Appennini: differenze tra le versioni

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L'Appennino tosco-emiliano va dal [[passo della Cisa]] al valico di [[Bocca Trabaria]]<ref name="ReferenceB"/>. Si può riconoscere in esso un tratto tosco-emiliano in senso stretto ed un tratto [[Appennino tosco-romagnolo|tosco-romagnolo]]. Tra le cime più alte del primo tratto spicca il [[Monte Cimone (Appennino)|Monte Cimone]] (2165&nbsp;m) e successivamente il Cusna (2121&nbsp;m) e il monte Prado (2054&nbsp;m); nell'[[Appennino tosco-romagnolo]] si ergono invece il [[Monte Falco]] (1657&nbsp;m), il [[Monte Falterona]] (1654&nbsp;m), dal quale nasce l'[[Arno]], il [[Monte Fumaiolo]] (1408&nbsp;m), dai fianchi del quale sgorgano le sorgenti del [[Tevere]]. Si ricorda infine il [[monte Titano]] (739&nbsp;m), il cui territorio appartiene alla [[Repubblica di San Marino]]; dalla sua triplice vetta esso domina il retroterra della [[Romagna]] e il [[Montefeltro]].
L'Appennino tosco-emiliano va dal [[passo della Cisa]] al valico di [[Bocca Trabaria]]<ref name="ReferenceB"/>. Si può riconoscere in esso un tratto tosco-emiliano in senso stretto ed un tratto [[Appennino tosco-romagnolo|tosco-romagnolo]]. Tra le cime più alte del primo tratto spicca il [[Monte Cimone (Appennino)|Monte Cimone]] (2165&nbsp;m) e successivamente il [[Monte Cusna]] (2121&nbsp;m) e il [[Monte Prado]] (2054&nbsp;m); nell'[[Appennino tosco-romagnolo]] si ergono invece il [[Monte Falco]] (1657&nbsp;m), il [[Monte Falterona]] (1654&nbsp;m), dal quale nasce l'[[Arno]], il [[Monte Fumaiolo]] (1408&nbsp;m), dai fianchi del quale sgorgano le sorgenti del [[Tevere]]. Si ricorda infine il [[monte Titano]] (739&nbsp;m), il cui territorio appartiene alla [[Repubblica di San Marino]]; dalla sua triplice vetta esso domina il retroterra della [[Romagna]] e il [[Montefeltro]].


=== Appennino centrale ===
=== Appennino centrale ===

Versione delle 10:28, 26 feb 2019

Appennini
Suddivisione degli appennini
ContinenteEuropa
StatiBandiera dell'Italia Italia
Bandiera di San Marino San Marino
Cima più elevataCorno Grande (2.912 m s.l.m.)
Lunghezza1201 km
Larghezzada 30 a 252 km
Massicci principaliAppennino settentrionale
Appennino centrale
Appennino meridionale

Gli Appennini sono un sistema montuoso lungo circa 1.200 km che attraversa tutta la parte centro-meridionale dello stivale italiano disegnando un arco con la parte concava a sudovest.

Secondo la geografia fisica classica l'estremità settentrionale, il confine tra Appennini e Alpi, è costituita dalla Bocchetta di Altare o Colle di Cadibona, in valle Bormida, provincia di Savona, mentre quella meridionale è data dalla punta estrema dell'Aspromonte; oltre lo stretto di Messina si estende l'Appennino siculo, che comprende le catene settentrionali della Sicilia[1]. L'estensione in larghezza degli Appennini varia da un minimo di 30 km ad un massimo di 250 km.

Descrizione

Gli Appennini corrono per tutta la loro lunghezza in territorio italiano, se si eccettua il Monte Titano appartenente alla Repubblica di San Marino.

La catena appenninica divide la superficie della Penisola in due versanti: tirrenico ed adriatico, differenti tra loro sotto molti aspetti. La più appariscente è data dall'asimmetria dei due pendii: la catena infatti presenta una curva, convessa verso l'Adriatico e concava verso il Tirreno. Nel versante tirrenico l'Appennino arriva a lambire la costa in Liguria, mentre è bordato dai rilievi dell'Antiappennino tirrenico in Toscana, Lazio, e Campania; in Cilento, in Basilicata e in Calabria gli Appennini toccano nuovamente il mare. Nel versante adriatico le catene appenniniche digradano nella Pianura Padana in Emilia-Romagna, toccano il mare nelle Marche, in Abruzzo e nel Molise, mentre in Puglia l'Antiappennino adriatico si interpone tra la catena appenninica e il mare. Lungo l'Appennino passa lo spartiacque che divide i due bacini del Mar Tirreno e del Mare Adriatico.

A paragone con le Alpi, gli Appennini, oltre ad essere più giovani[2][3], hanno una diversa conformazione ed una altezza nel complesso inferiore. L'Appennino infatti è formato in prevalenza da rocce calcaree dure e da argille molli; solamente la Sila e l'Aspromonte sono costituiti da rocce granitiche. La cima più alta è il Corno Grande, nel gruppo del Gran Sasso (Abruzzo) che raggiunge i 2.912 metri di altitudine sul livello del mare.

Anche il paesaggio naturale appenninico, con la diversità delle rocce e del clima, appare molto differente da quello alpino. Le montagne appenniniche hanno in genere cime tondeggianti e il declivio dei due versanti, tirrenico ed adriatico, digrada dolcemente. Spiccano però le ardite forme di alcuni gruppi formati da compatta roccia calcarea: tra l'Umbria e le Marche i Sibillini, in Abruzzo il Gran Sasso e la Maiella, in Campania gli Alburni, in Basilicata il Monte Alpi e al confine con la Calabria il Massiccio del Pollino.

Nell'Antiappennino sono caratteristiche le forme tronco-coniche dei vulcani, ormai spenti quelli dei colli Albani, ancora attivi il Vesuvio e i Campi Flegrei. Le vallate appenniniche sono a volte impervie e caratterizzate da gole pittoresche, specie in Abruzzo e nelle Marche.

Alcune aree sono soggette a frane e scoscendimenti; sono le zone in cui la composizione prevalentemente argillosa del suolo e il dissennato disboscamento dei tempi passati consentono alle acque di superficie di agire rovinosamente, scavando solchi (calanchi) e rendendo inabitabili vaste superfici; interi pendii, nei periodi di pioggia, si possono trasformare in pericolosi fiumi di fango.

I numerosi e facili valichi che permettono di passare, ad altezze quasi sempre inferiori ai 1.000 m, dall'uno all'altro versante, vengono indicati nella parlata locale, secondo le loro forme caratteristiche, con i nomi di passo, bocca, forca, portella e gola.

Negli Appennini è presente un solo ghiacciaio, quello del Calderone, il più meridionale d'Europa, sul Gran Sasso; sono presenti però numerosi glacio nevati, nevai e qualche glacieret.

Limite geologico tra Alpi e Appennini

Dal punto di vista geologico il confine settentrionale dell'Appennino si trova poco a ovest di Genova ed è costituito dal Gruppo di Voltri, presso una discontinuità tettonica denominata linea Sestri-Voltaggio[4][5].

La geologia contemporanea definisce la questione del confine settentrionale, rilevando che la partizione tra unità geomorfologiche è in realtà molto complessa, e si svolge in ambito tridimensionale (nonché temporale), dove le unità costituenti sovrascorrono le une sulle altre, e l'Appennino Settentrionale risulta dalla sovrapposizione tettonica di due grandi insiemi, strutturalmente diversi per litologia e origine paleogeografica. Secondo alcuni geologi, gli Appennini si sono formati precedentemente alle Alpi, a partire da circa 60 milioni di anni addietro; altri invece pensano che la catena alpina inizia la sua storia nell'Eocene all'Oligocene inferiore (30 milioni di anni fa), mentre solo nell'Oligocene superiore - Miocene inferiore (circa dai 30 ai 16 milioni di anni fa) inizia la formazione degli Appennini[6]. Solo negli ultimi 7-8 milioni di anni però l'Appennino calabro, precedentemente contiguo alla catena alpina si saldò con il resto dell'Appennino[7].

Importanza storica

Durante la seconda guerra mondiale, l'esercito tedesco utilizzò gli Appennini come una naturale barriera difensiva, costruendo diverse linee difensive, le più famose delle quali furono la Linea Gotica, attaccata senza successo dagli Alleati nel settembre del 1944; e la Linea Barbara nell'Italia meridionale.

Suddivisione secondo la latitudine

La catena appenninica viene suddivisa in tre tronchi principali a seconda della latitudine: l'appennino settentrionale, appennino centrale e appennino meridionale, a cui segue l'appennino siculo.

Appennino settentrionale

Lo stesso argomento in dettaglio: Appennino settentrionale.

L'appennino settentrionale va dalla Bocchetta di Altare (o colle di Cadibona), dove si unisce con la catena alpina, a quello della Bocca Trabaria[8], per mezzo del quale l'alta valle del fiume Tevere e quella del Metauro comunicano fra loro.

Si suddivide nelle due sezioni dell'Appennino ligure e dell'Appennino tosco-emiliano, a sua volta distinto in Appennino tosco-emiliano in senso stretto ed Appennino tosco-romagnolo.

Appennino ligure

Lo stesso argomento in dettaglio: Appennino ligure.
Monte Maggiorasca, vetta più alta dell'Appennino Ligure

L'Appennino ligure si interrompe al Passo della Cisa, che permette le comunicazioni tra La Spezia e Parma. Esso incombe sul mar Ligure con diramazioni ripide e scoscese, solcate da brevi valli, per lo più trasversali, dense di popolazione. Invece, verso la Pianura Padana, presenta diramazioni e vallate più lunghe ma meno abitate. Il monte più alto è il Monte Maggiorasca con i suoi 1804 metri. le montagne scendono ripide verso il mar Ligure sono piuttosto brulle ed incolte; per questo motivo vengono coltivate attraverso terrazzamenti.

Appennino tosco-emiliano (tosco-emiliano in senso stretto e tosco-romagnolo)

Monte Cimone, vetta più alta dell'Appennino Tosco-Emilano
Lo stesso argomento in dettaglio: Appennino tosco-emiliano.

L'Appennino tosco-emiliano va dal passo della Cisa al valico di Bocca Trabaria[8]. Si può riconoscere in esso un tratto tosco-emiliano in senso stretto ed un tratto tosco-romagnolo. Tra le cime più alte del primo tratto spicca il Monte Cimone (2165 m) e successivamente il Monte Cusna (2121 m) e il Monte Prado (2054 m); nell'Appennino tosco-romagnolo si ergono invece il Monte Falco (1657 m), il Monte Falterona (1654 m), dal quale nasce l'Arno, il Monte Fumaiolo (1408 m), dai fianchi del quale sgorgano le sorgenti del Tevere. Si ricorda infine il monte Titano (739 m), il cui territorio appartiene alla Repubblica di San Marino; dalla sua triplice vetta esso domina il retroterra della Romagna e il Montefeltro.

Appennino centrale

Lo stesso argomento in dettaglio: Appennino centrale.
Monte Bove, tra le cime più alte dei Monti Sibillini

L'Appennino centrale va dalla Bocca Trabaria[8], fino alla Bocca di Forlì, attraverso la quale si passa dalla valle del Volturno (versante tirrenico) a quella del Sangro (versante adriatico).

Il confine geologico tra l'Appennino settentrionale e l'Appennino centrale (e dunque tra Appennino tosco-emiliano ed umbro-marchigiano) è posto poco più a nord dei confini tradizionali sopra riportati: esso è segnato dalla fascia di rocce liguridi isolate che segue la Val Marecchia e passa nei pressi del confine tra Marche ed Emilia-Romagna[9].

L'Appennino centrale si divide in due sezioni: Appennino umbro-marchigiano e Appennino abruzzese.

Appennino umbro-marchigiano

Lo stesso argomento in dettaglio: Appennino umbro-marchigiano.

L'Appennino umbro-marchigiano va dalla Bocca Trabaria[8] fino al Passo di Montereale[10], che mette in comunicazione la valle del Tronto con quella del Velino.

Questo settore appenninico è formato da varie catene parallele, tutte curvate verso l'Adriatico: catena di Monte Subasio, catena del Monte Catria, catena del Monte San Vicino catena dei Monti Sibillini, ellissoide di Cingoli ed infine, direttamente sull'Adriatico, il Monte Conero (572 m), gomito d'Italia. I fiumi che scorrono verso l'Adriatico devono farsi strada attraverso le varie catene formando aspre gole rupestri. Le altezze più elevate e le forme più pittoresche appartengono alla catena calcarea dei Monti Sibillini, ove si trova la vetta più alta del settore: il Monte Vettore (2476 m). Una parte dell'Appennino umbro-marchigiano interessa il Lazio orientale dove, nella catena dei Monti Reatini,[11] si erge il Monte Terminillo (2217 m).

Appennino abruzzese

Lo stesso argomento in dettaglio: Appennino abruzzese.
Corno Grande e Corno Piccolo (Gran Sasso)
La Maiella

L'Appennino abruzzese va dal Passo di Montereale[10] alla Bocca di Forlì. È costituito dai rilievi più alti degli Appennini, che nel loro raggruppamento assumono il carattere di acrocoro costituito da tre catene parallele con andamento nordovest – sudest, separate da conche intermontane ed altopiani. La natura geologica di queste catene, ampiamente modellate dalle glaciazioni quaternarie, è solitamente calcarea seppur con una rilevante eccezione rappresentata dai Monti della Laga, costituiti da rocce arenaceo-marnose.

La prima catena è la meno elevata, decorre lungo lo spartiacque della penisola ed i principali massicci che la compongono sono i Monti Carseolani (Cima di Vallevona 1808 m), i Monti Simbruini (Monte Cotento 2015 m), i Monti Cantari (Monte Viglio 2156 m), i Monti Ernici (Monte Passeggio 2064 m) ed il settore sud-occidentale dei Monti Marsicani (Monte Petroso 2247 m).

La seconda catena è localizzata nel cuore dell'Appennino abruzzese, nell'area dove sono gli altopiani più elevati (Altopiano delle Rocche e altopiano delle Cinquemiglia) ed è rappresentata dai massicci del Monte Velino (2487 m) e del Monte Sirente (2349 m) e dal settore nord-orientale dei Monti Marsicani (Monte Greco 2285 m).

Infine, l'ultima catena è la più aspra ed elevata, in alcuni tratti rassomigliante alle Dolomiti (Alpi Orientali), costituita dalle maggiori elevazioni della penisola italiana: i Monti della Laga (Monte Gorzano 2455 m), il Gran Sasso d'Italia (Corno Grande 2914 m) e la Majella (Monte Amaro 2793 m).

Appennino meridionale

Lo stesso argomento in dettaglio: Appennino meridionale.

L'appennino meridionale va dalla bocca di Forlì all'Aspromonte ed è occupato da una serie di massicci e di altopiani. Questi differiscono tra loro per la natura delle rocce di cui sono costituiti (rocce sedimentarie o magmatiche).

I principali valichi dell'appennino meridionale sono:

L'Appennino meridionale è composto da quattro parti: Appennino sannita, Appennino campano, Appennino lucano e Appennino Calabro.

Appennino sannita

Lo stesso argomento in dettaglio: Appennino sannita.
Veduta del Matese

L'Appennino sannita va dalla Bocca di Forli in provincia di Isernia fino alla sella di Vinchiaturo, in provincia di Campobasso[12]. L'altipiano carsico del Matese, culminante nel Monte Miletto (2050 m), situato tra il Molise (province di Campobasso ed Isernia) e la Campania (province di Caserta e Benevento), è il gruppo montuoso più caratteristico di questa sezione dell'Appennino. È costituito da due catene di monti che corrono parallele in direzione nord-ovest sud-est formando un altopiano aspro e scosceso, e segna il confine tra Molise e Campania. Ad esso si agganciano altri gruppi minori come quello del Monte Mutria (1832 m), de La Gallinola 1923 m slm e del Monte Calvello (1018 m) dalla parte orientale, ed i Monti Trebulani ed altre catene minori che degradano verso il Volturno da Venafro a Benevento, dalla parte occidentale.

Appennino campano

Lo stesso argomento in dettaglio: Appennino campano.

L'Appennino campano si estende dalla sella di Vinchiaturo[13] fino alla sella di Conza (700 m - tra Avellino e Potenza) che collega la valle del Sele (versante tirrenico) a quello dell'Ofanto (adriatico). Ad esso appartengono il complesso montuoso del Taburno Camposauro, i Monti del Partenio e i Monti Picentini, culminanti nel Monte Cervialto (1809 m). Il versante orientale di questo settore dell'Appennino è costituito dai Monti del Sannio (da non confondersi con l'Appennino Sannita), dai Monti della Daunia e dai Monti dell'Irpinia, caratterizzati da rilievi a basse pendenze formanti una sorta di altipiano attraversato dalla linea spartiacque.

Appennino lucano

Lo stesso argomento in dettaglio: Appennino lucano.
Massiccio del Sirino
Massiccio del Pollino

L'Appennino lucano si distende ad arco dalla sella di Conza al passo dello Scalone – 744 metri. La vetta più alta è costituita dalla Serra Dolcedorme, nel Massiccio del Pollino, con i suoi 2267 metri di altezza.

Delimitato dai fiumi Sele ad ovest, Ofanto a nord, Bradano ad est, dal Golfo di Taranto a sud-est, dal mar Tirreno a sud ovest e dalla piana di Sibari a sud, è articolato in catene montuose, altopiani e massicci (più o meno isolati) raggruppabili in cinque grandi aree. Il settore più occidentale è costituito dai rilievi flyshoidi del Cilento comprendenti il Monte della Stella (1130 m) e il Monte Gelbison (1705 m). Più ad est compaiono i rilievi calcarei del Cilento, come il Monte Vesole (1210 m), il Monte Chianello (1319 m), il Monte Bulgheria (1225 m). Nel settore più orientale si ergono le vette più maestose ed elevate del comprensorio come il Monte Panormo (1742 m), la principale vetta dei Monti Alburni, il Monte Motola (1700 m) e il Monte Cervati, che con i suoi 1899 m è la vetta più elevata della Campania. I monti cilentani sono separati dalle catene centrali dell'Appennino Lucano da un vasto altopiano: il Vallo di Diano.

Ad oriente, questo altopiano è bordato dalla catena dei Monti della Maddalena che segnano il confine della Campania dalla Basilicata. I Monti della Maddalena sono caratterizzati da cime arrotondate a formare un paesaggio a mo di altopiano. Questa catena montuosa di natura calcarea presenta molti elementi del carsismo epigeo, in particolare è caratterizzata dalla presenza di numerosi polje tra i quali si ricordano le piane di Mandrano, Magorno e Campo di Venere. Le vette principali non raggiungono quote elevate: Serra Longa (1505 m), Monte della Madonna di Sito Alto (1466 m), Timpa della Rose (1445 m), Monte di Sito Marsicano (1410 m), Monte Cavallo (1401 m), Monte Sierio (1286 m), Monte Capo la Serra (1141 m). Procedendo verso est compaiono i monti della Basilicata centrale.

Dal nord della regione verso sud si incontrano il Monte Santa Croce (1407 m), La Rotonda di Monte Marmo (1239 m), Monte Li Foj (1355 m), Monte Arioso (1722 m), Monte Volturino (1835 m), Monte Alpi (1900 m) ed infine il Massiccio del Monte Pollino (Serra Dolcedorme 2267 m) che segna il confine regionale della Basilicata dalla Calabria. Verso il Mar Tirreno, nel Lagonegrese si erge maestoso il Massiccio del Sirino (2005 m), Nel settore più orientale, l'Appennino Lucano presenta montagne sempre meno elevate. Si tratta di rilievi di natura arenaceo - marnosa. Tra le vette principali si ricorda il Monte Croccia (1149 m).

Appennino calabro

Lo stesso argomento in dettaglio: Appennino calabro.
Paesaggio della Sila Grande

L'Appennino calabro va dal Passo dello Scalone allo Stretto di Messina. È costituito da gruppi montuosi di natura granitica solcati da ampie valli. Si distinguono 4 parti:

Appennino siculo

Lo stesso argomento in dettaglio: Appennino siculo.
Pizzo Carbonara

Normalmente si considerano parte dell'Appennino Siculo tutti i rilievi della Sicilia tirrenica[1]. I monti Peloritani, infatti, separati dalla penisola italiana solo dallo Stretto di Messina, possono essere considerati la continuazione dell'Appennino Calabrese. Essi presentano caratteri simili a quelli della Penisola, cioè schiene arrotondate a terrazzi, qua e là sormontate da ampie ed elevate cupole, quasi sempre nude, solcate da profonde valli.

I gruppi montuosi siciliani che solitamente vengono considerati parte dell'Appennino siculo sono quindi:

Suddivisione secondo la longitudine

I versanti tirrenico ed adriatico degli Appennini sono preceduti da gruppi di monti meno elevati e ben distinti dagli Appennini: questi monti costituiscono l'Antiappennino adriatico e tirrenico. In alcuni tratti si hanno anche bassi rilievi, che sono dipendenze dell'appennino vero e proprio: costituiscono i Subappennini.

Catena principale

È considerata catena principale appenninica la linea montuosa che scorre pressappoco lungo lo spartiacque tra Mar Tirreno ad ovest e Mar Adriatico a est ovvero lungo il confine regionale di Liguria e Piemonte, Liguria e Emilia Romagna, Toscana e Emilia-Romagna, Umbria e Marche, Lazio e Abruzzo, Campania-Molise-Puglia, Basilicata-Calabria (Monte Cimone, Monte Falterona, Monte Fumaiolo, Monte Carpegna, Monte Nerone, Monte Catria, Monti Sibillini, Monte Pozzoni, Monte Giano, Monte Calvo, Monti del Cicolano, Monti Carseolani, Monti Cantari, Monti Ernici, Monti Marsicani, Matese ecc...). Fa eccezione l'appennino centrale abruzzese con la dorsale centrale (Velino-Sirente) e orientale (Monti della Laga, Gran Sasso e Maiella) che, per importanza ed elevazione, vengono comunque fatti rientrare nella catena principale pur non ricadendo sulla linea spartiacque.

Subappennino

Lo stesso argomento in dettaglio: Subappennino.

Prendono il nome di Subappennini quei tratti di catena che corrono paralleli alla catena principale senza dipendere direttamente da essa. I Subappennini sono prevalentemente costituiti da catene argillose, franose, di scarsa elevazione; essi formano, specie verso l'Adriatico, una lunga striscia, che si estende a partire dal nord delle colline del Monferrato e delle Langhe fino al Golfo di Taranto. È lungo questa striscia che, in Emilia e nell'Abruzzo come in Valdarno soprattutto, il paesaggio naturale è tormentato dai cosiddetti calanchi.

Subappennino umbro-toscano

Il Monte Pisanino (Alpi Apuane) visto dal Tambura

Il Subappennino toscano è costituito dalle seguenti catene:

  • Alpi Apuane (dette anche Alpi di Garfagnana). Formano una catena lunga circa 60 km dalle foci della Magra a quelle del Serchio. Le vette principali sono: Monte Pisanino (1946 m), la vetta più alta, Monte Tambura (1891 m), Monte Cavallo (1888 m). La zona è famosa per le cave di Marmo di Carrara esportato in tutto il mondo.
  • Monte Pisano. La catena del Monte Pisano forma un prolungamento delle Alpi Apuane tra il Serchio e l'Arno. La vetta più alta è il Monte Serra (917 m)
  • Monti Pistoiesi. Si staccano dalle sorgenti del Reno e si dirigono verso sud-ovest formano la val di Nievole e la val di Pescia. Il ramo che corre lungo il Serchio è il più alto con il Monte Battifolle (1176 m); l'altro più basso separa l'Ombrone dalla Pescia e prende il nome di Monte Albano.
  • Monti del Mugello e di Calvana. I primi delimitano la valle omonima. Vetta più alta è il Monte Giovi (992 m); i secondi partono dalle sorgenti della Sieve e arrivano fino a Prato.
  • Pratomagno. È una catena ben distinta che sorge al centro della zona di forma ellittica formata dall'Arno ed il Sieve. Forma con gli Appennini la valle longitudinale del Casentino.
  • Alpe di Catenaia. Parte dal Monte Fumaiolo, sorgente del Tevere, di cui accompagna il primo tratto della riva destra in direzione nord-sud. Arriva fino al Monte Paglia in corrispondenza della depressione di Anghiari.

Subappennino laziale

Il Monte Gennaro (Monti Lucretili)

Tra l'Aniene, il Tevere, la Nera, il Velino ed il Turano, sorgono i monti Sabini, che formano una regione molto pittoresca, rivestita di folta vegetazione, faggete nella parte sommitale, castagni, lauri, noci, ed è ricca di memorie storiche.

Fra il Turano e l'Aniene e ad ovest del Liri in direzione nordovest-sudest si eleva la dorsale calcarea dei Monti Simbruini, Monti Cantari e Ernici, spesso indicata come parte integrante dell'Appennino abruzzese, la cui vetta culminante è il Monte Viglio (2156 m).

Tra il Sacco e l'Aniene, si innalzano alcune dorsali minori, tutte di natura calcarea e calcareo-marnosa: i Monti Tiburtini con la cima del Monte Gennaro (1.271 m), i Monti Prenestini con la cima del Monte Guadagnolo (1218 m), i Monti Ruffi con la cima del Monte Costasole (1253 m) e i Monti Affilani con il Monte delle Pianezze (1 332m).

Subappennino abruzzese-molisano

Il Monte Castelfraiano

Appartengono al subappennino abruzzese-molisano i Monti dei Frentani che si estendono a sud-est del gruppo montuoso della Majella fino al fiume Fortore. Tra le vette più importanti il Monte Mauro (1042 m) ed il monte Castelfraiano (1412 m).

Subappennino dauno

Il Monte Crispignano

Il Subappennino dauno è una dorsale montuosa che costituisce il prolungamento orientale dell'Appennino campano. Esso occupa la parte occidentale della Capitanata e corre lungo il confine della Puglia con il Molise e la Campania. Il Subappennino dauno è delimitato a nord dalla valle del Fortore, a ovest dallo spartiacque appenninico, a sud dalla valle dall'Ofanto, a est dal Tavoliere delle Puglie. Le vette più notevoli sono il Monte Cornacchia (1.152 m), il Monte Saraceno (1.145 m) e il Monte Crispignano (1.105 m).

Antiappennino

Lo stesso argomento in dettaglio: Antiappennino.
Monte Amiata
I Monti Cimini - Monte Venere
I Colli Albani
il Vesuvio
Il Monte Calvo sul Gargano

Si chiamano invece Antiappennini quelle serie di gruppi e di catene totalmente indipendenti dalla principale, da cui sono separati da larghi e profondi avvallamenti.

L'Antiappennino è costituito da un complesso piuttosto irregolare di sollevamenti montuosi, che s'incontrano più vicino alle coste, ai bordi esterni della zona subappenninica.

Sul versante adriatico appartengono all'Antiappennino il promontorio del Gargano (1056 m), sperone della penisola, i pianeggianti tavolati calcarei delle Murge e della Penisola Salentina.

Sul versante tirrenico i sollevamenti montuosi che costituiscono la fascia dell'Antiappennino, spiccano maggiormente.

Di seguito una loro suddivisione per regione.

Antiappennino umbro-toscano

La catena principale è formata nella parte settentrionale dalle colline del Chianti e di Montepulciano, famose per i loro vini. La catena si deprime per lasciare passare il Paglia, dopo il quale continua nella zona vulcanica dell'Antiappennino Tosco-Romano.

Ad occidente di questa catena si elevano le colline Metallifere della Toscana (monti della Castellina, di Siena, Cornate di Gerfalco 1060 m, Poggio di Montieri 1041 m).

Il gruppo più elevato è comunque quello del Monte Amiata (1738 m), che si innalza a sud della foce dell'Ombrone e a est della valle da esso formata, fino alle sorgenti del Paglia, a est del quale si elevano, prima il monte di Radicofani (963 m) e dopo il Monte Cetona (1148 m). Il gruppo dell'Amiata si dirige verso sud-ovest, quindi si divide separando con il lato superiore l'Ombrone dall'Albegna, e con l'inferiore, che si prolunga fino al Monte Argentario (635 m), l'Albegna dal Fiora.

Antiappennino laziale

Si estende dalla Fiora al Garigliano ed è diviso dal Tevere in due parti:

  • Tra la Fiora ed il Tevere si presentano: i Monti Volsini attorno al Lago di Bolsena, i Monti Cimini attorno al lago di Vico, i Monti Sabatini attorno al Lago di Bracciano, tutti di origine vulcanica. Oltre il Treja sorge il Monte Soratte ad est dei Monti Sabatini. Tra il lago di Bracciano e Civitavecchia sorgono una serie di colline dette Monti della Tolfa.
  • Oltre il Tevere continua la zona vulcanica antiappenninica con i Colli Albani, gruppo isolato che conserva ancora tracce di attività vulcaniche con varie solfatare. A sud-est dei Colli Albani sorgono i Monti Lepini, e più a sud i Monti Ausoni e Aurunci. Tra i Monti Lepini ed il mare si estende la Pianura Pontina. Oltre questa sul mare sorge il Monte Circeo che forma un breve catena lunga 5 km.

Antiappennino campano

Dalla foce del Garigliano a quella del Sele, sempre lungo le rive del Tirreno, s'innalzano molti gruppi di montagne di origine vulcanica. Tra il Garigliano ed il Volturno, a nord di Sessa Aurunca sorge il gruppo vulcanico di Roccamonfina e tra questo ed il mare la breve catena calcarea di Monte Massico famosa per la produzione del vino di Falerno molto apprezzato dagli antichi romani. Tra il Matese ed il Vulcano di Roccamonfina, nascono i Monti Trebulani e nel Sud della Provincia di Caserta, i Monti Tifatini. Sul mare nella zona retrostante Pozzuoli sorge la zona vulcanica dei Campi Flegrei e più a sud, tra Napoli e Castellammare di Stabia, sorge il cono isolato del Vesuvio (1281 m). Infine nella penisola sorrentina i Monti Lattari.

Antiappennino apulo-garganico

Il Gargano, le Murge e le alture della penisola Salentina vanno considerate come un sottosistema distinto dall'Appennino per essere di natura totalmente diversa da quello.

  • Promontorio del Gargano. La forte depressione di San Severo lo separa dagli Appennini. Esso è formato da un altopiano di altezza media di 800 metri che si estende dal Lago di Lesina a Manfredonia con monti isolati che sorgono sparsi, fra questi i più alti sono il Monte Calvo (1056 m) ed il Monte Spigno (1010 m). La parte orientale forma il vero e proprio promontorio ed è coperta da ampie foreste che prendono il nome di Foresta Umbra.
  • Le Murge. Tra il Bradano, il corso inferiore dell'Ofanto ed il mare sorge un altopiano di altezza media 400 metri inclinato verso l'Adriatico. Disseminate si trovano colline e alture che raggiungono i 700 metri (Murge di Minervino 687 m). Non vi sono fiumi perché il suolo di natura carsica contiene molte fessure in cui le acque si inabissano.

Sezioni regionali dell'Appennino

Suddivisione Da A Regioni Altezza massima
Appennino Ligure Colle di Cadibona Passo della Cisa   Liguria
  Piemonte
  Lombardia
  Emilia-Romagna
  Toscana
Monte Maggiorasca (1.804 m)
Appennino tosco-emiliano in senso stretto[14] Passo della Cisa Passo della Futa   Emilia-Romagna
  Toscana
Monte Cimone (2.165 m)
Appennino tosco-romagnolo[14] Passo della Futa Bocca Trabaria   Emilia-Romagna
  Toscana
  Marche
  Umbria
Bandiera di San Marino San Marino
Monte Falco (1.658 m)
Appennino umbro-marchigiano Bocca Trabaria Passo della Torrita   Marche
  Umbria
  Lazio
Monte Vettore (2.476 m)
Appennino abruzzese Passo della Torrita Bocca di Forlì   Abruzzo
  Lazio
  Molise
Corno Grande (2.912 m)
Appennino sannita Bocca di Forli Sella di Vinchiaturo   Molise
  Campania
  Puglia
Monte Miletto (2.050 m)
Appennino campano Sella di Vinchiaturo Sella di Conza   Campania
  Basilicata
Cervialto (1.809 m)
Appennino lucano Sella di Conza Passo dello Scalone   Campania
  Basilicata
  Calabria
Serra Dolcedorme (2.267 m)
Appennino calabro Passo dello Scalone Stretto di Messina   Calabria Montalto (Aspromonte) (1.955 m)
Appennino siculo Stretto di Messina Valle del Torto e dei Feudi Bandiera della Sicilia Sicilia Pizzo Carbonara (1.979 m)

Principali gruppi montuosi

Le singole voci sono elencate nella Categoria:Montagne degli Appennini.

Geologia

Estensione della placca adriatrica - Gli appennini si sono formati in seguito alla collisione della placca eurasiatica con la placca adriatica o pugliese: una micro-placca tettonica che si è staccata dalla placca africana nel periodo Cretaceo. Il nome della placca adriatica è di solito utilizzato quando si fa riferimento alla parte settentrionale della placca africana

Geograficamente sono in parte, o sembrano essere, contigui alle Alpi; prima degli studi effettuati a partire dal 2000, infatti, si consideravano le due catene come parti di un unico sistema Alpi-Appennini.

In realtà le Alpi si sono originate milioni di anni prima che gli Appennini emergessero dal mare. Sia le Alpi che gli Appennini sono formati principalmente da rocce sedimentarie deposte nell'antico oceano Tetide durante il Mesozoico. Il movimento verso nord della Placca africana, la sua collisione con la Placca euroasiatica, e la subduzione di quella Africana sotto quella Europea hanno provocato l'orogenesi Alpina, iniziata alla fine del Mesozoico, generando una fascia orogenetica che si estende dalla Spagna all'Asia in direzione est-ovest, comprendente le Alpi.

Gli Appennini invece si sono formati durante l'orogenesi Appenninica all'inizio del Neogene (iniziata circa 20 Ma fa, nel Miocene medio ed ancora in atto)[15], si estendono da nordovest a sudest, e non sono un displacement della catena Alpina.

Il comportamento geologico della Pianura Padana è una prova del loro diverso stile tettonico: le forze compressive agenti da nord verso sud nelle Alpi e da sud verso nord negli Appennini avrebbero dovuto stringere i depositi alluvionali tra le montagne, ma la Pianura ha subito subsidenza a un ritmo di 1–4 mm/anno per circa 25 Ma, prima che gli Appennini iniziassero a formarsi[16]. La Pianura Padana non è quindi una struttura originata dall'erosione, ma una porzione riempita del Solco Adriatico, detto Avampaese Adriatico da quando si è scoperta la sua funzione come zona di subduzione. Le Alpi e gli Appennini sono sempre stati separati da questo solco.

Numerosi sono i fenomeni di carsismo specie nell'Appennino centrale e meridionale.

Struttura

L'orogenesi Appenninica è un tipologia rara ma non unica, in cui due tipologie più semplici si combinano in una configurazione apparentemente problematica che gli scienziati del Progetto RETREAT[17] hanno definito "estensione sin-convergente"[18] In sintesi il lato orientale della penisola è caratterizzato da catene a pieghe sollevatesi a causa di forze compressionali agenti al di sotto del Mare Adriatico. Questo lato è definito Zona compressionale Appenninico-Adriatica, o Zona di convergenza degli Appennini. Sul lato occidentale prevalgono strutture a Horst e graben, causate dall'espansione o estensione della crosta al di sotto del Mar Tirreno. Questo lato è definito Zona estensionale Tirrenica.

Zona compressionale

L'analisi sismica del Sistema di Subduzione Appenninico ha fornito una spiegazione alla graduale subsidenza della Pianura Padano-Veneta e al sistema di falde che interessa l'Italia orientale.[18] Lungo il lato orientale della penisola il fondo del Mare Adriatico – d'ora in poi "litosfera Adriatica" o "placca Adriatica", un termine il cui preciso significato è oggetto di ricerche ancora in corso – si immerge al di sotto del settore crostale in cui gli Appennini sono stati deformati da forze compressionali. La subduzione è un processo che avviene nel mantello terrestre, separato dalla crosta terrestre dalla superficie di discontinuità di Mohorovičić, o Moho, posta a 5–10 km di profondità.

La subduzione si verifica lungo una faglia caratterizzata da una direzione (angolo d'intersezione rispetto al nord geografico con la superficie topografica), e da un'inclinazione (angolo sulla verticale tra la superficie di faglia e la superficie topografica), da un hanging wall (superficie della porzione di crosta che sormonta) e da un footwall (superficie della porzione di crosta che viene sormontata). Il contatto tra zona subdotta e zona obdotta è invisibile in quanto si trova nella parte inferiore dell'avanfossa Appenninico, generalmente colmata da sedimenti, poiché la sedimentazione avviene ad una velocità molto più veloce della subduzione. In superficie si può rilevare solo il contatto tra l'hanging wall e i sedimenti dell'avanfossa, tranne che nel settore marino, dove la velocità sedimentazione è molto ridotta. Nel Nord Italia l'inclinazione della placca subdotta è tra 30-40º, ad una profondità media di 80–90 km.[19]

La zona di subduzione appenninica forma un arco irregolare, con centro di curvatura nel Mar Tirreno, esteso dalla base dell'Appennino Ligure presso la Pianura Padana, proseguente in mare aperto nell'Adriatico centrale, fino al Gargano. Da qui l'arco flette verso l'interno della penisola, separando l'avampaese Apulo, e prosegue sino al Golfo di Taranto, da dove piega a sud verso lo Ionio, poi a ovest, attraversando la Sicilia sudorientale, fino a raggiungere il Nord Africa.[19]

Il mantello superiore a circa 250 km di profondità si spezza nell'"Arco Appenninico settentrionale", e nell'"Arco Calabro-Peloritano", con forze compressionali agenti rispettivamente verso nordest e sudest. Queste strutture sono state spiegate attraverso modelli anche molto diversi, poiché mancano ancora dati definitivi. La tettonica, in ogni caso, non è dello stesso tipo che ha generato le Alpi.

Zona estensionale

Il lato occidentale della penisola è formato ad un sistema ad Horst e graben, dove la crosta, stirata dall'estensione del mantello sottostante, si è assottigliata e frantumata, lungo una serie di linee di faglia approssimativamente parallele, e i blocchi crostali in modo alterno sono sprofondati o sono stati sollevati dalla spinta isostatica. Questo stile tettonico è il predominante dalla Corsica ad est sino alla val Tiberina ad ovest, e forma catene montuose e bacini intramontani con direzione più o meno perpendicolare a quella di estensione.

Le catene montuose originatesi per pieghe sono formate da ampie anticlinali al nucleo dei massicci più elevati ed estesi degli Appennini, nel settore orientale; le catene montuose originatesi per faglia formano dorsali più basse e ripide, che geograficamente non sono considerate parte dell'Appennino, ma sono denominate "sub-appennino" o "anti-appennino». Queste montagne si trovano principalmente in Toscana, Lazio e Campania.

Sismicità

In virtù della convergenza della placca euroasiatica con quella africana, l'intero arco appenninico e le zone limitrofe sono soggette da sempre a fenomeni sismici ovvero terremoti con presenza di numerose faglie attive ed una scala di rischio sismico che va da 1 a 3.

Dal XX secolo in poi terremoti notevoli sono stati il terremoto della Calabria del 1905, il terremoto di Messina del 1908 (oltre 100.000 morti), il terremoto dell'Irpinia del 1910, quello della Marsica del 1915, il terremoto del Mugello del 1919, il Terremoto della Garfagnana e della Lunigiana del 1920, il Terremoto del Vulture del 1930, il Terremoto dell'Irpinia del 1962, il Terremoto del Belice del 1968, il Terremoto di Tuscania del 1971, il Terremoto dell'Irpinia del 1980, il Umbria e Marche del 1997, il Terremoto del Molise del 2002, L'Aquila del 2009 e i terremoti del Centro Italia del 2016 e 2017.

In epoche storiche altri terremoti importanti sono stati il Terremoto dell'Appennino centro-meridionale del 1349, il Terremoto dell'Italia centro-meridionale del 1456, il Terremoto dell'Aquila del 1461, il terremoto della Calabria del 1638, il Terremoto di Amatrice del 1639, il Terremoto dell'Aquila del 1703, il Terremoto della Maiella del 1706, il Terremoto della Calabria meridionale del 1783, il Terremoto del Molise del 1805, il Terremoto di Rieti del 1898, il Terremoto della Basilicata del 1857.

Stabilità dei versanti

Il terreno degli Appennini (così come quello delle Alpi) è in gran parte instabile a causa di vari tipi di movimenti dei versanti: falls and slides of rocks and debris, flows of earth and mud, spreads of earth and sink holes (cascate e scivoli di roccia e detriti, i flussi di terra e fango, spread di terra) e doline.

L'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, un'agenzia governativa fondata nel 2008 dalla fusione di tre enti preesistenti, ha pubblicato nello stesso anno una relazione speciale, Frane in Italia, che sintetizza i risultati del Progetto IFFI, l'Inventario dei Fenomeni Franosi in Italia, un ampio censimento governativo di frane a partire dal 1997. Al 31 dicembre 2007, aveva studiato e mappato oltre 482.272 frane su 20.500 km². I parametri considerati sono l'Indice Frana IF, il rapporto tra la superficie frana e la superficie totale di una regione, l'Indice Frana in aree montuose-collinari IFMC, e la densità di frane, che è il numero di eventi per 100 km². L'Italia nel suo complesso ha un IF di 6,8, un IFMC di 9,1 e una densità di 160. In Lombardia (con 13,9), Emilia-Romagna (11,4), Marche (19,4), Molise (14,0), Valle d'Aosta (16,0) e Piemonte (9,1) gli IF sono significativamente più elevati.[20]

Nell'Appennino i terreni più instabili sono situati, seguendo un ordine decrescente, nel versante orientale dell'Appennino Tosco-Emiliano, nell'Appennino centrale e nel fianco orientale del l'Appennino meridionale. Qui l'instabilità è paragonabile a quella nel settore meridionale delle Alpi. I terreni più stabili sono situati sul lato occidentale: Liguria, Toscano, Umbria e Lazio. L'Appennino sta scivolando a nord-est verso la Pianura Padana e l'avanfossa Adriatica. Le slides con ampi movimenti di superficie traslazionale o rotazionale sono i più comuni.

Ghiacciai

Lo stesso argomento in dettaglio: Ghiacciai appenninici.

Anche se al di fuori del massiccio del Gran Sasso d'Italia non esistono più ghiacciai, si sono osservate morene Post-Plioceniche anche in Basilicata. Nell'appennino Siculo all'interno dell'Etna esiste un ghiacciaio, il quale permane dentro un canale lavico entro il rilievo. Sono presenti nevai sul Gran Sasso, sulla Maiella e sul Pollino.

Ambiente

Vegetazione

Lo stesso argomento in dettaglio: Foreste montane decidue degli Appennini.

Idrografia

Dall'Appennino nascono importanti fiumi italiani come il Panaro, il Secchia, il Reno, il Marecchia, il Rubicone, il Metauro, l'Arno, il Tevere, il Nera, il Velino, il Salto, il Turano, il Tronto, l'Aterno-Pescara, l'Aniene, il Liri, il Sangro, il Volturno. Tra i laghi più importanti spicca il Lago di Campotosto mentre tra i laghi di origine glaciale di tipo alpino si ricordano il Lago del Matese, il Lago della Duchessa e il Lago di Pilato.

Parchi nazionali

Gli Appennini ospitano in tutto 12 parchi nazionali: il Parco nazionale dell'Appennino Tosco-Emiliano, il Parco nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna, il Parco nazionale dei Monti Sibillini, il Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, il Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise, il Parco nazionale della Majella, il Parco nazionale del Pollino, il Parco nazionale del Vesuvio, il Parco nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, il Parco nazionale dell'Appennino Lucano-Val d'Agri-Lagonegrese, il Parco nazionale della Sila e il Parco nazionale dell'Aspromonte.

Passi appenninici

Le singole voci sono elencate nella Categoria:Valichi degli Appennini.

Stazioni sciistiche

Le singole voci sono elencate nella Categoria:Stazioni e comprensori sciistici italiani.

Comuni e centri abitati più elevati

Curiosità

Dagli Appennini ha preso nome una catena montuosa sulla Luna detta Montes Apenninus.

Note

  1. ^ a b Sono centinaia le fonti che considerano i monti della Sicilia settentrionale come "Appennino Siculo". Se ne citano qui alcune in ordine cronologico:
    • Alfeo Pozzi L'Italia nelle sue presenti condizioni fisiche, politiche, economiche, e monumentali descritta alle scuole ed alle famiglie G. Agnelli, 1870 (pagina 84, testo consultabile su Google libri);
    • Società italiana di scienze naturali, Atti della Società italiana di scienze naturali e del Museo civico di storia naturale in Milano, Volumi 37-38 (pagina 326);
    • Theobald Fischer, La penisola italiana: saggio di corografia scientifica, Unione Tipografico-editrice, 1902 (pagina 312);
    • Autori vari, Rivista geografica italiana, Volumi 77-78 edito dalla Società di studi geografici, 1970 (pagina 247)
    • L. Vizzani L'appennino Siculo-Calabro-Lucano, in: Moderne vedute sulla geologia dell'Appennino, atti dell'Accademia Nazionale dei Lincei, 1973 (pagine 15-37);
    • Adriana Pintori, Maribel Andreu, Adriana Pintori, Diamoci dentro!: cultura e civiltà italiana editore Univ. Autònoma de Barcelona, 1996 (pagina 138);
    • Micaela Vissani, Regioni d'Italia dall'A alla Z Giunti Editore, 1999 (pagina 159);
    • Giuseppe Maurici, Giuseppe Maurici Roby Manfrè Scuderi, Guide dei Monti d'Italia - Sicilia Touring Editore, 2001 (pagina 28)
    • Touring club italiano, Sicilia: Palermo e la Conca d'oro, Agrigento, Siracusa, Catania, Taormina, gli arcipelaghi e le isole Touring Editore, 2002 (pagina 271);
    • Domenico Ligresti, Dinamiche demografiche nella Sicilia moderna editore FrancoAngeli, 2002 (pagina 67)
    • Ruggiero Scrofani, Turismo nautico e distretti turistici siciliani editore FrancoAngeli, 2009(pagina 99);
    • F. Toppetti, Paesaggi e città storica. Teorie e politiche del progetto Alinea Editrice, 2011 (pagina 143)-
  2. ^ Alpi e Appennini, su Eniscuola, 7 gennaio 2010. URL consultato il 19 dicembre 2016.
  3. ^ Appennini in "Enciclopedia dei ragazzi", su www.treccani.it. URL consultato il 19 dicembre 2016.
  4. ^ Atlante geologico: "Il Gruppo di Voltri è un complesso di metaofioliti e metasedimenti ubicato nel settore centro - occidentale della Liguria, e costituisce l'estrema porzione meridionale delle Alpi Occidentali. Strutturalmente è definito come un sistema composito di falde metamorfiche, situato in posizione interna rispetto all'arco alpino occidentale e corrisponde, nella catena alpino - appenninica, all'emersione di un livello crostale profondo" Archiviato il 16 aprile 2015 in Internet Archive.
  5. ^ Capponi G.; Gosso G.; Scambelluri M.; Siletto G. B.; Tallone S., Carta geologico-strutturale del settore centro-meridionale del Gruppo di Voltri (Alpi Liguri) e note illustrative, Bollettino della Società Geologica Italiana.
  6. ^ sito di divulgazione scientifica
  7. ^ Sito Eni scuola
  8. ^ a b c d Tra le tante fonti che considerano la Bocca Trabaria il limite tra Appennino Tosco-emiliano ed Appennino Umbro-marchigiano si citano:
    • Enciclopedia Treccani, su treccani.it.
    • Romano Gasperoni, Fulvio Fulvi, Umbria e Marche, edizioni Fabri, 1985 (pagina 94)
    • Marco Salvo, Daniele Canossini, Appennino ligure e tosco-emiliano, Touring Editore, 2003, ISBN 978-88-365-2775-5; consultabile su Google libri a pagina 479;
    • Adriana Pintori, Maribel Andreu, Diamoci dentro! cultura e civiltà italiana, edito da Università Autònoma de Barcelona, 1996, ISBN 978-84-490-0728-6; consultabile su Google ricerca libri a questa pagina;
    • Romano Gasperroni, in Viaggio in Italia – anno II – volume 37 – Appennino Umbro-Marchigiano, (Gruppo Editoriale Fabbri) Milano 1983;
    • Questo Nostro Mondo – L'Italia (Istituto Geografico De Agostini – Novara). Secondo altri il limite tra i due tratti sarebbe da porre invece al passo di Bocca Serriola
  9. ^ Torquato Nanni – Geologia delle Marche.
  10. ^ a b Secondo altri dal Passo della Torrita
  11. ^ Touring Club Italiano - Lazio, non compresa Roma e dintorni
  12. ^ Adriana Pintori, Maribel Andreu, Diamoci dentro! Cultura e civiltà italiana, edito dall'Università Autonoma di Barcellona, 1996 (pagina 95)
  13. ^ Adriana Pintori, Maribel Andreu, Diamoci dentro! Cultura e civiltà italiana, edito dall'Università Autonoma di Barcellona, 1996 (pagina 95)
  14. ^ a b L'Appennino tosco-emiliano generalmente comprende tutto il tratto degli Appennini compreso tra l'Appennino Ligure e quello Umbro-Marchigiano. Può però essere suddiviso in Appennino tosco Emiliano in senso stretto (tra l'Emilia e la Toscana) e Appennino Tosco-Romagnolo (tra la Romagna e la Toscana). Vedi la pagina: [1]
  15. ^ James 2004, pp.3-4
  16. ^ Ollier 2000, p.77
  17. ^ Award#0208652 - COLLABORATIVE RESEARCH: Retreating-Trench, Extension, and Accretion Tectonics (RETREAT): a Multidisciplinary Study of the Northern Apennines
  18. ^ a b Margheriti 2006, p.1120
  19. ^ a b Margheriti 2006, p.1124
  20. ^ Trigila 2008, pp.15-16

Bibliografia

  • G. de Lorenzo, "Studi di geologia nell'Appennino meridionale," Atti d. R. Accad. d. Sci, Fis. e Mat., Napoli, ser. 2, vol. viii., no. 7 (1896)
  • F. Sacco, "L'Appennino settentrionale," Boll. Soc. geol. Ital. (1893-1899).

Libri

  • (EN) Cliff Ollier, Colin Pain, The origin of mountains, Londra, Routledge, 2000.

Pubblicazioni

Voci correlate

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