Provincia di Terra di Lavoro (1860-1927)

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Provincia di Terra di Lavoro[1]
Provincia di Terra di Lavoro (1860-1927)
La provincia di Terra di Lavoro all'interno del Regno d'Italia
Informazioni generali
CapoluogoCaserta
Dipendente daBandiera dell'Italia Regno d'Italia
Suddiviso in5 circondari
41 mandamenti
192 comuni
Evoluzione storica
Inizio1860
CausaOccupazione garibaldina e annessione al Regno di Sardegna
Fine1927
CausaRegio Decreto Legislativo n. 1 del 2 gennaio 1927
Preceduto da Succeduto da
Provincia di Terra di Lavoro Province di Caserta[N 1],
Frosinone,
Latina,[N 2],
Napoli.
Cartografia

La provincia di Terra di Lavoro è stata una provincia del Regno d'Italia, con capoluogo Caserta.[1]

Ente erede dell'omonima provincia del Regno delle Due Sicilie, dopo il 1860 continuò a costituire un'unità amministrativa di primo livello anche nel nuovo Stato unitario, finché nel 1927 fu soppressa per volontà del regime fascista.[2]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La nascita del Regno d'Italia e la creazione[modifica | modifica wikitesto]

La provincia fu interessata dalla riorganizzazione amministrativa dell'area che accompagnò l'annessione allo Stato unitario: in particolare, vari rivolgimenti furono dovuti alla creazione ex novo della provincia di Benevento. I comuni del Vallo di Lauro e del Baianese furono trasferiti alla provincia di Avellino, nel 1863, poi, l'alta valle del Volturno (che, tra gli altri, include il comune di Venafro) fu scorporata dalla provincia per entrare a far parte della provincia di Campobasso, infine, i comuni della valle Caudina e della valle Telesina afferenti alla provincia (Airola, Amorosi, Arpaia, Cerreto Sannita, Dugenta, Frasso Telesino, Sant'Agata de' Goti, Solopaca) passarono direttamente alla neonata provincia di Benevento.

Il governo Mussolini e la soppressione[modifica | modifica wikitesto]

Ultimo avviso d'asta della Provincia di Terra di Lavoro pubblicato il 16 novembre del 1926 sulla Gazzetta ufficiale, prima della soppressione avvenuta il 2 gennaio 1927.[3]

Durante il ventennio fascista nel 1927, nel quadro di un generale riordinamento delle circoscrizioni provinciali secondo i voleri del regime fascista, si decise di procedere alla soppressione della provincia, il cui territorio fu diviso tra le province confinanti con particolare riguardo verso quella di Napoli.[4] La scelta del governo fu accolta con incredulità e scontento da parte della popolazione locale per un'unità amministrativa storica che all'epoca era tra le più estese del regno (192 comuni, 5.258 km² di territorio e una popolazione di 868.000 abitanti). La decisione fu sicuramente impopolare e ritenuta penalizzante da ampi strati della popolazione, che tuttavia la subì in silenzio.

Benito Mussolini, con un telegramma al prefetto di Caserta, motivò che tale scelta era dettata dalla precisa volontà di dare a Napoli il necessario respiro territoriale,[5][6] spiegando che la Terra di Lavoro era “un'assurda eredità medievale”, per cui Caserta, sviluppatasi attorno alla reggia borbonica, per sua natura e vocazione doveva esercitare il ruolo della Versailles di Napoli.[7] Napoli era in effetti la penultima provincia del Regno per estensione territoriale; ma l'idea di farne una città di respiro mediterraneo si dimostrò sin dal primo momento un progetto solo ed esclusivamente propagandistico del regime, che non sortì alcun effetto sulla città.[8]

All'atto della soppressione della provincia di Terra di Lavoro, i suoi 192 comuni furono così ripartiti:

La provincia di Latina[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Provincia di Latina.

Nel 1932 fu inaugurata, in Agro Pontino in provincia di Roma, la città di Littoria (l'attuale Latina), resa comune nel 1933. Nel 1934 fu istituita una nuova provincia con capoluogo Littoria, città simbolo delle bonifiche fasciste: al nuovo ente passarono tutti i comuni che la provincia di Terra di Lavoro aveva ceduto a Roma nel 1927,[N 11] compreso dunque il comune insulare di Ponza: alla nuova provincia passò anche Ventotene, in precedenza in provincia di Napoli, riunendo così i due comuni delle Isole Ponziane all'interno di un'unica provincia.

La costituzione della "provincia di Caserta"[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Provincia di Caserta.

Dopo la seconda guerra mondiale, con decreto luogotenenziale 11 giugno 1945, n. 373[10] il governo Bonomi ricostituiva l'attuale provincia di Caserta, benché su basi ridotte rispetto alla storica provincia di Terra di Lavoro: all'incirca la metà, sia per numero di comuni, sia per estensione.

La provincia fu ricostituita con pressoché l'intera metà meridionale della provincia di Terra di Lavoro;[N 12] essa riottenne 100 comuni:

  • tutti i comuni dell'ex-circondario di Caserta, ceduti a Napoli;[N 13]
  • tutti i 23 comuni dell'ex-circondario di Piedimonte d'Alife, ceduti a Benevento e Campobasso;
  • 8 dei 9 comuni dell'ex-circondario di Gaeta che erano passati a Napoli.[N 14]

Rimasero dunque inalterate le province di Frosinone e di Littoria, capoluogo che di lì a poco fu ribattezzato "Latina".

Quando nel 1970 furono istituite le regioni in applicazione del titolo V della costituzione repubblicana, le province di Latina e di Frosinone rientrarono nel Lazio, mentre la provincia di Caserta nella Campania.

Il territorio[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Terra di Lavoro.

All'indomani dell'unità d'Italia, la provincia di Terra di Lavoro era una delle più vaste del regno.[11][12] Il territorio della provincia si estendeva in tre regioni storico-geografiche: comprendeva parte del Lazio propriamente detto[13], della Campania e del Sannio. In rapporto ai confini delle province attuali, essa comprendeva l'intero territorio della provincia di Caserta, la metà meridionale delle due province di Frosinone e Latina, e l'area nolana nella città metropolitana di Napoli. Immediatamente dopo l'unità, poi, ne furono distaccati comuni oggi nelle province di Benevento, Avellino ed Isernia.

I centri principali della provincia erano, oltre al capoluogo Caserta, Aversa, Capua e Santa Maria Capua Vetere, San Germano (ribattezzata Cassino nel 1863), Formia (nata nel 1862 dall'unione dei comuni di Castellone e Mola di Gaeta), Gaeta, Minturno, Castelforte, Santi Cosma e Damiano, Ausonia, Spigno Saturnia, Sora, Isola del Liri, Fondi, Nola, Teano, Sessa Aurunca e Venafro, nonché, per importanza storica, Aquino, Arpino (città natale di Cicerone) e Roccasecca (che si contende con la stessa Aquino i natali di San Tommaso). Faceva parte della provincia, inoltre, il comune insulare di Ponza e Ventotene.

Suddivisione amministrativa[modifica | modifica wikitesto]

A seguito dell'unità d'Italia, la suddivisione in circondari fu estesa a tutte le province del nuovo regno. Così nel 1860 la provincia di Terra di Lavoro venne suddivisa in quarantuno mandamenti raggruppati in cinque circondari:

Simboli[modifica | modifica wikitesto]

Cornucopia

Il simbolo con cui storicamente è stata designata la Terra di Lavoro è costituito da due cornucopie, allegoria di abbondanza ma anche di benessere economico e sociale. Il termine deriva da cornu copia, ovvero corno dell'abbondanza. Attualmente sono presenti negli stemmi della provincia di Frosinone e provincia di Caserta.

Nel 1928, allorché fu istituita la provincia di Frosinone, nell'araldo vennero recuperati come simboli della soppressa provincia di Terra di Lavoro le cornucopie, a significare l'inserimento del circondario di Sora nel territorio della nuova provincia. Nello stemma sono poste su sfondo azzurro, ai piedi di un leone dorato con in mano un gladio (tratto dallo stemma della città di Frosinone).

Nel 1951, quando fu ricostituita la provincia di Caserta, per designarne il territorio venne adottato il gonfalone di Terra di Lavoro: oggi consiste in due cornucopie su sfondo azzurro ricolme una di spighe di grano, l'altra di frutti vari, unite alla base dal cerchio di una corona dorata.

Amministrazione[modifica | modifica wikitesto]

Elenco dei presidenti[modifica | modifica wikitesto]

Periodo Presidente Partito Carica Note
1861 1868 Giuseppe Polsinelli Presidente [14]
1868 1869 Giacomo Coppola Presidente [14]
1869 1870 Raffaele Cuccari Presidente [14]
1870 1875 Pasquale Pelagalli Presidente [14]
1875 1877 Salvatore Pizzi Presidente [14]
1878 1884 Angelo Incagnoli Presidente [14]
1884 1889 Francesco De Renzis Presidente [14]
1889 1895 Giuseppe De Simone Presidente [14]
1895 1896 Lorenzo Zarone Presidente [14]
1896 1897 Nicola Ventriglia Presidente [14]
1898 1900 Angelo Abatemarco Presidente [14]
1900 1901 Francesco Montagna Presidente [14]
1901 1903 Nicola Ventriglia Presidente [14]
1903 1904 Pietro Rosano Presidente [14]
1904 1906 Federigo Grossi Presidente [14]
1906 1907 Carlo Schanzer Presidente [14]
1907 1908 Francescantonio Visocchi Presidente [14]
1908 1916 Benedetto Nicoletti Presidente [14]
1916 1920 Orazio Visocchi Presidente [14]
1920 1921 Giuseppe Petella Presidente [14]
1921 1925 Gaetano Caporaso Presidente [14]
1925 1927 Gerardo Gerardi
Vincenzo Casaburi
Gioacchino Della Pietra
Tito Ingarrica
Presidenti della
Commissione Reale[15]
[14]

Note[modifica | modifica wikitesto]

Note esplicative[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Dal 1945.
  2. ^ Dal 1934.
  3. ^ I 70 comuni del circondario di Caserta pre-1926 erano: Arienzo, Aversa, Baia e Latina, Bellona, Caianello, Calvi Risorta, Camigliano, Cancello ed Arnone, Capodrise, Capua, Carinaro, Casagiove, Casal di Principe, Casaluce, Casapulla, Caserta, Castel di Sasso, Castel Morrone, Castel Volturno, Cervino, Cesa, Curti, Formicola, Frignano Maggiore, Frignano Minore, Galluccio, Giano Vetusto, Grazzanise, Gricignano di Aversa, Liberi, Lusciano e Ducenta, Macerata di Marcianise, Maddaloni, Marcianise, Mignano, Orta di Atella, Parete, Pastorano, Pietramelara, Pietravairano, Pignataro Maggiore, Pontelatone, Portico di Caserta, Presenzano, Recale, Riardo, Rocca d'Evandro, Roccaromana, Rocchetta e Croce, San Cipriano d'Aversa, San Felice a Cancello, San Leucio, San Marcellino, San Marco Evangelista, San Nicola la Strada, San Pietro Infine, San Prisco, Santa Maria a Vico, Santa Maria Capua Vetere, Santa Maria la Fossa, San Tammaro, Sparanise, Succivo, Teano, Teverola, Trentola, Vairano Patenora, Valle di Maddaloni, Vico di Pantano, Vitulazio.
  4. ^ Acerra, Brusciano, Camposano, Carbonara di Nola, Casamarciano, Castello di Cisterna, Cicciano, Cimitile, Comiziano, Liveri, Mariglianella, Marigliano, Nola, Palma Campania, Roccarainola, San Gennaro, San Paolo Bel Sito, San Vitaliano, Saviano, Scisciano, Striano, Tufino, Visciano.
  5. ^ 16 comuni: Ailano, Alife, Alvignano, Caiazzo, Castel Campagnano, Castello di Alife, Dragoni, Gioia Sannitica, Piana di Caiazzo, Piedimonte d'Alife, Raviscanina, Ruviano, San Gregorio, San Potito Sannitico, Sant'Angelo d'Alife, Valle Agricola.
  6. ^ 7 comuni: Capriati a Volturno, Ciorlano, Fontegreca, Gallo, Letino, Prata Sannita, Pratella.
  7. ^ Acquafondata, Alvito, Aquino, Arce, Arpino, Atina, Belmonte Castello, Brocco, Campoli Appennino, Casalattico, Casalvieri, Cassino, Castelliri, Castrocielo, Cervaro, Colfelice, Colle San Magno, Fontana Liri, Fontechiari, Isola del Liri, Pescosolido, Picinisco, Piedimonte San Germano, Pignataro Interamna, Pontecorvo, Rocca d'Arce, Roccasecca, San Biagio Saracinisco, San Donato Val di Comino, Sant'Ambrogio sul Garigliano, Sant'Elia Fiumerapido, Santopadre, San Vittore del Lazio, Settefrati, Sora, Terelle, Vallerotonda, Vicalvi, Villa Latina, Villa Santa Lucia, Viticuso.
  8. ^ 15 comuni: Campodimele, Castelforte, Castellonorato, Elena, Fondi, Formia, Gaeta, Itri, Lenola, Maranola, Minturno, Monte San Biagio, Santi Cosma e Damiano, Sperlonga, Spigno Saturnia.
  9. ^ 11 comuni: Ausonia, Castelnuovo Parano, Coreno Ausonio, Esperia, Pastena, Pico, San Giorgio a Liri, San Giovanni Incarico, Sant'Andrea di Vallefredda, Sant'Apollinare, Vallefredda.
  10. ^ 9 comuni: Carinola, Conca della Campania, Francolise, Marzano Appio, Mondragone, Ponza, Roccamonfina, Sessa Aurunca, Tora e Piccilli.
  11. ^ Calati da 15 a 12: il comune di Elena era stato riunito con Gaeta già nel febbraio 1927; Castellonorato e Maranola erano stati uniti a Formia nel 1928.
  12. ^ Ad eccezione dei 23 comuni dell'ex-circondario di Nola, che rimasero in provincia di Napoli.
  13. ^ Calati da 70 a 69: il comune di San Leucio era stato unito a Caserta nel 1928.
  14. ^ Con la sola eccezione di Ponza, nel 1934 passata da Napoli alla nuova provincia di Littoria.

Fonti e riferimenti[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Anche in contesti ufficiali, vigeva pure la denominazione alternativa di provincia di Caserta.
  2. ^ R.D.L. 2 gennaio 1927, n. 1 - Riordinamento delle circoscrizioni provinciali
  3. ^ Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia N. 264 del 16 Novembre 1926, Tipografia Stabilimento Poligrafico Dello Stato, Roma, su augusto.agid.gov.it. URL consultato il 20 dicembre 2015 (archiviato dall'url originale il 31 ottobre 2016).
  4. ^ Gazzetta ufficiale del Regno d'Italia. N. 7 dell'11 gennaio 1927; pag. 95; n. di pubblicazione atto: 50.
  5. ^ Costantino Jadecola, Nascita di una provincia, Roccasecca, Le Tre Torri, 2003, ISBN non esistente.
  6. ^ Giuseppe Capobianco, Dal fascismo alla repubblica in Terra di Lavoro, in Felice Corvese e Giuseppe Tescione (a cura di), Per una storia di Caserta dal medioevo all'età contemporanea, Napoli, Edizioni Athena, 1993, pp. 230-231, ISBN non esistente.
  7. ^ Pantaleone Sergi L'istituzione delle 17 Province del Littorio. Tra consenso forzato e consenso immaginato - Mugugni, dissensi e disciplina, capitolo 6 pagina 188.
  8. ^ Giordano, Natale e Caprio, p. 26.
  9. ^ a b c d Disciolto e aggregato al circondario di Caserta nel 1926.
  10. ^ Decreto legislativo luogotenenziale 11 giugno 1945, n. 373, in materia di "Ricostruzione della provincia di Caserta."
  11. ^ Le industrie nell’alta Terra di Lavoro prima e dopo l’unificazione di Ferdinando Corradini[collegamento interrotto]
  12. ^ Terra di Lavoro, Giovanni Barba Archiviato il 7 luglio 2015 in Internet Archive.
  13. ^ Voce "Latĭum", in F. Cherubini, Vocabolario Latino-Italiano, Milano, 1825.
  14. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v Alberto Perconte Licatese, I Presidenti della Provincia di Terra di Lavoro, dall’Unità nazionale (1861) alla soppressione (1927) [collegamento interrotto], su albertoperconte.it. URL consultato il 24 marzo 2019.
  15. ^ Commissione Reale per la liquidazione dell'Amministrazione provinciale di Terra di Lavoro.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]