La vittoria del campionato fu assegnata con uno doppio spareggio fra la Juventus e il Milan, entrambe classificatesi in testa nel girone finale. Il pareggio per 0-0 nel primo match fra le due squadre rese necessaria la ripetizione della sfida; tuttavia, il secondo incontro non fu disputato per il ritiro dei bianconeri. I rossoneri vinsero quindi la partita per 2-0 a tavolino e conquistarono automaticamente il titolo.
Il campionato di «Categoria A» mantenne invariato il regolamento dell'anno precedente, basato su gare di andata e ritorno, mentre le eliminatorie regionali erano seguite da una fase nazionale strutturata su un triangolare, cui si qualificava una sola rappresentante per regione.[2]
Avvenimenti
Lo svolgimento del nono campionato italiano di calcio fu alquanto turbolento, essendo tormentato sia da vicissitudini legate al maltempo che da controversie regolamentari. Le prime polemiche si verificarono in occasione del match di ritorno dell'eliminatoria lombarda fra Milanese e Milan giocatosi il 14 gennaio e vinto dai rossoneri. Al termine della sfida, la Milanese presentò due reclami contro l'omologazione del risultato: uno perché riteneva che il Milan avesse schierato un giocatore, l'olandese François Menno Knoote, contro i regolamenti; l'altro perché la partita era stata interrotta 4 minuti prima del 90' causa oscurità. La Federazione il 28 gennaio deliberò di non omologare l'incontro e di farlo rigiocare il 4 febbraio, ma a quel punto la Milanese decise cavallerescamente di accettare il verdetto del campo, accontentandosi di aver avuto soddisfazione dal punto di vista giuridico. Il Milan, il quale aveva battuto i rivali cittadini anche nella partita di andata, poté così accedere al girone finale con il Genoa, giustiziere dell'Andrea Doria, e la Juventus, unica squadra piemontese iscritta al torneo.[3]
In principio, il girone finale fu condizionato dalle cattive condizioni atmosferiche: l'11 febbraio era in programma Milan-Genoa, ma i liguri non riuscirono a recarsi a Milano a causa di una nevicata. I lombardi, con un atto di galanteria, non chiesero la vittoria per forfait e quindi la partita fu posticipata all'8 aprile, mentre il 4 marzo si tenne Genoa-Milan. La settimana successiva, per lo stesso motivo, non si giocò Juventus-Milan, anch'essa spostata a marzo. Successivamente, la situazione si complicò in seguito ad accese polemiche arbitrali. Durante Juventus-Genoa del 18 marzo il direttore di gara Umberto Meazza di Milano fu protagonista di decisioni contestate: dapprima annullò un gol ai liguri per fuorigioco, poi assegnò loro due calci di rigore (forse per compensazione) entrambi parati dal portiere piemontese Durante. Quando poi il genoano Goetzlof commise un brutto fallo contro lo juventino Diment, un litigio fra un giocatore del Genoa e uno spettatore degenerò in una rissa a cui parteciparono anche calciatori e dirigenti delle due società. La partita fu sospesa sull'1-0 per la Juventus. La FIF programmò la ripetizione del match per il 25 marzo sempre a Torino, ma il Genoa scelse di non scendere in campo per l'aperta ostilità del pubblico juventino. Il replay fu quindi spostato ad aprile sul terreno neutro di Milano, ma la vittoria della Juventus spinse il Genoa, che era matematicamente escluso dalla lotta scudetto, a non presentarsi all'ultima gara contro il Milan.
Il forfait dei liguri, unito alla vittoria dei lombardi del 22 aprile contro la Juventus nel match conclusivo del girone, permise così al Milan di piazzarsi primo nel girone a pari merito con i piemontesi, fatto che rese necessario uno spareggio da disputarsi sul campo della società col maggior numero di reti segnate. In teoria, essa sarebbe dovuta essere il Milan, grazie ai 2 gol assegnati a tavolino contro il Genoa, che portavano il loro computo a 6 contro i 5 juventini. La FIF, però, stabilì che i suddetti gol non andavano conteggiati a tal fine in quanto fittizi: di conseguenza i campioni in carica, grazie alle loro 5 reti "reali" contro le 4 rossonere, ottennero che lo spareggio si disputasse a Torino.[4] La sfida terminò in parità e si dovette individuare, come da regolamento, un campo neutro per la nuova sfida. Essendo per ovvie ragioni di ordine pubblico impossibile giocare a Genova, la FIF individuò come campo neutro il terreno di Affori (comune limitrofo di Milano) della US Milanese, forse come gesto di cortesia nei confronti del Milan per il mancato conteggio dei succitati gol a tavolino. La Juventus, nella persona del presidente Alfred Dick, non accettò tuttavia la designazione, ritenendo la sede non neutrale e diede forfait, risolvendo a favore del Milan il tribolato torneo.[5]
^In Genoa Amore mio a pagina 37 sono riportati come marcatori per il Genoa Cartier, Lancerotto su autogol e Mayer, mentre per l'Andrea Doria il marcatore sarebbe Baglietto. Per l'Almanacco Storico del Genoa a pagina 26 i marcatori del Genoa sarebbero Cartier, Baglietto su autogol e Mayer.
^Per l'Almanacco Storico del Genoa a pagina 26 il marcatore sarebbe Giacomo Marassi.