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Voce principale: Maiella.
Parco nazionale della Maiella
La Maiella vista da Campo di Giove
Tipo di areaParco nazionale
Codice WDPA64513
Codice EUAP0013[1]
Class. internaz.Categoria IUCN II: parco nazionale
StatiBandiera dell'Italia Italia
Regioni  Abruzzo
Province  Chieti
  L'Aquila
  Pescara
Comuni39[2]
Superficie a terra740[2] km²
Superficie a terra74 095[2] ha
Provvedimenti istitutiviL. 06/12/1991, n. 394[2]
D.M. 04/12/1992
D.M. 04/11/1993
D.M. 22/11/1994
D.P.R. 05/06/1995[2]
GestoreEnte parco nazionale della Maiella[2]
PresidenteLucio Zazzara[3]
Mappa di localizzazione
Map
Sito istituzionale
Coordinate: 42°02′43.8″N 14°02′00.96″E / 42.0455°N 14.0336°E42.0455; 14.0336

Il parco nazionale della Maiella (PNM) è uno dei 24 parchi nazionali italiani e uno dei tre parchi nazionali d'Abruzzo, istituito nel 1991 e compreso tra le province di Chieti, L'Aquila e Pescara[1]. Dal 2021 fa parte del sistema di geoparchi mondiali UNESCO[4]. ✓

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Inaugurato nel 1991, con sede legale a Guardiagrele[5], è uno dei tre parchi nazionali presenti in Abruzzo, noto a livello internazionale per il ruolo attivo nella salvaguardia di alcune specie faunistiche protette, come il camoscio appenninico, il lupo appenninico (simbolo del parco) e l'orso bruno marsicano[6]. ✓

Orografia[modifica | modifica wikitesto]

Fotografia satellitare NE del massiccio della Maiella

Il parco occupa una superficie di 74095 ha, pari a 740 km², ed è raccolto attorno al massiccio della Maiella, delimitato a ovest dalla Conca Peligna e dalla Valle del Gizio, a nord-est dalla provincia di Pescara con l'omonima valle, a est dalle colline della provincia di Chieti e a sud dalla Val di Sangro con gli altipiani maggiori d'Abruzzo[7]. Il massiccio della Maiella comprende sei gruppi montuosi, ciascuno caratterizzato da vette che, a differenza delle altre presenti nelle restanti montagne d'Italia, sono accumunate da un profilo d'alta quota smussato invece che aspro e acuminato, con cima più alta il monte Amaro (2793 m s.l.m.), che la rende il secondo massiccio più alto d'Abruzzo dopo il Gran Sasso (2912 m s.l.m.) e dell'intera catena degli Appennini[7]. I sei gruppi montuosi, che annoverano in totale sessanta vette, sono[7]:

  • gruppo della Maiella propriamente detta, circoscritta tra Campo di Giove, Caramanico Terme, Fara San Martino, Lama dei Peligni, Palena, Palombaro, Pennapiedimonte, Pretoro, Roccamorice, Sant'Eufemia a Maiella, Serramonacesca e Taranta Peligna. Rappresenta il gruppo più esteso ed è possibile suddividerlo in tre parti: la prima catena, che è la principale, comprende i monti Rapina-Pesco Falcone-Rotondo-Cima Pomilio-Tre Portoni-Sant'Angelo-Amaro-Cima dell'Altare-Macellaro, con vetta più alta dell'intero massiccio rappresentata dal monte Amaro (2793 m s.l.m.), mentre la seconda dorsale monti, separati da profonde gole e posti ad oriente, quali Focalone-Acquaviva-Pizzone-Cima delle Murelle-Cima Forcone-Martellese-Cima Raparo-Cima Macirenelle-Ugni-Cavallo-Blockhaus-Maielletta-Cima Mammarosa, tra i quali si distingue il monte Acquaviva (2737 m s.l.m.), il secondo più alto del massiccio, e da ultimo la cresta dei monti Tavola Rotonda-Coccia-La Paradina-Cima Ogniquota-Pareti Rosse-Porrara-Malvone[8], tra i quali si eleva la Tavola Rotonda (2403 m s.l.m.)[7];
  • gruppo delle montagne del Morrone, posto a nord-ovest e che domina su Corfinio, Pacentro, Popoli, Pratola Peligna, Roccacasale e Sulmona, formato dalla catena dei monti Grotta-Corvo-Rotondo-Morrone-Le Mucchia-Mileto[8], con cima più alta proprio il Morrone (2061 m s.l.m.)[7];
  • gruppo del monte Pizzalto, che ne costituisce la cima più alta (1966 m s.l.m.), formato dalla dorsale dei monti Formoso-Cisone-Pizzalto[8], che fa da spartiacque tra il Primo Campo, il Quarto Grande, la Riseca, il Quarto del Barone, il Quarto del Molino e il Quarto Santa Chiara degli altipiani maggiori d'Abruzzo[7];
  • gruppo del monte Rotella, con unica cima più alta proprio il Rotella stesso (2129 m s.l.m.)[8], che si affaccia col versante sud-occidentale sull'altopiano delle Cinquemiglia[7];
  • gruppo del monte Secine, che ne costituisce l'altura maggiore (1183 m s.l.m.), orograficamente differente da tutte le altre montagne del massiccio della Maiella, del quale occupa la propaggine più meridionale[7];
  • gruppo dei monti Pizzi, che a sud-est chiudono la cerniera dei monti del massiccio della Maiella[7].

I vari rilievi montuosi sono connessi da profondi valloni, canyon, doline, gole e vasti pianori sommitali scavati dalle passate glaciazioni e dai corsi d'acqua che attraversano il territorio del parco[7]. ✓

Geologia[modifica | modifica wikitesto]

Tettonica

La Maiella è un massiccio calcareo-dolomitico formatosi a partire da 100 milioni di anni fa, in piena era mesozoica e cenozoica, quando cominciarono a prosciugarsi le acque marine che inondavano il territorio e a depositarsi il calcare sui fondali: sono infatti numerosi i fossili di antichi organismi marini che si rinvengono lungo le pareti rocciose montuose[9]. Durante il Pliocene, ossia cinque milioni di anni fa, ebbe inizio il processo di orogenesi[9], con i depositi di calcare accumulatisi nei fondali che per azione di movimenti tellurici generarono i vari gruppi montuosi del massiccio, i quali furono poi modellati dalle varie glaciazioni che si susseguirono nel corso dei millenni[10]. Parallelamente, le rocce carbonatiche insieme alle precipitazioni meteoriche hanno esercitato un'azione carsica sul terreno, definendo la morfologia dei diversi rilievi montuosi presenti[10]. L'intera zona, come tutta quella attorno all'Appennino centrale, è ad elevato rischio sismico, con la presenza di diverse faglie attive, che hanno portato negli anni al susseguirsi di numerosi eventi sismici, tra cui il terremoto della Maiella del 3 novembre 1706[11] e quello del 26 settembre 1933, che causarono ingenti danni in tutta la Valle Peligna[12]. ✓

Glaciazioni
Il vallone di Femmina Morta
Lo stesso argomento in dettaglio: Nevai della Maiella.

Le vette più alte del massiccio presentano tracce dell'ultima glaciazione del Quaternario con circhi e tracce superstiti di morene, come quella del fondo di Femmina Morta, un'esteso vallone soggetto a carsismo[9], e quelle presenti sulla cima delle Murelle[10]. Sebbene non vi sia un vero e proprio ghiacciaio, in quanto l'unico presente in passato, di tipo islandese, si è sciolto nel corso del tempo, vi sono alcuni nevai semi-perenni che rappresentano una fonte di approvvigionamento idrico, ubicati sia negli altipiani d'alta quota che più a valle[13]. ✓

Idrografia[modifica | modifica wikitesto]

Il fiume Orta, il corso d'acqua che attraversa maggiormente il territorio del parco

Un territorio così calcareo risente dell'azione del rimodellamento carsico[14], che contribuisce alla formazione di depressioni, doline, pianori e valloni lungo i rilievi montuosi d'alta quota[9] e a scavare grotte tra le pareti rocciose[15], come la grotta del Cavallone[16]. Numerose sono le sorgenti presenti, che convogliano le acque che grazie al carsismo sono state raccolte nelle falde acquifere interne al massiccio, in ruscelli e torrenti che alimentano i dieci fiumi che attraversano la Maiella e il relativo parco nazionale: Alento, Avello, Aventino, Foro, Gizio, Lavino, Orfento, Orta, Vella[14] e Verde[8]. Il fiume Alento origina da passo Lanciano come torrente Capo d'Acqua e lambisce nel suo tratto iniziale il confine nord-est del parco fino a raggiungere Serramonacesca, per poi sfociare nel mare Adriatico in corrispondenza di Francavilla al Mare[17]. L'Avello origina da monte Cavallo sotto forma di due rami che percorrono uno il Vallone delle Tre Grotte e l'altro la Valle di Selvaromana per poi ricongiungersi e attraversare Pennapiedimonte fino a confluire nell'Aventino nei pressi di Casoli[18]. L'Aventino invece nasce riunendo le acque di diversi fossi che scendono dal monte Secine più quelle convogliate dal fosso La Vera dell'altopiano di Quarto Santa Chiara nelle sorgenti di Capo di Fiume, site presso Palena, raccoglie nel suo cammino le acque dei fiumi Avello e Verde, suoi affluenti, per poi confluire nel fiume Sangro in corrispondenza di Perano[19]. Il Foro nasce sia dalla Maielletta che da passo Lanciano, con i due rami che si fondono all'interno del territorio di Sant'Eufemia, frazione di Fara Filiorum Petri, per poi sfociare nel mare Adriatico[20]. Il Gizio sgorga dal monte Rotella, riceve lungo il suo percorso le acque del fiume Vella e si unisce come affluente nel fiume Sagittario, presso Sulmona[21]. Il Lavino è presente nel confine nord del parco, presso Lettomanoppello, con il suo breve tratto iniziale, e prosegue per Scafa verso la sua area protetta[8]. L'Orfento ha origine con due rami dal monte Pesco Falcone e scorre per 15 km scavando l'omonima valle, prima di congiungersi con l'Orta, come suo affluente[22]. L'Orta è il fiume che percorre più interamente il territorio del parco, percorrendo la maggior parte dei suoi 26 km di lunghezza raccogliendo le acque di fossi, ruscelli e torrenti che scendono dalla Maiella e dalle montagne del Morrone, tra cui anche quelle del fiume Orfento, e scavando l'omonima valle durante il suo cammino; sgorga da passo San Leonardo, percorre i comuni di Caramanico Terme, Salle, Bolognano e San Valentino in Abruzzo Citeriore, per terminare come affluente nel fiume Aterno-Pescara in corrispondenza della frazione di Piano d'Orta[23]. Il Vella sgorga con due rami dal monte Tavola Rotonda, raccogliendo le acque carsiche e moreniche della valle di Femmina Morta e confluendo come affluente nel fiume Gizio, nel territorio di Sulmona[24]. Il Verde infine origina dal monte Acquaviva in due rami che deviano uno verso la Val Serviera e l'altro verso la Valle delle Mandrelle e la Valle di Santo Spirito, tra di loro connesse, congiungendosi e scavando poi gole lungo il cammino ed alimentando con le acque i pastifici artigianali ed industriali di Fara San Martino, confluendo infine come affluente nel fiume Aventino[25]. Gli unici due laghi presenti, entrambi di origine carsica, sono il lago Battista sui monti Pizzi e il lago Ticino (o Tescino) vicino Campo di Giove, che sono ciò che resta di un originario lago morenico ben più esteso; ridottisi perlopiù allo stato di stagno, ospitano una flora e una fauna caratteristiche[14]. ✓

Zonazione, aree naturali protette e centri visita[modifica | modifica wikitesto]

Segnaletica con logo del parco

Per un'efficiente amministrazione e gestione del parco, è stata effettuata la zonizzazione del suo territorio in quattro differenti settori di protezione, in accordo con la legge quadro[26]:

  • Zona A – Riserva integrale, finalizzata a preservare l'integrità degli ambienti naturali del parco[27];
  • Zona B – Riserva generale orientata, dove non è consentito effettuare interventi di edificazione delle infrastrutture ma solo la manutenzione delle stesse qualora necessarie[27];
  • Zona C – Area di protezione, nella quale è possibile proseguire con metodi biologici e tradizionali e nel pieno rispetto della normativa del parco le attività del settore economico primario[27];
  • Zona D – Area di promozione economica e sociale, suddivisa a sua volta nelle sottozone D1, D2 e D3, dove è possibile effettuare, rimanendo in linea con le finalità del parco, iniziative volte al miglioramento delle relazioni socio-economiche di interesse delle comunità locali e dei visitatori[27]. ✓

Nel perimetro d'azione sono state inoltre incluse aree naturali protette comprendenti otto riserve naturali statali orientate a tutela di diverse zone del parco, quali, riserva naturale Fara San Martino-Palombaro[28], riserva naturale Feudo Ugni[29], riserva naturale Lama Bianca[30], riserva naturale Monte Rotondo[31], riserva naturale Piana Grande della Maielletta[32], riserva naturale Quarto Santa Chiara[33], riserva naturale Valle dell'Orfento I[34] e II[35]. Oltre a queste, ne sono state inglobate altre quattro naturali regionali guidate, riserva naturale Maiella Orientale[36], riserva regionale Bosco di Sant'Antonio[37], riserva regionale Valle del Foro[38] e riserva regionale Valle dell'Orta[39], a seguito di loro abrogazione nel 1999[40]. ✓

I centri visita presenti comprendono musei, aree faunistiche e giardini botanici[8]. Tra i musei convenzionati con il parco[8], vi sono il museo naturalistico archeologico Paolo Barrasso di Caramanico Terme[41], il museo naturalistico del parco nazionale della Maiella di Fara San Martino[42], il museo naturalistico archeologico Maurizio Locati di Lama dei Peligni[43], il museo dell'orso marsicano di Palena[44] e il museo dei fossili e delle ambre di San Valentino in Abruzzo Citeriore[45]. Le aree faunistiche presenti[46] includono quelle del camoscio a Lama dei Peligni[47], del capriolo a Serramonacesca[48], del cervo a Gamberale[49], della lontra a Caramanico Terme[50], del lupo a Pretoro[51], dell'orso a Palena[52] e un centro avifauna a Pizzoferrato[53]. Quanto ai giardini botanici presenti[54], vi sono il giardino botanico Daniela Brescia di Sant'Eufemia a Maiella[55] e il giardino botanico Michele Tenore di Lama dei Peligni[56]. Il primo orto botanico, fondato nel 2000 ed intitolato all'omonima biologa scomparsa, contiene 500 specie floreali[55] e redige l'erbario[57] e la banca dei semi del parco[58], attività condivisa con l'altro orto botanico, ospitante anch'esso 500 varietà vegetali, istituito nel 1995 e dedicato all'omonimo botanico napoletano[56]. ✓

Accessibilità[modifica | modifica wikitesto]

Il parco è raggiungibile via mobilità su gomma, provenendo da Bologna o Taranto, tramite l'autostrada A14, addentrandosi da Pescara mediante l'autostrada A25 e imboccando poi gli svincoli verso Casoli e Guardiagrele[59]. Da sud è possibile raggiungerlo anche da Napoli con l'autostrada A1, proseguendo da Caianello verso Roccaraso[59]. Da Roma, oltre che con l'A25, è raggiungibile con l'autostrada A24[59]. I paesi del parco sono poi sopraggiungibili uscendo dalle strade statali 17, 81, 84, 487 e 614 che li interessano[59]. Con la ferrovia Roma-Pescara, tramite quindi trasporto su rotaia, si raggiunge Sulmona, per poi dirigersi con la ferrovia Sulmona-Isernia verso alcuni degli altri paesi del parco[60]. ✓

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Il parco nazionale della Maiella è stato istituito il 6 dicembre 1991 con legge n. 394, mentre l'ente gestore è stato costituito il 5 giugno 1995 tramite decreto del presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro[2].

Flora[modifica | modifica wikitesto]

Vi sono state censite oltre 2 100 specie vegetali che rappresentano un terzo di tutta la flora italiana, di cui alcune identificate per la prima volta dai botanici in loco[6].

Fauna[modifica | modifica wikitesto]

Mammiferi[modifica | modifica wikitesto]

Il lupo appenninico, specie faunistica simbolo del parco

Camoscio appenninico, capriolo, cervo, cinghiale, donnola, faina, ferro di cavallo maggiore, gatto selvatico, istrice, lepre, lontra, lupo appenninico, martora, moscardino, orso bruno marsicano, puzzola, riccio, talpa, tasso, vespertilio smarginato e volpe[senza fonte].

Uccelli[modifica | modifica wikitesto]

La coturnice, specie simbolo dell'avifauna del parco

Gli uccelli sono presenti nel parco con oltre 160 specie[61] distribuite in ambienti differenti[62]. L'astore, la balia dal collare, il crociere, il falco pecchiaiolo[63], la ghiandaia, la passera scopaiola, il picchio dorsobianco (o dalmatino o di Lilford), il picchio rosso maggiore, il picchio rosso minore, il picchio verde, la poiana, lo sparviero e l'upupa vivono all'interno delle aree boscose, mentre le radure attigue risultano frequentate da specie rare come il calandro, l'ortolano e il succiacapre[62]. Negli alti valloni invece nidificano il gracchio alpino, il gracchio corallino[64], il falco pellegrino, il gufo reale, il lanario, il picchio muraiolo, il piccione selvatico[62] e il rondone maggiore[63], mentre nelle pareti rocciose trova un sicuro riparo l'aquila reale, che quando è in volo domina sui cieli del parco[65]. Il piviere tortolino[66] vive indisturbato sugli altipiani posti a più di 2300 m di quota, condividendo il suo ambiente con il fringuello alpino, il merlo dal collare[63] e il sordone[62]. Tra i volatili che vivono più in quota, vi è inoltre la coturnice, specie simbolo dell'avifauna del parco[67]. Lungo i flutti d'acqua della Valle dell'Orfento è endemico il merlo acquaiolo[34]. Gli unici due ambienti lacustri presenti nel parco, il lago Battista e il lago Ticino (o Tescino), ospitano in determinati periodi dell'anno l'airone cenerino, la cicogna bianca e il germano reale[14]. ✓

Rettili[modifica | modifica wikitesto]

La vipera dell'Orsini, rara specie di rettile presente in alta quota

Nel parco sono presenti sedici specie di rettili, delle quali sette sono sauri e nove sono serpenti[68]. Tra i primi, vi sono esemplari di geco comune, geco verrucoso, lucertola campestre, lucertola muraiola, luscengola, orbettino e ramarro[69], mentre quelli striscianti sono costituiti da specie di aspide, biacco, biscia dal collare, biscia tassellata, cervone, colubro di Esculapio, colubro di Riccioli, colubro liscio[68] e vipera dell'Orsini[70]. L'aspide e la vipera dell'Orsini sono gli unici serpenti che vivono presso gli anfratti rocciosi d'alta quota; entrambi sono gli unici dotati di veleno, ma, mentre quello della vipera dell'Orsini è del tutto innocuo ma utile all'animale per immobilizzare gli artropodi dei quali si nutre[68], quello dell'aspide, neutralizzabile tramite antidoto specifico, provoca una sintomatologia temporanea locale e sistemica raramente letale per l'uomo[71]. ✓

Anfibi[modifica | modifica wikitesto]

La salamandrina settentrionale, specie anfibia presente solo in territorio italiano

Localizzati prevalentemente negli ambienti umidi con sottobosco, ad un'altitudine compresa tra i 200 e i 1700 m s.l.m., variabile a seconda delle specie, gli anfibi presenti sono rappresentati da sette specie[69], quali raganella italiana, rana appenninica, rana dalmatina, rospo, salamandra appenninica[72], salamandrina settentrionale[73] e ululone appenninico[74]. ✓

Pesci[modifica | modifica wikitesto]

Esemplari di trota fario, specie ittica presente negli ambienti umidi del parco

Le specie di pesci presenti nei corsi d'acqua del parco sono rappresentate perlopiù da esemplari di trota fario, trota iridea e trota mediterranea[75]. ✓

Invertebrati[modifica | modifica wikitesto]

La Parnassius apollo, una delle numerose specie di farfalle presenti nel parco
Lo stesso argomento in dettaglio: Farfalle del parco nazionale della Maiella.

La fauna degli invertebrati si presenta numerosa e diversificata, con in particolare 147 specie di farfalle segnalate, delle quali 118 con abitudini diurne, tra cui, su tutte, Parnassius apollo, Parnassius mnemosyne e Zerynthia cassandra[76]. Dei crostacei d'acqua dolce, si segnala la presenza del gambero di fiume negli ambienti umidi[55]. ✓

Geografia antropica e archeologia[modifica | modifica wikitesto]

Società[modifica | modifica wikitesto]

Comuni[modifica | modifica wikitesto]

Fanno parte del parco 39 comuni, distribuiti in 3 province[2]:

Monumenti e luoghi d'interesse[modifica | modifica wikitesto]

Architetture religiose[modifica | modifica wikitesto]

Borghi medievali e castelli[modifica | modifica wikitesto]

Il castello-simbolo del parco, il castello Caldora, che sovrasta il borgo di Pacentro

Tra i borghi medievali vi sono dapprima Abbateggio, Caramanico Terme, Guardiagrele, Pacentro, Pescocostanzo, Pettorano sul Gizio e Pretoro, inclusi tra i borghi più belli d'Italia[78].

Cultura[modifica | modifica wikitesto]

Geoparco mondiale UNESCO[modifica | modifica wikitesto]

La giovane età della Maiella tra i monti degli Appennini, la sua vicinanza al mare, la biodiversità e i particolari ecosistemi e microclimi che la caratterizzano, uniti alla presenza di fiumi e laghi, principali fonti nutritive per la fauna ospitata, luoghi di interesse storico e 95 geositi, di cui 22 con valore internazionale ed uno (Valle Giumentina[79]) tra i più antichi d'Europa, hanno fatto sì che nel 2021 il parco, insieme a quello dell'Aspromonte[80], entrasse a far parte del sistema di geoparchi mondiali UNESCO[4]. Per la regione Abruzzo, si tratta del secondo parco ad essere riconosciuto patrimonio dell'umanità, dopo quello d'Abruzzo, Lazio e Molise[81]. ✓

Gastronomia e artigianato[modifica | modifica wikitesto]

I confetti di Sulmona, utilizzati in una tipica composizione floreale
Esempio di presentosa, simbolo dell'artigianato del parco

La gastronomia del parco è quella tipica montana abruzzese e fa largo uso di prodotti agricoli, dell'allevamento e di selvaggina[82]. Cereali, legumi e verdure, come l'aglio rosso di Sulmona, il cavolo, i ceci, la cicerchia, il fagiolo, il farro di Abbateggio, la lenticchia, il mais, il peperoncino, il pomodoro e la zucca, coltivati nelle zone pedemontane e in particolare nella Valle Peligna, costituivano gli ingredienti di primi piatti e zuppe della passata tradizione agricola, mentre tra i prodotti degli alberi da frutto vi sono fichi, melograni, meloni, pesche e alcune cultivar locali di mele e pere[82]. Fara San Martino è divenuta negli anni una delle capitali mondiali nella produzione della pasta, attività favorita dalle acque del fiume Verde che hanno alimentato sin dalle origini gli antichi mulini presenti per la macinazione della varietà solina del grano tenero[82]. Sempre legati al settore primario, vi sono la lavorazione delle diverse varietà locali di olive per ricavarne l'olio extravergine e la periodica raccolta montana di funghi, orapi e tartufi da impiegare come condimento di primi piatti[82]. L'allevamento, soprattutto di bovini, caprini, ovini e suini, vedeva in passato largo impiego della transumanza e l'uso nei pascoli di alta quota di capanne di pietra secco per la fabbricazione di prodotti lattiero-caseari e il ricovero di attrezzi da lavoro[82]. L'attività è proseguita, sebbene in stabulari, e vede la produzione di diversi tagli di carne, arrosticini di pecora ed insaccati, come l'annoia, preparata con le interiora di maiale, che talvolta vedono l'impiego di carni alternative di selvaggina controllata, mentre tra i latticini vengono prodotti il caciocavallo, la mozzarella, la scamorza, la giuncata e il pecorino abruzzese, spesso conditi con miele biologico ottenuto con l'apicoltura[82]. Per quanto riguarda i dolci, sono diffusi i bocconotti, le ferratelle, il fiadone, i mostaccioli e a Guardiagrele le sise delle monache, mentre a Sulmona vi è una tradizionale produzione di confetti[82]. ✓

L'artigianato si mostra assai sviluppato, con diverse figure in questo settore distribuite in vari comuni del parco[83]. Tra le prime attività lavorative, vi era quella del rimodellamento della pietra della Maiella per farne un materiale da impiegare nella costruzione di abitazioni civili, mura perimetrali difensive e luoghi di culto, dall'età contemporanea indirizzata sempre più verso la realizzazione di opere scultoree ed elementi decorativi[83]. La lavorazione della pietra bianca è rimasta nei centri di Pescocostanzo, Lettomanoppello, Manoppello, Pennapiedimonte e San Valentino in Abruzzo Citeriore[83]. La lavorazione di metalli, tra cui acciaio, ferro battuto e rame, si pratica con le stesse tecniche lavorative del passato nelle botteghe di Guardiagrele, Pescocostanzo e Sulmona per farne oggetti di uso domestico[83]. In particolare, in questi tre borghi si tramanda una delle arti derivate dalla lavorazione metallifera, l'oreficeria, iniziata nel XV secolo con Nicola Gallucci, che vede tra i suoi prodotti la presentosa, assunta a simbolo dell'artigianato, e gli orecchini a cerchio maiellesi[83]. La lavorazione della ceramica, volta alla produzione di motivi decorativi tradizionali, è rimasta nel borgo di Rapino, dove operò Fedele Cappelletti, esponente ceramista dello storicismo[83]. La tessitura è rappresentata dai merletti a tombolo di Pescocostanzo e dalla "taranta", panno di lana cinquecentesco utilizzato nella fabbricazione di coperte, che trae il nome dal suo paese di orditura, Taranta Peligna[83]. Quanto alla lavorazione del legno, permane a Pretoro, con produzione di oggetti e mobili rustici[83]. ✓

Economia[modifica | modifica wikitesto]

Turismo[modifica | modifica wikitesto]

Una delle piste del comprensorio sciistico dell'Alto Sangro
Lo stesso argomento in dettaglio: Turismo in Abruzzo.

Nell'area del parco nazionale della Maiella è possibile praticare sport ed attività varie, come il ciclismo, il climbing, l'equitazione, l'escursionismo e il wildlife watching, ma anche lo sci alpino e di fondo nelle stazioni sciistiche di Campo di Giove, Gamberale, Pacentro presso passo San Leonardo, Pescocostanzo, Pizzoferrato, Pretoro presso Passolanciano-Maielletta, Rivisondoli e Roccaraso, questi ultimi due appartenenti al comprensorio dell'Alto Sangro[84]. ✓

Bandiere arancioni

Ai borghi di Fara San Martino[85], Lama dei Peligni[86] e Palena il Touring Club Italiano ha conferito la bandiera arancione, un marchio di qualità turistico-ambientale per i piccoli comuni dell'entroterra italiano[87]. ✓

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Approvazione dello schema aggiornato relativo al VI elenco ufficiale delle aree protette, ai sensi del combinato disposto dell'articolo 3, comma 4, lettera c), della legge 6 dicembre 1994, n. 394, e dall'articolo 7, comma 1, del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281 (PDF), in Supplemento ordinario n. 115 alla "Gazzetta Ufficiale", n. 125, Roma, Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, 31 maggio 2010.
  2. ^ a b c d e f g h Organi istituzionali dell'ente, su parcomajella.it.
  3. ^ Il presidente, su parcomajella.it.
  4. ^ a b Majella, su unesco.it.
  5. ^ Sapere.it.
  6. ^ a b Treccani.
  7. ^ a b c d e f g h i j Vinceti (2006), pp. 16-18.
  8. ^ a b c d e f g h Parco nazionale della Maiella (2020), fogli nord e sud (fronte retro).
  9. ^ a b c d La geologia del parco, su parcomajella.it.
  10. ^ a b c Vinceti (2006), pp. 17-19.
  11. ^ Emanuela Guidoboni, ‪Graziano Ferrari, Dante Mariotti, Alberto Comastri, ‪Gabriele Tarabusi e Gianluca Valensine, CFTI – Catalogue of strong earthquakes in Italy and Mediterranean area: terremoto del 3 novembre 1706, su storing.ingv.it, Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia.
  12. ^ Emanuela Guidoboni, ‪Graziano Ferrari, Dante Mariotti, Alberto Comastri, ‪Gabriele Tarabusi e Gianluca Valensine, CFTI – Catalogue of strong earthquakes in Italy and Mediterranean area: terremoto del 26 settembre 1933, su storing.ingv.it, Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia.
  13. ^ Santoleri e Cerceo (2007), pp. 53-54.
  14. ^ a b c d Gli ambienti umidi, su parcomajella.it.
  15. ^ Le grotte del parco, su parcomajella.it.
  16. ^ Grotta del Cavallone, su parcomajella.it.
  17. ^ Fiume Alento, su fiumi.com (archiviato dall'url originale il 7 luglio 2016).
  18. ^ Fiume Avello, su fiumi.com (archiviato dall'url originale il 7 luglio 2016).
  19. ^ Fiume Aventino, su fiumi.com (archiviato dall'url originale il 7 luglio 2016).
  20. ^ Fiume Foro, su fiumi.com (archiviato dall'url originale l'8 luglio 2016).
  21. ^ Fiume Gizio, su fiumi.com (archiviato dall'url originale il 7 luglio 2016).
  22. ^ Fiume Orfento, su fiumi.com (archiviato dall'url originale il 7 luglio 2016).
  23. ^ Fiume Orta, su fiumi.com (archiviato dall'url originale l'8 luglio 2016).
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Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

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  • Parco nazionale della Maiella, Piano della performance 2022-2024, Guardiagrele, Parco nazionale della Maiella, 2022, ISBN non esistente.
  • Reparto Carabinieri Biodiversità di Pescara, Atlante degli anfibi e dei rettili della Valle dell'Orfento, 1ª ed., Caramanico Terme, Majambiente Edizioni, 2017, ISBN 978-88-941893-6-0.
  • William Massimiliano Santoleri e Massimo Cerceo, Parco Nazionale della Majella. 30 itinerari scelti nel cuore della Montagna Madre, Roma, Edizioni Mediterranee, 2007, ISBN 978-88-272-1879-2.
  • Silvano Vinceti, Parco Nazionale della Majella, Roma, Armando Editore, 2006, ISBN 88-8358-813-4.
  • Norbert Zahm, Biogeografia dei Lepidotteri (Rhopalocera) della Majella, traduzione di Angela Natale, Campo di Giove, Parco Nazionale della Majella, 2007, ISBN 978-88-902622-1-0.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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