Casagiove

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Casagiove
comune
Casagiove – Stemma
Casagiove – Bandiera
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione Campania
Provincia Caserta
Amministrazione
SindacoGiuseppe Vozza (Casagiove coraggiosa) dal 22-9-2020
Territorio
Coordinate41°04′32.52″N 14°18′30.96″E / 41.0757°N 14.3086°E41.0757; 14.3086 (Casagiove)
Altitudine55 m s.l.m.
Superficie6,36 km²
Abitanti12 970[1] (31-7-2023)
Densità2 039,31 ab./km²
Comuni confinantiCasapulla, Caserta, Macerata Campania, Recale, San Nicola la Strada, San Prisco
Altre informazioni
Cod. postale81022
Prefisso0823
Fuso orarioUTC+1
Codice ISTAT061018
Cod. catastaleB860
TargaCE
Cl. sismicazona 2 (sismicità media)[2]
Cl. climaticazona C, 942 GG[3]
Nome abitanticasagiovesi
Patronosan Michele
Giorno festivo29 settembre
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Casagiove
Casagiove
Casagiove – Mappa
Casagiove – Mappa
Posizione del comune di Casagiove nella provincia di Caserta
Sito istituzionale

Casagiove è un comune italiano di 12 970 abitanti della provincia di Caserta in Campania, attiguo al capoluogo e parte integrante della vasta conurbazione che unisce numerosi comuni lungo l'asse della via Appia, da Maddaloni a Capua passando per Caserta.

Origini del nome[modifica | modifica wikitesto]

Fino al 1810 aveva il nome di "Casanova" ma, quando fu unito alla villa di Coccagna, assunse il nome di Comune di Casanova e Coccagna. Il primo sindaco del Comune di Casanova e Coccagna fu Michele Fusco, appartenente ad una delle maggiori famiglie benestanti di Casanova. Dal 1807 al 1809 la villa di Coccagna era stata aggregata al Comune di Recale (insieme a Portico e Masserie, ovvero l'attuale San Marco Evangelista). In realtà a detenere il potere fu sempre il casale di Casanova e Coccagna ne dovette in più occasioni subire le decisioni.

Il cambiamento del nome della città in Casagiove avvenne con Regio Decreto numero 695 del 17 febbraio del 1872 e fu dovuto alla circostanza che molti membri del Consiglio comunale ritenevano che in passato nella zona ci fosse stato un tempio dedicato a Giove. Tale credenza, da altri considerata errata, è stata confermata dal ritrovamento nel 1997 del tempio sui Monti Tifatini, anche grazie al sig. Mario Rivetti che rinvenne tre targhe in bronzo di epoca romana, in seguito consegnate all'autorità territoriale. Dopo il ritrovamento delle targhe venne assegnata la campagna di scavo all'archeologa Valeria Sampaolo. Si può ammirare ciò che rimane del tempio sul Monte Tifata a quota 526, attualmente territorio del Comune di San Prisco. Già la Tabula Peutingeriana (copia medievale di un antico stradario del III secolo d.C.) riportava sui Monti Tifatini il simbolo del tempio con l'iscrizione: Iovis Tifatinus (Giove Tifatino), presumibilmente il nome non si riferiva al tempio dedicato al padre degli dei ma ad un'ara della "Venere Giovia".

Storia[modifica | modifica wikitesto]

In seguito al ritrovamento di reperti della civiltà sannitica, si è fissata quale datazione convenzionale dei primi insediamenti umani sull'odierno territorio casagiovese, attorno al 400-300 avanti Cristo.

Il più antico documento della storia di Casanova da noi conosciuto risale al 969 d.C. e riguarda la concessione del vescovo Alderico della fondazione della chiesa di S. Croce nella località «ad Casanoba»[4].

In una pergamena longobarda del 1073 troviamo citato il toponimo «Ad Casanoba»[5],

Successivamente il nome di Casanova compare nella Bolla di Senne del 1113, nella quale la medesima chiesa di S. Croce passò dalla diocesi di Capua a quella di Caserta[6]

Il feudo di Casanova compare già negli anni 1272-1273 posseduto per metà da «Philippi de Villacublay» (o anche Villescoublain), che lo dona quale dote alla figlia «Isabelle» in occasione del matrimonio con «Simone de Mariaco mil.»[7].

In un documento del 1327 compare il feudo di Casanova, che aveva un rapporto di vassallaggio di Giannotto Cacapece di Napoli verso il conte di Caserta. I procuratori nominati da Oddolina «de Claromonte», contessa di Caserta e di Montalto, e da Marino «de Diano», fanno l’inventario dei beni spettanti al pupillo Francesco «de Larath» (della Ratta)[8].

L’Ughelli afferma che nel 1311 in Casanova fu consacrata la chiesa parrocchiale di San Michele Arcangelo in seguito all’istanza di Galganza (o Galgana), badessa del monastero di San Giovanni di Capua da Federico, vescovo di Calvi, e Tommaso, vescovo di Caiazzo[9].

Il nobile Carlo de Valle, abitante nella villa di Casanova, nelle pertinenze di Capua, in occasione del suo testamento nel 1378, fra le altre disposizioni, lasciò al Monastero di Montevergine i suoi beni burgensatici, facendo obbligo al Monastero di corrispondergli le annualità derivanti dai medesimi, durante la sua vita, e col patto che il suo cadavere fosse trasportato a Monte Vergine e che se egli durante la sua vita non avesse potuto pagare 6 once d’oro alla figlia Giovanna, gliele avrebbe dovuto corrispondere il Monastero. I beni interessati erano: «una casa con corte, bottega e palmento nella villa di Casanova.»[10],

Il successivo sviluppo della realtà civica casagiovese si verificò dopo la nascita del villaggio limitrofo di Torre, attuale Caserta, tra il XVI e il XVII secolo. Infatti una grande espansione demografica si verificò in seguito all'avvio dei lavori della Reggia di Caserta, iniziata nell'anno 1752.

Poiché furono molti coloro che impegnati nei lavori del grandioso progetto Borbonico, tanta parte si stabilì con le loro famiglie sul territorio casagiovese.

Nel 1806, dopo l'abolizione della feudalità Casanova divenne Comune e nel 1807 fu nominato sindaco Liborio Menditto[11].

Il primo sindaco di Casanova e Coccagna nel 1810 fu Michele Fusco, appartenente ad un'importante famiglia benestante[12].

Durante il Fascismo, con il Regio Decreto emesso il 2 gennaio 1927 (n.1) ci fu la soppressione della Provincia di Terra di Lavoro e con il Regio Decreto emesso nel maggio 1928 (n.1177) il comune di Casagiove fu soppresso e retrocesso a semplice borgata aggregata al Comune di Caserta.

Con il decreto n. 436 del 31 ottobre 1946, firmato dal Capo Provvisorio dello Stato Italiano, Enrico De Nicola, Casagiove riacquistò la propria autonomia comunale; con decreto prefettizio n. 2905 del 25 marzo 1947 fu nominato commissario straordinario il Cav. Antonio Santoro.

In seguito alle prime elezioni amministrative datate 24 e 25 maggio 1947, in data 9 giugno 1947 il Consiglio Comunale neoeletto nominò sindaco il Cav. Michele Santoro.

Simboli[modifica | modifica wikitesto]

Lo stemma e il gonfalone sono stati approvati con delibera del consiglio comunale del 20 aprile 2017[13] e concessi con decreto del presidente della Repubblica dell'11 settembre 2017.

Lo stemma fa riferimento al toponimo: vi è rappresentato un tempietto di argento, privo di frontone, ornato da quattro colonne, con i battenti della porta semiaperta di rosso, lo spiraglio di nero; il tempietto è posto sulla sommità di una collina di verde e sostiene un'aquila d'oro con le ali aperte e con la testa rivolta verso un braccio di carnagione, movente dal fianco sinistro dello scudo e impugnante quattro doppi fulmini d'oro. Lo scudo è sormontato dalla corona di Città.

In precedenza, il 22 febbraio 1955, era stata presentata la richiesta di concessione di uno stemma già in uso al comune e non dissimile da quello attuale, ma l'iter di approvazione non era giunto a conclusione.

Il gonfalone è un drappo partito di giallo e di rosso.

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Titolo di Città - nastrino per uniforme ordinaria
«Decreto del Presidente della Repubblica[14]»
— 1º agosto 2003

Monumenti e luoghi d'interesse[modifica | modifica wikitesto]

Architetture religiose[modifica | modifica wikitesto]

  • Chiesa di San Michele Arcangelo già nel 1113 la chiesa viene menzionata nella Bolla di Sennete, ma di proprietà del Monastero di S. Giovanni delle Monache di Capua, veniva donata in seguito agli abitanti del posto.
  • Chiesa di San Francesco di Paola (1650 circa): luogo di sepoltura dell'insigne architetto Luigi Vanvitelli;
  • Chiesa di S.Vincenzo de' Paoli, eretta agli inizi dell'800 per volontà dei casagiovesi accanto a quella del Patrono S. Michele. Considerata la devozione che gli abitanti hanno per lui, S.Vincenzo de' Paoli è diventato compatrono della cittadina.
  • Santa Maria della Vittoria: sita in Coccagna, detta localmente Cuccagna, fu eretta dalla famiglia Faenza e successivamente restaurata a favore degli abitanti del luogo dalla famiglia Paternò i cui membri erano i vecchi feudatari (i Paternò sono fra l'altro Conti di Montecupo - "seu Casanova")[15].
  • Cappella di Montecupo: eretta agli inizi del '600 dalla famiglia Santorio proprietaria del fondo per volontà di Paolo Emilio Santorio Vescovo di Urbino.
  • Cappella di S. Carlo: costruita a partire dal 1632[16].
  • La chiesa di Santa Croce antica, costruita nell'anno 969, di gran lunga il più antico edificio presente nel territorio comunale.
  • La chiesa di Santa Croce nuova, eretta intorno al 1680, attigua al vecchio quartiere militare borbonico.
  • La chiesa di sant'Antonio, eretta nei primi anni del diciannovesimo secolo.

Architetture civili[modifica | modifica wikitesto]

  • Ex Caserma De Martino. La caserma sorge sull'antico ospedale voluto da Carlo di Borbone per accogliere gli operai e quanti lavoravano alla costruzione della Reggia di Caserta; fu poi destinata da re Ferdinando II a caserma, ma subì nel corso dei secoli numerosi cambiamenti. Sede del primo distretto militare delle province di Caserta e Benevento, sede del XI Reggimento Bersaglieri, e nel primo conflitto campo di prigionia per ufficiali austro-ungarici. Negli anni venti fu sede della Scuola Allievi Sottufficiali e più tardi per Ufficiali. I locali che sono stati restaurati, sono utilizzati per sfilate di moda ed altre manifestazioni.
  • Ospedale Militare. Realizzato sfruttando gli antichi locali del Convento dei Minimi, interessante la scala realizzata dall'Ingegner Miraglia; presenta per la maggior parte uno stato di completo abbandono. Recentemente la struttura è stata parzialmente demolita.
  • Palazzetto dello Sport sito nei pressi dell'area mercato.
  • Palazzo Iadicicco

Quartiere Militare Borbonico[modifica | modifica wikitesto]

Il Quartiere Militare Borbonico deve la sua realizzazione al Re Ferdinando II, in realtà il sovrano sfruttò i locali del vecchio ospedale, e l'acquisto di casamenti confinanti. Re Carlo di Borbone aveva deciso di destinare ad uso di ospedale per accogliere coloro che si ammalavano durante i lavori di costruzione della Reggia di Caserta. In quell'occasione furono realizzate anche corsie diverse per tenere separati gli schiavi musulmani dai liberi operai cristiani, per i quali venne messa a disposizione una cappella dedicata alla Madonna del Rosario poi inglobata nell'odierna struttura della Chiesa di Santa Croce nuova. L'Ospedale cadde poi in disuso tanto da essere definito nei documenti un'abiura di belve. Nel 1985 fu rilevato dal Comune di Casagiove e presso tale sito è in corso un progetto di recupero strutturale denominato “laltrareggia”.

Società[modifica | modifica wikitesto]

Evoluzione demografica[modifica | modifica wikitesto]

Abitanti censiti[17]

Etnie e minoranze straniere[modifica | modifica wikitesto]

Secondo i dati ISTAT[18] al 31 dicembre 2018 la popolazione straniera residente era di 720 persone (su un totale di 13 588 abitanti). Le nazionalità maggiormente rappresentate in base alla loro percentuale sul totale della popolazione residente erano:

Infrastrutture e trasporti[modifica | modifica wikitesto]

Strade[modifica | modifica wikitesto]

Casagiove è collegata alla rete autostradale tramite il casello Caserta nord dell'Autostrada A1 Milano-Napoli, il quale nonostante la denominazione è interamente sul territorio comunale casagiovese.

Strade provinciali[modifica | modifica wikitesto]

  • Strada provinciale 208 Ponteselice
  • Strada provinciale 213 Caserta - Castel Morrone

Variante di Caserta[modifica | modifica wikitesto]

Nel 2008 è stata inaugurata tra la Strada statale 265 dei Ponti della Valle e la Strada statale 7 Via Appia classificata dall'ANAS, che la gestisce interamente, come Strada statale 700 della Reggia di Caserta. Nel territorio è presente un'uscita utilizzata oltre che per i collegamenti locali anche come via di attraversamento per arrivare al casello autostradale.

Mobilità extraurbana[modifica | modifica wikitesto]

Nel comune è presente nei pressi del casello autostradale un importante fermata autobus utilizzata dai mezzi a lunga percorrenza nazionali.

Amministrazione[modifica | modifica wikitesto]

Periodo Primo cittadino Partito Carica Note
1988 1993 Mario Melone Democrazia Cristiana Sindaco
1993 1997 Giuseppe Vozza Lista civica di centro-sinistra Sindaco
1997 2001 Giuseppe Vozza Lista civica di centro-sinistra Sindaco
2001 2006 Vincenzo Melone Forza Italia Sindaco
2006 2011 Vincenzo Melone Forza Italia-PdL Sindaco
2011 2016 Elpidio Russo Lista civica Sindaco
2016 2020 Roberto Corsale Lista civica Sindaco
2020 in carica Giuseppe Vozza Lista civica di centro-sinistra Sindaco

Sport[modifica | modifica wikitesto]

Ha sede nel comune la società di calcio A.S.D. Hermes F.C. Casagiove, fondata nel 1983.

Persone degne di nota[modifica | modifica wikitesto]

A Casagiove nacquero i fratelli De Rege, Guido, detto Bebè, il 25 gennaio 1891 e Giorgio, detto Ciccio, il 19 agosto 1894. Furono un popolare duo comico attivo fra gli anni 30 e gli anni 40 del Novecento.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Bilancio demografico mensile anno 2023 (dati provvisori), su demo.istat.it, ISTAT.
  2. ^ Classificazione sismica (XLS), su rischi.protezionecivile.gov.it.
  3. ^ Tabella dei gradi/giorno dei Comuni italiani raggruppati per Regione e Provincia (PDF), in Legge 26 agosto 1993, n. 412, allegato A, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile, 1º marzo 2011, p. 151. URL consultato il 25 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2017).
  4. ^ Regii Neapolitani Archivi Monumenta, vol. I, parte II, Napoli, 1847, p. 155.
  5. ^ G. Gaetani, Regesta Chartarum. Regesto delle pergamene dell’Archivio Caetani, vol. I, Perugia, 1922, p. 10; L. Russo, Casagiove olim Casanova e Coccagna. Studi e ricerche, Napoli, 2021, p. 16.
  6. ^ M. Monaco Sanctuarium Capuanum, Napoli,1830,pp. 585-59; C. Esperti, Memorie ecclesiastiche della città di Caserta Villa Reale, Napoli, 1775, pp. 196-201; G.B. Spinelli, La Bolla di Senne,Caserta, 1996; Id., La Bolla di Senne e l'origine della diocesi di Caserta, <<Rivista storica del Sannio>>, III serie, anno VIII, I sem. 2001, pp. 291-302; Bulla Sennetis Episcopio Casertani: Diocesi di Caserta 1113-2013, atti della giornata di studi per il 900º anniversario della Bolla di Senne, a cura di D. Caiazza e P. Di Lorenzo, Dragoni, 2013..
  7. ^ I registri della cancelleria angioina ricostruiti da Riccardo Filangieri e gli archivisti napoletani, X, Napoli, 1957, p. 120; L. Russo, Casagiove olim Casanova e Coccagna. Studi e ricerche, Napoli, 2021, pp. 20-21.
  8. ^ G. Gaetani, Regesta Chartarum. Regesto delle pergamene dell’Archivio Caetani, vol. II, San Casciano – Val di Pesa,, 1927, p. 23; L. Russo, Casagiove olim Casanova e Coccagna. Studi e ricerche, Napoli, 2021, p. 21.
  9. ^ F. Ughelli, Italia sacra sive de episcopis italiae etalia insularum adiacentium, tomo VI, Roma, 1720, p. 449.
  10. ^ L. Russo, Casagiove olim Casanova e Coccagna. Studi e ricerche, Napoli, 2021.
  11. ^ L. Russo, Affari comunali del Comune di Casanova e Coccagna nel "Decennio francese" (1806-15), in Rivista di Terra di Lavoro, n. 3 (2006), p. 75;.
  12. ^ L. Russo, Affari comunali di Casanova e Coccagna nel “Decennio francese”, cit.; Id., Casagiove olim Casanova e Coccagna. Studi e ricerche, Napoli, 2019..
  13. ^ Deliberazione del consiglio comunale n. 17 del 20.04.2017. Stemma e gonfalone del Comune di Casagiove. Richiesta di concessione al Consiglio dei Ministri (PDF).
  14. ^ Presidenza della Repubblica, D.P.R. di concessione del 1° agosto 2003 (PDF).
  15. ^ L. Russo, Casagoive olim Casanova e Coccagna. Studi e ricerche, Napoli, 20149, p. 152..
  16. ^ L. Russo, Casagiove olim Casanova e Coccagna. Studi e ricerche, Napoli, 2019, pp. 27-28.
  17. ^ Statistiche I.Stat - ISTAT;  URL consultato in data 28-12-2012.
  18. ^ Statistiche demografiche ISTAT

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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