Storia d'Italia

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Template:Storiaitalia Per storia d'Italia si intende per convenzione la storia della regione geografica italiana e dei popoli che l'hanno abitata, dotata - al di là delle molteplici differenze culturali e delle successive trasformazioni politiche - di una specifica identità che l'ha condotta nei secoli a essere riconosciuta come un unico soggetto storico. In un'accezione più ristretta, per storia d'Italia si intende unicamente la storia dello stato unitario, ossia la storia della Repubblica Italiana e del Regno d'Italia, nonché degli eventi che condussero alla sua formazione, ossia la storia dell'espansione del Regno di Sardegna, tradizionalmente conosciuta come Risorgimento.

Preistoria

Il popolamento del territorio italiano risale alla preistoria, epoca di cui sono state ritrovate importanti evidenze archeologiche. L'Italia è stata abitata durante il periodo Paleolitico, quando ancora non si conoscevano i metalli e non si sapeva levigare la pietra. Tra i popoli insediatisi nel Neolitico, quando l'uomo non è più solo cacciatore ma anche pastore e allevatore, ricordiamo i Camuni (in Val Camonica).

Etruschi e Genti Italiche

Cartina con i maggiori centri Etruschi, ed "espansione" della civiltà etrusca nel corso dei secoli

Le informazioni sulle genti abitanti la penisola in epoca preromana sono, in taluni casi, incomplete e soggette a revisione continua. Popolazioni di ceppo indoeuropeo, trasferitesi in Italia dall'Europa Orientale e Centrale in varie ondate migratorie (veneti, umbro-sabelli, latini, ecc.), si sovrapposero ad etnie pre-indoeuropee già presenti nell'attuale territorio italiano, o assorbendole, oppure stabilendo una forma di convivenza pacifica con esse.

Presumibilmente, queste migrazioni ebbero inizio in età del bronzo medio (e cioè attorno alla metà del II millennio a.C.) e si protrassero fino al IV secolo a.C. con la discesa dei Celti nella pianura padana. Fra i popoli di età preromana, meritano una particolare menzione gli Etruschi che, a partire dall'VIII secolo a.C., iniziarono a sviluppare una civiltà raffinata ed evoluta che influenzò enormemente Roma ed il mondo latino. Le origini di questo popolo non indoeuropeo, stabilitosi sul versante tirrenico dell'Italia Centrale, sono incerte.

Secondo alcune fonti, la loro provenienza andrebbe ricercata in Asia Minore, secondo altre, avrebbero costituito una etnia autoctona. Certo è che, già attorno alla metà del VI secolo, riuscirono a creare una forte ed evoluta federazione di città-stato che andava dalla Pianura Padana alla Campania e che comprendeva anche Roma ed il suo territorio. In Italia settentrionale, accanto ai Celti (comunemente chiamati Galli), troviamo i Liguri (originariamente non indoeuropei poi fusisi con i Celti) stanziati in Liguria e parte del Piemonte mentre nell'Italia nord-orientale vivevano i veneti (paleoveneti) di probabile origine illirica o, secondo alcune fonti, provenienti dall'Asia Minore.

Nell'Italia più propriamente peninsulare accanto agli Etruschi, cui abbiamo già accennato, convivevano tutta una serie di popoli, in massima parte di origine indoeuropea, fra cui: Umbri in Umbria; Latini, Sabini, Falisci, Volsci ed Equi nel Lazio; Piceni nelle Marche ed in Abruzzo Settentrionale; Sanniti nell'Abruzzo Meridionale, Molise e Campania; Apuli, Messapi e Iapigi in Puglia; Lucani e Bruttii nell'estremo Sud; Siculi, Elimi e Sicani in Sicilia. La Sardegna era abitata, fin dal II millennio a.C., dai Sardi, risultato, forse, di un connubio tra le preesistenti popolazioni megalitiche presenti nell'Isola ed il misterioso popolo dei Shardana.

Alcune di queste popolazioni, stanziate nell'Italia meridionale e nelle isole, si troveranno a convivere, dall'VIII fino al III secolo a.C., con le colonie Greche e Fenicie (Puniche) successivamente assorbite dallo stato romano. Fra le popolazioni citate, oltre agli Etruschi, di cui si è già parlato, ebbero un ruolo importante in epoca preromana e romana i Sanniti, che riuscirono a costituire un'importante federazione in una vasta area dell'Italia appenninica e che contrastarono lungamente (ed eroicamente) l'espansione romana verso l'Italia meridionale.

Nell'area laziale, invece, un posto a se stante meritano i Latini protagonisti, assieme ai Sabini, della primitiva espansione dell'Urbe e forgiatori, insieme agli Etruschi ed ai popoli italici più progrediti (Umbri, Falisci, ecc.), della futura civiltà romana.

Magna Grecia

Lo stesso argomento in dettaglio: Magna Grecia.
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Dracma di Siracusa, 4° secolo a.C.-

Tra l'VIII ed il VII secolo a.C., coloni provenienti dalla Grecia cominciarono a stabilirsi sulle coste del sud Italia e della Sicilia. Le prime componenti stabilitesi in Italia furono quella ioniche e quelle peloponnesiache: gli Eubei e i Rodii fondarono Kymai, Rhegion, Parthenope, Naxos e Zankle, i Corinzi Syraka, i Megaresi Leontinoi, gli Spartani Taras, mentre i coloni provenienti dall'Acaia fondarono Sybaris e Kroton.

I contrasti fra le colonie greche e gli indigeni furono frequenti, ma i Greci cercarono di instaurare rapporti pacifici con le popolazioni locali, favorendo, in molti casi, un lento assorbimento delle stesse. La ricchezza e lo splendore delle colonie furono tali da far identificare l'Italia meridionale dagli storici romani con l'appellativo di Magna Grecia. Nel III secolo a.C. tutte le colonie italiote e siciliane furono assorbite nello Stato romano. Per molte di esse iniziò un fatale declino.

Roma

Lo stesso argomento in dettaglio: Storia romana.
La scultura che rappresenta la Lupa capitolina che allatta i gemelli Romolo e Remo, che furono aggiunti, probabilmente da Antonio del Pollaiolo, nel tardo XV secolo.

La fondazione di Roma avvenne secondo la leggenda da parte di Romolo e Remo nell'VIII secolo a.C.. Secondo gli ultimi ritrovamenti archeologici invece, la presenza umana nell'area centrale dell'Urbe è documentata fin dal X secolo a.C.. In epoca regia (date tradizionali 753-509 a.C.) la civiltà romana conobbe una prima fase di espansione. L'unificazione della penisola e delle isole principali venne completata nel periodo della repubblica (509-27 a.C.), e precisamente nel III secolo a.C., dopo la vittoria nella I e II guerra punica su Cartagine.

Nel I secolo d.C. Roma dominava il Mediterraneo, ma, a seguito di alcune lotte interne, si ebbe l'evoluzione da repubblica ad impero. Il governo nei territori controllati da Roma fu caratterizzato dal rispetto delle culture locali e dallo sviluppo economico, anche grazie alla realizzazione di grandi infrastrutture.

All'inizio del V secolo iniziò una lunga serie di invasioni barbariche ad opera di Visigoti, Unni, Vandali, Ostrogoti, ecc. L'impatto di questo tragico evento dette un forte impulso alla divisione del mondo romano in un Impero Romano d'Occidente, che però si sfaldò ancor prima della fine del V secolo, ed in un Impero Romano d'Oriente (o Impero Bizantino), che sopravvisse per un ulteriore millennio.

Medioevo

Lo stesso argomento in dettaglio: Italia medievale.
Federico II di Svevia incontra il sultano al-Malik al-Kamil, codice miniato

Dopo la perdita dell'unità politica a seguito della caduta dell'Impero Romano d'Occidente nel V secolo, nella penisola continuarono le invasioni e le lotte interne, che culminarono con la sua conquista da parte degli Ostrogoti (493-553). Nel 535 iniziò la riconquista Giustinianea (guerra gotica) che fu completata solo nel 553, con la battaglia dei Monti Lattari. Con la invasione longobarda, avvenuta nel (568), l'Italia venne suddivisa in due grandi zone d'influenza: una bizantina e l'altra longobarda. Tale situazione perdurò fino alla metà dell'VIII secolo quando i Franchi si sostituirono ai Longobardi e, con la complicità del papato, ridussero drasticamente i domini romano-orientali in Italia. Purtuttavia Bisanzio riuscì a mantenere sotto il suo dominio alcuni territori peninsulari nel mezzogiorno fino all'XI secolo. In quest'epoca l'Italia era ormai suddivisa in una miriade di entità statuali, spesso in lotta fra di loro e vittime delle mire espansionistiche delle potenze straniere.

L'unico Stato relativamente potente ed in grado di conservare, tramandare e sviluppare la cultura latina fu la Chiesa, sia attraverso il Monachesimo, sia mediante la creazione di un potere temporale concretizzatosi nel centro Italia con lo Stato della Chiesa. Questo si dimostrò in grado di contrapporsi a nuove invasioni, come quelle dei Longobardi ed a limitare l'influenza in Italia di altre potenze europee, come quella dei Franchi dell'Impero Bizantino e del Sacro Romano Impero. Il cristianesimo peraltro permise una convivenza tra due mondi un tempo inconciliabili: quello latino-romano e quello germanico. Grazie al cristianesimo, nacque uno spirito propriamente europeo accomunato dalla comune religione. Ovviamente tale fusione fu instabile e ci vollero secoli prima di trovare un equilibrio. Equilibrio che però, una volta raggiunto, portò ad apici di cultura e spiritualità. Si pensi non solo alle innovazioni tecnologiche, ma alla fioritura delle università come luoghi non solo di diffusione, ma di ricerca del sapere. La cultura non era in realtà scomparsa neppure nei secoli più travagliati. Prima con i monasteri cluniacensi, poi con quelli cistercensi, essa era stata gelosamente custodita. I monasteri medievali infatti si impegnarono a custodire il sapere di ogni tipo, dalla letteratura pagana (classici greci e latini) ai testi arabi di filosofia, matematica e medicina. È anche grazie alla lungimiranza dei monaci medievali che sono potuti fiorire i secoli dell'età moderna.

Dante fu a capo dei Guelfi Bianchi, ed a causa delle sue idee politiche venne esiliato a Ravenna

Per quanto riguarda il meridione, nell'XI secolo si ebbe l'invasione dei Normanni che riuscirono a creare un Regno moderno, efficiente e fortemente centralizzato, grazie anche ad uno stretto controllo del territorio. Questa eredità passò alle dinastie angioine ed aragonesi che, a partire dal XIII secolo, si succedettero alla guida dello Stato. Nel centro-nord dell'Italia assistiamo invece ad un progressivo sfaldamento del Feudalesimo.

Fra Medioevo, Umanesimo e Rinascimento

Lo stesso argomento in dettaglio: Rinascimento.

Agli inizi dell'XI secolo, le turbolenze politiche portarono ad una crescente autonomia delle città italiane del centro-nord, che fu la premessa per la ripresa del commercio e dell'industria, con l'inizio di una nuova era di prosperità economica e culturale, che durò fino al XVI secolo e portò al grande sviluppo intellettuale ed artistico del Rinascimento.

Per difendere la propria autonomia dall'Impero al nord, dallo Stato della Chiesa al centro, e dalle invasioni arabe al sud, i Comuni iniziarono a costituire leghe che non furono mai, però, sufficientemente forti da potersi opporre all'influenza papale o feudale a causa di forti rivalità interne. Si segnalarono, però, alcune città, come Milano (importante nucleo urbano del Regno d'Italia, e quindi dell'Impero) per quanto riguarda la lotta contro il potere imperiale, Forlì e Perugia, (città nominalmente comprese nello Stato della Chiesa) per quanto riguarda la lotta contro il dominio pontificio. Il protrarsi degli scontri tra impero e chiesa, la nascita di una borghesia mercantile, i cui interessi si opponevano frequentemente a quelli delle aristocrazie rurali, la lotta delle classi dirigenti urbane per acquisire quote di autonomia sempre più ampie, portò la società italiana del tempo a dar vita a tutta una serie di correnti e schieramenti spesso contrapposti. Particolare rilievo ebbero, a partire dal XII secolo e fino almeno agli ultimi decenni del XIV secolo, le fazioni dei Guelfi e Ghibellini. Altro fenomeno che vide unite motivazioni politiche e religiose furono le Crociate, cui parteciparono attivamente molte entità statuali italiane con il deliberato proposito di contrapporsi al crescente potere islamico e nel contempo di poter espandere i propri commerci verso l'Oriente.

Per quanto riguarda le forme di governo, si assistette, negli ultimi secoli del Medioevo, all'affiancamento di Signorie di recente costituzione e di governi legati a famiglie nobili, spesso rappresentanti l'antica feudalità, (come i Visconti e gli Sforza a Milano, i Gonzaga a Mantova, gli Este a Ferrara, gli Ordelaffi a Forlì, ed i Savoia, nel Ducato omonimo ed in Piemonte), con forme di governo repubblicane (come a Venezia, Genova e Firenze, quest'ultima prima dell'avvento della casa De' Medici).

Ritratto di Lorenzo il magnifico

La sottomissione degli Stati italiani fra 500 e 700 Agli inizi del XVI secolo buona parte degli stati italiani furono occupati o entrarono nell'orbita di Francia o Spagna che lottarono lungamente per il predominio in Europa. Con la battaglia di Pavia del (1525), vinta dai celebri tercios castigliani, ed il crollo delle posizioni francesi in una Regione chiave come la Lombardia, iniziò, di fatto, l'egemonia spagnola in Italia ratificata, una trentina d'anni più tardi, dalla pace di Cateau-Cambrésis. La Spagna esercitò da allora, e per oltre un secolo e mezzo, il dominio diretto su tutta l'Italia meridionale ed insulare, sul Ducato di Milano e sullo Stato dei Presidi nel sud della Toscana. Lo Stato della Chiesa, il Granducato di Toscana, la Repubblica di Genova ed altri stati minori furono costretti di fatto ad appoggiare la politica imperiale spagnola. Il Ducato di Savoia, tendente a convertirsi in ago della bilancia fra Francia e Spagna divenne nella realtà dei fatti un campo di battaglia fra queste due potenze. Solo la Repubblica Veneta riuscì a conservare una relativa indipendenza che però non fu sufficiente a preservarla da una lenta ma inesorabile decadenza. Dopo la pace di Utrecht (1713), l'eredità degli Asburgo di Spagna fu raccolta dal ramo austriaco di questa grande famiglia che riuscì ad insediarsi stabilmente in Lombardia e successivamente anche in Toscana (con gli Asburgo-Lorena). Nei primi decenni del XVIII secolo i sovrani d'Austria si impossessarono anche del Regno di Napoli, ceduto nel 1734, dopo la disfatta di Bitonto, ai Borboni di Spagna.

In età moderna, l'Italia, e, più in generale, tutta l'Europa meridionale, ebbe a soffrire dello spostamento delle grandi rotte commerciali dal Mediterraneo all'Atlantico, chiaramente percepibile a partire dagli ultimi decenni del '500. Le devastazioni belliche a seguito della guerra dei trent'anni che colpiranno soprattutto l'Italia settentrionale, la forte pressione fiscale esercitata dalla Spagna sui suoi domini dovuta alle esorbitanti spese di guerra, che invece si farà sentire con gravissime conseguenze in tutto il meridione ed in Lombardia, i vuoti lasciati dalla grave pestilenza del 1630 avranno effetti devastanti sull'economia italiana del tempo. È un dato di fatto che fin dal quarto decennio del XVII secolo quasi tutta l'Italia era passata ad essere un'area con gravi problemi di sottosviluppo economico, politicamente amorfa, socialmente disgregata. Fame e malnutrizione regnavano incontrastate in molte regioni peninsulari e nelle due isole maggiori.

Il declino culturale dell'Italia non marciò di pari passo con quello politico, economico e sociale. È questo un fenomeno riscontrabile in molti paesi, Spagna compresa. Se nel '500 il rinascimento italiano produsse i suoi frutti più maturi e si impose all'Europa del tempo, l'arte ed il pensiero barocchi, elaborati a Roma a cavallo fra '500 e '600 avranno una forza di attrazione ed una proiezione internazionale non certo inferiori. È comunque un dato di fatto che ancora per tutta la prima metà del '600 ed oltre, l'Italia continuò ad essere un paese vivo, capace di elaborare un pensiero filosofico (Giordano Bruno, Tommaso Campanella, Paolo Sarpi) e scientifico (Galileo Galilei, Evangelista Torricelli) di altissimo profilo, una pittura sublime (Caravaggio), un'architettura unica in Europa (Gianlorenzo Bernini, Borromini, Baldassare Longhena, Pietro da Cortona) ed una musica, sia strumentale (Arcangelo Corelli, Girolamo Frescobaldi, Giacomo Carissimi) che operistica (Claudio Monteverdi, Cavalli) che fece scuola. A questo proposito ricordiamo che il melodramma è una tipica creazione dell'età barocca.

Attorno agli anni '30 del XVIII secolo, assistiamo ad una timida ripresa dell'economia italiana che si consolidò, soprattutto nel meridione, nei decenni successivi. L'illuminismo, nato in Inghilterra, ma diffusosi in Italia attraverso l'intermediazione dei philosophes francesi iniziò a far sentire i suoi benefici influssi nel nord (Parma) come a Napoli e in Sicilia, dove regnò uno dei più grandi sovrani europei del tempo: il futuro Carlo III di Spagna. L'Austria, che, come abbiamo già visto, si era sostituita alla Spagna come potenza egemonica in Italia, soprattutto nella sua parte centro-settentrionale, fu governata da alcuni monarchi particolarmente capaci, Maria Teresa e Giuseppe II in particolare, che introdussero in Lombardia, nel Trentino e nella regione di Trieste (la futura Venezia Giulia) delle riforme atte a fomentare lo sviluppo economico e sociale di quelle terre.

Il Regno di Sardegna

Lo stesso argomento in dettaglio: Regno di Sardegna.

Risorgimento

Lo stesso argomento in dettaglio: Risorgimento.
Monumento a Carlo Cattaneo, protagonista delle Cinque Giornate di Milano

Dopo le campagne napoleoniche, spinte nazionali e nazionalistiche appoggiate dai Savoia, che videro in queste l'opportunità di allargare il proprio Regno di Sardegna, portarono ad una serie di guerre di indipendenza contro l'Impero Austro-Ungarico, grazie anche all'appoggio esterno della Francia, della Prussia ed alla complicità della Gran Bretagna. Determinante in questo senso fu la presenza alla guida dell'esecutivo del Regno Sabaudo di Camillo Benso, conte di Cavour che seppe farsi portavoce della borghesia liberale del tempo e di un gran numero di intellettuali che auspicavano il riscatto politico, economico e sociale dell'Italia dopo secoli di asservimento alle potenze straniere.

Decisiva fu la Seconda guerra di indipendenza italiana, che, con la spedizione dei Mille al sud e la conseguente discesa da nord dei Piemontesi nAPOLETANI, riuscì ad unificare sotto i Savoia gran parte della penisola ad esclusione del Veneto e della maggior parte del Friuli, che saranno annessi al Regno nel 1866, di Roma, entrata a far parte del Regno nel 1870, del Trentino-Alto Adige e Venezia Giulia che, insieme ad alcune terre irredente del Friuli, saranno incorporati solo dopo la vittoria nella guerra 1915-1918. La proclamazione del Regno d'Italia avvenne nel 1861.

Con l'annessione di Roma al Regno d'Italia (1870), si venne a determinare una profonda frattura tra Stato italiano e Chiesa, formalmente sanatasi con i Patti Lateranensi del 1929. La forma di governo proclamata fu quella di una monarchia costituzionale, con un parlamento eletto a suffragio limitato.

Regno d'Italia

Bandiera Nazionale del Regno d'Italia
Lo stesso argomento in dettaglio: Regno d'Italia (1861-1946) e Impero coloniale italiano.

L'inizio del regno vide l'Italia impegnata in una serie di guerre di espansione coloniale che le fecero conquistare l'Eritrea, la Somalia, la Libia, il Dodecanneso ed anche una concessione di ridotte dimensioni in Cina.

Nella Prima Guerra Mondiale l'Italia rimase inizialmente neutrale, per poi scendere al fianco degli alleati il 23 maggio 1915 dopo la firma del segreto Patto di Londra Al termine della guerra, che si concluse nel novembre 1918, l'Italia completò la sua riunificazione nazionale acquisendo il Trentino-Alto Adige, la Venezia Giulia, l'Istria ed alcuni territori del Friuli ancora irredenti. Queste regioni avevano fatto parte, fino ad allora, della Cisleitania nell'ambito dell'Impero Austro-Ungarico (ad eccezione della città di Fiume, incorporata nel Regno d'Italia nel 1924 e posta in Transleitania).

Il Patto di Londra prevedeva che l'Italia entrasse in guerra al fianco dell'Intesa entro un mese, ed in cambio avrebbe ottenuto, in caso di vittoria, il Trentino, il Tirolo fino al Brennero (Alto Adige), la Venezia Giulia, l'intera penisola istriana, con l'esclusione di Fiume, una parte della Dalmazia, numerose isole dell'Adriatico, l'arcipelago del Dodecaneso, la base di Valona in Albania e il bacino carbonifero di Adalia in Turchia.

Tuttavia, l'Italia non vide riconosciuti i diritti territoriali acquisiti sulla Dalmazia con l'intervento a fianco degli alleati: in base al Patto di Londra con cui aveva negoziato la propria entrata in guerra, l'Italia avrebbe dovuto ottenere la Dalmazia settentrionale incluse le città di Zara, Sebenico e Tenin. Tuttavia, in base al principio della nazionalità propugnato dal presidente americano Woodrow Wilson, la Dalmazia venne annessa al neocostituito Regno dei Serbi, dei Croati e degli Sloveni, con l'eccezione di Zara (a maggioranza italiana) e dell'isola di Lagosta, che con altre tre isole vennero annesse all'Italia.

Incontro tra Benito Mussolini e Gabriele D'Annunzio, il poeta attivo nella Prima Guerra Mondiale ed anche nella lotta per l'indipendenza di Fiume

Con la fine della I guerra mondiale ed essendo l'Italia risultata vittoriosa nel conflitto, alla conferenza di pace di Parigi richiese che venisse applicato alla lettera il patto (memorandum) di Londra; così non fu a causa del parere contrario del presidente Wilson, il quale aveva moglie croata e dottore serbo. La Francia inoltre non vedeva di buon occhio una Dalmazia italiana poiché avrebbe consentito all'Italia di controllare i traffici provenienti dal Danubio. Il risultato fu che le potenze dell'Intesa alleate dell'Italia opposero un rifiuto ingiustificato e ritrattarono quanto promesso nel 1915 (un testo tuttavia pieno di omissioni e ambiguità), l'Italia dal quanto suo fu divisa sul da farsi, e Vittorio Emanuele Orlando abbandonò per protesta la conferenza di pace di Parigi. Le potenze vincitrici furono così libere di disegnare il nuovo confine orientale dell'Italia senza che essa presenziasse, e applicarono il trattato di Londra secondo il loro giudizio; la Dalmazia, che pure fu occupata militarmente dall'Italia dalla fine della prima guerra mondiale alla prima conferenza di pace di Parigi, fu assegnata al neonato regno dei Serbi, Croati, e Sloveni

Il mancato rispetto dei patti stipulati generò l'indignazione Italiana; in modo pressoché unanime il popolo italiano accusò che il sacrificio di un'intera generazione al fronte non fosse stato ricompensato: è la "vittoria mutilata". La delegazione italiana abbandonò per protesta le trattative, senza ottenere altro risultato che autoescludersi dal tavolo dei vincitori.

Sulla spinta del malcontento dovuto anche alle difficoltà economiche e sociali del dopoguerra, nel 1922 si assistette alla salita al potere del Fascismo, che relegò il ruolo dei Savoia ad aspetti puramente formali. A partire dal 1926-27 l'Albania entrò gradualmente nella sfera d'influenza dell'Italia ma solo nell'aprile del 1939 fu occupata militarmente da questo paese che le impose come sovrano Vittorio Emanuele III. Tre anni prima (Maggio 1936) anche l'Etiopia era caduta sotto il dominio italiano.

Nel 1940 l'Italia fu alleata con la Germania nazista nella Seconda Guerra Mondiale contro Francia e Regno Unito, dichiarando nel 1941 guerra a la Unione Sovietica ed con l'Impero giapponese agli Stati Uniti d'America. A seguito dell'invasione alleata in Sicilia del 1943, vi fu la caduta del Fascismo e lo schieramento dell'Italia (o Regno del Sud) a fianco degli alleati contro la Germania ed i reduci fascisti della Repubblica Sociale Italiana. Nell'aprile del 1945 le forze nazi-fasciste vennero sconfitte.

Repubblica Italiana

Lo stesso argomento in dettaglio: Nascita della Repubblica Italiana e Italia repubblicana.

Nel 1946 un referendum istituzionale sancì la fine della monarchia e la nascita della Repubblica. La nuova costituzione entrò in vigore il 1 gennaio 1948.

Nel 1949 l'Italia aderì alla NATO (North Atlantic Treaty Organization) e nel 1955 venne ammessa alle Nazioni Unite. Il 1957 vide la nascita della Comunità Economica Europea, il primo passo verso la realizzazione dell'Unione Europea. Il 1968 vide l'Italia trasformarsi significativamente sul piano sociale, in seguito alle migliorate condizioni di vita dovute al boom economico degli anni precedenti, e il sorgere di movimenti radicali, soprattutto comunisti, di giovani e operai, che portarono profonde modifiche al costume, alla mentalità generale e particolarmente alla scuola. Nel 1970 venivano varate importanti riforme istituzionali e sociali: lo Statuto dei diritti dei lavoratori, l'ordinamento amministrativo regionale, la legge sul divorzio e quella per l'esercizio dell'istituto costituzionale del referendum. Negli anni settanta alcuni di quei movimenti, che sorgevano numerosi, degenerarono nel terrorismo rosso, accompagnato da quello nero.


Sandro Pertini, settimo Presidente della Repubblica, nel Primo Dopoguerra

La Democrazia Cristiana (DC), partito moderato e di centro, fece parte del governo della Repubblica Italiana dal 1946 al 1993, generalmente in coalizione con gli altri partiti di centro PSDI, PRI, PLI. Nel 1962 entrava nelle maggioranze governative anche il Partito socialista italiano (PSI), mentre, per qualche anno, il PLI andava all'opposizione. Salvo poche eccezioni, dal 1946 al 1993 la Presidenza del Consiglio fu democristiana.

Nel 1992 le indagini di Mani pulite sul fenomeno dilagante delle tangenti (lo scandalo venne appunto chiamato "Tangentopoli"), portarono al coinvolgimenti di tutto il pentapartito, che alle elezioni successive (1994) venne "distrutto" dagli elettori indignati. Nel caos politico derivato dalla disintegrazione dell'ordine precedente emergeva un nuovo partito, Forza Italia, che si poneva come alternativa al vecchio sistema pur inglobando alcuni dei suoi protagonisti, e otteneva un forte successo alle elezioni nel 1994, con due distinte coalizioni, al Nord con la Lega Nord, e al Centro Sud con il MSI (non ancora Alleanza Nazionale). Della coalizione facevano parte anche il CCD e partiti minori. Le due coalizioni ottennero la maggioranza assoluta alla Camera, ma non al Senato.

In questa fase, definita "Seconda Repubblica", si consolida il principio del bipolarismo e l'alternanza fra i governi dei due schieramenti di centrosinistra e centrodestra: dal 1996 al 2001 i governi dell'Ulivo, dal 2001 al 2006 quelli della Casa delle Libertà e dal 2006 quello dell'Unione, una nuova coalizione dei partiti di centro-sinistra.

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