Adolf Hitler: differenze tra le versioni

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Responsabile della morte di milioni di persone, Hitler fu fautore di una politica di discriminazione e sterminio che colpì vari gruppi etnici, politici e sociali ([[Porajmos|etnie romanì]], [[Generalplan Ost|popolazioni slave]], [[Olocausto#Testimoni di Geova|minoranze religiose]], [[Storia degli omosessuali nella Germania nazista e durante l'olocausto|omosessuali]], [[Crimini nazisti contro i prigionieri di guerra sovietici|prigionieri di guerra]], [[Comunismo|comunisti]], oppositori politici, [[Aktion T4|disabili fisici e mentali]]) e in particolar modo gli [[ebrei]]. Segregati sin dal 1933 dalla vita sociale ed economica del Paese, gli ebrei e le altre minoranze furono oggetto dal [[1941]] di un piano d'internamento ed eliminazione totale noto con il nome di "[[Soluzione finale della questione ebraica|Soluzione finale]]", al quale ci si è riferiti sin dall'immediato dopoguerra con il termine di ''Shoah'' od [[Olocausto]]<ref>Il termine "olocausto con riferimento al genocidio degli ebrei è ritenuto non ''[[politicamente corretto]]'' si veda [http://www.olokaustos.org/saggi/saggi/shoah.htm Olocausto, Shoah, memoria]</ref>. La parola [[genocidio]] fu coniata dall'ebreo polacco [[Raphael Lemkin]] in un'opera del 1944 sulle politiche di sterminio naziste<ref>{{cita news|url=http://articles.cnn.com/2008-11-13/world/sbm.lemkin.profile_1_armenian-revolt-genocide-raphael-lemkin?_s=PM:WORLD|pubblicazione=CNN.com|autore=Jennifer Hyde|data=13 novembre 2008|accesso=18 febbraio 2012|titolo=Polish Jew gave his life defining, fighting genocide|lingua=en}}</ref>.
Responsabile della morte di milioni di persone, Hitler fu fautore di una politica di discriminazione e sterminio che colpì vari gruppi etnici, politici e sociali ([[Porajmos|etnie romanì]], [[Generalplan Ost|popolazioni slave]], [[Olocausto#Testimoni di Geova|minoranze religiose]], [[Storia degli omosessuali nella Germania nazista e durante l'olocausto|omosessuali]], [[Crimini nazisti contro i prigionieri di guerra sovietici|prigionieri di guerra]], [[Comunismo|comunisti]], oppositori politici, [[Aktion T4|disabili fisici e mentali]]) e in particolar modo gli [[ebrei]]. Segregati sin dal 1933 dalla vita sociale ed economica del Paese, gli ebrei e le altre minoranze furono oggetto dal [[1941]] di un piano d'internamento ed eliminazione totale noto con il nome di "[[Soluzione finale della questione ebraica|Soluzione finale]]", al quale ci si è riferiti sin dall'immediato dopoguerra con il termine di ''Shoah'' od [[Olocausto]]<ref>Il termine "olocausto con riferimento al genocidio degli ebrei è ritenuto non ''[[politicamente corretto]]'' si veda [http://www.olokaustos.org/saggi/saggi/shoah.htm Olocausto, Shoah, memoria]</ref>. La parola [[genocidio]] fu coniata dall'ebreo polacco [[Raphael Lemkin]] in un'opera del 1944 sulle politiche di sterminio naziste<ref>{{cita news|url=http://articles.cnn.com/2008-11-13/world/sbm.lemkin.profile_1_armenian-revolt-genocide-raphael-lemkin?_s=PM:WORLD|pubblicazione=CNN.com|autore=Jennifer Hyde|data=13 novembre 2008|accesso=18 febbraio 2012|titolo=Polish Jew gave his life defining, fighting genocide|lingua=en}}</ref>.


== Biografia ==
muuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuu!!!!!!!!!!!!!!
=== Infanzia e gioventù ===
[[File:Bundesarchiv Bild 183-1989-0322-506, Adolf Hitler, Kinderbild.jpg|right|thumb|Hitler da bambino]]
Adolf Hitler nacque alle 18.30 circa<ref>[http://www.bunker-kundschafter.de/Obersalzberg5.htm Sezione della Guida - in tedesco - della città di Braunau am Inn]</ref> del 20 aprile [[1889]] a [[Braunau am Inn]], nella "Gasthof Zum Pommern" (in italiano: "Locanda del Pomerano", ancora esistente), nella borgata numero 219, a non molta distanza dal luogo dove Napoleone aveva stabilito nel 1805 un suo quartier generale. La cittadina si trova vicino a [[Linz]] nella regione dell'[[Alta Austria]], allora parte dell'[[Impero austro-ungarico]]<ref>Antistante la casa natale di Hitler è ora posta una lapide che commemora le vittime del nazismo: [http://www.bunker-kundschafter.de/Obersalzberg5.htm Fotografia dell'azienda di Promozione Turistica locale]</ref>. Hitler fu subito battezzato col rito [[Cattolicesimo|cattolico]] nella vicina chiesa. Il padre, Alois, era al suo terzo matrimonio, ed era un impiegato alla dogana austriaca. I genitori di Adolf Hitler erano imparentati fra loro, poiché la madre, [[Klara Hitler|Klara]], era seconda cugina di [[Alois Hitler|Alois]], e aveva 23 anni in meno di lui.

La donna era quasi sempre triste e sottomessa dal marito, e istigava il senso di superiorità del terzogenito. I figli della coppia, in ordine cronologico, furono Gustav, Ida, Adolf, Edmund e Paula. Alla nascita del futuro dittatore, il padre aveva 51 anni e la madre a malapena 28. Hitler aveva due fratellastri, Alois e Angela, frutto del precedente matrimonio del padre con la cuoca d'albergo Franziska Matzelsberger. Alois, condannato più volte per furto e successivamente per [[bigamia (diritto)|bigamia]] ad [[Amburgo]] nel [[1924]], fu sempre ignorato da Hitler, anche dopo che aveva avviato a [[Berlino]], in [[Wittenbergplatz]], un florido locale frequentato dai gerarchi del regime. Per lo storico [[Konrad Heiden]], Angela fu invece l'unica parente con cui Hitler conservò un legame affettuoso sino all'ultimo. Fu sua governante a [[Berchtesgaden]] dal [[1928]], fino a quando non si sposò con un professore di architettura di [[Dresda]], nel [[1936]]. Con la figlia di primo matrimonio della sorellastra, [[Angelika Raubal]], egli intrattenne successivamente una profonda relazione.

Della prima infanzia del futuro dittatore tedesco non si conosce molto. Stanti le testimonianze di molti gerarchi nazisti, Hitler fu sempre molto legato al suo paese natale, tanto da farsi effigiare vicino alla chiesa di Braunau in un francobollo del [[1938]] commemorativo del suo compleanno e dell'[[anschluss|annessione dell'Austria]] al [[Germania nazista|Terzo Reich]] avvenuta il mese precedente ("[[Anschluss]]"). Nelle sue memorie, [[Albert Speer]] fa riferimento a confidenze fattegli da Hitler in persona circa la giustificazione del suo amore verso la [[Germania]] in virtù del fatto che, fino alla rettifica dei confini operata al [[Congresso di Vienna]] del [[1814]], Braunau apparteneva al [[Regno di Baviera]], il che è storicamente comprovato.

Alois Hitler era figlio illegittimo di Johann Georg Hiedler ([[1792]]-[[1857]]), e per questo da giovane utilizzò il cognome della madre, Schicklgruber. Successivamente adottò legalmente il cognome del padre naturale (che però non lo riconobbe mai), trasformandolo da Hiedler (o Hüttler) in Hitler. Se effettivamente Alois era il figlio naturale di Johann Georg, era allora probabilmente parente della propria moglie Klara, la cui madre si chiamava Hüttler<ref>La circostanza è tema di narrazione nel romanzo di [[Norman Mailer]], ''Il castello nella foresta'', pubblicato da Einaudi nel 2008 (ISBN 978-88-06-18534-3)</ref>.

Adolf non usò mai il cognome Schicklgruber. In seguito i suoi avversari politici fecero circolare delle voci secondo le quali Hitler era di origine ebrea: infatti, dopo che [[Maria Teresa d'Austria]] aveva dato la cittadinanza piena agli ebrei che si convertivano al [[chiesa cattolica|cattolicesimo]], essi erano soliti tradurre i propri cognomi ebraici in tedesco, e Schicklgruber era un cognome comune tra gli ebrei convertiti.
[[File:Klara Hitler.jpg|thumb|left|La madre di Hitler]]
Un contributo all'ipotesi concernente le origini ebraiche di Hitler proviene altresì da Hans Frank, avvocato di Hitler e governatore generale dei territori polacchi occupati. Nel corso del [[processo di Norimberga]] questi produsse un proprio scritto ove sosteneva che Hitler non sapesse con certezza chi fosse stato suo nonno. {{Citazione necessaria|L'opinione di Frank era che Hitler sarebbe stato per un quarto ebreo poiché sua nonna Maria Anna Schicklgruber sarebbe rimasta incinta del padre di Adolf mentre era al servizio a [[Graz]] presso la famiglia di un ricco commerciante ebreo, tale Frankenbergern, il quale avrebbe pagato delle somme a favore del proprio presunto figlio Alois.}} Tuttavia è stato dimostrato che nessuna famiglia ebrea (né tantomeno alcun ebreo di nome Frankenbergern) si trovasse a Graz in quel periodo (vedi Ron Rosenbaum: "Il mistero Hitler"), né esiste alcuna prova dei presunti versamenti a favore di Alois. Non è vero che Adolf adottò il proprio cognome "Hitler" come nome d'arte quando dipingeva, in quanto Hitler era il suo cognome legittimo<ref>Ron Rosenbaum, ''Il mistero Hitler'', Mondadori, 2000</ref>.

[[File:Alois Hitler.jpeg|thumb|right|Il padre di Hitler]]

Alcuni studi condotti nel 2010 dallo [[storiografia|storico]] Jean-Paul Mulders e dal [[giornalista]] Marc Vermeeren su campioni di [[saliva]] di 39 dei parenti ancora in vita di Adolf Hitler, comunque, confermerebbero le ascendenze [[ebrei|ebraiche]] del futuro Führer. Lo studio ha inoltre accertato anche discendenze nordafricane, avendo trovato il cromosoma [[Aplogruppo]] Eib1b1, raro tra gli occidentali ma comune ad ebrei e [[berberi]] del [[Marocco]]<ref>
{{Cita web
|titolo=La prova del dna, Hitler era ebreo e nordafricano
|url=http://www.dazebao.org/news/index.php?option=com_content&view=article&id=11863:la-prova-del-dna-hitler-era-ebreo-e-nordafricano&catid=91:scienze-filosofia&Itemid=289
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{{Cita web
|titolo=Hitler 'had Jewish and African roots', DNA tests show
|url=http://www.telegraph.co.uk/news/newstopics/world-war-2/7961211/Hitler-had-Jewish-and-African-roots-DNA-tests-show.html
|autore=Heidi Blake
|editore=[[The Daily Telegraph]]
|data=24 agosto 2010
|accesso=28 agosto 2010
|lingua=en
}}</ref>.

Hitler era un bambino intelligente ma umorale, e fu bocciato due volte agli esami per ottenere l'ammissione all'educazione superiore a [[Linz]].<ref>{{en}}[http://www.historyplace.com/worldwar2/riseofhitler/art.htm The Rise of Adolf Hitler] su ''The history place'']</ref> {{Citazione necessaria|Era devoto alla sua indulgente madre e sviluppò un odio per suo padre, verosimilmente motivato dai crudeli maltrattamenti psicofisici ricevuti.}}
{{Nota
|allineamento = destra
|titolo = Hitler era vegetariano?
|contenuto =
Secondo Margot Woelk, sua assaggiatrice ufficiale, Hitler era [[vegetariano]].<ref>{{Cita news|autore=Erica Orsini|url=http://www.ilgiornale.it/news/interni/ogni-volta-avevo-terrore-rimanere-avvelenata-carne-e-pesce-886062.html|titolo=Assaggiavo i pasti di Hitler e vi dico che era vegetariano|pubblicazione=[[il Giornale]]|data=15 febbraio 2013|accesso=18 marzo 2013}}</ref>

Molte altre fonti mostrano il contrario: Il biografo [[John Toland]] riporta che l'alimentazione di Hitler, quand'era studente, consisteva in "latte, pasticci di carne e pane." Un altro suo famoso biografo, Robert Payne ("The Life and Death of Adolf Hitler"), afferma che quella del vegetarismo fu una deliberata montatura, veicolata dai nazisti per dipingere Hitler come figura pura e dedita al bene. Payne scrive:

{{q|L'ascetismo di Hitler aveva un ruolo importante nella sua immagine pubblica in Germania. Secondo una leggenda ampiamente diffusa, non fumava, era astemio e non frequentava donne. Soltanto la prima affermazione era veritiera. Beveva spesso birra e vino, aveva una predilezione particolare per le salse a base carnea bavaresi e prese moglie... il suo ascetismo era una finzione inventata dal Ministro della Propaganda nazista Joseph Goebbels, per enfatizzarne la dedizione totale, l'autocontrollo e la distanza che lo separava dagli altri uomini...}}

Il Professor Rynn Berry ha recensito "The Heretics Feast" (un libro che alimenta la leggenda di Hitler vegetariano) con queste parole:

{{q|Mentre è vero che i medici di Hitler gli prescrissero una dieta vegetariana per curarne la flatulenza ed un disturbo cronico dello stomaco, diversi tra i suoi biografi, come Albert Speer, Robert Payne, John Toland ed altri, riportano la sua predilezione per salse a base di carne e carni trattate. Anche Spencer sostiene che Hitler divenne vegetariano soltanto a partire dal 1931: 'Si potrebbe affermare che dal 1931 seguì una dieta vegetariana, ma la trasgrediva in alcune occasioni'}}

Quando si suicidò in un bunker, nel 1945, aveva 56 anni; sarebbe quindi stato vegetariano per 14 anni. A dimostrare il contrario, esiste la testimonianza di Dione Lucas, la donna che fu la sua cuoca personale ad Amburgo, verso la fine degli anni Trenta. Nel suo libro "Gourmet Cooking School Cookbook," riporta che il suo piatto preferito - quello che richiedeva abitualmente - era il piccione farcito. "Non vorrei farvi passare la voglia di mangiarlo, ma potrebbe interessarvi sapere che il piccione farcito era in assoluto il piatto preferito del signor Hitler, che cenava spesso in quest'hotel."
}}
=== Leonding, Vienna e Monaco ===

Non è facile tracciare organicamente un quadro dell'adolescenza di Adolf Hitler. Il testo più completo al riguardo è quello di Joachim Fest<ref name=autogenerato2>Joachim C. Fest: "Hitler, una biografia" Ed. Garzanti, 2005</ref>. Dopo esser andato in pensione ([[1895]]), Alois si trasferì con la famiglia al seguito a [[Leonding]], vicino a [[Linz]], dove iscrisse il figlio Adolf alle scuole elementari del sobborgo di [[Fishlman]]. Alois Hitler morì il 3 gennaio [[1903]] per un'emorragia polmonare. Aveva sempre avversato la tendenza artistica del figlio, anche con modi molto bruschi, com'ebbe a ricordare Hitler in persona in diverse occasioni<ref>"Adolf Hitler ed Eva Braun", Mondadori, 1979.</ref>. Nel [[1904]], durante la catechesi per la [[confermazione|cresima]], Hitler per un paio di mesi meditò di farsi prete, essendo molto affascinato dalle celebrazioni religiose e dall'organizzazione gerarchica della chiesa cattolica<ref name="Pino Rauti 1966">Pino Rauti: "L'immane conflitto" Ed. CEN, 1966.</ref>.

A proposito del [[cristianesimo]], Hitler, che amava particolarmente lo studio della storia, rifiutava l'ascendenza ebrea di [[Gesù Cristo]], sposando la tesi dello scrittore romano anticristiano [[Celso]], secondo il quale il [[Messia]] sarebbe nato da una relazione adulterina di [[Maria]] con un legionario romano di origine germanica, tal Panthera; aveva illustrato a [[Joseph Goebbles]] come il titolo portato dal [[Papa]], di "Sommo Pontefice" era appartenuto in precedenza agl'imperatori romani e che la divisione amministrativa territoriale della chiesa in diocesi riprendeva letteralmente la sistemazione territoriale dell'[[Impero Romano]] di [[Diocleziano]] e di [[Costantino]]<ref name="Pino Rauti 1966"/>. Nel frattempo il suo rendimento scolastico peggiorava, dovendo affrontare gli esami di riparazione a settembre sia nel 1904 che nel 1905. Addirittura, ad ottobre del 1904, gli venne rifiutata l'iscrizione alla sua scuola di Linz per cattiva condotta e venne indirizzato a [[Steyr]], una cittadina lontana 25&nbsp;km<ref name=autogenerato1>Ibidem.</ref>. Terminata la scuola dell'obbligo nel settembre [[1905]], venne ritrovato privo di sensi a causa di un'ubriacatura, cosa che indusse il futuro dittatore ad avversare l'alcool per il resto dei suoi giorni<ref>Joachim C. Fest: "Hitler, una carriera". Ed. BUR - Rizzoli, 1978.</ref>.

Hitler trascorse due anni da nullafacente<ref>Successivamente, nel "Mein Kampf" avrebbe descritto quegli anni come "...i giorni più felici della mia vita; mi sembrarono quasi un sogno." Adolf Hitler, "Mein Kampf", Bompiani, Milano, 1934</ref>, girovagando per Linz assieme ad un amico, anch'egli con velleità artistiche, tale [[August Kubizek]], sempre molto pungolato dalla madre affinché trovasse un lavoro. In questo periodo Hitler confidò all'amico d'essersi infatuato di una ragazza bionda di nome Stephanie ([[Stefanie Rabatsch]]). Nella primavera del [[1906]] Hitler partì alla volta di [[Vienna]] una prima volta per ritirare il bando d'ammissione all'Accademia delle Belle Arti e per esercitarsi a dipingere soggetti umani ed opere architettoniche (i temi dell'esame di ammissione)<ref>[http://www.telegraph.co.uk/culture/culturepicturegalleries/7512045/Adolf-Hitler-art-to-be-auctioned.html Alcuni presunti disegni di Adolf Hitler]</ref>. La madre, dal carattere mite e remissivo, accondiscese alle richieste del figlio d'iscriversi all'Accademia delle Belle Arti di Vienna, da dove Hitler venne respinto una prima volta (ottobre [[1907]]) all'esame di ammissione ed una seconda e definitiva volta l'anno successivo (nel 1908 non riuscì nemmeno ad essere ammesso a sostenere l'esame preliminare).

Il 14 gennaio 1907 alla madre, già da alcuni mesi incapace di dormire per i prolungati dolori al petto, venne diagnosticato un carcinoma mammario ulcerato in stadio avanzato e subì una [[mastectomia]] radicale una settimana dopo. Ma fu tutto inutile a causa della diagnosi tardiva. Per tutto il 1907 Hitler si prese cura della madre e dell'appartamento in cui vivevano. La vedova, Klara, morì all'età di 47 anni all'alba del 21 dicembre [[1907]] ("Il Natale peggiore di tutta la mia vita" ebbe ad affermare Hitler a Mussolini durante l'ultima visita che il dittatore italiano fece al Führer nel [[1944]] alla "[[Wolfsschanze|Tana del lupo]]"). Il medico che curò invano la madre di Hitler era ebreo, tale [[Eduard Bloch]], e non soffrì alcuna persecuzione durante tutto il regime hitleriano<ref>[http://www.majorana.latina.it/new/sconfinando/schiavitu/Contemporaneo/total.html Totalitarismi<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>. Hitler gli espresse tutta la sua gratitudine per aver tentato invano di salvargli la madre: «Sappia che non lo dimenticherò mai!»<ref>[http://www.historyplace.com/worldwar2/riseofhitler/mother.htm The Rise of Hitler - Dec. 21, 1907 Hitler's Mother Dies<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>. Il diciannovenne Adolf rimase così orfano. Sua madre riposa tuttora in una tomba del cimitero di Leonding, ov'era stata tumulata la mattina del 23 dicembre 1907, accanto a quelle del marito e di uno dei figli morto in tenera età; Hitler tuttavia andò a visitare il cimitero soltanto dopo l'annessione dell'Austria alla Germania nel 1938. Ben presto, a fine dicembre, lasciò la sua casa per Vienna, dove aveva vaghe speranze di diventare un artista. Aveva diritto a una pensione da orfano, che integrava lavorando come illustratore. Aveva un certo talento artistico e spesso elaborava dipinti di case e grandi palazzi. Si conservano alcune tele di discreta fattura. Perse la sua pensione nel [[1910]], ma per allora aveva ereditato qualche soldo da una zia.

Fu a Vienna, dove visse tra il febbraio [[1908]] e il maggio [[1913]], che Hitler iniziò ad avvicinarsi all'[[antisemitismo]], un'ossessione che avrebbe dominato la sua vita e sarebbe divenuta la chiave di molte delle sue azioni successive<ref>Alan Bullock: "Hitler, studio sulla tirannide" Ed. Bompiani, 1955.</ref>. Vienna aveva una grossa comunità ebraica, comprendente molti [[ebraismo ortodosso|ebrei ortodossi]] dell'Europa orientale. Hitler in seguito ricordò il suo disgusto nell'incontrare gli ebrei viennesi<ref name=autogenerato1 />. In quegli anni venne stampata una rivista zeppa di teorie e tesi antisemite dal nome di "[[Ostara]]", che pure Hitler risulta leggesse alla sera al dormitorio comunale, come testimoniarono alcuni suoi compagni di camera<ref name=autogenerato2 />. A quest'epoca risale la sua iscrizione alla "[[Lega antisemita]]" di [[Lanz von Liebenfels]] ed ai primi mesi del [[1909]] la partecipazione alle riunioni iniziatiche di tale associazione<ref>Giorgio Galli: "Hitler ed il nazismo magico". Rizzoli editore; 1989 - 2005; pp. 113 - 114.</ref>.

A Vienna l'antisemitismo si era sviluppato dalle sue origini religiose in una dottrina politica, promosso da pubblicisti come [[Adolf Lanz|Lanz von Liebenfels]], i cui libelli venivano letti da Hitler, e da politici come [[Karl Lueger]], borgomastro di Vienna, o [[Georg von Schönerer]], che contribuì agli aspetti [[razzismo|razziali]] dell'antisemitismo. Da loro Hitler acquisì il credo nella superiorità della [[razza ariana]], che formò le basi delle sue idee politiche. Hitler arrivò a credere che gli ebrei fossero i nemici naturali degli "ariani", e fossero anche in qualche modo responsabili per la sua povertà e incapacità di ottenere il successo che credeva di meritare. Il rapporto di Hitler con il [[problema ebraico]] e la sua genesi in questi anni è comunque piuttosto controverso, infatti testimonianze di [[Reinhold Hanisch]] sottolineano come Hitler tenesse rapporti di amicizia e dialogo con alcuni ebrei.

I soldi ereditati dalla zia ben presto terminarono, e per diversi anni Hitler visse in una relativa oscurità; non si trovò mai in condizioni di reale indigenza, anche se dormiva in ostelli per soli uomini. Durante il tempo libero assisteva spesso all'opera nelle sale da concerto di Vienna, prediligendo i temi della [[mitologia norrena]] di [[Richard Wagner]]. Tra il [[1909]] ed il [[1910]] Hitler venne sfrattato per morosità per ben due volte, la prima da una squallida stanza nel quartiere viennese di [[Alsergund]]; la seconda volta da una vera e propria bettola poco distante. Nel biennio [[1911]] - [[1913]] Hitler si adattò a dormire al dormitorio pubblico di [[Meidling]], il Männerheim ("Pensionato popolare per uomini") nelle vicinanze della stazione ferroviaria, dove giunse nel dicembre [[1910]], ed a mangiare alla mensa del Convento dei Fratelli della Carità.

Guadagnava un qualche spicciolo vendendo acquerelli da lui stesso dipinti ed era a tal punto emaciato che un passante ebreo, che vendeva vestiti usati e che probabilmente gli era riconoscente per aver dipinto alcuni cartelloni pubblicitari per il suo negozio, si tolse il cappotto e glielo regalò<ref>[http://archiviostorico.corriere.it/1998/luglio/15/Uno_straccione_nome_Adolf_co_0_980715764.shtml "Corriere della Sera" del 15 luglio 1998]</ref>. A detta di alcuni suoi compagni di dormitorio, gran parte degli acquirenti dei cartelloni di Hitler erano ebrei. In quegli anni il suo più caro amico fu un [[Cecoslovacchia|ceco]], il già citato Reinhold Hanisch, fino a quando non litigarono sulla spartizione dei compensi e Hitler lo denunciò per furto, facendolo condannare nell'agosto 1910 ad otto giorni di carcere dopo i quali Hanisch continuò a falsificare acquerelli. Nel 1936 venne condannato dalla corte di Vienna per frode e morì l'anno seguente in carcere, probabilmente a causa di un attacco cardiaco.

Come ebbe a scrivere nel ''Mein Kampf''<ref name=Kampf>Adolf Hitler, "Mein Kampf", Bompiani, Milano, 1934</ref>, e come fu riconosciuto da chi lo conobbe nel periodo viennese, egli si dedicava instancabilmente alla lettura, cui dedicava molte ore del giorno e della notte. Ciò, unito alle dure esperienze esistenziali gli avrebbe fatto definire la capitale austriaca come "...la più seria e profonda scuola della mia vita... Non mi toccò di aggiunger poi gran cosa a quello che avevo accumulato allora."<ref name=Kampf/> Il 16 maggio 1913 l'imperial regio tribunale distrettuale di [[Linz]] dispose il versamento di una cospicua somma derivante dall'eredità paterna che ammontava a 819 Corone e 98 [[Heller]] ed il 24 maggio, assieme all'amico [[Rudolf Häusler]] si recò al distretto di polizia della capitale per comunicare la partenza dalla capitale austriaca pur non indicando la meta.

Il 25 maggio [[1913]] Hitler si spostò a [[Monaco di Baviera]], nel quartiere di [[Schwabing]]. La fuga da Vienna avvenne per evitare di prestare servizio militare nell'esercito austro-ungarico, dal momento che, com'ebbe a scrivere nel suo ''[[Mein Kampf]]'', "quel crogiuolo di popoli inferiori mi aborriva: volevo togliermi di dosso la polvere viennese e mai avrei militato nell'esercito imperiale (austroungarico)". Lo fece per un motivo: sfuggire alle varie notifiche che gli inviano a casa, per la leva militare (come Mussolini, del resto, faceva in quegli anni). Tuttavia non riuscì a sfuggire alla polizia che ne chiese e ottenne l'estradizione.

Nel gennaio del 1914, bloccato dalla polizia prussiana in Baviera e riconsegnato a quella austriaca, dovette presentarsi al distretto militare di [[Salisburgo]] per la visita di leva. I medici militari lo giudicarono inidoneo senza neppur visitarlo il 5 febbraio e lo mandarono a casa "riformato", inabile perfino al servizio ausiliario, perché "gracile nel fisico, denutrito e mal ridotto nell'intero aspetto da sembrare tisico". Invece di essere contento, quel rifiuto - per Hitler - fu una ferita all'orgoglio. Hitler decise di rinunciare alla cittadinanza austriaca e, non avendo ottenuto quella tedesca, divenne [[apolidia|apolide]]. Hitler visse in una soffitta sita al numero 34 di Schellesserheimerstrasse: curiosamente, al ritorno dalla [[Svizzera]], il futuro capo dell'[[Unione Sovietica]] [[Lenin]] aveva alloggiato in un'altrettanto squallida stanza al numero civico 106 della medesima via, quaranta metri più avanti<ref>P.B. Boschesi: "Hitler ed il Nazismo verso la guerra", Ed. Mondadori, 1981,</ref>.

===La genesi dell'antisemitismo durante gli anni giovanili===

L'antisemitismo di Hitler risale quasi certamente ai tempi della frequentazione della [[Realschule]] di [[Linz]], dove gran parte del corpo insegnante e degli studenti - ivi inclusi i compagni di classe del futuro dittatore - erano pangermanisti, ultranazionalisti,e xenofobi<ref>Eugene Davidson: "L'ascesa di Adolf Hitler"; Newton & Compton Ed.; 2000; pp. 16 - 18; ISBN 88-8289-457-6</ref>. Lo stesso padre di Hitler non faceva mistero della sua xenofobia rivolta contro le altre popolazioni dell'impero asburgico, in primis slavi, mussulmani, ebrei ed italiani<ref name="Ibidem">Ibidem</ref>. L'ambiente scolastico, però, fu determinante per la genesi dell'antisemitismo del futuro Führer, in quanto là circolavano senza censure le idee di [[Georg von Schönerer]], un fanatico della "purezza della razza germanica", sostenitore di un'[[Austria]] etnicamente purificata dalle componenti non germaniche della popolazione, repubblicana ed unita territorialmente all'[[Impero Tedesco]] ed alla regione dei [[Sudeti]]<ref name="Ibidem"/>. Schönerer - tra l'altro - fu il primo ad utilizzare il saluto che diverrà quello d'ordinanza della [[Germania]] nazista, "[[Heil]] !", a propugnare il ritorno al [[paganesimo]] precristiano, ad identificare gl'ebrei quali rei della [[speculazione]] internazionale, a giustificare i [[pogrom]] (uccisioni di massa) degl'ebrei russi di [[Odessa]], [[Mogilev]] e [[Kisinev]] (attuale [[Chisinau]]), a definire gl'ebrei "Todfeind" ("Nemici Mortali")<ref name="autogenerato1"/>. Seguace di Schönerer era pure l'unico professore che aveva un certo ascendente sul giovane Hitler, tal [[Leopold Poetsch]], insegnante di storia (l'unica materia, assieme all'educazione fisica ed al disegno ove Hitler eccelleva), assiduo lettore del mensile antisemita illustrato "[[Der Scherer]]", pubblicato ad [[Innsbruck]]<ref name="autogenerato1"/> Tre furono le personalità che più influenzarono le convinzioni antisemite del giovane Hitler. Negl'anni viennesi, Hitler è un assiduo lettore di "[[Ostara]]", una rivista a carattere antisemita, anticristiana ed antistorica, che esce per la prima volta nel [[1905]] nell'allora [[Impero Austro-Ungarico]], con una tiratura provvisoria di 100.000 copie, edita da [[Jorg Lanz von Liebenfels]], un ex monaco cistercense del convento "[[Heligenkreuz]]" di [[Vienna]]. La rivista, che traeva il nome dalla dea germanica della fecondità e dell'abbondanza, le cui celebrazioni cadevano durante i mesi primaverili, e che venne inglobata nella [[Pasqua]] cristiana, già conteneva alcuni programmi del futuro nazismo, quali la contrapposizione tra la razza germanica ("razza eletta") e le razze inferiori, la riduzione in schiavitù di queste ultime e la loro messa al bando o tramite deportazione coatta in remote località quali [[Siberia]], [[Mongolia]] e [[Madagascar]], oppure mediante la semplice eliminazione fisica attraverso la purificazione col fuoco (testualmente: "[[Olocausto]]"), la selezione razziale mediante l'[[eugenetica]] e la procreazione favorita di nascituri della razza eletta ("[[Lebensborn]]")<ref name="ReferenceA">Renè Feund: "La magia e la svastica: Occultismo, New Age e Nazionalsocialismo". Ed. Lindau; 2006; pag. 43; ISBN 88-7180-592-5</ref>. La tipografia della rivista era ubicata nel castello austriaco di [[Burg Werfestein]], a picco sul [[Danubio]], presso [[Studen]], nell'[[Austria Superiore]]. Proprio in tale sede, nel dicembre [[1907]], in occasione del [[Solstizio d'inverno]], venne per la prima volta issato un vessillo contenente una [[svastica]] rossa in campo giallo-oro, attorniata da fiordalisi<ref>Marco Castelli: "La svastica nelle tenebre - Nazismo magico" ed. "Il Foglio"; 2006, pag. 14; ISBN 88-7606-053-7</ref>. Il futuro giornale del partito nazista, il "Völkischer Beobatcher" risulterà abbonato annualmente alla rivista "Ostara - Rundschau"<ref name="ReferenceA"/>. Nonostante questo, Hitler chiuse motu proprio la tipografia quando, nel [[1938]] invase l'Austria <ref name="Ibidem"/>. Al termine della [[Seconda Guerra Mondiale]], von Liebenfels si vanterà, in un'intervista, di diversi fatti, ovvero che anche Lenin avrebbe apprezzato i suoi scritti, così come sua dichiarò la formula del saluto nazista "Sieg Hail" ("Salute alla Vittoria")<ref name="Ibidem"/>. Von Liebenfels, però aveva sviluppato l'ideologia a sua volta mutuandola dal tedesco [[Guido Von List]], che svolge un'attiva propaganda antisemita per mezzo di [[Alfred Schuler]], il cui territorio d'azione è incentrato
sul quartiere di [[Schwabing]], a Monaco di Baviera, il "Quartiere degli artisti", ove risiedevano in quegl'anni sia Lenin, che Hitler<ref name="ReferenceA"/>. Nel [[1951]], tre anni prima di morire, Von Liebenfels concedette un'intervista al giornalista [[Wilfried Daim]] dove affermava di rammentare una visita del giovane Hitler del [[1909]] nella sede ove si pubblicava "Ostara". Rammentava che Hitler era talmente indigente da non potersi permettere di acquistare i numeri arretrati della rivista, che gli furono donati assieme ad alcuni spiccioli per il biglietto di ritorno sull'autobus<ref>wilfried Daim: "Der Mann, der Hitler, die Idee gab"; München; 1958</ref>. Hitler stesso, in un passaggio del suo "Mein Kampf" riconosce che "... la documentazione durante gl'anni viennesi su quegli opuscoli (Ostara) hanno gettato fondamenta di granito per la mia personale visione del mondo". Nel periodo in cui Hitler giunse a Monaco, in tutta la Germania si contavano diverse associazioni più o meno segrete che inneggiavano alla purezza della razza germanica, di sèguito le più rappresentative:

* [[Armanenschaft]] ([[Lega degli Armani]])
* [[Bund für persönliche Religion]] ([[Lega pro religione personale]])
* [[Deutschbund]] ([[Lega tedesca]])
* [[Deutsche Erneuerungsgemeinde]] ([[Comunità tedesca di rinnovamento]])
* [[Deutschgläubige Bewegung]] ([[Movimento dei credenti tedeschi]])
* [[Deutsche Monistenbund]] ([[Lega tedesca dei Monisti]])
* [[Freie Gemeinde vom deutschen Leben]] ([[Libera comunità di vita tedesca]])
* [[Germanenbund]] (lega germanica)
* [[Germanenorden]] ([[ordine germanico]])
* [[Jungborn]] ([[Fonte di giovinezza]])
* [[Jungdeutscher Orden]] ([[Ordine dei giovani tedeschi]])
* [[Lichtfreunde]] ([[Amici della luce]])
* [[Lumen Klub]] ([èClub dei Lumi]])
* [[Neutempler]]([[Nuovi Templari]])
* [[Thule Gesellschaft]] ([[Società Thule]])
* [[Wodan Gesellschaft]] ([[Società di Odino]])
* [[Wodan Hammer]] ([[Martello d'Odino]])
* [[Heilig Graal Reitern]] ([[Cavalieri del Santo Graal]])
* [[Nibelunghenbrüdern]] ([[Fratelli dei Nibelunghi]])
* [[Deutschedarlehen Orden]] ([[Ordine della fede tedesca]])
* [[Parsifalbund]] ([[Lega di Parsifal]])
* [[Bezauberndaugenringe Begleitern]]) ([[Compagni dell'anello magico]])

Gran parte di queste società fioriscono in [[Baviera]] tra il [[1890]] ed il [[1930]] ed hanno come programma, oltre al pangermanesimo, un antisemitismo più o meno esplicito ed un carattere elitario - esoterico<ref>Marco Castelli: "La svastica nelle tenebre - Nazismo Magico"; 2006; Ed. "Il Foglio"; pp. 9 - 10; ISBN 88-7606-053-7</ref>; <ref>Renè Freund: "La magia e la svastica: Occultismo, New Age e Nazionalsocialismo"; 2006; Ed. Lindau; pp. 24 - 26; ISBN 88-7180-5925</ref>. Il simbolo adottato da una di queste, la Thule Gesellschaft, evidenziava un [[gladio]] romano sovrapposto ad una [[svastica]]. Alcuni dei futuri alti gerarchi nazisti provenivano dalle file di questa associazione, ed anche l'ideatore dell'emblema, un dentista, tal [[Friedrich Krohn]], ne era affiliato e conosceva personalmente Hitler, essendo divenuto il gauleiter della città bavarese di [[Rosenheim]]<ref>Renè Freund: "La magia e la svastica: Occultismo, New Age e Nazionalsocialismo"; 2006; Ed. Lindau; pp. 88 - 89; ISBN 88-7180-5925</ref>. Lo stesso simbolo del partito nazista, la svastica, era noto ad Hitler fin dalla giovinezza. Frequentando la scuola annessa al convento benedettino della città austriaca di [[Lambach]], nel periodo tra il [[1897]] ed il [[1898]], aveva potuto vedere che in diversi punti del convento era presente la croce uncinata anziché quella romana<ref>Renè Freund: "La magia e la svastica: Occultismo, New Age e Nazionalsocialismo"; 2006; Ed. Lindau; pp. 90 - 91; ISBN 88-7180-5925</ref>

=== La prima guerra mondiale ===
[[File:Bundesarchiv Bild 146-1974-082-44, Adolf Hitler im Ersten Weltkrieg retouched.jpg|thumb|right|Adolf Hitler (seduto, il primo da destra) insieme ad altri soldati durante la guerra]]
Il primo agosto [[1914]], quando l'[[Impero tedesco]] entrò nella [[prima guerra mondiale]], si arruolò come volontario nel 16º Reggimento di Fanteria Bavarese ("Reggimento List") dell'esercito tedesco del [[Kaiser]] [[Guglielmo II di Germania|Guglielmo II]]. In quello stesso reggimento militava anche il suo futuro delfino, [[Rudolf Hess]] col grado di tenente. Ottenne il grado di [[caporale]] e prestò servizio attivo in [[Francia]] e [[Belgio]] come staffetta porta ordini<ref name>Documentario: "[[Atlantide - Storie di uomini e di mondi]]" - 12 ottobre 2009 - LE TRINCEE DELLA PRIMA GUERRA MONDIALE</ref> (''Ordonnanz'').

Fu ferito ad una coscia durante la [[battaglia della Somme]], il 7 ottobre [[1916]], e fu ricoverato nell'ospedale di [[Beelitz]], non lontano da [[Berlino]]. Nel marzo [[1917]] tornò al fronte. Hitler combatté tutte le più sanguinose battaglie sul fronte delle [[Fiandre]], ed essendosi distinto in combattimento ricevette la [[Croce di Ferro]] di seconda classe (novembre 1916) e quindi di prima classe nell'agosto [[1918]]. Quest'ultima onorificenza era all'epoca raramente usata per premiare militari di truppa. Al [[Processo di Norimberga]] contro i gerarchi nazisti, nel [[1946]], la testimonianza dell'ufficiale che svolse le mansioni di aiutante di campo del comandante del reggimento in cui Hitler militava asserì che "... per il suo coraggio era stata avanzata la proposta circa la promozione di Hitler a sottufficiale, ma il comandante aveva poi soprasseduto perché non era riuscito ad individuare, in quel soldato taciturno che parlava da solo tra sé, le richieste doti di comando". Pur tuttavia, ammise anche che Hitler era divenuto fiduciario di ufficiali, quali i futuri gerarchi [[Ernst Röhm|Röhm]] e [[Karl Mayr|Mayr]], che lo trovarono "stranamente idoneo a risollevare il morale dei commilitoni frustrati dall'imminente sconfitta ed influenzabili dalla propaganda spartachista (comunista)"<ref>Giorgio Galli: "Hitler ed il nazismo magico". Rizzoli Editore; 1989 - 2005; pp. 114 - 115</ref>.

Il 28 settembre 1918, Hitler fu ferito durante la [[battaglia di Cambrai-San Quintino]], in Francia, durante un attacco a sorpresa da parte di un plotone inglese del reggimento Duca di Wellington. Uno dei soldati del plotone, Henry Tandey, vedendo Hitler ferito e incapace di difendersi, decise di risparmiargli la vita, gesto che fu confermato dallo stesso soldato anni dopo: "Non potevo sparare a un uomo ferito, così l'ho lasciato andare. Dio sa quanto mi dispiace averlo risparmiato". In seguito fu accecato temporaneamente da un attacco di iprite nella [[Battaglia di Passchendaele]], nell'ottobre 1918, fu ricoverato all'Ospedale Militare di [[Pasewalk]] dove, secondo alcune fonti, apprese la notizia della capitolazione tedesca del 9 novembre. Hitler rimase degente a Pasewalk per 29 giorni, ma i registri sanitari e la cartella clinica del futuro dittatore vennero distrutti dalla Gestapo nell'estate 1933, dopo che Hitler ebbe instaurato la dittatura rendendo il partito nazista l'unico ammesso in Germania (Decreto del 14 luglio 1933). Il direttore medico - militare dell'ospedale era il noto psichiatra [[Edmund Forster]] che - nella versione ufficiale - si suicidò nella propria abitazione nel settembre 1933.

La versione della vicenda in possesso dal [[1943]] dei servizi segreti statunitensi riporta, invece, una verità diversa: Hitler a Pasewalk soffriva di una rara forma di psicosi nota col termine scientifico di "cecità isterica", forse imputabile alla dura vita di trincea che da quattro anni era costretto a subire. Il Dott. Forster, per spronarlo, utilizzava metodi molto poco ortodossi, arrivando anche a pesanti diverbi verbali. In base a questi dati, si può spiegare il motivo della distruzione della cartella clinica di Hitler da parte della Gestapo e la versione della morte di Forster per omicidio e non suicidio come ufficialmente decretato<ref>Jua Nyla Hutcheson: "Hypnosis Of Hitler May Have Affected - History Study"; Journal of Forensic Science. Baton Rouge, Louisiana; November 20, 1998.</ref>. Nonostante l'esperienza della guerra lo abbia reso convinto di esser dotato di una sorta di "protezione divina" in virtù di una "missione salvifica da compiere per il bene della nazione"<ref>Giorgio Galli: "Hitler ed il nazismo magico". Rizzoli editore; 1989 - 2005; pp. 112 - 113.</ref>, è durante la degenza a Pasewalk che matura l'idea di dover buttarsi in politica al fine di conquistare il potere: "Quando mi trovai costretto a giacere a letto, nell'immobilità, stringendo dalla rabbia il cuscino, alla notizia dell'[[armistizio]], mi colpì la certezza che avrei liberato la Germania e l'avrei resa nuovamente grande. Seppi immediatamente che ciò si sarebbe immancabilmente realizzato", afferma testualmente Hitler nel "Mein Kampf".

In un colloquio con [[Albert Speer]] al [[Berghof]] nel [[1943]], allorché Speer descrisse un episodio noto come gli "[[Angeli di Mons]]"<ref>Albert Speer: "Memorie del Terzo Reich". Mondadori Editore; 1996</ref>, Hitler raccontò un episodio "paranormale" che capitò a lui stesso press'a poco nel medesimo periodo: "Stavo consumando la mia misera cena in trincea, insieme a parecchi commilitoni. All'improvviso, mi parve d'udire una sorta di voce che mi diceva: ''Alzati ed allontanati di qui!''. Era così chiara ed insistente, ch'io obbedii automaticamente, come ad un ordine militare. Al che mi alzai immediatamente in piedi, e camminai per una ventina di metri lungo il bordo della trincea, portandomi appresso il gavettino con la cena. A questo punto, mi sedetti e ricominciai a mangiare, poiché la mia mente era nuovamente in pace. M'ero appena sistemato, quando un lampo accecante, misto ad un'assordante deflagrazione esplosero nella parte di trincea che avevo appena lasciato. Una granata vagante aveva dilaniato il gruppo di soldati coi quali stavo precedentemente cenando, e nessuno era sopravvissuto. Fu in quel preciso istante che capii di godere della protezione divina". Un suo commilitone, tal Mende, confermò quanto riferito da Speer al [[processo di Norimberga]] affermando che: "... a questo proposito, mi viene in mente una strana profezia che Hitler mi fece poco prima del [[Natale]] del 1915. In quell'occasione, Hitler asserì che ad un certo momento, nel giro di qualche anno, avremmo udito molto a suo proposito; avremmo sentito parlare tanto di lui, era solo questione di tempo: dovevamo solo attendere che quel momento fosse arrivato"<ref>Giorgio Galli: "Hitler ed il nazismo magico". Rizzoli Editore; 1989 - 2005; pag. 112.</ref>.

Durante la guerra Hitler acquisì un appassionato patriottismo tedesco, anche se non era un cittadino dell'Impero germanico (un aspetto a cui non pose rimedio fino al [[1932]]). Fu sconvolto dalla capitolazione tedesca nel novembre [[1918]], quando l'esercito, a suo dire, non era stato sconfitto. Egli, come molti altri nazionalisti, incolpò gli ebrei di avere attizzato focolai rivoluzionari bolscevichi, che avrebbero minato dall'interno la resistenza dei soldati al fronte, e indotto i politici (i "[[criminali di novembre]]") alla resa e alla sottoscrizione del [[Trattato di Versailles (1919)|trattato di Versailles]]. Hitler ed i suoi commilitoni del Reggimento "List" vennero ritirati dal fronte delle [[Fiandre]] a fine novembre 1918 e rientrarono a [[Monaco di Baviera]] all'inizio di dicembre, trovandola in preda alla rivoluzione comunista che nel frattempo era scoppiata come in altre città tedesche.


== La Repubblica dei Consigli ==
== La Repubblica dei Consigli ==

Versione delle 18:08, 31 mag 2013

Adolf Hitler

Führer della Germania
Durata mandato2 agosto 1934 –
30 aprile 1945
PredecessorePaul von Hindenburg
(come Presidente del Reich)
SuccessoreKarl Dönitz
(come Presidente del Reich)

Cancelliere del Reich
Durata mandato30 gennaio 1933 –
30 aprile 1945
PresidentePaul von Hindenburg
(fino al 2 agosto 1934)
PredecessoreKurt von Schleicher
SuccessoreJoseph Goebbels

Dati generali
Partito politicoPartito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori
FirmaFirma di Adolf Hitler

Adolf Hitler (Braunau am Inn, 20 aprile 1889Berlino, 30 aprile 1945) è stato un politico austriaco naturalizzato tedesco, Cancelliere del Reich (Reichskanzler) dal 1933 e dittatore, col titolo di Führer, della Germania dal 1934 al 1945. Fu il capo del Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori (Nationalsozialistische Deutsche Arbeiterpartei), noto con il nome abbreviato di Partito Nazista, e il principale ideologo del nazionalsocialismo.

Hitler conquistò il potere cavalcando lo scontento e l'orgoglio ferito del popolo tedesco, a causa della sconfitta nella prima guerra mondiale e della grave crisi economica che affliggeva la Repubblica di Weimar. Sfruttando la sua abilità oratoria e l'insoddisfazione delle classi medie e dei disoccupati, presentò un manifesto politico intriso di nazionalismo, anticomunismo e antisemitismo, e dopo alterne vicende (fallito Putsch nel 1923, con conseguenti otto mesi di carcerazione) arrivò alla Cancelleria nel 1933.

Nel 1934, dopo la morte del presidente Paul von Hindenburg, si attribuì per legge il titolo di Führer e Cancelliere del Reich, accentrando nelle sue mani i poteri dello Stato e instaurando un regime dittatoriale. Grazie a un possente ed efficace programma di ristrutturazione economica e riarmo militare, Hitler perseguì una politica estera estremamente aggressiva, volta principalmente ad espandere il Lebensraum (spazio vitale) tedesco a spese delle popolazioni dell'Europa orientale. In un susseguirsi di atti di sfida alla comunità internazionale, giunse ad invadere la Polonia il 1º settembre del 1939, provocando lo scoppio della seconda guerra mondiale. Sconfitto dagli eserciti alleati, con le truppe sovietiche ormai penetrate in città, si suicidò nel suo bunker di Berlino il 30 aprile 1945 insieme alla compagna Eva Braun, che aveva sposato poche ore prima.

Responsabile della morte di milioni di persone, Hitler fu fautore di una politica di discriminazione e sterminio che colpì vari gruppi etnici, politici e sociali (etnie romanì, popolazioni slave, minoranze religiose, omosessuali, prigionieri di guerra, comunisti, oppositori politici, disabili fisici e mentali) e in particolar modo gli ebrei. Segregati sin dal 1933 dalla vita sociale ed economica del Paese, gli ebrei e le altre minoranze furono oggetto dal 1941 di un piano d'internamento ed eliminazione totale noto con il nome di "Soluzione finale", al quale ci si è riferiti sin dall'immediato dopoguerra con il termine di Shoah od Olocausto[1]. La parola genocidio fu coniata dall'ebreo polacco Raphael Lemkin in un'opera del 1944 sulle politiche di sterminio naziste[2].

Biografia

Infanzia e gioventù

Hitler da bambino

Adolf Hitler nacque alle 18.30 circa[3] del 20 aprile 1889 a Braunau am Inn, nella "Gasthof Zum Pommern" (in italiano: "Locanda del Pomerano", ancora esistente), nella borgata numero 219, a non molta distanza dal luogo dove Napoleone aveva stabilito nel 1805 un suo quartier generale. La cittadina si trova vicino a Linz nella regione dell'Alta Austria, allora parte dell'Impero austro-ungarico[4]. Hitler fu subito battezzato col rito cattolico nella vicina chiesa. Il padre, Alois, era al suo terzo matrimonio, ed era un impiegato alla dogana austriaca. I genitori di Adolf Hitler erano imparentati fra loro, poiché la madre, Klara, era seconda cugina di Alois, e aveva 23 anni in meno di lui.

La donna era quasi sempre triste e sottomessa dal marito, e istigava il senso di superiorità del terzogenito. I figli della coppia, in ordine cronologico, furono Gustav, Ida, Adolf, Edmund e Paula. Alla nascita del futuro dittatore, il padre aveva 51 anni e la madre a malapena 28. Hitler aveva due fratellastri, Alois e Angela, frutto del precedente matrimonio del padre con la cuoca d'albergo Franziska Matzelsberger. Alois, condannato più volte per furto e successivamente per bigamia ad Amburgo nel 1924, fu sempre ignorato da Hitler, anche dopo che aveva avviato a Berlino, in Wittenbergplatz, un florido locale frequentato dai gerarchi del regime. Per lo storico Konrad Heiden, Angela fu invece l'unica parente con cui Hitler conservò un legame affettuoso sino all'ultimo. Fu sua governante a Berchtesgaden dal 1928, fino a quando non si sposò con un professore di architettura di Dresda, nel 1936. Con la figlia di primo matrimonio della sorellastra, Angelika Raubal, egli intrattenne successivamente una profonda relazione.

Della prima infanzia del futuro dittatore tedesco non si conosce molto. Stanti le testimonianze di molti gerarchi nazisti, Hitler fu sempre molto legato al suo paese natale, tanto da farsi effigiare vicino alla chiesa di Braunau in un francobollo del 1938 commemorativo del suo compleanno e dell'annessione dell'Austria al Terzo Reich avvenuta il mese precedente ("Anschluss"). Nelle sue memorie, Albert Speer fa riferimento a confidenze fattegli da Hitler in persona circa la giustificazione del suo amore verso la Germania in virtù del fatto che, fino alla rettifica dei confini operata al Congresso di Vienna del 1814, Braunau apparteneva al Regno di Baviera, il che è storicamente comprovato.

Alois Hitler era figlio illegittimo di Johann Georg Hiedler (1792-1857), e per questo da giovane utilizzò il cognome della madre, Schicklgruber. Successivamente adottò legalmente il cognome del padre naturale (che però non lo riconobbe mai), trasformandolo da Hiedler (o Hüttler) in Hitler. Se effettivamente Alois era il figlio naturale di Johann Georg, era allora probabilmente parente della propria moglie Klara, la cui madre si chiamava Hüttler[5].

Adolf non usò mai il cognome Schicklgruber. In seguito i suoi avversari politici fecero circolare delle voci secondo le quali Hitler era di origine ebrea: infatti, dopo che Maria Teresa d'Austria aveva dato la cittadinanza piena agli ebrei che si convertivano al cattolicesimo, essi erano soliti tradurre i propri cognomi ebraici in tedesco, e Schicklgruber era un cognome comune tra gli ebrei convertiti.

La madre di Hitler

Un contributo all'ipotesi concernente le origini ebraiche di Hitler proviene altresì da Hans Frank, avvocato di Hitler e governatore generale dei territori polacchi occupati. Nel corso del processo di Norimberga questi produsse un proprio scritto ove sosteneva che Hitler non sapesse con certezza chi fosse stato suo nonno. L'opinione di Frank era che Hitler sarebbe stato per un quarto ebreo poiché sua nonna Maria Anna Schicklgruber sarebbe rimasta incinta del padre di Adolf mentre era al servizio a Graz presso la famiglia di un ricco commerciante ebreo, tale Frankenbergern, il quale avrebbe pagato delle somme a favore del proprio presunto figlio Alois.[senza fonte] Tuttavia è stato dimostrato che nessuna famiglia ebrea (né tantomeno alcun ebreo di nome Frankenbergern) si trovasse a Graz in quel periodo (vedi Ron Rosenbaum: "Il mistero Hitler"), né esiste alcuna prova dei presunti versamenti a favore di Alois. Non è vero che Adolf adottò il proprio cognome "Hitler" come nome d'arte quando dipingeva, in quanto Hitler era il suo cognome legittimo[6].

Il padre di Hitler

Alcuni studi condotti nel 2010 dallo storico Jean-Paul Mulders e dal giornalista Marc Vermeeren su campioni di saliva di 39 dei parenti ancora in vita di Adolf Hitler, comunque, confermerebbero le ascendenze ebraiche del futuro Führer. Lo studio ha inoltre accertato anche discendenze nordafricane, avendo trovato il cromosoma Aplogruppo Eib1b1, raro tra gli occidentali ma comune ad ebrei e berberi del Marocco[7][8].

Hitler era un bambino intelligente ma umorale, e fu bocciato due volte agli esami per ottenere l'ammissione all'educazione superiore a Linz.[9] Era devoto alla sua indulgente madre e sviluppò un odio per suo padre, verosimilmente motivato dai crudeli maltrattamenti psicofisici ricevuti.[senza fonte]

Leonding, Vienna e Monaco

Non è facile tracciare organicamente un quadro dell'adolescenza di Adolf Hitler. Il testo più completo al riguardo è quello di Joachim Fest[11]. Dopo esser andato in pensione (1895), Alois si trasferì con la famiglia al seguito a Leonding, vicino a Linz, dove iscrisse il figlio Adolf alle scuole elementari del sobborgo di Fishlman. Alois Hitler morì il 3 gennaio 1903 per un'emorragia polmonare. Aveva sempre avversato la tendenza artistica del figlio, anche con modi molto bruschi, com'ebbe a ricordare Hitler in persona in diverse occasioni[12]. Nel 1904, durante la catechesi per la cresima, Hitler per un paio di mesi meditò di farsi prete, essendo molto affascinato dalle celebrazioni religiose e dall'organizzazione gerarchica della chiesa cattolica[13].

A proposito del cristianesimo, Hitler, che amava particolarmente lo studio della storia, rifiutava l'ascendenza ebrea di Gesù Cristo, sposando la tesi dello scrittore romano anticristiano Celso, secondo il quale il Messia sarebbe nato da una relazione adulterina di Maria con un legionario romano di origine germanica, tal Panthera; aveva illustrato a Joseph Goebbles come il titolo portato dal Papa, di "Sommo Pontefice" era appartenuto in precedenza agl'imperatori romani e che la divisione amministrativa territoriale della chiesa in diocesi riprendeva letteralmente la sistemazione territoriale dell'Impero Romano di Diocleziano e di Costantino[13]. Nel frattempo il suo rendimento scolastico peggiorava, dovendo affrontare gli esami di riparazione a settembre sia nel 1904 che nel 1905. Addirittura, ad ottobre del 1904, gli venne rifiutata l'iscrizione alla sua scuola di Linz per cattiva condotta e venne indirizzato a Steyr, una cittadina lontana 25 km[14]. Terminata la scuola dell'obbligo nel settembre 1905, venne ritrovato privo di sensi a causa di un'ubriacatura, cosa che indusse il futuro dittatore ad avversare l'alcool per il resto dei suoi giorni[15].

Hitler trascorse due anni da nullafacente[16], girovagando per Linz assieme ad un amico, anch'egli con velleità artistiche, tale August Kubizek, sempre molto pungolato dalla madre affinché trovasse un lavoro. In questo periodo Hitler confidò all'amico d'essersi infatuato di una ragazza bionda di nome Stephanie (Stefanie Rabatsch). Nella primavera del 1906 Hitler partì alla volta di Vienna una prima volta per ritirare il bando d'ammissione all'Accademia delle Belle Arti e per esercitarsi a dipingere soggetti umani ed opere architettoniche (i temi dell'esame di ammissione)[17]. La madre, dal carattere mite e remissivo, accondiscese alle richieste del figlio d'iscriversi all'Accademia delle Belle Arti di Vienna, da dove Hitler venne respinto una prima volta (ottobre 1907) all'esame di ammissione ed una seconda e definitiva volta l'anno successivo (nel 1908 non riuscì nemmeno ad essere ammesso a sostenere l'esame preliminare).

Il 14 gennaio 1907 alla madre, già da alcuni mesi incapace di dormire per i prolungati dolori al petto, venne diagnosticato un carcinoma mammario ulcerato in stadio avanzato e subì una mastectomia radicale una settimana dopo. Ma fu tutto inutile a causa della diagnosi tardiva. Per tutto il 1907 Hitler si prese cura della madre e dell'appartamento in cui vivevano. La vedova, Klara, morì all'età di 47 anni all'alba del 21 dicembre 1907 ("Il Natale peggiore di tutta la mia vita" ebbe ad affermare Hitler a Mussolini durante l'ultima visita che il dittatore italiano fece al Führer nel 1944 alla "Tana del lupo"). Il medico che curò invano la madre di Hitler era ebreo, tale Eduard Bloch, e non soffrì alcuna persecuzione durante tutto il regime hitleriano[18]. Hitler gli espresse tutta la sua gratitudine per aver tentato invano di salvargli la madre: «Sappia che non lo dimenticherò mai!»[19]. Il diciannovenne Adolf rimase così orfano. Sua madre riposa tuttora in una tomba del cimitero di Leonding, ov'era stata tumulata la mattina del 23 dicembre 1907, accanto a quelle del marito e di uno dei figli morto in tenera età; Hitler tuttavia andò a visitare il cimitero soltanto dopo l'annessione dell'Austria alla Germania nel 1938. Ben presto, a fine dicembre, lasciò la sua casa per Vienna, dove aveva vaghe speranze di diventare un artista. Aveva diritto a una pensione da orfano, che integrava lavorando come illustratore. Aveva un certo talento artistico e spesso elaborava dipinti di case e grandi palazzi. Si conservano alcune tele di discreta fattura. Perse la sua pensione nel 1910, ma per allora aveva ereditato qualche soldo da una zia.

Fu a Vienna, dove visse tra il febbraio 1908 e il maggio 1913, che Hitler iniziò ad avvicinarsi all'antisemitismo, un'ossessione che avrebbe dominato la sua vita e sarebbe divenuta la chiave di molte delle sue azioni successive[20]. Vienna aveva una grossa comunità ebraica, comprendente molti ebrei ortodossi dell'Europa orientale. Hitler in seguito ricordò il suo disgusto nell'incontrare gli ebrei viennesi[14]. In quegli anni venne stampata una rivista zeppa di teorie e tesi antisemite dal nome di "Ostara", che pure Hitler risulta leggesse alla sera al dormitorio comunale, come testimoniarono alcuni suoi compagni di camera[11]. A quest'epoca risale la sua iscrizione alla "Lega antisemita" di Lanz von Liebenfels ed ai primi mesi del 1909 la partecipazione alle riunioni iniziatiche di tale associazione[21].

A Vienna l'antisemitismo si era sviluppato dalle sue origini religiose in una dottrina politica, promosso da pubblicisti come Lanz von Liebenfels, i cui libelli venivano letti da Hitler, e da politici come Karl Lueger, borgomastro di Vienna, o Georg von Schönerer, che contribuì agli aspetti razziali dell'antisemitismo. Da loro Hitler acquisì il credo nella superiorità della razza ariana, che formò le basi delle sue idee politiche. Hitler arrivò a credere che gli ebrei fossero i nemici naturali degli "ariani", e fossero anche in qualche modo responsabili per la sua povertà e incapacità di ottenere il successo che credeva di meritare. Il rapporto di Hitler con il problema ebraico e la sua genesi in questi anni è comunque piuttosto controverso, infatti testimonianze di Reinhold Hanisch sottolineano come Hitler tenesse rapporti di amicizia e dialogo con alcuni ebrei.

I soldi ereditati dalla zia ben presto terminarono, e per diversi anni Hitler visse in una relativa oscurità; non si trovò mai in condizioni di reale indigenza, anche se dormiva in ostelli per soli uomini. Durante il tempo libero assisteva spesso all'opera nelle sale da concerto di Vienna, prediligendo i temi della mitologia norrena di Richard Wagner. Tra il 1909 ed il 1910 Hitler venne sfrattato per morosità per ben due volte, la prima da una squallida stanza nel quartiere viennese di Alsergund; la seconda volta da una vera e propria bettola poco distante. Nel biennio 1911 - 1913 Hitler si adattò a dormire al dormitorio pubblico di Meidling, il Männerheim ("Pensionato popolare per uomini") nelle vicinanze della stazione ferroviaria, dove giunse nel dicembre 1910, ed a mangiare alla mensa del Convento dei Fratelli della Carità.

Guadagnava un qualche spicciolo vendendo acquerelli da lui stesso dipinti ed era a tal punto emaciato che un passante ebreo, che vendeva vestiti usati e che probabilmente gli era riconoscente per aver dipinto alcuni cartelloni pubblicitari per il suo negozio, si tolse il cappotto e glielo regalò[22]. A detta di alcuni suoi compagni di dormitorio, gran parte degli acquirenti dei cartelloni di Hitler erano ebrei. In quegli anni il suo più caro amico fu un ceco, il già citato Reinhold Hanisch, fino a quando non litigarono sulla spartizione dei compensi e Hitler lo denunciò per furto, facendolo condannare nell'agosto 1910 ad otto giorni di carcere dopo i quali Hanisch continuò a falsificare acquerelli. Nel 1936 venne condannato dalla corte di Vienna per frode e morì l'anno seguente in carcere, probabilmente a causa di un attacco cardiaco.

Come ebbe a scrivere nel Mein Kampf[23], e come fu riconosciuto da chi lo conobbe nel periodo viennese, egli si dedicava instancabilmente alla lettura, cui dedicava molte ore del giorno e della notte. Ciò, unito alle dure esperienze esistenziali gli avrebbe fatto definire la capitale austriaca come "...la più seria e profonda scuola della mia vita... Non mi toccò di aggiunger poi gran cosa a quello che avevo accumulato allora."[23] Il 16 maggio 1913 l'imperial regio tribunale distrettuale di Linz dispose il versamento di una cospicua somma derivante dall'eredità paterna che ammontava a 819 Corone e 98 Heller ed il 24 maggio, assieme all'amico Rudolf Häusler si recò al distretto di polizia della capitale per comunicare la partenza dalla capitale austriaca pur non indicando la meta.

Il 25 maggio 1913 Hitler si spostò a Monaco di Baviera, nel quartiere di Schwabing. La fuga da Vienna avvenne per evitare di prestare servizio militare nell'esercito austro-ungarico, dal momento che, com'ebbe a scrivere nel suo Mein Kampf, "quel crogiuolo di popoli inferiori mi aborriva: volevo togliermi di dosso la polvere viennese e mai avrei militato nell'esercito imperiale (austroungarico)". Lo fece per un motivo: sfuggire alle varie notifiche che gli inviano a casa, per la leva militare (come Mussolini, del resto, faceva in quegli anni). Tuttavia non riuscì a sfuggire alla polizia che ne chiese e ottenne l'estradizione.

Nel gennaio del 1914, bloccato dalla polizia prussiana in Baviera e riconsegnato a quella austriaca, dovette presentarsi al distretto militare di Salisburgo per la visita di leva. I medici militari lo giudicarono inidoneo senza neppur visitarlo il 5 febbraio e lo mandarono a casa "riformato", inabile perfino al servizio ausiliario, perché "gracile nel fisico, denutrito e mal ridotto nell'intero aspetto da sembrare tisico". Invece di essere contento, quel rifiuto - per Hitler - fu una ferita all'orgoglio. Hitler decise di rinunciare alla cittadinanza austriaca e, non avendo ottenuto quella tedesca, divenne apolide. Hitler visse in una soffitta sita al numero 34 di Schellesserheimerstrasse: curiosamente, al ritorno dalla Svizzera, il futuro capo dell'Unione Sovietica Lenin aveva alloggiato in un'altrettanto squallida stanza al numero civico 106 della medesima via, quaranta metri più avanti[24].

La genesi dell'antisemitismo durante gli anni giovanili

L'antisemitismo di Hitler risale quasi certamente ai tempi della frequentazione della Realschule di Linz, dove gran parte del corpo insegnante e degli studenti - ivi inclusi i compagni di classe del futuro dittatore - erano pangermanisti, ultranazionalisti,e xenofobi[25]. Lo stesso padre di Hitler non faceva mistero della sua xenofobia rivolta contro le altre popolazioni dell'impero asburgico, in primis slavi, mussulmani, ebrei ed italiani[26]. L'ambiente scolastico, però, fu determinante per la genesi dell'antisemitismo del futuro Führer, in quanto là circolavano senza censure le idee di Georg von Schönerer, un fanatico della "purezza della razza germanica", sostenitore di un'Austria etnicamente purificata dalle componenti non germaniche della popolazione, repubblicana ed unita territorialmente all'Impero Tedesco ed alla regione dei Sudeti[26]. Schönerer - tra l'altro - fu il primo ad utilizzare il saluto che diverrà quello d'ordinanza della Germania nazista, "Heil !", a propugnare il ritorno al paganesimo precristiano, ad identificare gl'ebrei quali rei della speculazione internazionale, a giustificare i pogrom (uccisioni di massa) degl'ebrei russi di Odessa, Mogilev e Kisinev (attuale Chisinau), a definire gl'ebrei "Todfeind" ("Nemici Mortali")[14]. Seguace di Schönerer era pure l'unico professore che aveva un certo ascendente sul giovane Hitler, tal Leopold Poetsch, insegnante di storia (l'unica materia, assieme all'educazione fisica ed al disegno ove Hitler eccelleva), assiduo lettore del mensile antisemita illustrato "Der Scherer", pubblicato ad Innsbruck[14] Tre furono le personalità che più influenzarono le convinzioni antisemite del giovane Hitler. Negl'anni viennesi, Hitler è un assiduo lettore di "Ostara", una rivista a carattere antisemita, anticristiana ed antistorica, che esce per la prima volta nel 1905 nell'allora Impero Austro-Ungarico, con una tiratura provvisoria di 100.000 copie, edita da Jorg Lanz von Liebenfels, un ex monaco cistercense del convento "Heligenkreuz" di Vienna. La rivista, che traeva il nome dalla dea germanica della fecondità e dell'abbondanza, le cui celebrazioni cadevano durante i mesi primaverili, e che venne inglobata nella Pasqua cristiana, già conteneva alcuni programmi del futuro nazismo, quali la contrapposizione tra la razza germanica ("razza eletta") e le razze inferiori, la riduzione in schiavitù di queste ultime e la loro messa al bando o tramite deportazione coatta in remote località quali Siberia, Mongolia e Madagascar, oppure mediante la semplice eliminazione fisica attraverso la purificazione col fuoco (testualmente: "Olocausto"), la selezione razziale mediante l'eugenetica e la procreazione favorita di nascituri della razza eletta ("Lebensborn")[27]. La tipografia della rivista era ubicata nel castello austriaco di Burg Werfestein, a picco sul Danubio, presso Studen, nell'Austria Superiore. Proprio in tale sede, nel dicembre 1907, in occasione del Solstizio d'inverno, venne per la prima volta issato un vessillo contenente una svastica rossa in campo giallo-oro, attorniata da fiordalisi[28]. Il futuro giornale del partito nazista, il "Völkischer Beobatcher" risulterà abbonato annualmente alla rivista "Ostara - Rundschau"[27]. Nonostante questo, Hitler chiuse motu proprio la tipografia quando, nel 1938 invase l'Austria [26]. Al termine della Seconda Guerra Mondiale, von Liebenfels si vanterà, in un'intervista, di diversi fatti, ovvero che anche Lenin avrebbe apprezzato i suoi scritti, così come sua dichiarò la formula del saluto nazista "Sieg Hail" ("Salute alla Vittoria")[26]. Von Liebenfels, però aveva sviluppato l'ideologia a sua volta mutuandola dal tedesco Guido Von List, che svolge un'attiva propaganda antisemita per mezzo di Alfred Schuler, il cui territorio d'azione è incentrato sul quartiere di Schwabing, a Monaco di Baviera, il "Quartiere degli artisti", ove risiedevano in quegl'anni sia Lenin, che Hitler[27]. Nel 1951, tre anni prima di morire, Von Liebenfels concedette un'intervista al giornalista Wilfried Daim dove affermava di rammentare una visita del giovane Hitler del 1909 nella sede ove si pubblicava "Ostara". Rammentava che Hitler era talmente indigente da non potersi permettere di acquistare i numeri arretrati della rivista, che gli furono donati assieme ad alcuni spiccioli per il biglietto di ritorno sull'autobus[29]. Hitler stesso, in un passaggio del suo "Mein Kampf" riconosce che "... la documentazione durante gl'anni viennesi su quegli opuscoli (Ostara) hanno gettato fondamenta di granito per la mia personale visione del mondo". Nel periodo in cui Hitler giunse a Monaco, in tutta la Germania si contavano diverse associazioni più o meno segrete che inneggiavano alla purezza della razza germanica, di sèguito le più rappresentative:

Gran parte di queste società fioriscono in Baviera tra il 1890 ed il 1930 ed hanno come programma, oltre al pangermanesimo, un antisemitismo più o meno esplicito ed un carattere elitario - esoterico[30]; [31]. Il simbolo adottato da una di queste, la Thule Gesellschaft, evidenziava un gladio romano sovrapposto ad una svastica. Alcuni dei futuri alti gerarchi nazisti provenivano dalle file di questa associazione, ed anche l'ideatore dell'emblema, un dentista, tal Friedrich Krohn, ne era affiliato e conosceva personalmente Hitler, essendo divenuto il gauleiter della città bavarese di Rosenheim[32]. Lo stesso simbolo del partito nazista, la svastica, era noto ad Hitler fin dalla giovinezza. Frequentando la scuola annessa al convento benedettino della città austriaca di Lambach, nel periodo tra il 1897 ed il 1898, aveva potuto vedere che in diversi punti del convento era presente la croce uncinata anziché quella romana[33]

La prima guerra mondiale

Adolf Hitler (seduto, il primo da destra) insieme ad altri soldati durante la guerra

Il primo agosto 1914, quando l'Impero tedesco entrò nella prima guerra mondiale, si arruolò come volontario nel 16º Reggimento di Fanteria Bavarese ("Reggimento List") dell'esercito tedesco del Kaiser Guglielmo II. In quello stesso reggimento militava anche il suo futuro delfino, Rudolf Hess col grado di tenente. Ottenne il grado di caporale e prestò servizio attivo in Francia e Belgio come staffetta porta ordini[34] (Ordonnanz).

Fu ferito ad una coscia durante la battaglia della Somme, il 7 ottobre 1916, e fu ricoverato nell'ospedale di Beelitz, non lontano da Berlino. Nel marzo 1917 tornò al fronte. Hitler combatté tutte le più sanguinose battaglie sul fronte delle Fiandre, ed essendosi distinto in combattimento ricevette la Croce di Ferro di seconda classe (novembre 1916) e quindi di prima classe nell'agosto 1918. Quest'ultima onorificenza era all'epoca raramente usata per premiare militari di truppa. Al Processo di Norimberga contro i gerarchi nazisti, nel 1946, la testimonianza dell'ufficiale che svolse le mansioni di aiutante di campo del comandante del reggimento in cui Hitler militava asserì che "... per il suo coraggio era stata avanzata la proposta circa la promozione di Hitler a sottufficiale, ma il comandante aveva poi soprasseduto perché non era riuscito ad individuare, in quel soldato taciturno che parlava da solo tra sé, le richieste doti di comando". Pur tuttavia, ammise anche che Hitler era divenuto fiduciario di ufficiali, quali i futuri gerarchi Röhm e Mayr, che lo trovarono "stranamente idoneo a risollevare il morale dei commilitoni frustrati dall'imminente sconfitta ed influenzabili dalla propaganda spartachista (comunista)"[35].

Il 28 settembre 1918, Hitler fu ferito durante la battaglia di Cambrai-San Quintino, in Francia, durante un attacco a sorpresa da parte di un plotone inglese del reggimento Duca di Wellington. Uno dei soldati del plotone, Henry Tandey, vedendo Hitler ferito e incapace di difendersi, decise di risparmiargli la vita, gesto che fu confermato dallo stesso soldato anni dopo: "Non potevo sparare a un uomo ferito, così l'ho lasciato andare. Dio sa quanto mi dispiace averlo risparmiato". In seguito fu accecato temporaneamente da un attacco di iprite nella Battaglia di Passchendaele, nell'ottobre 1918, fu ricoverato all'Ospedale Militare di Pasewalk dove, secondo alcune fonti, apprese la notizia della capitolazione tedesca del 9 novembre. Hitler rimase degente a Pasewalk per 29 giorni, ma i registri sanitari e la cartella clinica del futuro dittatore vennero distrutti dalla Gestapo nell'estate 1933, dopo che Hitler ebbe instaurato la dittatura rendendo il partito nazista l'unico ammesso in Germania (Decreto del 14 luglio 1933). Il direttore medico - militare dell'ospedale era il noto psichiatra Edmund Forster che - nella versione ufficiale - si suicidò nella propria abitazione nel settembre 1933.

La versione della vicenda in possesso dal 1943 dei servizi segreti statunitensi riporta, invece, una verità diversa: Hitler a Pasewalk soffriva di una rara forma di psicosi nota col termine scientifico di "cecità isterica", forse imputabile alla dura vita di trincea che da quattro anni era costretto a subire. Il Dott. Forster, per spronarlo, utilizzava metodi molto poco ortodossi, arrivando anche a pesanti diverbi verbali. In base a questi dati, si può spiegare il motivo della distruzione della cartella clinica di Hitler da parte della Gestapo e la versione della morte di Forster per omicidio e non suicidio come ufficialmente decretato[36]. Nonostante l'esperienza della guerra lo abbia reso convinto di esser dotato di una sorta di "protezione divina" in virtù di una "missione salvifica da compiere per il bene della nazione"[37], è durante la degenza a Pasewalk che matura l'idea di dover buttarsi in politica al fine di conquistare il potere: "Quando mi trovai costretto a giacere a letto, nell'immobilità, stringendo dalla rabbia il cuscino, alla notizia dell'armistizio, mi colpì la certezza che avrei liberato la Germania e l'avrei resa nuovamente grande. Seppi immediatamente che ciò si sarebbe immancabilmente realizzato", afferma testualmente Hitler nel "Mein Kampf".

In un colloquio con Albert Speer al Berghof nel 1943, allorché Speer descrisse un episodio noto come gli "Angeli di Mons"[38], Hitler raccontò un episodio "paranormale" che capitò a lui stesso press'a poco nel medesimo periodo: "Stavo consumando la mia misera cena in trincea, insieme a parecchi commilitoni. All'improvviso, mi parve d'udire una sorta di voce che mi diceva: Alzati ed allontanati di qui!. Era così chiara ed insistente, ch'io obbedii automaticamente, come ad un ordine militare. Al che mi alzai immediatamente in piedi, e camminai per una ventina di metri lungo il bordo della trincea, portandomi appresso il gavettino con la cena. A questo punto, mi sedetti e ricominciai a mangiare, poiché la mia mente era nuovamente in pace. M'ero appena sistemato, quando un lampo accecante, misto ad un'assordante deflagrazione esplosero nella parte di trincea che avevo appena lasciato. Una granata vagante aveva dilaniato il gruppo di soldati coi quali stavo precedentemente cenando, e nessuno era sopravvissuto. Fu in quel preciso istante che capii di godere della protezione divina". Un suo commilitone, tal Mende, confermò quanto riferito da Speer al processo di Norimberga affermando che: "... a questo proposito, mi viene in mente una strana profezia che Hitler mi fece poco prima del Natale del 1915. In quell'occasione, Hitler asserì che ad un certo momento, nel giro di qualche anno, avremmo udito molto a suo proposito; avremmo sentito parlare tanto di lui, era solo questione di tempo: dovevamo solo attendere che quel momento fosse arrivato"[39].

Durante la guerra Hitler acquisì un appassionato patriottismo tedesco, anche se non era un cittadino dell'Impero germanico (un aspetto a cui non pose rimedio fino al 1932). Fu sconvolto dalla capitolazione tedesca nel novembre 1918, quando l'esercito, a suo dire, non era stato sconfitto. Egli, come molti altri nazionalisti, incolpò gli ebrei di avere attizzato focolai rivoluzionari bolscevichi, che avrebbero minato dall'interno la resistenza dei soldati al fronte, e indotto i politici (i "criminali di novembre") alla resa e alla sottoscrizione del trattato di Versailles. Hitler ed i suoi commilitoni del Reggimento "List" vennero ritirati dal fronte delle Fiandre a fine novembre 1918 e rientrarono a Monaco di Baviera all'inizio di dicembre, trovandola in preda alla rivoluzione comunista che nel frattempo era scoppiata come in altre città tedesche.

La Repubblica dei Consigli

Proclamata la repubblica in tutta la Germania, alcune città non riconobbero il governo a maggioranza socialdemocratica insediatosi a Berlino e Monaco di Baviera, assieme a tutto lo stato, fu tra quelle città che si autoproclamarono "indipendenti". Sotto la guida di Kurt Eisner fu dichiarata la nascita della Repubblica dei consigli Bavarese, di tendenze moderate. Rudolf Hess, superiore gerarchico di Hitler nel suo stesso reggimento ordisce in dicembre un complotto che fallisce[40]. Nel gennaio 1919 Eisner fu messo in minoranza nel parlamento locale, tanto che si presentò a rassegnare le dimissioni il mese successivo (21 febbraio), quando venne ucciso a revolverate da un fanatico ultranazionalista, Anton Graf von Arco auf Valley. La notizia della sua uccisione fece scoppiare una guerra civile e nei disordini che ne seguirono prese il potere la frazione socialista estremista, quella degli spartachisti.

Il 6 aprile venne dichiarata la Repubblica dei consigli Bavarese di matrice leninista e retta da un triumvirato composto da Ernst Toller, Gustav Landauer, e dall'anarchico Erich Mühsam, sostituiti dopo una sola settimana da Eugen Levine, che riportò l'ordine in Baviera grazie alla neonata Armata Rossa Bavarese che seminò il terrore. Il governo centrale della Repubblica di Weimar inviò in Baviera a fine aprile ben 40.000 militi del Freikorps (tra essi combatte anche lo studente Heinrich Himmler, futuro comandante supremo delle SS) ad abbattere la repubblica sovietica ed a reintegrare lo stato nel Reich: il 3 maggio cadde anche Monaco in mano all'esercito regolare[14]. Non si conoscono notizie certe su cosa fece Hitler in questo convulso periodo, però è noto dal "Mein Kampf" che l'avversione del futuro dittatore per il comunismo risale a questi mesi: "... Il comunismo è sinonimo di caos e di anarchia. Il comunismo è una forza disgregatrice della società e dello stato perché fa affiorare l'istinto disfattista che c'è in ogni uomo debole. Io l'ho conosciuto bene il comunismo ed ho rischiato la vita per combatterlo allora come oggi!"[14]. Risulta accertato[41] che Hitler, rientrato a Monaco nel dicembre 1918, si presentò al battaglione di deposito del suo reggimento in attesa di ordini. Ai primi di febbraio del 1919 finì per offrirsi volontario per il servizio di sorveglianza di un campo per prigionieri di guerra in attesa di liberazione presso Traunstein, dove rimase fino a fine marzo.

Quindi, fece ritorno a Monaco e prese servizio nella caserma che sorgeva in Türkenstrasse, gestita dall'Armata Rossa Bavarese. Alla caduta della repubblica marxista, ricompare come informatore e delatore del Freikorps, tanto che Otto Strasser, nazista della prim'ora ed avversario interno di Hitler, nel 1924 chiese, davanti ai notabili del partito: "Si può sapere dov'era mai andato a finire Hitler quel giorno in cui entrammo in Monaco, noi del Freikorps? In quale angolo della città era andato a nascondersi tale valoroso soldato, colui che avrebbe dovuto combatere eroicamente nelle nostre file ... ?!"[14] Hitler era passato dalla parte del Freikorps e si mise a disposizione della commissione d'inchiesta sugli abusi commessi dai rivoluzionari, fornendo una vasta mole d'informazioni dettagliate circa nomi e fatti ai fini delle istruttorie in corso. La sua dedizione fu premiata, tanto che da giugno a settembre venne inviato ad un corso d'indottrinamento civico allo scopo di svolgere il delicato còmpito di informatore (delatore) dell'esercito. In realtà Hitler s'era segretamente accodato al "Freikorps Oberland" finanziato dall'occultista ed ultranazionalista barone Rudolf von Sebottendorff[27].

Il Partito Nazionalsocialista

«Già negli anni 1913-1914 io cominciai ad esprimere in diversi circoli, oggi fedeli alla causa nazionalsocialista, il pensiero che la questione del futuro tedesco ruotava attorno alla distruzione del marxismo.»

La tessera di appartenenza al DAP (poi NSDAP) di Hitler
La bandiera del Partito nazista, poi estesa a livello nazionale dopo la nascita del Terzo Reich

Dopo la guerra Hitler rimase nell'esercito, che veniva ora impegnato principalmente nella repressione delle rivoluzioni socialiste che scoppiavano in tutta la Germania, compresa Monaco, dove Hitler tornò nel 1919. L'incarico di confidente dell'esercito era però a termine e sarebbe scaduto alla fine di marzo 1920. Hitler venne a contatto con il futuro Partito Nazista come uomo di fiducia dei circoli militari di Monaco. Mentre era ancora nell'esercito, il 12 settembre 1919 venne incaricato di spiare, in abiti civili, per conto dell'esercito e della polizia, gli incontri di un piccolo partito nazionalista, il Partito dei Lavoratori Tedeschi (DAP)[42]. Al tempo, tale partito era un piccolo movimento locale senza base di massa, quasi un circolo d'élite, anche se il suo programma prevedeva l'espansione su base nazionale. Durante la sessione tenuta dalla formazione politica al Sterneckerbräu, un albergo con annessa birreria nel centro della città, quella sera stessa, Hitler ebbe una discussione violenta con un altro cliente[14]. Assistette all'orazione di Gottfried Feder contro il capitalismo e contro il pangermanismo e partecipò animatamente alla discussione. Ad una successiva riunione del DAP intervenne contro un oratore che si era espresso a favore della secessione della Baviera in una nazione tedesca meridionale e lì s'accorse, come confidò a Galeazzo Ciano successivamente, di aver "...una sorta di carisma magnetico sinistro sulla platea che rimase letteralmente estasiata"[14]. Affascinato dal suo intervento Anton Drexler, il fondatore e segretario del partito, lo iscrisse, senza averlo nemmeno consultato, il 16 settembre, pochi giorni dopo averlo udito parlare al partito come membro numero 555 nella primavera del 1920 e con la carica generica di "propagandista". In realtà, già da un paio di settimane, Hitler era presente alle riunioni pubbliche del partito su indicazione delle forze dell'ordine, ma in quelle precedenti sedute non aveva annotato alcun particolare di specifico interesse[26]. Nel "Mein Kampf, a tal proposito troviamo scritto: "...Dopo alcune riunioni che trovai pedanti ed estremamente noiose, ha luogo una discussione, dove un tale se ne esce con una tesi che mi rese furibondo. Intervenni, indignato dalla tesi esposta da quel tale e dall'accoglienza che alcuni dei presenti riservarono alla medesima. Questi signori richiedevano un'unione della Baviera all'Austria, determinandone la secessione dalla Germania. Non avrei potuto fare altrimenti che controbattere e dire in faccia a quel tale quale fosse la mia opinione su questo punto. Alcuni giorni dopo questo stomachevole episodio, avendo io declinato in quell'occasione le mie generalità e l'indirizzo abitativo, ricevetti per posta una cartolina recante la comunicazione ch'ero stato a mia insaputa iscritto al DAP ed inserito nientemeno che nel suo comitato direttivo! Non mi opposi e non avrei più potuto, voluto o dovuto tornare indietro".

In realtà il partito era talmente piccolo che i primi 500 numeri corrispondevano a tessere inesistenti. Speer testimoniò che Hitler rimase scioccato da questo trucco. Il 14 agosto incontrò per la prima volta Dietrich Eckart, un antisemita e uno dei primi membri chiave del partito, in occasione di un discorso tenuto davanti ai membri del DAP. Il 19 settembre del 1919 venne redatta la prima opera antisemita conosciuta di Hitler, nota coma la lettera Gemlich[26]. Il 20 settembre divenne uno dei sette membri del comitato direttivo presieduto da Karl Harrer ed il 16 ottobre si tenne la prima riunione pubblica del DAP e la lista degli oratori prevedeva come primo intervento quello di Johannes Dingfelder e come secondo intervento quello di Hitler.

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Francobollo tedesco

Nel gennaio 1920 Harrer lasciò la presidenza del partito ed il nuovo programma venne redatto da un triumvirato composto da Hitler, Feder e Drexler. Hitler non venne congedato dall'esercito fino al 1920 (nel marzo di quell'anno aveva lasciato l'esercito per incompatibilità con l'impegno politico), dopo di che cominciò a prendere parte a tempo pieno alle attività del partito. Ne divenne ben presto il leader (febbraio 1920) e ne cambiò il nome in Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori (National Sozialistische Deutsche Arbeitspartei - NSDAP), normalmente conosciuto come "Partito Nazista" da National Sozialistische, in contrasto con Sozi, un termine usato per indicare il Partito Socialdemocratico Tedesco. Il partito adottò (marzo) come emblema la svastica, concepito come simbolo solare "ariano" e indoeuropeo in opposizione agli ebrei creduti da alcuni essere "adoratori della luna", nonché il saluto romano usato dai fascisti italiani.

Il Partito Nazista era solo uno dei numerosi piccoli gruppi estremisti della Monaco di quell'epoca, ma Hitler scoprì ben presto di avere un talento notevole nell'oratoria pubblica e nell'ispirare la lealtà delle persone. La sua retorica, che attaccava gli ebrei, i socialisti e i liberali, i capitalisti e i comunisti, iniziò ad attrarre nuovi aderenti. Tra i primi seguaci troviamo Rudolf Hess, Hermann Göring ed Ernst Röhm, che sarebbe stato il capo dell'organizzazione paramilitare nazista, la SA (Sturmabteilung), ufficialmente denominate "Squadre Sportive del Partito". Nel 1921 fu condannato a tre mesi di prigione, di cui solo uno scontato, per aver personalmente guidato un attacco delle SA contro un comizio, culminato con l'aggressione dell'oratore, un federalista bavarese di nome Ballerstedt.

Un altro suo ammiratore fu il Maresciallo di Campo dell'epoca di guerra, Erich Ludendorff. Hitler decise di usare Ludendorff come facciata in un tentativo abbastanza velleitario di conquistare il potere, il "Putsch di Monaco" dell'8 novembre 1923, quando i nazisti si spostarono da una birreria fino al Ministero della Guerra bavarese, intendendo rovesciare il governo separatista di destra della Baviera e da lì marciare su Berlino, emulando così la marcia su Roma di mussoliniana memoria. Hitler fece affidamento principalmente sull'aiuto degli ex combattenti delusi dalla Repubblica di Weimar riuniti nelle organizzazioni paramilitari dei "Corpi Franchi" (Freikorps).

Il colpo di stato fallì e Hitler venne processato per alto tradimento; tuttavia, egli si servì del processo per diffondere il suo messaggio in tutta la Germania. Nell'aprile 1924 venne condannato a cinque anni di carcere nella prigione di Landsberg am Lech ubicata ad un'ottantina di chilometri di distanza da Monaco di Baviera. Qui Hitler lesse l'opera di Henry Ford L'Ebreo internazionale e, ispirandosi a questa, scrisse la sua famosa opera Mein Kampf (La mia battaglia). Questo lavoro ponderoso conteneva le idee di Hitler sulla razza, la storia e la politica, compresi numerosi avvertimenti sul destino che attendeva i suoi nemici, specialmente gli ebrei, nel caso in cui fosse riuscito a salire al potere. Il libro venne pubblicato la prima volta in due volumi: il primo nel 1925 e il secondo un anno dopo. Le prospettive di un Hitler al potere sembravano così remote, a quel tempo, che nessuno prese seriamente i suoi scritti.

Considerato relativamente innocuo, Hitler ottenne una riduzione della pena. Venne rilasciato il 21 dicembre 1924 dopo solo nove mesi di pena detentiva. A quel momento il Partito Nazista a malapena esisteva e i suoi capi dovettero adoperarsi a lungo per ricostruirlo. Durante questi anni Hitler formò un gruppo che sarebbe in seguito diventato uno degli strumenti chiave nel raggiungimento dei suoi obiettivi. All'interno delle SA Hitler costituì nel 1925 una guardia del corpo personale, le Schutzstaffeln ("unità di protezione" o SS). Questo corpo d'élite dalle uniformi nere, venne guidato da Heinrich Himmler, che poi sarà il principale esecutore dei piani di Hitler sulla "questione ebraica", durante la seconda guerra mondiale. Nel 1930 Hitler assunse la carica di Oberste SA (capo supremo), affindando la carica di comandante militare (Stabschef) delle SA a Ernst Röhm.

Un elemento chiave del fascino esercitato da Hitler sul popolo tedesco si trovava nel suo costante fare appello all'orgoglio nazionale, ferito dalla sconfitta in guerra e umiliato dal Trattato di Versailles, imposto all'Impero germanico dagli Stati vincitori. L'Impero, infatti, dovette cedere territori a Francia, Polonia, Belgio e Danimarca, abbandonare le sue colonie, dismettere la Marina, pagare un conto salatissimo per le riparazioni di guerra, e assumersi la piena responsabilità e colpevolezza dello scoppio del conflitto: un vero e proprio diktat.

Siccome molti tedeschi non credevano che fosse stata la Germania a dar inizio alla guerra (essendo stata dichiarata dall'Austria) né di essere stati sconfitti sul campo, essi erano amaramente risentiti per questi termini. Anche se i primi tentativi, da parte dei nazisti, di guadagnare voti con la condanna delle umiliazioni e delle macchinazioni dell'"ebraismo internazionale" non ebbero particolare successo con l'elettorato, la propaganda di partito imparò la lezione, e presto capovolse la situazione a proprio vantaggio attraverso un'espressione più subdola dei suoi contenuti, che combinava l'antisemitismo con attacchi "spiritati" contro i fallimenti del "sistema di Weimar" e i partiti che l'appoggiavano.

L'influenza di Eckart e di Haushofer e le basi del programma del Partito Nazionalsocialista

Nel periodo a cavallo tra il 1919 ed il 1920, Hitler conobbe a Monaco il politico, drammaturgo, giornalista bavarese Dietrich Eckart che gli fece da mentore, presentandolo alle personalità in vista della città, introducendolo in società, fornendogli un abbigliamento decoroso ed un alloggio dignitoso, insegnandogli le buone maniere ed impartendogli pure lezioni di lingua tedesca priva d'influssi dialettali[43]. Hitler lo considerò sempre alla stregua d'un maestro, tanto che il proclama che era solito utilizzare Eckart, "Deutschland erwache !" ("Germania svegliati !") divenne anche il grido di battaglia del partito nazionalsocialista[44]. Eckart diventa ben presto anche il primo direttore del Völkischer Beobachter" ("L'osservatore Popolare"), il giornale di partito acquistato il 17 settembre 1920, e l'ideologo del nazismo stesso[26]. Indubbiamente Hitler fece suo il manifesto di Eckart del 1919 "Auf Gut Deutsch" ("In buon tedesco"), dove si attaccavano con veemenza sia il Trattato di Versailles che gli "... Speculatori ebrei che - a mo' di pescicani - si sono arricchiti vergognosamente a spese del sangue versato dalle vittime del conflitto, salvo - poi - dar avvio al Bolscevismo in Russia ed alla Socialdemocrazia in Germania". Sempre nel summenzionato pamphlet compare per la prima volta l'esplicita accusa di disfattismo a carico degl'ebrei che Hitler sposerà integralmente "... E la mano che brandiva il pugnale non esitò un solo attimo a vibrare il colpo tra le scapole del fratello, ad affondarlo nella schiena del miglior amico"[26]. Hitler considerò sempre d'inestimabile valore il contributo di Eckart alla causa nazista, sia inserendolo nei circoli iniziatici della Thule Gesellschaft, che incitandolo continuamente a scrivere ed a pronunciare discorsi ultranazionalisti ed antisemiti in pubblico [26]. Verso la fine del 1922, l'ultimo saggio di Eckart, dal titolo "Der Bolshevismus von Moses bis Lenin" ("Il Bolscevismo, da Mosè a Lenin"), strutturato a mo' di dialogo tra maestro (Eckart stesso) ed adept (Hitler), delineò in modo netto la comune credenza secondo la quale gl'Ebrei altro non erano che "... assetati di potere, affamati di denaro, anelanti alla gloria"[26]. Nel 1923, la salute di Eckart iniziò a declinare vieppiù, essendo il fisico minato dall'abuso di morfina (al tempo non soggetta a vincolo prescrittivo medico) e di alcol, tanto che il contributo del "maestro" al tentato golpe risultò quasi del tutto ininfluente[26]. Ciò nonostante venne per poche settimane imprigionato nel carcere di Monaco, lo "Stadelheim" (lo stesso dove undic'anni dopo Hitler farà imprigionare Ernst Röhm e l'intero vertice delle SA al termine della purga passata alla storia col nome de "La Notte dei lunghi coltelli"), quindi liberato per le precarie condizioni di salute prima di morire il 23 dicembre. L'affetto e la riconoscenza di Hitler nei confronti dell'ideologo del nazismo è testimoniata dal fatto che Eckart venne sepellito a Berchtesgarden, dove Hitler farà costruire la sua villa di montagna, nonché dal fatto che proprio ad Eckart sarà dedicata la frase conclusiva del "Mein Kampf". Di rimando, leultime parole di Eckart furono, stando alle testimonianze: "Seguite Hitler ! Il movimento è solo agl'albori ma in futuro queste mie parole diventeranno indiscutibilmente chiare. Egli danzerà, ma son stato io a creare la melodia. Non state in lutto per me: io ho influenzato la storia più di qualsiasi altro tedesco"[26]. La società segreta Thule Gesellschaft, di cui Eckart era uno dei fondatori, tornerà utilissima ad Hitler ed agl'aderenti al partito, all'epoca della messa al bando del nazionalsocialismo in sèguito al fallito colpo di stato, in quanto gl'incontri da essa promossi presso l'Hotel "Quattro Stagioni" di Monaco fungevano da copertura per le riunioni clandestine del partito hitleriano[27]. Altra figura di spicco tra gl'ideologi del movimento nzista fu il bavarese Karl Haushofer, che Hitler frequentò negl'anni che vanno tra il 1919 ed il 1924. A lui si riconduce il programma dello "Spazio Vitale" (il "Lebensraum") e le influenze di Haushofer nel "Mein Kampf" risultano particolarmente evidenti, anche alla luce del fatto che costui, nel periodo di detenzione di Hitler a Landsberg, conseguentemente al fallimento del putsch del 1923, si recava quotidianamente in visita al futuro dittatore, al tempo recluso in carcere, e la stesura del dattiloscritto del programma politico del nazismo venne redatta proprio durante il periodo di carcerazione del führer[44]. Negli anni compresi tra l'ascesa al potere del nazismo (1933) ed il tentativo di Hess di concludere una pace separata con la Gran Bretagna (1941) l'ideologia mutuata da Haushofer diventa il cardine della politica espansionistica di Hitler, quella che giustifica le annessioni e le invasioni di altri stati[26]. La stella di Haushofer declinò bruscamente nel 1941 dopo il fallimento del tentativo di Hess di cui Haushofer fu ispiratore per concludersi drammaticamente nel 1945 con la condanna morte di suo figlio implicato nel tentativo di eliminazione di Hitler del 20 luglio 1944. Poco prima di esser giustiziato, Albrecht Haushofer indirizzerà al padre la sua poesia - testamento che, una volta letta dal genitore, lo condurrà al suicidio il 14 marzo 1946[26]. Essa, infatti, recita: "Una lunga leggenda profonda dell'Oriente (riferimento ai popoli dell'Est che subirono l'applicazione del "Lebensraum" teorizato da Haushofer e messo in pratica da Hitler) / ci narra che gli spiriti della potenza del male (i nazisti ed ogni altro movimento illiberale) / son tenuti prigionieri nella notte marina (impossibilitati dalla storia ad acquisire il potere) / sigillati dalla prudente mano del buon Dio. / Fino a quando la sorte, una volta al millennio, / ad un solo pescatore (Haushofer, suo padre) concede il potere / di spezzare le catene dei prigionieri / se non rigetta immediatamente il proprio bottino a mare (se non rinuncia alla fama di ideologo agl'occhi di tutti). / Per mio padre, il destino ha parlato. / La sua volontà altre volte aveva avuto la forza (Haushofer era un generale di fanteria) / di rsspingere di demonio nella sua prigione (di stroncare demagoghi e golpisti). / Mio padre ha ceduto (con il nazismo). / Non ha avvertito il soffio del diavolo (Hitler) ed ha lasciato il demonio spargersi sul mondo".. Infine, è doveroso citare anche Hans Heinz Ewers, iscritto al partito fin dalla sua fondazione, nonché autore dell'Horst Wessel Lied (Horst Wessel era un trentenne berlinese membro delle SA rimasto ucciso in un duello con un simpatizzante comunista, nel 1930, in sèguito ad una banale lite presso la casa di tolleranza che entrambi frequentavano ed assurto al rango di "martire" del nazismo), l'inno ufficiale del Partito Nazionalsocialista, che curò tutto il substrato cerimoniale del movimento e fu l'ispiratore del mito della forza, della potenza e della mancanza di remore morali che stanno alla base della crudeltà del comportamento delle SA e delle SS[45]

La "Thule Gesellschaft" come nutrice del futuro Führer

Il Partito Nazista delle origini, creato da Drexler, venne istituito all'interno della società esoterica segreta e da essa provengono numerosi futuri alti gerarchi nazisti, nonché compagni della prim'ora di Hitler. Fra le personalità appartenenti alla società segreta ricordiamo, oltre al già citato Anton Drexler, le figure di Rudolph Hess, Hans Frank, Max Amman, Alfred Rosemberg, Dietrich Eckart, Gottfried Feder, Hermann Göring. Hitler, all'inizio, è iscritto, ma figura soltanto in qualità di "associato"[46]. Come spia delle forze dell'ordine, Hitler presentava rapporti alquanto favorevoli sull'attività della società e del neonato partito[47]. La società evocava la figura dei tipici capi tribali germanici a cui spettava l'onore e l'onere di mantenere in salute l'intera comunità, cosa che dipendeva dalle loro scelte. Oltre ai dogi ariani ed alle istanze antisemite, è la figura della "guida", un araldo inviato da Dio, che contraddistingue la filosofia della società, ed Hitler parve a tutti fin da sùbito la persona ad hoc, tanto che, il 20 maggio 1920, non ancòra capo del partito nazista, alla proposta del simbolo della svastica levogira, egli la modificherà in senso destrogiro[48].

La corsa al potere

Adolf Hitler fotografato nel 1938

Il punto di svolta delle fortune di Hitler giunse con la Grande depressione che colpì la Germania nel 1930. Il regime democratico costituito in Germania nel 1919, la cosiddetta Repubblica di Weimar, non era mai stato genuinamente accettato dai conservatori e neanche dal potente Partito Comunista. I Socialdemocratici e i partiti tradizionali del centro e della destra si mostrarono inadeguati nel contenere lo shock della Depressione ed erano, inoltre, tutti segnati dall'associazione con il "sistema di Weimar". Nelle elezioni del 14 settembre 1930 il Partito Nazionalsocialista sorse improvvisamente dall'oscurità e si guadagnò oltre il 18% dei voti e 107 seggi nel Reichstag, diventando così la seconda forza politica in Germania.

Il successo di Hitler si basava sulla conquista della classe media, colpita duramente dall'inflazione degli anni venti e dalla disoccupazione portata dalla Depressione. Contadini e veterani di guerra costituivano altri gruppi che supportavano i nazisti, influenzati dai mistici richiami dell'ideologia Volk (popolo) al mito del sangue e della terra. La classe operaia urbana, invece, in genere ignorava gli appelli di Hitler; Berlino e le città della regione della Ruhr gli erano particolarmente ostili; infatti in queste città il Partito Comunista era ancora forte, ma si opponeva anch'esso al governo democratico, ragion per cui si rifiutò di cooperare con gli altri partiti per bloccare l'ascesa di Hitler.

Le elezioni del 1930 furono un disastro per il governo di centro-destra di Heinrich Brüning, che si vedeva privato della maggioranza al Reichstag, affidato alla tolleranza dei Socialdemocratici e costretto all'uso dei poteri d'emergenza da parte del Presidente della Repubblica per restare al governo. Con le misure austere introdotte da Brüning per contrastare la Depressione, avare di successi, il governo era ansioso di evitare le elezioni presidenziali del 1932, e sperava di garantirsi l'accordo con i nazisti per estendere il mandato di Hindenburg. Ma Hitler si rifiutò e anzi corse contro Hindenburg nelle elezioni presidenziali, arrivando secondo nelle due tornate elettorali, superando il 35% dei voti nella seconda occasione, in aprile, nonostante i tentativi del Ministro degli Interni Wilhelm Groener e del governo Socialdemocratico della Prussia di limitare le attività pubbliche dei nazisti, soprattutto bandendo le SA.

L'imbarazzo delle elezioni pose fine alla tolleranza di Hindenburg nei confronti di Brüning e il vecchio Maresciallo di Campo dimise il governo e ne nominò uno nuovo guidato dal reazionario Franz von Papen, che immediatamente abrogò il bando sulle SA e indisse nuove elezioni per il Reichstag. Alle elezioni del luglio 1932 i nazisti ottennero il loro migliore risultato, vincendo 230 seggi e diventando il partito di maggioranza relativa. In quel momento i nazisti e i comunisti controllavano la maggioranza del Reichstag, e la formazione di un governo di maggioranza stabile, impegnato alla democrazia, era impossibile. A seguito quindi del voto di sfiducia sul governo von Papen, appoggiato dall'84% dei deputati, il nuovo Reichstag si dissolse immediatamente e furono indette nuove elezioni per novembre.

Von Papen e il Partito di Centro (cattolico) aprirono entrambi dei negoziati per assicurarsi la partecipazione nazista al governo, ma Hitler pose delle condizioni dure, chiedendo il cancellierato e il consenso del Presidente che gli permettesse di utilizzare i poteri d'emergenza dell'articolo 48 della Costituzione. Il tentativo fallito di entrare nel governo, unito agli sforzi nazisti di ottenere il supporto della classe operaia, alienarono alcuni dei precedenti sostenitori e nelle elezioni del novembre 1932 i nazisti persero dei voti, pur rimanendo il principale partito del Reichstag.

Poiché von Papen aveva chiaramente fallito nei suoi tentativi di garantirsi una maggioranza attraverso la negoziazione che avrebbe portato i nazisti al governo, Hindenburg lo dimise e chiamò al suo posto il generale Kurt von Schleicher, che era stato per lungo tempo una forza dietro le quinte e successivamente Ministro della Difesa, il quale promise di poter garantire un governo di maggioranza attraverso la negoziazione con i sindacalisti Socialdemocratici e con la fazione nazista dissidente, guidata da Gregor Strasser.

Quando Schleicher s'imbarcò in questa difficile missione, von Papen e Alfred Hugenberg, Segretario del Partito Popolare Tedesco-Nazionale (DNVP), che prima dell'ascesa nazista era il principale partito di destra, cospirarono per persuadere Hindenburg a nominare Hitler come cancelliere in coalizione con il DNVP, promettendo che sarebbero stati in grado di controllarlo. Quando Schleicher fu costretto ad ammettere il suo fallimento e chiese ad Hindenburg un altro scioglimento del Reichstag, Hindenburg lo silurò e mise in atto il piano di von Papen, nominando Hitler Cancelliere con von Papen come Vicecancelliere e Hugenberg come Ministro dell'Economia, in un gabinetto che comprendeva solo tre nazisti: Hitler, Göring, e Wilhelm Frick. Il 30 gennaio 1933, Adolf Hitler prestò giuramento come Cancelliere nella camera del Reichstag, sotto gli sguardi e gli applausi di migliaia di sostenitori del nazismo.

Il Partito Comunista Tedesco, vincolato da Mosca, ebbe larga parte delle responsabilità nell'ascesa al potere di Hitler. Fin dal 1929 Stalin aveva spinto il Comintern ad adottare una politica di estremo settarismo verso tutti gli altri partiti di sinistra; i socialdemocratici erano trattati come "social-fascisti" e nessuna alleanza doveva essere stretta con loro. Questo serviva ai fini politici interni di Stalin, ma ebbe conseguenze opposte in Germania. Il Partito Comunista, non solo fallì nell'opporsi ai nazisti in alleanza con i socialdemocratici, ma cooperò tatticamente con i primi (soprattutto in occasione dello sciopero dei trasporti pubblici berlinesi del 1932). Furono presto costretti a capire l'errore di questa politica[senza fonte]. Usando il pretesto dell'Incendio del Reichstag, Hitler emise il cosiddetto "Decreto dell'incendio del Reichstag" il 28 febbraio 1933, a meno di un mese dall'insediamento.

Il Decreto dell'incendio del Reichstag (in tedesco, Reichstagsbrandverordnung) è il termine con cui viene indicata la legge che venne passata dal governo nazista in risposta diretta all'incendio del Reichstag del 27 febbraio 1933. Occorse solo un giorno al governo per farla passare il 28 febbraio, dal momento che bastava soltanto la controfirma del Presidente della Repubblica alla proposta scritta del Cancelliere per farla approvare: era un decreto volutamente inserito dal legislatore come "decreto d'emergenza" e volto a schiacciare i tentativi di colpo di stato, e - come tale - non necessitava dell'approvazione parlamentare per divenire operativa. Il vero nome del decreto è "Verordnung des Reichspräsidenten zum Schutz von Volk und Staat" ("Decreto del Presidente del Reich per la protezione della popolazione e dello stato"). Emanato dall'anziano (e ormai senile) presidente Paul von Hindenburg sulla base dell'articolo 48 sottosezione 2 della Costituzione, che consentiva al Reichspräsident di prendere ogni misura appropriata per rimediare ai pericoli per la sicurezza pubblica, rappresentò uno dei principali passi compiuti dal governo nazista per stabilire il suo dominio, tali passi vengono normalmente indicati dal termine Gleichschaltung.

Il decreto sospese o soppresse gran parte dei diritti civili garantiti dalla costituzione del 1919 della Repubblica di Weimar in nome della sicurezza nazionale: i leader comunisti, assieme ad altri oppositori del regime, si trovarono ben presto in prigione. Al tempo stesso le SA lanciarono un'ondata di violenza contro i movimenti sindacali, gli ebrei e altri "nemici". Tuttavia Hitler non aveva ancora la nazione in pugno. La nomina a Cancelliere e il suo uso dei meccanismi incastonati nella costituzione per approdare al potere hanno portato al mito della nazione che elegge il suo dittatore e del supporto della maggioranza alla sua ascesa. In verità Hitler divenne Cancelliere su nomina legale del Presidente, che era stato eletto dal popolo, ma né Hitler, né il partito disponevano della maggioranza assoluta dei voti. Nelle ultime elezioni libere, i nazisti ottennero il 33% dei voti, guadagnando 196 dei 584 seggi disponibili.

Anche nelle elezioni del marzo 1933, che si svolsero dopo che terrore e violenza si erano diffuse per lo stato, i nazisti ricevettero solo il 44% dei voti. Il partito ottenne il controllo della maggioranza dei seggi al Reichstag attraverso una formale coalizione con il DNVP. Infine, i voti addizionali necessari a far passare il Decreto dei pieni poteri (Ermächtigungsgesetz), che investì Hitler di un'autorità dittatoriale, furono assicurati con l'espulsione dei deputati comunisti dal Reichstag e con l'intimidazione dei ministri del Partito di Centro. Con una serie di decreti che arrivarono subito dopo, vennero soppressi gli altri partiti e bandite tutte le forme di opposizione. In soli pochi mesi Hitler aveva raggiunto un controllo autoritario senza aver mai violato o sospeso la costituzione del Reich, minando tuttavia il sistema democratico. Sfruttando, infatti, il quadro giuridico fornito dalla Costituzione, Adolf Hitler fece approvare dal Parlamento la legge che gli concesse i pieni poteri. È il 24 marzo del 1933 e tutti i partiti, anche quelli di ispirazione democratica che avevano governato in precedenza, votarono le norme che trasformano la Germania in una dittatura. Dopo l'espulsione dal Reichtstag dei comunisti solo la SPD votò contro la Ermächtigungsgesetz. In base a questo decreto, Hitler sciolse d'imperio tutti i partiti politici tedeschi e promosse soltanto il Partito Nazista ad unico partito ammesso in Germania (14 luglio 1933).

Il regime nazionalsocialista

«Verrà un giorno in cui sarà più grande onore avere il titolo di cittadino del Reich in qualità di spazzino che essere re in uno Stato straniero, e questo giorno verrà certamente, poiché, in un mondo come il nostro, che permette la mescolanza delle razze, uno Stato che dedica tutti i suoi sforzi allo sviluppo dei migliori elementi razziali deve fatalmente diventare il padrone del mondo.»

Essendosi assicurato il potere politico supremo in maniera legale con libere elezioni, Hitler rimase estremamente popolare fino ai momenti finali del suo regime. Era un maestro di oratoria, e con tutti i mezzi d'informazione tedeschi sotto il controllo del suo capo della propaganda, Joseph Goebbels, fu in grado di persuadere la maggioranza dei tedeschi che egli fosse il loro salvatore dalla Depressione, dai comunisti, dal trattato di Versailles e dagli ebrei. Su quelli che non ne erano persuasi, le SA, le SS e la Gestapo (la Polizia segreta di stato) avevano mano libera, e a migliaia scomparirono nei campi di concentramento. Molti di più emigrarono, compresi circa metà degli ebrei tedeschi.

Visita ufficiale di Hitler a Roma, 1938. Sul palco in prima fila da sinistra: Benito Mussolini, Adolf Hitler, Vittorio Emanuele III, Elena del Montenegro; in seconda fila, da sinistra: Joachim von Ribbentrop, Joseph Goebbels, Rudolf Hess, Heinrich Himmler.

Per consolidare il suo regime, Hitler aveva bisogno della neutralità dell'esercito e dei magnati dell'industria. Questi erano allarmati dalla componente "socialista" del nazionalsocialismo, che era rappresentata dalle camicie brune delle SA di Ernst Röhm, in gran parte appartenenti alla classe operaia. Per rimuovere questa barriera all'accettazione del regime, Hitler lasciò libero il suo luogotenente, Heinrich Himmler, di assassinare Röhm e decine di altri nemici reali o potenziali, durante la notte del 29-30 giugno 1934 (conosciuta come la "Notte dei lunghi coltelli"). Un effetto meno visibile della purga, che venne poco percepito all'epoca ma probabilmente rientrava nei progetti di Hitler, fu di focalizzare le energie del partito non più su aspetti sociali (come desiderato dalle SA) ma sui «nemici razziali» della Germania. Secondo alcuni autori, il nazionalsocialismo, nato come ideologia gemella al fascismo italiano, rimase tale solo fino a questo momento dato che con l'eliminazione della corrente "di sinistra" facente capo a Röhm, la corrente "di destra" facente capo ad Hitler prese il sopravvento. Da questo momento il Partito Nazista avrebbe abbracciato implicitamente il capitalismo prefigurandosi come un'ideologia prettamente conservatrice, abbandonando ogni ipotesi rivoluzionaria e quindi rimanendo "socialista" solo nel nome. Questo sarebbe avvenuto come pegno ai poteri economici internazionali che l'avevano sostenuto finanziariamente nell'ascesa al potere[49].

Anche Pino Rauti in una sua opera ritiene che l'epurazione della cosiddetta "ala sinistra" del movimento nazionalsocialista fu inevitabile per Hitler al fine di accreditarsi presso l'esercito, la grande finanza e il club degli industriali, tutti settori che vedevano in von Papen il garante contro la deriva populista da parte del Partito. Infatti, Papen chiese notoriamente a Röhm di esplicitare cosa intendesse per "rivoluzione nazionalsocialista", aggiungendo beffardamente che non si trattasse "... di una rivoluzione antimarxista per favorire l'ascesa al potere d'una corrente filomarxista". Nell'incontro di Venezia con Mussolini (14 giugno 1934, solo due settimane prima della fatidica "Notte dei lunghi coltelli"), Hitler domandò al dittatore italiano come avesse fatto ad incanalare le camicie nere nell'alveo della legalità, preoccupato per il comportamento delle camicie brune naziste. Al che Mussolini, da sempre ritenuto un maestro dal dittatore nazista, gli rispose di averne "eliminato" i capi. Il Duce intendeva un'eliminazione politica, ovvero averne indirizzato i capi a carriere burocratiche, mentre Hitler prese il consiglio alla lettera.

In ogni caso, il problema che si parava di fronte ad Hitler era quello di non poter andare oltre la carica di cancelliere, per di più vigilato da un uomo del presidente Hindemburgh, qual era Papen. Infatti, come generale in capo della Reichwehr (l'esercito della Repubblica di Weimar), Werner Von Blomberg scrisse nelle sue memorie, "... Già dal 1931 le S.A. erano divenute il triplo, numericamente parlando, in termini d'effettivi, rispetto ai militi della Reichwehr: 300.000 contro 100.000, complice la dura crisi economica importata dagli Stati Uniti d'America fin dal 1929. Domenica 17 giugno 1934, Hitler venne convocato dal presidente Hindemburg nella sua villa a Neudeck (oggigiorno Ogrodzieniec, cittadina polacca sita nel distretto di Kisielice) e severamente ammonito al fine di eliminare il pericolo costituito da quell'esercito privato oramai fuori controllo. Io stesso - prima che l'aereo lo riportasse a Berlino - gli ribadii che, con Hindenburg prossimo alla morte, la situazione era foriera di notevoli rischi per il suo futuro politico. Era una giornata afosa, ma Hitler era come impietrito. Io stavo sulla gradinata della villa soffocato nella mia alta uniforme e senza preamboli, in una riunione a due durata pochi minuti, esplicitamente gli rammentai che il presidente aveva l'intenzione di dichiarare la legge marziale, affidandomi il controllo totale della nazione e che - se si fosse giunti a questo - io avrei restaurato la monarchia, il che avrebbe distrutto per sempre i piani di una dittatura assoluta di Hitler. Ritengo che fu questo il punto di svolta dell'intera questione: fu il momento in cui Hitler comprese che il potere di Ernst Röhm andasse epurato di colpo e con la violenza"[50].

Quando Hindenburg morì, il 2 agosto 1934, Hitler, che in quanto già capo del governo (cancelliere del Reich) non poteva diventare anche Presidente del Reich (capo di stato), creò per sé una nuova carica, quella di Führer, che in pratica gli consentì di cumulare i due incarichi. Neanche un'ora dopo il ferale evento della morte dell'ottuagenario presidente Hindenburg, Hitler decretò che le cariche di Cancelliere e di Presidente della Repubblica sarebbero state fuse in modo tale da garantire al dittatore nazista non soltanto la qualifica di "capo della nazione", ma anche quella più importante e prestigiosa di "comandante supremo delle forze armate", il che imponeva a queste ultime il diretto giuramento di fedeltà nei confronti di Hitler in persona. Egli era Führer und Reichskanzler (Guida e Cancelliere del Reich). Il 19 agosto 1934, i tedeschi furono chiamati alle urne per esprimere il loro parere sull'assunzione del potere totale da parte di Hitler. Più che un'elezione, fu una scontata conferma plebiscitaria del nuovo stato delle cose (su 45.5 milioni di aventi diritto al voto, 38 milioni espressero parere favorevole e 4.5 milioni ebbero il coraggio ed il buonsenso di negare la loro approvazione)[51]. Dal 1934 sino alla sua morte in Germania non ci fu alcun Presidente del Reich, in quanto Hitler governava per decreto - legge.

Quegli ebrei che non erano emigrati in tempo ebbero a pentirsi della loro esitazione. In base alle Leggi di Norimberga del 1935 persero il loro status di cittadini tedeschi e vennero espulsi dagli impieghi statali, dagli ordini professionali e da gran parte delle attività economiche. Furono oggetto dello sbarramento di una feroce propaganda. Pochi non ebrei tedeschi si opposero a questi passi. Queste restrizioni vennero ulteriormente aggravate, specialmente dopo l'operazione anti-ebraica della notte tra il 9 e il 10 novembre 1938, conosciuta come Notte dei cristalli (Kristallnacht o Reichskristallnacht). Dal 1941 gli ebrei furono obbligati a indossare una stella di David gialla in pubblico. Nel marzo 1935 Hitler ripudiò il Trattato di Versailles, reintroducendo la coscrizione in Germania. Il suo scopo sembrava quello di costruire una massiccia macchina militare, comprendente una nuova marina (la Kriegsmarine) e una nuova aeronautica militare (la Luftwaffe). Quest'ultima venne posta sotto il comando di Hermann Göring, un comandante veterano della prima guerra mondiale. L'arruolamento di grandi quantità di uomini e donne nel nuovo esercito sembrava risolvere i problemi di disoccupazione, ma distorse seriamente l'economia.

Nel marzo 1936, mentre l'attenzione del mondo era concentrata sull'attacco fascista al'Etiopia, Hitler violò nuovamente il Trattato, rioccupando la zona demilitarizzata della Renania e, poiché Regno Unito e Francia non si mobilitarono per fermarlo, prese coraggio. Nel luglio dello stesso anno scoppiò la Guerra civile spagnola dove i militari, guidati dal generale Francisco Franco, si ribellarono contro il governo regolarmente eletto del Fronte Popolare. Hitler inviò delle truppe ad aiutare i ribelli. L'intervento in Spagna servì da prova sul campo per le nuove forze armate tedesche e per i loro metodi, compreso il bombardamento di città indifese come Guernica, che venne distrutta dalla Luftwaffe nell'aprile 1937.

Benito Mussolini e Hitler durante la visita ufficiale nella Jugoslavia occupata

Per dimostrare al mondo la potenza tedesca, Hitler (su idea di Goebbels) ospitò a Berlino l'XI Olimpiade, con una cerimonia iniziale trionfale. Il 25 ottobre dello stesso anno ci fu a Berlino la firma di un trattato di amicizia fra Italia e Germania e il 1º novembre successivo, in un discorso a Milano, Mussolini userà per la prima volta il termine Asse Roma-Berlino, riferendosi a tale accordo. Da qui l'usanza diffusa di considerare il Trattato di amicizia come istitutivo dell'Asse anche se l'alleanza militare nascerà più tardi, il 22 maggio 1939, con il Patto d'Acciaio: questa alleanza venne in seguito allargata a Giappone, Ungheria, Romania e Bulgaria, ossia le Potenze dell'Asse. Il 5 novembre 1937 Adolf Hitler tenne un incontro segreto alla Cancelleria del Reich, in cui dichiarò i suoi piani per l'acquisizione di "spazio vitale" per il popolo tedesco.

Il 12 marzo 1938 l'Austria, con un referendum, si univa con la Germania (il cosiddetto Anschluss) e Hitler, che così poneva le basi della Grande Germania, fece un ingresso trionfale a Vienna. In seguito intensificò la crisi che coinvolgeva gli abitanti di lingua tedesca della regione dei Sudeti in Cecoslovacchia. Questo portò all'Accordo di Monaco del settembre 1938 in cui la Gran Bretagna e la Francia, con la mediazione di Mussolini, cedettero debolmente alle sue richieste per evitare la guerra, sacrificando però la Cecoslovacchia, che fu occupata. I tedeschi entrarono a Praga il 10 marzo 1939.

A questo punto Francia e Gran Bretagna decisero di prendere posizione, e resistettero alla successiva richiesta di Hitler per la restituzione del territorio di Danzica, un territorio tedesco ceduto alla Polonia in base al Trattato di Versailles. Ma le potenze occidentali non furono in grado di giungere ad un accordo con l'Unione Sovietica per un'alleanza contro la Germania, e Hitler ne approfittò. Il 23 agosto 1939 concluse un patto di non-aggressione (il Patto Molotov-Ribbentrop) con Stalin, definendo anche i criteri per la spartizione del territorio polacco.

Il 1º settembre la Germania invase la Polonia. Hitler era certo che Francia e Gran Bretagna non avrebbero onorato il loro impegno con i polacchi per dichiarare guerra alla Germania: "Ho giudicato i loro capi a Monaco: Daladier, Chamberlain, dei vermiciattoli!"[52]. Quando la mattina del 3 settembre l'aiutante Schmidt entrò nello studio di Hitler consegnandogli la dichiarazione di guerra dell'Inghilterra, questi restò pietrificato e voltosi verso il suo ministro degli esteri Ribbentrop, con lo sguardo furibondo disse: "Was nun?" (E adesso?)[53]. Nell'anticamera, affollata di generali e dignitari del partito, la voce di Göring, appena informato, ruppe il silenzio che si era creato: "Se perdiamo questa guerra, Dio abbia pietà di noi!"[54].

Seconda guerra mondiale: le vittorie

«Dobbiamo essere crudeli. Dobbiamo riabituarci a essere crudeli con la coscienza pulita.»

Le truppe tedesche hanno superato il confine della Macedonia

Nei tre anni seguenti Hitler conseguì una serie quasi ininterrotta di successi militari. La Polonia venne rapidamente sconfitta e spartita con i sovietici. Nell'aprile 1940 la Germania invase la Danimarca e la Norvegia (Operazione Weserübung). In risposta all'invasione della Polonia, Francia e Inghilterra dichiararono guerra alla Germania. In maggio iniziò un'offensiva lampo che travolse rapidamente i Paesi Bassi, il Belgio, il Lussemburgo e la Francia (conosciuta come la Campagna di Francia), che collassò nel giro di sei settimane. Il piano per la conquista della Francia, nato dalle idee di Hitler, di Heinz Guderian, leader dei Panzer, e del generale von Manstein, fu un'operazione magistrale, un capolavoro tattico che permise ai tedeschi di travolgere ben 3 eserciti, oltre al BEF. Nell'aprile 1941 toccò alla Jugoslavia e alla Grecia essere invase (Campagna dei Balcani). Nel frattempo le forze tedesche (Deutsches Afrikakorps), unite a quelle italiane, avanzavano attraverso il Nordafrica verso l'Egitto, puntando Alessandria d'Egitto e Il Cairo.

Queste invasioni furono accompagnate dal bombardamento di città indifese come Varsavia, Rotterdam (avvertita e quindi evacuata) e Belgrado. L'unico insuccesso di Hitler fu quello di non riuscire a piegare la Gran Bretagna con i bombardamenti aerei della Battaglia d'Inghilterra. Il 22 giugno 1941 ebbe inizio l'Operazione Barbarossa. Le forze tedesche, appoggiate dalle nazioni dell'Asse e della Finlandia, invasero l'URSS, occupando rapidamente parte della Russia europea, assediando Leningrado e Stalingrado e minacciando Mosca. Durante l'inverno, l'armata di Hitler venne respinta alle porte di Mosca, e il furibondo Fuhrer assunse egli stesso il comando delle forze armate, ma l'estate successiva l'offensiva riprese. Per il luglio 1942 le truppe di Hitler erano sul Volga. Qui vennero sconfitte nella Battaglia di Stalingrado, la prima grossa sconfitta tedesca.

In Nordafrica i britannici sconfissero i tedeschi nella Seconda battaglia di El Alamein, contrastando i piani di Hitler di occupare il Canale di Suez e il Medio Oriente. A proposito della certezza della vittoria bellica da parte del dittatore e i suoi fedeli, Hitler dichiarò testualmente in presenza dei suoi generali:

«Quanto alla propaganda, troverò qualche spiegazione per lo scoppio della guerra. Non importa se plausibile o no, al vincitore non verrà chiesto, poi, se avrà detto o no la verità"[55]

La Shoah

Hitler e Mussolini a Monaco nel 1939
L'ingresso del campo di concentramento di Auschwitz, il principale campo di sterminio

L'invasione dell'Unione Sovietica fu anche motivata dal proposito nazionalsocialista, già presente agli albori del movimento, di acquisire il Lebensraum («spazio vitale») per la Germania ad Est, a scapito delle popolazioni slave considerate Untermenschen («sub-umane»). Contemporaneamente, l'operazione Barbarossa si proponeva di abbattere il nemico ideologico rappresentato dal comunismo, parte, secondo l'ideologia hitleriana, del complotto giudaico per il dominio del mondo. Non ultimo, la campagna ad Est avrebbe permesso alla Germania, svaniti i sogni di una rapida campagna occidentale, di raggiungere ed utilizzare le ricche risorse economiche sovietiche rappresentate dal petrolio caucasico e le derrate alimentari ucraine.

Fu immediatamente dopo lo scoppio del conflitto ad Est che la persecuzione ebraica raggiunse la sua fase culminante con l'avvio dei massacri operati dalle Einsatzgruppen che seguivano le forze armate tedesche avanzanti. D'altro canto non esistono prove che nel giugno 1941 esistesse già un piano per una «soluzione finale della questione ebraica». Gli storici rilevano che probabilmente la decisione venne presa in un periodo compreso tra il novembre 1941 e il gennaio 1942 e che la fase operativa si concretizzò solo successivamente. Per facilitare l'attuazione della Soluzione finale, si tenne a Wannsee, nei pressi di Berlino, una conferenza il 20 gennaio del 1942, con la partecipazione di quindici ufficiali superiori del regime guidati da Reinhard Heydrich e Adolf Eichmann.

Le registrazioni della conferenza forniscono le prove più evidenti della pianificazione centrale dell'Olocausto. Tra il 1942 e il 1944 le SS, assistite dai governi collaborazionisti e da personale reclutato nelle nazioni occupate, uccisero in maniera sistematica circa 3,5 milioni di ebrei in sei campi di sterminio localizzati in Polonia: Auschwitz-Birkenau, Bełżec, Chelmno, Majdanek, Sobibor e Treblinka. Altri vennero uccisi meno sistematicamente in altri luoghi e in altri modi, o morirono di fame e malattie mentre lavoravano come schiavi. Al tentativo di genocidio degli ebrei europei ci si è generalmente riferiti nel dopoguerra con la parola Olocausto, ma successivamente è stato adottato dalla comunità internazionale il termine ebraico Shoah, preferito dagli ebrei stessi poiché l'olocausto indica nella cultura ebraica un sacrificio a Dio.

Altri gruppi etnici, sociali e politici sono stati oggetto di persecuzione e in alcuni casi di sterminio durante la "Soluzione finale". Migliaia di socialisti tedeschi, comunisti e altri oppositori del regime morirono nei campi di concentramento, così come un numero alto ma sconosciuto di omosessuali. I Rom e gli zingari, ugualmente considerati razze inferiori, furono anch'essi internati e uccisi nei campi. Circa tre milioni di soldati sovietici, prigionieri di guerra, morirono nei lager, ridotti alla stregua di schiavi. Tutte le nazioni occupate soffrirono privazioni terribili ed esecuzioni di massa: fino a tre milioni di civili polacchi (non-ebrei) morirono durante l'occupazione. Non è stato ritrovato alcun documento nel quale sia stata pianificata la "Soluzione finale", ma ciò nonostante la stragrande maggioranza degli storici concorda nel ritenere che Hitler ne sia stato l'ideatore, ordinando a Himmler di portare avanti il piano.

Seconda guerra mondiale: la disfatta

Lo "Stars & Stripes", giornale delle truppe americane, riporta la notizia della morte di Hitler

I primi trionfi persuasero Hitler di essere un genio della strategia militare, per questo motivo divenne sempre meno desideroso di ascoltare i consigli dei suoi generali o anche solo di udire cattive notizie. Dopo la battaglia di Stalingrado, ampiamente considerata come il punto di svolta della seconda guerra mondiale, le sue decisioni militari divennero sempre più erratiche, e la posizione economica e militare della Germania si deteriorò. L'entrata in guerra degli Stati Uniti, il 7 dicembre 1941, oppose alla Germania una coalizione delle principali potenze mondiali: il più grande impero mondiale (l'Impero britannico), la principale potenza finanziaria e industriale (gli USA), e l'Unione Sovietica, che si era sobbarcata il peso più grande della seconda guerra mondiale in termini di vite umane e altre perdite. I realisti all'interno dell'esercito tedesco videro la sconfitta come inevitabile e complottarono per togliere Hitler dal potere. Nel luglio 1944 uno di loro, Claus Schenk von Stauffenberg, piazzò una bomba nel quartier generale di Hitler (il cosiddetto Complotto del 20 luglio), ma Hitler scampò miracolosamente alla morte e ordinò una selvaggia rappresaglia nella quale vennero giustiziati tutti i capi del complotto.

L'ingresso delle Fosse Ardeatine così come lo vediamo oggi

L'alleato di Hitler, Benito Mussolini, venne rovesciato il 25 luglio del 1943. Nel frattempo l'Unione Sovietica continuava costantemente a costringere le armate di Hitler alla ritirata dai territori occupati a est. Ma fintanto che in Europa occidentale non si aprì un altro fronte, la Germania poteva sperare di tenere la posizione, nonostante la sempre più pesante campagna di bombardamenti sulle città tedesche. Il 6 giugno 1944 (D-Day), le armate alleate sbarcarono nel nord della Francia, e per dicembre erano arrivate al Reno. Hitler comandò una disperata offensiva sulle Ardenne, ma con il nuovo anno le armate alleate stavano avanzando sul territorio tedesco. I tedeschi, intanto, avevano invaso l'Italia e instaurarono a Salò uno stato fantoccio, la Repubblica Sociale Italiana, con a capo Mussolini.

Tra il 1943 e il 1945 i tedeschi uccisero migliaia di civili italiani (i peggiori massacri furono quelli di Marzabotto, con 770 vittime, delle Fosse Ardeatine, con 335 morti e di Sant'Anna di Stazzema con 560 vittime civili, per lo più donne e bambini). In febbraio i sovietici si fecero strada attraverso la Polonia e la Germania orientale, e in aprile arrivarono alle porte di Berlino. I più stretti collaboratori di Hitler gli consigliarono di scappare in Baviera o in Austria, per organizzare una resistenza finale sulle montagne, ma egli era determinato a restare nella capitale fino alla capitolazione.

La morte

Lo stesso argomento in dettaglio: Morte di Adolf Hitler.

Le sue armate tedesche non riuscirono ad arrestare l'avanzata degli alleati, e mentre i sovietici si aprivano la strada verso il centro di Berlino si suicidò nel suo bunker il 30 aprile 1945, insieme alla storica amante Eva Braun che aveva sposato il giorno prima. Aveva 56 anni. Come parte delle sue ultime volontà, ordinò che il suo corpo venisse portato all'esterno e bruciato. Nel suo testamento, scaricò tutti gli altri leader nazisti e nominò il großadmiral Karl Dönitz come nuovo Presidente del Reich[56] e Joseph Goebbels come nuovo Cancelliere del Reich. Tuttavia quest'ultimo si suicidò il 1º maggio 1945 insieme alla moglie dopo aver ucciso i suoi sei figli. L'8 maggio 1945, la Germania si arrese. Il "Reich millenario" di Hitler era durato poco più di 12 anni.

I resti parzialmente carbonizzati di Hitler vennero trovati e identificati dai sovietici (attraverso le impronte delle arcate dentarie) e in seguito seppelliti a Magdeburgo nella Germania orientale. Pare che intorno all'aprile 1970 nella zona in cui i resti furono seppelliti, venne deciso di costruire una zona residenziale. I servizi segreti sovietici, quindi, riesumarono i resti di Hitler, di Eva Braun, di Joseph Goebbels e della sua famiglia, li cremarono e infine gettarono le ceneri nel fiume Elba.

La vita privata di Hitler

Lo stesso argomento in dettaglio: Sessualità di Adolf Hitler.

Le conseguenze della politica hitleriana

Lo stesso argomento in dettaglio: Germania nazista.

Influenza nella cultura popolare

Lo stesso argomento in dettaglio: Adolf Hitler nella cultura popolare.

La figura di Hitler non poteva che ispirare registi, scrittori, drammaturghi, cantanti, e diventare egli stesso un personaggio, più o meno storico a seconda dei casi. Spesso si è tentato di far luce sulle ombre dell'uomo invece che del politico, con risultati discussi e spesso controversi.

Prima e durante la seconda guerra mondiale, Hitler fu spesso descritto in Germania come una figura quasi divina, amata e rispettata dai tedeschi (si veda ad esempio il film di propaganda, girato su volontà dello stesso Hitler, Il trionfo della volontà). Al di fuori della Germania, invece, era spesso oggetto di derisione.

Dopo la sconfitta della Germania nazista e la sua morte, la derisione nei suoi confronti è stata sostituita dall'accettazione della sua totale follia: le politiche antisemite di Hitler erano ben note durante il corso della sua vita, ma fu solo dopo la sua morte che la portata delle politiche razziali e dell'Olocausto divenne realmente nota all'opinione pubblica al di fuori della Germania. Dopo che smise di essere una minaccia palpabile, quindi, fu descritto nella cultura popolare come figura sinistra e diabolica.

I discendenti di Adolf Hitler

Jean-Paul Mulders, nel libro Alla ricerca del figlio di Hitler, ha rintracciato i discendenti del dittatore tedesco, nipoti del fratello Alois il cui figlio, William Patrick, era scappato negli USA. Secondo il libro di Mulders, i discendenti diretti di Adolf Hitler sarebbero quattro e avrebbero cambiato cognome dopo la guerra in Stuart-Hudson: Alexander, Louis, Brian e Howard. Alexander farebbe lo psicologo a East Northport, Louis e Brian sarebbero giardinieri e vivrebbero a East Patchogue mentre Howard, morto nel 1980, era un poliziotto di New York. Un altro discendente di Hitler, Andreas Hüttler, è stato individuato da Mulders a Groß Gerungs, in Austria, e la parentela è stata confermata da un test del DNA.

Ascendenza patrilineare di Adolf Hitler

  1. Mattheus Hüetler, vivente nel 1571
  2. Hannß Huettler, vivente nel 1585
  3. Stephan Hiedler, vivente nel 1635
  4. Georg Hiedler, morto nel 1678
  5. Johannes Hüetler, 1644-1703
  6. Stephan Hüetler (Hietler), 1675-1757
  7. Johannes Hiedler, 1725-1803
  8. Martin Hiedler, 1762-1829
  9. Johann Georg Hiedler, 1792-1857
  10. Alois Hitler, 1837-1903
  11. Adolf Hitler, 1889-1945

Onorificenze

Croce di Ferro di II classe - nastrino per uniforme ordinaria
Croce di Ferro di I classe - nastrino per uniforme ordinaria
«Assolvendo all'incarico di "Portaordini" dimostrava sangue freddo, coraggio e audacia esemplari. In condizioni di grande pericolo, quando tutte le linee di comunicazione erano state tagliate, l'attività instancabile e senza paura di Hitler, permetteva di trasferire importanti messaggi alle nostre postazioni.(versione tradotta)»
— 14 agosto 1918
Distintivo per feriti in ferro - nastrino per uniforme ordinaria
Croce al Merito Militare di 3ª Classe bavarese con Spade - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia Commemorativa del 9 novembre 1923 detta Ordine del Sangue - nastrino per uniforme ordinaria
Croce d'Onore per i Combattenti al Fronte con Spade - nastrino per uniforme ordinaria
Insegna d'Oro del Partito Nazional Socialista dei Lavoratori Tedeschi - nastrino per uniforme ordinaria
Capo dell'Ordine dell'Aquila Tedesca - nastrino per uniforme ordinaria

Premi e riconoscimenti

Cittadinanza Onoraria della Città di Bad Doberan - nastrino per uniforme ordinaria

Note

  1. ^ Il termine "olocausto con riferimento al genocidio degli ebrei è ritenuto non politicamente corretto si veda Olocausto, Shoah, memoria
  2. ^ (EN) Jennifer Hyde, Polish Jew gave his life defining, fighting genocide, in CNN.com, 13 novembre 2008. URL consultato il 18 febbraio 2012.
  3. ^ Sezione della Guida - in tedesco - della città di Braunau am Inn
  4. ^ Antistante la casa natale di Hitler è ora posta una lapide che commemora le vittime del nazismo: Fotografia dell'azienda di Promozione Turistica locale
  5. ^ La circostanza è tema di narrazione nel romanzo di Norman Mailer, Il castello nella foresta, pubblicato da Einaudi nel 2008 (ISBN 978-88-06-18534-3)
  6. ^ Ron Rosenbaum, Il mistero Hitler, Mondadori, 2000
  7. ^ La prova del dna, Hitler era ebreo e nordafricano, su dazebao.org, 26 agosto 2010. URL consultato il 28 agosto 2010.
  8. ^ (EN) Heidi Blake, Hitler 'had Jewish and African roots', DNA tests show, su telegraph.co.uk, The Daily Telegraph, 24 agosto 2010. URL consultato il 28 agosto 2010.
  9. ^ (EN) The Rise of Adolf Hitler su The history place]
  10. ^ Erica Orsini, Assaggiavo i pasti di Hitler e vi dico che era vegetariano, in il Giornale, 15 febbraio 2013. URL consultato il 18 marzo 2013.
  11. ^ a b Joachim C. Fest: "Hitler, una biografia" Ed. Garzanti, 2005
  12. ^ "Adolf Hitler ed Eva Braun", Mondadori, 1979.
  13. ^ a b Pino Rauti: "L'immane conflitto" Ed. CEN, 1966.
  14. ^ a b c d e f g h i Ibidem.
  15. ^ Joachim C. Fest: "Hitler, una carriera". Ed. BUR - Rizzoli, 1978.
  16. ^ Successivamente, nel "Mein Kampf" avrebbe descritto quegli anni come "...i giorni più felici della mia vita; mi sembrarono quasi un sogno." Adolf Hitler, "Mein Kampf", Bompiani, Milano, 1934
  17. ^ Alcuni presunti disegni di Adolf Hitler
  18. ^ Totalitarismi
  19. ^ The Rise of Hitler - Dec. 21, 1907 Hitler's Mother Dies
  20. ^ Alan Bullock: "Hitler, studio sulla tirannide" Ed. Bompiani, 1955.
  21. ^ Giorgio Galli: "Hitler ed il nazismo magico". Rizzoli editore; 1989 - 2005; pp. 113 - 114.
  22. ^ "Corriere della Sera" del 15 luglio 1998
  23. ^ a b Adolf Hitler, "Mein Kampf", Bompiani, Milano, 1934
  24. ^ P.B. Boschesi: "Hitler ed il Nazismo verso la guerra", Ed. Mondadori, 1981,
  25. ^ Eugene Davidson: "L'ascesa di Adolf Hitler"; Newton & Compton Ed.; 2000; pp. 16 - 18; ISBN 88-8289-457-6
  26. ^ a b c d e f g h i j k l m n Ibidem
  27. ^ a b c d e Renè Feund: "La magia e la svastica: Occultismo, New Age e Nazionalsocialismo". Ed. Lindau; 2006; pag. 43; ISBN 88-7180-592-5
  28. ^ Marco Castelli: "La svastica nelle tenebre - Nazismo magico" ed. "Il Foglio"; 2006, pag. 14; ISBN 88-7606-053-7
  29. ^ wilfried Daim: "Der Mann, der Hitler, die Idee gab"; München; 1958
  30. ^ Marco Castelli: "La svastica nelle tenebre - Nazismo Magico"; 2006; Ed. "Il Foglio"; pp. 9 - 10; ISBN 88-7606-053-7
  31. ^ Renè Freund: "La magia e la svastica: Occultismo, New Age e Nazionalsocialismo"; 2006; Ed. Lindau; pp. 24 - 26; ISBN 88-7180-5925
  32. ^ Renè Freund: "La magia e la svastica: Occultismo, New Age e Nazionalsocialismo"; 2006; Ed. Lindau; pp. 88 - 89; ISBN 88-7180-5925
  33. ^ Renè Freund: "La magia e la svastica: Occultismo, New Age e Nazionalsocialismo"; 2006; Ed. Lindau; pp. 90 - 91; ISBN 88-7180-5925
  34. ^ Documentario: "Atlantide - Storie di uomini e di mondi" - 12 ottobre 2009 - LE TRINCEE DELLA PRIMA GUERRA MONDIALE
  35. ^ Giorgio Galli: "Hitler ed il nazismo magico". Rizzoli Editore; 1989 - 2005; pp. 114 - 115
  36. ^ Jua Nyla Hutcheson: "Hypnosis Of Hitler May Have Affected - History Study"; Journal of Forensic Science. Baton Rouge, Louisiana; November 20, 1998.
  37. ^ Giorgio Galli: "Hitler ed il nazismo magico". Rizzoli editore; 1989 - 2005; pp. 112 - 113.
  38. ^ Albert Speer: "Memorie del Terzo Reich". Mondadori Editore; 1996
  39. ^ Giorgio Galli: "Hitler ed il nazismo magico". Rizzoli Editore; 1989 - 2005; pag. 112.
  40. ^ Giorgio Galli: "Hitler ed il nazismo magico". Rizzoli Editore; 1989 - 2005; pag. 123.
  41. ^ Giorgio Galli: "Hitler ed il nazismo magico". Rizzoli Editore; 1989 - 2005; pag. 124.
  42. ^ Renè Freund: "La magia e la svastica: Occultismo, New Age e Nazionalsocialismo". Lindau Ed.; 2006; ISBN 88-7180-592-5
  43. ^ Renè Feund: "La magia e la svastica: Occultismo, New Age e Nazionalsocialismo". Ed. Lindau; 2006; pp. 17 - 18; ISBN 88-7180-592-5
  44. ^ a b Marco Castelli: "La svastica nelle tenebre - Nazismo magico"; Ed. "Il Foglio"; 2006; pp. 41 - 43; ISBN 88-7606-053-7
  45. ^ Marco Castelli: "La svastica nelle tenebre - Nazismo magico"; Ed. "Il Foglio"; 2006; pp. 141 - 142; ISBN 88-7606-053-7
  46. ^ Marco Castelli: "La svastica nelle tenebre - Nazismo magico"; Ed. "Il Foglio"; 2006; pp. 24 - 25; ISBN 88-7606-053-7
  47. ^ Ibidem
  48. ^ Ibidem
  49. ^ Paolo Buchignani, Fascisti rossi, Mondadori, 1998
  50. ^ Len Deighton: "La Guerra Lampo", Longanesi Editore; 1981; pp. 46 - 48
  51. ^ Klein S.; Twiss M. . "The most evil dictators in history"; Michael O'Hara Books Ltd.; 2002 (Ed. Ital. a cura di Newton Compton Edizioni; 2006; pag. 324)
  52. ^ Raymond Cartier La seconde guerre mondiale, Parigi, Moreau & Cie, 1965, p. 9
  53. ^ Pier Carlo Marini, Mussolini: la maschera del dittatore, Roma, BFS Edizioni, 1999, p. 70 *** Giorgio Angelozzi Gariboldi, Pio XII, Hitler e Mussolini; il Vaticano fra le dittature, Milano, Mursia, 1988, p. 142
  54. ^ "Wenn wir diesen krieg verlieren, dann möge uns der himmel gnädig sein" *** Karl Heinz Frieser. Blitzkrieg- Legende: der westfeldzug 1940, Oldenbourg, 2005, p. 15 *** Thomas Ramge, Die Flicks - eine deutsche familien geschicte, Campus verlag, 2004, p. 115
  55. ^ William L. Shirer, Storia del Terzo Reich, Torino, Einaudi, 1990.
  56. ^ In realtà Hitler non aveva il potere di nominare il Presidente del Reich, che secondo la costituzione doveva essere eletto dal popolo. Lo stesso Hilter, essendo già cancelliere, non potette mai diventare Presidente del Reich, ma Führer

Bibliografia

Studi

Testimonianze dirette

  • Albert Speer, Memorie del Terzo Reich, Milano, Mondadori, 1996, ISBN 88-04-42299-8.
  • Albert Speer, Diari segreti di Spandau, Milano, Mondadori, 1976.
  • Henrik Eberle, Matthias Uhl (a cura di), Il dossier Hitler (documento n. 462a, sezione 5, indice generale 30, dell'Archivio di Stato russo per la storia contemporanea, Mosca), Torino, UTET, 2005, ISBN 88-02-07159-4.
  • Traudl Junge, Fino all'ultima ora. Le memorie della segretaria di Hitler 1942-1945, Milano, Mondadori, 2004, ISBN 88-04-53242-4.
  • Rochus Misch, Ultimo. Il memoriale inedito della guardia del corpo di Hitler (1940-1945), Roma, Castelvecchi, 2007, ISBN 88-7615-166-4.

Narrativa ispirata alla figura di Adolf Hitler

Voci correlate

Altri progetti

Collegamenti esterni

Predecessore Presidente del Partito Nazista Successore
Anton Drexler 1921 - 1945 Martin Bormann
Predecessore Capo delle SA Successore
Franz Pfeffer von Salomon 1930 - 1945 Nessuno
Predecessore Cancelliere del Reich Successore
Kurt von Schleicher 30 gennaio 1933 - 30 aprile 1945 Joseph Goebbels
Predecessore Führer della Germania Successore
Paul von Hindenburg
Presidente del Reich
1935 - 1945 Karl Dönitz
Presidente del Reich
Predecessore Comandante dell'Esercito Successore
Walther von Brauchitsch 1941 - 1945 Ferdinand Schörner
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