Carbonara di Nola

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Carbonara di Nola
comune
Carbonara di Nola – Stemma
Carbonara di Nola – Bandiera
Localizzazione
StatoItalia Italia
Regione Campania
Città metropolitana Napoli
Amministrazione
SindacoAntonio Iannicelli (Uniti per Carbonara di Nola) dal 26-5-2019
Territorio
Coordinate40°53′N 14°35′E / 40.883333°N 14.583333°E40.883333; 14.583333 (Carbonara di Nola)
Altitudine174 m s.l.m.
Superficie3,65 km²
Abitanti2 455[1] (31-7-2022)
Densità672,6 ab./km²
FrazioniBattaglia
Comuni confinantiDomicella (AV), Lauro (AV), Liveri, Palma Campania
Altre informazioni
Cod. postale80030
Prefisso081
Fuso orarioUTC+1
Codice ISTAT063015
Cod. catastaleB740
TargaNA
Cl. sismicazona 2 (sismicità media)[2]
Cl. climaticazona C, 1 256 GG[3]
Nome abitanticarbonaresi
Patronosanti Cosma e Damiano
Giorno festivo26 settembre
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Carbonara di Nola
Carbonara di Nola
Carbonara di Nola – Mappa
Carbonara di Nola – Mappa
Posizione del comune di Carbonara di Nola nella città metropolitana di Napoli
Sito istituzionale

Carbonara di Nola è un comune italiano di 2 455 abitanti[1] della città metropolitana di Napoli in Campania.

Geografia fisica[modifica | modifica wikitesto]

È situato a circa 31 chilometri ad est di Napoli e si trova a circa 170 m s.l.m. alle falde del monte Saro. Segna il confine con la provincia di Avellino e costituisce un unico agglomerato urbano con il vicino comune di Domicella.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Le origini di Carbonara vanno sicuramente cercate al tempo dell’antica Roma, come testimoniano i numerosi reperti archeologici ritrovati nelle nostre campagne. Con la costruzione delle prime abitazioni si costituì il “casale” che presumibilmente già d’allora prese il nome dalla produzione di carbone. Ma i barbari, che furono attratti dalla mitezza del clima e dalla fertilità del suolo della Campania Felix, piombarono come un fiume in piena e travolsero e distrussero anche la nostra terra. Verso il 570, i Longobardi fondarono il ducato di Benevento, al quale appartenne anche il nostro “casale”. In seguito alla vittoria di Carlo Magno sul Regno Longobardo (774), il ducato di Benevento fu smembrato in due distinti territori: il Principato di Salerno e il Principato di Benevento. La Terra di Palma, di cui Carbonara faceva parte, rientrava nella contea di Sarno che, a sua volta, era territorio del Principato di Salerno. All’inizio del Secolo XI, il “casale” passò sotto il dominio dei Normanni quale suffeudo della Baronia di Palma. I normanni persero il controllo della Baronia ad opera degli Svevi nel XIII sec.. In epoca angioina il suffeudo venne affidato alla moglie di Roberto d’Angiò, e successivamente, divennero signori della “Terra di Palma” gli eredi di Romano de Filiis Ursi: la famiglia Orsini. Nel 1529 l’ultimo erede degli Orsini fu spogliato dei suoi beni, i quali furono venduti a Giacomo della Tolfa, conte di San Valentino. Durante questo periodo alcuni appezzamenti di terreno del casale di Carbonara, furono acquistati da famiglie indigene e forestiere, e furono queste che diedero nome agli attuali rioni di Carbonara: Casa Sorrentino, Casa Rainone, Casa Casalino, Casa Rea, Casa Maio, Casa Carbone. Nel 1581 la Baronia di Palma fu ereditata da Scipione Pignatelli, marchese di Lauro. Intorno al 1615 Carbonara divenne Università, conquistando l’autonomia amministrativa da Palma. In seguito la Baronia, divenne proprietà dei Caracciolo, principi di Marano, ed infine di Giovanni di Salluzzo, principe di Corigliano. Dopo la fine del feudalesimo, nel 1809 Carbonara fu elevato a comune, vedendosi riconosciuta quell’autonomia conquistata circa due secoli prima.

Monumenti e luoghi d'interesse[modifica | modifica wikitesto]

Notevoli, nel centro abitato che conserva i tratti del borgo rurale antico, le chiese della Santissima Annunziata (eretta nel Cinquecento e nel cui interno si può ammirare la bella tavola dipinta da Marco Mele, raffigurante “L'Annunciazione”), di Sant'Anna (del XX secolo). Vi sono solo i resti della chiesa della Beata Vergine dei Sette Dolori (XVIII secolo, danneggiata dal terremoto del 1980).

Una citazione a parte va fatta per la parrocchia dei Santi Medici Cosma e Damiano, un edificio in stile romanico a tre navate, presumibilmente sorto su di un tempio pagano, che, a seguito di numerosi interventi succedutisi nei secoli, ha mantenuto solo il corpo centrale del disegno architettonico originario con annessa la torre campanaria, di origine incerta, simile ad un'antica torre di avvistamento/di segnalazione.

Lungo corso Vittorio Emanuele (strada principale di Carbonara) si trova, infine, il Monumento ai Caduti in guerra, realizzato nel punto in cui sorgeva la Casa dei Fasci di combattimento.

Uno dei palazzi più antichi di Carbonara di Nola è sicuramente il Palazzo Santorelli che appartiene fin dalla sua costruzione all'omonima famiglia che da secoli tramanda quest'ubicato di generazione in generazione.

Società[modifica | modifica wikitesto]

Evoluzione demografica[modifica | modifica wikitesto]

Abitanti censiti[4]

Etnie e minoranze straniere[modifica | modifica wikitesto]

Secondo i dati ISTAT al 31 dicembre 2018 i cittadini stranieri residenti a Carbonara di Nola erano 91, corrispondenti al 3,7% della popolazione. Le nazionalità maggiormente rappresentate erano:[5]

  1. India 43 1,7%
  2. Bangladesh 34 1,3%

Amministrazione[modifica | modifica wikitesto]

Di seguito è presentata una tabella relativa alle amministrazioni che si sono succedute in questo comune.

Periodo Primo cittadino Partito Carica Note
1985- 1999 Aniello Rainone Democrazia Cristiana-PPI Sindaco
1999- 2009 Aniello Rainone Lista civica: (Centrismo) Sindaco
2009- 2014 Anna Carmela Rainone Lista civica Sindaco
2014- 2019 Michele Paradiso Lista civica Sindaco
2019- in carica Antonio Iannicelli Lista civica Sindaco

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Bilancio demografico anno 2022 (dati provvisori), su demo.istat.it.
  2. ^ Classificazione sismica (XLS), su rischi.protezionecivile.gov.it.
  3. ^ Tabella dei gradi/giorno dei Comuni italiani raggruppati per Regione e Provincia (PDF), in Legge 26 agosto 1993, n. 412, allegato A, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile, 1º marzo 2011, p. 151. URL consultato il 25 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2017).
  4. ^ Statistiche I.Stat - ISTAT;  URL consultato in data 28-12-2012.
  5. ^ ISTAT 31 dicembre 2018, su demo.istat.it.

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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