Corfinio

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Corfinio
comune
Corfinio – Stemma
Corfinio – Bandiera
Corfinio – Veduta
Corfinio – Veduta
Concattedrale di San Pelino
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione Abruzzo
Provincia L'Aquila
Amministrazione
SindacoRomeo Contestabile (Lista Civica Corfinium Rinasce) dal 20-9-2020
Data di istituzione24/09/2020
Territorio
Coordinate42°07′29″N 13°50′33″E / 42.124722°N 13.8425°E42.124722; 13.8425 (Corfinio)
Altitudine346 m s.l.m.
Superficie17,95 km²
Abitanti970[1] (31-12-2022)
Densità54,04 ab./km²
Comuni confinantiPopoli Terme (PE), Pratola Peligna, Raiano, Roccacasale, Salle (PE), Tocco da Casauria (PE), Vittorito
Altre informazioni
Cod. postale67030
Prefisso0864
Fuso orarioUTC+1
Codice ISTAT066041
Cod. catastaleC999
TargaAQ
Cl. sismicazona 1 (sismicità alta)[2]
Cl. climaticazona D, 1 908 GG[3]
Nome abitantiCorfiniesi
Patronosant'Alessandro
Giorno festivo3 maggio
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Corfinio
Corfinio
Corfinio – Mappa
Corfinio – Mappa
Posizione del comune di Corfinio all'interno della provincia dell'Aquila
Sito istituzionale

Corfinio (anticamente Corfinium, poi, nel periodo romano, Pentima, indi nel medioevo Valva, ha ripreso il nome classico nel 1928[4]) è un comune italiano di 970 abitanti[1] della provincia dell'Aquila in Abruzzo. Fa parte dell'unione dei comuni Terre dei Peligni.

In epoca antica fu abitata dai Peligni e durante la guerra sociale del 91-88 a.C. (condotta contro Roma dai popoli della penisola fino a quel momento a lei alleati, dopo che era stata loro rifiutata la concessione della cittadinanza) divenne capitale della Lega italica, venendo ribattezzata "Italica".

Geografia[modifica | modifica wikitesto]

La città si trova nella Valle Peligna, appena fuori dalle gole di Popoli Terme. Sulla piana si trovava la città romana, poi quella attuale, mentre il settore più alto è ai piedi del Monte Rotondo, ossia la seconda cima delle Montagne del Morrone. Il centro è lambìto dal fiume Aterno che passa in località Sant'Ippolito, oggi sede di un complesso industriale.

Il nome[modifica | modifica wikitesto]

Moneta corfiniense, coniata durante la guerra sociale, con l'iscrizione osca di "Italia"

Fonti da Plinio il Vecchio dimostrano che il nome originale, con cui i romani chiamavano la città era Corfinium. Durante la guerra sociale, fu la capitale della Lega Italica, assumendo il nome osco di Viteliù. Dopo la conquista romana nel I secolo a.C. il nome fu cambiato in "Valva", in riferimento al territorio, così come sarà l'aggettivo nominale della Cattedrale di San Pelino; benché l'abitato vero e proprio dal X secolo d.C. assumerà il nome di Pentima. Nel 1928 verrà riadattato il nome originale di "Corfinio".

Accessibilità[modifica | modifica wikitesto]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Morroni di Corfinium

Epoca romana: Corfinium[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Corfinium.

Corfinio era una città del popolo dei Peligni, sita a ridosso della depressione del fiume Gizio ad est e quella del fiume Aterno a Nord, risalente oltre il IX/X secolo prima di Cristo. Raggiunge un potere economico-culturale già nel 480 a.C. instaurando, con le popolazioni Marse, Equi e Romani rapporti commerciali e molto spesso conflittuali. Nel 308/302 a.C. i suoi territori furono inglobati nella IV regione di Roma, pur conservando una certa autonomia.

Guerra sociale e capitale degli Italici[modifica | modifica wikitesto]

Corfinio è stata la capitale della Lega Italica durante la guerra sociale contro Roma, venendo temporaneamente rinominata Italica. Qui vi fu coniata una moneta d'argento con la scritta Italia[5] sulla faccia principale insieme con l'immagine di una donna coronata di alloro, mentre sull'altra faccia recava l'immagine del sacrificio di una scrofa da parte di personaggi in abito militare, simbolo di patto confederato[6]. Il generale Romano Gneo Pompeo Strabone, dopo la sconfitta della città nell'88 a.C. disse: "At te Corfinium circumdata validis muris'".

Epoca medievale[modifica | modifica wikitesto]

Il vecchio borgo romano, a partire dal IX secolo, venne ricostruito lentamente sotto forma di planimetria medievale. Fuori dal centro, presso un tempio, venne edificata l'attuale Basilica di San Pelino. Immediatamente il complesso si impose come struttura dominante della zona, e divenne nel 700 concattedrale, insieme con Sulmona: in questo anno, infatti, Papa Sergio I nominò Panfilo Vescovo di Corfinio e Sulmona[7]. Con l'eremitaggio di Pietro da Morrone, nel XIII secolo fu costruito l'Eremo di San Terenziano, posto in alto il paese.

Terremoto del 1706 e rinascita culturale[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Terremoto della Maiella del 1706.

Nel 1706 un terremoto sconvolse la valle Peligna, distruggendo gran parte del borgo medievale di Corfinio. Anche San Pelino fu danneggiata, e ricostruita all'interno in forme barocche. Nel XIX secolo nacque il filologo Antonio De Nino, molto famoso in loco, che si occupò di riscoprire il glorioso passato di Corfinio, finanziando campagne di scavo. Furono ritrovati i due Morroni funebri presso San Pelino, e la pianta dell'anfiteatro romano nella piazza del borgo. Numerose statuette furono conservate nella sua collezione privata. De Nino si spostò anche a Sulmona e nelle Gole del Sagittario ad Anversa degli Abruzzi nel 1894, stringendo amicizia con Gabriele D'Annunzio.

Monumenti[modifica | modifica wikitesto]

Concattedrale valvense di San Pelino[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Concattedrale di Corfinio.
Concattedrale di Corfinio
Fontana di Gemma

La prima basilica sorse sulla tomba di San Pelino, vescovo di Brindisi, martire al tempo di Flavio Claudio Giuliano, nel sepolcreto sito nei pressi della città di Corfinium, capitale dei popoli italici insorti contro Roma. La città, risorta in età longobarda con il nome Valva, fu poi definitivamente distrutta dalle incursioni di Saraceni e Ungari. L'antica Corfinium assunse in seguito il nome di Pentima, che conservò fino al 1927; nel 1928 il borgo di Pentima fu ribattezzato Corfinio in onore della gloriosa capitale italica.

Nel 1075 il vescovo Trasmondo (che era anche Abate di San Clemente a Casauria), prediletto del grande pontefice Gregorio VII, come viene attestato nel Chronicon Casauriense, promosse la rifondazione della basilica insieme a quella di S. Panfilo di Sulmona, utilizzando le maestranze che avevano da poco riedificato nelle sue forme romaniche l'abbazia di San Liberatore a Maiella. Egli fu al centro della politica papale anti-normanna, di cui la chiesa corfiniese venne ad assumere un valore emblematico. Nel 1079 il vescovo Trasmondo venne imprigionato da Ugo Malmozzetto, il capitano normanno che le fonti monastiche ci hanno tramandato come "il Persecutore di San Clemente" e quando nel 1080 lo rilascia, Trasmondo abbandona sia l'Abbazia di San Clemente, depredata integralmente dai Normanni e parzialmente distrutta, sia il Vescovato, per rifugiarsi presso il Papa; ma questi rimprovera aspramente il vescovo per aver abbandonato la sua Chiesa, e lo sveste della dignità vescovile, nominando suo sostituto Giovanni detto Il Peccatore, che inizia, tra le altre cose, i lavori di restauro della Cattedrale[8]. I lavori si interruppero nel 1092 con la consacrazione della sola parte realizzata, il transetto monoabsidato del cosiddetto mausoleo di Sant'Alessandro, a fianco del quale sorgerà più tardi la nuova cattedrale che ammiriamo oggi.

La successione cronologica delle fasi costruttive dell'edificio è controversa, ma fonti storiche attendibili sembrano indicare con certezza che il complesso è stato eretto tra il 1075 e il 1124, anno in cui il vescovo Gualtiero consacrò con rito solenne la basilica di San Pelino. La formulazione dell'impianto a tre navate spartite da possenti pilastri in pietra squadrata, trovò nel tempio valvense una delle più efficaci applicazioni regionali: l'impostazione basilicale, ritmata da pilastri anziché dalle consuete colonne, nacque dall'unione di elementi prettamente meridionali con altri di derivazione lombarda, all'insegna di una grande chiarezza d'insieme e di una notevole armonia delle proporzioni. In questo senso, le fondazioni di Valva e di Sulmona, entrambe realizzate da maestranze benedettine, rappresentarono una vera novità ed un polo di riferimento per gran parte dell'architettura regionale. La felice contrapposizione delle volumetrie del corpo longitudinale e del transetto, risulta evidenziata dalla decorazione, improntata al recupero del repertorio classico, fatta di sequenze di arcatelle cieche intervallate da lesene e rosoncini che ne percorrono i parato murario esterno. L'attuale complesso di edifici si articola in tre corpi principali, di cui la cattedrale vera e propria e l'oratorio di Sant'Alessandro rappresentano il blocco più antico.

L'oratorio, che si diparte dal corpo basilicale e termina con una torre di difesa, fu eretto per custodire le spoglie di papa Alessandro I (109-119), anche se il luogo della sepoltura non è mai stato identificato. Il massimo apporto decorativo della scarna facciata si concentra nel portale, ornato lungo gli stipiti e nell'architrave da tralci classicheggianti, realizzato durante la più avanzata fase costruttiva della chiesa, promossa dal vescovo Gualtiero, in carica dal 1104. L'estrema sobrietà del prospetto contrasta con la ricchezza formale e decorativa dell'abside maggiore, in cui, sapientemente miscelati, emergono elementi di derivazione classica, bizantina accanto a quelli tipicamente romanici. La medesima essenzialità si ritrova all'interno, dove due teorie di arcate confluiscono verso il presbiterio, rialzato e coperto da una volte a crociera.

Un riferimento ancora più evidente al repertorio classico contraddistingue le scelte scultoree, messe a punto dai decoratori abruzzesi nel primo decennio del XII secolo, secondo un atteggiamento culturale rivolto ai modelli antichi che trovò nella chiesa valvense una delle sue massime espressioni. Testimonianza eminente di questa tendenza è il pulpito che domina nella nave mediana, realizzato al tempo del vescovo Odorisio (in carica dal 1168 al 1188): qui la decorazione, che rinuncia ad ogni contenuto narrativo, per una vivace stesura degli ornati ed il fine intaglio del fogliame, tocca un vertice, per la maestria dell'esecuzione e per la raggiunta armonia generale dell'impianto.

I murgini[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Corfinium.
Resti romani presso la basilica valvense

Sono monumenti funebri romani del II secolo, costruiti a torre con camera mortuaria. Si trovano vicino alla basilica di San Pelino. Sono chiamati "murgini" perché in dialetto Corfiniese morgia significa pietra. Ciò è confermato da una lapide commemorativa presso la seconda tomba minore. I due blocchi in ciottoli di pietra hanno pianta a torre, e il maggiore presenta ancora il vano centrale per la sepoltura, mentre il secondo assume la classica forma di monolite. In origine i due sepolcri dovevano essere assai decorati, ma le spoliazioni compiute dalla caduta di Roma al Medioevo per la costruzione della nuova città, e i vari terremoti, hanno compromesso nei secoli i due monumenti.

Eremo di San Terenziano[modifica | modifica wikitesto]

Risale al XIII secolo, quando giunse in zona Pietro da Morrone. Nel secolo successivo venne ampliato e fortificato in una pianta quadrangolare. Si trova su un'altura sopra Corfinio. Notizie di documenti si hanno nel 1522 e nel 1819 quando fu visitato dal vescovo Tiberi. Nel Novecento è stato progressivamente abbandonato, fino a progetti attuali per un recupero. L'edificio ha pianta quadrata con un rialzo al centro usato come torre di controllo. Si articola su tre livelli, il piano terra per la chiesa, il superiore per uso abitativo e il seminterrato per le sepolture rupestri, nucleo originario del romitorio medievale. L'interno è ad aula ellittica interrotta da un vano di accesso, con presbiterio rettangolare, in modo che l'area risulti una croce greca con due cappelle laterali. La chiesa interna ha aspetto settecentesco, poiché restaurato dopo il 1706, scandita da ordine di paraste binate, fasciata da alta trabeazione. Gli altari interni erano dedicati a Santa Monica e San Martino. La sommità, oltre alla torre, è coperta da cupola ellittica, celata da un tiburio con finestre a ellisse.

Piazza del teatro romano[modifica | modifica wikitesto]

La piazza del Teatro (dove si trova la chiesa di San Martino) conserva la pianta ad ellisse, e agli angoli si trovano i bastioni del teatro, che ora servono come contrafforti delle case medievali. Il teatro fu costruito dopo la conquista di Corfinium nel I secolo a. C.,aveva un diametro di 75 metri e una capienza di circa 4000 posti. Dopo il terremoto il teatro, in parte ancora esistente, fu smontato e una lapide è stata posta all'esterno della basilica vslvense, che recita T. MITTIUS P(ublius) F(ilius) CELER. IIIIVIR QUINQ(ennalis) THEATRUM. MUNDUM. GRADUS. FACENDOSI. CURAVIT.

Chiesa madre di San Martino[modifica | modifica wikitesto]

Piazza del Teatro con la chiesa di San Martino

Sorta presso il teatro romano, risale attualmente al restauro del 1489, con lievi modifiche apportate dopo il terremoto del 1706. Il portale tardo romanico della facciata è quattrocentesco, costruito seguendo il modello di Casauria, su un piccolo basamento in pietra poggiano gli stipiti, con mostra piegata orizzontalmente in basso. Nella cimasa dei due pilastri compaiono motivi decorativi vegetali e geometrici, come nel portale di San Clemente a Casauria. Sulla trabeazione è scolpita una croce a foglie di palma alternate con quattro fiori. L'interno è barocco, a navata unica. Il campanile è una robusta torre usata anche come orologio, a partire dall'800.

Chiesa di Santa Maria del Soccorso[modifica | modifica wikitesto]

Seconda chiesa del centro, è del XVI secolo, anche se oggi è quasi completamente tardo barocca dopo i fatti del 1706. La facciata a capanna, con semplice paramento murario, è inquadrata da lesene angolari in pietra concia, e in alto da una cornice a architrave triangolare. Il portale è del 1540, unico elemento originale, scolpito con stipiti modanati e ornati dallo stemma di San Bernardino e cherubini che reggono festoni di fiori. L'interno a navata unica è piuttosto semplice, con abside centrale, e coperto da volta a botte lunettata. Presso l'altare c'è una tela settecentesca della Madonna del Soccorso.

Palazzo De Petris - Galli Zugaro[modifica | modifica wikitesto]

In Largo de Petris, risale al XVII secolo, costruito come residenza gentilizia dei conti De Petris e in seguito passato alla famiglia dei baroni Galli Zugaro. La facciata intonacata conserva il portale in pietra ad arco, con mensole d'imposta su piedritti e concio sagomato. Sopra vi è lo stemma della famiglia Galli Zugaro, a destra è presente un passaggio coperto archivoltato, con piedritti a blocchi di pietra squadrati e mensole d'imposta. Alle semplici finestre quadrotte del piano terra, si contrappongono quelle della porzione superiore, con cornici in pietra. L'ingresso interno è preceduto da un ampio scalone.

Palazzo Carusi-Colella[modifica | modifica wikitesto]

L’edificio ottocentesco in Via Valva insiste su una preesistente struttura del tardo XVI secolo, fatta costruire come residenza privata da mons. Francesco Caruso (seu Carusi), vescovo di Valva e Sulmona dal 1585 al 1593, erudito, poeta ed amico personale di Torquato Tasso. Fu in seguito abitata dalla famiglia del presule e dai loro discendenti[9], per poi passare al nobiluomo e giureconsulto Giuseppe Colella come dote matrimoniale della consorte Vincenza Carusi. Le armi gentilizie del prelato, riportate anche su un portale adiacente al palazzo della corte vescovile (attuale Municipio), sono visibili sul grande arco stemmato che immette nel cortile interno, come pure sull’architrave in pietra del portone principale.

Area archeologica “Don Nicola Colella”[modifica | modifica wikitesto]

Chiesa del Soccorso

Grazie alle indagini ottocentesche di Antonio De Nino e del religioso don Nicola Colella, nelle zone di San Giacomo, San Pelino e Sant'Ippolito sono stati rinvenuti reperti provenienti dalla città italica di Corfinium.

  • Piano San Giacomo: zona della Civita, sono stati scoperti resti di marciapiedi, portici, pavimenti in mosaico. Il tessuto urbano è del II secolo prima di Cristo. Zone come le terme e le domus sono del secolo successivo, quando la città fu trasformata allo stile romano. Vi sono pavimenti in mosaico policromo, un ninfeo in mosaico di pasta vitrea, il peristilo di questa domus era ornato da stucchi e affreschi sul soffitto. Accanto alla domus ci sono le terme con le colonnine dell'intercapedine che permetteva il passaggio al calidarium.
  • Area del tempio italico: presso la strada provinciale per Pratola Peligna, si trova il santuario del I secolo. Si vedono il podio, il sacellum a mosaico. Gli oggetti votivi come statuette sono conservate nel museo archeologico civico.

Museo civico archeologico De Nino[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Museo civico archeologico Antonio De Nino.

In Piazza Corfinio, nel Palazzo Colella-Trippitelli del XVII secolo, il museo è diviso in due livelli, il primo al piano terra ricostruisce lo studio del famoso archeologo abruzzese, mentre al primo piano ci sono 10 sale espositive che documentano il periodo storico dal Neolitico al Medioevo nel territorio della valle peligna. Dell'epoca italica molte sono le statue e oggetti sacri e privati trovati negli scavi del territorio, e presso anche le zone vestine e del Tirino. Opere di interesse come una fabula è stata trovata nel santuario di Ercole presso Sulmona. Altre opere tarde del I secolo sono cammei, raffiguranti l'imperatore Claudio per esempio, mentre di grande valore storico è la moneta italica coniata dai peligni, con scritto ITALIA, durante il periodo della guerra sociale contro Roma.

Società[modifica | modifica wikitesto]

Evoluzione demografica[modifica | modifica wikitesto]

Abitanti censiti[10]

Cultura[modifica | modifica wikitesto]

Museo archeologico Antonio De Nino[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Museo civico archeologico Antonio De Nino.
Antonio De Nino, il filologo pratolano che scoprì l'antica Corfinium

Il museo è dedicato al filologo pratolano Antonio De Nino che nell'800 si prodigò per la cultura romana in Abruzzo, compiendo vari scavi archeologici nella valle Peligna. Il museo conserva i reperti romani rinvenuti presso la basilica di San Pelino, ossia monete e vasi.

Eventi[modifica | modifica wikitesto]

  • 3 maggio: festa patronale di Sant'Alessandro
  • Mese di luglio/agosto: Varie attività culturali
  • quarta domenica di luglio: Rievocazione Storica dei Popoli Italici
  • 8 agosto: Giornata dell’emigrante
  • 13 agosto: festa di San Rocco
  • 1 settembre: festa di San Terenziano

Amministrazione[modifica | modifica wikitesto]

Periodo Primo cittadino Partito Carica Note
23 aprile 1995 12 giugno 1999 Pelino Marrama Lista civica di centro-sinistra Sindaco [11]
13 giugno 1999 13 giugno 2004 Mauro Colella Lista civica Sindaco [12]
14 giugno 2004 20 settembre 2020 Massimo Colangelo Lista civica Unione civica - Nuova Corfinio Sindaco [13][14][15]
21 settembre 2020 In carica Romeo Contestabile Lista Civica Corfinium Rinasce Sindaco [16]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Bilancio demografico mensile anno 2022 (dati provvisori), su demo.istat.it, ISTAT.
  2. ^ Classificazione sismica (XLS), su rischi.protezionecivile.gov.it.
  3. ^ Tabella dei gradi/giorno dei Comuni italiani raggruppati per Regione e Provincia (PDF), in Legge 26 agosto 1993, n. 412, allegato A, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile, 1º marzo 2011, p. 151. URL consultato il 25 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2017).
  4. ^ Nomi d'Italia, Novara, Istituto geografico De Agostini, 2009, p. 138.
  5. ^ Dopo la caduta della città nell'88 a.C. Strabone ebbe a dire, con ammirazione, "AT TE CORFINIUM CIRCUMDATA VALIDIS MURIS", riferendosi alla magnificenza delle mura difensive, di cui oggi restano pochissime tracce. Nel I secolo a.C. i territori dei Peligni facevano parte della IV Regio di Roma e la Guerra, definita dagli scrittori romani contemporanei anche "Marsica", fu poi universalmente nota come Guerra "Sociale", perché combattuta dei popoli socii (cioè alleati dei Romani) per ottenere il riconoscimento effettivo dell cittadinanza. Nel febbraio del 49 a.C. dopo aver attraversato il Rubicone, Giulio Cesare ignoro' Roma per marciare veloce verso sud, con l'intenzione di raggiungere Pompeo, ma il suo rivale riuscì ad attraversare l'adriatico diretto a Brindisium. Fu proprio a Corfinium che Cesare ricevette il rinforzo di della legione VIII e di 22 coorti reclutate nella Gallia Transalpina e dove sconfisse Lucio Domizio Enobarbo dopo un breve assedio. Qui Cesare vieto' il saccheggio della città e in un atto sorprendente, restituì al nemico i sei milioni di sesterzi che Enobarbo aveva con sé per la remunerazione delle legioni, allo scopo di dimostrare che il《suo disinteresse》non era 《minore della sua clemenza》. La maggior parte degli assediati si uni`ai ribelli e durante i giorni successivi si sparse la voce della famosa 《clemenza di Corfinium》. National Geographic Italia (archiviato dall'url originale il 19 marzo 2011).
  6. ^ Anton Ludovico Antinori, Annali degli Abruzzi, Vol. I, Dai tempi preromani fino alla venuta di Cristo., Bologna, Manoscritto edito in fac-simile autografo da Forni Editore, 1971, p. sub anno di Roma 663.
  7. ^ A. L. Antinori, Annali degli Abruzzi, Vol. IV, Bologna, Forni Editore, 1971, p. sub a. 700.
  8. ^ A. L. Antinori, Annali degli Abruzzi, VI, Bologna, Forni Editore, 1971, pp. sub anno 1081 sub voce "Sulmona".
  9. ^ V. D’Avino, Cenni storici sulle chiese arcivescovili, vescovili e prelatizie (nullius) del Regno delle Due Sicilie raccolti, annotati e scritti per l’Ab. Vincenzo D’Avino, Napoli, Ranucci Editore, 1848, p. 738.
  10. ^ Statistiche I.Stat - ISTAT; URL consultato in data 28 dicembre 2012.
  11. ^ Archivio storico delle Elezioni del Ministero dell'Interno, Risultato delle elezioni amministrative del 23 aprile 1995, su elezionistorico.interno.gov.it.
  12. ^ Archivio storico delle Elezioni del Ministero dell'Interno, Risultato delle elezioni amministrative del 13 giugno 1999, su elezionistorico.interno.gov.it.
  13. ^ Archivio storico delle Elezioni del Ministero dell'Interno, Risultato delle elezioni amministrative del 31 maggio 2015, su elezionistorico.interno.gov.it.
  14. ^ Archivio storico delle Elezioni del Ministero dell'Interno, Risultato delle elezioni amministrative del 12 giugno 2004, su elezionistorico.interno.gov.it.
  15. ^ Archivio storico delle Elezioni del Ministero dell'Interno, Risultato delle elezioni amministrative del 28 marzo 2010, su elezionistorico.interno.gov.it.
  16. ^ Archivio storico delle Elezioni del Ministero dell'Interno, Risultato delle elezioni amministrative del 20 settembre 2020, su elezionistorico.interno.gov.it.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Corfinio, in Gli antichi Italici nella Valle Peligna, Tesori d'Abruzzo, vol. 59, Pescara, De Siena Editore, giugno 2021, pp. 18-21.
  • Chris Wickham, Studi sulla società degli Appennini nell'alto Medioevo. Contadini, signori e insediamento nel territorio di Valva (Sulmona), Bologna, CLUEB, 1982.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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