Prodotti agroalimentari tradizionali italiani

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

I prodotti agroalimentari tradizionali italiani (PAT) sono prodotti inclusi in un apposito elenco, istituito dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali (MIPAAF) con la collaborazione delle Regioni. L'aggiornamento e la pubblicazione annuale dell'elenco sono a cura del Ministero che ha anche il compito di promuoverne la conoscenza a livello nazionale e all'estero[1]. Nel 2019 in Italia sono presenti 5 128 prodotti PAT, e la regione che detiene il maggior numero di PAT è la Campania, con 580 specialità registrate.[2]

La politica agraria "di qualità"[modifica | modifica wikitesto]

L'agricoltura italiana ha dovuto affrontare lo scenario della politica agricola dell'Unione europea partendo da condizioni nettamente svantaggiate.

L'agricoltura moderna, estremamente indirizzata verso la meccanizzazione, richiede estensioni di terreno pianeggiante che in Italia difettano, sia per la configurazione naturale orografica, sia per l'antropizzazione spinta del territorio. Si uniscono a queste cause molti mali endemici dell'agricoltura italiana.

Per reagire a questa situazione il MiPAAF ha deciso di puntare nettamente su settori di nicchia, valorizzando i prodotti tradizionali in cui prodotti agricoli o dell'allevamento venivano lavorati secondo antiche ricette.

Il requisito per essere riconosciuti come Prodotti Agroalimentari Tradizionali (PAT) è quello di essere

«ottenuti con metodi di lavorazione, conservazione e stagionatura consolidati nel tempo, omogenei per tutto il territorio interessato, secondo regole tradizionali, per un periodo non inferiore ai venticinque anni»

Ma è lo stesso ministero a riconoscere che tali "prodotti di nicchia", di produzioni limitate in termini quantitativi e relativi ad aree territoriali molto ristrette, tali da non giustificare una DOP o una IGP, incontrano molte riserve in sede di Unione europea. Questa in linea di massima è «contraria a queste produzioni e vieta la registrazione di marchi collettivi che contengano un nome geografico». Il timore è infatti che si confondano con i prodotti DOP e IGP.

Il ministero ha pertanto rinunciato ad un ruolo attivo, delegando tali compiti alle regioni, e conservando a sé stesso solo un ruolo di controllo e quello della tenuta ufficiale del "libro". Comune a livello nazionale è la suddivisione per categoria: «prodotti lattiero-caseari, prodotti a base di carne, prodotti ortofrutticoli e cereali, prodotti da forno e dolciari, bevande alcoliche, distillati».

Nell'elenco non possono figurare i prodotti insigniti dei marchi DOP o IGP, mentre esiste una certa categoria "intermedia" dei prodotti per i quali è in corso l'istruttoria di riconoscimento europeo.

Quadro normo-legislativo[modifica | modifica wikitesto]

Quadro normo-legislativo nazionale[modifica | modifica wikitesto]

Elenco nazionale dei prodotti agroalimentari tradizionali[modifica | modifica wikitesto]

L'aggiornamento dell'elenco nazionale dei prodotti agroalimentari tradizionali è annuale e il relativo decreto è rilasciato e pubblicato in gazzetta nei mesi di giugno/luglio di ogni anno, dal 2018 nel mese di marzo.

Quadro normo-legislativo regionale[modifica | modifica wikitesto]

Campania:

  • Delibera della Giunta Regionale n° 570 del 25.10.2016 di applicazione dell'intesa Stato-Regioni sulle linee guida applicative del Reg. CE 852 del 2004[3]

Elenchi per regione[modifica | modifica wikitesto]

Settori[modifica | modifica wikitesto]

I prodotti agroalimentari tradizionali vengono suddivisi nei seguenti settori:

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Decreto 8 settembre 1999, n. 350 – Art. 3.
  2. ^ Allegato al decreto PAT 2019, su politicheagricole.it.
  3. ^ [1]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]