Faye Dunaway

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Faye Dunaway nel 2016
Statuetta dell'Oscar Oscar alla miglior attrice 1977

Dorothy Faye Dunaway (Bascom, 14 gennaio 1941) è un'attrice statunitense.

Ritenuta una delle migliori attrici della sua generazione,[1] nella sua longeva carriera ha vinto un Oscar, per la sua interpretazione in Quinto potere, tre Golden Globe, un BAFTA ed un Emmy.

Ha ricevuto inoltre la propria stella sulla Hollywood Walk of Fame, al numero 7021 di Hollywood Boulevard.[2]

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Dunaway al Festival del Cinema di Cannes del 2001

Figlia di Grace April Smith e di John MacDowell Dunaway Jr, un militare dell'esercito degli Stati Uniti, Faye Dunaway nacque in Florida, ma si spostò più volte con la famiglia, seguendo il padre nelle sue assegnazioni. Studiò recitazione all'Università di Boston, poi si trasferì a New York per lavorare al Lincoln Center Repertory Theater, dove fu allieva di Elia Kazan. Fece il suo esordio a Broadway nella produzione di A Man for All Seasons (Un uomo per tutte le stagioni) di Robert Bolt, in cartellone dal 1961 al 1963, come sostituta dell'attrice che interpretava la figlia di Tommaso Moro.

Dopo alcuni lavori a Broadway e una parte nel film E venne la notte di Otto Preminger, nel 1966 venne scritturata da Elliot Silverstein per il film Cominciò per gioco, dove recitò con Anthony Quinn. Successivamente Arthur Penn la volle per il film Gangster Story, ispirato alla storia di Bonnie e Clyde, con Warren Beatty e Gene Hackman. Per la sua interpretazione di Bonnie ottenne una candidatura all'Oscar come migliore attrice protagonista.

La sua bellezza altera e il suo talento la fecero presto divenire una delle attrici più popolari degli anni sessanta e settanta, impegnata al ritmo di due o più film all'anno a fianco di altre star del momento. Dopo aver duettato con Jane Fonda in E venne la notte e con Steve McQueen in Il caso Thomas Crown, nel 1968 Faye Dunaway lasciò temporaneamente Hollywood per l'Italia, dove girò Amanti, diretto da Vittorio De Sica. Sul set iniziò una relazione con il collega Marcello Mastroianni, che si concluse dopo tre anni. Tornata a Hollywood, dopo aver lavorato per Kazan ne Il compromesso con Kirk Douglas, fu la peccaminosa Louise Pendrake nel capolavoro di Penn Il piccolo grande uomo (1970) con Dustin Hoffman.

Faye Dunaway nel 1971

Dopo alcuni film di genere diverso e di diseguale valore, tornò al fulgore con Chinatown (1974), per cui ottenne la seconda candidatura all'Oscar, e L'inferno di cristallo (1974), diretta da John Guillermin e attorniata da un cast comprendente nomi del calibro di Paul Newman, Steve McQueen, William Holden, Fred Astaire, Jennifer Jones e Robert Wagner. Dopo il thriller di Sydney Pollack I tre giorni del Condor (1975) con Robert Redford, fu diretta da Sidney Lumet in Quinto potere, film sugli abusi della cronaca, che le fece vincere il Golden Globe e l'Oscar alla miglior attrice nel 1977. Seguirono La nave dei dannati (1976), Occhi di Laura Mars (1978), Il campione (1979) e Mammina cara (1981), in cui diede un efficace e agghiacciante ritratto di Joan Crawford.

Negli anni ottanta rallentò l'attività cinematografica e si dedicò anche al teatro e alla televisione, apparendo in un episodio del serial poliziesco Colombo e impersonando la regina Isabella di Castiglia nello sceneggiato Cristoforo Colombo diretto da Alberto Lattuada. In Italia lavorò anche nei film La partita (1988) di Carlo Vanzina e In una notte di chiaro di luna (1988) Lina Wertmüller.

Negli anni novanta tornò alla ribalta grazie a Emir Kusturica, che l'affiancò a Jerry Lewis e Johnny Depp in Il valzer del pesce freccia (1993). Dopo il fiasco di Drunks, fu accanto a Marlon Brando in Don Juan De Marco - Maestro d'amore (1995), poi interpretò il ruolo di un'alcolista in L'ultimo appello. Nel 1999 fece un cameo in Giovanna d'Arco di Luc Besson.

Nel 2002 ebbe un ruolo nel film Le regole dell'attrazione mentre nel 2006 prese parte a un episodio della serie televisiva CSI - Scena del crimine; lo stesso anno fu co-protagonista nel thriller drammatico Say It in Russian e partecipò al film La rabbia (2008) di Louis Nero. Nel 2007, al fianco di Tiffani Thiessen ed Eric Roberts, interpretò il ruolo del governatore di Los Angeles nella miniserie drammatica Pandemic - Il virus della marea. Recitò anche in Grey's Anatomy, nel ruolo di un chirurgo (5ª stagione, 16º episodio).

Ha una stella sulla Hollywood Walk of Fame. Oltre ai riconoscimenti ottenuti nel corso della sua carriera, Faye Dunaway annovera anche due Razzie Awards come peggiore attrice: uno nel 1981 per la sua interpretazione di Joan Crawford in Mammina cara e uno nel 1993 per Maledetta ambizione.

Vita privata[modifica | modifica wikitesto]

L'attrice nel 1967 in Gangster Story (Bonnie and Clyde) di Arthur Penn

Si è sposata due volte: prima dal 1974 al 1979 con Peter Wolf, poi dal 1983 al 1987 con Terry O'Neil, dal quale ha avuto un figlio, Liam (1980).

Ha avuto altre relazioni, tra cui quelle con il comico Lenny Bruce e con il regista Jerry Schatzberg negli anni sessanta, oltre a quella, dal 1968 al 1970, con Marcello Mastroianni, conosciuto sul set del film Amanti.

Filmografia[modifica | modifica wikitesto]

Cinema[modifica | modifica wikitesto]

Televisione[modifica | modifica wikitesto]

Cortometraggi[modifica | modifica wikitesto]

Teatro[modifica | modifica wikitesto]

Riconoscimenti[modifica | modifica wikitesto]

Doppiatrici italiane[modifica | modifica wikitesto]

Nelle versioni in italiano dei suoi film, Faye Dunaway è stata doppiata da:

  • Maria Pia Di Meo in Amanti, Il compromesso, Il piccolo grande uomo, Occhi di Laura Mars (ridoppiaggio), Delitti inutili, La partita, Bruciante segreto, La straniera, Insoliti criminali, Gioco a due, Giovanna d'Arco, The Yards, CSI - Scena del crimine, Alias, Grey's Anatomy, Pandemic - Il virus della marea, Nora Roberts - La palude della morte, The Bye Bye Man
  • Ada Maria Serra Zanetti in Mannequin - Frammenti di una donna, Unico indizio: una sciarpa gialla, Quinto potere, Occhi di Laura Mars, Il racconto dell'ancella, Don Juan DeMarco - Maestro d'amore, Dunston - Licenza di ridere
  • Vittoria Febbi in E venne la notte, Chinatown, L'inferno di cristallo, I tre giorni del Condor
  • Valeria Valeri in Doc, Milady, Prova d'innocenza, In una notte di chiaro di luna
  • Ludovica Modugno in Evita Peron, Maledetta ambizione, Gia - Una donna oltre ogni limite, Inconceivable
  • Melina Martello in L'avventuriera perversa, Barfly - Moscone da bar, Il veneziano - Vita e amori di Giacomo Casanova, Dietro il silenzio di mio figlio
  • Rita Savagnone in Il campione, Mammina cara, Le regole dell'attrazione
  • Angiola Baggi in Le ragioni del cuore, L'uomo che disegnò Dio
  • Paila Pavese in L'ultimo appello, Blind Horizon - Attacco al potere
  • Daniela Nobili in Silhouette, L'orgoglio di un figlio
  • Lorenza Biella in Gangster Story
  • Edmonda Aldini in Il caso Thomas Crown
  • Sonia Scotti in Colombo
  • Flaminia Jandolo in Il capitano di lungo... sorso
  • Germana Dominici in I tre moschettieri
  • Marzia Ubaldi in La nave dei dannati
  • Laura Colombo in Supergirl - La ragazza d'acciaio
  • Manuela Andrei in Ellis Island - La porta dell'America
  • Benita Martini in Cristoforo Colombo
  • Silvia Pepitoni in Agatha Christie: 13 a tavola
  • Fabrizia Castagnoli in La signora di Beverly Hills
  • Elettra Bisetti in Il valzer del pesce freccia
  • Renata Biserni in Il tocco di un angelo
  • Graziella Polesinanti in Jennifer's Shadow
  • Emanuela Rossi in L'inferno di cristallo (ridoppiaggio)

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Faye Dunaway, gli 80 anni dell'attrice premio Oscar, su Wondernet Magazine, 14 gennaio 2021. URL consultato il 28 agosto 2021.
  2. ^ Faye Dunaway during Faye Dunaway Honored with a Star on the Hollywood..., su Getty Images. URL consultato il 28 agosto 2021.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore Oscar alla migliore attrice Successore
Louise Fletcher
per Qualcuno volò sul nido del cuculo
1977
per Quinto potere
Diane Keaton
per Io e Annie
Controllo di autoritàVIAF (EN116614323 · ISNI (EN0000 0001 1455 6649 · ULAN (EN500341548 · LCCN (ENn86140899 · GND (DE118828525 · BNE (ESXX1053547 (data) · BNF (FRcb125385456 (data) · J9U (ENHE987007442630005171 · NDL (ENJA00620605 · CONOR.SI (SL23140707 · WorldCat Identities (ENlccn-n86140899