Ameiurus melas

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Pesce gatto
Stato di conservazione
Rischio minimo[1]
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Phylum Chordata
Classe Actinopterygii
Ordine Siluriformes
Famiglia Ictaluridae
Genere Ameiurus
Specie A. melas
Nomenclatura binomiale
Ameiurus melas
Rafinesque, 1820
Sinonimi
  • Ameiurus vulgaris
  • Ictalurus melas
  • Silurus melas
Areale originario

Ameiurus melas (Rafinesque, 1820), conosciuto in italiano come pesce gatto[2] o pesce gatto nero è un pesce osseo d'acqua dolce appartenente alla famiglia Ictaluridae. Talvolta è chiamato pesce gatto nostrano per distinguerlo dal simile Ictalurus punctatus ("pesce gatto americano"), in realtà entrambe le specie hanno origine nordamericana[3].

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

Questa specie ha il suo areale nelle zone centrali e orientali degli Stati Uniti d'America dai Grandi Laghi al Messico settentrionale[4]. Si tratta di una specie estesamente introdotta nel mondo, tra i paesi nei quali si ritrovano popolazioni introdotte si possono citare: Svizzera, Austria, Albania, Canada (versante pacifico), Russia, Irlanda, Polonia, Portogallo, Spagna, Regno Unito, Italia, Francia, Belgio, Germania, Norvegia, Paesi Bassi, Ungheria, Stati dell'ex Jugoslavia, Cile e Repubblica Ceca[5]. In Europa popolazioni riproduttive sono note con certezza per i bacini dei fiumi Ebro e Tago nella penisola iberica, per la Francia, l'Italia, i Paesi Bassi e la Germania ma probabilmente questa lista è solo parziale[4]. Le popolazioni europee hanno avuto un crollo esplosivo a partire dagli anni '90 in seguito a una patologia virale dovuta a un Iridovirus che ha decimato gran parte degli individui, con solo poche popolazioni rimaste immuni e localmente in leggera ripresa numerica[3].

L'ambiente di vita è costiruito da tratti fluviali a corso lento, laghi, canali, paludi, stagni e altri ambienti con acqua ferma o a corrente molto scarsa, calda e spesso ricca di nutrienti, con fondale fangoso, ricche di vegetazione acquatica e a quote di pianura. È un pesce di straordinaria resistenza, in grado di sopravvivere in ambienti fortemente inquinati o poco ossigenati[3][4][6].

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Questo pesca ha sagoma piuttosto tozza con testa grande schiacciata in senso dorso-ventrale, bocca molto ampia e occhi piccoli. Attorno alla bocca sono presenti quattro paia di barbigli piuttosto sviluppati sui quali sono presenti migliaia di organi di senso e papille gustative[3]. La mascella è più lunga della mandibola e sporge leggermente[6]. Le scaglie sono assenti e il corpo è ricoperto di muco[6]. Sulla pinna dorsale possiede un aculeo connesso a ghiandole velenifere; un altro aculeo simile è presente sul primo raggio delle pinne pettorali. La puntura di queste spine velenifere è in grado di provocare ferite molto dolorose e gonfiore persistente ma non conseguenze gravi per la salute[3]. Presenta inoltre una seconda pinna dorsale adiposa; la pinna caudale che finisce tronca e non biloba come invece avviene nel pesce gatto maculato[6].

La colorazione è variabile tra il nero e il brunastro o giallastro, con ventre giallastro. Di solito (ma non è una regola) gli individui giallo brunastri vivono in acque torbide e limacciose mentre quelli neri sono più facili da trovare in acque a maggior grado di limpidezza[3].

Raggiunge i 66 cm, anche se la misura comune ordinaria è sui 26 cm; il peso massimo riportato in letteratura è di 3,6 kg[4]. Queste taglie massime sono riferite alle popolazioni dell'areale naturale nordamericano, le popolazioni introdotte in Europa infatti mostrano accrescimenti assai minori tanto che, in acque italiane, solo eccezionalmente possono raggiungere i 7-800grammi di peso[3].

Biologia[modifica | modifica wikitesto]

La longevità raggiunge i 10 anni[4].

Comportamento[modifica | modifica wikitesto]

Notturno[7]. Durante la stagione fredda si infossa nel fango entrando il latenza e smettendo di alimentarsi[6]. Localizza le prede attraverso i recettori sensoriali presenti sui barbigli[6].

Alimentazione[modifica | modifica wikitesto]

È un animale prevalentemente carnivoro, la dieta è composta da pesci, insetti, anellidi, crostacei, molluschi (gasteropodi e bivalvi) e materiale vegetale[8]. È una specie opportunista in grado di sfruttare diverse risorse alimentari in base a quello che offre l'ambiente[3]. I giovani consumano piccoli invertebrati e anche materiale vegetale mentre gli adulti tendono a passare a una dieta basata su pesci e grandi invertebrati[3][4].

Riproduzione[modifica | modifica wikitesto]

La riproduzione avviene nel periodo primaverile-estivo. Avviene un corteggiamento che consiste nello scambio di colpi dati con la testa (da cui il nome comune inglese di bullhead "testa di toro"). Il nido viene preparato in acque basse pulendo un tratto di fondo fangoso dai detriti e formando una depressione nella quale verranno deposte 2000-4000 uova riunite in un ammasso mucoso. Entrambi i genitori difendono e ossigenano le uova ma dopo la schiusa solo il maschio si prende cura degli avannotti. I giovanili di pochi centimetri si riuniscono in fitti banchi in superficie, ben visibili a causa del colore nero dei pesciolini, che vengono sorvegliati a distanza dal maschio. Le cure parentali cessano quando i giovanili hanno raggiunto una lunghezza di 4-5 cm. La maturità sessuale è raggiunta a due anni di età[3]. Queste modalità riproduttive rendono la specie fortemente competitiva rispetto ai ciprinidi europei che, invece, abbandonano uova e larve dopo la deposizione.

Pesca[modifica | modifica wikitesto]

In Europa, al contrario che negli Stati Uniti, non ha grande valore per la pesca commerciale se non in certe zone della pianura Padana (come l'Emilia) dove, prima della crisi dovuta all'iridovirosi, era oggetto di acquacoltura. La pesca sportiva avviene soprattutto di notte con la tecnica della pesca a fondo impiegando esche animali di qualsiasi tipo come pesci morti, vermi e larve ma qualsiasi esca di origine animale può andare bene. Al contrario del pesce gatto americano non abbocca che molto raramente alle esche arificiali. Le carni, che non presentano mai gusto di fango, sono saporite e quasi senza spine, di ottima qualità e molto apprezzate[3], hanno colore leggermente aranciato e il sapore è simile a quello dell'anguilla[6].

Conservazione[modifica | modifica wikitesto]

Si tratta di una specie distribuita su un vastissimo areale naturale ed estesamente introdotta al di fuori di esso, con popolazioni stabili o in incremento e priva di minacce rilevanti. Per questi motivi la lista rossa IUCN la classifica come "a rischio minimo"[1].

Specie aliena[modifica | modifica wikitesto]

La sua immissione nelle acque europee ha danneggiato le specie autoctone di pesci, soprattutto la tinca, dato che la specie è fortemente competitiva. Nel lago di Varese la popolazione di pesce gatto è abbondante e sembra competere in maniera efficace con il persico reale dato che sfrutta le stesse risorse trofiche[9].

Tassonomia[modifica | modifica wikitesto]

In Europa risulatno introdotte almeno due specie del genere Ameiurus: A. melas e A. nebulosus, alcune fonti riportano l'introduzione di una terza specie (A. natalis)[3] ma di questa sembra che non esistano prove dell'importazione in Europa[7]. Queste specie non sono facili da distinguere a un'analisi superficiale e sembra anche che siano avvenuti estesi fenomeni di ibridazione rendendo così pressochè impossibile l'attribuzione delle popolazioni europee a una determinata specie. In ogni caso A. melas risulta essere la specie predominante in tutta Europa[3].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b (EN) Smith, K.,2013, Ameiurus melas, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
  2. ^ Mipaaf - Decreto Ministeriale n°19105 del 22 settembre 2017 - Denominazioni in lingua italiana delle specie ittiche di interesse commerciale, su politicheagricole.it. URL consultato il 21 febbraio 2018.
  3. ^ a b c d e f g h i j k l m Fortini N., Nuovo atlante dei pesci delle acque interne italiane, Aracne, 2016, ISBN 978-88-548-9494-5.
  4. ^ a b c d e f (EN) Ameiurus melas, su FishBase. URL consultato il 20/04/2024.
  5. ^ Introductions of Ameiurus melas, su fishbase.de. URL consultato il 21/04/2024.
  6. ^ a b c d e f g Stefano Porcellotti, Pesci d'Italia, Ittiofauna delle acque dolci, Edizioni PLAN, 2005.
  7. ^ a b Kottelat M., Freyhof J., Handbook of European Freshwater Fishes, Cornol (CH), Publications Kottelat, 2007, ISBN 88-7021-299-8.
  8. ^ Food items reported for Ameiurus melas, su fishbase.de. URL consultato il 22/04/2024.
  9. ^ BIOLOGIA RIPRODUTTIVA ED ECOLOGIA DELLE POPOLAZIONI DI PESCE GATTO (Ictalurus melas) NEL LAGO DI VARESE (PDF), su dbsv.uninsubria.it. URL consultato il 22/04/2024.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Stefano Porcellotti, Pesci d'Italia, Ittiofauna delle acque dolci Edizioni PLAN 2005
  • Zerunian S. Condannati all'estinzione? Biodiversità, biologia, minacce e strategie di conservazione dei Pesci d'acqua dolce indigeni in Italia, Edagricole 2002
  • Bruno S., Maugeri S. Pesci d'acqua dolce, atlante d'Europa, Mondadori 1992
  • Kottelat M., Freyhof J. Handbook of European Freshwater Fishes, Publications Kottelat, Cornol (CH), 2007

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