Utente:BlackPanther2013/Sandbox/2

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Il canguro rosso è il più grande macropodide esistente ed uno degli animali simbolo dell'Australia[1], che compare, assieme all'emù, sullo stemma del paese.

La fauna dell'Australia è costituita da una grande varietà di specie; circa l'83% dei mammiferi, l'89% dei rettili, il 24% dei pesci e degli insetti e il 93% degli anfibi che abitano il continente sono endemici del paese[2]. Questi alti livelli di endemismo si possono attribuire al lungo isolamento geografico del continente, alla sua stabilità tettonica e agli effetti del cambiamento climatico sul suolo e sulla flora nel corso delle ere geologiche. Una caratteristica unica della fauna australiana è la relativa scarsità di mammiferi placentati indigeni. Di conseguenza, i marsupiali - un gruppo di mammiferi che allevano i loro piccoli all'interno di una tasca, tra cui i macropodidi, gli opossum e i dasiuromorfi - occupano molte delle nicchie ecologiche che gli animali placentati occupano in altre parti del mondo. L'Australia è la dimora di due delle cinque specie esistenti di monotremi e di numerose specie velenose, tra le quali ornitorinchi, ragni, scorpioni, polpi, meduse, molluschi, pesci pietra e pastinache. Caso unico al mondo, in Australia ci sono più specie velenose che non velenose di serpenti.

L'insediamento in Australia dei popoli aborigeni tra 48.000 e 70.000 anni fa[3] (circa 50.000 anni fa secondo uno studio molecolare del 2011[4]) e degli europei nel 1788 ha apportato cambiamenti significativi alla fauna del continente. La caccia, l'introduzione di specie esotiche e le pratiche di gestione del territorio che comportarono la modifica o la distruzione di interi habitat portarono all'estinzione di numerose specie, alcune scomparse anche in epoca recente, come il pappagallo del paradiso, il peramele piede di porco e il ratto canguro a testa larga. Lo sfruttamento insostenibile del territorio minaccia ancora la sopravvivenza di molte specie. Con l'apposito scopo di proteggere la sua fauna, l'Australia ha approvato in merito un'ampia legislatura federale e statale e istituito numerose aree protette.

Origini[modifica | modifica wikitesto]

Le testimonianze geologiche indicano che l'Australia faceva parte del supercontinente Gondwana.

Sia gli eventi geologici che quelli climatici hanno contribuito a rendere unica la fauna australiana[5]. In passato l'Australia faceva parte del supercontinente meridionale Gondwana[6], che comprendeva anche l'America del Sud, l'Africa, l'India e l'Antartide. Il Gondwana iniziò a frammentarsi circa 140 milioni di anni fa; 50 milioni di anni fa l'Australia si separò dall'Antartide e rimase relativamente isolata fino alla collisione della placca indo-australiana con l'Asia nel Miocene, 5,3 milioni di anni fa. La costituzione e l'evoluzione della fauna odierna sono state apparentemente modellate dal clima unico e dalla geologia del continente. Mentre l'Australia andava alla deriva, rimase, entro certi limiti, isolata dagli effetti del cambiamento climatico globale. La fauna unica che aveva avuto origine nel Gondwana, come i marsupiali, sopravvisse e dette vita a un gran numero di specie.

Dopo il Miocene, alcuni rappresentanti della fauna asiatica riuscirono ad insediarsi in Australia. La linea di Wallace - l'ipotetica linea che separa le regioni zoogeografiche dell'Asia e dell'Australasia - segna il confine tettonico tra le placche eurasiatica e indo-australiana. Questo confine continentale impedì la formazione di ponti di terra e portò alla distinta distribuzione zoologica, con limitate sovrapposizioni, della maggior parte della fauna asiatica e australiana, ad eccezione degli uccelli. In seguito alla progressiva affermazione della corrente circumpolare nell'Oligocene medio (circa 15 milioni di anni fa), il clima australiano divenne sempre più arido, dando vita a un gruppo eterogeneo di organismi adattati a condizioni di aridità, proprio come le zone umide tropicali e stagionalmente umide diedero origine alle proprie specie endemiche.

Mammiferi[modifica | modifica wikitesto]

Il tilacino è stato dichiarato ufficialmente estinto nel 1936[7].

L'Australia ha sempre ospitato un gran numero di rappresentanti della fauna mammaliana, sia fossile che attuale, dominata dai marsupiali; finora, comunque, i mammiferi dell'Australia sono stati oggetto solo di ricerche tassonomiche limitate[8][9]. I resti fossili indicano che i monotremi erano presenti in Australia fin dal Cretaceo inferiore, 145-99 milioni di anni fa[10], mentre i più antichi mammiferi marsupiali e placentati del continente risalgono all'Eocene, 56-34 milioni di anni fa[11], quando i mammiferi moderni comparvero per la prima volta nei registri fossili. In Australia, durante l'Eocene, marsupiali e placentati terricoli convissero in relativa tranquillità, ma successivamente i secondi scomparvero. Ricomparvero nuovamente in Australia nel Miocene, quando l'Australia si avvicinò all'Indonesia, e da allora i roditori iniziarono a comparire in modo sempre più sostanziale nei registri fossili. I marsupiali si evolvettero fino a rimpire nicchie ecologiche specifiche, e in molti casi svilupparono forme simili a quelle dei mammiferi placentati di Eurasia e America del Nord che occupano nicchie simili, un fenomeno noto come convergenza evolutiva[12] Per esempio, il predatore alfa dell'Australia, il tilacino[7], mostrava una sorprendente somiglianza con canidi come il lupo; i petauri e gli scoiattoli volanti presentano adattamenti simili che consentono loro uno stile di vita arboricolo; e il numbat e i formichieri sono entrambi insettivori scavatori[13]. Quasi sempre i mammiferi, pur numerosi, non costituiscono una parte molto visibile del panorama faunistico, in quanto la maggior parte delle specie sono notturne e molte sono arboricole.

Monotremi e marsupiali[modifica | modifica wikitesto]

Echidna istrice.
Ornitorinco.

In Australia vivono due delle cinque specie esistenti di monotremi: l'ornitorinco e l'echidna istrice[14]. I monotremi si differenziano dagli altri mammiferi per quanto riguarda i metodi di riproduzione; in particolare, per il fatto di deporre uova invece di dare alla luce piccoli vivi[14]. L'ornitorinco - un mammifero anfibio dal becco d'anatra che depone le uova, e per giunta velenoso - è considerato una delle più strane creature del regno animale. Quando Joseph Banks lo presentò per la prima volta ai naturalisti inglesi, essi lo ritennero così strano da considerarlo solamente un falso appositamente creato[14][15]. Anche l'echidna istrice ha un aspetto strano, ricoperta com'è da ispidi aculei e dotata di un muso tubulare al posto della bocca e di una lingua che può muoversi avanti e indietro alla velocità di circa 100 volte al minuto per catturare le termiti[15][16].

Il dasiuro macchiato, specie in pericolo, è il marsupiale carnivoro più grande del continente australiano[17][18]

L'Australia ospita la più vasta e diversificata varietà di marsupiali del mondo[19]. I marsupiali sono caratterizzati dalla presenza di una tasca nella quale allevano i loro piccoli[19]. I marsupiali carnivori - ordine Dasyuromorphia - sono rappresentati attualmente da due famiglie: i Dasiuridi con 51 specie e i Mirmecobidi con il numbat come unico membro superstite[20]. Il tilacino era il rappresentante più grande dei Dasiuromorfi[21], ma l'ultimo esemplare della famiglia dei Tilacinidi morì in cattività nel 1936[7]. Il più grande marsupiale carnivoro oggi esistente è il diavolo della Tasmania; ha le dimensioni di un cane di piccola taglia ed è in grado di cacciare attivamente le sue prede, anche se predilige di gran lunga mangiare le carogne[21][22]. Scomparve dal continente australiano circa 600 anni fa, ed oggi è presente solamente in Tasmania[22]. In Australia vivono quattro specie di dasiuro, o «gatto marsupiale», tutte quante minacciate di estinzione[18]. Il dasiuro orientale, per esempio, si ritiene che sia scomparso dal continente australiano dagli anni '60, sebbene siano in corso programmi di conservazione per reintrodurre questa specie sfuggente sul continente. Le altre specie di Dasiuridi sono note come «topi marsupiali»[23] e la maggior parte di esse pesa meno di 100 g[24]. Vi sono due specie di talpa marsupiale - ordine Notoryctemorphia - che vivono nei deserti dell'Australia Occidentale. Queste rare creature carnivore, cieche e prive di orecchie, trascorrono la maggior parte della loro vita sottoterra e conosciam ben poco delle loro abitudini[25][26].

Petauro dello zucchero.

I bandicoot e i perameli nasuti - ordine Peramelemorphia - sono marsupiali onnivori[27]. In Australia ne esistono sette specie, la maggior parte delle quali in pericolo di estinzione[28][29]. Queste piccole creature condividono diverse caratteristiche fisiche: corpo grassoccio dal dorso inarcato con muso lungo e affusolato, orecchie diritte, zampe lunghe e sottili e coda sottile[28]. L'origine evolutiva di questo gruppo non è chiara, in quanto condividono caratteristiche proprie sia dei marsupiali carnivori che di quelli erbivori.

Il koala generalmente non ha bisogno di bere, in quanto è in grado di ricavare i liquidi necessari dalle foglie di cui si nutre.

I marsupiali erbivori sono classificati nell'ordine Diprotodontia, a sua volta suddiviso nei tre sottordini Vombatiformi, Falangeriformi e Macropodiformi. I Vombatiformi comprendono il koala e le tre specie di vombato. Il koala, uno dei marsupiali australiani più famosi, è una specie arboricola che si nutre delle foglie di varie specie di eucalipto[30]. I vombati, al contrario, vivono a terra e si nutrono di erbe, carici e radici[30]. I vombati utilizzano i loro denti anteriori, simili a quelli dei roditori, e i forti artigli per scavare vasti sistemi di tane; sono principalmente animali dalle abitudini crepusculari e notturne[30].

I Falangeriformi e i Macropodiformi comprendono rispettivamente sei famiglie e 26 specie di marsupiali arboricoli e tre famiglie con 53 specie di macropodi. I marsupiali arboricoli sono un gruppo molto diversificato che varia per dimensioni dall'opossum ghiro pigmeo, del peso di soli 7 g[31], al coda ad anello orientale e al tricosuro volpino, delle dimensioni di un gatto[32][33]. Il petauro dello zucchero e il petauro scoiattolo sono due specie plananti piuttosto comuni, diffuse nelle foreste di eucalipto dell'Australia orientale, mentre l'acrobata pigmeo è la specie di petauro più piccola[34][35]. I petauri sono dotati di una membrana chiamata «patagio» che si estende tra il quinto dito della zampa anteriore e il primo dito di quella posteriore. Queste membrane, quando sono distese, permettono loro di planare tra gli alberi[36].

I macropodi vengono suddivisi in tre famiglie: gli Ipsiprimnodontidi, con una sola specie, il topo canguro muschiato[37]; i Potoroidi, con 11 specie; e i Macropodidi, con 45 specie[38]. I macropodi si trovano in tutti gli ambienti australiani ad eccezione delle aree alpine. I Potoroidi comprendono le bettonge e i ratti canguro, specie di piccole dimensioni che costruiscono nidi e trasportano materiale vegetale servendosi della coda[39]. I Macropodidi comprendono i canguri, i wallaby e i loro parenti; le dimensioni variano enormemente da una specie all'altra. La maggior parte dei macropodi è dotata di zampe posteriori grandi e di piedi posteriori lunghi e sottili[40], con quattro dita disposte in modo caratteristico, e una coda dotata di forti muscoli, che utilizzano per spostarsi saltando[41]. Il topo canguro muschiato è il più piccolo tra i macropodi, nonché l'unica specie del gruppo ad avere un'andatura quadrupede e non bipede[42], mentre il maschio di canguro rosso è il più grande: può raggiungere un'altezza di circa 2 m e pesare fino a 85 kg[1][43].

Mammiferi placentati[modifica | modifica wikitesto]

Il dingo è stato il primo mammifero placentato introdotto in Australia, circa 4000 anni fa[44][45].

I mammiferi placentati nativi dell'Australia appartengono a due ordini: i Chirotteri - i pipistrelli -, rappresentati da sei famiglie, e i Roditori, con specie appartenenti alla famiglia dei Muridi - ratti e topi. Vivono qui solamente due generi endemici di pipistrelli[45], nonostante viva in Australia il 7% di tutte le specie di pipistrelli. I roditori giunsero per la prima volta in Australia 5-10 milioni di anni fa[45], e subirono in seguito un'ampia diversificazione che produsse le specie note collettivamente come «vecchi endemismi»[46]. I vecchi endemismi sono rappresentati attualmente da 14 generi. Un milione di anni fa, dalla Nuova Guinea, arrivò in Australia il ratto, che si evolvette in sette specie di Rattus note collettivamente come «nuovi endemismi»[46].

In seguito all'arrivo dell'uomo nel continente, in Australia sono stati introdotti molti mammiferi placentati, che sono successivamente tornati alla vita selvatica[45]. Il primo animale introdotto in Australia è stato il dingo[45]. I resti fossili indicano che popolazioni umane provenienti dal nord portarono il dingo in Australia circa 5000 anni fa[47]. Quando gli europei si insediarono in Australia rilasciarono volontariamente in natura molte specie, come la volpe, la lepre del Capo e il coniglio selvatico[45][48]. Altre specie domestiche sono fuggite dalla cattività e nel corso degli anni hanno dato vita a popolazioni selvatiche consistenti; tra esse figurano il gatto, il daino comune, il cervo nobile, il sambar dell'India, il sambar dalla criniera, il cervo pomellato, il cervo porcino, il cavallo, l'asino, il maiale, la capra, il bufalo indiano e il dromedario[49][50]. Sono solo tre le specie di mammiferi placentati non native che non sono state introdotte deliberatamente in Australia: il topolino delle case, il ratto comune e il ratto delle chiaviche.

Il dugongo è una specie in pericolo; in acque australiane vive il maggior numero di esemplari rimasti[51][52].

Nelle acque costiere australiane vivono quarantasei specie di mammiferi marini dell'ordine dei Cetacei. Dal momento che la maggior parte di esse ha una distribuzione globale, alcuni autori tendono a non considerarle specie australiane. Vivono qui nove specie di misticeti, tra cui la megattera[53]. Gli odontoceti sono rappresentati da 37 specie, tra cui rappresentanti di tutti e sei i generi della famiglia degli Zifidi e 21 specie di delfini oceanici, tra cui l'orcella australiana, una specie descritta per la prima volta nel 2005[54]. Alcuni delfini oceanici, come l'orca, si possono trovare nelle acque attorno a tutto il continente; altri, come l'orcella australiana, sono confinati alle più calde acque settentrionali[55]. Il dugongo è una specie marina in pericolo che abita le acque nord-orientali e nord-occidentali dell'Australia, in particolare quelle dello stretto di Torres[45][52]. Può raggiungere i 3 m di lunghezza e pesare fino a 400 kg[52]. Il dugongo è l'unico mammifero marino erbivoro dell'Australia, e si nutre di erbe marine nelle aree costiere[52][56]. La distruzione delle distese di erba marina costituisce una minaccia per la sopravvivenza di questa specie[51]. Nelle acque al largo della costa meridionale vivono undici specie di pinnipedi.

Uccelli[modifica | modifica wikitesto]

L'emù è il secondo uccello più grande del mondo. È uno dei simboli dell'Australia e compare sullo stemma del paese.

In Australia e nei suoi territori vivono circa 800 specie di uccelli[57]; il 45% di queste è endemica dell'Australia[58]. La documentazione fossile degli uccelli in Australia è frammentaria; tuttavia, alcuni ritrovamenti indicano che gli antenati di alcune specie attuali vivevano qui già nell'Oligocene superiore[59]. Tra gli uccelli con un'ascendenza risalente all'epoca del Gondwana figurano i ratiti incapaci di volare (l'emù e il casuario comune)[60], i megapodi (il fagiano australiano e il tacchino di boscaglia)[61] e un numerosissimo gruppo di pappagalli endemici. In Australia vive un sesto delle specie di pappagalli del mondo[62], tra cui molti cacatua e galah[63]. Il kookaburra, rappresentante più grande della famiglia dei martin pescatori, è famoso per il suo richiamo, simile alla risata sguaiata di un essere umano[64].

Tra i passeriformi australiani[65] figurano scriccioli fatati[66], petroiche[67], rondini dei boschi[68], uccelli canori australasiatici[69], pardaloti[70], mangiatori di miele[71], rampichini arborei australasiatici[72], uccelli lira[73], uccelli del Paradiso e uccelli giardinieri[74]. L'uccello di raso ha attirato l'interesse degli psicologi evoluzionisti, in quanto ha un complesso rituale di corteggiamento che comporta la costruzione, da parte del maschio, di un pergolato pieno di oggetti blu e lucenti con cui cerca di attirare potenziali compagne[75].

Una femmina di cacatua gang gang.

Colonizzatori relativamente recenti provenienti dall'Eurasia sono rondini, allodole[76], tordi[77], cisticole, nettarinie e alcuni rapaci, compresa la grande aquila dalla coda lunga. Un certo numero di specie di uccelli sono state introdotte dall'uomo; alcune, come il cardellino e il verdone[78], convivono pacificamente con le specie australiane, mentre altre, come lo storno comune, il merlo, il passero domestico e la mynah comune, distruggono le covate degli uccelli nativi e danneggiano di conseguenza l'ecosistema originario.

Lungo la costa australiana vivono circa 200 specie di uccelli marini, comprese molte specie migratrici. L'Australia è situata all'estremità meridionale della rotta migratoria orientale degli uccelli acquatici, che si estende dall'Estremo Oriente russo e dall'Alaska, attraverso il Sud-est asiatico, fino all'Australia e alla Nuova Zelanda. Ogni anno circa due milioni di uccelli percorrono questa rotta da e per l'Australia. Un uccello marino di grosse dimensioni molto comune è il pellicano australiano, che può essere rinvenuto lungo la maggior parte dei corsi d'acqua del paese[79]. L'eudiptola minore è la sola specie di pinguino che si riproduce sul continente australiano[80].

Anfibi e rettili[modifica | modifica wikitesto]

La rana banjo orientale è un anuro comune in tutta l'Australia orientale[81].

In Australia vivono quattro famiglie di rane native, più una specie introdotta di rospo, il rospo marino[82]. Nel 1935 quest'ultimo venne introdotto nel paese nel fallito tentativo di tenere sotto controllo i parassiti che danneggiavano le piantagioni di canna da zucchero. Da allora è divenuto una specie invasiva dalla potenza distruttiva, che ha esteso la sua diffusione a tutta l'Australia settentrionale. Oltre a competere con gli insettivori nativi per le fonti di cibo, il rospo marino produce un veleno tossico per la fauna nativa[83], oltre che per gli esseri umani[84]. I Miobatrachidi, o rane meridionali[85], costituiscono il gruppo più numeroso di rane in Australia, con 112 specie classificate in un numero di generi che, a seconda degli studiosi, varia da 17 a 22[86]. Una specie degna di nota appartenente a questo gruppo è la variopinta rana corroboree meridionale, in pericolo di estinzione[87]. Le raganelle della famiglia degli Ilidi[88] sono comuni nelle aree più piovose del nord e della costa orientale[89]: in Australia ve ne sono 77 specie appartenenti a tre generi. Le 18 specie di due generi distinti di Microilidi sono limitate alle foreste pluviali dell'Australia settentrionale e agli habitat limitrofi[90]: appartiene a questa famiglia la specie più piccola del paese, la Cophixalus exiguus. La famiglia dei Ranidi, il gruppo di anuri prevalente nel resto del mondo, è qui rappresentato da una sola specie - la Papurana daemeli - presente unicamente nelle foreste pluviali del Queensland[91]. Come altrove, anche in Australia il numero di rane è diminuito drasticamente negli ultimi anni[92]. Sebbene non sia stata chiarita del tutto la causa di questo declino, esso può essere almeno in parte attribuito alla chitridiomicosi, una malattia fungina fatale per gli anfibi[92]. Un'altra teoria tira in ballo l'«anzianità» delle specie. Come indicano le ricerche, le specie di anfibi dell'emisfero australe hanno in media un'età di 4,6 milioni di anni, rispetto all'età media di 2,9 milioni di anni di quelle dell'emisfero boreale: i ricercatori ritengono che questa differenza di età sia dovuta alle glaciazioni che hanno colpito l'emisfero boreale, che potrebbero aver portato alla scomparsa delle specie più antiche[93].

Il coccodrillo marino è il coccodrillo più grande del mondo[94].

In Australia vivono due specie di coccodrilli. Il coccodrillo marino, noto colloquialmente come salty, è la specie di coccodrillo più grande del mondo: con una lunghezza che può superare i 7 m[95] e un peso che può superare i 1000 kg[96][97][98], è tristemente famoso per gli attacchi ai danni dell'uomo[99]. Vive lungo la costa e in fiumi e paludi di acqua dolce dell'Australia settentrionale, e viene anche allevato per la carne e la pelle[99]. Il coccodrillo di Johnson, invece, diffuso solamente in Australia settentrionale, non è considerato pericoloso per l'uomo[94].

La costa australiana è visitata da sei specie di tartarughe marine: la tartaruga dorso piatto, la tartaruga verde, la tartaruga embricata, la tartaruga olivacea, la tartaruga comune e la tartaruga liuto[100]; godono tutte di protezione totale nelle acque australiane[101]. Nel continente vivono 35 specie di tartarughe d'acqua dolce appartenenti ad otto generi della famiglia dei Chelidi[102]. La tartaruga muso di porco è la sola tartaruga australiana non appartenente a questa famiglia[103]. L'Australia è l'unico continente al mondo dove attualmente non vivono specie terrestri di testuggini[104].

Le lucertole dalla lingua blu sono gli scinchi di maggiori dimensioni.

L'Australia è l'unico continente in cui le specie di serpenti velenosi superano il numero di quelle che non lo sono[105]. I serpenti australiani appartengono a sette famiglie. Di queste, le specie più velenose, come il serpente feroce[106], il serpente bruno orientale[107], il taipan e il serpente tigre orientale, appartengono alla famiglia degli Elapidi[108]. Delle 200 specie di elapidi, 86 sono presenti solamente in Australia. Nelle acque che bagnano l'Australia settentrionale vivono trentatre specie di serpenti marini della famiglia degli Idrofidi; molte di queste sono estremamente velenose.In acque australiane si incontrano anche due specie di serpenti marini della famiglia degli Acrocordidi. Sul continente vivono solamente 11 specie della famiglia di serpenti più numerosa del mondo, quella dei Colubridi; nessuna di queste è endemica, e si ritiene che siano arrivi relativamente recenti provenienti dall'Asia. Vi sono inoltre 15 specie di pitoni e 31 di serpenti ciechi insettivori.

In Australia vivono 26 specie di varani.

In Australia vivono più di 700 specie di lucertole[109] appartenenti a cinque famiglie diverse[110]. Vi sono oltre 130 specie di gechi appartenenti a 20 generi[109]. I Pigopodidi sono una famiglia di lucertole prive di arti endemica della regione australiana[111]; in Australia sono presenti tutte e 39 le specie, suddivise in sette generi[109]. Gli Agamidi sono rappresentati da 70 specie di 14 generi[109], tra cui ricordiamo il moloch, il drago barbuto e il portatore di clamide[112]. Vi sono 30 specie di varani[109] (famiglia dei Varanidi), note comunemente come goanna[113]. La specie australiana di maggiori dimensioni è il varano gigante, che può raggiungere i 2 m di lunghezza[114]. Vi sono circa 450 specie di scinchi appartenenti a più di 40 generi, che costituiscono più del 50% delle lucertole australiane[109]; a questo gruppo appartengono le lucertole dalla lingua blu[115].

Pesci[modifica | modifica wikitesto]

Il merluzzo del Murray è il più grande pesce australiano a vivere esclusivamente in acque dolci[116].

Nelle acque australiane vivono più di 5000 specie di pesci[117][118]; di queste, il 24% sono endemiche. Tuttavia, a causa della relativa scarsità di corsi d'acqua, l'Australia ospita solamente circa 300 specie di pesci d'acqua dolce[119]. Due famiglie di pesci d'acqua dolce hanno origini molto antiche: gli arowana od Osteoglossiformi e il neoceratodo[120]. Il neoceratodo è il rappresentante più primitivo del gruppo dei Dipnoi, e si è evoluto prima che l'Australia si separasse dal Gondwana[121][122]. Uno dei pesci d'acqua dolce più piccoli, peculiare dell'angolo sud-occidentale dell'Australia Occidentale, è il pesce salamandra, che può sopravvivere all'essiccamento durante la stagione secca interrandosi nel fango[123]. Altre famiglie di probabile origine gondwaniana sono i Retropinnidi, i Galassidi, gli Aplochitonidi e i Percictidi. Fatta eccezione per queste specie di origine antica, il 70% dei pesci d'acqua dolce australiani presenta affinità con specie marine che vivono nelle acque tropicali dell'Indo-Pacifico che si sono adattate a vivere nei fiumi[124]. Tra queste specie figurano lamprede d'acqua dolce[125], aringhe, pesci gatto, pesci arcobaleno e circa 50 specie di gobioni, tra cui l'Oxyeleotris lineolata[126]. Tra i pesci d'acqua dolce più apprezzati tra i pescatori sportivi ricordiamo il barramundi[127], il merluzzo del Murray e la perca dorata[128]. Nel Territorio del Nord vivono due specie minacciate di estinzione di squalo d'acqua dolce.

Il drago marino comune, un pesce imparentato con pesci pipa e cavallucci marini, vive nelle acque attorno all'Australia meridionale[129].

Alcune specie esotiche di acqua dolce, tra cui la trota comune, il salmerino di torrente, la trota iridata, il salmone europeo, il salmone reale, il pesce persico, la carpa e la gambusia, sono state introdotte nei corsi d'acqua australiani[130]. La gambusia è una specie particolarmente aggressiva, nota per molestare le altre specie di pesci e mordicchiare loro le pinne. La sua presenza è stata correlata con la diminuzione e l'estinzione locale di alcune piccole specie native di pesci. Le specie introdotte di trota hanno avuto gravi ripercussioni negative su un certo numero di specie ittiche autoctone di montagna, tra cui la Maccullochella macquariensis, la perca del Macquarie e il galasside di montagna, nonché su altre specie animali, come la raganella maculata. La carpa è fortemente implicata nella drammatica diminuzione della vegetazione acquatica, nel declino di alcune piccole specie ittiche autoctone e nei livelli permanentemente elevati di torbità nel bacino del Murray-Darling nell'Australia sud-orientale.

La maggior parte delle specie ittiche australiane sono marine, e il 75% di esse vive in acque tropicali[118]. Ciò è dovuto in parte all'enorme estensione delle acque marine australiane, che ricoprono una superficie di 9 milioni di km²[118]. Tra i rappresentanti maggiormente degni di nota ricordiamo le murene e i pesci scoiattolo[131], così come i pesci pipa e i cavallucci marini[132], i cui maschi incubano le uova deposte dalle loro compagne in una tasca apposita[129]. Nelle acque australiane vi sono 80 specie di cernie, compreso uno dei pesci ossei più grandi del mondo, la cernia gigante, che può raggiungere i 2,7 m di lunghezza e i 400 kg di peso[133]. I caranghi, un gruppo di 50 specie di colore argeneto che si spostano in banchi, e l'orata argentata sono solo alcune delle specie più importanti dal punto di vista commerciale[134]. La Grande Barriera Corallina ospita una straordinaria varietà di pesci di barriera di piccole e medie dimensioni, come pesci damigella, pesci farfalla, pesci angelo[135], ghiozzi, pesci cardinale, labridi[136], pesci balestra e pesci chirurgo[137]. Vivono qui alcune specie velenose, tra le quali alcune varietà di pesci pietra e di pesci palla e il pesce scorpione rosso, tutti quanti dotati di tossine che possono risultare letali per l'uomo[138]. Vi sono inoltre 11 specie velenose di pastinache, la più grande delle quali è la pastinaca liscia[139]. I barracuda sono alcuni degli abitanti più grandi della barriera[140]. Tuttavia, i pesci di barriera di maggiori dimensioni non dovrebbero mai essere mangiati, per il rischio di avvelenamento da ciguatera.

Il wobbegong maculato è il più grande tra gli squali tappeto: può raggiungere una lunghezza di circa 3 m[141].

Gli squali sono presenti in tutte le acque costiere e di estuario del litorale australiano. Ve ne sono 166 specie, tra cui 30 specie di carcarinidi, 32 di gattucci, sei di squali tappeto e 40 di squalidi. Vi sono tre specie della famiglia degli Eterodontidi: lo squalo tresta di toro di Port Jackson, lo squalo testa di toro zebra e lo squalo testa di toro crestato[142]. Nel 2004 in Australia vi furono 12 attacchi di squalo non provocati, di cui due risultati fatali[143]. Tuttavia, sono solamente tre le specie di squalo che costituiscono una significativa minaccia per l'uomo: lo squalo leuca, lo squalo tigre e lo squalo bianco. Alcune popolari spiagge del Queensland e del Nuovo Galles del Sud sono protette da reti anti-squalo, un metodo che ha portato ad una grave diminuzione della popolazione degli squali nelle acque australiane, sia pericolosi che innocui, a causa degli intrappolamenti occasionali. Anche la pesca incontrollata ha contribuito significativamente alla riduzione di questi animali, e alcune specie sono ora in pericolo di estinzione. Uno squalo dalla bocca grande venne trovato su una spiaggia di Perth nel 1988[144]; conosciamo molto poco questa specie, ma questa scoperta potrebbe indicare la sua presenza nelle acque costiere australiane.

Invertebrati[modifica | modifica wikitesto]

Gruppo tassonomico Specie finora descritte Numero stimato di specie ancora da descrivere
Poriferi 1416 3500 ca.
Cnidari 1270 1760 ca.
Platelminti 1506 10.800 ca.
Acantocefali 57 160 ca.
Nematodi 2060 30.000
Molluschi 9336 12.250 ca.
Anellidi 2125 4230 ca.
Onicofori 56 56 ca.
Crostacei 6426 9500 ca.
Aracnidi 5666 27.960 ca.
Insetti 58.532 83.860 ca.
Echinodermi 1206 1400 ca.
Altri invertebrati 2929 7230 ca.
Modificato da: Williams et al. 2001.[2]

Delle 200.000 specie animali che si stima vivano in Australia, circa il 96% sono invertebrati. Sebbene non si conosca il numero totale di invertebrati che popolano il paese, il 90% degli insetti e dei molluschi è considerato endemico[2]. Gli invertebrati occupano molte nicchie ecologiche e svolgono un ruolo importantissimo nell'ecosistema come decompositori[145], impollinatori e fonte di cibo per altri animali[146]. Il gruppo più numeroso di invertebrati è quello degli insetti, Che costituiscono da soli il 75% delle specie animali conosciute dell'Australia. Gli ordini caratterizzati da maggiore diversità sono i Coleotteri, con 28.200 specie di scarabei e curculioni[147], i Lepidotteri, con 20.816 specie di farfalle e falene[148], e circa 14.800 specie di Imenotteri[149], tra cui formiche, api e vespe. L'ordine dei Ditteri, costituito da mosche e zanzare, è qui rappresentato da 7786 specie[150]. L'ordine degli Emitteri, comprendente cimici, afidi e cicale[151], comprende 5650 specie; mentre di Ortotteri, vale a dire cavallette, grilli e catididi, ve ne sono 2827 specie[152]. Tra le specie introdotte che costituiscono un fattore di minaccia per le specie autoctone vi sono la vespa europea[153], la formica di fuoco rossa[154], la formica pazza gialla[155] e le api mellifere tornate in natura che competono con le api autoctone[156].

In Australia sono state descritte 1275 tra specie e sottospecie di formiche[157]. Queste formiche verdi (Oecophylla smaragdina) vivono nell'Australia tropicale e costruiscono nidi fatti di foglie[158].

L'Australia ospita una grande varietà di aracnidi, comprese 78 famiglie di ragni[159], con almeno 79 specie così conosciute da aver ricevuto un nome comune. Sono numerose le specie estremamente velenose, tra cui la famosa migale di Sydney e altri migalomorfi ad essa imparentati, i cui morsi possono essere fatali[160]. In passato si riteneva che la vedova nera australiana fosse mortale, ma i suoi morsi non sono più considerati letali da molti anni: si pensava che la mancanza di attacchi mortali dal 1956 fosse dovuta all'introduzione di un apposito antidoto, ma in seguito quest'ultimo è risultato avere la stessa efficacia di un placebo[161][162]. Vi sono migliaia di specie di acari e zecche della sottoclasse Acarina[163]. In Australia vi sono almeno 150 specie di pseudoscorpioni, ma si stima che ve ne siano almeno altre 550 che devono ancora essere descritte[164] e almeno 17 generi di scorpioni con 120 specie[165].

La (sotto)classe Oligochaeta degli Anellidi comprende molte famiglie di vermi acquatici e quattro famiglie di vermi terrestri autoctoni: gli Enchitreidi (vermi dei vasi) e i «veri» lombrichi delle famiglie Acantodrilidi, Ottochetidi e Megascolecidi. A quest'ultima appartiene il lombrico più grande del mondo, il lombrico del Gippsland gigante, presente solamente nel Gippsland (Victoria)[166]. In media raggiunge gli 80 cm di lunghezza, ma sono stati trovati anche esemplari lunghi fino a 3,7 m.

Il ragno lupo, Lycosa godeffroyi, è comune in molte zone dell'Australia. In questa famiglia di ragni la femmina trasporta la sacca delle uova.

La grande famiglia dei Parastacidi comprende 124 specie di gamberi d'acqua dolce australiani. Tra questi figurano il gambero più piccolo del mondo, il gambero di palude, che non supera i 30 mm di lunghezza[167], e quello più grande, il gambero d'acqua dolce gigante della Tasmania[168], che può misurare fino a 76 cm di lunghezza e pesare 4,5 kg[169]. Un altro genere di gamberi, Cherax, comprende il gambero del Murray[168], oltre ad altre due specie che vengono allevate dall'uomo, in addition to the farmed species marron and Queensland red claw. Species from the genus Engaeus, commonly known as the land crayfish, are also found in Australia. Engaeus species are not entirely aquatic, because they spend most of their lives living in burrows. Australia has seven species of freshwater crab from the genus Austrothelphusa. These crabs live burrowed into the banks of waterways and can plug their burrows, surviving through several years of drought. The extremely primitive freshwater mountain shrimp, found only in Tasmania, are a unique group, resembling species found in the fossil record from 200 MYA.

A magnificent sea anemone on the Great Barrier Reef, with an ocellaris clownfish.

A huge variety of marine invertebrates are found in Australian waters, with the Great Barrier Reef an important source of this diversity.[senza fonte] Families include the Porifera or sea sponges,[170] the Cnidaria (includes the jellyfish, corals and sea anemones, comb jellies),[171] the Echinodermata (includes the sea urchins, sea stars, brittle stars, sea cucumbers, the lamp shells)[172] and the Mollusca (includes snails, slugs, limpets, squid, octopus, cockles, oysters, clams, and chitons).[173] Venomous invertebrates include the box jellyfish, the blue-ringed octopus,[174] and ten species of cone snail,[senza fonte] which can cause respiratory failure and death in humans.[174] The crown-of-thorns starfish usually inhabits the Reef at low densities. However, under conditions that are not yet well understood, they can reproduce to reach an unsustainable population density when coral is devoured at a rate faster than it can regenerate. This presents a serious reef management issue.[senza fonte] Other problematic marine invertebrates include the native species purple sea urchin and the white urchin, which have been able to take over marine habitats and form urchin barrens due to the over harvesting of their natural predators which include abalone and rock lobster.[senza fonte] Introduced invertebrate pests include the Asian mussel, New Zealand green-lipped mussel, black-striped mussel and the Northern Pacific seastar, all of which displace native shellfish.[senza fonte]

There are many unique marine crustaceans in Australian waters. The best-known class, to which all the edible species of crustacean belong, is Malacostraca.[senza fonte] The warm waters of northern Australia are home to many species of decapod crustaceans, including crabs, false crabs, hermit crabs, lobsters, shrimps, and prawns. The peracarids, including the amphipods and isopods, are more diverse in the colder waters of southern Australia.[senza fonte] Less-well-known marine groups include the classes Remipedia, Cephalocarida, Branchiopoda, Maxillopoda (which includes the barnacles, copepods and fish lice), and the Ostracoda.[175] Notable species include the Tasmanian giant crab, the second largest crab species in the world,[176] found in deep water, and weighing up to 13 kg,[177] and the Australian spiny lobsters, such as the western rock lobster, which are distinct from other lobster species as they do not have claws.[168]

Invasive species[modifica | modifica wikitesto]

The poisonous cane toad

Template:Main article Introduction of exotic fauna in Australia by design, accident and natural processes has led to a considerable number of invasive, feral and pest species which have flourished and now impact the environment adversely. Introduced organisms affect the environment in a number of ways. Rabbits render land economically useless by eating everything.[178] Red foxes affect local endemic fauna by predation while the cane toad poisons the predators by being eaten.[179] The invasive species include birds (Indian mynah) and fish (common carp), insects (red imported fire ant) and molluscs (Asian mussel). The problem is compounded by invasive exotic flora as well as introduced diseases, fungi and parasites.

Costly, laborious and time-consuming efforts at control of these species has met with little success and this continues to be a major problem area in the conservation of Australia's biodiversity.

Human impact and conservation[modifica | modifica wikitesto]

Template:Main article

For at least 40,000 years, Australia's fauna played an integral role in the traditional lifestyles of Indigenous Australians, who relied upon many species as a source of food and skins. Vertebrates commonly harvested included macropods, possums, seals, fish and the short-tailed shearwater, most commonly known as the muttonbird. Invertebrates used as food included insects such as the Bogong moth and larvae collectively called witchetty grubs and molluscs. The use of fire-stick farming, in which large swathes of bushland were burnt to facilitate hunting, modified both flora and fauna — and are thought to have contributed to the extinction of large herbivores with a specialised diet, such as the flightless birds from the genus Genyornis.[180] The role of hunting and landscape modification by aboriginal people in the extinction of the Australian megafauna is debated,[181] but increasingly favours the idea humans were responsible for megafaunal extinction.[182]

The grey nurse shark is critically endangered on the Australian east coast.

Despite the major impact of Aborigines on native species populations, this is considered to be less significant than that of the European settlers,[181] whose impact on the landscape has been on a relatively large scale. Since European settlement, direct exploitation of native fauna, habitat destruction and the introduction of exotic predators and competitive herbivores has led to the extinction of some 27 mammal, 23 bird and 4 frog species. Much of Australia's fauna is protected by legislation.[1] The federal Environment Protection and Biodiversity Conservation Act 1999 was created to meet Australia's obligations as a signatory to the 1992 Convention on Biological Diversity. This act protects all native fauna and provides for the identification and protection of threatened species. In each state and territory, there is statutory listing of threatened species. At present, 380 animal species are classified as either endangered or threatened under the EPBC Act, and other species are protected under state and territory legislation.[183] More broadly, a complete cataloguing of all the species within Australia has been undertaken, a key step in the conservation of Australian fauna and biodiversity. In 1973, the federal government established the Australian Biological Resources Study (ABRS), which coordinates research in the taxonomy, identification, classification and distribution of flora and fauna. The ABRS maintains free online databases cataloguing much of the described Australian flora and fauna. Impacts such as the illegal setting of traps in rivers affect animals such as the Australian platypus, along with lack of awareness each year an average of 2–5 Australians lose their lives to what is presumed a safe creature. The key is understanding of Australia's diverse wildlife and fauna; what seems safe is often deadly.

Australia is a member of the International Whaling Commission and is strongly opposed to commercial whaling—all cetacean species are protected in Australian waters.[184] Australia is also a signatory to the CITES agreement and prohibits the export of endangered species. Protected areas have been created in every state and territory to protect and preserve the country's unique ecosystems. These protected areas include national parks and other reserves, as well as 64 wetlands registered under the Ramsar Convention and 16 World Heritage Sites. As of 2002, 10.8% (774,619.51 km²) of the total land area of Australia is within protected areas.[185] Protected marine zones have been created in many areas to preserve marine biodiversity; as of 2002, these areas cover about 7% (646,000 km²) of Australia's marine jurisdiction.[186] The Great Barrier Reef is managed by the Great Barrier Reef Marine Park Authority under specific federal and state legislation. Some of Australia's fisheries are already overexploited,[187] and quotas have been set for the sustainable harvest of many marine species.

The State of the Environment Report, 2001, prepared by independent researchers for the federal government, concluded that the condition of the environment and environmental management in Australia had worsened since the previous report in 1996. Of particular relevance to wildlife conservation, the report indicated that many processes—such as salinity, changing hydrological conditions, land clearing, fragmentation of ecosystems, poor management of the coastal environment, and invasive species—pose major problems for protecting Australia's biodiversity.[188]

See also[modifica | modifica wikitesto]

Notes[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c Egerton, p. 44.
  2. ^ a b c Williams, J. et al. 2001. Biodiversity, Australia State of the Environment Report 2001 (Theme Report) Archiviato il 27 marzo 2011 in Internet Archive. CSIRO Publishing on behalf of the Department of the Environment and Heritage, Canberra. ISBN 0-643-06749-3.
  3. ^ Josephine Flood (2004) Archaeology of the Dreamtime, J.B. Publishing, Marleston p. 283 ISBN 1-876622-50-4.
  4. ^ M. Rasmussen et al., An Aboriginal Australian genome reveals separate human dispersals into Asia, in Science, vol. 334, 2011, pp. 94-98, DOI:10.1126/science.1211177, PMC 3991479, PMID 21940856.
  5. ^ Egerton, pp. 14, 20.
  6. ^ Egerton, p. 20.
  7. ^ a b c Egerton, p. 77.
  8. ^ John Woinarski, Andrew Burbidge e Peter Harrison, The Action Plan for Australian Mammals 2012, CSIRO Publishing, 2014, ISBN 9780643108738 (archiviato il 7 giugno 2014).
  9. ^ Egerton, p. 34.
  10. ^ M. Archer et al., First Mesozoic mammal from Australia-an early Cretaceous monotreme, in Nature, vol. 318, 1985, pp. 363-366, DOI:10.1038/318363a0.
  11. ^ H. Godthelp et al., Earliest known Australian Tertiary mammal fauna, in Nature, vol. 356, 1992, pp. 514-516, DOI:10.1038/356514a0.
  12. ^ Townsend, C.R. et al. 2008. Ecology’s evolutionary backdrop, in Essentials of Ecology 3rd edition. Wiley-Blackwell ISBN 978-1-4051-5658-5.
  13. ^ Egerton, p. 78.
  14. ^ a b c Egerton, p. 36.
  15. ^ a b Menkhorst and Knight, p. 44.
  16. ^ Egerton, p. 37.
  17. ^ Egerton, pp. 70–76.
  18. ^ a b Menkhorst and Knight, p. 48.
  19. ^ a b Egerton, p. 39.
  20. ^ C. E. Cooper, Myrmecobius fasciatus (Dasyuromorphia: Myrmecobiidae), in Mammalian Species, vol. 43, n. 1, 2011, pp. 129-140, DOI:10.1644/881.1.
  21. ^ a b Menkhorst and Knight, p. 46.
  22. ^ a b Egerton, p. 69.
  23. ^ Egerton, p. 68.
  24. ^ A. K. Lee, The Encyclopedia of Mammals, New York, Facts on File, 1984, pp. 838-845, ISBN 0-87196-871-1.
  25. ^ Egerton, p. 57.
  26. ^ Menkhorst and Knight, p. 52.
  27. ^ Egerton, pp. 78–79.
  28. ^ a b Menkhorst and Knight, pp. 80–84.
  29. ^ Types of Bandicoots, su bandicoot.net.au. URL consultato il 7 gennaio 2012 (archiviato dall'url originale il 17 marzo 2011).
  30. ^ a b c Menkhorst and Knight, p. 86.
  31. ^ Menkhorst and Knight, p. 92.
  32. ^ Egerton, p. 60.
  33. ^ Menkhorst and Knight, p. 90.
  34. ^ Egerton, pp. 64–65.
  35. ^ Menkhorst and Knight, p. 94.
  36. ^ Patagium, in Wikipedia, 19 settembre 2017.
  37. ^ Egerton, p. 55.
  38. ^ Menkhorst and Knight, pp. 17–18.
  39. ^ Menkhorst and Knight, pp. 17, 104–110.
  40. ^ Menkhorst and Knight, pp. 17–18, 110–120.
  41. ^ Egerton, p. 42.
  42. ^ Menkhorst and Knight, p. 110.
  43. ^ Menkhorst and Knight, p. 120.
  44. ^ Menkhorst and Knight, p. 200.
  45. ^ a b c d e f g Egerton, p. 82.
  46. ^ a b Egerton, p. 93.
  47. ^ P. Savolainen et al., A detailed picture of the origin of the Australian dingo, obtained from the study of mitochondrial DNA, in Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America, vol. 101, 2004, pp. 12.387-12.390, DOI:10.1073/pnas.0401814101, PMC 514485, PMID 15299143.
  48. ^ Egerton, pp. 105–107.
  49. ^ Egerton, pp. 106–110.
  50. ^ Menkhorst and Knight, pp. 208–220.
  51. ^ a b Egerton, p. 102.
  52. ^ a b c d Menkhorst and Knight, p. 254.
  53. ^ Menkhorst and Knight, pp. 22, 240.
  54. ^ AAP, New species of Reef dolphin discovered, in The Age, 5 luglio 2005. URL consultato il 7 gennaio 2012 (archiviato il 7 dicembre 2013).
  55. ^ Menkhorst and Knight, pp. 224-234.
  56. ^ Lawler et al. 2002. Dugongs in the Great Barrier Reef: Current State of Knowledge Archiviato il 21 febbraio 2014 in Internet Archive.. Cooperative Research Centre (CRC) for The Great Barrier Reef World Heritage Area.
  57. ^ Egerton, p. 122.
  58. ^ A. D. Chapman, Numbers of Living Species in Australia and the World (PDF), 2ª ed., Australian Biological Resources Study, 2009, p. 14, ISBN 9780642568618 (archiviato il 18 settembre 2017).
  59. ^ Australian Museum. 2001. Fossil history of birds: fossil history overview. Retrieved from Internet Archive. 16 December 2013.
  60. ^ Egerton, pp. 124–125.
  61. ^ Egerton, pp. 126–127.
  62. ^ Egerton, p. 193.
  63. ^ Egerton, pp. 192–206.
  64. ^ Egerton, p. 221.
  65. ^ Egerton, p. 224.
  66. ^ Egerton, pp. 229–236.
  67. ^ Egerton, pp. 248–250.
  68. ^ Egerton, pp. 265–268.
  69. ^ Egerton, p. 237.
  70. ^ Egerton, pp. 233–234.
  71. ^ Egerton, pp. 238–246.
  72. ^ Egerton, p. 228.
  73. ^ Egerton, pp. 226–227.
  74. ^ Egerton, pp. 268, 272.
  75. ^ Egerton, p. 273.
  76. ^ Egerton, p. 275.
  77. ^ Egerton, pp. 290–291.
  78. ^ Egerton, p. 282.
  79. ^ Egerton, pp. 146-147.
  80. ^ Egerton, p. 136.
  81. ^ Egerton, pp. 370–371.
  82. ^ Egerton, pp. 366, 379, 388-389.
  83. ^ Egerton, p. 389.
  84. ^ Invasive Species Specialist Group, Ecology of Bufo marinus, su Global Invasive Species Database, 1° giugno 2006 (archiviato il 17 agosto 2009).
  85. ^ Egerton, p. 366.
  86. ^ Murray J. Littlejohn, J. Dale Roberts, Graham F. Watson e Margaret Davies, 7. Family Myobatrachidae (PDF), su Fauna of Australia series, Environment Australia website, Canberra, Department of the Environment, Water, Heritage and the Arts, Australian Government, 1993. URL consultato il 19 agosto 2010 (archiviato dall'url originale il 20 marzo 2011).
  87. ^ Egerton, p. 377.
  88. ^ Egerton, p. 379.
  89. ^ Egerton, pp. 379-387.
  90. ^ Thomas C. Burton, 9. Family Microhylidae (PDF), su Fauna of Australia series, Environment Australia website, Canberra, Department of the Environment, Water, Heritage and the Arts, Australian Government, 1993. URL consultato il 19 agosto 2010 (archiviato dall'url originale il 20 marzo 2011).
  91. ^ Egerton, p. 388.
  92. ^ a b Egerton, p. 385.
  93. ^ Emma Young, Australian species are older, study says, su Australian Geographic, 21 luglio 2010. URL consultato il 5 agosto 2010 (archiviato dall'url originale il 25 luglio 2010).
  94. ^ a b Egerton, p. 299.
  95. ^ Egerton, pp. 298–299.
  96. ^ Crocodilian Species - Australian Saltwater Crocodile (Crocodylus porosus), su flmnh.ufl.edu. URL consultato il 24 luglio 2011 (archiviato il 17 luglio 2011).
  97. ^ Saltwater Crocodile, su australianfauna.com. URL consultato il 24 luglio 2011 (archiviato dall'url originale il 25 luglio 2011).
  98. ^ Wood, The Guinness Book of Animal Facts and Feats. Sterling Pub Co Inc (1983), ISBN 978-0-85112-235-9.
  99. ^ a b Egerton, p. 298.
  100. ^ Egerton, pp. 300-302.
  101. ^ Marine Turtles, su environment.gov.au, 27 agosto 2007. URL consultato il 24 luglio 2011 (archiviato il 23 agosto 2011).
  102. ^ Turtle Taxonomy Working Group [van Dijk PP, Iverson JB, Rhodin AGJ, Shaffer HB, Bour R]. 2014. Turtles of the world, 7th edition: annotated checklist of taxonomy, synonymy, distribution with maps, and conservation status. In: Rhodin AGJ, Pritchard PCH, van Dijk PP, Saumure RA, Buhlmann KA, Iverson JB, Mittermeier RA (Editors). Conservation Biology of Freshwater Turtles and Tortoises: A Compilation Project of the IUCN/SSC Tortoise and Freshwater Turtle Specialist Group. Chelonian Research Monographs 5 (7): 000.329–479 Archiviato il 2 maggio 2015 in Wikiwix., doi:10.3854/ crm.5.000.checklist.v7.2014.
  103. ^ Egerton, p. 305.
  104. ^ John M. Legler, 15. General Description and Definition of the Order Chelonia (PDF), su Fauna of Australia series, Environment Australia website, Canberra, Department of the Environment, Water, Heritage and the Arts, Australian Government, 1993. URL consultato il 19 agosto 2010 (archiviato dall'url originale il 20 marzo 2011).
  105. ^ Egerton, p. 341.
  106. ^ Egerton, p. 352.
  107. ^ Egerton, p. 351.
  108. ^ Egerton, pp. 352, 356.
  109. ^ a b c d e f The Reptile Database, su reptile-database.org, The Reptile Database. URL consultato il 24 luglio 2011 (archiviato il 2 novembre 2015).
  110. ^ Egerton, p. 306.
  111. ^ Egerton, p. 315.
  112. ^ Egerton, pp. 319, 323.
  113. ^ Egerton, p. 324.
  114. ^ Egerton, p. 327.
  115. ^ Egerton, p. 339.
  116. ^ Dianne Bray e Vanessa Thompson, Murray Cod, Maccullochella peelii, su Fishes of Australia. URL consultato il 6 ottobre 2014 (archiviato il 9 ottobre 2014).
  117. ^ CSIRO. 2004. Standard Names of Australian Fish Archiviato il 3 maggio 2016 in Internet Archive.
  118. ^ a b c Dianne Bray, Introduction to Australia's Fishes, su Fishes of Australia. URL consultato il 6 ottobre 2014 (archiviato il 22 agosto 2014).
  119. ^ Allen, et al., 2002, p. vii
  120. ^ Egerton, p. 409.
  121. ^ Allen, et al., 2002, pp. 54–55
  122. ^ F. D. Frentiu, J. R. Ovenden e R. Street, Australian lungfish (Neoceratodus forsteri: Dipnoi) have low genetic variation at allozyme and mitochondrial DNA loci: a conservation alert?, in Conservation Genetics, vol. 2, n. 1, 2001, pp. 63-67, DOI:10.1023/A:1011576116472.
  123. ^ Tim M. Berra e Bradley J. Pusey, Threatened fishes of the world: Lepidogalaxias salamandroides Mees, 1961 (Lepidogalaxiidae), in Environmental Biology of Fishes, vol. 50, n. 2, ottobre 1997, pp. 201-202, DOI:10.1023/A:1007322606248.
  124. ^ Williams, W.D. and Allen, G.R. 1987. Origins and adaptations of the fauna of inland waters. In D.W. Walton Ed. Fauna of Australia, Volume 1A. Australian Government Publishing Service, Canberra.
  125. ^ Egerton, p. 395.
  126. ^ Prokop, pp. 12, 36.
  127. ^ Egerton, p. 440.
  128. ^ Prokop, pp. 10, 18.
  129. ^ a b Egerton, p. 434.
  130. ^ Wager, R. and Jackson, P. 1993. The Action Plan for Australian Freshwater Fishes Archiviato il 19 luglio 2005 in Internet Archive., Queensland Department of Primary Industries Fisheries Division ISBN 0-642-16818-0
  131. ^ Egerton, pp. 413, 420.
  132. ^ Egerton, pp. 433–434.
  133. ^ (EN) Shuk Man, C. & Ng Wai Chuen, Epinephelus lanceolatus, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
  134. ^ Egerton, pp. 449, 451.
  135. ^ Egerton, pp. 459-463.
  136. ^ Egerton, pp. 446, 467-468, 478.
  137. ^ Egerton, pp. 480, 486.
  138. ^ Egerton, pp. 435. 489-490.
  139. ^ Egerton, p. 406.
  140. ^ Egerton, p. 481.
  141. ^ Kuiter, p. 12.
  142. ^ Kuiter, p. 8.
  143. ^ International Shark Attack File. 2005. SAF Statistics for the Worldwide Locations with the Highest Shark Attack Activity Since 1990 Archiviato il 17 febbraio 2011 in Wikiwix. Florida Museum of Natural History
  144. ^ Egerton, p. 397.
  145. ^ Egerton, p. 492.
  146. ^ Egerton, pp. 494–495, 520, 553.
  147. ^ Egerton, pp. 538–540.
  148. ^ Egerton, p. 545.
  149. ^ CSIRO Entomology: Insects and their allies Insects and their allies Archiviato il 15 giugno 2005 in Internet Archive.
  150. ^ Egerton, pp. 542-543.
  151. ^ Egerton, pp. 533-535.
  152. ^ Egerton, pp. 528-531.
  153. ^ Egerton, p. 552.
  154. ^ red imported fire ant - Solenopsis invicta, su Entomology.ifas.ufl.edu. URL consultato il 24 luglio 2011 (archiviato il 21 settembre 2016).
  155. ^ Synergy International Limited<http://www.synergy.co.nz>, issg Database: Ecology of Anoplolepis gracilipes, su Issg.org. URL consultato il 24 luglio 2011 (archiviato il 14 aprile 2012).
  156. ^ Egerton, p. 553.
  157. ^ Shattuck, S. and Barnett, N. 2001. Australian Ants Online, CSIRO Entomology. Internet Archive: Retrieved 18 December 2013.
  158. ^ Egerton, p. 555.
  159. ^ Robert Whyte e Greg Anderson, A Field Guide to Spiders of Australia, Clayton, Victoria, Australia, CSIRO Publishing, 2017, ISBN 9780643107076.
  160. ^ Egerton, p. 563.
  161. ^ G. K. Isbister e M. R. Gray, A Prospective Study of 750 Definite Spider Bites, with Expert Spider Identification, in QJM, vol. 95, n. 11, 2002, pp. 723-731, DOI:10.1093/qjmed/95.11.723, PMID 12391384.
  162. ^ Redback Antivenom Product Information, su csl.com.au, Melbourne, Australia, CSL Ltd, 2009. URL consultato il 10 settembre 2013.
  163. ^ Egerton, p. 557.
  164. ^ Australian Faunal Directory, su biodiversity.org.au. URL consultato il 18 luglio 2017.
  165. ^ Australian Faunal Directory, su biodiversity.org.au. URL consultato il 18 luglio 2017 (archiviato l'11 maggio 2018).
  166. ^ Egerton, p. 518.
  167. ^ [1] Archiviato il 2 giugno 2009 in Internet Archive.
  168. ^ a b c Egerton, p. 575.
  169. ^ Tasmanian Giant Freshwater Lobster (Astacopsis gouldi), su environment.gov.au, Department of the Environment, Water, Heritage and the Arts, 9 febbraio 2007. URL consultato il 16 marzo 2010 (archiviato il 5 febbraio 2010).
  170. ^ Egerton, p. 497.
  171. ^ Egerton, pp. 499–506.
  172. ^ Egerton, pp. 597–606.
  173. ^ Egerton, p. 494.
  174. ^ a b Egerton, pp. 502, 596.
  175. ^ Egerton, pp. 569–570.
  176. ^ crab (crustacean) :: Distribution and variety. - Britannica Online Encyclopedia, su britannica.com. URL consultato il 24 July 2011 (archiviato il 6 June 2011).
  177. ^ Egerton, p. 577.
  178. ^ Egerton, pp. 106–107.
  179. ^ Egerton, pp. 105, 389.
  180. ^ Ecosystem Collapse in Pleistocene Australia and a Human Role in Megafaunal Extinction, in Science, vol. 309, 2005, pp. 287–290, DOI:10.1126/science.1111288.
  181. ^ a b Thomson, J.M. et al. 1987. Human Exploitation of and Introductions to the Australian Fauna. In D.W. Walton Ed. Fauna of Australia, Volume 1A. Australian Government Publishing Service, Canberra.
  182. ^ Robustness despite uncertainty: regional climate data reveal the dominant role of humans in explaining global extinctions of Late Quaternary megafauna, in Ecography, vol. 39, n. 2, 1º February 2016, DOI:10.1111/ecog.01566/abstract.
  183. ^ Department of the Environment and Heritage. EPBC Act List of Threatened Fauna
  184. ^ Whale Protection - How is Australia protecting whales?, su environment.gov.au, 11 June 2010. URL consultato il 24 July 2011 (archiviato l'11 August 2011).
  185. ^ Department of the Environment and Heritage. 2002. Summary of Terrestrial Protected Areas in Australia by Type Archiviato il 15 November 2011 Data nell'URL non combaciante: 15 novembre 2011 in Internet Archive.
  186. ^ Department of the Environment and Heritage. 2002. About the National Representative System of Marine Protected Areas (NRSMPA) Archiviato il 6 September 2007 Data nell'URL non combaciante: 6 settembre 2007 in Internet Archive.
  187. ^ Newton, G and Boshier, J, eds. 2001. Coasts and Oceans Theme Report, Australia State of the Environment Report 2001 (Theme Report) Archiviato il 12 January 2012 Data nell'URL non combaciante: 12 gennaio 2012 in Internet Archive., CSIRO Publishing on behalf of the Department of the Environment and Heritage, Canberra. ISBN 0-643-06749-3
  188. ^ Australian State of the Environment Committee. 2001. Australia State of the Environment 2001 Archiviato il 4 September 2013 su webarchive.nla.gov.au URL di servizio di archiviazione sconosciuto., Independent Report to the Commonwealth Minister for the Environment and Heritage. CSIRO Publishing on behalf of the Department of the Environment and Heritage ISBN 0-643-06745-0