Renato Schifani

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Renato Schifani
Renato Schifani nel 2022

Presidente della Regione Siciliana
In carica
Inizio mandato13 ottobre 2022
PredecessoreNello Musumeci

Presidente del Consiglio nazionale di Forza Italia
In carica
Inizio mandato24 febbraio 2024
Predecessorecarica istituita

Presidente del Senato della Repubblica
Durata mandato29 aprile 2008 –
14 marzo 2013
PredecessoreFranco Marini
SuccessorePietro Grasso

Senatore della Repubblica Italiana
Durata mandato9 maggio 1996 –
12 ottobre 2022
LegislaturaXIII, XIV, XV, XVI, XVII, XVIII
Gruppo
parlamentare
XIII, XV: Forza Italia
XVI: Il Popolo della Libertà
XVII:
- Il Popolo della Libertà (fino al 17/11/2013)
- Area Popolare (NCD-UDC) (dal 18/11/2013 al 04/08/2016)
- Forza Italia - Il Popolo della Libertà XVII legislatura (dal 05/08/2016)
XVIII: Forza Italia - Berlusconi Presidente
CircoscrizioneSicilia
CollegioXIII-XIV: 10 (Monreale)
Incarichi parlamentari
XIV-XV legislatura:

XVI legislatura:

XVII legislatura:

Sito istituzionale

Dati generali
Partito politicoForza Italia (dal 2016)
In precedenza:
DC (fino al 1994)
FI (1995-2009)
PdL (2009-2013)
NCD (2013-2016)
Titolo di studioLaurea in Giurisprudenza
UniversitàUniversità degli Studi di Palermo
ProfessioneAvvocato

Renato Maria Giuseppe Schifani (Palermo, 11 maggio 1950) è un politico italiano, dal 13 ottobre 2022 presidente della Regione Siciliana e già presidente del Senato nella XVI legislatura della Repubblica.

Dal 5 dicembre 2013 al 13 aprile 2014 è stato presidente del Nuovo Centrodestra e dal 12 febbraio 2015 fino al 19 luglio 2016 è stato capogruppo al Senato di Area Popolare.[1]

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Cresciuto in una famiglia medio-borghese originaria di Chiusa Sclafani, si laureò in giurisprudenza con il massimo dei voti.[2]

Attività professionale[modifica | modifica wikitesto]

Dopo la laurea, Schifani trovò lavoro come impiegato presso il Banco di Sicilia di Palermo[3], abilitandosi avvocato nel 1976, e specializzandosi in seguito nel recupero crediti e divenendo inoltre, negli anni ottanta, un avvocato specializzato in processi in Cassazione e, dagli anni novanta, avvocato urbanista. Tali sue attività hanno dato luogo a controversie, senza che Schifani sia mai stato indagato per fatti di rilevanza penale.

Carriera politica[modifica | modifica wikitesto]

Senatore di Forza Italia[modifica | modifica wikitesto]

Renato Schifani nel 1996

Schifani, già iscritto alla Democrazia Cristiana, aderì a Forza Italia nel febbraio 1995, divenendo Responsabile regionale dei Dipartimenti del partito. [4] Per il suo ingresso nella politica nazionale concomitante alla discesa in campo di Berlusconi, e per la sua amicizia con Enrico La Loggia, è stato spesso incluso nel gruppo dei cosiddetti berluscones.

Dopo un incarico da consigliere comunale a Palermo[senza fonte], fu eletto al Senato della Repubblica alle elezioni politiche italiane del 1996 nel collegio uninominale palermitano di Altofonte-Corleone, in rappresentanza della coalizione di centrodestra. Nella sua prima legislatura è stato capogruppo di Forza Italia nella commissione Affari costituzionali di palazzo Madama ed ha fatto parte della Commissione bicamerale per le riforme.

Capogruppo di Forza Italia al Senato[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Lodo Schifani.

Rieletto nelle elezioni del 2001, nel corso della XIV Legislatura viene eletto capogruppo del suo partito a Palazzo Madama. Schifani è stato tra i fautori della stabilizzazione dell'articolo 41-bis, che ha reso definitivo il cosiddetto «carcere duro», previsto espressamente per i reati di associazione a delinquere di stampo mafioso, istituto fino a quel momento di natura provvisoria[5][6], oltre che del "lodo Schifani, volto a sospendere i processi in corso contro le «cinque più alte cariche dello Stato», incluso il premier Silvio Berlusconi, imputato nel processo SME.

Schifani nelle elezioni politiche del 2006 viene rieletto senatore per la terza volta, per Forza Italia, nella circoscrizione Sicilia e nel corso della XV Legislatura è stato membro della Commissione Territorio e Ambiente. Riconfermato capogruppo di Forza Italia, nella XV legislatura Schifani si è impegnato a ostacolare la risicata maggioranza di centrosinistra al Senato, compattando la squadra del centrodestra per evitare defezioni (arrivando ad attaccare frontalmente Alfredo Biondi e Gianfranco Rotondi per le loro assenze) e corteggiando i centristi della maggioranza.[3] In qualità di capogruppo di Forza Italia nella XIV e XV Legislatura, dal 2001 al 2008, Schifani è stato protagonista dei dibattiti parlamentari del Senato.[3]

Presidente del Senato[modifica | modifica wikitesto]

Schifani con il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano

Alle elezioni politiche del 2008 è stato eletto per la quarta volta, sempre in Sicilia, per Il Popolo della Libertà. Nel corso della prima seduta della XVI Legislatura, il 29 aprile 2008 è stato eletto presidente del Senato della Repubblica al primo scrutinio, riportando 178 voti, (162 richiesti dal quorum), 4 in più della coalizione formata da PdL, Lega Nord e MpA.[7] Come suo capo di gabinetto chiama la magistrata palermitana Annamaria Palma. Resta alla seconda carica dello Stato fino al marzo 2013.

Durante il suo mandato come presidente del Senato ha esercitato le funzioni di presidente supplente della Repubblica in due occasioni.[8][9]

È stato il primo presidente del Senato nella storia della Repubblica italiana ad essere nato sotto la Repubblica, anziché sotto la Monarchia. Tutt'oggi è l'unico presidente del Senato ad essere nato con la Costituzione già in vigore.

Capogruppo del PdL al Senato[modifica | modifica wikitesto]

Schifani alle consultazioni al Quirinale nel 2013.

Alle elezioni del 2013 Schifani viene candidato e rieletto al Senato della Repubblica, al secondo posto della lista del PdL nella Regione Siciliana. Il 16 marzo 2013 va al ballottaggio con Pietro Grasso per la presidenza del Senato, perdendo con 117 voti contro i 137 ottenuti da Grasso.[10] Il 19 marzo 2013 viene eletto per acclamazione capogruppo del Popolo della Libertà al Senato della Repubblica.

Passaggio al Nuovo Centrodestra[modifica | modifica wikitesto]

Il 15 novembre 2013 Schifani si dimette da capogruppo del Popolo della Libertà al Senato, a seguito della decisione dei governativi di fondare gruppi autonomi, sancendo di fatto la scissione del Popolo della Libertà. Il 16 novembre 2013, con la sospensione delle attività del Popolo della Libertà[11], aderisce al Nuovo Centrodestra guidato da Angelino Alfano[12][13], di cui il 5 dicembre diviene presidente del Comitato promotore. Il 12 febbraio 2015 Schifani viene eletto capogruppo di Area Popolare (NCD-UDC) al Senato.[14]

Ritorno in Forza Italia[modifica | modifica wikitesto]

Il 19 luglio 2016 Schifani, pochi giorni dopo l’incontro con Berlusconi ad Arcore, si dimette da capogruppo di Area Popolare al Senato, in rottura con la linea centrista di Alfano affermando che "l’operazione di un nuovo soggetto di moderati proposta è di palazzo e non di territorio"[1][15][16]. Il 4 agosto seguente, infine, ritorna in Forza Italia assieme ad Antonio Azzollini.[17][18]

Alle elezioni politiche del 2018 sarà ricandidato e rieletto senatore in Forza Italia.

Nel dicembre 2019 è tra i 64 firmatari (di cui 41 di Forza Italia) per il referendum confermativo sul taglio dei parlamentari: pochi mesi prima i senatori berlusconiani avevano disertato l'aula in occasione della votazione sulla riforma costituzionale.[19]

Il 13 novembre 2020 viene nominato da Silvio Berlusconi come suo consigliere politico, scelto per «lo spessore umano e politico unito ad una rara capacità di mediazione».[20]

Presidente della Regione Siciliana[modifica | modifica wikitesto]

Il 12 agosto 2022 viene scelto da Fratelli d'Italia, in una terna di nomi proposta da Silvio Berlusconi, come candidato della coalizione di centro-destra per le elezioni regionali in Sicilia del 25 settembre, dopo il ritiro del presidente della Regione uscente Nello Musumeci.[21][22] Il giorno successivo ottiene l'assenso anche degli altri partiti della coalizione.[23]

Viene sostenuto da Forza Italia, Lega, Fratelli d'Italia, Unione di Centro, DC Nuova, Popolari e Autonomisti. Al contempo annuncia che non sarà ricandidato al Senato.[24]

Verrà poi eletto con il 42,39% dei voti, entrando in carica a partire dal 13 ottobre successivo.[25][26]

Terminato l’incarico di consigliere di Berlusconi, il 24 febbraio 2024 viene scelto come presidente del consiglio nazionale di Forza Italia al congresso del partito.[27]

Vita privata[modifica | modifica wikitesto]

Sposato con Franca,[28] ha due figli.[2][28]

Dichiarazioni e controversie[modifica | modifica wikitesto]

Presunte connessioni con la mafia[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1979, praticante legale nello studio del deputato DC Giuseppe La Loggia, fu inserito da quest'ultimo nella società di brokeraggio assicurativo Sicula Brokers, di cui facevano parte il figlio Enrico La Loggia, futuro politico di spicco di Forza Italia, e alcuni soci che negli anni 1990 furono incriminati per associazione mafiosa o concorso esterno in associazione mafiosa:

  • Benny D'Agostino - all'epoca dei fatti un imprenditore incensurato, grande amico, per sua ammissione, del boss Michele Greco - nel 1997 fu arrestato con l'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa e successivamente condannato;
  • Nino Mandalà, che nel 1980 era incensurato e svolgeva l'attività di rivenditore di carburanti, arrestato nel 1998 e successivamente condannato a 8 anni per associazione mafiosa, era il capocosca di Villabate e risulterà, anni dopo, il gran favoreggiatore di Bernardo Provenzano ma anche fondatore di uno dei primi club di Forza Italia a Palermo;
  • Giuseppe Lombardo, presidente e consigliere delegato della società di recupero crediti "Satris" della quale erano soci i discussi esattori e uomini d'onore della "famiglia" di Salemi Nino e Ignazio Salvo, arrestati da Giovanni Falcone nel 1984.[29][30]; Schifani lasciò la società nel 1980[31], riprendendo l'attività di avvocato. Nel 1983 viene nominato avvocato difensore, accettando l'incarico, da Giovanni Bontate, già detenuto ed esponente di spicco della mafia di quegli anni.[32] Negli anni 1990 Schifani, già attivo come avvocato cassazionista, si affermò come avvocato urbanista, ricevendo numerosi incarichi in amministrazioni comunali siciliane.[31] In uno di questi fu consulente per l'urbanistica e il piano regolatore del comune di Villabate, il cui sindaco Giuseppe Navetta era il nipote di Nino Mandalà, capocosca della cittadina[33] ed ex socio di Schifani nella Sicula Brokers; secondo il pentito Francesco Campanella tale incarico fu concesso, tramite Enrico La Loggia, nell'ambito di un patto tra mafia e politica per la realizzazione di un megastore[34], progetto poi abortito a causa delle indagini.[35]

Schifani, La Loggia e l'ingegnere civile Guzzaro si sarebbero divisi l'onorario per la redazione del piano, dettato sotto speciali istruzioni di Nicola e Antonino Mandalà (il figlio di Antonino Mandalà era responsabile degli accordi logistici per garantire la latitanza del capomafia Bernardo Provenzano[36]). Nel 2009 il pentito di mafia Gaspare Spatuzza accusa Schifani di aver avuto frequentazioni con il boss di Brancaccio Filippo Graviano negli anni '90, ma il presidente del Senato ha rigettato le accuse.[37] Il 26 aprile 2010 fa causa a il Fatto Quotidiano chiedendo 720.000 euro di risarcimento per le inchieste pubblicate riguardanti il palazzo di Piazza Leoni, dal titolo "Schifani e il palazzo abitato dai boss".[38] il Fatto Quotidiano scrive che è stato indagato due volte per rapporti con la mafia[39][40] e cita anche un articolo di Lirio Abbate su L'Espresso.[41][42]

Nel 2011 un altro pentito, Stefano Lo Verso, un autista di Provenzano, parla dei presunti rapporti di Schifani con la mafia e dice che Nicola Mandalà gli aveva riferito: "Abbiamo nelle mani politici locali e nazionali. Abbiamo l'amico e socio di mio padre Renatino Schifani, Totò Cuffaro e Saverio Romano".[43] Il 26 luglio 2013 il gip di Palermo respinge la richiesta di archiviazione e dispone nuove indagini, invitando i pubblici ministeri a sentire alcuni pentiti per chiarire alcuni fatti.

Indagato per concorso esterno in associazione mafiosa,[44] la sua posizione viene archiviata dal gip di Palermo su proposta dei pm il 29 ottobre 2014 dopo 15 anni.[45]

Nell'aprile 2015 Carmelo D'Amico, ex killer di Barcellona Pozzo di Gotto e oggi diventato super testimone dell'inchiesta sulla Trattativa Stato e Cosa Nostra, accusa Angelino Alfano e Schifani di essere stati messi in politica da Cosa Nostra secondo quanto è venuto a sapere dal suo compagno di carcere Nino Rotolo, boss di Pagliarelli fedelissimo di Bernardo Provenzano. In seguito avrebbero voltato le spalle ai boss facendo leggi come il 41-bis e sulla confisca dei beni e così l'organizzazione non avrebbe più votato per Forza Italia.[46]

Società di recupero crediti UMTS[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1992 fondò, assieme a Antonio Mangano ed Antonino Garofalo (poi rinviato a giudizio nel 1997 per usura ed estorsione) la società di recupero crediti UMTS[30]; a causa di tale attività fu successivamente definito in una battuta del ministro di grazia e giustizia Filippo Mancuso il "principe del recupero crediti".[47]

Lodo Schifani (2003)[modifica | modifica wikitesto]

Porta il suo nome il Lodo Schifani una legge approvata il 20 giugno 2003[48], che sospendeva i processi in corso contro le «cinque più alte cariche dello Stato» oggetto di numerose polemiche perché sospendeva di fatto il processo SME per il presidente del Consiglio Berlusconi fintanto che questi fosse rimasto in carica. La legge fu dichiarata incostituzionale dalla Corte costituzionale il 13 gennaio 2004.[49] Una normativa similare è stata inclusa nel successivo Lodo Alfano del 2008, altrettanto giudicato incostituzionale nell'ottobre 2009, che copriva lo stesso ufficio di presidente del Senato ricoperto da Schifani. Dopo aver ottenuto l'immunità, Schifani ha fatto causa a Travaglio e Tabucchi per diffamazione, chiedendo un risarcimento di 1.300.000 euro.[50]

Dichiarazioni su Rita Borsellino e Maria Falcone[modifica | modifica wikitesto]

A settembre 2003, a seguito delle dichiarazioni di Berlusconi sui giudici, definiti dal Presidente del Consiglio «disturbati mentalmente», Schifani ha attaccato Rita Borsellino e Maria Falcone, sostenendo che "hanno offeso la memoria dei loro eroici fratelli". Le due signore, entrambe militanti a sinistra, hanno strumentalizzato due eroi civili che, per fortuna di tutti, sono patrimonio della collettività".[51][52]

Accordo con Sergio De Gregorio[modifica | modifica wikitesto]

Nel 2006 si è speso per garantire al senatore dell'Italia dei Valori Sergio De Gregorio il ruolo di presidente della 4ª Commissione Difesa.[53]

Controversia con Marco Travaglio[modifica | modifica wikitesto]

Il 10 maggio 2008 il giornalista Marco Travaglio, intervistato al programma Che tempo che fa su Rai 3, menzionò le passate relazioni tra Schifani e personaggi successivamente condannati per mafia come esempio di un fatto rilevante e ignorato da quasi tutti i quotidiani italiani al momento di pubblicare la biografia di Schifani come nuovo presidente del Senato[54][55][56]. La dichiarazione di Travaglio sollevò universali reazioni negative, centro-sinistra compreso, con l'eccezione di Antonio Di Pietro. Schifani annunciò una querela per diffamazione contro Travaglio, in quanto le sue affermazioni sarebbero state basate su fatti inconsistenti o manipolati, nemmeno in grado di generare sospetti, e poiché qualcuno avrebbe voluto minare il dialogo tra governo e opposizione; lo querelò inoltre per averlo paragonato (all'interno del medesimo intervento televisivo) a una muffa.[56] Travaglio fu assolto dall'accusa di diffamazione, ma condannato al risarcimento del danno per l'espressione utilizzata.

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Gran Croce dell'Ordine pro merito melitensi (SMOM) - nastrino per uniforme ordinaria

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Schifani si dimette da capogruppo Ncd, su lastampa.it, La Stampa, 19 luglio 2016. URL consultato il 19 luglio 2016.
  2. ^ a b Profilo biografico Archiviato il 5 maggio 2008 in Internet Archive. su Senato.it
  3. ^ a b c Giancarlo Perna, Schifani, lo stratega anti Prodi eletto presidente del Senato, su ilgiornale.it, Il Giornale, 30 aprile 2008. URL consultato l'11 maggio 2008.
  4. ^ www.sentato.it
  5. ^ Il Palermo e Silvio, le passioni di Schifani, su corriere.it, Corriere della Sera, 29 aprile 2008. URL consultato il 12 maggio 2008.
  6. ^ Massimo Colaiacomo, Schifani al Senato, la sfida di essere Presidente di tutti, su ansa.it, ANSA, 4 maggio 2008. URL consultato il 12 maggio 2008.
  7. ^ Senato, Renato Schifani eletto presidente, su corriere.it, Corriere della Sera, 29 aprile 2008. URL consultato l'11 maggio 2008.
  8. ^ Decreto del presidente della Repubblica 9 settembre 2009, n. 130
  9. ^ Decreto del presidente della Repubblica 21 ottobre 2010, n. 171
  10. ^ Camera, Boldrini presidente. Al Senato Grasso vince il ballottaggio con Schifani, su ilfattoquotidiano.it, Il Fatto Quotidiano, 16 marzo 2013. URL consultato il 16 marzo 2013.
  11. ^ L'addio al Pdl (in frantumi), rinasce Forza Italia
  12. ^ Senato della Repubblica: Composizione del gruppo NUOVO CENTRODESTRA
  13. ^ Berlusconi lancia Forza Italia E Alfano il Nuovo Centrodestra
  14. ^ Ncd, Schifani nuovo capogruppo al Senato - Affaritaliani.it
  15. ^ Ncd, il passo indietro di Schifani: «Non condivido la linea centrista», su corriere.it, Corriere della Sera, 19 luglio 2016. URL consultato il 19 luglio 2016.
  16. ^ Area Popolare, Schifani si dimette da capogruppo al Senato. "Udc si sfila da area governo: "Noi per no al referendum", su Il Fatto Quotidiano, 19 luglio 2016. URL consultato il 4 aprile 2024.
  17. ^ Schifani ritorna in Forza Italia, su repubblica.it, La Repubblica, 4 agosto 2016. URL consultato il 5 agosto 2016.
  18. ^ Schifani e Azzollini tornano in Forza Italia. Brunetta: "Ora centrodestra di governo", su Il Fatto Quotidiano, 4 agosto 2016. URL consultato il 4 aprile 2024.
  19. ^ Taglio parlamentari, Forza Italia guida la coalizione dei salva-poltrone. Firmano per il referendum pure 7 Pd, 3 M5S e due renziani, su ilfattoquotidiano.it, 18 dicembre 2019. URL consultato il 21 dicembre 2019.
  20. ^ https://www.corriere.it/politica/20_novembre_13/berlusconi-nomina-schifani-suo-consigliere-politico-57ef187c-2599-11eb-9464-032251e7abf1.shtml
  21. ^ Renato Schifani è il nuovo Presidente della Regione Siciliana, su Today. URL consultato il 26 settembre 2022 (archiviato dall'url originale il 26 settembre 2022).
  22. ^ Il centrodestra sceglie Schifani per la Sicilia, su HuffPost Italia, 12 agosto 2022. URL consultato il 12 ottobre 2022.
  23. ^ Regionali Sicilia, Miccichè dà l'ok: Schifani candidato governatore di tutto il centrodestra, su la Repubblica. URL consultato il 13 agosto 2022.
  24. ^ Elezioni regionali in Sicilia, presentati 38 simboli: non tutti arriveranno alle urne, su Giornale di Sicilia. URL consultato il 12 ottobre 2022.
  25. ^ La destra ha vinto anche le regionali in Sicilia, su Il Post, 26 settembre 2022. URL consultato il 12 ottobre 2022.
  26. ^ Schifani governatore della Sicilia, indetta la cerimonia di proclamazione al Tribunale di Palermo, su BlogSicilia - Ultime notizie dalla Sicilia, 12 ottobre 2022. URL consultato il 12 ottobre 2022.
  27. ^ Schifani nominato presidente del consiglio nazionale di FI: «Ci siamo anche dopo Berlusconi, questo è il secondo miracolo italiano» - Giornale di Sicilia, su gds.it. URL consultato il 24 febbraio 2024.
  28. ^ a b Si sposa il figlio di Schifani, parata di politici, su ricerca.repubblica.it, 27 giugno 2008. URL consultato il 19 gennaio 2021.
  29. ^ I soci imbarazzanti del giovane Renato, Francesco La Licata, La Stampa — 12 maggio 2008, su libertaegiustizia.it (archiviato dall'url originale il 21 maggio 2008).; Sotto accusa ora i politici, Repubblica — 10 novembre 1984, pag. 13 sezione: L'inchiesta sulla mafia, su ricerca.repubblica.it. URL consultato il 9 maggio 2008.; L'impero dei Salvo, su ecorav.it. URL consultato il 9 maggio 2008.
  30. ^ a b Franco Giustolisi e Marco Lillo in l'Espresso, 13-8-2002, Una vita da Schifani, su rassegna.camera.it. URL consultato il 12 maggio 2008.
  31. ^ a b Alessandro M. Caprettini, Bugie, errori e dimenticanze. E da Schifani parte la querela, su ilgiornale.it, Il Giornale. URL consultato il 13 maggio 2008.
  32. ^ Lirio Abbate, Gianluca Di Feo, Schifani avvocato di mafia [collegamento interrotto], in L'Espresso, 04 novembre 2010. URL consultato il 4 novembre 2010.
  33. ^ La sentenza, Repubblica — 28 aprile 2007, pag. 4 sezione Palermo, su ricerca.repubblica.it. URL consultato il 9 maggio 2008.
  34. ^ I fatti di Villabate, Peter Gomez, 16 maggio 2008, su voglioscendere.ilcannocchiale.it. URL consultato il 9 giugno 2008 (archiviato dall'url originale il 12 febbraio 2009).
  35. ^ Patto mafia-politica per il megastore, Repubblica — 28 settembre 2007, pag. 6 sezione Palermo, su ricerca.repubblica.it. URL consultato il 9 maggio 2008.
  36. ^ Mafia men get 300 years in jail, BBC News, November 16, 2006
  37. ^ Alessandra Ziniti, Francesco Viviano, "La morte di Borsellino decisa prima di Capaci", in La Repubblica, 26 novembre 2009. URL consultato il 26 novembre 2009.
  38. ^ Schifani contro il Fatto, chiede 720 mila €, su corriere.it, 28 aprile 2010. URL consultato il 7 settembre 2010.
  39. ^ Quando Schifani fu indagato per mafia L'affare-metano e l'archiviazione | Marco Lillo | Il Fatto Quotidiano Archiviato il 24 aprile 2011 in Internet Archive.
  40. ^ L’Espresso: Schifani indagato per mafia | Redazione Il Fatto Quotidiano | Il Fatto Quotidiano
  41. ^ https://espresso.repubblica.it/palazzo/2010/09/30/news/mafia-indagato-schifani-1.24466/
  42. ^ quelle ombre su Schifani, su espresso.repubblica.it.
  43. ^ Il pentito Lo Verso in aula fa il nome di Schifani - Palermo - Repubblica.it
  44. ^ Mafia, gip su inchiesta Schifani: "Nuove indagini, no ad archiviazione"
  45. ^ Renato Schifani: "Assolto dopo 15 anni per mafia, come vivere un film dell'orrore"
  46. ^ Mafia, pentito: “Alfano portato da Cosa Nostra. Berlusconi pedina di Dell'Utri”
  47. ^ Intervista a Renato Schifani di Claudio Sabelli Fioretti (Pubblicata il 10/10/2002), su melba.it (archiviato dall'url originale il 17 dicembre 2007).
  48. ^ inizialmente redatta congiuntamente ad Antonio Maccanico dell'Ulivo, che ritirò il suo nome dal disegno di legge a seguito delle profonde modifiche apportate dal Senato
  49. ^ Se li conosci li eviti, Peter Gomez e Marco Travaglio, Chiarelettere, 2008
  50. ^ dichiarazioni di Tabucchi, Annozero, 5 febbraio 2009
  51. ^ Corriere della Sera, 6 settembre 2003
  52. ^ Repubblica, 6 settembre 2003
  53. ^ La Repubblica, 7 giugno 2006
  54. ^ «Schifani diffamato da Travaglio», Corriere della Sera, May 11, 2008
  55. ^ Fazio chiede scusa in Tv a Schifani, La Repubblica, May 11, 2008
  56. ^ a b (EN) Compromised by compromise, blog by John Hooper (The Guardian), May 13, 2008
  57. ^ Dal sito web del Sovrano Militare Ordine di Malta. Archiviato l'8 dicembre 2015 in Internet Archive.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Elena Di Dio, Schifani, biografia non autorizzata, Editori Riuniti, 2011

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore Presidente della Regione Siciliana Successore
Nello Musumeci dal 13 ottobre 2022 in carica
Predecessore Presidente del Consiglio nazionale di Forza Italia Successore
Carica istituita dal 24 febbraio 2024 In carica
Predecessore Presidente del Comitato promotore del Nuovo Centrodestra Successore
carica istituita 19 novembre 2013 – 11 aprile 2014 Angelino Alfano
Predecessore Capogruppo de Il Popolo della Libertà al Senato della Repubblica Successore
Maurizio Gasparri 19 marzo – 15 novembre 2013 Paolo Romani
Predecessore Presidente del Senato della Repubblica Successore
Franco Marini 29 aprile 2008 – 14 marzo 2013 Pietro Grasso
Predecessore Capogruppo di Forza Italia al Senato della Repubblica Successore
Enrico La Loggia 6 giugno 2001 – 28 aprile 2008 gruppo parlamentare sciolto[1]

  1. ^ Nel 2009 Forza Italia confluisce nel Popolo della Libertà.
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