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Guerra di continuazione

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Guerra di continuazione
parte della seconda guerra mondiale
Sturmgeschütz III tedesco, in dotazione all'esercito finlandese, in marcia durante la guerra di continuazione
Data25 giugno 1941 - 19 settembre 1944
LuogoFinlandia, Carelia e regione di Murmansk
EsitoVittoria sovietica e armistizio di Mosca
Modifiche territorialiLa Finlandia perse la zona di Petsamo e parte della Carelia, riuscendo tuttavia a salvaguardare la propria indipendenza
Schieramenti
Finlandia (bandiera) Finlandia
Germania (bandiera) Germania
Belligerante minore:
Italia (bandiera) Italia[1]
Unione Sovietica (bandiera) Unione Sovietica
Belligerante minore:
Regno Unito (bandiera) Regno Unito[2]
Comandanti
Effettivi
250 000 (totale 530 000) finlandesi[3][4] + 100 000 (totale 220 000) tedeschi650 000 (stimati 900 000-1 500 000)[5]
Perdite
Finlandesi:
63 204 morti o dispersi[6][7]
158 000 feriti
939 civili morti nei raid aerei[7]
190 civili uccisi dai partigiani sovietici[7]
2 377–3 500 prigionieri catturati dai sovietici[8][9] Tedeschi:
14 000 morti o dispersi
37 000 feriti[3]
numero di elementi non combattenti sconosciuto
Totale
275 000+ perdite
90 939 morti o dispersi
141 149 feriti
Totale
232 088
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La guerra di continuazione (jatkosota in finlandese, fortsättningskriget in svedese, in russo Советско-финская война?, Sovetsko-finskaja vojna, letteralmente guerra sovietico-finlandese) fu il secondo evento bellico che intercorse tra la Finlandia e l'Unione Sovietica nel contesto della seconda guerra mondiale, nel periodo 25 giugno 1941 – 19 settembre 1944.

All'inizio della belligeranza con l'Unione Sovietica, le forze armate e politiche finlandesi dettero questa definizione al conflitto per evidenziarne il carattere di continuità con la precedente guerra d'inverno, combattuta fra il 30 novembre 1939 e il 13 marzo 1940 tra i medesimi contendenti. L'Unione Sovietica, per contro, considerò tali operazioni militari come parte della grande guerra patriottica (in russo Великая Отечественная война?, Velikaja Otečestvennaja Vojna)[10] contro le potenze dell'Asse e i loro alleati. Allo stesso modo la Germania considerò tali operazioni militari come parte del più ampio scenario di guerra nella quale essa era coinvolta.

Le operazioni

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Dopo l'avanzata iniziale finlandese (a partire dal 30 giugno 1941) in Carelia orientale e nella regione di Leningrado, culminata con la conquista di Petrozavodsk (Petrsoskoi in finnico) il 1º ottobre, i combattimenti per quasi tre anni si trasformarono in una dura e lunga guerra di posizione, combattuta in un clima e in un territorio particolarmente difficile e inadatto a grandi manovre belliche.

La svolta decisiva della guerra si verificò a partire dal 10 giugno 1944, quando l'Armata Rossa, rafforzata da potenti riserve di artiglieria pesante e di mezzi corazzati, sferrò una massiccia offensiva generale (contando anche su una netta superiorità numerica); i finlandesi si batterono con grande valore anche in questa ultima fase della guerra, cedendo terreno solo dopo accaniti combattimenti e sfruttando efficacemente il terreno e le potenti difese fisse apprestate in Carelia.

Tuttavia i sovietici, comandati dal generale Leonid Govorov, riuscirono infine a sfondare le posizioni finlandesi nell'istmo tra il lago Ladoga e il golfo di Finlandia; il 20 giugno cadde Viipuri e il 28 giugno Petrozavodsk; l'avanzata continuò fino al 15 luglio; nel frattempo anche nella Carelia orientale le forze del generale Kirill Mereckov erano passate all'attacco, manovrando a tenaglia, superando il fiume Svyr, occupando la posizione di Maselskaja sul lago Onega e costringendo alla ritirata i finlandesi.

Dopo la sconfitta militare anche il maresciallo Mannerheim consigliò al suo governo di abbandonare il campo tedesco e cercare un armistizio con il nemico sovietico, per evitare una sconfitta totale e il rischio di una occupazione del paese e di una perdita della propria indipendenza. Il cessate il fuoco entrò in vigore in Finlandia alle ore 7 del 4 settembre, mentre l'Unione Sovietica terminò le operazioni di guerra il giorno successivo.

Le rimanenti divisioni tedesche rimaste in Lapponia continuarono a resistere alle forze congiunte sovietico-finlandesi fino al novembre 1944, quando Mereckov conquistò il porto di Kirkenes in Norvegia.

L'accordo iniziale per la tregua venne firmato il 19 settembre dello stesso anno, mentre quello definitivo nell'ambito dei trattati di Parigi nel 1947. Le condizioni imposte alla Finlandia furono dure (cessione di Petsamo e di ogni pretesa sui territori persi durante la guerra d'inverno, concessione della penisola di Porkkala per 50 anni, espulsione di tutti i soldati tedeschi entro 14 giorni, 300 000 000 $ in riparazioni di guerra a Mosca), ma comunque meno severe di quelle che toccarono ai paesi dell'Europa orientale: infatti, a guerra conclusa, la Finlandia mantenne la propria indipendenza rimanendo neutrale durante la guerra fredda, pur stabilendo buoni rapporti diplomatici con l'Unione Sovietica.

  1. ^ Sebbene ufficialmente in guerra contro l'Unione Sovietica, il ruolo dell'Italia nella guerra di continuazione fu limitato solo a una flottiglia di 4 motosiluranti della XII Squadriglia MAS dislocata sul lago Ladoga.
  2. ^ La partecipazione britannica alla guerra di continuazione fu limitata al fornimento di aiuti, al supporto aereo per le operazioni nell'Artico e a un'unità aerea britannica (No. 151 Wing RAF) sotto comando sovietico, che supportò i raid aerei sovietici nell'area di Murmansk
  3. ^ a b Maanpuolustuskorkeakoulu. Historian laitos, Jatkosodan historia 1–6 ("The History of The Continuation War, 1–6"), 1994
  4. ^ I primi numeri indicano le forze militari a livello operativo, mentre il secondo (totale) indica il numero di persone in servizio nelle zone di guerra.
  5. ^ Manninen, Ohto, Molotovin cocktail- Hitlerin sateenvarjo, 1994, Painatuskeskus, ISBN 951-37-1495-0
  6. ^ I finlandesi stilarono un elenco dettagliato delle perdite: morti, sepolti 33 565; feriti, morti a causa di ferite 12 820; morti, non sepolti e dichiarati morti in seguito 4 251; dispersi, dichiarati morti 3 552; morti come prigionieri di guerra 473; morti per altre ragioni (malattie, incidenti, suicidi) 7 932; morti per cause sconosciute 611
  7. ^ a b c (FI) Pekka Kurenmaa e Riitta Lentilä, Sodan tappiot, in Jari Leskinen e Antti Juutilainen (a cura di), Jatkosodan pikkujättiläinen, 1st, Werner Söderström Osakeyhtiö, 2005, pp. 1150–1162, ISBN 951-0-28690-7.
  8. ^ Le cifre ufficiali sovietiche parlano di 2 377 prigionieri di guerra. I ricercatori finlandesi hanno invece stimato 3 500 prigionieri di guerra
  9. ^ (FI) Timo Malmi, Jatkosodan suomalaiset sotavangit, in Jari Leskinen e Antti Juutilainen (a cura di), Jatkosodan pikkujättiläinen, 1st, Werner Söderström Osakeyhtiö, 2005, pp. 1022–1032, ISBN 951-0-28690-7.
  10. ^ Terminologia utilizzata dalla sola storiografia sovietica[senza fonte].

Voci correlate

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Altri progetti

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