Spongata

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Spongata
Origini
Luogo d'origineBandiera dell'Italia Italia
RegioniEmilia
Toscana
Liguria
Diffusionemulti regionale
Dettagli
Categoriadolce
RiconoscimentoP.A.T.
SettorePaste fresche e prodotti della panetteria, della biscotteria, della pasticceria e della confetteria
Ingredienti principali
  • farina
  • zucchero
  • burro
  • vino bianco
  • miele
  • pangrattato e amaretti o fette biscottate
  • mandorle
  • noci o nocciole
  • pinoli
  • frutta secca o anche confetture o mostarda di frutta
  • arancia o cedro canditi
  • uvetta
  • spezie
[1]

La spongata, o spungata, è un dolce tipico del periodo natalizio[2] diffuso in alcune zone delle province di Piacenza, Parma, Reggio Emilia, Modena, Massa-Carrara e La Spezia.

Origine del nome e storia[modifica | modifica wikitesto]

Il nome deriva probabilmente dal latino spongia, spugna, per l'aspetto spugnoso e irregolare della sua superficie[3][4].

È un dolce di antiche tradizioni, in passato ritenuta secondo alcuni di probabile origine ebraica (precisamente portata in Italia da ebrei provenienti dalla Spagna)[3], in verità successivamente da parte di alcuni storici se ne è trovata la testimonianza più antica, forse di origine altomedievale se non di età Romana, infatti il termine spongata si trova per la prima volta nei documenti della potente abbazia di San Colombano di Bobbio fondata nel 614 in epoca longobarda dal santo irlandese Colombano, che rappresentava un centro importantissimo di irradiazione culturale per tutta l’Italia settentrionale e dominava con vari possedimenti i luoghi in cui ancora oggi è diffuso il dolce. Nel 794 Carlo Magno nel Concilio di Francoforte impose che tutti i monasteri benedettini di pertinenza imperiale (come per Bobbio) dovessero offrire unam tortam o pain d’hostelage (cioè torta o pane di accoglienza) agli ospiti, ai pellegrini e ai visitatori durante le festività natalizie. Nell’anno 1088 Sant’Ivone, preposito dei canonici di San Quintino a Verumanduorum, stabilì che la torta da offrire per Natale nei monasteri prendesse il nome di spongae e ne abbiamo la conferma nel Codice Diplomatico del monastero di Bobbio dove l’abate di San Colombano chiedeva il permesso ... se mancasse il Vescovo, che il monastero possa ricevere il crisma, l'olio santo e... dare una pasta spongata a chi fosse ospite[5]. Ancora ve ne è testimonianza sempre nei documenti del Codice diplomatico di Bobbio dell'anno 1194 in cui i monaci benedettini erano soliti regalare una spongata a chi a Natale avesse portato loro la quota regolare dell'affitto, e nel caso del documento l'estensione del regalo del dolce era esteso anche in altri periodi dell'anno: dando illi qui fictum portaverit unam spongatam (dando a chi abbia portato l'affitto una spongata)[6][7]. In epoca rinascimentale la spongata fece la sua presenza nelle tavole nobiliari tanto che fu inviata in dono al duca Francesco Sforza di Milano nel 1454 e l'anno seguente al duca Borso d'Este di Ferrara.

Diffusione[modifica | modifica wikitesto]

I primi luoghi che si contendono la produzione artigianale[8] sono Piacenza (Monticelli d'Ongina[9], Cortemaggiore, Fiorenzuola e la Val d'Arda)[10], Parma (Berceto, Borgo Val di Taro, Busseto, Bardone e Cassio di Terenzo, Corniglio, Fornovo di Taro, Monchio delle Corti, Salsomaggiore Terme, Soragna, Pellegrino Parmense), Reggio Emilia (Brescello e Poviglio), Modena (Carpi e Fanano), Massa-Carrara (Pontremoli[11], Fivizzano[12] e terre di Lunigiana), La Spezia (Ameglia, Sarzana ed entroterra spezzino[13]), Imperia (Seborga) e Mantova. Famosa è quella di Busseto, valorizzata e molto apprezzata anche da Giuseppe Verdi, musicista ma anche noto gourmet[14].

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

È una torta con una base di pasta simile alla pasta brisée, riempita con miele, pangrattato e amaretti o fette biscottate, mandorle, noci e/o nocciole, pinoli, frutta candita, uvetta e spezie (in alcune zone vi è anche l'aggiunta di confettura di mele o mele cotogne, pere, fichi o mostarda di frutta), e ricoperta da un secondo strato di sfoglia. Questo strato viene bucherellato fittamente per facilitarne la cottura in forno e infine modellato con uno stampo di legno.

Riconoscimenti di tipicità[modifica | modifica wikitesto]

Le Regioni Emilia-Romagna, Toscana e Liguria hanno ottenuto dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali il riconoscimento dei seguenti prodotti tipici[15]:

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Ricetta - SPONGATA, su La Cucina Italiana. URL consultato il 3 ottobre 2014 (archiviato dall'url originale il 6 ottobre 2014).
  2. ^ I dolci delle feste, Touring Club Editore, 2004, pp. 32-34.
  3. ^ a b Spongata, su Academia Barilla. URL consultato il 3 ottobre 2014 (archiviato dall'url originale il 6 ottobre 2014).
  4. ^ Script edizioni, Buon appetito Emilia-Romagna - Volumi singoli, p. 204.
  5. ^ Storia della Spongata sul portale salaecucina.it
  6. ^ C. Cipolla - G. Buzzi, Codice Diplomatico del Monastero di S. Colombano di Bobbio fino all'anno MCCVIII - in 3 volumi, Fonti per la Storia d'Italia, Biblioteca del Senato, Roma 1918, Termine spongata: Volume II, p. 247
  7. ^ La spongata, storia e origine del nome articolo di Giovanni Petrolini su gazzettadiparma.it
  8. ^ Luoghi della Spongata sul portale ligucibario.com
  9. ^ Spongata di Piacenza, spungada, spungheda
  10. ^ Dalla Spongata, l’integrazione dolciaria, articolo sul portale corrierepadano.it
  11. ^ La spongata di Pontremoli, su terredilunigiana.com. URL consultato il 3 ottobre 2014.
  12. ^ Copia archiviata, su eccolatoascana.myblog.it. URL consultato il 18 dicembre 2015 (archiviato dall'url originale il 22 dicembre 2015).
  13. ^ Spungata di Sarzana ed entroterra spezzino
  14. ^ Il dolce natalizio che piacque a Giuseppe Verdi: la spongata emiliana
  15. ^ (PDF) Allegato 9 b - Ministero delle Politiche Agricole e Forestali

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Archivio di Stato di Parma, Fondo Archivio Comunale n. 4207, fotocopie conformi all'originale di ricette di Spongata manoscritte datate 1589;
  • Carmen Artocchini, Il Folklore Piacentino, UTEP, Piacenza 1971 – pagg. 336/337;
  • Carmen Artocchini, 400 Ricette della cucina piacentina, Stabilimento tipografico piacentino, Piacenza;
  • Fotografie delle forme in pietra, custodite nel Museo della Civiltà Contadina e Artigiana di Monticelli d’Ongina.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]