Po: differenze tra le versioni

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=== Fauna ittica ===
=== Fauna ittica ===
Il Po fiume 😇😇👼👼 ed i suoi affluenti presentano una fauna ittica originaria del più alto interesse [[Biogeografia|biogeografico]] ed [[ecologia|ecologico]], con un altissimo tasso di [[endemismo]]. Purtroppo a partire dalla seconda metà del [[XX secolo]] sono state introdotte molte specie ittiche [[Specie aliena|alloctone]] che hanno inquinato questa straordinaria [[biodiversità]] conducendo a rarefazione molte specie endemiche e minacciandone alcune di estinzione.
Il Po ed i suoi affluenti presentano una fauna ittica originaria del più alto interesse [[Biogeografia|biogeografico]] ed [[ecologia|ecologico]], con un altissimo tasso di [[endemismo]]. Purtroppo a partire dalla seconda metà del [[XX secolo]] sono state introdotte molte specie ittiche [[Specie aliena|alloctone]] che hanno inquinato questa straordinaria [[biodiversità]] conducendo a rarefazione molte specie endemiche e minacciandone alcune di estinzione.


Alcune specie endemiche o subendemiche dell'area padana sono qui di seguito riportate:
Alcune specie endemiche o subendemiche dell'area padana sono qui di seguito riportate:

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Disambiguazione – Se stai cercando altre voci che possono riferirsi alla stessa combinazione di 2 caratteri, vedi PO.
Po
La sorgente del Po a Pian del Re
StatoBandiera dell'Italia Italia
Lunghezza652/682 km[1]
Portata media1 540 m³/s
Bacino idrografico71 000 km²
NasceMonviso - Pian del Re

44°42′04″N 7°05′38″E / 44.701111°N 7.093889°E44.701111; 7.093889

SfociaMare Adriatico 44°57′45″N 12°30′04″E / 44.9625°N 12.501111°E44.9625; 12.501111
Mappa del fiume
Mappa del fiume

Il Po è un fiume dell'Italia settentrionale. La sua lunghezza, 652 km[1], lo rende il più lungo fiume interamente compreso nel territorio italiano[2], quello con il bacino più esteso (circa 71 000 km²) e anche quello con la massima portata alla foce, sia essa minima (assoluta 270 m³/s), media (1 540 m³/s) o massima (13 000 m³/s).

Ha origine in Piemonte, bagna tre capoluoghi di provincia (nell’ordine Torino, Piacenza, Cremona) e segna per lunghi tratti il confine tra Lombardia ed Emilia-Romagna, nonché tra quest’ultima e il Veneto, prima di sfociare nel mare Adriatico in un vasto delta con 6 rami. Per la maggior parte del suo percorso il Po scorre in territorio pianeggiante, che da esso prende il nome (pianura o valle padana).

In ragione della sua posizione geografica, della sua lunghezza, del suo bacino e degli eventi storici, sociali ed economici che intorno ad esso hanno avuto luogo dall'antichità fino ai giorni nostri, il Po è riconosciuto come il più importante corso fluviale italiano.

È un fiume caratterizzato dalla grande portata (basti pensare che buona parte dei fiumi oltre i 1.000 km hanno una portata media inferiore/uguale a quella del Po).[senza fonte]

Idronimo

Il fiume Po era geograficamente conosciuto già ai tempi dell'antica Grecia col nome di Eridanós (in greco antico: Ἠριδανός?, in latino Eridanus; nell'italiano letterario Eridano); in origine stava ad indicare un fiume mitico, indicato grossolanamente a sud della Scandinavia, che si formò dopo l'ultima glaciazione europea (Würm).

Le prime fonti storiche sono nella Teogonia greca di Esiodo (VI secolo a.C. circa), come nome di uno dei tanti figli del titano Oceano e la ninfa Teti, e dai quali derivano vari nomi di fiumi europei. Tale nome fu poi ripreso dallo storico Polibio nel II secolo a.C.[3], dove Eridano era uno dei figli di Fetonte, caduto in un fiume durante una gara di bighe o carri, tanto da attribuirgli anche la porta dell'Ade, e cioè gli inferi, secondo la mitologia greca, ma anche il titolo di un principe dedito ai culti egizi, figura che compare spesso in antichissime leggende su Torino.

Tuttavia, il nome avrebbe radici ancor più antiche; sia in accadico che in sumerico, ma anche in altre radici semitiche, Eridu voleva dire genericamente un luogo o città di comando situata presso un fiume, citando, ad esempio, una omonima cittadina mesopotamica risalente al XX secolo a.C.; parimenti, altre fonti storiche ci narrano che vi fu una piccola "Eridu" costruita anche nei pressi del Delta del Po, sul Mare Adriatico[4]; d'altra parte, il nome Eridano contiene l'antichissima radice semitica *rdn, che è comune ad alcuni altri nomi di fiumi quali Rodano, Reno, Danubio, Giordano. Sempre nell'antica Grecia esisteva un piccolo fiume chiamato Eridano (da molto tempo in secca), che sorgeva dalle alture dell'Attica orientale e si gettava nel Mar Egeo passando per la necropoli di Ceramico, nella parte sud della città di Atene.

Per i celto-liguri, che comparvero soltanto a partire dal IX secolo a.C. circa, il vecchio nome del Po era invece Bodinkòs o Bodenkùs, da una radice indoeuropea (*bhedh-/*bhodh-) che indica "scavare", o "render profondo", la stessa radice da cui derivano i termini italiani "fossa" o "fossato", indicando così tutta la depressione geografica della zona fluviale padana.[5] Quindi, l'antico nome latino Padus - da cui l'aggettivo padano - deriverebbe, secondo l'opinione più diffusa, dalla stessa radice di bodinkòs; secondo altri però, deriverebbe da un'altra parola celto-ligure, pades, indicante una resina prodotta da una qualità di pini selvatici particolarmente abbondante presso le sue sorgenti.

Il nome italiano Po si ottiene quindi dalla contrazione del latino Padus > Pàus > Pàu > . In diverse lingue slave (ceco, slovacco, polacco, sloveno, serbo, croato) ma anche nelle lingue romanze, quali il romeno, spesso si usa ancora chiamare questo fiume Pad o Padus. Parimenti, negli aggettivi di lingua italiana, che solitamente ereditano la vecchia radice latina, esistono ancor oggi le parole paduano, padano, pianura padana, fino a Padania, il cui utilizzo si è maggiormente diffuso a partire dagli anni novanta.

Importanza

Il Po attraversa con il suo corso gran parte dell'Italia settentrionale, da ovest verso est percorrendo tutta la Pianura Padana.

Sulle sue rive abitano circa 16 milioni di persone e sono concentrate oltre un terzo delle industrie e della produzione agricola italiana, così come oltre la metà del patrimonio zootecnico. Ciò rende il Po e il suo bacino una zona nevralgica per l'intera economia italiana ed una delle aree europee con la più alta concentrazione di popolazione, industrie e attività commerciali.

Corso del fiume

Valle Po.
Il Po a Torino
Lungo Po a Casale Monferrato
Il Po a Boretto

La sua sorgente si trova in Piemonte in provincia di Cuneo sulle Alpi Cozie e precisamente in Località Pian del Re (comune di Crissolo) ai piedi del Monviso (3.841 m), sotto un grosso masso riportante la targa che ne indica l'origine. Arricchendosi notevolmente dell'apporto di altre innumerevoli sorgenti (non è errato affermare che "il Monviso stesso è la sorgente del Po"), prende a scorrere impetuoso nell'omonima valle.

Da qui sbocca in pianura dopo appena una ventina di km lambendo i territori della città di Saluzzo. In questo tratto vari affluenti arricchiscono la portata del fiume che entra in breve nella provincia di Torino attraversandone lo stesso capoluogo. A Torino il fiume, nonostante abbia percorso solo un centinaio di km dalle sorgenti, è già un corso d'acqua notevole con un letto ampio 200 m e una portata media già prossima ai 100 m³/s.

Con andamento verso est, costeggia poi le estreme propaggini del Monferrato giungendo nella piana Vercellese dove si arricchisce dell'apporto di importanti affluenti come la Dora Baltea e il Sesia. Piegando con corso verso sud, continua poi a lambire in sponda destra il Monferrato in provincia di Alessandria, bagnando le città di Casale Monferrato e Valenza (Italia). Qui funge anche da confine regionale tra Piemonte e Lombardia cominciando ad assumere dimensioni maestose.

Presso Bassignana, il fiume punta definitivamente verso est per merito anche della forte spinta del Tanaro, suo principale tributario di destra. Dopo questa confluenza il Po, ormai possente nella portata (oltre 500 m³/s), entra in territorio lombardo scorrendo in provincia di Pavia. Pochi km a sud del capoluogo pavese il fiume riceve il contributo essenziale del Ticino, suo principale tributario per volume d'acque, diventando così navigabile (grazie alla sua portata ora di oltre 900 m³/s) anche da grosse imbarcazioni sino alla foce.

Dopo questa confluenza il fiume prende a scorrere per parecchi km nella zona di confine tra Lombardia e Emilia-Romagna, bagnando città importanti come Piacenza e Cremona, scorrendo all'interno della provincia di Mantova, ricevendo contributi notevoli dagli affluenti alpini Adda, Oglio e Mincio e moltissimi altri fiumi minori provenienti dall'Appennino che ne accrescono la portata ad oltre 1.500 m³/s.

Giunto infine nella zona di Ferrara il fiume scorre "pensile" sul confine tra Veneto (provincia di Rovigo) ed Emilia-Romagna, nella regione storica del Polesine.

Qui il fiume inizia il suo ampio delta (380 km²), dividendosi in 5 rami principali (Po di Maestra, Po della Pila, Po delle Tolle, Po di Gnocca e Po di Goro) e 14 bocche; un ulteriore ramo secondario (il Po di Volano) che attraversa la città di Ferrara, è ora inattivo. Il grande fiume sfocia quindi nel Mare Adriatico, attraversando territori appartenenti ai Comuni di Ariano nel Polesine, Goro, Porto Tolle, Taglio di Po e Porto Viro.

Il delta del Po, per la sua grande valenza ambientale, è stato dichiarato patrimonio dell'umanità dall'UNESCO.

Nel suo corso in pianura il Po si divide spesso in diversi rami formando diverse isole fluviali, la più grande delle quali (escludendo quelle presenti alla foce) è l'Isola Serafini, situata nei pressi della foce dell'Adda a Castelnuovo Bocca d'Adda, ma estesa circa 10 km² all'interno del comune di Monticelli d'Ongina.

Complessivamente il Po attraversa (dalla sorgente alla foce) 13 province: Cuneo, Torino, Vercelli e Alessandria (regione Piemonte), Pavia, Lodi, Cremona e Mantova (regione Lombardia), Piacenza, Parma, Reggio Emilia e Ferrara (regione Emilia-Romagna) e Rovigo (regione Veneto). Sono 183 i comuni rivieraschi (che toccano le sponde del fiume) appartenenti alle 13 province rivierasche del Po

Regime

Il bacino idrografico del Po (ampio circa 71.000 km²) copre gran parte del versante meridionale delle Alpi e quello settentrionale dell'Appennino ligure e tosco-emiliano cosicché il regime del fiume è misto di tipo alpino (piene tardo-primaverili ed estive e secche invernali) ed appenninico (piene primaverili ed autunnali e secche estive), pur prevalendo in ogni caso il regime appenninico poiché, a dispetto dell'alimentazione estiva da parte dei ghiacciai alpini, le minime portate si riscontrano comunque nel corso dell'estate (solitamente in agosto), fenomeno accentuato negli ultimi decenni dalla progressiva riduzione dei ghiacciai alpini.[6]

Statua al fiume Po, Torino, piazza C.L.N.

Le piene del fiume, generalmente concentrate in autunno a causa delle piogge, sono abbastanza frequenti e possono essere anche imponenti e devastanti come avvenuto svariate volte nel secolo scorso.

Determinanti nella loro formazione sono soprattutto i tributari piemontesi del Po (Dora Baltea, Sesia e Tanaro in particolare) e lombardi (Ticino). Per fare alcuni esempi, durante la piena del novembre 1994 il fiume mostrò già in Piemonte, dopo la confluenza del Tanaro, una portata di colmo di oltre 11.000 m³/s, quasi paragonabile a quella poi transitata molto più a valle nel Polesine.

Lo stesso avvenne anche nell'ottobre 2000, sempre in Piemonte, dove il fiume superò già a partire dal comune di Valenza i 10.000 m³/s di portata massima di piena a causa soprattutto dei contributi pesantissimi di Dora Baltea e Sesia.

I valori massimi assoluti di portata del Po sono stati raggiunti durante gli eventi alluvionali del 1951 e del 2000 con picchi di oltre 13.000 m³/s nel medio-basso corso.

Portate medie mensili

Portata media mensile (in m³)
Stazione idrometrica: Pontelagoscuro ()

Piene e alluvioni

La prima alluvione causata dal Po di cui si ha notizia certa risale al 204 a.C. secondo quanto riportato da Tito Livio. Da allora sono noti 138 eventi (una media di circa 1 piena straordinaria ogni 16 anni)[7]. Tra le più importanti si ricordano:

  • 589 - Rotta della Cucca - Piena che porta alla modificazione sostanziale dell'idrografia della pianura Veneto-Padana.
  • 1152 - Rotta di Ficarolo - Alluvione in Polesine con nascita del Po di Venezia. il Po rimase disalveato per circa 20 anni.
  • 1330 - Alluvione del Polesine e del Mantovano. 10.000 deceduti.
  • 1705 - Alluvione nel Modenese, Ferrarese e Mantovano con la morte di 15.000 persone.
  • 1839 - Rotta a Bonizzo e conseguente alluvione del Mirandolano. Il paese di Noceto, tra Caselle Landi e San Rocco al Porto viene completamente distrutto dalle acque.

Nel XX secolo le piene più importanti furono:

  • Maggio e giugno 1917 - Due ondate di piena coinvolgono il Po (25 maggio e 4 giugno). La seconda delle quali supera all'idrometro di Polesella il precedente valore massimo noto del 1872 (8,17 m, contro i 7,46 m del record precedente)[8]. Le acque del fiume rimasero sopra il livello di guardia per oltre 40 giorni. Ci furono rotte a Meleti, Castelnuovo Bocca d'Adda e Mortizza, nei pressi della confluenza con l'Adda. A Pontelagoscuro venne misurata una portata massima di 8.900 m³/s.
  • Novembre 1951 - Si tratta della peggiore alluvione del secolo. Il Po rompe a Occhiobello inondando 113.000 ettari di territorio e causando 89 morti. A Pontelagoscuro la portata massima toccò i 10.300 m³/s massimo storico dall'inizio delle misurazioni nel 1807[9].
  • Novembre 1994 - Forti e continue piogge interessano i tributari piemontesi e lombardi. Rotte e conseguenti alluvioni si ebbero a valle della confluenza dell'Orco e della Dora Baltea, colpendo in particolare Chivasso, Trino, Crescentino, Morano sul Po e, più a valle, a Ghiarole. 70 furono le vittime. A Pontelagoscuro la portata massima fu di 8.700 m³/s.
  • Ottobre 2000 - Si tratta della seconda piena più importante, a livello di portata massima, del XX secolo: a Pontelagoscuro si registrò infatti un picco di 9.600 m³/s[10], mentre a Ponte Becca la portata fu di ben 13.220 m³/s[11]. Si ebbero alluvioni in Piemonte, Lombardia e Emilia-Romagna. Vi furono 23 vittime, 11 dispersi e 40.000 sfollati.

Nota: le portate a Pontelagoscuro hanno spesso risentito delle rotture degli argini più a monte, per cui non c'è alcuna incongruenza con le maggiori portate misurate da sezioni più a monte.

Affluenti

Il Po è alimentato da innumerevoli torrenti e fiumi che raggruppano un insieme di ben 141 affluenti. Tra questi citiamo, nell'ordine con il quale affluiscono al Po:

Elenco degli affluenti

Affluenti di sinistra

  • Pellice, grosso torrente lungo 60 km, che con il suo affluente Chisone apporta al Po una media di 22,3 m³/s;
  • Dora Riparia deriva il proprio nome da quello di uno dei suoi rami sorgentizi: il Ripa. Dalle sue sorgenti situate presso i tre passi del Monginevro, Colle del Frejus e Moncenisio, scende per la Valle di Susa e sfocia nel Po a Torino con un volume medio di acqua di circa 26 m³/s;
  • Stura di Lanzo che si origina poco a sud del Gran Paradiso dall'unione dei rami di Viù, di Ala e di Valgrande e che, dopo 65 km di corso, entra nel Po con la copiosa portata media di 32 m³/s;
  • Orco, altro fiume della zona del torinese che nasce dal Gran Paradiso e dopo circa 100 km di corso sfocia presso Chivasso nel Po apportando una media di 24 m³/s[12]
  • Dora Baltea, importante fiume che scaturisce dal Monte Bianco e che viene riccamente alimentato dai vasti ghiacciai del Monte Rosa, del Cervino, del Gran Paradiso. Essa prende il nome dal Balteo, che scende dalla valle laterale del colle del Piccolo San Bernardo, percorre la Valle d'Aosta e sbocca nella pianura presso Ivrea. Al Po versa mediamente, dopo 160 km di corso che emungono un bacino di 4.322 km², ben 110 m³/s, costituendone il quinto affluente per portata media annua;
  • Sesia che origina dal Monte Rosa e percorre una valle (la Valsesia) non molto importante da un punto di vista trasportistico in quanto non conduce ad alcun valico stradale. Nei banchi sabbiosi, che esso abbandona lungo il suo corso, si trovano tracce d'oro. Bagna la città di Vercelli e si versa nel Po a 10 km a valle di Casale dopo 138 km di corso con una portata media di più di 70 m³/s[12];
  • Agogna, che nasce dal Mottarone, attraversa la provincia di Novara, la provincia di Pavia e sfocia nel Po dopo 140 km di percorso e una portata media di 13 m³/s;
  • Ticino, che nasce nella regione del San Gottardo e scorre fino a Biasca in una valle strettissima (Val Leventina), fiancheggiata da monti elevati e coperti di neve permanente e di ghiacciai. A Biasca la valle si apre e il fiume, dopo aver attraversato il capoluogo ticinese Bellinzona corre fino al lago Maggiore, nel quale sfocia pure il Toce (Val d'Ossola). Fin qui il corso del Ticino appartiene al territorio svizzero (Canton Ticino). Il lago Maggiore interrompe il suo corso per una settantina circa di chilometri; dopo essere uscito dal lago a Sesto Calende, il fiume, arricchito dal tributo di numerosi importanti affluenti che si versano direttamente nel lago (Toce, Verzasca, Maggia, Tresa, ecc.), prosegue, segnando il confine tra Piemonte e Lombardia per un centinaio di chilometri fino al Po, con il quale si congiunge poco dopo Pavia. Il suo corso è navigabile con barche di stazza discreta. Sia dalla destra che dalla sinistra si dipartono importanti canali di navigazione e d'irrigazione: Canale Cavour, il Naviglio Grande, il Villoresi; anche lungo le sue sponde si rintracciano sabbie aurifere. Ancorché sia solo il 4º affluente del Po per lunghezza (248 km) è di gran lunga il 1º per portata media annua (350 m³/s) e, soprattutto tardo primaverile (515 m³/s in giugno, pari ad oltre la metà della portata del Po nel corrispondente mese), collocandosi al secondo posto assoluto in Italia per portata, dopo lo stesso Po;
  • Olona, talvolta indicato anche come Olona meridionale per distinguerlo dall'omonimo fiume che nasce in provincia di Varese, nasce presso Bornasco in provincia di Pavia e confluisce nel Po presso San Zenone al Po. L'Olona misura 40 km ed ha un bacino idrografico di 130 km²
  • Lambro, modesto fiume proveniente dal Triangolo Lariano, attraversa la Brianza e lambisce Milano. Confluisce nel Po a Orio Litta con una portata media di 12 m³/s. Il Lambro, detto anche Lambro Settentrionale, misura 130 km, il suo maggiore affluente è il Colatore Lambro meridionale e la qualità delle sue acque è pessima;
  • Adda, il maggiore affluente del Po per lunghezza (313 km) ed il secondo per portata media alla foce (quasi 190 m³/s); i vari suoi rami sorgentizi nascono dal giogo dello Stelvio e dal Gruppo dell'Ortles. Scorre fino al Lago di Como, nella Valtellina; questa divide le Alpi Retiche dalle Alpi Orobiche, è pianeggiante, ubertoso, ricco e popolato; i suoi centri notevoli sono: Bormio, Tirano e Sondrio. A Lecco, il fiume riprende il suo corso fino al Po; lo raggiunge nel tratto tra Piacenza e Cremona, dopo aver ricevuto le acque di due fiumi bergamaschi: il Brembo ed il Serio, che scendono dalle Alpi Orobiche (Pizzo del Diavolo e Pizzo Coca);
  • Oglio, alimentato dalle acque che scendono dal Cevedale, dall'Adamello-Presanella e dalla Presolana, scorre impetuoso e rapido per un'ottantina di chilometri fino al Lago d'Iseo (o Sebino) in una valle per la maggior parte stretta: la Valcamonica. Dopo il lago, descrive un arco e quindi si dirige, parallelamente all'Adda ed al Mincio, verso il Po. L'affluente più importante è il Chiese, che scende dall'Adamello sulla sinistra dell'Oglio, percorrendo il tratto medio delle Giudicarie. Coi suoi 280 km di corso è il 2º affluente del Po per lunghezza, ma è il 3º per portata media alla foce (137 m³/s);
  • Sarca-Mincio, proveniente dal versante orientale dell'Adamello con il nome di Sarca, viene alimentato dalle acque delle Dolomiti di Brenta entrando presso Riva nel lago di Garda e uscendone presso Peschiera con il nome di Mincio notevolmente arricchito. Tocca la città di Mantova dopo aver tagliato il cordone di colline moreniche di Solferino e San Martino, teatro di battaglie della seconda guerra di indipendenza. L'asta Sarca-Mincio, lunga 203 km, costituisce l'affluente del Po a maggiore regolarità di portata, a causa dell'azione calmieratrice fondamentale del lago di Garda: il modulo medio è di circa 60 m³/s. con una portata minima che non scende mai sotto i 35 m³/s, mentre la massima difficilmente supera i 150 m³/s, anche perché a valle del lago non esistono, in pratica, affluenti.

Affluenti di destra

  • Tanaro, di gran lunga il maggiore per lunghezza (276 km), superficie di bacino (8.324 km², più dell'Arno) e portata media alla foce (131,76 m³/s) dei suoi affluenti di destra. Come volume medio d'acqua è anche in assoluto il 4º affluente del Po dopo Ticino, Adda e Oglio. Nasce dal Monte Saccarello nelle Alpi liguri. Dapprima sembrerebbe dover proseguire regolarmente verso Torino per gettarsi nel Po; invece in prossimità di Cherasco gira ad oriente, marcando un confine naturale tra le Langhe e il Roero, quindi si apre una breccia enorme attraverso le colline moreniche del Monferrato, dopo le quali si dirige fino ad Asti, Alessandria ed alla confluenza nel Po. Riceve da destra la Bormida e, da sinistra, la Stura di Demonte: la prima discende dalle Alpi Liguri e dall'Appennino Ligure, e la seconda da Argentera (colle della Maddalena).
  • Scrivia, nasce dall'appennino Ligure, a monte di Genova, e corre nella stretta valle omonima fin presso Serravalle, dove sbocca nella pianura con una portata media di 23 m³/s. Lungo il suo corso si snoda la grande via di comunicazione che da Torino e da Milano, attraverso il Passo dei Giovi, scende a Genova.
  • Trebbia, sorge dal Monte Prelà (m.1406 s.l.m.) nell'Appennino Ligure e mette in comunicazione il territorio piacentino con quello genovese, via Bobbio. Scorre in una valle strettissima, profonda ed in gran parte selvaggia; riceve il fiume Aveto che gli conferisce metà della portata d'acqua, taglia la via Emilia presso Piacenza, dove sbocca nel Po. Dopo il Tanaro e la Secchia e il Taro è il 4º affluente di destra per portata media alla foce, con quasi 40 m³/s, a dispetto del suo corso abbastanza breve (115 km).
  • Taro, nasce dal monte Penna (a monte di Rapallo). Sbocca, poco dopo Fornovo, nella Pianura Padana dopo avere ricevuto il Ceno, con un alveo larghissimo (anche 2 km), taglia la via Emilia poco prima di Parma e sfocia nel Po presso Gramignazzo. È il 3º affluente di destra per portata media alla foce (circa 41 m³/s), e il 4º per lunghezza (126 km).
  • Parma, nasce dal Lago Santo parmense e dai laghetti Gemio e Scuro posti sul crinale nei settori dei Monti Orsaro e Sillara. I due rami confluiscono a monte della località Bosco per dare origine al torrente Parma propriamente detto. Il corso d'acqua riceve numerosi affluenti tra i quali il torrente Baganza, nella città di Parma. Dopo un percorso di circa 100 km si immette nel Po in località Mezzano Superiore apportando una media di 11,3 m³/s.
  • Enza, nasce dal Passo del Lagastrello, subito a est dell'Alpe di Succiso, riceve il Cedra, sbocca in pianura a San Polo d'Enza e sfocia nel Po a Brescello, di fronte alla lombarda Viadana dopo 93 km di corso con un apporto medio di circa 12 m³/s.
  • Secchia, nasce presso il valico appenninico di Cerreto e sbocca nel Po, poco a valle del punto dove il Mincio confluisce, pure nel Po, sulla riva opposta, dopo 172 km di corso, costituendo il secondo affluente di destra per lunghezza e per portata (42 m³/s).
  • Panaro, scende dal Passo del Giovo sul Monte Rondinaio e raccoglie un ventaglio di affluenti dalla sezione più elevata dell'Appennino settentrionale. Dopo essere sboccato nella pianura emiliana a sud-est di Modena nei pressi di Vignola, confluisce nel Po a ovest di Ferrara risultando, con i suoi 148 km di corso e una portata media di 37 m³/s rispettivamente il 3º affluente di destra per lunghezza e il 5º per volume d'acqua.

Principali città del Po

Si trovano lungo le rive del Po le seguenti città:

Si trovano a poca distanza dal suo corso le seguenti città:

Cartografia

L'opera cartografica fu proseguita con l'instaurazione del Regno Lombardo-Veneto dagli austriaci, che disegnarono il tratto da Ficarolo fino alla confluenza del Ticino (1815).

Due carte di 47 tavole (530x889 mm) furono realizzate nel 1821. Queste mappe furono successivamente aggiornate una da Elia Brambilla (2000) e l'altra da Francesco Brioschi (1872).

Solo con l'Unità d'Italia si otterrà un'opera cartografica più completa del fiume, quando Francesco Brioschi (1887) realizzò una nuova mappa a stampa da Moncalieri fino al delta. La mappa è in un'unica tavola (730x9000 mm) in scala 1:50.000. Questa mappa è ancora oggi utilizzata per gli aggiornamenti e la rappresentazione del fiume.

Autorità sul fiume

Lo stesso argomento in dettaglio: Autorità di bacino del fiume Po.
Il lungo Po a Torino.

Fino alla riforma attuata nel 2002, il Po e i suoi affluenti erano soggetti all'autorità del Magistrato per il Po, un organo del Ministero dei lavori pubblici con sede a Parma, istituito nel 1955, dopo la catastrofica alluvione del 1954, per coordinare e, dal 1962, unificare le competenze dei vari organi competenti. Peraltro, già nel 1806 Eugenio di Beauharnais, Viceré d'Italia, aveva istituito un Magistrato civile per lavori generali che riguardano il grande sistema del Po.

In seguito alla riforma del 2002, correlata al decentramento di funzioni dallo Stato alle regioni, l'intero Bacino del Po è stato affidato ad un'agenzia interregionale denominata Agenzia Interregionale per il fiume Po (AIPO[13]), anch'essa con sede a Parma, alla quale sono state trasferite le competenze del vecchio Magistrato con in più alcune nuove competenze sulla navigazione interna. L'AIPO è un ente strumentale di quattro delle Regioni che compongono il bacino del Po: Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto. La Regione Valle d'Aosta e le province Autonome di Trento e Bolzano usufruiscono di speciali uffici locali. La Regione Liguria e la Regione Toscana affidano la gestione dei corsi d'acqua del bacino ricadenti nei loro territori all'AIPO mediante "protocolli d'intesa" e particolari "convenzioni".

L'attività di pianificazione del bacino è curata dall'Autorità di Bacino del fiume Po (AdBPo), organismo misto Stato-Regioni. L'AIPO attua la pianificazione redatta dall'AdBPo mediante attività di programmazione degli interventi e gestione dei corsi d'acqua, oltre al "servizio di piena", mediante 12 sedi periferiche che coprono l'intero bacino: da ovest verso est, Torino, Alessandria, Pavia, Milano, Piacenza, Cremona, Parma, Reggio nell'Emilia, Mantova, Modena, Ferrara e Rovigo.

Evoluzione storica

Età antica

Il Po ingrossato a S. Benedetto (MN), maggio 2009.

Attorno al X secolo a.C. la linea di costa era arretrata di circa 10 km rispetto a quella attuale. Il Po giungeva in mare con due estuari: sfociava a nord vicino all'attuale Chioggia, mentre a sud si gettava in mare in un punto equidistante rispetto alle attuali Ferrara e Ravenna. Il fiume si divideva in due rami all'altezza dell'attuale Ficarolo[14].

Nel VI secolo a.C. i greci fondarono sul ramo nord del Po (Po di Adria) l'emporio di Adria e, in poco tempo, presero a denominare Adrias Kolpos tutta la parte settentrionale del mare Adriatico. Successivamente, gli Etruschi fondarono sul ramo meridionale la città di Spina. Intanto, col tempo, si era verificata una modifica del regime delle acque, in seguito alla quale assunse la preminenza l'alveo meridionale[15]. Tra la protostoria e l'età romana il ramo di Adria si ridimensionò, mentre si incrementò il ramo meridionale. Lo dimostrano le vicende delle due città: mentre Adria visse un periodo di crisi, Spina conobbe il suo massimo splendore. Il Po ad Adria si interrò nel volgere di alcuni secoli[16].

Forse a causa del grosso afflusso di acque, il ramo spinetico raddoppiò: nacquero l'Olana (ora Po di Volano) e il Padoa (da cui deriva il nome Po). Della allora linea di costa rimangono antichi dossi fossili: l'Argine Agosta, all'interno delle Valli di Comacchio. L'Olana sfociava più a nord rispetto a Spina ed aveva anche un'ulteriore diramazione verso nord da cui nasceva il tratto detto Gaurus (da cui derivano i nomi Goro e Codigoro) che sfociava nei pressi dell'attuale Mesola; le dune fossili di Massenzatica a sud e dall'altra sponda quelle di San Basilio testimoniano l'antica foce.

In epoca romana i porti più importanti sul Po furono: Cremona, Piacenza, Brescello, Ostiglia, Vicus Varianus (l'attuale Vigarano Mainarda) e Vicus Hobentia (l'attuale Voghenza).

Tre famosi autori romani descrissero il corso del fiume Po:

  • Plinio dice che il Po era navigabile fino a Torino come i suoi affluenti maggiori.
  • Polibio afferma che il Po si risaliva per 2.000 stadi (cioè per 355 chilometri, circa fino al Tanaro) a partire dall'antica foce del Volano. Polibio descrive il luogo di Trigaboli, dove il Po si divideva nei due rami dell'Olana e del Padoa. Trigaboli deriverebbe da tres gabuli, tre capi, probabilmente l'attuale Codrea. A monte della biforcazione doveva esserci un porto chiamato Bodencus. Bodencus o Bodincus è un termine celtico di origine ligure che significava «profondo» e che fu usato anche per indicare l'intero fiume[17].
  • Strabone scrive che per andare da Piacenza a Ravenna seguendo il corso del Padus occorrevano due giorni e due notti.

Ravenna, posta all'estremità meridionale del Delta, fu collegata al ramo spinetico tramite la Fossa Messanicia, un canale artificiale lungo 18 km.

Età medievale

In epoca medioevale il ramo principale del delta era costituito dall'attuale Po Morto di Primaro, formatosi nell'VIII secolo più a sud del Padoa, che scorre a sud delle Valli di Comacchio e che, dalla metà del XVIII secolo, costituisce la parte terminale del fiume Reno (anch'esso un tempo affluente del Po) nel quale il Reno stesso fu convogliato a seguito della creazione del Cavo Benedettino.

Anche il Po di Volano, che scorre a Ferrara, era uno dei due corsi principali: questa situazione si protrasse fino al 1152, anno della Rotta di Ficarolo. A seguito di forti e frequenti precipitazioni, il fiume ruppe la diga del nord presso i giunti delle braccia, a Ficarolo, nell'allora Transpadana Ferrarese; il corso del fiume si modificò e cominciò gradualmente ad assumere la conformazione attuale.

Il nuovo tratto, più breve degli altri, dove l'acqua scorreva quindi più veloce, divenne il corso principale chiamato Po di Tramontana e poi Po di Venezia, deviando dal Po di Volano a Pontelagoscuro, qualche chilometro a nord di Ferrara.

Età moderna

Tra il 1600 e il 1604 la Repubblica di Venezia, nonostante le rimostranze dello Stato Pontificio, deviò il tratto finale del corso del Po tramite l'opera che fu chiamata "taglio di Porto Viro".

Questa modifica estese in pochi anni il delta verso est, formando nuovi territori compresi nell'attuale Delta del Po, interrando parzialmente la sacca di Goro. Si formarono da nord a sud i rami del Po di Levante, Po di Maistra, Po di Pila, Po delle Tolle, Po di Gnocca e il Po di Goro (che preesisteva, ma raddoppiò la lunghezza). Inoltre a sud e a nord dell'attuale delta, nelle aree costiere private di apporto di sedimenti, in aggiunta al fenomeno della subsidenza, si acuirono fenomeni di erosione del cordone dunoso litoraneo e delle spiagge.

Una mappa del 1693 chiama Po di Venezia la biforcazione nord del Po di Goro. Proseguendo verso est e giunto nei pressi di Donada lo stesso ramo viene denominato Po delle Fornaci.

Il Po di Levante, durante le grandi bonifiche operate negli anni trenta del secolo scorso, riguardanti l'idrovia Fissero-Tartaro-Canalbianco, venne staccato dal Po di Venezia, rimanendone collegato tramite la conca di navigazione di Volta Grimana, e divenne il ramo terminale del Canalbianco.

Il Po di Volano raggiunge il mare con un piccolo estuario sfociando nella sacca di Goro.

Fauna

Il 23 agosto 2006 nel fiume Po in provincia di Ferrara è stata pescata una carettochelide (Carettochelys insculpta) oggi ospitata all'Acquario di Genova [1]. Poco tempo dopo è stata trovata anche una tartaruga azzannatrice (Chelydra serpentina) [2].

Fauna ittica

Il Po ed i suoi affluenti presentano una fauna ittica originaria del più alto interesse biogeografico ed ecologico, con un altissimo tasso di endemismo. Purtroppo a partire dalla seconda metà del XX secolo sono state introdotte molte specie ittiche alloctone che hanno inquinato questa straordinaria biodiversità conducendo a rarefazione molte specie endemiche e minacciandone alcune di estinzione.

Alcune specie endemiche o subendemiche dell'area padana sono qui di seguito riportate:

Ordine Famiglia Nome scientifico Nome comune Immagine
Acipenseriformes
Acipenseridae
Acipenser naccarii Storione cobice
Acipenseriformes
Acipenseridae
Acipenser sturio Storione comune
Cypriniformes
Cobitidae
Sabanejewia larvata Cobite mascherato
Cyprinidae
Barbus caninus Barbo canino
Barbus plebejus Barbo italico
Chondrostoma genei Lasca
Chondrostoma soetta Savetta
Rutilus aula Triotto
Rutilus pigus Pigo
Telestes muticellus Vairone
Perciformes
Gobiidae
Knipowitschia panizzae Ghiozzetto di laguna
Knipowitschia punctatissima Ghiozzetto striato
Padogobius bonelli Ghiozzo padano
Pomatoschistus canestrinii Ghiozzetto cenerino
Petromyzontiformes
Petromyzontidae
Lethenteron zanandreai Lampreda padana
Salmoniformes
Salmonidae
Salmo trutta marmoratus Trota marmorata

Di seguito una lista parziale di alcuni dei più diffusi alloctoni:

Nell'agosto del 2009 è stato pescato, nelle acque del fiume, un piranha della specie Pygocentrus nattereri.[18]

Impatti ecologici

Numerose specie ittiche autoctone ed endemiche sono minacciate da diversi fattori. Tra le più importanti vi è la presenza di specie alloctone: tra queste specie alcune (Siluro soprattutto ma anche Aspio, Lucioperca e pesci gatto) sono estremamente dannose in quanto predatori mentre altre (ad esempio Breme, Blicca, Gardon, Rodeo, ecc.) danneggiano la fauna autoctona in quanto competitori. A questi si aggiunge anche il gambero rosso della Louisiana (Procambarus clarkii) anch'esso in grado di avere un impatto notevole sulle popolazioni ittiche, l'ambiente e le opere idrauliche. Altre minacce sono l'inquinamento e la costruzione di dighe prive d'impianti di risalita come quella di Casale Monferrato che impediscono alle specie migratrici come lo storione comune, lo storione cobice e la cheppia di poter risalire il fiume per riprodursi.

Note

  1. ^ a b Qualora la si voglia invece considerare a partire dalle più lontane sorgenti del sistema fluviale nel suo complesso (quelle del Maira), esso raggiunge la lunghezza di 682 km.
  2. ^ Il più lungo fiume che nasce in Italia è la Drava (749 km), affluente del Danubio, le cui sorgenti si trovano nel comune altoatesino di Dobbiaco. In Valle Spluga, in provincia di Sondrio, e precisamente nel comune di Madesimo, nasce altresì, e scorre in territorio italiano per circa 15 km, il Reno di Lei, uno dei rami secondari del fiume Reno, il quale è lungo 1 326 km e scorre per gran parte della sua lunghezza in Germania.
  3. ^ http://taurinorum.com/testi/Hator.html
  4. ^ Eridano, la radice-origine semitica.
  5. ^ Cfr. la voce fossa in Alberto Nocentini, l'Etimologico. Dizionario etimologico della lingua italiana, Firenze, Le Monnier, 2010. ISBN 978-88-0020-781-2.
  6. ^ Claudio Smiraglia, Il regresso attuale dei ghiacciai: cause ed effetti della crisi di una risorsa idrica fondamentale (PDF), su italianostra-milano.org, 8 novembre 2006. URL consultato il 25 febbraio 2011.
  7. ^ http://www.piardi.org; LE INONDAZIONI DEL PO (o ERIDANO), dalla notte dei tempi
  8. ^ Ufficio Idrografico del Regio Magistrato alle Acque di Venezia. Annata 1917, Bollettino Mensile.P.O.G. Carlo Ferrari - Venezia. 1917, 165 - 168
  9. ^ Zanchettin, D., Traverso, P., Tomasino, M. (2008) Po River discharge: a preliminary analysis of a 200-year time series; Climatic Change, August 2008, Volume 89, Issue 3-4, pp 411-433
  10. ^ Progetto Water2Adapt, Analisi degli eventi di piena straordinaria del fiume Po. Fondazione Eni Enrico Mattei, policy brief del 2012
  11. ^ Direzione Regionale Servizi Tecnici di Prevenzione, Regione Piemonte. Rapporto sull'evento alluvionale del 13-16 ottobre 2000
  12. ^ a b AA.VV., Elaborato I.c/7 (PDF), in Piano di Tutela delle Acque - Revisione del 1º luglio 2004; Caratterizzazione bacini Idrografici, Regione Piemonte, 1º luglio 2004. URL consultato il 20 maggio 2010.
  13. ^ Il sito ufficiale dell'Aipo
  14. ^ Ficarolo dista poco più di 60 km da Adria.
  15. ^ In letteratura, la modifica che causò lo spostamento delle acque del fiume sul ramo meridionale è detta rotta di Sermide.
  16. ^ Di esso rimase in parte l'attuale Canal Bianco.
  17. ^ Una conferma si ha guardando la mappa del 1568 conservata presso il Comune di Ferrara, dove da questa fino quasi all'attuale Codigoro, il Po di Volano viene chiamato Bodenco. La stessa mappa chiama Trigaboli la parte portuale di Ferrara sita a sud della stessa, sulla sponda destra del Po di Volano. Poco dopo Ficarolo e prima di Ferrara, nella stessa mappa viene indicato Canale di Venezia, un ramo che serviva per giungere nella città lagunare passando per il porto a nord di Ferrara. Solo nella parte terminale si sovrapporrà con l'attuale omonimo ramo a nord del Po di Goro.
  18. ^ Grosso Piranha pescato nel Po, su corriere.it, www.corriere.it, 23 agosto 2009. URL consultato il 24-08-2009.

Bibliografia

  • [1]Giovanni Bedani. Memorie storiche di Pontelagoscuro, Ferrara, Tip. commerciale, 1905.
  • Carlo Benfatti, Una vita in riva al Po, Mantova, Sometti, 2006. ISBN 978-88-7495-187-1.
  • Carlo Benfatti, Viaggio attraverso il Po mantovano, in AA. VV., Mantova, una provincia allo specchio, Carnate Milano, Provincia di Mantova, 2009
  • Regione Emilia-Romagna, Assessorato Turismo e Commercio (a cura di), Paesaggi d'autore, itinerari sul Po (brossura), 1ª ed., Reggio Emilia, Diabasis, aprile 2011, p. 184, ISBN 978-88-8103-659-2.
  • Ireneo Ferrari e Maurizio Pellegrini (a cura di), Un Po di carte, la dinamica fluviale del Po nell'Ottocento e le tavole della commissione Brioschi, 1ª ed., Reggio Emilia, Diabasis, aprile 2011, p. 200, ISBN 978-88-8103-109-2.
  • Michele Marziani, Lungo il Po, Milano, Guido Tommasi, 2008. ISBN 978-88-95092-60-7.

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  1. ^ Luino Fabio, LE INONDAZIONI DEL FIUME PO CON PARTICOLARE RIGUARDO A QUELLE AVVENUTE DAL 1861 AD OGGI, L'ITALIA DEI DISASTRI: DATI E RIFLESSIONI SULL'IMPATTO DEGLI EVENTI NATURALI 1861-2013.