco i giovani attaccanti Enzo Francescoli, uno dei più forti calciatori uruguaiani della seconda metà del novecento, e Carlos Aguilera.

Copa América 1983
27 ottobre 1983 - Estadio Centenario, Montevideo

Bandiera dell'Uruguay Uruguay - Brasile Bandiera del Brasile

2 - 0

Uruguay: Rodríguez; Diogo, Gutiérrez, Acevedo, Agresta; González, Barrios, Cabrera; Aguilera (85' Bossio), Francescoli, Acosta (75' Ramos). Allenatore: Borrás.

Brasile: Leão; Leandro, Márcio, Mozer, Júnior; China (60' Tita), Jorginho, Renato; Renato Gaúcho, Roberto Dinamite, Éder. Allenatore: Parreira.

Arbitro: Ortiz (Bandiera del Paraguay Paraguay)

Marcatori: 41' Francescoli, 80' Diogo.

Spettatori: 65.000

4 novembre 1983 - Estádio Fonte Nova, Salvador de Bahia

Bandiera del Brasile Brasile - Uruguay Bandiera dell'Uruguay

1 - 1

Brasile: Leão; Paulo Roberto, Márcio, Mozer, Júnior; China, Jorginho, Sócrates; Tita (77' Renato Gaúcho), Roberto Dinamite (43' Careca), Éder. Allenatore: Parreira.

Uruguay: Rodríguez; Diogo, Gutiérrez, Acevedo, Agresta; González, Barrios, Cabrera; Aguilera (82' Bossio), Francescoli, Acosta (46' Ramos). Allenatore: Borrás.

Arbitro: Pérez (Bandiera del Perù Perù)

Marcatori: 23' Jorginho, 77' Aguilera.

Spettatori: 95.000

Nel 1983 l'Uruguay punta nuovamente a vincere la Copa América, in quella che sarà l'ultima edizione senza Paese organizzatore. La Celeste affronta al primo turno Cile e Venezuela e parte con il piede giusto, vincendo le due gare iniziali in casa (2-1 ai cileni e 3-0 ai venezuelani). Nel ritorno a Santiago contro il Cile subisce però l'offensiva dei rojos (che nel frattempo avevano battuto 5-0 il Venezuela), uscendo sconfitta 0-2. L'Uruguay rischia di non passare il turno e nel match di Caracas contro il Venezuela è salvato solo da Aguilera, che sigla il goal partita ad appena 3 minuti dalla fine. Con una differenza reti nettamente migliore, al Cile basta vincere 1-0 contro i modesti venezuelani per superare il turno. Invece il 21 settembre a Caracas i rojos non riescono a perforare il muro difensivo eretto dal Venezuela e vengono clamorosamente fermati sullo 0-0. L'Uruguay vince fortunosamente il girone ed avanza in semifinale, dove affronta il Perù.
La Celeste cerca il riscatto contro i peruviani, per l'eliminazione alle qualifazioni mondiali di 2 anni prima, e nella semifinale di andata, a Lima, strappa un pesante successo esterno (0-1) grazie al solito Aguilera. Al ritorno al Centenario, il Perù pareggia i conti con Malásquez a metà del primo tempo, ma in avvio di ripresa Cabrera realizza l'1-1 che proietta l'Uruguay in finale.
Il 27 ottobre al Centenario di Montevideo va in scena la finale di andata: avversario dell'Uruguay è il Brasile di Júnior, Éder e Sócrates, grande favorito, se non altro per aver estromesso l'Argentina nel primo turno (anche se in semifinale ha avuto ragione del Paraguay campione uscente solo grazie al sorteggio benevolo). L'Uruguay tuttavia ha cuore a sufficienza per regolare la Seleçao: Francescoli e Diogo confezionano infatti il 2-0 con cui la Celeste può guardare con relativa tranquillità al ritorno in Brasile.
La finale di ritorno si disputa il 4 novembre all'Estadio Fonte Nova di Salvador de Bahia. Il Brasile, partito forte in cerca della rimonta, trova il goal a metà primo tempo con Jorginho. La Seleçao tenta ripetutamente di trovare il 2-0 con cui pareggerebbe i conti, ma al 77' è gelata da Aguilera: il futuro genoano batte di testa Leão e l'Uruguay riconquista dopo 16 anni la Copa América, la dodicesima della sua storia.

Due anni dopo l'Uruguay torna nelle qualificazioni per i mondiali, stavolta in vista di Messico '86. La Celeste vince il girone contro Cile ed Ecuador, grazie alla vittoria finale contro i cileni al Centenario e torna al mondiale dopo 12 anni.
La squadra allenata da Borrás può schierare un organico di tutto rispetto, con Francescoli, Aguilera, Alzamendi e Saralegui quali uomini di spicco.
Invece la Celeste delude ampiamente le aspettative: sorteggiata nel girone contro Germania Ovest, Danimarca e Scozia, rimedia due pareggi e una sonora sconfitta (1-6) contro i danesi, piazzandosi terza e qualificandosi agli ottavi solo come quarta delle sei terze classificate. Al turno seguente, com'era prevedibile, il cammino degli uruguaiani si interrompe: contro l'Argentina futura campione del mondo l'Uruguay subisce la rete di Pasculli a fine primo tempo e non riesce a pareggiare.

Copa América 1987
12 luglio 1987 - Estadio Antonio Vespucio Liberti (Monumental), Buenos Aires

Uruguay - Cile

1 - 0

Uruguay: Pereira; Domínguez, Gutiérrez, Trasante, Pintos Saldaña; Matosas, Perdomo, Bengoechea; Alzamendi (86' Peña), Francescoli, Sosa. Allenatore: Fleitas.

Cile: Rojas; Reyes, Gómez, Astengo, Hormazábal; Mardones, Contreras, Puebla (19' Toro (63' Rubio)), Pizarro; Letelier, Basay. Allenatore: Aravena.

Arbitro: Arppi Filho (Bandiera del Brasile Brasile)

Marcatori: 56' Bengoechea.

Spettatori: 35.000

La magra rimediata in Messico produce l'immediato licenziamento di Borrás, sostituito da Roberto Fleitas. In vista della Copa América 1987 il nuovo commissario tecnico effettua nuovi innesti, a cominciare dai centrocampisti Bengoechea e Perdomo e dal giovane attaccante Ruben Sosa.
Il torneo continentale va in scena in Argentina e i padroni di casa, campioni del mondo in carica, sono logicamente i grandi favoriti. L'Uruguay, essendo campione uscente del Sudamerica, entra direttamente in semifinale e si trova di fronte proprio l'Argentina di Maradona e Caniggia. Per nulla intimoriti dalla levatura degli avversari, gli uruguaiani sorprendono tutti, andando in goal con Alzamendi a fine primo tempo e difendendo il punteggio fino alla fine. L'Argentina è beffata ed eliminata: sarà l'Uruguay a sfidare in finale il lanciatissimo Cile, che nel primo turno ha rifilato un secco 4-0 al Brasile.
Il 12 luglio, al Monumental di Buenos Aires, l'Uruguay piega i cileni grazie alla rete di Bengoechea al 56' e vince la sua tredicesima Copa América, la seconda consecutiva.

Due anni dopo, nell'edizione '89 in Brasile, gli uruguaiani, allenati ora da Oscar Tabárez, sfiorano il tris, piazzandosi secondi nel girone finale dietro ai padroni di casa. Nello stesso anno la Celeste stacca il biglietto per Italia '90, facendo intendere che la nazionale sudamericana sta progressivamente tornando agli alti livelli di un tempo.

Gli anni '90 e il nuovo declino

Invece l'avvio della nuova decade infrange le illusioni dei tifosi uruguaiani. Ai mondiali in Italia l'Uruguay gioca al primo turno nel gruppo E, contro Spagna, Belgio e Corea del Sud. L'esordio contro le furie rosse porta notevoli rimpianti alla Celeste, che sbaglia un rigore con Ruben Sosa e alla fine non va oltre lo 0-0. Nel secondo confronto col Belgio di Scifo l'Uruguay non entra mai in partita, finendo battuto con un perentorio 1-3. Per il passaggio agli ottavi occorre una vittoria contro la Corea del Sud, obiettivo sulla carta abbordabile: invece l'Uruguay rischia grosso e solo una zuccata in rete del giovane Daniel Fonseca al 90' consente alla Celeste di agguantare il terzo posto.
Agli ottavi l'Uruguay trova però un durissimo ostacolo, l'Italia di Totò Schillaci padrona di casa. Gli azzurri fanno la partita e nel secondo tempo chiudono la pratica con Schillaci e Serena: finisce 2-0 e l'Uruguay esce dal mondiale.

Non migliori saranno gli anni a seguire. Nella Copa América 1991 in Cile, l'Uruguay neppure supera il primo turno: i celesti, allenati da Luis Cubilla, pareggiano ben 3 gare su 4 e alla fine la differenza reti li condanna a vantaggio di Colombia e Brasile.

Nell'edizione 1993 in Ecuador, la Celeste gioca il primo turno contro i padroni di casa, gli USA e il Venezuela. Il girone appare relativamente facile, ma dopo uno striminzito 1-0 agli States, l'Uruguay pareggia contro il Venezuela (2-2) ed esce battuto dalla sfida con gli ecuadoriani. Il secondo posto, dietro all'Ecuador, è agguantato, ma agli ottavi il sogno finisce: contro la Colombia di Valderrama e Asprilla l'Uruguay pareggia 1-1 ed esce ai rigori.

Nello stesso anno la Celeste fallisce la qualificazione a USA '94: inserita nel girone contro Brasile, Bolivia, Ecuador e Venezuela, subisce la clamorosa forma dei boliviani, che strappano all'Uruguay la seconda posizione utile per qualificarsi, dietro al Brasile futuro campione del mondo.

Copa América 1995
23 luglio 1995 - Estadio Centenario, Montevideo

Uruguay - Brasile

1 - 1 (5-3 rig.)

Uruguay: Alvez; Méndez, Herrera, Moas, Silva (35' Adinolfi); Dorta (45' Bengoechea), Gutiérrez, Poyet, Francescoli; Fonseca (45' Martínez), Otero. Allenatore: Núñez.

Brasile: Taffarel; Jorginho, Aldair, André Cruz, Roberto Carlos; Dunga, César Sampaio, Juninho (69' Beto), Zinho; Edmundo, Túlio. Allenatore: Zagallo.

Arbitro: Brizio Carter (Bandiera del Messico Messico)

Marcatori: 30' Túlio, 51' Bengoechea.
Sequenza rigori: Francescoli gol, Roberto Carlos gol, Bengoechea gol, Zinho gol, Herrera gol, Túlio parato, Gutiérrez gol, Dunga gol, Martínez gol.

Spettatori: 60.000

Nel 1995 l'Uruguay organizza la Copa América: è l'occasione per rivincere un grande torneo, se non altro contando sul fatto che l'Uruguay ha finora sempre vinto nelle edizioni giocate in casa. La selezione di Héctor Núñez ha i suoi punti di forza in Francéscoli, Fonseca, Ruben Sosa e Bengoechea e gioca un buon calcio per tutto il primo turno. Venezuela e Paraguay sono facilmente superati dalla Celeste, che chiude prima il girone con il pareggio nella terza gara contro il Messico.
Nei quarti si mette in luce il futuro vicentino Marcelo Otero, che con Fonseca confeziona la vittoria sulla Bolivia. In semifinale è invece la Colombia a cadere (2-0), lasciando all'Uruguay via libera per la finale.
Qui, il 23 luglio al Centenario di Montevideo, l'Uruguay trova di fronte il Brasile campione del mondo in carica. La Seleçao passa in vantaggio nel primo tempo con il promettente Túlio, ma nella ripresa una perfetta punizione calciata da Bengoechea si insacca a fianco di un Taffarel rimasto immobile.
Il pareggio rimanda tutto ai rigori. Qui i primi due rigoristi per parte si mostrano freddissimi; poi, dopo la marcatura di Herrera, il portiere uruguaiano Alvez intercetta il tiro di Túlio. Dopo i goal di Gutiérrez e Dunga, si presenta sul dischetto Martínez: il giovane attaccante uruguaiano spiazza Taffarel e regala all'Uruguay la sua quattordicesima Copa América, pareggiando così il conto con i successi dell'Argentina.

Il trionfo continentale non porta però sviluppi positivi in casa uruguaiana. Nell'edizione 1997 della Copa América, disputata in Bolivia, la Celeste viene clamorosamente estromessa al primo turno, nonostante l'arrivo in squadra di Álvaro Recoba. Di lì a poco fallisce anche la qualificazione ai mondiali di Francia '98, classificandosi terzultima nel grande girone unico sudamericano, introdotto in quell'occasione dalla FIFA.

Nel 1999 la crisi della Celeste è palese. All'edizione della Copa América disputata quell'anno in Paraguay gran parte dei titolari fanno sapere di non voler partecipare, costringendo così l'allenatore Víctor Púa a convocare una squadra di giovani. Tra i selezionati gli "italiani" López (del Cagliari) e Zalayeta (della Juventus, ma quell'anno in prestito all'Empoli), nonché future conoscenze della Serie A, quali Carini, Guigou e Magallanes.
Pochi scommetterebbero sul cammino del "giovane" Uruguay, che al primo turno strappa il terzo posto grazie alla vittoria di misura sull'Ecuador, cui fanno contorno le sconfitte contro le ben più quotate Colombia e Argentina.
Il tabellone è impietoso e ai quarti i ragazzi uruguaiani sono contrapposti al Paraguay padrone di casa, lanciatissimo alla caccia del terzo successo continentale. Al 15' Benítez porta il Paraguay in vantaggio, ma a metà ripresa l'Uruguay improvvisamente tira fuori la propria grinta: Zalayeta confeziona la rete del pareggio e la gara si decide ai rigori. Qui si erge a protagonista assoluto il 19enne portiere uruguaiano Carini, che intercetta il tiro di Benítez. Magallanes dal dischetto batte Tavarelli e l'Uruguay è a sorpresa in semifinale.
Qui l'avversario è il Cile, che l'Uruguay affronta a viso aperto, portandosi in vantaggio a metà primo tempo con Lembo. Il Cile pareggia però nella ripresa con Zamorano: anche in questo caso saranno decisivi i rigori per decidere chi passerà in finale. Il copione si ripete: Carini para su Aros e Magallanes segna il rigore decisivo.
In finale però il sogno dei ragazzi di Púa si infrange. Il Brasile di Ronaldo e Rivaldo è troppo più forte, e i due attaccanti siglano il 3-0 finale.

L'avvio del nuovo millennio e il presente

Il III millennio inizia con l'Uruguay impegnato nella Copa América 2001 in Colombia. Il primo turno contro Bolivia, Costa Rica e Honduras, regala inattese difficoltà alla Celeste, che si piazza terza dietro alle sorprendenti squadre centroamericane.
Nei quarti l'Uruguay ritrova i costaricani, ma stavolta la musica cambia e il 2-1 proietta la Celeste in semifinale contro il Messico. L'avventura in Colombia termina però mestamente, con i messicani che battono l'Uruguay. Nella finale per il terzo posto la Celeste si arrende anche di fronte all'Honduras, che vince ai rigori dopo il 2-2 ai tempi regolamentari.

L'Uruguay schierato a centrocampo prima del match del primo turno della Coppa America 2007 contro il Venezuela padrone di casa

Nel frattempo, la Celeste, nelle cui file sono definitivamente entrati molti dei giovani reduci della Copa América 1999, si qualifica ai mondiali di Giappone e Corea del Sud 2002. Nel girone sudamericano l'Uruguay strappa sul filo di lana il quinto posto, giungendo a pari punti (27) con la Colombia, ma con una differenza reti migliore (+6 contro +5). La strada per i mondiali passa per lo spareggio contro l'Australia. All'andata, il 20 novembre 2001 a Melbourne, i canguri passano 1-0 grazie al rigore siglato da Kevin Muscat nel secondo tempo, ma 5 giorni dopo, a Montevideo, le cose cambiano: Darío Silva e el Chengue Morales fissano il 3-0 che riporta l'Uruguay al mondiale 12 anni dopo.
Al torneo iridato per l'Uruguay ci sono la Francia campione in carica, la Danimarca e il Senagal. L'esordio è amaro, 1-2 contro la Danimarca di Tomasson, ma anche il prosieguo non è migliore. Dopo il pareggio a reti bianche con la Francia in crisi nera, l'Uruguay si gioca tutto contro il Senegal. A fine primo tempo gli africani sono già avanti 3-0, ma la Celeste cerca disperatamente la vittoria: Morales, Forlán e Recoba riescono a costruire il pareggio, ma il quarto goal, quello che servirebbe per qualificarsi, non arriva e l'Uruguay esce al primo turno.

Due anni dopo, nella Copa América 2004 in Perù, l'Uruguay ha un sussulto. La squadra, passata sotto la guida di Jorge Fossati, stenta nuovamente al primo turno, dove pareggia col Messico (2-2), batte l'Ecuador (2-1) e viene sconfitta dall'Argentina (4-2), raggiungendo comunque il terzo posto. Ai quarti di fronte alla Celeste c'è il Paraguay di Gamarra, che nel primo turno ha pure battuto il Brasile: l'Uruguay affronta la gara votato all'offensività e batte gli avversari per 3-1.
In semifinale però l'avventura termina: la Celeste pareggia 1-1 col Brasile, che poi vince ai rigori, e si consola con il terzo posto conquistato a spese della Colombia.

Nel 2005 si disputano le qualificazioni ai mondiali di Germania 2006 e l'Uruguay sembra ripetere la performance di 4 anni prima. Si classifica nuovamente quinto, strappando la piazza di un soffio (stavolta 1 punto) alla Colombia e giocando lo spareggio contro l'Australia. Stavolta però il match coi canguri finisce male: l'Uruguay vince 1-0 all'andata al Centenario, ma al ritorno a Sydney l'Australia si impone con lo stesso punteggio e poi ha la meglio ai rigori, grazie alle prodezze del proprio estremo difensore Schwarzer.

Brasile-Uruguay, Coppa America 2007

Dopo la mancata qualificazione torna in panchina Tabárez, che guida i suoi alla Copa América 2007 in Venezuela. La Celeste, che ha il suo uomo chiave in Diego Forlán, è inserita nel gruppo A contro i padroni di casa, il Perù e la Bolivia. Nonostante le buone impressioni della vigilia, l'esordio è pessimo: il Perù di Claudio Pizarro affossa gli uruguaiani con un perentorio 3-0, facendo suonare più di un campanello d'allarme per Tabárez. L'Uruguay raddrizza le cose nella seconda partita contro la Bolivia, con cui ottiene un misero ma importante 1-0, grazie al goal nella ripresa di Sánchez. Il pareggio contro il sorprendente Venezuela, che vince il girone e per la prima volta si qualifica ai quarti, regala all'Uruguay il terzo posto e la qualificazione come miglior terza classificata.
Ai quarti la Celeste affronta nuovamente il Venezuela: all'iniziale goal di Forlán risponde per i vinotintos Arango, che manda le squadre all'intervallo sull'1-1. Nella ripresa però l'esperienza degli uruguaiani viene fuori e García, Rodríguez e nuovamente Forlán siglano il 4-1 finale, che dà all'Uruguay la sua quarta semifinale consecutiva.
L'avversario è qui di nuovo il Brasile e come 3 anni prima la Seleçao si impone ai rigori. L'avventura uruguaiana si chiude poi con la sconfitta per 3-1 contro il Messico nella finale per il terzo posto.

Il prossimo appuntamento per la Celeste sono ora le qualificazioni per i prossimi mondiali di Sudafrica 2010, cui gli uomini di Tabárez tenteranno di qualificarsi dopo 8 anni di assenza.

Colori e simboli

L'uniforme

Manica sinistra
Maglietta
Maglietta
Manica destra
Pantaloncini
Calzettoni
La prima divisa di gioco

Dal 1901, anno della prima partita, al 1910 la nazionale uruguaiana non ha avuto un'uniforme ufficiale.
La storica sfida contro l'Argentina del 16 maggio 1901 vede l'Uruguay scendere in campo con la maglia dell'Albion F.C. di Montevideo, dai colori blu e rosso. La scelta di questa divisa si lega alla volontà di omaggiare quello che era stato il primo team urugaiano a vincere una partita all'estero, nel 1896 contro gli argentini del Retiro a Buenos Aires.
Dopo una grande quantità di "esperimenti", nel 1910 avviene la scelta definitiva. Un altro grande club uruguaiano dell'epoca, il River Plate F.C. (oggi scomparso), vince quell'anno il suo secondo titolo nazionale e subito dopo batte i fortissimi argentini dell'Alumni Athletic Club. La vittoria dà un grande prestigio al calcio uruguaiano e l'AUF decide di adottare come uniforme ufficiale la stessa utilizzata dal River Plate in quell'occasione: maglietta celeste, pantaloncini e calzettoni neri.
La divisa resterà sempre tale, tranne i pantaloncini, divenuti blu tra il 1992 e il 1996.

Circa invece la maglia di riserva, la scelta dell'attuale casacca rossa, accompagnata da pantaloncini e calzettoni bianchi, avviene nel 1935, in occasione del Campeonato Sudamericano de Selecciones di quell'anno. Nell'ultima partita, disputata il 27 gennaio a Lima, l'Uruguay e l'Argentina decidono di affrontarsi utilizzando divise che rendano i giocatori più distinguibili al pubblico, ma anche a sé stessi: l'Argentina sceglie una maglia bianca, l'Uruguay quella rossa. Il rosso porta fortuna agli uruguaiani, che vincono 3-0. Da allora l'uniforme rossa sarebbe stata la tradizionale casacca di riserva della nazionale uruguaiana, per quanto l'AUF l'avrebbe adottata ufficialmente solo nel 1991.

Lo stemma: curiosità

File:Pagina 73 della storia ufficiale FIFA 1904-1984.jpg
Il documento ufficiale FIFA in cui vengono riconosciute le olimpiadi del 1924 e del 1928 come Mondiali di Calcio

Osservando attentamente lo stemma dell'AUF si nota come vi campeggino 4 stelle.
Si ricordi in proposito che le squadre nazionali appongono una stella al proprio stemma per ogni mondiale vinto: lo stemma della nazionale brasiliana ne ha 5, quello dell'Italia 4, quello della Germania 3, su quello dell'Argentina ve ne sono 2, su quelli dell'Inghilterra e della Francia 1.
L'Uruguay ha vinto due titoli iridati, ma sulla sua maglia compaiono 4 stelle: ciò in quanto la FIFA ha considerato vittorie mondiali anche gli ori olimpici del 1924 e del 1928, essendo i relativi tornei olimpici di calcio all'epoca organizzati dalla FIFA stessa.

A pagina 73 del libro "FIFA: 1904-1984", il massimo organo calcistico mondiale riconosce ufficialmente come mondiali di calcio le due olimpiadi e dichiara di aver organizzato il "Torneo Olimpico di calcio" per i Giochi Olimpici di Parigi e di Amsterdam.

Risultati nella Coppa del Mondo

  • 1930 - Campione del mondo
  • 1934 - Non partecipa
  • 1938 - Non partecipa
  • 1950 - Campione del mondo
  • 1954 - Quarto posto
  • 1958 - Non qualificato
  • 1962 - Eliminato al primo turno
  • 1966 - Quarti di finale
  • 1970 - Quarto posto
  • 1974 - Eliminato al primo turno
  • 1978 - Non qualificato
  • 1982 - Non qualificato
  • 1986 - Ottavi di finale
  • 1990 - Ottavi di finale
  • 1994 - Non qualificato
  • 1998 - Non qualificato
  • 2002 - Eliminato al primo turno
  • 2006 - Non qualificato

Risultati nella Coppa America

 
  • 1953 - Terzo posto
  • 1955 - Quarto posto
  • 1956 - Campione
  • 1957 - Terzo posto
  • 1959 - Sesto posto
  • 1959 - Campione
  • 1963 - Ritirato
  • 1967 - Campione
  • 1975 - Semifinali
  • 1979 - Eliminato al primo turno
  • 1983 - Campione
  • 1987 - Campione
  • 1989 - Secondo posto
  • 1991 - Eliminato al primo turno
  • 1993 - Quarti di finale
  • 1995 - Campione
  • 1997 - Eliminato al primo turno
  • 1999 - Secondo posto
  • 2001 - Quarto posto
  • 2004 - Terzo posto
  • 2007 - Quarto posto

Risultati al torneo olimpico di calcio

Partite storiche

Partite storiche
  • 16 maggio 1901, Montevideo: Uruguay-Argentina 2-3 - Prima partita ufficiale
  • 20 luglio 1902, Montevideo: Uruguay-Argentina 0-6 - Peggiore sconfitta
  • 13 settembre 1903, Buenos Aires: Argentina-Uruguay 2-3 - Prima vittoria
  • 15 agosto 1905, Buenos Aires: Argentina-Uruguay 0-0 - Primo pareggio
  • 29 maggio 1919, Rio de Janeiro: Brasile-Uruguay 1-0 (d.t.s.) - Spareggio 1° posto Campeonato Sudamericano de Selecciones 1919
  • 26 maggio 1924, Parigi: Uruguay-Jugoslavia 7-0 - Prima partita alle Olimpiadi
  • 6 giugno 1924, Parigi: Uruguay-Olanda 2-1 - Semifinale torneo di calcio Olimpiadi di Parigi 1924
  • 9 giugno 1924, Parigi: Uruguay-Svizzera 3-0 - Finale torneo di calcio Olimpiadi di Parigi 1924
  • 9 novembre 1927, Lima: Uruguay-Bolivia 9-0 - Miglior vittoria
  • 7 giugno 1928, Amsterdam: Uruguay-Italia 3-2 - Semifinale torneo di calcio Olimpiadi di Amsterdam 1928
  • 10 giugno 1928, Amsterdam: Uruguay-Argentina 1-1 (d.t.s.) - Finale torneo di calcio Olimpiadi di Amsterdam 1928
  • 13 giugno 1928, Amsterdam: Uruguay-Argentina 2-1 - Ripetizione della finale torneo di calcio Olimpiadi di Amsterdam 1928
  • 18 luglio 1930, Montevideo: Uruguay-Perù 1-0 - Prima partita ai Mondiali
  • 27 luglio 1930, Montevideo: Uruguay-Jugoslavia 6-1 - Semifinale Mondiali 1930
  • 30 luglio 1930, Montevideo: Uruguay-Argentina 4-2 - Finale Mondiali 1930
  • 2 luglio 1950, Belo Horizonte: Uruguay-Bolivia 8-0 - Massima vittoria ai Mondiali di calcio
  • 16 luglio 1950, Rio de Janeiro: Uruguay-Brasile 2-1 - Partita decisiva del girone finale dei Mondiali 1950
  • 26 giugno 1954, Basilea: Uruguay-Inghilterra 4-2 - Quarti di finale Mondiali 1954
  • 14 giugno 1970, Città del Messico: URSS-Uruguay 0-1 (d.t.s.) - Quarti di finale Mondiali 1970
  • 10 gennaio 1981, Montevideo: Uruguay-Brasile 2-1 - Finale Coppa d'Oro dei Campioni del Mondo (Mundialito)
  • 27 ottobre 1983, Montevideo: Uruguay-Brasile 2-0 - Finale andata Copa América 1983
  • 4 novembre 1983, Salvador de Bahia: Brasile-Uruguay 1-1 - Finale ritorno Copa América 1983
  • 12 luglio 1987, Buenos Aires: Uruguay-Cile 1-0 - Finale Copa América 1987
  • 23 luglio 1995, Montevideo: Uruguay-Brasile 1-1 (5-3 rig.) - Finale Copa América 1995
  • 18 luglio 1999, Asunción: Brasile-Uruguay 3-0 - Finale Copa América 1999
  • 20 novembre 2001, Melbourne: Australia-Uruguay 1-0 - Andata spareggio qualificazioni ai Mondiali 2002
  • 25 novembre 2001, Montevideo: Uruguay-Australia 3-0 - Ritorno spareggio qualificazioni ai Montiali 2002
  • 24 luglio 2004, Lima: Colombia-Uruguay 1-2 - Finale 3° posto Copa América 2004
  • 12 novembre 2005, Montevideo: Uruguay-Australia 1-0 - Andata spareggio qualificazioni ai Mondiali 2006
  • 16 novembre 2005, Sydney: Australia-Uruguay 1-0 (4-2 rig.) - Ritorno spareggio qualificazioni ai Mondiali 2006

Rosa attuale

Lista dei convocati per l'amichevole contro la Colombia nel febbraio 2008.[1] Allenatore: Oscar Tabarez.

N. Pos. Giocatore Data nascita (età) Pres. Reti Squadra
1 P Fabián Carini 26 dicembre 1979 (44 anni) 69 0 Bandiera della Spagna Real Murcia
22 P Juan Castillo 17 aprile 1978 (46 anni) Bandiera del Brasile Botafogo
2 D Diego Lugano (c) 2 novembre 1980 (43 anni) 23 0 Bandiera della Turchia Fenerbahçe
3 D Diego Godín 16 febbraio 1986 (38 anni) 18 3 Bandiera della Spagna Villarreal
17 D Martín Cáceres 17 marzo 1987 (37 anni) Bandiera della Spagna Recreativo
4 D Jorge Fucile 19 novembre 1984 (39 anni) 17 0 Bandiera del Portogallo Porto
16 C Maximiliano Pereira 8 giugno 1984 (39 anni) 37 0 Bandiera del Portogallo Benfica
18 C Álvaro González 29 ottobre 1984 (39 anni) Bandiera dell'Argentina Boca Juniors
15 C Diego Pérez 18 maggio 1980 (43 anni) Bandiera della Francia Monaco
8 C Walter Gargano 27 luglio 1984 (39 anni) 12 0 Bandiera dell'Italia Napoli
9 A Luis Suárez 24 gennaio 1987 (37 anni) 7 3 Bandiera dei Paesi Bassi Ajax
10 A Diego Forlán 19 maggio 1979 (44 anni) 46 17 Bandiera della Spagna Atlético Madrid
13 A Sebastián Abreu 17 ottobre 1976 (47 anni) 41 25 Bandiera dell'Argentina River Plate
6 D Andrés Scotti 14 dicembre 1975 (48 anni) Bandiera dell'Argentina Argentinos Juniors
11 A Edison Cavani 14 febbraio 1987 (37 anni) 1 1 Bandiera dell'Italia Palermo
7 C Cristian Rodríguez 30 settembre 1985 (38 anni) 21 2 Bandiera del Portogallo Benfica
20 C Diego De Souza Bandiera dell'Uruguay Defensor Sporting
25 A Jorge Martinez 5 aprile 1983 (41 anni) 12 0 Bandiera dell'Italia Catania

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Record individuali

4 febbraio 2008

Presenze
Presenze Giocatore Periodo Gol
79 Rodolfo Rodríguez 1976-1986 -68
72 Enzo Francescoli 1982-1997 15
69 Álvaro Recoba 1995-.... 12
68 Angel Romano 1911-1927 28
65 Carlos Aguilera 1982-1997 23
reti
Reti Giocatore Periodo Presenze
31 Héctor Scarone 1917-1930 51
28 Angel Romano 1911-1927 68
27 Oscar Míguez 1950-1958 39
24 Pedro Petrone 1923-1930 28
23 Carlos Aguilera 1982-1997 65


Allenatori

 

Celebri giocatori del passato

   

Note

  1. ^ Rsssf.com Uruguay - International Results
  2. ^ Storie di calcio, La nascita del calcio in Sudamerica
  3. ^ La Gazzetta dello Sport Magazine, Anno IV, N° 11-1998, p. 59

Collegamenti esterni

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