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Il Signore degli Anelli: differenze tra le versioni

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==== Libro III ====
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[[File:TREEBEARD.jpg|upright=0.7|thumb|Barbalbero assieme a Pipino e Merry in un'illustrazione.]]
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Mentre è alla ricerca di Frodo, Aragorn sente il suono di un corno: Boromir, che aveva il compito di rintracciare Merry e Pipino, chiede aiuto, perché è attaccato da un gruppo di [[Uruk-hai]] creati da Saruman. Quando Aragorn lo raggiunge, viene trovato agonizzante e trafitto da molte frecce. Prima di morire, Boromir confessa ad Aragorn che ha tentato di prendere l'Anello a Frodo e gli rivela che Merry e Pipino sono stati rapiti dagli Orchi. Dopo aver caricato il corpo di Boromir su una delle tre barche, Aragorn, Legolas e Gimli si lanciano all'inseguimento dei due Hobbit rapiti.
Mentre è alla ricerca di Frodo, Aragorn sente il suono di un corno: Boromir, che aveva il compito di rintracciare Merry e Pipino, chiede aiuto, perché è attaccato da un gruppo di [[Uruk-hai]] creati da Saruman. Quando Aragorn lo raggiunge, viene trovato agonizzante e trafitto da molte frecce. Prima di morire, Boromir confessa ad Aragorn che ha tentato di prendere l'Anello a Frodo e gli rivela che Merry e Pipino sono stati rapiti dagli Uruk-hai. Dopo aver caricato il corpo di Boromir su una delle tre barche, Aragorn, Legolas e Gimli si lanciano all'inseguimento dei due Hobbit rapiti.


Quando gli Uruk-hai, che durante il viaggio hanno avuto la meglio su un gruppo di Orchi di Mordor, ora costretti ad accompagnarli, raggiungono la [[Foresta di Fangorn]], ai confini del regno di [[Rohan (Terra di Mezzo)|Rohan]], vengono sterminati da un'orda di [[Rohirrim]] guidati da [[Éomer]], il nipote del re di Rohan [[Théoden]]. Merry e Pipino riescono fortunosamente a fuggire nella foresta, salvandosi dalla carneficina. Qui incontrano l'[[Ent]] [[Barbalbero]], che li porta nella sua casa nella foresta. Venuto a conoscenza della distruzione di Fangorn da parte di Saruman, Barbalbero convoca i suoi simili in una riunione, l'Entaconsulta, al termine della quale gli Ent decidono di muovergli guerra.
Quando gli Uruk-hai, che durante il viaggio hanno avuto la meglio su un contingente di Orchi di Mordor, ora costretti ad accompagnarli, raggiungono la [[Foresta di Fangorn]], ai confini del regno di [[Rohan (Terra di Mezzo)|Rohan]], vengono sterminati da un'orda di [[Rohirrim]] guidati da [[Éomer]], il nipote del re di Rohan [[Théoden]]. Merry e Pipino riescono fortunosamente a fuggire nella foresta, salvandosi dalla carneficina. Qui incontrano l'[[Ent]] [[Barbalbero]], che li porta nella sua casa nella foresta. Venuto a conoscenza della distruzione di Fangorn da parte di Saruman, Barbalbero convoca i suoi simili in una riunione, l'Entaconsulta, al termine della quale gli Ent decidono di muovergli guerra.


Nel frattempo Aragorn, Legolas e Gimli, durante l'inseguimento degli Hobbit, prima incontrano Éomer e la sua compagnia, che la notte precedente aveva ucciso gli Orchi, poi, una volta inoltratisi nella Foresta di Fangorn per seguire le tracce di Merry e Pipino, trovano un redivivo Gandalf. Inizialmente, Gandalf era stato scambiato per Saruman perché non indossava più delle vesti grigie, ma bianche come quelle di Saruman. Gandalf dice ai tre cacciatori che ora si fa chiamare Gandalf il Bianco perché egli è Saruman come avrebbe dovuto essere e che egli è stato inviato nuovamente nella Terra di Mezzo per guidare gli uomini nella guerra contro Sauron. Dopo che lo stregone ha rassicurato i tre cacciatori sulla sorte di Merry e Pipino, tutti insieme si recano nella capitale del regno di Rohan, [[Edoras]]. Qui liberano il re Théoden, il cui unico figlio, [[Théodred]], è stato nel frattempo ucciso ai guadi del fiume [[Isen]], dall'influenza maligna di [[Grima Vermilinguo]], servo di Saruman. Lo stregone minaccia una guerra contro Rohan, pertanto Théoden ed Éomer si rifugiano assieme ai soldati di Rohan presso il [[Fosso di Helm]]. [[Éowyn]], la sorella di Éomer, invece, rimane ad Edoras come reggente del regno insieme alle donne, ai bambini e agli anziani. Durante il viaggio verso il Fosso di Helm, Gandalf si allontana senza dare molte spiegazioni.
Nel frattempo Aragorn, Legolas e Gimli, durante l'inseguimento degli Hobbit, prima incontrano Éomer e la sua compagnia, che la notte precedente aveva ucciso gli Orchi, poi, una volta inoltratisi nella Foresta di Fangorn per seguire le tracce di Merry e Pipino, trovano un redivivo Gandalf. Inizialmente, Gandalf era stato scambiato per Saruman perché non indossava più delle vesti grigie, ma bianche come quelle di Saruman. Gandalf dice ai tre cacciatori che ora si fa chiamare Gandalf il Bianco perché egli è Saruman come avrebbe dovuto essere e che egli è stato inviato nuovamente nella Terra di Mezzo per guidare gli uomini nella guerra contro Sauron. Dopo che lo stregone ha rassicurato i tre cacciatori sulla sorte di Merry e Pipino, tutti insieme si recano nella capitale del regno di Rohan, [[Edoras]]. Qui liberano il re Théoden, il cui unico figlio, [[Théodred]], è stato nel frattempo ucciso ai guadi del fiume [[Isen]], dall'influenza maligna di [[Grima Vermilinguo]], servo di Saruman. Lo stregone minaccia una guerra contro Rohan, pertanto Théoden ed Éomer si rifugiano assieme ai soldati di Rohan presso il [[Fosso di Helm]]. [[Éowyn]], la sorella di Éomer, invece, rimane ad Edoras come reggente del regno insieme alle donne, ai bambini e agli anziani. Durante il viaggio verso il Fosso di Helm, Gandalf si allontana senza dare molte spiegazioni.


L'esercito di Saruman si mette in marcia verso la fortezza nemica, ma poco dopo gli Ent marciano su [[Isengard]] e la conquistano, intrappolando lo stregone all'interno della sua torre. Gandalf, giunto durante la battaglia, convince Barbalbero a mandare un esercito di [[Ucorni]] per aiutare Théoden nella [[battaglia del Fosso di Helm|battaglia]]. Lo stregone raggiunge quindi il Fosso di Helm assieme ad una divisione di Rohirrim comandata da [[Erkenbrand]] giusto in tempo per salvarlo dalle armate di Saruman, poi tutti gli Orchi vengono uccisi dagli Ucorni.
L'esercito di Saruman si mette in marcia verso la fortezza nemica, ma poco dopo gli Ent marciano su [[Isengard]] e la conquistano, intrappolando lo stregone all'interno della sua torre. Gandalf, giunto durante la battaglia, convince Barbalbero a mandare un esercito di [[Ucorni]] per aiutare Théoden nell'[[battaglia del Fosso di Helm|assedio al Fosso di Helm]]. Lo stregone raggiunge quindi la fortezza assieme ad una divisione di Rohirrim comandata da [[Erkenbrand]] giusto in tempo per salvarla dalle armate di Saruman, che vengono infine sterminate dagli Ucorni.


Gandalf e i suoi compagni raggiungono quindi Isengard, dove vengono accolti trionfalmente da Merry e Pipino. Gandalf tenta poi di convincere Saruman a tornare dalla parte dei Popoli Liberi e gli offre anche il perdono per il male causato, ma Saruman rifiuta l'offerta, pertanto Gandalf, divenuto ora il capo del Bianco Consiglio, lo priva del suo rango e di gran parte dei suoi poteri. Poco dopo, Pipino guarda nel [[Palantír]], una pietra veggente che Saruman utilizzava per comunicare con Sauron e che in precedenza era stata lanciata da Grima Vermilinguo in segno di disprezzo. Sauron offre involontariamente a Pipino uno sguardo sulla città che aveva intenzione di attaccare nella sua prossima guerra di conquista: Minas Tirith, la capitale del regno di Gondor. Per avvertire il Sovrintendente di Gondor dell'imminente pericolo, Gandalf si reca a Minas Tirith con Pipino in groppa al suo cavallo [[Ombromanto]].
Gandalf torna quindi Isengard insieme ai suoi compagni, a Théoden e alla scorta reale, e tutti vengono accolti trionfalmente da Merry e Pipino. Qui, Gandalf tenta di convincere Saruman a tornare dalla parte dei Popoli Liberi e gli offre anche il perdono per il male causato, ma Saruman rifiuta l'offerta, pertanto Gandalf, divenuto ora il capo del Bianco Consiglio, lo priva del suo rango e di gran parte dei suoi poteri. Poco dopo, Pipino guarda nel [[Palantír]], una pietra veggente che Saruman utilizzava per comunicare con Sauron e che in precedenza era stata lanciata da Grima Vermilinguo in segno di disprezzo. Sauron offre involontariamente a Pipino uno sguardo sulla città che aveva intenzione di attaccare nella sua prossima guerra di conquista: Minas Tirith, la capitale del regno di Gondor. Per avvertire il Sovrintendente di Gondor dell'imminente pericolo, Gandalf si reca a Minas Tirith con Pipino in groppa al suo cavallo [[Ombromanto]].


==== Libro IV ====
==== Libro IV ====

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Il Signore degli Anelli
Titolo originaleThe Lord of the Rings
L'Unico Anello, potente oggetto magico creato da Sauron, l'antagonista del romanzo.
AutoreJ. R. R. Tolkien
1ª ed. originale1955
Genereromanzo
Sottogenerehigh fantasy
Lingua originaleinglese
AmbientazioneTerra di Mezzo, 3001 - 3021 Terza Era[1]
ProtagonistiFrodo Baggins
AntagonistiSauron, Saruman
Altri personaggiAragorn, Boromir, Gollum, Éowyn, Faramir, Gandalf, Gimli, Legolas, Meriadoc Brandibuck, Peregrino Tuc, Samvise Gamgee, Théoden

Il Signore degli Anelli (titolo originale in inglese: The Lord of the Rings) è un romanzo high fantasy epico scritto da J. R. R. Tolkien e ambientato alla fine della Terza Era dell'immaginaria Terra di Mezzo. Scritto a più riprese tra il 1937 e il 1949, fu pubblicato in tre volumi tra il 1954 e il 1955. Tradotto in trentotto lingue[2], con decine di riedizioni ciascuna, resta una delle più popolari opere letterarie del XX secolo.[senza fonte]

La narrazione comincia dove si era interrotto un precedente romanzo di Tolkien, Lo Hobbit, e l'autore usa lo stratagemma dello pseudobiblium per collegare le due storie: entrambi i romanzi sono, nella finzione della narrazione, una trascrizione di un volume immaginario, il Libro Rosso dei Confini Occidentali, un'autobiografia scritta a quattro mani da Bilbo Baggins, protagonista de Lo Hobbit, e dal nipote e cugino Frodo, il protagonista del Signore degli Anelli. Questo secondo romanzo, tuttavia, si inserisce in un'ambientazione di più ampio respiro rispetto a quella del primo, costretto dai limiti della fiaba per bambini, attingendo a quel vasto corpus storico, mitologico e linguistico creato ed elaborato dall'autore nel corso di tutta la sua vita.

Il Signore degli Anelli narra della missione di nove Compagni, la Compagnia dell'Anello, partiti per distruggere il più potente Anello del Potere, un'arma che renderebbe invincibile il suo malvagio creatore Sauron se tornasse nelle sue mani, dandogli il potere di dominare tutta la Terra di Mezzo.

Il romanzo, composto da tre volumi, ha esercitato nel tempo un profondo influsso culturale e mediatico, ottenendo attenzioni e apprezzamenti sia da parte di critici, autori e studiosi, sia da parte di semplici appassionati, che hanno dato vita a innumerevoli gruppi e associazioni culturali, come le varie società tolkieniane sparse in tutto il mondo. La trilogia ha ispirato e continua ad ispirare libri, videogiochi, illustrazioni, fumetti, composizioni musicali, ed è stata adattata più volte per la radio, il teatro ed il cinema (come nel caso della famosa trilogia di film diretti da Peter Jackson).

Genesi dell'opera

Linguaggio e mitopoiesi

Già nei primi anni del XX secolo, Tolkien ideò una lingua artificiale, il Quenya, ispirandosi in parte al finlandese. Fu proprio l'invenzione di questa lingua che spinse l'autore britannico ad immaginare un popolo che potesse parlarla, la sua storia e la sua evoluzione. Fu così che nacquero gli Elfi. Col passare degli anni, Tolkien utilizzò il medesimo processo creativo per creare e sviluppare le storie di tutte le razze che popoleranno il mondo dell'autore in quasi tutti i suoi romanzi.

Tolkien esprime con chiarezza i suoi intenti creativi e il suo approccio narrativo nel saggio Sulle fiabe (On Fairy-Stories del 1947, pubblicato in italiano nei volumi Albero e foglia e Il medioevo e il fantastico) e in alcune delle lettere raccolte da Humphrey Carpenter e dal figlio dell'autore Christopher nel volume La realtà in trasparenza (The Letters of J. R. R. Tolkien, 1981). Il mondo in cui è ambientato Il Signore degli Anelli nasce dalla passione dell'autore per la filologia e per la lingua e la letteratura anglosassone («Iniziai con il linguaggio e mi ritrovai ad inventare leggende dello stesso sapore»[3]) e dal desiderio di creare una mitologia originale inglese che, pur artificiale, colmasse, nell'immaginario collettivo, la carenza che egli ravvisava in quella storica: «Fin da quando ero piccolo la povertà del mio amato paese mi rattristava: non possedeva delle storie veramente sue. [...] Desideravo creare un insieme di leggende più o meno connesse fra loro, dalle più complicate e cosmogoniche fino alle favole romantiche... e volevo semplicemente dedicarlo all'Inghilterra, al mio paese.»[4]

Iniziò così a prendere corpo l'insieme di racconti, miti, storie, ballate, canzoni e annotazioni sulla Terra di Mezzo, che vennero successivamente raccolti dal figlio Christopher nel Silmarillion e nei dodici volumi di The History of Middle-earth (La storia della Terra di Mezzo, quasi totalmente inedita in italiano). Saranno questi appunti che forniranno nomi, personaggi, creature e luoghi alla trama de Lo Hobbit,[5] e, successivamente, del Signore degli Anelli. Quest'ultimo, in particolare, compendia parte dell'enorme creazione mitopoietica di Tolkien, oltre che all'interno della struttura narrativa, in sei appendici accluse al termine del libro, nelle quali l'autore riordina e presenta al lettore una piccola parte del corpus mitologico da lui creato su e per la Terra di Mezzo.

La stesura

File:Tolkien 1916.jpg
J.R.R. Tolkien nel 1916

Tolkien iniziò a scrivere Il Signore degli Anelli dietro richiesta dell'editore londinese Stanley Unwin di dare un seguito a Lo Hobbit, pubblicato nel 1937. La stesura dei primi capitoli fu difficoltosa, e la trama della storia molto incerta, tanto che l'autore inglese diede un titolo all'opera solo nell'agosto dell'anno seguente. Le pressioni dell'editore, unite alla difficile situazione familiare e economica,[6] avevano reso ancora più complicato il lavoro.

In data 19 dicembre 1937, Tolkien comunicò al signor Furth della Allen & Unwin di aver completato il primo capitolo: «Ho scritto il primo capitolo di una nuova storia sugli Hobbit: "Una festa a lungo attesa". Buon Natale.» Nel febbraio 1938, questo capitolo venne battuto a macchina e spedito all'attenzione di Rayner Unwin, il giovane figlio del suo editore; lo scrittore chiese al bambino di fargli da critico: come per Lo Hobbit, che aveva scritto per i propri figli, così anche il «seguito allo Hobbit», nella concezione iniziale, non poteva, infatti, che riprenderne i caratteri di letteratura per l'infanzia.

Il 17 febbraio, in una lettera in cui accennava il proposito di pubblicare Mr. Bliss[7], e il giorno seguente, rispondendo ai complimenti di Rayner,[8] Tolkien espresse il timore di essersi arenato, di non riuscire ad andare oltre al suo spunto iniziale avendo esaurito i temi narrativi migliori nella pubblicazione precedente. Ma di lì a un mese la situazione iniziò a sbloccarsi: l'autore comunicò all'editore di essere giunto al terzo capitolo, «ma [ancora] i racconti tendono a sfuggire di mano e anche questo ha preso una svolta inaspettata»[9]. Questa "svolta" non fu molto gradita da Unwin, che criticò i due nuovi capitoli affermando che contenevano troppo "linguaggio Hobbit”: i personaggi parlavano in modo buffo e poco comprensibile. La valutazione fu condivisa nella lettera di risposta da Tolkien stesso, che si propose di limitarsi e ammise di divertirsi di più a scrivere in quel modo che a portare avanti effettivamente la trama.[10]

La casa di J.R.R. Tolkien a Oxford

La critica di Unwin ebbe comunque poco successo, e gli Hobbit continuarono a parlare in modo buffo e a comportarsi fanciullescamente (la differenza fra il modo di parlare degli Hobbit e degli altri personaggi del romanzo rimane riscontrabile pienamente solamente nell'edizione originale inglese e tende a perdersi, a causa della difficile resa o della lasca capacità della traduttrice, nella trasposizione in lingua italiana).

Lo scoppio della seconda guerra mondiale coinvolse direttamente la famiglia Tolkien e sospese l'opera ad un quarto circa della sua definitiva stesura, rallentandola ulteriormente; Michael, il secondo figlio, si era arruolato volontario nell'estate del 1940, partecipando alla battaglia d'Inghilterra del 1941 in difesa degli aerodromi, dove rimase ferito. Nell'estate del 1943 Christopher, il terzo figlio, fu chiamato nella Royal Air Force e nel 1944, dopo un periodo di addestramento, trasferito in Sudafrica come pilota. Le lettere datate fra il 1940 ed il 1945 sono quasi esclusivamente indirizzate ai figli, ed in particolar modo a Christopher, a cui Tolkien invierà alcuni capitoli del libro insieme a una ricca documentazione riguardo alla stesura del romanzo e sulla sua ambientazione. Al termine della guerra, l'attività di scrittura procedette di nuovo con regolarità, ma sarebbero occorsi ancora dieci anni per arrivare alla stampa. Questa, infatti, avvenne solo nel 1954, sia a causa dei lunghi tempi di scrittura, sia perché nel frattempo gli editori avevano perso interesse alla pubblicazione del romanzo, ormai molto diverso dalla favola per bambini che era Lo Hobbit e oltretutto incredibilmente lungo.

Le fonti

Influenze

L'idea per Il Signore degli Anelli nasce come esternazione del profondo interesse che Tolkien aveva per la filologia, per la religione (in modo particolare per il cattolicesimo), e per le fiabe, specialmente quelle della mitologia norrena, germanica e finlandese. Vi si riscontrano anche le cruciali influenze del servizio militare che lo scrittore prestò durante la Prima guerra mondiale.[11] Come ambientazione per il suo romanzo, Tolkien creò un completo e dettagliato universo, , molte parti del quale furono influenzate, come lo stesso autore ammise, da diverse fonti, anche relative ad esperienze personali.[12]

Tolkien una volta descrisse Il Signore degli Anelli ad un suo amico, il gesuita padre Robert Murray, come «un'opera fondamentalmente religiosa e cattolica, inconsciamente in un primo momento, ma consciamente durante la revisione».[13] Vi si ritrovano, infatti, molti temi teologici, come la battaglia del bene contro il male, il trionfo dell'umiltà sull'orgoglio, e l'attività della grazia divina. Oltre a questo, la saga include temi che spaziano dal concetto di morte e di immortalità, di misericordia e di peccato, di resurrezione, salvezza e sacrificio fino alla giustizia e al libero arbitrio. Infine Tolkien, nelle sue lettere, rende esplicito il fatto che il passo «... non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male» del Padre Nostro fu tenuto molto presente nelle descrizioni delle lotte interiori di Frodo contro il potere dell'Unico Anello.[14]

Temi religiosi non solo cristiani, comunque, sono largamente presenti nella Terra di Mezzo di Tolkien. Per esempio, degli Ainur (una razza di esseri angelici creatori del Mondo) fanno parte i Valar, il pantheon di "dèi" responsabili del mantenimento di tutte le cose del mondo, e i loro servitori, i Maiar; le loro figure evocano chiaramente le mitologie greca e norrena, sebbene essi (gli Ainur in generale e lo stesso mondo) siano tutte creazioni di una divinità monoteistica, Eru Ilúvatar, l'"Unico". Anche se qualsiasi esplicito riferimento alla religione è stato intenzionalmente tralasciato nel Signore degli Anelli (a parte pochissime citazioni dalla mitologia, come "il Grande Nemico", riferito a Morgoth), troviamo informazioni a questo proposito nelle varie versioni del materiale contenuto nel Silmarillion. Altri elementi mitologici presenti nell'opera, sono, ad esempio, gli esseri viventi non umani (Elfi, Nani, Hobbit, Ent e molti altri), Tom Bombadil (la cui natura non è mai stata chiarita dall'autore), e gli spiriti o fantasmi delle Tumulilande.

Le mitologie del nord Europa sono spesso le più riconoscibili influenze non cristiane di Tolkien. I suoi Elfi e i Nani sono largamente basati sulla mitologia norrena; nomi come "Gandalf", "Terra di Mezzo"(Middle-Earth deriva direttamente dal norreno Miðgarðr, che nella mitologia scandinava è uno dei nove mondi di cui è composta la realtà), o molti dei nomi propri dei Nani, sono direttamente derivati da miti scandinavi. La figura di Gandalf, in particolare, è influenzata dalla divinità germanica Odino, nella sua incarnazione di un vecchio con una lunga barba bianca, un cappello a tesa larga e un bastone; Tolkien stesso disse di pensare a Gandalf come un «viandante odinico» in una lettera del 1946.

Sarehole Mill, parte dei luoghi che hanno influenzato il giovane Tolkien

La mitologia finlandese, e più precisamente il poema epico Kalevala, fu ancora riconosciuta da Tolkien come fonte d'ispirazione per la Terra di Mezzo.[11] In un modo simile al Signore degli Anelli, la trama del Kalevala si accentra attorno ad un magico oggetto dai grandi poteri, il Sampo, che dona molta fortuna a colui che lo possiede, ma senza rivelare la sua esatta natura: come l'Unico Anello, il Sampo è conteso tra le forze del bene e quelle del male, e scompare dal mondo una volta distrutto, alla fine della storia. Un altro parallelo può essere fatto per quanto riguarda il mago Väinämöinen, che è molto simile a Gandalf nella sua natura di saggio immortale, ed entrambe le opere terminano con lo stregone che si allontana su una nave diretta verso un mondo al di là di quello mortale. Tolkien basò anche il Quenya sulla lingua finlandese.[15]

Importantissime furono anche le fiabe popolari dell'Europa nord-occidentale, uscite in numerose raccolte a partire dall'Ottocento, come The Shadow-walkers, Popular Tales from the Norse e English Fairy Tales, e le ballate folcloriche, per esempio The English and Scottish Popular Ballads o Danmarks gamle Folkeviser. Racconti popolari del Kentucky potrebbero essere all'origine dei «buoni nomi campagnoli» come Boffin, Baggins e altri, come testimonia un amico di Tolkien a cui l'autore chiedeva di raccontargli queste storie.[16]

Un anello dai poteri molto simili a quelli dell'Anello di Sauron è presente nella Repubblica di Platone, precisamente nel mito dell'Anello di Gige. La storia narra di un pastore, Gige, il quale trova un anello magico che ha il potere di rendere invisibili; sentendosi al riparo dalla vista altrui, nonostante fosse sempre stato un uomo onesto, ne approfitta per uccidere il re della città e sposarne la moglie. Quello dell'anello dotato di particolari poteri, comunque, è un topos largamente presente in tutta la cultura occidentale, e si potrebbero citare molti romanzi medievali che mettono in scena un anello magico, uno su tutti l'anello magico di Angelica nell'Orlando Furioso di Ludovico Ariosto.

Infine, Il Signore degli Anelli riflette molto anche delle esperienze personali della vita Tolkien. Particolarmente importante fu il suo ruolo sul fronte della prima guerra mondiale e quello del figlio nella seconda. L'azione centrale del libro, il climax di una guerra che alla sua conclusione termina un'era, è sì l'evento che contrassegna diversi poemi della letteratura nordica, ma è anche un chiaro riferimento alla Grande Guerra, che a suo tempo fu definita "l'ultima guerra".

Tolkien, inoltre, si ispirò alla sua infanzia a Sarehole (un villaggio adesso parte di Birmingham) per creare alcuni paesaggi e personaggi.[17] È stato inoltre suggerito che La Contea e i suoi dintorni siano modellati sul territorio attorno allo Stonyhurst College, nel Lancashire, dove Tolkien amava vagare negli anni quaranta del Novecento.[18]

Dopo la pubblicazione del Signore degli Anelli, molti specularono sulle numerose allegorie che sarebbero presenti nell'opera, come ad esempio la critica alla società industriale, che distrugge e non tiene conto dell'ambiente (nell'esercito di Orchi che deforestano Isengard per avere abbastanza legname per le loro macchine), o lo stesso Anello, che venne spesso associato alla bomba atomica. Tolkien, però, specificò nella prefazione del romanzo che non sopportava le allegorie, e che quindi nel libro non ve ne erano di volute.

Fonti letterarie

Passando alle fonti strettamente letterarie da cui si presume abbia tratto ispirazione Tolkien,[19] bisogna certamente partire dal Beowulf, romanzo epico in antico inglese approfonditamente studiato e tradotto dall'autore.[20] Altre opere anglosassoni che si potrebbero citare sono poemi quali La rovina, L'errante, La battaglia di Maldon (di quest'ultimo scriverà un seguito in Il ritorno di Beorhtnoth figlio di Beorhthelm[21]), Maxims I e II, Exodus,[22] un singolare esempio di materiale cristiano elaborato in stile eroico, ed infine Finn e Hengest[23], i cui temi principali sono la storia, la continuità dell'ideale eroico, e i rapporti tra il pensiero cristiano e quello pagano (di queste ultime due opere sono uscite edizioni curate da Tolkien stesso[24]).

Nell'elaborazione del suo personale linguaggio mitico, Tolkien potrebbe aver preso in prestito anche alcuni elementi dalla Saga di Volsung, la base per il successivo Nibelungenlied e per la tetralogia di Richard Wagner L'anello del Nibelungo. In entrambe le opere, infatti, sono presenti un anello d'oro dai grandi poteri e di una spada spezzata che viene riforgiata. Nella Saga di Volsung, questi oggetti hanno nome rispettivamente Andvaranautr e Gramr e si possono facilmente ricollegare all'Unico Anello e a Narsil. In proposito, Tolkien una volta scrisse in risposta ad un traduttore svedese che faceva presente come l'Unico Anello fosse «in un certo modo» l'anello di Wagner: «Entrambi gli anelli sono rotondi, e le somiglianze finiscono qui».[25]

Interessanti per tematiche e motivi sono anche i romanzi medievali, alcuni dei quali furono curati dallo stesso Tolkien (Sir Gawain, Pearl, Sir Orfeo[26], Ancrene Wisse[27]), o i romanzi cavallereschi tedeschi. Citiamo in particolare il Brut di Layamon, ricettacolo di tradizioni (e da cui l'autore riprende la parola dwimmerlaik, usata da Éowyn), le leggende di san Michele e san Brendano di Clonfert che costituiscono spunti più tardi, e i Lai di Maria di Francia. Infine non possiamo non nominare Il viaggio di Bran, poema irlandese.

Anche il Macbeth di Shakespeare influenzò certamente l'opera di Tolkien. Per la distruzione di Isengard da parte degli Ent, infatti, si ispirò all'episodio della tragedia in cui la foresta di Birnam (un villaggio vicino Dunkeld, in Scozia) si muove verso le colline di Dunsinane. Tolkien pensò che l'espediente degli uomini travestiti da cespugli, usato nel Macbeth, non fosse abbastanza impressionante, e perciò pensò di usare proprio gli alberi come soldati.[28] Inoltre la profezia fatta dalle streghe a Macbeth, secondo cui egli non verrà ucciso da alcun uomo nato da donna, riecheggia fortemente nella profezia di Glorfindel sul Re Stregone di Angmar.

Alcune opere storiografiche, inoltre, potrebbero avere lasciato il segno nell'opera di Tolkien, come Declino e caduta dell'Impero Romano di Edward Gibbon (ad esempio vi si trovano i nomi "Radagaisus" Radagast e "Fredegarius" Fredegario), la Storia dei Danesi di Saxo Grammaticus, oppure la Storia dell'arte della guerra nel Medioevo di Charles Oman, i cui le tribù germaniche somigliano molto ai cavalieri del Mark.

Sul versante della letteratura moderna, infine, Tolkien potrebbe aver tratto ispirazione da George MacDonald con le sue fiabe La principessa e i goblin del 1872, La principessa e Curdie del 1882, Phantastes del 1858 e Lilith del 1895 (a detta dello stesso Tolkien, quest'ultima sarebbe l'opera a cui più si è ispirato), oltre che da William Morris, autore di Il bosco dietro al mondo (forse ispirazione per la foresta di Fangorn), La casa dei Wolflings nel 1888, Le radici della montagna nel 1889 (ispirazione per Gollum), La piana brillante nel 1891 (che tratta della ricerca delle Terre Imperiture). Infine possiamo aggiungere all'elenco anche Rudyard Kipling con Puck delle colline (1906) e Storie e leggende (1910).

Pubblicazione

Edizione inglese e forma editoriale

L'opera era inizialmente concepita da Tolkien per essere pubblicata in un unico grande volume, ma la crisi economica post-bellica rese impossibile reperire così grandi quantità di carta. Il romanzo fu dunque diviso in tre volumi, ciascuno contenente due libri:

L'autore non amò particolarmente il titolo dato al secondo volume, Le due Torri, in quanto, dovendo riunire i due libri centrali sotto un'unica denominazione, egli stesso, in La realtà in trasparenza, commentò così: «"Le due torri" è il tentativo più riuscito di trovare un titolo che comprenda i libri tre e quattro che sono così diversi; e può essere lasciato ambiguo — potrebbe riferirsi a Isengard e Barad-dûr, o a Minas Tirith e Barad-dûr; oppure a Isengard e Cirith Ungol». A Tolkien non piacque nemmeno il titolo del terzo volume, Il ritorno del Re, ritenendo che facesse intuire troppo dello sviluppo finale della storia; inizialmente aveva infatti suggerito il titolo La guerra dell'Anello (The War of the Ring), che però non venne accettato dagli editori[29].

I sei libri in cui è divisa l'opera non hanno dei titoli ufficiali; in una lettera, Tolkien suggeriva:

  • Libro I: Il ritorno dell'ombra (The Return of the Shadow)
  • Libro II: La Compagnia dell'Anello (The Fellowship of the Ring)
  • Libro III: Il tradimento di Isengard (The Treason of Isengard)
  • Libro IV: Il viaggio a Mordor (The Journey to Mordor)
  • Libro V: La guerra dell'Anello (The War of the Ring)
  • Libro VI: Il ritorno del Re (The Return of the King)

Per la grandissima diffusione dell'edizione in tre volumi, in uso ancora oggi, solitamente ci si riferisce alla "trilogia del Signore degli Anelli"; questo, però, è un termine tecnicamente sbagliato, dal momento che il libro fu scritto e concepito come un unicum: sia il primo sia il secondo volume lasciano completamente in sospeso le vicende dei vari personaggi. Originariamente, le tre parti vennero pubblicate per la prima volta dalla Allen & Unwin negli anni 1954-1955, a distanza di alcuni mesi l'uno dall'altro. Il romanzo fu successivamente ristampato molte volte da diversi editori, in versioni da uno, tre, quattro (con le appendici pubblicate separatamente), sei o sette (idem) volumi.

Una delle edizioni inglesi più pregevoli rimane quella di HarperCollins, contenente cinquanta illustrazioni di Alan Lee, e pubblicata in occasione del centenario della nascita di Tolkien nel 1992. Esiste anche un'edizione inglese in sette volumi che segue la divisione in sei libri indicata da Tolkien, ma con le appendici spostate dalla fine del VI libro ad un volume separato.

Edizione statunitense

Nei primi anni sessanta, Donald Allen Wollheim, un editore specializzato in fantascienza della Ace Books, si rese conto che Il Signore degli Anelli non era protetto dalle leggi statunitensi sul copyright, dal momento che l'edizione statunitense era stata realizzata saldando pagine stampate in Gran Bretagna per l'edizione britannica.[30][31] La Ace Books pubblicò allora un'edizione del libro non autorizzata e senza pagare alcun compenso all'autore, il quale raccontò la verità ai numerosi fan statunitensi che gli scrivevano e che iniziarono a mobilitarsi contro la casa editrice.[32] Le pressioni esercitate su Ace Books arrivarono al punto di forzare la casa editrice a cancellare la pubblicazione e a risarcire Tolkien, anche se con una cifra di entità inferiore a quella che sarebbe stata pagata in caso di una pubblicazione regolare.[33]

Ad ogni modo, questo inizio difficile venne compensato ampiamente quando un'edizione autorizzata della Ballantine Books ebbe un incredibile successo commerciale. Per la metà degli anni sessanta il libro, grazie all'enorme diffusione avuta negli Stati Uniti, era diventato un vero e proprio fenomeno culturale.[33] In breve tempo, esso venne tradotto in numerosissime lingue, ottenendo un grande successo in tutto il mondo.[34] Tolkien, esperto di filologia, esaminò personalmente alcune di queste traduzioni, commentandole e dando suggerimenti su ognuna, migliorando sia le traduzioni che il proprio lavoro.[35][36] L'enorme successo popolare della saga epica di Tolkien aumentò la richiesta di libri del genere fantasy che, grazie a Il Signore degli Anelli, fiorì per tutto il corso degli anni sessanta.[senza fonte]

In seguito al successo del libro, un gran numero di opere derivate apparirono in breve sul mercato, tante da creare un nuovo genere letterario. Per definirlo, nacque il termine Tolkienesque ("Tolkieniesco", diverso dal più comune e non dispregiativo "Tolkieniano"), usato per indicare quei prodotti che ricalcano in maniera pedissequa (anche al limite del plagio) personaggi, storia e temi del Signore degli Anelli.[37]

Edizione italiana

In Italia la prima pubblicazione parziale del libro avvenne nel 1967, quando la Casa Editrice Astrolabio pubblicò il primo tomo, La Compagnia dell'Anello, nella traduzione di Vittoria (Vicky) Alliata di Villafranca. L'operazione ebbe scarso successo, tant'è che l'editore decise di non pubblicare gli altri due volumi. Solo nel 1970 l'editore Rusconi stampò finalmente il romanzo completo, con un'introduzione di Elémire Zolla. Il testo era ancora quello usato dall'Astrolabio, ma fu profondamente rivisto e rimaneggiato dal curatore Quirino Principe, che non condivideva molte scelte di traduzione.[38] Al 2020, tutte le copie dell'opera che presentano questa traduzione sono state ritirate dalla vendita a causa di una controversia tra l'editore e la Alliata.[39]

Nel 2003, sull'onda del successo dei film di Peter Jackson, Bompiani pubblicò una nuova edizione riveduta: con il coordinamento della Società Tolkieniana Italiana, tutto il testo fu digitalizzato e corretto, eliminando circa quattrocento errori di scrittura e modificando la traduzione di alcuni termini (ad esempio, l'inglese Orc fu tradotto con "Orco" invece del precedente “Orchetto"). Nella nuova traduzione, tuttavia, sono rimasti omissioni ed errori non rilevati.[40] In un'intervista al Convegno Endòre di Brescia del 21 marzo 2004, Vicky Alliata di Villafranca ha difeso le sue scelte traduttive, ribadendo di avere seguito le indicazioni di Tolkien (in linea con i principi espressi successivamente in Guide to the names of the Lord of the Rings[41]) per tradurre Orcs con "Orchetti" e per la resa in italiano dei termini scartati nella revisione effettuata da Principe.[senza fonte]

Nell'ottobre 2019 è stata pubblicata la prima parte dell'opera con una nuova traduzione a opera di Ottavio Fatica[42][43]. I due libri rimanenti verranno pubblicati a sei mesi di distanza l'uno dall'altro[44].

Trama

Ambientazione

Il romanzo è ambientato in un universo immaginario, Arda, e in un tempo immaginario, la Terza Era della Terra di Mezzo. Riguardo a questo mondo, altre informazioni ci vengono fornite per tutto il corso della vicenda, ma sono soprattutto le appendici del libro e l'opera postuma Il Silmarillion a descrivere dettagliatamente la storia, gli usi e i linguaggi di queste civiltà. Ne Il Silmarillion, in particolare, viene narrata l'origine di Sauron al servizio di Melkor, creatore del male assoluto, e della guerra scatenata contro quest'ultimo dalle potenze angeliche del mondo, i Valar, che alla fine della Prima Era lo sconfissero e lo rinchiusero nel Vuoto oltre il tempo e lo spazio.

Gli Uomini che avevano aiutato i Valar, vennero premiati con il dono di un'isola al centro del mare, Númenor. Questi uomini, chiamati Dunedain o Númenoreani, per lungo tempo vissero in pace e prosperità, scambiando conoscenze con i vicini Elfi che risiedevano nel Reame Immortale, pur non avendo il diritto di sbarcare presso di loro (il "Bando dei Valar"). Tuttavia il male non era stato del tutto estirpato: Sauron era riuscito a scampare alla distruzione rifugiandosi nei luoghi profondi della terra. Attorno al 1500 della Seconda Era, egli riuscì ad irretire dei fabbri elfici, inducendoli a creare gli Anelli del Potere.

Con le conoscenze rubate agli elfi, Sauron attorno all'anno 1600 creò in segreto l'Unico Anello, un anello che gli avrebbe consentito di dominare tutti gli altri, facendogli acquisire un potere enorme. Egli infuse in questo Anello buona parte della sua magia e della sua essenza vitale, fino a farlo diventare un'entità dotata di volontà propria. Tutti gli anelli, a poco a poco, caddero sotto il suo potere, ma Celebrimbor, capo dei fabbri elfici, scoprì in tempo le intenzioni di Sauron, riuscendo a nascondere i tre anelli più potenti, Narya, Vilya e Nenya, che non erano stati mai toccati dalla mano di Sauron, e che pertanto egli non poteva controllare. Sauron, sconfitto, si ritirò presso la sua fortezza di Umbar.

Passarono circa 1500 anni, e gli Uomini di Númenor erano diventati avidi di ricchezza e di potere, e la loro vita ricca e felice andava sempre più accorciandosi. Gelosi della loro immortalità e spaventati dal timore della morte, da tempo avevano perso i contatti con gli Elfi, chiudendosi in un completo isolamento. Ma nel 3262 l'ultimo sovrano númenoreano, Ar-Pharazôn il Dorato, alla guida di un poderoso esercito, entrò nella fortezza di Sauron a Umbar, sconfiggendolo. Catturato il Signore Oscuro, lo condusse in catene a Númenor, dove venne rinchiuso in una cella. Sauron, però, riuscì a corrompere la mente di Ar-Pharazôn, acuendone la paura della morte e spingendolo ad invadere le coste di Valinor, il Reame Immortale. Nel 3319, il sovrano infranse il Bando dei Valar, i quali per difendersi chiamarono Eru Ilúvatar, l'Unico, la divinità che aveva creato il mondo. La sua collera si scatenò sui Númenoreani, distruggendo il loro esercito e inabissando definitivamente l'isola nell'oceano. Alcuni di loro riuscirono a salvarsi e sbarcarono sulle coste della Terra di Mezzo, dove fondarono i due regni Númenoreani in esilio, Arnor, a nord, e Gondor, a sud.

Sauron, pur essendo morto nel corpo, riuscì a ritornare sotto forma di spirito nella Terra di Mezzo, e cento anni più tardi attaccò gli esuli Númenoreani comandati da Elendil. Costoro si allearono con gli Elfi in un'alleanza contro il Nemico comune, cingendo d'assedio Mordor. Nella battaglia, sia Elendil che il re degli Elfi Gil-galad perirono, e la spada di Elendil, Narsil, fu infranta, ma il figlio di Elendil, Isildur, riuscì con l'elsa della spada infranta a tagliare il dito a Sauron, togliendogli l'Anello e riducendolo a un'ombra. Isildur non si distrusse l'Anello, ma lo conservò, e dopo due anni esso lo tradì facendolo cadere in un'imboscata degli Orchi nei Campi Iridati, dove perse la vita. L'Anello fu perduto e non se ne ebbe più notizia per più di 2400 anni. Esso venne infatti casualmente ritrovato da due Hobbit, Sméagol e Déagol; il primo uccise il secondo per impossessarsene, quindi si rifugiò nelle Montagne Nebbiose, nascondendosi alla vista di tutti e imbestialendosi sempre di più, prendendo il nome di Gollum. 500 anni più tardi, l'Anello gli fu sottratto da un altro Hobbit, Bilbo Baggins, che lo tenne per sé e lo portò nella Contea (le vicende di Bilbo e Gollum sono narrate ne Lo Hobbit).

Nel frattempo, il regno di Arnor fu distrutto dal Re Stregone di Angmar, il signore dei Nazgûl, i quali in origine erano nove re degli Uomini cui Sauron donò altrettanti Anelli del Potere ma poi, a causa dell'influsso maligno dell'Unico Anello, si sono trasformati in spettri e sono divenuti i servi più temibili di Sauron. La stirpe dei re di Arnor, però, riuscì a sopravvivere, rimanendo nascosta: Aragorn ne è l'ultimo erede. A Gondor, invece, la stirpe dei re si estinse, e i Sovrintendenti presero il potere.

Complessivamente, il romanzo copre un arco di tempo che si estende dall'anno 3001 della Terza Era al 6 ottobre del 3021, ultimo anno della Terza Era. Le vicende centrali, tuttavia, si riferiscono al periodo dal settembre 3018, giorno della partenza di Frodo e Sam per il loro viaggio, fino al 25 marzo 3019, data della distruzione dell'Unico Anello.[45]

La Compagnia dell'Anello

Lo stesso argomento in dettaglio: La Compagnia dell'Anello (romanzo).

Libro I

Frodo è un Hobbit che vive a Hobbiville, nella Contea. In seguito alla partenza di suo cugino[46] Bilbo per Gran Burrone, avvenuta il 22 settembre 3001 dopo la festa del 111º compleanno di Bilbo e del 33° di Frodo, questi eredita da Bilbo un anello magico che rende invisibile chiunque lo porti al dito, un oggetto che il cugino aveva rubato nella caverna della creatura Gollum 60 anni prima, durante una sua avventura. Bilbo, al momento della partenza, si dimostra tuttavia riluttante a lasciare l'anello a Frodo, quindi lo stregone Gandalf il Grigio comincia a sospettare che l'anello di Bilbo sia in realtà l'Unico Anello. Nella primavera del 3018 Gandalf, tornato nella Contea dopo un lungo periodo di assenza dovuto alle indagini sulla natura dell'anello, scopre che i suoi sospetti sono fondati. Quando l'anello viene gettato nel fuoco, sul bordo appare infatti un'antica scritta (il terzultimo ed il penultimo verso della seguente poesia):

(EN)

«Three Rings for the Elven-kings under the sky,
   Seven for the Dwarf-lords in their halls of stone,
Nine for Mortal Men doomed to die,
   One for the Dark Lord on his dark throne
In the Land of Mordor where the Shadows lie.
   One Ring to rule them all, one Ring to find them,
   One Ring to bring them all and in the darkness bind them
In the Land of Mordor where the Shadows lie.»

(IT)

«Tre Anelli ai Re degli Elfi sotto il cielo che risplende,
   Sette ai Principi dei Nani nelle loro rocche di pietra,
Nove agli Uomini Mortali che la triste morte attende,
   Uno per l'Oscuro Sire chiuso nella reggia tetra,
Nella Terra di Mordor, dove l'Ombra nera scende.
   Un Anello per domarli, un Anello per trovarli,
   Un Anello per ghermirli e nel buio incatenarli.
Nella Terra di Mordor, dove l'Ombra cupa scende.»

Frodo apprende anche che l'Oscuro Signore Sauron sta cercando l'Anello poiché nel frattempo Gollum, mentre vagava nella terra di Mordor, era stato catturato dagli Orchi e, dopo essere stato torturato, aveva rivelato dove l'Anello si trovava e chi lo custodiva. Frodo capisce quindi che deve abbandonare al più presto la Contea, ormai non più un luogo sicuro, ma non partirà da solo: verrà infatti accompagnato dal suo giardiniere Sam, che è stato "ricompensato" da Gandalf con questo compito dopo essere stato scoperto a spiare la loro conversazione.

Tuttavia, Frodo non parte immediatamente: prima di lasciare la Contea per raggiungere il reame elfico di Gran Burrone, vende Casa Baggins a suo cugino Lotho e, per non destare troppe chiacchiere sulla sua sparizione, dice a tutti che torna a vivere nella Terra di Buck, dove aveva vissuto durante l'infanzia, e acquista una casa più piccola a Crifosso dove, al momento della partenza, lo attenderanno gli amici Merry e Grassotto. Il 23 settembre 3018, dopo aver atteso invano il ritorno di Gandalf, partito frettolosamente alla fine di giugno, Frodo inizia finalmente il suo cammino, accompagnato dagli amici Sam e Pipino. Durante il viaggio i tre Hobbit si imbattono per la prima volta nei Nazgûl, che hanno assunto la forma di Cavalieri Neri e che stanno cercando l'Anello. Una volta arrivato a Crifosso, Frodo scopre che i suoi amici sapevano tutto della sua missione e che Sam, quando stava spiando la conversazione tra Frodo e Gandalf, lo stava facendo per conto di Merry, Pipino e Grassotto. Sam, Merry e Pipino decidono quindi di accompagnare Frodo nella sua missione, mentre Grassotto rimane a Crifosso per presidiare la casa. L'indomani, per sfuggire ai Cavalieri Neri, i quattro Hobbit si inoltrano nella Vecchia Foresta, ma si smarriscono. Vengono però salvati da Tom Bombadil, che in seguito li aiuta anche a superare i Tumulilande e a raggiungere la Grande Via Est.

Da qui raggiungono il villaggio di Brea, dove incontrano un ramingo di nome Grampasso, che si dice amico di Gandalf. Dopo molte diffidenze iniziali, superate dopo che l'oste Omorzo Cactaceo ha consegnato una lettera a Frodo scrittagli da Gandalf che l'oste avrebbe dovuto far recapitare allo Hobbit dopo che Gandalf era frettolosamente partito a fine giugno, gli Hobbit accettano Grampasso, il cui vero nome è Aragorn, che è il legittimo successore al trono di Gondor, come loro guida. Quella notte i Cavalieri Neri raggiungono Brea, ma Aragorn riesce a salvare gli Hobbit spostandoli nella sua stanza. Aragorn si rivela un'ottima guida e un valido difensore contro i Cavalieri Neri, che continuano ad inseguirli in cerca dell'Anello di Sauron. Una notte, mentre gli Hobbit e Aragorn si trovano a Colle Vento, i Cavalieri Neri tendono loro un agguato, e Frodo, che a causa dello spavento si infila l'Anello al dito, viene ferito con un pugnale. Grazie all'aiuto dell'elfo Glorfindel, giunto in soccorso dei viandanti, Frodo viene portato in tempo a Gran Burrone, dove viene curato dalla magia degli Elfi e riprende le forze, mentre i Nazgûl vengono travolti dall'inondazione del fiume Bruinen, risultando pertanto temporaneamente sconfitti.

Libro II

A Gran Burrone, intanto, sono convenuti i rappresentanti di Elfi, Nani e Uomini da tutta la Terra di Mezzo in un Consiglio presieduto dal Signore degli Elfi Elrond, per poter discutere del pericolo che Sauron rappresenta per tutta la Terra di Mezzo. Inoltre, Gandalf racconta di essere stato fatto prigioniero nella torre di Orthanc dal capo del Bianco Consiglio Saruman poiché, dal momento in cui questi lo aveva tradito e reclamava l'Anello per sé, egli si era rifiutato di esserne complice. Quando i convenuti scoprono che l'Anello di Sauron si trova a Gran Burrone, alcuni di essi propongono di usare l'arma del Nemico contro di lui. Ma il saggio Gandalf e re Elrond dissuadono tutti: dal momento che l'Anello è un'estensione dell'essenza di Sauron e possiede una volontà propria in grado di piegare alla sua volontà ogni essere vivente, è troppo pericoloso per poter essere usato. L'unica soluzione per liberarsi di Sauron è di distruggere l'Anello, gettandolo nel Monte Fato, il vulcano nel quale era stato forgiato. Alla fine della riunione, Frodo si offre volontario per completare la missione: sarà lui a dover raggiungere il Monte Fato, nel reame di Mordor, e a distruggere per sempre l'Anello. Otto compagni lo accompagneranno nella sua missione: l'Elfo Legolas, originario del Bosco Atro, il figlio del Sovrintendente di Gondor Boromir, il Nano Gimli, originario di Erebor, Gandalf, Aragorn, che nel frattempo ha fatto riforgiare i frammenti di Narsil, la spada spezzata che brandiva da Brea, ribattezzandola Andúril, e i tre compagni che l'avevano accompagnato dall'inizio del suo viaggio, cioè Sam, Merry e Pipino.

Prima che Frodo parta per distruggere l'Anello, Bilbo gli regala la spada Pungolo e la cotta di mithril che Thorin Scudodiquercia gli aveva donato quasi 80 anni prima. Il viaggio ha inizio, e la cosiddetta Compagnia dell'Anello si avvia verso sud, alla volta di Mordor. In un primo momento tentano di superare le Montagne Nebbiose attraverso il passo di Caradhras, ma falliscono a causa delle tempeste scatenate contro di loro dallo stesso Caradhras, tristemente famoso per la sua crudeltà contro i viaggiatori. Contro la volontà di Aragorn, la Compagnia si rassegna infine ad attraversare le miniere di Moria, scavate dai Nani nei tempi antichi, che passano sotto le Montagne. Queste però sono infestate dagli Orchi e da un Balrog, un antico e terribile demone. È proprio affrontando il Balrog che la Compagnia perde Gandalf, trascinato dal demone in un abisso oscuro. Grazie al sacrificio dello stregone, il resto della Compagnia riesce ad uscire illesa dalle miniere e a raggiungere il regno elfico di Lórien, dove soggiornano un mese. Durante la permanenza, la Dama Elfica Galadriel permette a Frodo e Sam di guardare nello Specchio: Sam prima vede Frodo giacere apparentemente morto su una rupe a picco, poi ha una visione della Contea devastata, mentre Frodo prima ha una visione di Saruman poi dell'Occhio di Sauron. Frodo rimane talmente turbato da ciò che ha visto nello specchio che offre l'Anello alla Dama Elfica, la quale tuttavia rifiuta e gli rivela il fatto che ella è la custode di Nenya, uno dei Tre Anelli elfici. Dopo aver ricevuto molti doni da Galadriel e da suo marito Celeborn, tra cui la Stella di Eärendil, che Frodo deve utilizzare quando ogni altra luce si spegne, i compagni ripartono per il loro viaggio su delle barche lungo il corso del fiume Anduin, fino a raggiungere Amon Hen. Qui, la Compagnia deve scegliere se proseguire direttamente verso Mordor o se passare prima da Minas Tirith, come vorrebbe Boromir. La scelta viene delegata a Frodo e, dopo che questi si è allontanato dai compagni per riflettere sulle due opzioni, Boromir cerca di convincerlo a dargli l'Anello. Questa richiesta spaventa molto Frodo, il quale, dopo essersi allontanato da Boromir infilandosi l'Anello, capisce che deve proseguire la missione da solo, quindi si avvia alle barche senza avvertire nessuno. Boromir, pentitosi amaramente del gesto, torna dagli altri compagni, suscitando col suo atteggiamento reticente l'apprensione di tutti. La Compagnia si sparpaglia alla ricerca disperata di Frodo, ma Sam, intuendo la scelta del suo Padrone, lo raggiunge e i due Hobbit proseguono insieme il viaggio verso Mordor.

Le due torri

Lo stesso argomento in dettaglio: Le due torri (romanzo).

Libro III

Barbalbero assieme a Pipino e Merry in un'illustrazione.

Mentre è alla ricerca di Frodo, Aragorn sente il suono di un corno: Boromir, che aveva il compito di rintracciare Merry e Pipino, chiede aiuto, perché è attaccato da un gruppo di Uruk-hai creati da Saruman. Quando Aragorn lo raggiunge, viene trovato agonizzante e trafitto da molte frecce. Prima di morire, Boromir confessa ad Aragorn che ha tentato di prendere l'Anello a Frodo e gli rivela che Merry e Pipino sono stati rapiti dagli Uruk-hai. Dopo aver caricato il corpo di Boromir su una delle tre barche, Aragorn, Legolas e Gimli si lanciano all'inseguimento dei due Hobbit rapiti.

Quando gli Uruk-hai, che durante il viaggio hanno avuto la meglio su un contingente di Orchi di Mordor, ora costretti ad accompagnarli, raggiungono la Foresta di Fangorn, ai confini del regno di Rohan, vengono sterminati da un'orda di Rohirrim guidati da Éomer, il nipote del re di Rohan Théoden. Merry e Pipino riescono fortunosamente a fuggire nella foresta, salvandosi dalla carneficina. Qui incontrano l'Ent Barbalbero, che li porta nella sua casa nella foresta. Venuto a conoscenza della distruzione di Fangorn da parte di Saruman, Barbalbero convoca i suoi simili in una riunione, l'Entaconsulta, al termine della quale gli Ent decidono di muovergli guerra.

Nel frattempo Aragorn, Legolas e Gimli, durante l'inseguimento degli Hobbit, prima incontrano Éomer e la sua compagnia, che la notte precedente aveva ucciso gli Orchi, poi, una volta inoltratisi nella Foresta di Fangorn per seguire le tracce di Merry e Pipino, trovano un redivivo Gandalf. Inizialmente, Gandalf era stato scambiato per Saruman perché non indossava più delle vesti grigie, ma bianche come quelle di Saruman. Gandalf dice ai tre cacciatori che ora si fa chiamare Gandalf il Bianco perché egli è Saruman come avrebbe dovuto essere e che egli è stato inviato nuovamente nella Terra di Mezzo per guidare gli uomini nella guerra contro Sauron. Dopo che lo stregone ha rassicurato i tre cacciatori sulla sorte di Merry e Pipino, tutti insieme si recano nella capitale del regno di Rohan, Edoras. Qui liberano il re Théoden, il cui unico figlio, Théodred, è stato nel frattempo ucciso ai guadi del fiume Isen, dall'influenza maligna di Grima Vermilinguo, servo di Saruman. Lo stregone minaccia una guerra contro Rohan, pertanto Théoden ed Éomer si rifugiano assieme ai soldati di Rohan presso il Fosso di Helm. Éowyn, la sorella di Éomer, invece, rimane ad Edoras come reggente del regno insieme alle donne, ai bambini e agli anziani. Durante il viaggio verso il Fosso di Helm, Gandalf si allontana senza dare molte spiegazioni.

L'esercito di Saruman si mette in marcia verso la fortezza nemica, ma poco dopo gli Ent marciano su Isengard e la conquistano, intrappolando lo stregone all'interno della sua torre. Gandalf, giunto durante la battaglia, convince Barbalbero a mandare un esercito di Ucorni per aiutare Théoden nell'assedio al Fosso di Helm. Lo stregone raggiunge quindi la fortezza assieme ad una divisione di Rohirrim comandata da Erkenbrand giusto in tempo per salvarla dalle armate di Saruman, che vengono infine sterminate dagli Ucorni.

Gandalf torna quindi Isengard insieme ai suoi compagni, a Théoden e alla scorta reale, e tutti vengono accolti trionfalmente da Merry e Pipino. Qui, Gandalf tenta di convincere Saruman a tornare dalla parte dei Popoli Liberi e gli offre anche il perdono per il male causato, ma Saruman rifiuta l'offerta, pertanto Gandalf, divenuto ora il capo del Bianco Consiglio, lo priva del suo rango e di gran parte dei suoi poteri. Poco dopo, Pipino guarda nel Palantír, una pietra veggente che Saruman utilizzava per comunicare con Sauron e che in precedenza era stata lanciata da Grima Vermilinguo in segno di disprezzo. Sauron offre involontariamente a Pipino uno sguardo sulla città che aveva intenzione di attaccare nella sua prossima guerra di conquista: Minas Tirith, la capitale del regno di Gondor. Per avvertire il Sovrintendente di Gondor dell'imminente pericolo, Gandalf si reca a Minas Tirith con Pipino in groppa al suo cavallo Ombromanto.

Libro IV

Nel frattempo, Frodo e Sam continuano il loro viaggio verso Mordor. Mentre vagano negli Emyn Muil, riescono a catturare Gollum, il quale li stava seguendo in cerca del suo vecchio Anello, e gli fanno giurare di aiutarli. La creatura, dopo aver attraversato le Paludi Morte, conduce i due Hobbit fino ai Cancelli del Morannon, che però risultano ben protetti e impossibili da superare. Gollum consiglia ai due Hobbit di intraprendere una strada nascosta lungo le montagne, che porta al valico di Cirith Ungol. Nei boschi dell'Ithilien, i tre si imbattono in un gruppo di uomini comandati da Faramir, fratello minore di Boromir, che presidiano i confini di Gondor per assottigliare le file del Nemico. Faramir, a differenza del suo fratello maggiore, comprende la pericolosità dell'Anello e permette a Frodo e Sam di proseguire la missione, fornendo loro anche dei viveri. Una volta arrivati a Minas Morgul, Frodo e Sam vedono partire gli eserciti di Mordor in guerra contro Minas Tirith. Raggiunto il valico, scoprono che Gollum li ha traditi: qui, infatti, abita il malvagio ragno Shelob, che colpisce Frodo con il suo pungiglione immobilizzandolo. Sam riesce infine ad avere la meglio sull'animale, ma pensando che Frodo fosse morto, gli prende l'Anello e lo lascia: si realizza dunque una delle visioni che Sam ha avuto nello specchio di Galadriel. Dalla vicina torre di Cirith Ungol arrivano alcuni Orchi che, trovato Frodo, lo fanno prigioniero. Sam, infilatosi l'Anello, capisce dai dialoghi tra gli Orchi che Frodo è ancora vivo, e li insegue fino all'esterno della fortezza.

Il ritorno del re

Lo stesso argomento in dettaglio: Il ritorno del re (romanzo).

Libro V

Gandalf e Pipino arrivano a Minas Tirith per avvisare il Sovrintendente Denethor dell'imminente attacco. Aragorn, nel frattempo, dopo aver scrutato nel Palantír, decide di intraprendere i Sentieri dei Morti per raggiungere in tempo la città, accompagnato da Legolas, Gimli e dalla Grigia Compagnia dei Dunedain, guidata da Halbarad e dagli Elfi Elladan e Elrohir, figli di Elrond. Qui Aragorn risveglia un esercito di morti, traditori di un giuramento fatto ad Isildur e per questo condannati a non trovare la pace. Con la promessa di essere liberati, accettano di aiutare Aragorn a sconfiggere i Corsari di Umbar, alleati di Sauron, che stavano per attaccare Minas Tirith dal fiume. Una volta annientati i Corsari, Aragorn affranca l'esercito dei morti e si dirige a bordo delle navi verso Minas Tirith insieme a Legolas, Gimli, alla Grigia Compagnia, il cui capo, Halbarad, verrà però ucciso in battaglia, e ai soldati del sud del reame di Gondor.

Anche le armate di Rohan si dirigono alla volta di Minas Tirith, superando le fortificazioni grazie ad un sentiero segreto mostrato loro dai Drúedain, e gli eserciti di Rohan e di Gondor, quest'ultimo guidato dal principe di Dol Amroth Imrahil, si incontrano per combattere le armate di Sauron nei Campi del Pelennor. Éowyn, riuscita ad intrufolarsi tra i soldati con il nome di Dernhelm e con Merry al seguito all'insaputa di suo zio e di suo fratello, divenuto nel frattempo erede al trono dopo la morte del cugino, pugnala e uccide il capo dei Nazgûl, il Re Stregone di Angmar, con l'aiuto decisivo di Merry, anche se poi restano entrambi feriti. Théoden, invece, muore schiacciato dal proprio cavallo. All'interno della cittadella Denethor, che ha perso il senno a causa dall'utilizzo di un Palantír, della morte del figlio prediletto Boromir e del ferimento apparentemente mortale del figlio minore Faramir, avvenuto durante un attacco precedente alla battaglia, si suicida bruciandosi vivo. Gandalf e Pipino riescono però a salvare Faramir, che era destinato ad essere bruciato vivo insieme al padre, da una morte certa. Gli eserciti di Gondor e di Rohan, con l'aiuto decisivo dell'armata comandata da Aragorn, riescono a sconfiggere Sauron. Dopo la vittoria Aragorn, ormai rivelatosi come legittimo re, cura i feriti, poiché "le mani del re sono mani di guaritore". I feriti più gravi sono Faramir, Éowyn e Merry.

Dal momento che l'Anello non è stato ancora distrutto, i Capitani dell'Ovest decidono di muoversi verso i Cancelli di Mordor con la speranza di distrarre le forze del Nemico e di aprire la strada a Frodo verso il Monte Fato. Al Cancello Nero la Bocca di Sauron, mostrando ai Capitani i beni appartenuti a Frodo, fatto prigioniero a Cirith Ungol, fa credere loro che il Portatore dell'Anello sia morto, ma i Capitani non si lasciano ingannare e lo ricacciano indietro. Dai Cancelli, però, fuoriesce ora un esercito di Orchi infinitamente soverchiante dal punto di vista numerico: per i Capitani dell'Ovest si prospetta quindi una disfatta, e Pipino sviene dopo che la carcassa di un Troll che aveva appena ucciso gli cade addosso.

Libro VI

Con l'aiuto di Sam, Frodo riesce a liberarsi dagli Orchi e a scappare dalla torre di Cirith Ungol. Giunti infine presso la voragine del Monte Fato, vengono improvvisamente attaccati da Gollum, ma Frodo, con un ultimo sforzo, riesce a sfuggirgli e a raggiungere l'interno del vulcano. Qui decide però di non distruggere l'Anello e se lo infila al dito. A questo punto, Gollum attacca nuovamente Frodo e riesce a sottrargli l'Anello staccandogli il dito con un morso ma, poiché mette un piede in fallo, cade nella lava distruggendo l'Unico insieme a se stesso: il 25 marzo 3019 Sauron viene quindi definitivamente sconfitto. Frodo e Sam vengono poi portati in salvo dalle Aquile, che in precedenza erano giunte durante la battaglia in soccorso ai Capitani e che adesso portano Frodo e Sam nell'Ithilien, dove si ricongiungono con gli altri compagni e vengono onorati con grandi onori. In seguito, a Minas Tirith Aragorn viene incoronato Re dei Regni Riuniti di Arnor e Gondor e sposa l'Elfa Arwen, figlia di Elrond. Anche Faramir ed Éowyn si sposano, mentre Éomer sale al trono di Rohan.

Gli Hobbit tornano nella Contea per trovarla distrutta e asservita agli uomini di un certo Sharkey, installatosi nella Contea con la complicità di Lotho, divenuto in seguito una sua marionetta: la visione che Frodo e Sam hanno avuto nello Specchio di Galadriel si è dunque rivelata esatta. I quattro Viaggiatori riescono però a convincere gli altri Hobbit a ribellarsi ai soprusi degli uomini di Sharkey: il 3 novembre 3019 ha così inizio la battaglia di Lungacque, che termina con la vittoria degli Hobbit. Dopo la battaglia, gli Hobbit si recano a Casa Baggins per regolare i conti con Lotho, ma vi trovano Saruman, il quale, come in realtà già sospettavano gli Hobbit, si nascondeva sotto lo pseudonimo di Sharkey. Saruman non mostra alcun segno di pentimento per tutto il male che ha causato. Nonostante ciò, Frodo vieta agli altri Hobbit di ucciderlo e, mosso dalla pietà, lo lascia andare. Frodo tenta anche di convincere Grima Vermilinguo ad abbandonare il suo padrone, poiché non lo ritiene responsabile del male causato da Saruman, ma questi rivela agli Hobbit che Vermilinguo ha ucciso Lotho, e obbliga il suo servo a seguirlo dandogli un calcio in faccia. Vermilinguo, stanco dei maltrattamenti, uccide Saruman tagliandogli la gola, ma poi viene trafitto a morte da alcune frecce scagliate dagli Hobbit: finisce così la Guerra dell'Anello.

Dopo la morte di Saruman, Sam utilizza il dono che gli aveva fatto Galadriel per far rifiorire la Contea e, in seguito, sposa l'amata Rosie Cotton. Frodo, invece, non riesce a trovare pace a causa del ricordo del suo fardello e delle ferite ricevute, pertanto, dopo aver lasciato tutti i suoi beni a Sam, compresi Casa Baggins, tornata in suo possesso dopo la morte di Lotho, e il Libro Rosso dei Confini Occidentali, nel settembre del 3021 salpa dai Porti Grigi per le Terre Immortali insieme a Bilbo, il quale nel frattempo ha compiuto 131 anni, superando quindi il Vecchio Tuc, che aveva raggiunto i 130, Gandalf, Elrond e Galadriel, che si rivelano essere i portatori rispettivamente di Narya, Vilya e Nenya.

Appendici

  • Appendice A: Annali di re e governatori

Viene riportata la storia e la lista dei sovrani di numerosi regni: Númenor, Arnor e gli eredi di Isildur, Gondor e gli eredi di Anárion, Rohan, Moria. Viene inoltre raccontata la morte di Aragorn e quella susseguente di Arwen, che ha scelto la sorte degli Uomini rinunciando all'immortalità.

  • Appendice B: Il calcolo degli anni

Cronologia di Arda dalla Seconda Era in avanti, con particolare dettaglio per gli anni della Guerra dell'Anello.

  • Appendice C: Alberi genealogici

Vengono riportati gli alberi genealogici delle famiglie hobbit dei Baggins, dei Tuc, dei Brandibuck e dei Gamgee.

  • Appendice D: Calendario della Contea

Viene descritto il calendario della Contea, evidenziando in cosa esso si differenziasse da quello di Númenor e di Gondor.

  • Appendice E: Scrittura e pronunzia

Note sulla grafia e sulla pronuncia dei nomi nelle lingue elfiche e di Númenor.

  • Appendice F: Notizie etnografiche e linguistiche

Informazioni sui popoli e le lingue della Terra di Mezzo nella Terza Era.

Personaggi

I personaggi in grassetto sono i componenti della Compagnia dell'Anello.

Critiche

L'interno del pub Eagle and Child, luogo dove Tolkien discuteva delle sue opere con altri Inklings

L'opera ha avuto molte recensioni fin dalla sua prima pubblicazione, e il romanzo ha ricevuto valutazioni sia positive che negative. Dopo la prima pubblicazione, il Sunday Telegraph affermò che era «fra i più grandi lavori di finzione immaginaria del ventesimo secolo»;[48] il Sunday Times scrisse: «La parte del mondo che parla inglese è divisa in due: quelli che hanno letto Il Signore degli Anelli e Lo Hobbit, e quelli che stanno per farlo»;[49] per il New York Herald Tribune i libri di Tolkien erano «destinati ad andare oltre il nostro tempo».[50]

Fra le recensioni negative, Judith Shulevitz, critico del New York Times, definì pedante lo stile di Tolkien, affermando che egli «ha formulato una credenza di nobili sentimenti nell'importanza della sua missione come conservatore della letteratura, la quale però risulta essere la morte per la letteratura stessa»;[51] il critico Richard Jenkins, scrivendo su The New Republic, denotò una spiccata mancanza di profondità psicologica; per il critico sia i personaggi sia l'opera erano «anemici e senza spina dorsale».[52]

Perfino nello stesso circolo privato di Tolkien, gli Inklings, i pareri furono discordi. Si ricorda una famosa affermazione di Hugo Dyson, espressa durante una delle letture di Tolkien al gruppo:

«Oh no! Non un altro fottuto elfo!»

Un altro membro degli Inklings, C. S. Lewis, espresse un parere completamente differente dal suo collega, affermando:

(EN)

«Here are beauties which pierce like swords or burn like cold iron. Here is a book which will break your heart.»

(IT)

«Qui ci sono delle cose meravigliose che feriscono come spade o che bruciano come freddo acciaio. Ecco qui un libro che vi spezzerà il cuore.»

Fra gli scrittori, l'autore di fantascienza David Brin criticò il libro su molti aspetti, ad esempio per la devozione dell'autore a una tradizionale struttura sociale gerarchica, per il suo dipingere in maniera positiva la carneficina delle forze nemiche, e la sua maniera romantica e antiquata di vedere il mondo;[55] Michael Moorcock, un altro famoso scrittore di fantascienza e di fantasy, nel suo saggio Epic Pooh, equipara il lavoro di Tolkien a quello di Winnie-the-Pooh, criticando questa e le altre opere dell'autore per aver rappresentato in maniera fortemente semplicistica e stereotipata la Merry England ("Inghilterra felice").[56]

Più recentemente, l'analisi critica si è focalizzata sull'esperienza di Tolkien durante la prima guerra mondiale; scrittori come John Garth in Tolkien e la Grande Guerra, Janet Brennan Croft e Tom Shippey, hanno approfondito nel dettaglio questo aspetto e hanno comparato le immagini, le fantasie e i traumi contenuti nel Signore degli Anelli con quelli sperimentati dai soldati nelle trincee nella storia della Grande Guerra. John Carey, professore di letteratura inglese all'Università di Oxford, parlando ad aprile 2003 durante il programma Big Read della BBC (programma che ha nominato l'opera di Tolkien “libro più amato dagli inglesi”) ha affermato che «il modo di scrivere di Tolkien è essenzialmente tipico della letteratura guerresca; forse non diretto come Wilfred Owen […] ma molto, molto interessante [...] la più solida riflessione sulla guerra scritta come fantasia».[senza fonte]

Il Signore degli Anelli, pur non essendo stato pubblicato in brossura fino agli anni sessanta, vendette molto bene nell'edizione rilegata.[57] Nonostante i suoi numerosi detrattori, la pubblicazione della Ace Books e della Ballantine Books aiutò Il Signore degli Anelli a diventare immensamente popolare, tanto che nel 1957 ricevette il prestigioso International Fantasy Award. In un sondaggio organizzato dalla Australian Broadcasting Corporation nel 2004 l'opera di Tolkien risultò il libro più amato dagli australiani.[58] Da un altro sondaggio realizzato da Amazon.com sui propri clienti, nel 1999 Il Signore degli Anelli è risultato essere il "libro del millennio".[59] Infine, nel 2004, un altro sondaggio ha rivelato che circa 250.000 tedeschi hanno scelto l'opera di Tolkien come la loro opera letteraria preferita.[60]

Alcune analisi recenti si sono focalizzate sulle critiche espresse da alcuni gruppi minori.[61] Una delle critiche mosse al romanzo si concentra sul presunto razzismo contenuto nell'opera; essa presenta come protagonisti razze dalla pelle bianca, come Uomini, Elfi, Nani e Hobbit, mentre come antagonisti Orchi e Uomini dalla pelle scura, presentati come una minaccia al gruppo etnico di razza bianca. Il libro inoltre menziona come causa dell'indebolimento dei Númenoreani il loro mescolarsi con "uomini inferiori”, affermazione che alcuni critici hanno associato ad una visione xenofoba dell'autore.[62]

Questa analisi è stata criticata da molti.[63] Nel romanzo stesso sono presenti, infatti, anche Hobbit dalla pelle scura,[64] e alcuni Uomini dalla pelle scura sono presenti tra le file dell'esercito di Gondor durante l'assedio di Minas Tirith.[65] Tolkien, inoltre, prova compassione per gli Uomini che servono Sauron: vedendo il cadavere di uno di questi, Sam Gamgee si chiede se egli fosse davvero malvagio oppure costretto a combattere per una causa che non condivideva.[66] Nel libro, infine, è specificato come il declino dei Númenóreani sia dovuto a una concatenazione di vari fattori, come il loro orgoglio e la loro brama di potere.

Le accuse di razzismo risultano inconsistenti anche leggendo le parole di Tolkien stesso. In alcune lettere private, l'autore inglese definì la "dottrina della razza" e l'antisemitismo nazisti “completamente dannosi e non scientifici”[67] e l'apartheid “terrificante”.[68]

(EN)

«I have the hatred of apartheid in my bones; and most of all I detest the segregation or separation of Language and Literature. I do not care which of them you think White.»

(IT)

«Io ho nelle ossa l'odio per l'apartheid; e più di ogni cosa io detesto la segregazione e la separazione di Linguaggio e Letteratura. Non m'importa quale di essi voi riteniate Bianco.»

Nella prefazione dell'edizione riveduta e corretta, Tolkien stesso accetta alcune delle critiche, ma per la maggior parte non le analizza. Scrive infatti:

(EN)

«The most critical reader of all, myself, now finds many defects, minor and major, but being fortunately under no obligation either to review the book or to write it again, he will pass over these in silence, except one that has been noted by others: the book is too short.»

(IT)

«Il lettore più critico di tutti, me stesso, ora riesce a vedere molti difetti, grandi e piccoli, ma non essendo sotto l'obbligo di revisionare il libro o di riscriverlo ancora una volta, lascerà che essi rimangano nel silenzio, eccetto per uno che è stato notato dagli altri: il libro è troppo corto.»

Temi narrativi

Temi religiosi

Tolkien, «cattolico di romana Chiesa», descrive il suo romanzo come «un lavoro fondamentalmente religioso e Cattolico»[13] in quanto in esso si possono cogliere molti aspetti che caratterizzano la vita cristiana. Nell'opera si rintracciano, nondimeno, riferimenti riconducibili più generalmente alle religioni nel loro complesso e alle loro teologie. Tolkien ha dunque scelto alcuni dei temi con cui ogni cristiano si rapporta, riuscendo tuttavia a trattarli con un elegante linguaggio alternativo.

La Speranza: i popoli liberi sperano, contro ogni previsione, di riuscire a liberarsi dal male (Sauron) che lentamente e inesorabilmente sta conquistando la Terra di Mezzo: anche Saruman il Bianco, una volta estremo baluardo del Bene, è stato corrotto. Questa forte speranza è giustificata dalla Provvidenza, che nel libro influisce sulla trama continuamente e in maniera profonda, anche se a volte nascosta: Gandalf ritorna come Gandalf il Bianco per portare a termine la sua missione; il Palantír lanciato come fosse un comune sasso e usato da Pipino diventa un vantaggio per Frodo e Sam; Gollum compie ciò che Frodo non può più con l'Unico Anello, nonostante non avesse intenzione di distruggerlo. Non è il caso che guida questi eventi, così come non lo è il fatto che ci siano degli Stregoni che, almeno inizialmente, sono giunti per aiutare i popoli liberi a combattere contro il male. Continuando questo percorso si scopre come gli umili siano i veri vincitori: non solo il piccolo e umile popolo Hobbit, ma anche i più umili di esso, come Sam.

L'Umiltà: è una qualità piuttosto ricorrente nel romanzo, assieme all'Amicizia: esse danno la forza a Sam di sopportare situazioni di ogni tipo: pericolose, ingiuste e neanche affidate a lui, bensì al suo padrone (e migliore amico) Frodo. A fianco a quello dell'amicizia vi è, inoltre, il tema dell'Amore, narrato nelle storie di Aragorn ed Arwen, Éowyn e Faramir, Sam e Rosie, nonché nella leggenda di Beren e Lúthien.

La Misericordia e la Pietà: temi molto frequenti, non solo in quest'opera, ma anche negli altri scritti di Tolkien. In linea generale, il tema principale del libro potrebbe essere identificato come la lotta tra "il bene e il male", e per questo Tolkien era considerato da alcuni manicheo, dato che i personaggi del libro tendono per natura o al male assoluto o al bene assoluto. In verità non è così, dato che tutti i personaggi nel corso della loro storia hanno potuto scegliere la loro parte.[71] In La Compagnia dell'Anello, Gandalf racconta a Frodo che Bilbo, che era una persona buona, che non poteva vedere la morte e la distruzione, non volle uccidere neanche un essere ripugnante come Gollum, proprio perché ebbe pietà di lui,[72] e proprio la pietà di Bilbo portò alla distruzione dell'Anello, visto che, se Gollum non avesse attaccato Frodo quando si trovavano sul Monte Fato, l'Anello non sarebbe stato distrutto. A episodi come questo Tolkien dà nome di Eucatastrofe ("buona catastrofe"): il trionfo è stato quindi la conseguenza di un fallimento (da parte di Frodo) e il sacrificio (da parte di Gollum). Un altro esempio di Pietà ci è dato da quella di Théoden nei confronti di Grima Vermilinguo: il re infatti voleva ucciderlo, ma Gandalf è intervenuto, suggerendo di dargli la possibilità di scegliere da quale parte stare; anche in quel caso la pietà di Théoden ha portato a degli sviluppi positivi, come la morte di Saruman e il recupero del Palantír, nonostante che poi Grima abbia scelto di stare dalla parte del male.

Nel romanzo sono inoltre trattati il tema della Morte, a cui può essere legato anche quello del Sacrificio, la Salvezza e, attraverso riferimenti non velati, anche la tematica della risurrezione: la prima è legata all'uomo come un dono di cui nessuno conosce la natura, ma che conduce alla seconda, la salvezza, alla quale sono chiamati tutti gli esseri della Terra di Mezzo e per cui vale la pena lottare per raggiungere un mondo di pace e giustizia, privo del male. La resurrezione dalla morte avviene in Gandalf il quale, dopo lo scontro con una creatura demoniaca terribile Balrog, che riesce ad annientare e ricacciare nelle profondità della terra, ritorna alla vita per compiere la sua missione di sconfiggere il male che rischia di distruggere il mondo degli uomini. Alcuni critici (anche se non vi è uniformità di interpretazioni sull'argomento) hanno visto nell'opera di Tolkien alcuni rimandi ad una simbologia numerica cristiana.

Temi romantici

Il sogno di Ossian, Jean-Auguste-Dominique Ingres, 1813: l'eroe è schiacciato dal peso dei suoi illustri antenati.

Ne Il Signore degli Anelli vi sono vari riferimenti ad alcuni temi romantici, primo fra tutti l'Infinito, il tema romantico per eccellenza. Il desiderio di raggiungere l'infinito si manifesta nei personaggi dell'opera di Tolkien in due modi diversi: il primo è il confrontarsi dei personaggi con qualcosa più grande di loro, che schiaccia le loro piccole individualità e supera le loro possibilità, mentre il secondo è il tentativo dei personaggi di elevarsi al di sopra delle loro possibilità. Questi due temi, prettamente romantici, vengono chiamati Sehnsucht e Titanismo (Streben).

La nostalgia

La Nostalgia romantica (Sehnsucht, termine coniato dai fratelli Schlegel) è un sentimento diverso da quello che ha assunto in tempi recenti: esso, infatti, è esprimibile come una sorta di “smania del desiderare”, una costante frustrazione che pervade i personaggi dell'opera tolkieniana. Gli animi di Bilbo e Frodo sono devastati da questo sentimento, che li rende dipendenti dall'Anello e rende loro impossibile separarsene: senza di esso, infatti, essi divengono irascibili e depressi, arrivando quasi a fare del male a persone a loro care pur di riottenerlo. L'Anello diviene in questo modo l'Assoluto romantico, l'entità senza la quale l'uomo non riesce a liberarsi dalle sensazioni di impotenza e oppressione che gravano su di lui. Una volta distrutto l'Anello, Frodo non può più vivere nella Contea ma deve partire per il Reame Beato di Valinor, una sorta di rappresentazione della morte, l'unico modo in cui egli può attenuare il suo dolore. Anche gli Elfi dopo la distruzione del potente oggetto sono costretti a lasciare la Terra di Mezzo, in quanto anche i tre anelli elfici, connessi in qualche modo all'Unico, hanno cessato di funzionare; sono anche loro consumati quindi dalla brama dell'Assoluto romantico. Questo atteggiamento abbandonato, di disinteresse verso la vita è lo stesso che pervade le pagine di due grandi opere del romanticismo quali I dolori del giovane Werther di Goethe e le Ultime lettere di Jacopo Ortis del Foscolo; infatti, i protagonisti sono condotti al suicidio (o, nel caso di Il Signore degli Anelli, alla partenza per Valinor) da una vuotezza interiore che li corrode dall'interno. Nel libro L'anello che non tiene[73] questo tema è stato intuito dagli autori L. Del Corso e P. Pecere. Essi infatti affermano che: «Un senso crepuscolare, di nostalgia per un tempo irrimediabilmente distante pervade l'opera, e anche le gesta più eroiche sono presenti come l'estremo, pallido riflesso di un mondo al tramonto.»

Viandante sul mare di nebbia di C. D. Friedrich: esso simboleggia i temi dell'infinito e del viaggio.

La Sehnsucht può essere infine espressa anche come nostalgia verso il passato. Nell'opera vi sono dei personaggi come Aragorn e Boromir che devono sostenere sulle loro spalle il peso delle generazioni precedenti: il primo del suo antenato Isildur, il secondo, in misura minore, del padre Denethor.

Il viaggio

Altro importante tema ripreso dal romanticismo è quello del viaggio; questo tema è strettamente connesso alla Sensucht vista precedentemente. Infatti caratteristica dell'eroe romantico è l'essere un viandante: il viaggio rappresenta l'evasione, la fuga dalla realtà di tutti i giorni, come quello rappresentato nella celebre opera romantica dell'Enrico di Ofterdingen di Novalis. Il romanzo dell'autore inglese è tuttavia un viaggio iniziatico, nel quale l'eroe impara ad affrontare le difficoltà nel corso del romanzo, e non un viaggio di formazione, in quanto i romantici non accettano l'idea di un progresso insito nei personaggi, e, in generale, nella storia umana. Il viaggiatore romantico è, come detto, un viandante; un viaggiatore che vaga senza scopo apparente, dominato dai propri impulsi naturali. Anche i membri della Compagnia dell'Anello sono dei viandanti, apparentemente spinti dal compito di proteggere Frodo e di distruggere l'Anello, ma in realtà ognuno di essi è dominato dai propri impulsi interiori. Gandalf cerca quella sfida che lo porterebbe ad elevarsi al di sopra degli altri, cosa che avviene dopo la battaglia contro il Balrog di Moria, quando tornerà nel mondo dei vivi come Gandalf il Bianco; Aragorn e Boromir vagano spinti dal peso che essi si portano sulle spalle;[74] Legolas è spinto dal desiderio di vedere Lothlórien e Gimli di visitare l'antica dimora nanesca di Moria. Gli hobbit, infine, sono spinti dal desiderio dell'avventura, ma in realtà non sanno veramente a cosa vanno incontro.

Il titanismo

Oltre alla Sehnsucht, altro tema romantico importante nell'opera è lo Streben, o titanismo, contrapposto ad essa; se prima la nostalgia era la rassegnazione dell'uomo a raggiungere l'infinito, il titanismo lo spinge a superare i propri limiti e le proprie possibilità per fondersi col tutto. Il più grande esempio di quest'uomo ce lo dà Johann Goethe con il suo Faust; infatti il termine utilizzato dal poeta tedesco non è titanismo, bensì Faustismo. Nel romanzo il sentimento assume perlopiù una connotazione negativa, ma mentre alcuni personaggi non riescono a resistere alla tentazione, altri riescono a superarlo; l'animo di Sauron ne è corroso, e brama l'Anello per poter diventare completo ed avere finalmente il controllo del mondo. Altri esempi negativi sono Saruman, per poter avere la supremazia e il potere, e Boromir e Denethor, convinti di poter utilizzare l'anello per salvare il proprio popolo. Ma il potente oggetto magico, andando contro natura, provoca solo distruzione e morte, portando gli uomini alla follia. Tuttavia come detto alcuni riescono a rinunciare al suo potere, come ad esempio Galadriel quando riceve l'offerta di Frodo di prendere l'Anello per sé stessa; anche Gandalf resiste, quando l'anello gli viene offerto; entrambi sanno che quel potere sarebbe troppo per loro, portandoli oltre i limiti della propria natura.

Temi romantici minori

Vi sono nell'opera di Tolkien altri riferimenti ad alcuni temi preferiti dai romantici. Uno di questi è il binomio amore/morte; per avere l'uno è necessario accettare anche l'altro. Questa tematica si adatta in maniera perfetta al rapporto fra Aragorn ed Arwen: la seconda rinuncia all'immortalità derivante dalla sua stirpe elfa per amore del primo; ella accetta quindi la morte, e dopo l'abbandono della vita da parte di Aragorn si lascia morire presso Caras Galadhon.[75] Il tema è collegato alla vita del già citato autore romantico, Novalis: la morte della sua fidanzata Sophie, avvenuta a soli 15 anni, causò in lui un mutamento, portandolo alla consuzione e facendolo morire alla giovane età di 29 anni.[76] Questo tema è il nucleo di uno dei grandi racconti di Tolkien, Il Racconto di Beren Erchamion e Lúthien Tinúviel:[77] qui i due amanti risorgono dalla morte per poter coronare il loro sogno d'amore, seppur per un breve tempo. Altro tema caro ai romantici e soprattutto a Novalis è quello della notte. La notte dei romantici viene contrapposta alla luce dell'Illuminismo: essa è collegata all'idea di oscurità, al quale rende tutto più incerto e indistinto, dando un forte senso di indeterminatezza. Esempi di questo del romanzo sono gli Hobbit che vagano per la Vecchia Foresta,[78] dove con l'oscurità gli alberi assumono delle caratteristiche umane, oppure il sasso che Pipino lancia per saggiare la profondità di un profondissimo pozzo nelle caverne di Moria.[79]

Natura contro tecnologia

"La natura incontaminata" è sempre stato un tema caro all'autore inglese, contrario al suo sfruttamento e quindi all'industria; gli esseri malvagi dei suoi racconti, infatti, sono spesso descritti utilizzando metafore riferibili al mondo delle macchine, come Saruman, il quale "Ha un cervello fatto di metallo e d'ingranaggi".[80] La distruzione da parte sua di parte della foresta di Fangorn spinge Barbalbero e gli Ent a schierarsi contro di lui. Attraverso il riferimento continuo fra industria e guerra come sinonimi, specialmente in relazione alla produzione da parte di Saruman di un esercito di Uruk-hai, Tolkien presenta complessivamente un'immagine molto negativa dell'industria e del progresso tecnologico portato alle sue estreme conseguenze, presentato come un percorso tentatore verso obiettivi egoistici. Tuttavia, la tecnica mostra la sua utilità ai fini della sussistenza e quando si componga di tecnologie semplici (come nel caso degli Hobbit, che conoscono ed utilizzano il mulino ad acqua), oppure raffinate e per scopi benefici condivisi dalla comunità (come nel caso degli Elfi).

Perdita e addio

Fin dalla creazione dell'universo immaginario tolkieniano, uno dei temi maggiori che lo scrittore ha utilizzato è stato quello di una grande bellezza e gioia che avvizziscono e scompaiono prima del tempo, a causa dei poteri di un essere maligno. In Il Silmarillion, Melkor utilizza i suoi poteri prima per distruggere e contaminare le opere dei suoi fratelli e compagni Valar (le potenze angeliche del mondo),[81] poi arriva a chiedere l'aiuto di Ungoliant per distruggere i Due Alberi che davano luce all'intera terra di Aman.[82]

Grazie alle macchinazioni del malefico Morgoth, Fëanor, principe dei Noldor, prima perde suo padre e poi le sue più grandi creazioni, i Silmarilli;[83] con questa azione il primo sangue elfico viene sparso ad Alqualondë[84] sul sacro suolo di Eldamar, e con esso i Noldor perdono sia la loro casa che la loro innocenza. Mandos, il Vala che conosce il destino, enuncia una profezia sui Noldor, rivelandogli che essi non troveranno pace fino al compimento del loro scopo, o morranno.[85]

Nel corso della storia della Terra di Mezzo, grandi città e stati vengono creati, ma tutti sono destinate a fallire, prima che gli Elfi immortali si rendano conto che nulla di quello che hanno creato di buono sulla terra sopravviverà a loro. Gondolin e il Nargothrond come Khazad-dûm e Númenor alla fine sono distrutte o abbandonate, sia attraverso il male proveniente dall'esterno che da un tradimento dall'interno.

Alla fine di Il Signore degli Anelli la maggior parte degli Elfi ha lasciato la Terra di Mezzo, portandosi via tutte quello che avevano creato; Lothlórien, senza il potere dell'Anello Nenya di Galadriel, partito per le Terre Immortali, avvizzisce e sparisce. Frodo è tornato nella Contea, ma a causa della ferita riportata a Colle Vento non può più vivere libero da tristezza e dolore, e quindi deve partire anche lui per Aman.[86]

Infine, in una delle appendici di Il ritorno del re, dopo due secoli di vita Aragorn muore, lasciandosi indietro una sola e mortale Arwen, che viaggia verso quel poco che resta di Lothlórien per lasciarsi morire su una pietra vicino al fiume Nimrodel, tornando in uno dei pochi posti in cui si fosse sentita davvero felice in vita.

Il tema della perdita è rafforzato attraverso alcune canzoni distribuite in tutto il libro; una delle più significative in questo senso è il poema recitato dal Nano Gimli vicino all'uscita di Moria (qui riprodotto in parte).

(EN)

«The world was fair, the mountains tall,
In Elder Days before the fall.
Of mighty kings of Nargothrond
And Gondolin, who now beyond
The Western Seas have passed away;
The world was fair in Durin's Day.
[...]
The world is grey, the mountains old,
The forge's fire is ashen cold;
No harp is wrung, no hammer falls,
The darkness dwells in Durin's halls;
The shadow lies upon his tomb
In Moria, in Khazad-dûm.»

(IT)

«Bello era il mondo, ed alti i monti ignoti,
Prima della caduta, nei Tempi Remoti,
Dei potenti re che son fuggiti via
Da Nargothrond o Gondolin che sia
Dei Mari Occidentali sull'altra sponda:
Ai Tempi di Durin la terra era gioconda.
[...]
Il mondo è grigio, e le montagne anziane,
Nelle fucine, le fredde ceneri sono del fuoco un ricordo lontano.
Nessun'arpa vibrante, nessun ritmo di martelli.
Regna l'oscurità su miniere e castelli;
Sulla tomba di Durin incombe fosca l'ombra,
A Moria, a Khazad-dûm.»

Il lieto fine

Il Signore degli Anelli, nonostante le peripezie raccontate, le vicende dagli sfondi più o meno tragici, la morte che colpisce sia i buoni che i cattivi, finisce con un lieto fine: il male viene sconfitto, il bene trionfa, tutto riacquista un ordine e un equilibrio. Il lieto fine può essere inteso come un riscatto dell'umanità, una sorta di fiducia da parte di Tolkien nei confronti dell'uomo. Lo scrittore inglese lascia in vita quasi tutti i personaggi della Compagnia dell'Anello, e di questi fa morire solo Boromir perché desideroso di impossessarsi dell'anello, seppur per uno scopo nobile. Il romanzo non finisce con una strage tra i protagonisti, bensì con una vittoria epica.

Questo va molto in contrasto con la vita di Tolkien, in quanto lo scrittore partecipò alla Prima guerra mondiale come soldato ed assistette agli sviluppi della Seconda; all'interno di La realtà in trasparenza si trovano dei suoi pensieri riguardanti la Prima guerra mondiale, come «Le guerre sono sempre perdute e la guerra continua sempre».[88][89]

A questo pessimismo (e forse realismo) riguardante la società in cui vive, Tolkien accosta un lieto fine nel suo romanzo, quasi volesse creare un mondo diverso da quello nel quale viveva quotidianamente, un mondo che affronta il male con il coraggio, la determinazione, l'amicizia e lo sconfigge per ritrovare finalmente la pace. Ma chi pensa che Tolkien sia un personaggio del mondo che crea, si sbaglia: in una lettera ad Amy Ronald nel 1969 afferma: «Io in realtà, non appartengo alla storia che ho inventato, e non voglio appartenervi»[17].

Influenza culturale

Influenza sul genere fantasy

Il successo dell'opera aumentò l'interesse del pubblico per i romanzi fantasy e il genere si accrebbe per tutti gli anni sessanta quando furono pubblicati molti libri simili, per stile e argomento come quelli del Ciclo di Earthsea di Ursula Le Guin, La saga della Riftwar di Raymond E. Feist, La saga dei Belgariad di David Eddings, il ciclo di Shannara di Terry Brooks, Le cronache di Thomas Covenant l'incredulo di Stephen R. Donaldson e i libri di La ruota del tempo di Robert Jordan; nei casi di Gormenghast di Mervyn Peake e di Il serpente Ouroboros di E. R. Eddison, invece, i romanzi vennero riscoperti dopo un iniziale scarso successo.

Il romanzo ha influenzato anche l'industria dei giochi di ruolo che raggiunse grande popolarità negli anni settanta grazie al gioco Dungeons & Dragons. Molte fra le razze presenti nel gioco sono simili per nome e caratteristiche a quelle di Il Signore degli Anelli, come ad esempio gli halflings (inizialmente chiamati proprio “Hobbit” e successivamente cambiati nel nome e, in parte, nelle caratteristiche, per evitare problemi legali[90][91]), gli elfi, i nani, i mezzelfi, gli orchi o i draghi. Uno degli autori originari del gioco, Gary Gygax, ha affermato che l'influenza del Signore degli Anelli sul gioco è minima, e che quegli elementi sono stati inclusi come mossa commerciale per aumentare la popolarità del gioco.[92]

La tipologia di fantasy nata sull'onda del Signore degli Anelli ha influenzato anche la creazione del gioco di carte collezionabili Magic: l'Adunanza, come molti videogiochi, fra cui Final Fantasy IV, Ultima, Baldur's Gate, EverQuest, The Elder Scrolls, RuneScape, Neverwinter Nights, e la saga di Warcraft.[93]

Il romanzo ha influenzato alcuni autori di fantascienza come Arthur C. Clarke il quale fa riferimento al monte Fato nel suo libro 2010: Odissea due:

(EN)

«Do you remember [...] The Lord of the Rings? [...] Well, Io is Mordor [...] There's a passage about "rivers of molten rock that wound their way ... until they cooled and lay like dragon-shapes vomited from the tortured earth." That's a perfect description: how did Tolkien know, a quarter of a century before anyone saw a picture of Io? Talk about Nature imitating Art.»

(IT)

«Ricordi [...] Il Signore degli Anelli? [...] Bene, Io è Mordor [...] C'è un passaggio che parlava di "fiumi di roccia fusa che interrompevano la loro via... fino a quando non si scioglievano e giacevano come dragoni vomitati dalla terra torturata." Questa è una descrizione perfetta: come poteva Tolkien saperlo, un quarto di secolo prima che un qualcuno vedesse un'immagine di Io? Parla della Natura che imita l'Arte.»

Tolkien ha anche influenzato, per dichiarazione dello stesso regista, la filosofia di alcuni film di Star Wars di George Lucas.[94]

Satire e parodie

Riferimenti nella musica

  • Il compositore olandese Johan de Meij ha composto negli anni ottanta la sua Symphony No. 1, soprannominata "The Lord of the Rings" Symphony, ovvero la Sinfonia del Signore degli Anelli. Il componimento consta di cinque parti, intitolate rispettivamente: Gandalf, Lothlórien, Gollum, Journey in the Dark (Viaggio nelle Tenebre) e Hobbits.
  • The Ballad of Bilbo Baggins di Leonard Nimoy è basata sulla saga tolkeniana, in particolare su Lo Hobbit.
  • I Led Zeppelin hanno composto alcune canzoni ispirate al Signore degli Anelli: Misty Mountain Hop il cui titolo si rifà alle "Montagne Nebbiose" (Misty Mountains); Ramble On si riferisce a Bilbo Baggins e al suo incontro con Galadriel e Gollum, viene citata anche Mordor; nel testo di Stairway to Heaven sono contenuti diversi riferimenti all'opera di Tolkien, come ha dichiarato in più occasioni il cantante della band, Robert Plant, così come nel brano The battle of Evermore dello stesso album.[97]
  • I Rush intitolarono Rivendell una canzone del loro album Fly by Night. Anche il brano The Necromancer del successivo album Caress of Steel contiene chiari riferimenti alle vicende narrate da Tolkien.[senza fonte]
  • Gli Styx intitolarono una canzone dell'album Pieces of Eight “Lords of the Ring”.
  • Patrice Deceuninck, compositore francese, ha iniziato un progetto musicale ispirato a Il Signore degli Anelli, di cui ha portato a termine il primo album, The Ring Bearer part I, relativo alla Compagnia dell'Anello.[senza fonte]
  • Alan Horvath ha realizzato un intero album basato sul romanzo di Tolkien nel 2004.[senza fonte]
  • I Blind Guardian, band metal tedesca, hanno intitolato una canzone Lord of the Rings nell'album Tales from the Twilight World. Esiste anche un loro album dedicato a Il Silmarillion intitolato Nightfall in Middle-Earth. Nell'album Battalions of Fear è presente una canzone dedicata a Éowyn, una con riferimenti alle miniere di Moria (By the Gates of Moria) e una a Gandalf (Gandalf's Rebirth). Molte altre loro opere contengono riferimenti e citazioni al lavoro di Tolkien.[senza fonte]
  • Enya ha reso omaggio al Signore degli Anelli inserendo il brano Lothlórien nell'album Shepherd Moons del 1991. Inoltre, ha composto e interpretato due brani inseriti nella colonna sonora dei film di Peter Jackson tratti dal romanzo: Aníron e May it Be.
  • Gandalf, musicista austriaco, scelse il suo nome basandosi su quello dello stregone protagonista del romanzo. Ha composto molti lavori con riferimenti a Il Signore degli Anelli, soprattutto nel suo secondo album, Visions.[senza fonte]
  • Il gruppo dei Nickel Creek intitolò una canzone The House of Tom Bombadil.
  • I Gorgoroth, gruppo black metal, traggono il proprio nome all'omonimo altopiano di Mordor.
  • Il progetto musicale Burzum, dell'artista norvegese Varg Vikernes, trae il proprio nome da una parte dell'iscrizione sull'Anello in Lingua Oscura: «agh burzum-ishi krimpatul», ovvero «e nel buio incatenarli».
  • In Italia i Lingalad, gruppo di Giuseppe Festa, si sono dedicati alla composizione di canzoni ispirate a Tolkien. Gli strumenti usati e lo stile musicale si avvicinano alla cultura irlandese.[senza fonte]
  • Il gruppo Galadhrim propone un genere di musica tra il celtico e il medioevale i cui temi e testi sono espressamente ispirati agli scritti di Tolkien.[senza fonte]
  • Edoardo Volpi Kellermann, compositore italiano, ha tradotto, per usare le sue parole, «vent'anni di ricerca creativa ispirata alla lettura delle opere di Tolkien» in un progetto di musica strumentale chiamato Tolkieniana: Viaggio Musicale nella Terra di Mezzo. Finora edito il primo disco, dal titolo Verso Minas Tirith.[senza fonte]
  • I Summoning, gruppo epic-black metal austriaco, hanno dedicato i loro album a Il Signore degli Anelli ispirandosi all'opera per i titoli e per i testi delle canzoni.[senza fonte]
  • Gli Amon Amarth, gruppo death metal svedese, traggono il nome dal monte Fato.
  • Il progetto musicale The Fellowship è nato con l'intento esplicito di rappresentare in musica la mitologia tolkieniana; ha pubblicato finora un album, In Elven Lands, che si avvale della collaborazione di artisti di fama mondiale come Jon Anderson.[senza fonte]
  • Il compositore statunitense David Arkenstone ha composto nel 2001 un album ispirato a Il Signore degli Anelli, dal titolo Music Inspired by Middle Earth ("Musica ispirata alla Terra di Mezzo") che, nonostante sia uscito in concomitanza con il film La compagnia dell'Anello, non è ad esso correlato.[senza fonte]
  • Il gruppo musicale gothic metal finlandese Battlelore trae ispirazione per i suoi testi dalle opere di Tolkien.[senza fonte]
  • I Carach Angren, gruppo musicale Simphonic Black Metal Olandese, prendono il proprio nome da un luogo presente nell'opera di Tolkien
  • I Rhapsody of Fire hanno dichiarato di essersi ispirati al mondo Tolkeniano per la composizione delle loro canzoni mentre l'ex chitarrista della band, Luca Turilli, dopo l'abbandono dei Rhapsody of Fire ha fondato una propria band, sempre ispirata dal mondo del Signore degli Anelli.[senza fonte]

Influenza sociale e politica

Negli Stati Uniti l'opera di Tolkien venne "adottata" dal movimento alternativo e pacifista degli anni sessanta, che usò slogan di protesta come Frodo Lives o Gandalf for President molto diffusamente.[98] In Italia, invece, l'opera di Tolkien raggiunse un largo successo all'incirca nella seconda metà degli anni Settanta, poco tempo dopo la pubblicazione della Rusconi,[99] e fu subito strumentalizzato da alcune frange della destra sociale, che lo videro come possibile manifesto delle loro idee politiche.[73][100]

Nacquero quindi gruppi come la Compagnia dell'anello, gruppo di musica alternativa di destra legato al Movimento Sociale Italiano, e gli Hobbit, gruppo musicale di Perugia legato alla destra radicale. Di lì a poco nacque l'idea dei Campi Hobbit,[101] raduni organizzati dei giovani di destra.

Opere derivate

Cinema

Primi tentativi e adattamenti

Ralph Bakshi autore del primo adattamento cinematografico de Il Signore degli Anelli, un lungometraggio animato.

Molti registi e cineasti, nel corso degli anni, pensarono o tentarono di cimentarsi con una trasposizione cinematografica del più famoso romanzo di Tolkien.

I Beatles avrebbero voluto realizzare una versione del romanzo ma l'autore si oppose al progetto.[102] Anche Stanley Kubrick prese in considerazione la possibilità di realizzarne un film[103] ma abbandonò l'idea perché troppo "vasta" per essere realizzata[senza fonte]. Alla metà degli anni settanta, il regista britannico John Boorman collaborò con il produttore Saul Zaentz per realizzare un film basato sull'opera, ma il progetto risultò troppo costoso per i finanziamenti a disposizione al tempo; Boorman sfruttò comunque i suoi appunti per le riprese del film Excalibur.[senza fonte]

Nel 1978, gli studios Rankin-Bass produssero una versione animata televisiva de Lo Hobbit. Poco dopo, Saul Zaentz riprese da dove la Rankin-Bass aveva concluso, realizzando un adattamento animato che copriva la trama di La Compagnia dell'Anello e la prima parte di quella di Le due torri. Questa versione animata, prodotta dalla United Artists, usava una tecnica mista, che incorporava sequenze di animazione e scene dal vivo, e fu diretta da Ralph Bakshi; il film si conclude subito dopo la battaglia al Fosso di Helm (le Paludi Morte, il Cancello Nero e il personaggio di Faramir sono stati esclusi dall'adattamento). Nonostante i suoi sforzi, Bakshi non fu mai in grado di realizzare la seconda parte della pellicola, ma la Rankin-Bass terminò ugualmente l'opera con la versione animata di Il ritorno del re nel 1980, realizzato dallo stesso team che aveva la versione televisiva de Lo Hobbit.[senza fonte]

La trilogia di Peter Jackson

Lo stesso argomento in dettaglio: Il Signore degli Anelli (trilogia).
Peter Jackson regista della trilogia cinematografica prodotta dalla New Line Cinema.

I relativi fallimenti dei precedenti lavori scoraggiarono per molti anni registi e case di produzione, che non riproposero più l'idea di una trasposizione cinematografica del libro, giudicata impossibile da portare sullo schermo a causa dell'enorme quantità di sforzi produttivi richiesti.[senza fonte][chiarire] Fu solo con lo sviluppo di nuove tecniche cinematografiche, in particolare l'evoluzione della computer grafica, che il progetto venne ripreso in considerazione.[senza fonte]

Nel 1995, la Miramax Films sviluppò un progetto di adattamento dal vivo del romanzo con il regista neozelandese Peter Jackson, che avrebbe dovuto svilupparsi in due film. Quando la produzione divenne troppo costosa per le intenzioni della casa di produzione, la New Line Cinema rilevò la responsabilità della produzione passando da due a tre film per rispettare meglio i tempi del libro; i dirigenti e fondatori della Miramax, Bob Weinstein e Harvey Weinstein, rimasero inseriti nel progetto, nel ruolo di produttori.[senza fonte]

File:The Lord of the rings.png
Logo della trilogia cinematografica diretta da Peter Jackson

I tre film vennero girati contemporaneamente in Nuova Zelanda, e sono caratterizzati da un ampio utilizzo di effetti speciali sviluppati dalla Weta Digital e dalla Weta Workshop, società cinematografiche fondate da Peter Jackson stesso. La computer grafica, in particolare, è stata molto usata, sia nelle piccole ambientazioni (ad esempio la creazione del personaggio di Gollum, interamente generato al computer) che nelle scene delle grandi battaglie, per quali sono state programmate migliaia di comparse digitali.[senza fonte]

La Compagnia dell'Anello uscì nelle sale il 19 dicembre 2001, Le due torri il 18 dicembre 2002 e Il ritorno del re il 17 dicembre 2003.

Gli adattamenti cinematografici di Peter Jackson hanno guadagnato diciassette premi Oscar: quattro per La Compagnia dell'Anello[104], due per Le due torri[105] e undici per Il ritorno del re[106]. La première di Il ritorno del re si tenne a Wellington, in Nuova Zelanda, il 1º dicembre 2003, e fu affiancata da celebrazioni dei fan e da promozioni ufficiali (la produzione del film ha contribuito consistentemente all'economia della nazione). Il ritorno del re è stato anche il secondo film nella storia a guadagnare più di un miliardo di dollari (in tutto il mondo).[107] Alla notte degli Oscar 2004, Il ritorno del re vinse, come detto, tutte e undici le statuette per le quali era stato candidato, eguagliando il record di Titanic e Ben-Hur.

Radio

  • La BBC produsse un adattamento in tredici parti dell'opera nel 1956, ed una versione in sei parti de Lo Hobbit, nel 1966. Sulla trasmissione della prima, Tolkien scrisse: «Penso che il libro sia del tutto inadatto alla drammatizzazione, e le trasmissioni non mi sono piaciute affatto»[108]. Non esistono registrazioni della serie del 1956, al contrario di quelle de Lo Hobbit.[senza fonte]
  • Un'ulteriore drammatizzazione del 1979 fu trasmessa negli Stati Uniti e successivamente registrata e venduta su cassette e CD; sulla confezione non appaiono indicazioni su cast o altre informazioni. Ogni attore fu apparentemente registrato separatamente e poi le varie parti montate insieme.[senza fonte]
  • Nel 1981 la BBC trasmise una nuova drammatizzazione in ventisei episodi da mezz'ora ciascuno; ognuno degli episodi fu trasmesso due volte a settimana, uno standard ancora oggi per molte serie della BBC.[109] La serie fu trasmessa anche negli Stati Uniti sulla National Public Radio con una sinossi aggiunta prima di ogni episodio. La serie fu successivamente montata in tredici episodi da un'ora, restaurando e reinserendo alcuni dialoghi originariamente tagliati, ri-arrangiando alcune scene per il loro impatto drammatico e risistemando la narrazione e le musiche. Questa versione venne venduta sia su cassetta che su CD.[senza fonte] Nel 2002, per sfruttare il successo della trilogia cinematografica, la BBC trasmise nuovamente la serie, su "BBC - Radio 4", questa volta dividendola secondo lo schema dei libri in una trilogia, omettendo le divisioni originali degli episodi, ed utilizzando l'attore Ian Holm, che nella serie aveva recitato nel ruolo di Frodo Baggins (mentre interpreta Bilbo nella trilogia di Peter Jackson), come nuova voce narrante.[senza fonte]

Teatro

Lo stesso argomento in dettaglio: Il Signore degli Anelli (musical).

Sono state approntate alcune rappresentazioni teatrali basate sul Signore degli Anelli. Tra queste, lunghe rappresentazioni complete di La Compagnia dell'Anello (2001), Le due torri (2002) e di Il ritorno del re (2003) sono state messe in scena negli Stati Uniti a Cincinnati, Ohio. Nel 2006, un musical in grande stile della durata di tre ore e mezzo fu prodotto a Toronto, in Canada, ma gli eccessivi costi di produzione fecero cancellare il musical solo sei mesi dopo[senza fonte]; una versione dello stesso, tagliata e riscritta in alcune parti, ha cominciato ad essere rappresentata a Londra a partire da maggio 2007.[senza fonte]

Televisione

Nel 1993, in Finlandia venne realizzata una serie televisiva intitolata "Hobitit" (tradotto in italiano come "Gli Hobbit"). La serie si concentra principalmente sul viaggio di Frodo, Sam e Gollum verso il Monte Fato e non mostra gli eventi che riguardano il resto della compagnia.

Nel novembre del 2017 gli Amazon Studios firmano un contratto da 250 milioni di dollari con la New Line Cinema e con gli altri detentori dei diritti sull'opera, per la realizzazione di una serie televisiva. Nel 2018 è arrivata la conferma che, con oltre un miliardo di dollari di investimenti per cinque stagioni programmate, sarà la serie più costosa mai realizzata il cui esordio non avverrà prima del 2020.[110]

Videogiochi

Lo stesso argomento in dettaglio: Videogiochi ambientati nella Terra di Mezzo.

Se un enorme numero di videogiochi ha un grosso debito verso le opere di Tolkien, basando personaggi, ambientazioni e altri elementi fantasy sull'opera dello scrittore inglese, relativamente pochi videogiochi sono stati tratti esplicitamente dal mondo della Terra di Mezzo.[senza fonte]

Merchandising

Giochi di ruolo

La saga epica di Tolkien ha avuto una significativa influenza sull'industria del gioco di ruolo, che ha acquistato popolarità a partire dagli anni settanta con Dungeons & Dragons. L'opera continua ad avere un grosso peso sia nei tradizionali giochi di ruolo carta e matita che nei videogiochi di ruolo con temi fantasy ed epici.[111][112]

La prima casa editrice ad ottenere la licenza per produrre giochi di ruolo basati sul Signore degli Anelli fu la Iron Crown Enterprises che a partire dal 1982 pubblicò dei supplementi per Rolemaster ambientati nella Terra di mezzo[113]. Il primo gioco di ruolo ufficiale è stato il Gioco di Ruolo del Signore degli Anelli (Middle-Earth Roleplaying System) pubblicato sempre dalla Iron Crown Enterprises dal 1982 fino al 1999, quando la Tolkien Enteprises ritirò la licenza.[113][114] In occasione dell'edizione del film diretto da Peter Jackson è stato pubblicato nel 2002 un secondo gioco di ruolo ufficiale dalla Deciphers Games, che adotta sia l'iconografia del film che quella del romanzo, lasciando al "narratore" il compito di decidere quale delle due utilizzare.[115][116] Un terzo gioco di ruolo ufficiale, L'Unico Anello (The One Ring Roleplaying System), è stato pubblicato dalla Cubicle 7 Entertainment nel 2011[117].

Esistono inoltre giochi da tavolo basati sull'opera, tra cui il wargame tridimensionale Il Signore degli Anelli - Gioco di battaglie strategiche dell'azienda inglese Games Workshop, in cui si gioca con miniature che rappresentano sia tutti i personaggi del libro, ma anche quelli presenti nel Silmarillion; c'è anche una serie di miniature della stessa azienda di miniature basate su Lo Hobbit, in scala 10 mm, di un gioco chiamato The battle of five armies (La battaglia dei cinque eserciti) le cui regole però non sono state tradotte in italiano.

Giochi da tavolo

Nel mese di aprile 2018 Games Workshop ha annunciato l'arrivo di un nuovo gioco da tavolo ispirato alla trilogia cinematografica intitolato The Lord of the Rings: Quest to Mount Doom[118].

  • J.R.R. Tolkien, La Compagnia dell'anello. Parte prima della trilogia: Il Signore degli Anelli, traduzione di Vicky Alliata di Villafranca, Roma, Astrolabio-Ubaldini, 1967.
  • J.R.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli. Trilogia, traduzione di Vicky Alliata di Villafranca, edizione italiana a cura di Quirino Principe, introduzione di Elémire Zolla, Milano, Rusconi Libri, 1971.
  • J.R.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli. Trilogia, traduzione di Vicky Alliata di Villafranca, edizione italiana a cura di Quirino Principe, introduzione di Elémire Zolla, Milano, Bompiani, 2000, ISBN 88-452-9005-0.

Note

  1. ^ Il romanzo si serve, durante la narrazione, di un'ambientazione temporale fittizia. Solo la Prefazione dell'Autore ed alcune sezioni delle Appendici sono escluse da questo arco temporale. La storia ha inizio circa un mese prima della festa del 111º compleanno di Bilbo Baggins (22 settembre 3001 T.E.), e termina alla partenza dello stesso assieme a Frodo per Valinor (29 settembre 3021 T.E.).
  2. ^ (EN) Frequently Asked Questions, su tolkien.hcp-uk.co.uk, HarperCollins. URL consultato il 27 agosto 2015 (archiviato dall'url originale l'8 luglio 2008).
  3. ^ La realtà in trasparenza, lettera 230.
  4. ^ La realtà in trasparenza, lettera 131.
  5. ^ È importante sottolineare, tuttavia, come l'ambientazione de Lo Hobbit, pur attingendo per molti aspetti a Il Silmarillion, non era stata concepita inizialmente da Tolkien come coincidente con la Terra di Mezzo. Il romanzo manteneva infatti un impianto favolistico che traeva varia ispirazione sia da opere antiche, come il poema epico medioevale Beowulf per i vocaboli arcaici come orc (vedi per approfondire la voce relativa), sia da libri per l'infanzia come La principessa e l'orco (The Princess and the Goblin, 1872) dello scrittore scozzese George MacDonald e Il meraviglioso paese degli Snergs (The Marvelous Land of Snergs, 1927) di Edward Wyke-Smith, cfr. Lo Hobbit annotato, Introduzione, pagg. 19-21 e sgg.
  6. ^ Come documentato dalle lettere fra il 1938 e il 1940.
  7. ^ La realtà in trasparenza, lettera 33.
  8. ^ La realtà in trasparenza, lettera 24.
  9. ^ La realtà in trasparenza, lettera 26, 4 marzo 1938.
  10. ^ La realtà in trasparenza, lettera 28.
  11. ^ a b (EN) Brian Handwerk, Lord of the Rings Inspired by an Ancient Epic, su news.nationalgeographic.com, National Geographic Society, 28 ottobre 2010. URL consultato il 4 giugno 2014.
  12. ^ «Le Paludi Morte e i pressi del Morannon devono qualcosa alla Francia settentrionale dopo la Battaglia della Somme [...]», cfr. La realtà in trasparenza, lettera 19
  13. ^ a b La realtà in trasparenza, pag. 195, lettera 142. "A Robert Murray, S.J.".
  14. ^ La realtà in trasparenza, pagg. 181, 191.
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  16. ^ Guy Davenport, articolo sul New York Times del 23 febbraio 1979.
  17. ^ a b La realtà in trasparenza.
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  19. ^ Il paragrafo che segue riprende l'analisi compiuta in Shippey, appendice A, pagg. 467-481
  20. ^ Il medioevo e il fantastico, saggi contenuti: Beowulf: mostri e critici e Tradurre Beowulf
  21. ^ Albero e foglia, pagg. 193-229.
  22. ^ The Old English Exodus.
  23. ^ Finn and Hengest.
  24. ^ Si vedano le due note precedenti per le indicazioni bibliografiche.
  25. ^ La realtà in trasparenza, lettera 229.
  26. ^ Sir Gawain and the Green Knight, Pearl and Sir Orfeo.
  27. ^ Ancrene Wisse and Hali Meiðhad, vol. XIV, pagg. 104-126.
  28. ^ Carpenter.
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  45. ^ Le date esatte sono rintracciabili alle pp. 1312-1316 dell'Appendice B del Signore degli Anelli.
  46. ^ Anche se Frodo chiama Bilbo 'zio', in realtà si tratta di un suo cugino di secondo grado
  47. ^ Razza sconosciuta. Tolkien ha lasciato volutamente un alone di mistero attorno a tale personaggio (per approfondire, si veda la relativa voce).
  48. ^ «[It was] among the greatest works of imaginative fiction of the twentieth century»; per la fonte si vedano le note successive.
  49. ^ «The English-speaking world is divided into those who have read The Lord of the Rings and The Hobbit and those who are going to read them»; per la fonte si vedano le note successive.
  50. ^ «Destined to outlast our time»; questa e le precedenti citazioni provengono da (EN) "From the Critics" B&N Archiviato il 29 settembre 2007 in Internet Archive..
  51. ^ «[Tolkien] formulated a high-minded belief in the importance of his mission as a literary preservationist, which turns out to be death to literature itself». Da Hobbit a Hollywood, su theonering.com..
  52. ^ (EN) Richard Jenkins, Stanco degli Anelli, in The New Republic, 28 gennaio 2002.
    «Anemic, and lacking in fiber»
    [collegamento interrotto]
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  64. ^ Il Signore degli Anelli, Prologo, "A proposito degli Hobbit", p. 27.
  65. ^ Il Signore degli Anelli, libro V, cap. IV; "L'assedio di Gondor".
  66. ^ Il Signore degli Anelli, libro IV, cap. IV, p. 722.
  67. ^ "wholly pernicious and unscientific", cfr. La realtà in trasparenza, lettera 29
  68. ^ La realtà in trasparenza, lettera 61.
  69. ^ The Monsters and the Critics, 1983, ISBN 0-04-809019-0.
  70. ^ Il Signore degli Anelli, Prefazione.
  71. ^ Il Signore degli Anelli, pagg. 9-10: «[Esseri che tendono al male assoluto] non mi rallegrano, perché la loro esistenza sembra significare che è possibile che una specie [...] capace di scelta morale sia maligna di natura». (Elémire Zolla)
  72. ^ Il Signore degli Anelli, pag. 94.
  73. ^ a b Del Corso, Pecere.
  74. ^ Si veda il paragrafo precedente.
  75. ^ Il Signore degli Anelli, appendice A, parte 5.
  76. ^ Jean Moncelon, Novalis e la nobile vergine, su moncelon.com. URL consultato il 4 giugno 2014 (archiviato dall'url originale il 3 marzo 2016).
  77. ^ Questo racconto è stato composto secondo fasi successive, ma come detto il nucleo centrale si mantiene lo stesso. Le tre versioni in ordine di composizione sono:
    *Racconti perduti, p. 7 e ss.
    *The History of Middle-earth, vol III The Lays of Beleriand, The Lay of Leithan
    *Il Silmarillion, p. 202 e ss.
  78. ^ Il Signore degli Anelli, libro I, cap. VI, p. 141.
  79. ^ Il Signore degli Anelli, libro II, cap. IV, p. 365.
  80. ^ "a mind like metal and wheels", Il Signore degli Anelli, libro III, pag. 578
  81. ^ Il Silmarillion, cap. I, p. 57 e ss.
  82. ^ Il Silmarillion, cap. VIII, p. 102 e ss.
  83. ^ Il Silmarillion, cap. IX, p. 108.
  84. ^ Il Silmarillion, cap. IX, pp. 116-117.
  85. ^ Il Silmarillion, cap. IX, pp. 118-119.
  86. ^ Il Signore degli Anelli, libro VI, cap. IX.
  87. ^ Il Signore degli Anelli, libro II, pag. 395.
  88. ^ La realtà in trasparenza, lettera 101.
  89. ^ Per un ulteriore approfondimento, si veda la sezione sui temi cristiani affrontata in precedenza.
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    «Kubrick [...] manifestò un serio interesse per il progetto [...]»
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