Repubblica di Nanchino

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Repubblica di Cina
Motto: 和平反共建國
(Pace, Anticomunismo, Costruzione nazionale)
Repubblica di Cina - Localizzazione
Repubblica di Cina - Localizzazione
Dati amministrativi
Nome completoRepubblica di Cina
Nome ufficiale中華民國
Lingue ufficialiCinese
Giapponese
InnoZhōnghuá Míngúo gúogē
CapitaleNanchino
Dipendente daGiappone Impero giapponese
Politica
Forma di StatoRepubblica (de iure)
Stato fantoccio giapponese (de facto)
Forma di governoRepubblica presidenziale (de iure)
Dittatura militare monopartitica (de facto)
PresidenteWang Jingwei (1940-1944)
Chen Gongbo (1944-1945)
Nascita30 marzo 1940 con Wang Jingwei
Fine10 agosto 1945 con Jiuha Mankuo
Territorio e popolazione
Bacino geograficoAsia
Evoluzione storica
Preceduto daRepubblica di Cina Governo provvisorio della Cina
Governo riformato della Repubblica di Cina
Mengjiang
Succeduto daTaiwan Repubblica di Cina
Ora parte diCina Cina

Il Governo Wang Jingwei, noto ufficialmente come Repubblica di Cina, venne fondato il 29 marzo 1940 da Wang Jingwei, politico cinese che nel 1938 disertò il Kuomintang per proporre una trattativa con l'invasore giapponese; Jingwei assunse il ruolo di capo di Stato del governo cinese collaborazionista, il Governo Nazionale della Cina Riorganizzato, con sede a Nanchino. Per distinguerlo dall'omonima Repubblica di Cina governata da Chiang Kai-shek, lo Stato era noto anche come Regime di Wang Jingwei (汪精衛政權), Governo Nazionalista di Nanchino (南京國民政府), Repubblica di Nanchino, Regime di Nanchino o Nuova Cina.[1] Assieme al Manciukuò e al Mengjiang fu uno dei tre stati fantoccio cinesi creati dal Giappone.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

All'inizio degli anni '30 il Giappone aveva già costituito due stati fantoccio al nord del territorio cinese, il Mengjiang e il Manciukuò. Sorsero in seguito allo scoppio della Seconda guerra sino-giapponese altri due stati fantoccio filo-giapponesi, il Governo provvisorio della Cina a Pechino, costituito nel 1937, e il Governo riformato della Repubblica di Cina a Nanchino, costituito nel 1938. Vennero poi tutti assemblati in un'unica entità nel 1940 denominata Repubblica di Cina.

Il governo di Nanchino ebbe pochissima autonomia, e il suo ruolo principale fu quello di fungere da intermediario tra i militari giapponesi e i civili dei territori occupati. Il governo di Wang Jingwei autorizzò l'occupazione militare giapponese, riconobbe l'indipendenza del Manciukuò, firmò nel 1941 il Patto anticomintern e il 9 gennaio 1943 dichiarò guerra agli Stati Uniti e al Regno Unito. Replicò inoltre tutti i simboli della Repubblica di Cina governata dal Kuomintang, il partito nazionalista al potere nella Cina non occupata, inclusa la bandiera nazionale, in segno di sfida alla legittimità del governo di Chiang Kai-Shek.

A partire dal 1940 anche il Mengjiang, stato filo-giapponese della Mongolia Interna, fu aggregato come entità autonoma all'interno della Repubblica di Cina.

L'aggravarsi della situazione per il Giappone dal 1943 indusse gli ufficiali nipponici ad attribuire all'Esercito di Nanchino un ruolo più rilevante nella difesa dei territori occupati rispetto a quanto fosse stato previsto inizialmente. Le truppe collaborazioniste furono impiegate quasi continuamente contro i comunisti della Nuova Quarta Armata.

Il 10 novembre 1944 Wang Jingwei morì in un ospedale di Nagoya, in Giappone; gli succedette il vice Chen Gongbo. Chen aveva però poca influenza sul regime, e il potere reale era nelle mani di Zhou Fohai, il sindaco di Shanghai. La morte di Wang dissipò quel poco di legittimità che il governo aveva posseduto sino ad allora. Lo stato barcollò per un altro anno continuando a mostrarsi con il volto di un regime fantoccio.

Il 9 settembre 1945, a seguito della sconfitta del Giappone, l'area venne consegnata al generale He Yingqin, ufficiale fedele a Chiang Kai-shek. I generali dell'esercito di Nanchino dichiararono rapidamente la loro alleanza con il Generalissimo, e vennero successivamente impegnati a resistere ai tentativi comunisti di colmare il vuoto lasciato dalla sconfitta giapponese. Chen Gongbo fu processato e giustiziato nel 1946.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Narangoa, Li; Cribb, R.B. (2003). Imperial Japan and national identities in Asia, 1895-1945. Routledge. ISBN 0700714820.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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