Messana

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Messana
Nome originale Μεσσήνη (in attico); Μεσσάνα (in dorico)
Cronologia
Fondazione intorno all'VIII secolo a.C.
Fine 396 a.C.
Causa Distruzione da parte dei cartaginesi
Rifondazione 393 a.C.
Fine 288 a.C.
Causa Occupata dai Mamertini
Amministrazione
Territorio controllato Estrema punta nord-orientale della Sicilia tra Capo Milazzo (sul Tirreno) e Capo Argenno (sullo Ionio)
Dipendente da Arcontato di Sicilia dal 405 a.C. al 344 a.C.; Symmachia Siceliota dal 344 a.C. al 316 a.C.; Regno di Sicilia (ellenismo) dal 316 a.C. al 241 a.C.
Territorio e popolazione
Lingua Siculo, greco antico, (dialetto dorico) e Dialetto siceliota
Localizzazione
Stato attuale Bandiera dell'Italia Italia
Località Messina
Coordinate 38°11′N 15°33′E / 38.183333°N 15.55°E38.183333; 15.55
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Messana
Messana
Mappa di localizzazione: Sicilia isola
Messana
Messana

Messàna (dal dialetto dorico in greco antico: Μεσσάνα?, Messána) fu una colonia greco-siceliota in Sicilia, fondata da calcidesi e corrisponde all'odierna città di Messina. La città originariamente venne indicata con il nome siculo di Zancle, ma non si conosce esattamente la data della sua fondazione: Tucidide tace a tal proposito, pur tuttavia fornisce indizi utili per ricostruirne le dinamiche insediative:

«fu fondata in origine quando dalla colonia calcidese di Cuma, nel territorio degli Opici, arrivarono dei pirati; in seguito venne un gran numero di coloni anche da Calcide e dal resto dell'Eubea [...]. Più tardi i Calcidesi furono scacciati dai Sami e da altri Ioni che erano approdati in Sicilia fuggendo i Persiani»

Sebbene si possa ipotizzare una giustapposizione di due eventi storicamente distanti tra loro (una prima fondazione cumana e quindi un ripopolamento calcidese), appare evidente che la fondazione zanklea non possa antecedere quella di Cuma (750 a.C.) e se prestiamo fede a quanto sostenuto dalle fonti in merito alla fondazione di Naxos (734 a.C.) quale la prima apoikia siceliota, la sua fondazione dovrebbe essere successiva a tale data. Una tradizione tarda, basata sull'interpretazione di Eusebio di Cesarea, vorrebbe la fondazione avvenuta tra il 757 a.C. e il 756 a.C., date tuttavia inconciliabili con le origini cumane della polis. In merito, non mancano testimonianze archeologiche antiche sulla fondazione di Zancle da taluni datate al 757 a.C. seguendo la cronologia suggerita dall'interpretazione di Eusebio[1]; per la prima volta fuori dalla Grecia, a Messina, è stato ritrovato il rito di fondazione della città da parte degli ecisti. Essendo Mylae (716-715 a.C.) subcolonia zanklea, appare evidente che la città sullo Stretto venne fondata prima di questa. La data di fondazione quindi rimane ancora oggi incerta, ma è ragionevole supporla inclusa entro un arco cronologico compreso tra il 750 a.C.(fondazione di Cuma) e il 716-715 a.C. (fondazione di Mylae). A seguito dell'emigrazione di Sami e Milesi a causa dell'invasione persiane (Tucidide 6, 4, 6; Erodoto 6, 23-25; probabilmente le fonti fanno riferimento alla battaglia di Lade del 494 a.C.), la componente calcidese viene sostituita dalle comunità ionie. Successivamente con la rifondazione da parte dei Messeni, avvenuta nel 486 a.C., fu chiamata Messana e, infine, dopo la conquista romana (288 a.C.) verrà chiamata Messina.

Le origini sicule e la città greco-siceliota[modifica | modifica wikitesto]

Tetradracma di Zankle-Messana, 461-396 a.C. circa

L'omonimo stretto compare già nell'Odissea di Omero come luogo di dimora dei mostri marini Scilla e Cariddi.

I ritrovamenti archeologici attestano la presenza di un villaggio dell'età del bronzo dotato di un approdo naturale e abitato da popolazioni sicane. Sullo stesso sito, a partire dal XII secolo a.C., si stanziarono i Siculi, giunti in Sicilia dalla penisola italiana; furono questi ultimi a nominare questo sito Zancle, con il significato di "falce", in riferimento alla forma del braccio sabbioso di San Raineri, che chiude il grande porto naturale.

Il nuovo insediamento ellenico venne fondato intorno al 730 a.C., si trattava di una tra le prime colonie greche della Sicilia. Inizialmente la colonia conservò il nome, in lingua sicula, di Zancle. Secondo lo storico greco Tucidide i coloni provenivano dalla colonia calcidese di Cuma in Magna Grecia (guidati da Periere) e dalla stessa madrepatria di Calcide nell'isola greca d'Eubea (condotti da Cratemene), madrepatria anche della stessa Cuma. Secondo il geografo latino Strabone i coloni erano originari di Naxos, la prima colonia calcidese nell'isola. La città sorse vicino al lembo nordorientale dell'isola, in posizione strategica di primissima importanza. Poco dopo, i calcidesi fondarono un'altra colonia sulla sponda opposta dello stretto, Rhegion, l'odierna Reggio Calabria, ottenendo così il controllo dell'importantissimo braccio di mare.

Nel 497 a.C., Ippocrate, tiranno di Gela, conquistò Zancle insieme a Naxos e Leontini ove insediò tiranni a lui subalterni. Tuttavia, pochi anni dopo, Anassila, tiranno di Reggio, occupò la città, cacciando Ippocrate con l'aiuto di profughi provenienti dalla Ionia, fuggiti a causa della conquista di questa regione da parte dell'Impero Persiano. In questo frangente, si insediarono in Zancle altri coloni, provenienti dall'isola di Samo e da altre località dell'Egeo a cui si aggiunsero altre genti dalla Messenia, regione greca della quale Anassila era originario. Il tiranno reggino tenne il dominio su entrambe le sponde dello stretto e diede alla città il nome di Messanion, dalla patria originaria dei suoi avi. Le due città dello Stretto, pur governate da Anassila, erano sotto il controllo di Gerone I di Siracusa. Dopo la morte di Anassila, nel 476 a.C., diventò reggente dei figli minorenni Micito, parente del tiranno. A seguito della sconfitta subita dall'alleanza di Taranto e Reggio, nel 473 a.C., contro gli Iapigi, Micito venne esiliato nel 467 a.C., probabilmente per opera dei figli di Anassila, dei quali infatti uno diventa tiranno, Leofrone. Il governo di Leofrone durerà per sei anni (fino al 461/460 a.C.), quando le due città dello stretto si ribelleranno.

Zancle (ora rinominata Messene) dal punto di vista etnico, era abitata da una popolazione mista di Ioni, Messeni e Siculi che, col passare degli anni, si amalgamarono, più o meno pacificamente, in un unico popolo che, per lingua e cultura (soprattutto dopo il Congresso di Gela del 424 a.C.) può essere definito "siceliota". Detta fusione etnica si verificò in tutte le poleis di Sicilia. È infatti appurato che le ondate migratorie elleniche che interessarono la Sicilia erano costituite soprattutto da individui di sesso maschile (con al seguito armi e bestiame) che raramente portavano al loro seguito donne e bambini; di conseguenza, questi uomini si congiungevano alle donne sicule e/o sicane presenti sul territorio.[senza fonte] Dal punto di vista territoriale, Messana controllava l'estrema propaggine nord-orientale della Sicilia, la Chora (o territorio sotto la sua giurisdizione) si estendeva (oltre alla città sullo Stretto) alla costa tirrenica tra il Capo Peloro e il Capo Milazzo e alla costa ionica fino al Promontorio Argenno (ove confinava con Naxos), inclusa la montuosa parte interna dei Monti Peloritani. Nelle zone rivierasche o collinari sorgevano vari centri abitati come Mylae, Nauloco, Elis e Phoinix dedite all'agricoltura e alla pesca; esistevano anche ricchi giacimenti minerari di oro e argento siti sul versante ionico dei Monti Peloritani nei pressi del villaggio di Nisa. Nelle zone montagnose più interne, sui Peloritani, vi erano insediamenti ove vi erano stanziati soprattutto gruppi di Siculi dediti alla pastorizia, tra tutti degno di nota risulta l'antichissimo abitato di Mankarru.

Nel 405 a.C., il Tiranno di Siracusa Dionisio I detto il vecchio si proclamò "Arconte di Sicilia", riuscendo a riunificare saldamente sotto il suo dominio la parte dell'Isola sita ad est del Fiume Salso, Messene costituì l'estrema propaggine settentrionale dello Stato siceliota di Dionisio I.

Nel 396 a.C., durante la Terza Guerra tra greco-sicelioti e punici, il generale cartaginese Imilcone II, per impedire che arrivassero aiuti a Dionisio I dall'Italia o dalla Grecia, espugnò e distrusse Messene, avanzando verso sud per attaccare Siracusa. Posta sotto assedio la capitale siceliota, l'esercito cartaginese venne però decimato da una pestilenza che consentì a Dionisio I di approfittarne per contrattaccare Imilcone, distruggere il suo esercito e ricacciarlo in Africa. La città venne ricostruita e ripopolata da Dionisio I.

Nel 344 a.C., con la cacciata di Dionisio II, ultimo regnante della Dinastia dei Dionisii, venne instaurata la democrazia col "Buon Governo" di Timoleonte, la città di Messene beneficiò di una certa autonomia amministrativa, entrando a far parte della Simmachia, cioè di una sorta di "repubblica federale" costituita da tutte le città siceliote che manteneva sempre come centro nevralgico la città di Siracusa.

Tale status si protrasse fino al 316 a.C., quando Agatocle, con un golpe, rovesciò il regime democratico-repubblicano gestito dai successori di Timoleonte. A Messana trovarono rifugio molti oppositori di Agatocle, ragion per cui il nuovo Tiranno siceliota decise di espugnare la città dello Stretto al fine di annientare definitivamente gli oppositori al suo regime. Diodoro Siculo afferma che Agatocle mandò un suo stratega, Pasifilo, con delle truppe all'interno del territorio messinese che fecero bottino e prigionieri; inoltre, sempre Diodoro Siculo riferisce che nei giorni successivi alla caduta di Messana, circa 600 tra Messinesi e Tauromeniti (poiché nel mentre Agatocle aveva espugnato anche Taormina) vennero passati a fil di spada dal suo esercito che ritornava vincitore nella capitale siceliota.[2]

Uscito vittorioso e ormai padrone indiscusso di Siracusa e di quasi tutta la Sicilia, Agatocle costituì il "Regno di Sicilia" che unificava in un'unica monarchia ellenistica tutta la Sicilia ad est del Fiume Platani, rendendo pure tributarie le popolazioni dei Siculi e Sicani ancora stanziate nell'interno. Agatocle, riprendendo la politica imperialista di Dionisio I, fu il primo a proclamarsi "Basileus tes Sikelìas" cioè "Re di Sicilia".

Il regno siceliota agatocleo si estendeva sulla parte orientale e centrale della Sicilia, su Akragas e sul suo circondario, sulla Calabria meridionale e su alcune città italiote non ancora cadute sotto il giogo romano. Messina era quindi al centro di un regno ellenistico che, pur avendo Siracusa come capitale, si estendeva su quasi tutta la Sicilia e su parte dell'Italia meridionale; solo l'estremità occidentale della Sicilia rimaneva in mano ai Cartaginesi.

Nel 288 a.C. vi si insediarono i mercenari Mamertini, di stirpe sabellica che avevano combattuto per conto di Agatocle. Dopo la morte del re siceliota, i Mamertini fecero di Messina la base delle loro razzie, fino a quando la città con venne conquistata dai cartaginesi che cacciarono i Mamertini in Calabria. Poco tempo dopo i Mamertini sbarcarono nuovamente a Messina, annientarono la guarnigione cartaginese ivi stanziata e chiamarono in aiuto i Romani provocando lo scoppio della prima guerra punica tra Roma e Cartagine.[3]

Dalla fondazione e fino a tutto il III secolo a.C., la città era delimitata dal Torrente Portalegni a nord e dal Torrente Camaro a sud. Successivamente, certamente dopo la conquista romana, l'insediamento urbano si spostò verso nord in direzione del porto naturale, avendo come limite meridionale il Torrente Portalegni (attuale Via Tommaso Cannizzaro) e come limite settentrionale il Torrente Boccetta. Questo definitivo insediamento è arrivato quasi fino ai giorni nostri, costituendo il centro storico della città di Messina a partire sicuramente dal I secolo d.C. e fino al Terremoto del 1908, poi nel corso del XX secolo con la ricostruzione, pur rimanendo sempre il centro nevralgico cittadino, la città tornò ad espandersi verso sud fino al Torrente Camaro e oltre.

Etimologia[modifica | modifica wikitesto]

Zancle, secondo Tucidide, deriva dal termine Zanclon, che nella lingua dei Siculi significa "falce". Venne poi sostituito dal toponimo Messana quando un gruppo di Messeni, su invito di Anassilao, tiranno di Rhegion di origine messenica, si insediò in città unendosi coi Sami (489/486 a.C.). In buona sostanza si può affermare che, dal punto di vista etnico, a Messana vi era una popolazione mista di Ioni, Messeni e Siculi che, nel volgere di poche generazioni, si amalgamarono, quasi sempre pacificamente, in un unico popolo che, per lingua e cultura (dopo il Congresso di Gela del 424 a.C.) può essere definito "siceliota". Dopo la distruzione della città da parte dei cartaginesi, nel 396 a.C., la città venne subito ricostruita dal tiranno Dionisio I, Arconte di Sicilia e in parte ripopolata con coloni di provenienza siculo-siceliota.

In base alle parole di Tucidide, il quale tace comunque sulla data di fondazione, si sostiene che un primo insediamento, seppur esiguo, a Zancle avvenne ad opera dei Calcidesi provenienti dall'Eubea.[1] Il nome deriva forse dalla forma della penisola di San Raineri, somigliante ad una falce contribuendo a costituire un porto naturale che fu alla base dello sviluppo della colonia.

Reperti[modifica | modifica wikitesto]

I reperti archeologici scoperti tra il XIX e XX secolo hanno dimostrato che si tratta di una delle maggiori città della Sicilia greca, sebbene le tracce dell'insediamento siano di difficile reperimento a causa del forte interramento che ha sepolto a molti metri gli strati archeologici.[4]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Lorenzo Braccesi, Hesperìa II; Bruno d'Agostino, Giorgio Buchner, Apoikia, 1984; Carmine Ampolo, Dalla preistoria all'espansione di Roma, 1981; Noctes Campanae: studi di storia antica ed archeologia dell'Italia, 2005.
  2. ^ Diod. Sic., XIX 102, 6. Cfr. Consolo Langher, p. 39.
  3. ^ Massimo Costa, Storia istituzionale e politica della Sicilia. Un compendio, illustrazioni di Silvio Catalano, Palermo, Amazon, 2019, pp. 28-43, ISBN 978-1-0911-7524-2.
  4. ^ Un ampio panorama delle scoperte archeologiche è fornito nei tre tomi del volume Da Zancle a Messina a cura di G. M. Bacci e G. Tigano (Messina 1999-2001), nei volumi 6 e 11 dei Quaderni del Museo Regionale di Messina e in varie pubblicazioni dedicate ai materiali.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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