Resistenza tedesca
Con il termine resistenza tedesca (in tedesco Widerstand ovvero Resistenza o antifaschistischer Widerstand ossia resistenza antifascista) si fa riferimento all'eterogeneo movimento clandestino di opposizione al regime totalitario della Germania nazista. Attivo tra il 1933 e il 1945, il movimento di resistenza cospirò più o meno efficacemente contro la dittatura di Adolf Hitler, riuscendo, attraverso alcuni influenti antinazisti, ad organizzare in diverse occasioni tentativi di assassinio dello stesso leader del partito nazionalsocialista.
Fu fenomeno per sua stessa definizione "sotterraneo", e seppur privo di unità[1], il movimento di resistenza tedesco fu presente in Germania sotto varie forme: partiti politici e istituzioni sociali, ufficiali cospiratori nella Wehrmacht e nel governo di Hitler, reti di spionaggio (cfr. Orchestra Rossa), alcune confessioni religiose, gruppi armati e militarizzati, sebbene il ruolo più importante vada accreditato alle organizzazioni comuniste tedesche[2], in particolare il Kommunistische Partei Deutschlands.
I documenti dell'apparato repressivo nazista, in particolare quelli della Gestapo e dei diversi tribunali, forniscono un quadro dell'ampiezza della resistenza tedesca al nazismo: dal 1933 al 1939, 225.000 persone furono condannate per motivi politici a pene più o meno lunghe e 1.000.000 circa di tedeschi furono inviati per le stesse ragioni nei campi di concentramento.[3] Nel solo 1933, il giornalista Curt Bley ritiene che almeno 100.000 persone abiano compiuto attività antinazista reale.[4] Durante il 1941, la Gestapo arrestò 11.405 oppositori di sinistra.[5] Nel periodo tra il 30 gennaio 1933 e la primavera del '36 furono assassinate 1.359 persone dagli agenti del regime nazista.[6] Negli anni 1935-1936, la Gestapo presumeva l'esistenza di 5.708 centri clandestini di diffusione di volantini e stampa antinazista.[7]
La resistenza tedesca fu inoltre responsabile di 17 attentati alla vita di Adolf Hitler, l'ultimo dei quali, il complotto del 20 luglio, causò la cattura e l'esecuzione di più di 200 oppositori (certi o solo sospettati) del regime, con la conseguente distruzione del movimento di resistenza.
Indice
- 1 La resistenza in Germania dal 1933
- 2 La resistenza di comunisti, socialisti e cristiano-sociali
- 3 La resistenza delle Chiese
- 4 L'opposizione di militari e aristocratici
- 5 L'opposizione tedesca al nazismo all'esterno della Germania
- 6 Il ricordo in Italia
- 7 Citazioni
- 8 Antinazisti tedeschi
- 9 Note
- 10 Bibliografia
- 11 Voci correlate
- 12 Altri progetti
- 13 Collegamenti esterni
La resistenza in Germania dal 1933[modifica | modifica wikitesto]
Immediatamente prima della nomina di Hitler a cancelliere del Reich, vennero aperti i Lager di Breitenau, Neusustrum, Stettin-Bredow e Börgermoor, sorvegliati dalle SA in quanto le SS contavano al momento pochi aderenti (meno di 10.000).
Dopo la successiva apertura di altri campi di concentramento vennero internati membri del partito comunista, di quello socialdemocratico, sindacalisti ed avversari politici in genere. Subito dopo venne soppressa la stampa comunista a livello locale e nazionale, e venne incendiato il Reichstag, il palazzo del Parlamento, "la baracca dei chiacchieroni" secondo il detto di Hitler. Venne emanata la legge "per la protezione del popolo e dello Stato" che comportava l'abolizione della libertà di stampa, di riunione, di associazione, l'abolizione della libertà di domicilio, della segretezza epistolare, che implicava anche limitazioni al diritto di proprietà e venne ripristinata la pena di morte per diversi reati. Per giustificare questa legge si tentò di incolpare i comunisti dell'incendio del Reichstag e, fra il 27 febbraio ed il 5 marzo 1933, giorno delle elezioni generali, vennero reclusi migliaia di funzionari dei partiti della sinistra (anche il segretario del partito comunista Thaelmann, da cui prenderà il nome il famoso battaglione antifascista nella Guerra di Spagna), dirigenti sindacali, intellettuali antinazisti e semplici militanti.
I due principali partiti operai, anche se duramente colpiti a livello organizzativo e propagandistico, raggiungevano circa il 30% dei voti ed oltre 200 seggi nel nuovo Parlamento. In particolare a Berlino ottennero il 53% dei voti contro il 31% di quelli dati ai nazionalsocialisti. Nel nuovo parlamento, dove non potevano naturalmente esser presenti i deputati social-comunisti incarcerati e/o ricercati, si votò con una decisa opposizione dei socialdemocratici la legge che nella pratica consolidava e rendeva "legale" la dittatura nazista: decretava infatti la fine dello Stato di diritto e di ogni garanzia giuridica per cittadini e permetteva al governo di legiferare sia in materia ordinaria che in materia costituzionale. In sostanza, da quel giorno, il Parlamento non aveva più alcuna autorità, quindi nessuna utilità o funzione. In aprile venne creata la Gestapo. Il proletariato era allo sbando avendo perso capi, stampa e posti di riunione. I luoghi pubblici e birrerie furono poste sotto ferreo controllo degli SS ed SA: nell'arco di pochi mesi venne soppresso anche il partito socialdemocratico e quel che rimaneva del sindacato. La classe operaia rispondeva come poteva, mediante volantinaggi, manifestazioni e comizi improvvisati. Iniziava in tal modo la Resistenza al nazismo.
Dunque le elezioni politiche che portarono nel 1933 Adolf Hitler ad assumere la carica di Cancelliere del Reich non ebbero un risultato plebiscitario tanto che, nonostante il partito Nazista fosse il partito di maggioranza relativa, esso non era mai riuscito, anche nelle precedenti consultazioni elettorali, a superare la soglia del 44%; il consenso popolare, anche a dispetto delle forti restrizioni alle libertà civili e dell'emanazione delle leggi razziali, crebbe progressivamente, registrando tuttavia un calo nel periodo che va tra la crisi dei Sudeti e lo scoppio della seconda guerra mondiale. Comunque il sostegno del popolo tedesco non venne mai a mancare concretamente[8]
La resistenza di comunisti, socialisti e cristiano-sociali[modifica | modifica wikitesto]
Il termine resistenza non è direttamente utilizzabile in merito al periodo del biennio tra il 1933 ed il 1934, poiché, prima della soppressione della libertà di stampa e dei partiti politici, quotidiani e riviste politiche di opposizione continuarono ad essere pubblicati, così come non vi erano ufficialmente limitazioni alle libertà di associazione o di manifestazione; tuttavia questi mezzi si rivelarono decisamente inefficaci e, prima di essere soppressi, non produssero un movimento di opinione dalla forza sufficiente a creare nei nazisti il timore di un possibile mutamento del quadro politico.
Socialisti e soprattutto comunisti, ben capendo la struttura del nazionalsocialismo, iniziarono immediatamente nel 1933 la resistenza che, rimanendo isolata, venne stroncata da Hitler in pochi anni date le premesse repressive cui si è già fatto accenno. Innumerevoli socialisti e comunisti pagarono con la vita, con torture e/o con arresti nei campi di concentramento. Tali misure scoraggiarono la diffusione e il consolidamento di una base popolare per la Resistenza tedesca al nazismo che non venne aiutata dai governi occidentali, e i cui capi non vennero riconosciuti come validi interlocutori (come accadde anche in Polonia) anche a causa degli ammiccamenti di Hitler a Stalin e successivamente con il Patto Molotov-Ribbentrop e la spartizione della Polonia.
Ne consegue che le organizzazioni clandestine vennero facilmente scoperte e distrutte dalla Gestapo e dal SD — Sicherheitsdienst, "servizio di sicurezza" (il controspionaggio). Fra queste ricordiamo a titolo esemplificativo:
- il circolo socialista "Neu Beginnen", (Nuovo Inizio), nel 1935;
- la Sozialistische Front; gruppo di ex-combattenti dei corpi scelti, sia nazionalisti che di sinistra, guidato da Josef Römer (1892-1944), veterano della Prima guerra mondiale, del circolo di Hanna Solf (1887-1954), in seguito strutturato dalla vedova dell'ex-ambasciatore tedesco a Tokio, smantellato il 12 gennaio 1944;
- il gruppo comunista di Anton Saefkow, smantellato il 4 luglio 1944.
Per consistenza numerica ricordiamo:
- il Circolo di Kreisau, di impostazione cristiano-sociale, dal nome del luogo dove si riuniva, strutturato dal conte Helmuth James von Moltke (1907-1945) e dal gesuita Alfred Delp (1907-1945);
- le organizzazioni clandestine vicine al partito comunista tedesco, fra le quali la famosa Die Rote Kapelle (Orchestra Rossa), creata nel 1936 dal tenente Harro Schulze-Boysen (1909-1942) e dall'economista Arvid Harnack (1902-1942).
Tutte queste organizzazioni non riuscirono a strutturarsi in maniera efficiente in un regime poliziesco capillare senza regole e con scarsi, se non nulli, aiuti dall'esterno. Quando i democratici borghesi, i religiosi e, più tardi, alcuni militari del regime, capirono che Hitler metteva in pratica veramente quel che aveva promesso era troppo tardi: la Resistenza dei partiti della sinistra e della classe operaia, base fondamentale per la lotta antifascista, era già spezzata.
Tra il 1935 ed il 1936 operarono, più o meno isolatamente, circa un migliaio di gruppi di oppositori (socialisti, comunisti ed anche conservatori) che limitarono le loro attività alla distribuzione clandestina di volantini, fenomeno controllato con facilità dalla polizia e dalla Gestapo, che arrestarono e deportarono gli oppositori del regime in campi di concentramento (in particolare quello di Dachau), per poi passare all'esilio e alla soppressione.
La resistenza delle Chiese[modifica | modifica wikitesto]
Nella Germania nazista anche la Chiesa cattolica e protestante, nonostante una decisa inclinazione a non contrapporsi alle linee di governo, ebbero tra le loro file alcuni "oppositori", quali Martin Niemöller e Dietrich Bonhoeffer, che tuttavia agirono in modo individuale, senza ricevere alcun appoggio da parte dell'Istituzione, mentre personaggi autorevoli, quali i Vescovi Clemens August von Galen e Theophil Wurm, protestarono contro l'attuazione del cosiddetto programma eutanasia, ossia l'eliminazione o la sterilizzazione di tutte le persone affette da malattie genetiche[9]. Un certo numero di preti e dei vescovi cattolici e protestanti attaccò con coraggio ed apertamente il regime inumano di Hitler, anche in pubblico, aiutarono gli ebrei, ma senza riuscire ad allineare le intere comunità religiose contro il regime.
Personaggi e gruppi come il vescovo cattolico Clemens August von Galen, il teologo protestante Dietrich Bonhoeffer (assassinato dai nazisti) e la Bekennende Kirche, formazione critica all'interno della Chiesa Protestante, rimasero isolati: la sola comunità religiosa che restitette in massa fin dall'inizio furono i Testimoni di Geova: su 25.000 adepti 10.000 furono arrestati, e più di 1.200 furono uccisi. A titolo di intervento, tanto isolato quanto coraggioso, è da ricordare Bernhard Lichtenberg[10] proclamato recentemente beato, che per le sue battaglie contro lo sterminio (allo scopo di avere purezza di razza ariana da parte del regime nazista) dei non adatti alla sopravvivenza, fu inviato al campo di Dachau, al quale non giunse vivo, morendo nel viaggio a causa della debilitatissima salute, provata dalle innumerevoli vessazioni precedentemente inflittegli.
L'opposizione di militari e aristocratici[modifica | modifica wikitesto]
Dopo l'ascesa al potere di Hitler, strenuo difensore delle prerogative e del potenziamento dell'esercito tedesco, i vertici militari appoggiarono entusiasticamente il nuovo regime nazionalsocialista. L'appoggio incondizionato alle politiche del regime si incrinò quando le aggressive mosse territoriali di Hitler fecero temere ai militari che la Germania avrebbe dovuto fronteggiare nell'immediato un nuovo conflitto senza che le forze armate fossero completamente pronte a sostenerlo.
La rioccupazione della Renania, l'annessione dell'Austria e la occupazione dei Sudeti, operazioni ottenute senza spargimento di sangue, furono sufficienti a far capire ad alcuni tedeschi la portata e le conseguenze delle ambizioni hitleriane e per questo, a partire dal 1938, furono attivi diversi gruppi di oppositori appartenenti alla Wehrmacht (l'esercito tedesco), all'Abwehr (i servizi segreti militari) e a circoli diplomatici che pianificavano un rovesciamento del nazionalsocialismo.
Il gruppo di cospiratori includeva il brigadier generale Hans Oster, vicecomandante dell'Abwehr e che coinvolse successivamente anche il suo capo Wilhelm Canaris, l'ex-capo di Stato Maggiore dell'Esercito Ludwig Beck ed il feldmaresciallo Erwin von Witzleben. Al gruppo dei militari si aggiungevano alcuni diplomatici delusi, per vari motivi, del nazionalsocialismo: Carl Friedrich Goerdeler, borgomastro di Lipsia, Ulrich von Hassell, ambasciatore tedesco in Italia e Johannes Popitz, ministro delle Finanze del Land prussiano.
L'eterogeneo gruppo, spesso in disaccordo sulle modalità e gli scopi da raggiungere, cercò, tra il 1938 ed il 1939, di organizzare un colpo di Stato per scongiurare il pericolo di un nuovo conflitto mondiale che però fallì a causa dell'indecisione dei vertici militari rappresentati da Franz Halder e Walther von Brauchitsch, rispettivamente capo di Stato Maggiore e comandante in capo della Wehrmacht.
Ulteriore causa del fallimento fu l'incapacità delle potenze occidentali di porre freno alle mire espansionistiche di Hitler. Le politiche di appeasement britanniche e francesi trasformarono presso il popolo tedesco Hitler in un nuovo «messia» che stava conducendo la Germania alla grandezza senza nessuno spargimento di sangue; è ovvio che in tale condizioni il rovesciamento del Führer da parte dei militari sarebbe stato interpretato come un atto di tradimento e non di patriottismo verso la Germania.
Dopo lo scoppio del secondo conflitto mondiale le rapide e vittoriose campagne di Polonia (settembre 1939) e di Francia (maggio 1940), ottenute con un modesto contributo di vite umane e propagandate come frutto del «genio» strategico del Führer, smentirono le pessimistiche valutazioni dei generali tanto da indurre i congiurati a sospendere ogni nuovo tentativo.
L'avvio, nel giugno 1941, dell'Operazione Barbarossa - nome in codice che designava l'invasione dell'Unione Sovietica - scatenò nuove paure nei congiurati, stimolandoli all'azione: ad Ovest la Gran Bretagna non era stata sconfitta e gli Stati Uniti seppur teoricamente neutrali dimostravano un appoggio incondizionato alla causa democratica. Una campagna ad Est contro l'esercito russo, considerato dai vertici militari tedeschi poco efficiente ma dotato di riserve umane e materiali inesauribili, rese concreto il grande timore dei generali: una guerra su due fronti.
In questo periodo emerse tra i congiurati la figura del colonnello Henning von Tresckow, che servì, ricoprendo diverse posizioni, sul fronte orientale. Von Tresckow, già critico alle politiche di aggressione prima dello scoppio del conflitto, era rimasto disgustato dagli eccidi condotti dalle SS e dagli Einsatzgruppen in Polonia. Durante il suo servizio in Russia - una guerra condotta da ambo le parti con estrema crudeltà - ebbe modo di convincersi che l'unica soluzione per fare uscire la Germania da questa penosa condizione era di uccidere Hitler come un «cane rabbioso» e destituire i suoi accoliti di ogni potere.
Von Tresckow agì cercando di coinvolgere nel suo progetto numerosi alti ufficiali tedeschi tra i quali suo zio, il feldmaresciallo Fedor von Bock che comandava il Gruppo Armate Centro sul fronte orientale presso il quale lo stesso von Tresckow era in servizio. Tutti i comandanti interpellati (tra i quali Günther von Kluge, Erich von Manstein, Heinz Guderian e Gerd von Rundstedt) non si schierarono apertamente con von Tresckow pur non tradendolo; maggior successo ebbe il reclutamento tra giovani ufficiali Gruppo Armate Centro, meno timorosi di essere tacciati come traditori.
I primi mesi della guerra sembrarono dare, come già era successo in Polonia ed in Francia, ragione al «genio» di Hitler. Una serie di spettacolari avanzate vennero interrotte solo nel mese di dicembre alle porte di Mosca a causa dell'estremo freddo e dell'inasprimento delle difesa sovietica. La terribile campagna invernale che ne conseguì - i soldati tedeschi non erano equipaggiati per il grande freddo russo a causa dell'ottimistica previsione che la guerra sarebbe finita prima dell'arrivo dell'inverno - vide una serie di scontri tra i generali che proponevano una ritirata generale verso posizioni più difendibili e meno esposte ed Hitler che pretendeva una resistenza «senza cedere un metro di terreno conquistato».
Su di lui pesava il precedente della terribile ritirata di Napoleone, che un secolo prima portò alla disfatta l'esercito francese.
Nella primavera 1942 i tedeschi non si erano ritirati e, pur avendo subito terribili perdite, si trovarono nella condizione di riprendere la loro travolgente offensiva.
Il malcontento dei militari esplose con l'Attentato a Hitler del 20 luglio 1944. Il fallimento di questo tentativo provocò un terribile inasprimento della sorveglianza e della repressione del dissenso.
L'opposizione tedesca al nazismo all'esterno della Germania[modifica | modifica wikitesto]
È da tener ben presente che, oltre alla resistenza interna portata avanti dai partiti della sinistra e da frange legate alla Chiesa ed ai cristiano-sociali (ovvero resistenza di matrice non golpista e interna allo stesso regime nazista), ben 5.000 tedeschi andarono a combattere il fascismo in Spagna di cui circa 2.000 morirono.[11]
Il ricordo in Italia[modifica | modifica wikitesto]
Il Museo della Resistenza della Casa dello studente di Genova è intitolato ad un operaio militante comunista tedesco catturato ed ucciso dai nazisti in Germania, proprio per rimarcare l'internazionalismo della Resistenza al nazifascismo.
Negli anni settanta, gli studenti della facoltà di ingegneria, dopo una serie di lotte e controversie, appoggiati da ex-capi partigiani, riuscirono sia a far intitolare l'Aula Magna a Giacomo Buranello, sia a riaprire le celle della Casa dello studente di Genova, dove venivano torturati antifascisti ed i partigiani all'epoca del prefetto Emanuele Basile, oggi vi è la sede del Museo della Resistenza che è meta di visita di scolaresche, specialmente nell'approssimarsi del 25 aprile, anniversario della Liberazione.
Citazioni[modifica | modifica wikitesto]
« Voi non portaste la vergogna,
voi vi siete difesi, |
(Monumento alla Resistenza tedesca di Berlino) |
« L'obbedienza di un soldato trova i suoi limiti dove la sua conoscenza, la sua coscienza e la sua responsabilità gli proibiscono di obbedire agli ordini. » |
(Colonnello generale Ludwig Beck, Capo di Stato maggiore dell'esercito tedesco, 1932-1938) |
« Accettiamo questa sfida dinnanzi a nostro Signore e alla nostra coscienza, e deve essere fatto perché quest'uomo, Hitler, è il male assoluto. » |
(Colonnello Claus Schenk von Stauffenberg) |
« L'assassinio deve esser tentato a tutti i costi. Anche se non dovesse avere successo, deve essere fatto un tentativo di prendere il potere a Berlino. Quel che importa adesso non è tanto l'obiettivo pratico del colpo di stato, quanto il dimostrare al mondo e alla storia che gli uomini della resistenza furono abbastanza coraggiosi da intraprendere il passo decisivo. In confronto a questo obiettivo, niente altro è importante. » |
(Maggior-Generale Henning von Tresckow) |
Antinazisti tedeschi[modifica | modifica wikitesto]
Questa voce o sezione sull'argomento storia è ritenuta da controllare. Motivo: Solito listone in cui nel tempo sono stati inseriti personaggi più o meno legati alla resistenza tedesca senza un chiaro criterio di inclusione. |
- August Landmesser
- Fritz Michael Gerlich
- Kurt Huber
- Etkar André
- Pastore Dietrich Bonhoeffer
- Willy Brandt
- Bernhard Bästlein
- Charlotte Eisenblätter comunista, Robby Gruppe
- Rudolf Breitscheid
- Ammiraglio Wilhelm Canaris
- Hans Coppi
- Hilde Coppi
- Padre Alfred Delp
- Hans von Dohnanyi
- Georg Elser
- Generale Erich Fellgiebel
- Hans Bernd Gisevius
- Carl Friedrich Goerdeler
- Willi Graf
- Vescovo Clemens August Graf von Galen
- Carl Friedrich Gördeler
- Arvid Harnack
- Mildred Harnack
- Ulrich von Hassell (o von Hassel)
- Liselotte Herrmann
- Helmuth Hübener
- Rudolf Jacobs, capitano della Reichsmarine, combattente partigiano nella resistenza italiana, caduto in combattimento.
- Ernst Knaack comunista, Robby Gruppe
- Friedrich Kellner
- Julius Leber
- Paul Schultz-Liebisch comunista, Robby Gruppe
- Wilhelm Leuschner
- Dr. Gertrud Luckner
- Paul Massing, militante comunista
- Helmuth James Graf von Moltke
- Joseph Mueller
- Martin Niemöller
- Generale Hans Oster
- Christoph Probst
- Ludwig Renn, comunista, combattente nella Guerra di Spagna
- Gerhard Ritter
- Josef Römer Beppo, capitano dell'esercito, militante comunista
- Bruno Von Salomon, dirigente movimento contadino
- Fabian von Schlabrendorff
- Alexander Schmorell
- Hans e Sophie Scholl
- Harro Schulze-Boysen
- Libertas Schulze-Boysen
- Alexander Stenbock-Fermor, conte, militante comunista
- Colonnello Claus von Stauffenberg
- Werner Seelenbinder, campione di lotta greco-romana e comunista, Robby Gruppe
- Generale Helmuth Stieff
- Ernst Thälmann, operaio, uno dei capi del KPD
- Generale Fritz Thiele
- Generale Henning von Tresckow
- Generale Friedrich Olbricht
- Adam von Trott zu Solz
- Colonnello barone Wessel Freiherr von Freytag-Loringhoven
- Bodo Uhse, dirigente movimento contadino
- Feldmaresciallo Erwin von Witzleben
- Peter York conte von Wartenburg
- Robert Uhrig operaio di Berlino[12] della Osram e membro del KPD, dirige nel 1938 un'organizzazione, denominata gruppo Robby, forte di qualche centinaio di aderenti attivi dei quali la maggioranza o quantomeno buona parte sono comunisti[13].
- Marlene Dietrich
- Karl Korsch
- Erik Maria Remarque
- Theodore Adorno
- Erich Fromm
- Berthold Brecht
- Kurt Weill
- Erik Von Stroheim
- Kurt Shumacher
- Herbert Marcuse
- Max Horkheimer
- Walter Benjamin
- Peter Lorre
- Helena Weigel
- Hanna Arendt
- Anna Seghers
- Walter Gropius
- Ernst Cassirer
- Edgar Andrè
- Alfred Doblin
- Ursula Hirschmann
- Robert Haveman
- Rudolf Hilferding, economista, dirigente socialdemocratico, esule politico, arrestato dai nazisti in Francia e morto in carcere.
- Georg Hornstein
- Oscar Rohr
- Ernst Bloch
- Bernard Groethuysen
- Siegfrid Kracauer
- Theodore Lessing, filosofo, esule politico, assassinato da sicari nazisti in Cecoslovacchia
- Heinrich Mann
- Thomas Mann
- Golo Mann
- Erika Mann
- Paul Mattick
- Ludwig Renn
- Kurt Tucholski
- Fred Ulhman
- Peter Weiss
- Arnold Zweig
- Albert Einstein
- Friederich Kellner
- Adolf Grimme
- Otto Grothewol
- Horst Sinderman
- Paul Klee
- George Grosz
- Ernst Bush
- Hanns Eisler
- Herbert Weherner
- Fritz Lang
- Erich Ollenhauer
- John Heartfield
- Arnold Shomberg
- Erwin Piscator
- Max Born
- Fritz Michael Gerlich
- Alfred Andersch
- John Scheher, parlamentare comunista trucidato dai nazisti
- Kurt Granzow
- Rudolf Schwarz
- Eugen Schonaahr
- Erik Steinfurth
- Erich Weinert
- Heinrich Vogeler
- Stephan Hermlin
- Anton Ackermann
- Karl Maron
- Kurt Fisher
- Ludwig Mies Van Der Rohe
- Andreas Hermes
- Olga Benario
- Albrecht Von Bernstorff
- Gottfried von Bismarck-Schönhausen
- Otto Braun
- Erich Muhsam
- Karl Von Ossietzky
- Uberto di Löwenstein-Wertheim-Freudenber
- Willi Munzenberg
- Ludwig Quidde
- Adam Remmele
- Ernst Reuter
- Ulrich Wilhelm Schwerin von Schwanenfeld
- Carl Severing
- Fritz Günther von Tschirschky und Boegendorff
- Gustav Von Kar
- Siegrfrid Von Kardoff
- Otto Wels
- Karl Joseph Wirth
- Rudolf Leonhard
- Walter Hasenclever
- Kurt Tucholsky
- Sergei Tschachotin
- Carl Einstein
- Max Julius
- Friederich Pollock
- Karl August Wittfogel
- Helene Weigel
- Kurt Weil
- Hedy Lamarr
- Ludwig Beck
- Bruno Bettelheim
- Fritz Michael Gerlich
- Duchi di Hohenberg
- Alfred Andersch
- Oskar Müller
- Otto Freundlich
Note[modifica | modifica wikitesto]
- ^ Klemperer, Klemens von (1992). German Resistance Against Hitler: The Search for Allies Abroad 1938-1945. Oxford University Press. pp. 4,5.
- ^ Pierre Ayçobery, La société allemande sous le IIIe Reich, 1933-1945. Points, 1998.
- ^ Günther Weisenborn, Une Allemagne contre Hitler, éd. du Félin, 2007, p. 48-49.
- ^ Günther Weisenborn, Une Allemagne contre Hitler, éd. du Félin, 2007, p. 52.
- ^ Günther Weisenborn, Une Allemagne contre Hitler, éd. du Félin, 2007, p. 50.
- ^ Günther Weisenborn, Une Allemagne contre Hitler, éd. du Félin, 2007, p. 27.
- ^ Günther Weisenborn, Une Allemagne contre Hitler, éd. du Félin, 2007, p. 51.
- ^ Hoffmann, 1994, p. 71
- ^ Hoffmann, p. 81
- ^ Beato Bernardo Lichtenberg, su santiebeati.it.
- ^ Nello stesso anno 5.000 tedeschi accorsero in Spagna in difesa della Repubblica contro il colpo di Stato del generale Franco: il battaglione Thälmann ed il battaglione André (un belga iscritto al partito comunista tedesco e condannato a morte da un tribunale nazista) si coprirono di gloria. Più di duemila tedeschi morirono combattendo per la libertà della Spagna.da ANPI Archiviato il 14 giugno 2007 in Internet Archive.; ad Ernst Thälmann uno dei più grandi leader della classe operaia tedesca e di origine ebraica, a Berlino è dedicato un parco: Ernst-Thälmann-Park.
- ^ Il lottatore rosso che sfidò il nazismo, in il manifesto, 4 settembre 2008. (archiviato dall'url originale il 7 gennaio 2009).
- ^ TEDESCHI CONTRO IL NAZISMO: LA RESISTENZA IN GERMANIA Archiviato il 9 marzo 2009 in Internet Archive.
Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]
In lingua tedesca[modifica | modifica wikitesto]
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- Johann Neuhäusler: Kreuz und Hakenkreuz. Der Kampf des Nationalsozialismus gegen die katholische Kirche und der kirchliche Widerstand. Verlag Katholische Kirche Bayerns, München 1946
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- Horst R. Sassin: Widerstand, Verfolgung und Emigration Liberaler 1933-1945. Bonn 1983, ISBN 3-920590-06-6
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In lingua inglese[modifica | modifica wikitesto]
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In lingua italiana[modifica | modifica wikitesto]
- Indro Montanelli, Morire in piedi. Rivelazioni sulla Germania segreta 1938-1945, Collana Il Mondo Nuovo n.13, Longanesi, Milano, 1949; Collana Opere di Indro Montanelli, prefazione di Sergio Romano, Rizzoli, Milano, 2006, ISBN 978-88-17-00922-5.
- Gerhard Ritter, I cospiratori del 20 luglio 1944. Carl Goerdeler e l'opposizione antinazista, Einaudi, Torino, 1960
- T. Derbent, Resistenza comunista in Germania. 1933-1945, Zambon Editore, 2011.
- Mario Bendiscioli, Germania religiosa nel Terzo Reich. Conflitti religiosi e culturali nella Germania nazista. Dalla testimonianza (1933-1945) alla storiografia (1946-1976), Morcelliana, Brescia, 1977.
- Clemens August Graf von Galen, Un vescovo indesiderabile. Le grandi prediche di sfida al nazismo, Edizioni Messaggero, Padova, 1985.
- Joachim Fest, Obiettivo Hitler. La Resistenza al nazismo e l'attentato a Hitler del 20 luglio 1944, Collezione Storica, Garzanti, Milano, 1996.
- Peter Hoffmann, Tedeschi contro il nazismo. La resistenza in Germania, Il Mulino, Bologna, 1994.
- Ulrich von Hassell, Diario segreto 1938-1944. L'opposizione tedesca a Hitler, Editori Riuniti, Roma, 1996.
- Claudio Natoli, La resistenza tedesca 1933-1945, Franco Angeli, Milano, 1989.
- L'opposizione tedesca al nazismo, di Hans Rothfels - Cappelli, 1958.
- La rosa bianca, di I. Scholl - La Nuova Italia, Firenze, 1978.
- Senz'armi di fronte a Hitler. La resistenza civile in Europa 1939-1943, di J. Semelin - Sonda, 1993.
- Per l'onore. Aristocratici tedeschi contro Hitler, di Marion Donhoff - Il Minotauro, 2002.
- Piegarsi vuol dire mentire, di AA. VV. - Edizioni Zero in Condotta.
- La rosa bianca, di Michele Nicoletti - Morcelliana, Brescia, 1994.
- Sophie Scholl e la rosa bianca, di Paolo Grezzi - Morcelliana, Brescia, 1994.
- L'anno zero della Germania rossa di Berto Perotti anteprima libro
Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]
- Circolo di Kreisau
- Complotto del 20 luglio
- Cospirazione Oster
- Rosa Bianca
- Edelweisspiraten
- Georg Elser
- Josef Römer
Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]
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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]
- Lungo articolo di approfondimento sulla resistenza tedesca in Germania, su storia.archeologia.com.
- sintetico approfondimento generale sulla Resistenza interna in Germania da ANPI
- L'attentato di Rastenburg da ANPI
- Gli ultimi giorni di Hitler da ANPI
- nazismo storia dettagliata da ANPI
- La Resistenza tedesca al nazionalsocialismo di Oscar Sanguinetti da alleanzacattolica.org, su alleanzacattolica.org.
- (FR) Résistance allemande au nazisme, su resistanceallemande.online.fr.
- (EN) Il complotto di luglio per assassinare Hitler, su us-israel.org.
- (EN) I “Giusti tra le Nazioni” tedeschi sul sito del Yad Vashem
- (EN, IT, FR, PL, DE) European Resistance Archive, su resistance-archive.org.