Civita Castellana

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Civita Castellana
comune
Civita Castellana – Stemma
Civita Castellana – Bandiera
Civita Castellana – Veduta
Civita Castellana – Veduta
Piazza G. Matteotti a Civita Castellana
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione Lazio
Provincia Viterbo
Amministrazione
SindacoLuca Giampieri (Fratelli d'Italia) dal 21-9-2020
Territorio
Coordinate42°17′46″N 12°24′36″E / 42.296111°N 12.41°E42.296111; 12.41 (Civita Castellana)
Altitudine145 m s.l.m.
Superficie84,22 km²
Abitanti15 161[1] (31-1-2024)
Densità180,02 ab./km²
FrazioniBorghetto, Pian Paradiso, Sassacci
Comuni confinantiCastel Sant'Elia, Collevecchio (RI), Corchiano, Fabrica di Roma, Faleria, Gallese, Magliano Sabina (RI), Ponzano Romano (RM), Sant'Oreste (RM)
Altre informazioni
Cod. postale01033
Prefisso0761
Fuso orarioUTC+1
Codice ISTAT056021
Cod. catastaleC765
TargaVT
Cl. sismicazona 2B (sismicità media)[2]
Cl. climaticazona D, 1 703 GG[3]
Nome abitanticivitonici
Patronosanti Giovanni e Marciano, martiri romani
Giorno festivo16 settembre
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Civita Castellana
Civita Castellana
Civita Castellana – Mappa
Civita Castellana – Mappa
Posizione del comune di Civita Castellana nella provincia di Viterbo
Sito istituzionale

Civita Castellana è un comune italiano di 15 161 abitanti della provincia di Viterbo nel Lazio. È sorta sulle rovine di Falerii Veteres città dei falisci di epoca arcaica.

Civita Castellana in un dipinto di Edward Lear (1844)
Palazzo comunale
Monte Soratte visto da Civita Castellana

Geografia fisica[modifica | modifica wikitesto]

Territorio[modifica | modifica wikitesto]

La città è situata su uno sperone tufaceo, tra le profonde gole di due affluenti del Treja che raggiunge dopo poco la foce nel Tevere, non lontano dai Monti Cimini, lungo la via Flaminia nella Valle del Tevere. Si trova in una zona originata dalle eruzioni del vulcano Vicano che hanno generato il tufo rosso, che caratterizza il territorio. In seguito all'innalzamento dell'area, l'azione erosiva delle acque ha dato origine alle profonde gole che sono uno dei caratteri più suggestivi del paesaggio.

«La città è costruita su tufo vulcanico, nel quale m’è parso di ravvisare cenere, pomice e frammenti di lava. Bellissima la vista del castello: il Monte Soratte, una massa calcarea che probabilmente fa parte della catena appenninica, si erge solitario e pittoresco. Le zone vulcaniche sono molto più basse degli Appennini, e solo i corsi d'acqua, scorrendo impetuosi, le hanno incise creando rilievi e dirupi in forme stupendamente plastiche, roccioni a precipizio e un paesaggio tutto discontinuità e fratture.»

Clima[modifica | modifica wikitesto]

Origini del nome[modifica | modifica wikitesto]

Papa Gregorio V le attribuì il nome di civitas (città - cittadinanza), da cui "Civita". "Castellana" si riferisce al dominio che il luogo aveva sui castelli circostanti. Civita Castellana è conosciuta anche con il nome di Massa Castellania.[senza fonte]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Leggenda[modifica | modifica wikitesto]

Secondo la leggenda fu il greco Halaesus o Aleso il fondatore di Falerii Veteres. Figlio di Agamennone, re di Micene, e della bella schiava di guerra Briseide, già profondamente amata da Achille ed a lui sottratta con forza per Agamennone, fuggì dopo l'uccisione del padre, approdò sulle coste tirreniche e risalì il Tevere sino a Falerii Veteres.

Grandi scrittori del passato attribuiscono a lui le origini di questo territorio:

«Halaesus a quo se dictam terra falisca putat»

Virgilio nell'Eneide, il suo commentatore postumo Servio Mario Onorato, ed altri ancora lasciano testimonianze di questo grande eroe greco.

Preistoria[modifica | modifica wikitesto]

Nei pressi di Civita Castellana, tracce di frequentazione riferite ad epoca neolitica furono trovate nelle caverne lungo il margine sinistro del fosso di Fabbrece.[5]

Nelle vicinanze delle caverne di Fabbrece sono ubicate le cavernette segnalate in località Fontibassi, dove sarebbe stata raccolta abbondante industria litica.[6]

Tra i reperti di industria litica sono da segnalare la presenza in numerosi strumenti di ossidiana ed un frammento di ascia in pietra verde levigata; anche le punte di freccia e parte delle lame, sono state ricavate, da selce importata.[7] Alcuni reperti sono esposti al museo delle civiltà di Roma. In epoca preistorica intima è la connessione con il Tevere la cui ampia vallata, la Valle del Tevere, ha avuto la remota funzione di viabilita' come tratturo di terra e fluviale, sia in senso longitudinale che trasversale della penisola.

Epoca arcaica[modifica | modifica wikitesto]

La storia di Falerii Veteres oggi Civita Castellana in epoca arcaica coincide con quella dei Falisci, una popolazione di lingua simile al latino, che gravitava culturalmente tra le città arcaiche della Valle del Tevere degli etruschi, i capenati, dei veienti e quella dei romana. L'influenza etrusco-ellenica sulla civiltà falisca è riscontrabile sulla cultura materiale rinvenuta dai corredi funerari e dalla scrittura della lingua falisca, di origine proto-Latina con influenza etrusca.

La valle del Treja rappresentava per Falerii Veteres una fondamentale via di comunicazione per raggiungere il guado preistorico-arcaico del Tevere e la viabilita' antica dei centri arcaici di Foglia e Poggio Sommavilla.

Le prime tracce di questa civiltà provengono dagli scavi dell'antica Falerii Veteres, che aveva rapporti commerciali con tutto il bacino del Mediterraneo. La maggior parte dei ritrovamenti di grande valore si trovano nel museo nazionale etrusco di Villa Giulia in Roma e nel museo archeologico dell'Agro Falisco in Civita Castellana che raccolgono anche i reperti rinvenuti nell'area falisca circostante la città. Reperti provenienti dal territorio falisco anche in altri grandi musei come il Louvre di Parigi. Un popolo guerriero, quello dei Falisci, che si scontrò inevitabilmente con la vicina Roma. Sconfitti, i Falisci furono letteralmente cacciati dal sito fortificato di Falerii Veteres e costretti a fondare un'altra città su una piana distante cinque chilometri. La nuova città si chiamò Falerii Novi.

Medioevo[modifica | modifica wikitesto]

Dopo un periodo di abbandono, la città tornò ad essere abitata, in seguito alle guerre gotiche e alle invasioni longobarde, dando vita a uno sviluppo urbanistico che ancora oggi conserva il suo tessuto medioevale. Falerii Veteres divenne così Civita Castellana. Nel corso dei secoli successivi Civita sarà il luogo dove papi come Clemente III e Adriano IV troveranno rifugio in situazioni di estremo pericolo.

Sul finire del secolo XII fu signoria di Giovanni dei Papareschi Senatore di Roma e durante il periodo del Basso Medioevo ci furono lotte tra due famiglie: i Prefetti di Vico e i Savelli, fino a quando, nel 1426, la Santa Sede non riaffermò la propria giurisdizione.

Rinascimento[modifica | modifica wikitesto]

Da quel momento la città seguì le sorti dello Stato della Chiesa e molti furono i papi che nel corso degli anni la visitarono e vi soggiornarono. Tra questi Alessandro VI, Giulio II, Pio VI. Fu sotto il pontificato di Alessandro VI Borgia che iniziarono i lavori nel forte Sangallo. Era l'anno 1494.

L'evento più importante del XVI secolo invece, fu l'attacco che i Lanzichenecchi sferrarono a Civita Castellana nel 1527. Questi per ben due volte cercarono di impossessarsene, avendone compreso l'importanza strategica. La città però riuscì a resistere. Fu in tale occasione che l'archivio cittadino venne bruciato.

I secoli XVII e XVIII furono secoli di pace e così ci si preoccupò di realizzare alcune opere pubbliche. Nel 1589 venne realizzato ponte Felice, nel 1609 la variante della via Flaminia, nel 1709 il ponte Clementino; il collegamento tra la Cassia e la Flaminia voluto da papa Pio VI risale invece al 1787.

Epoca moderna[modifica | modifica wikitesto]

Le idee della rivoluzione francese ben presto si diffusero in tutta Europa, Italia compresa. L'espansionismo territoriale francese che ne seguì giunse anche a Civita Castellana tanto che il 5 dicembre 1798 le truppe francesi, guidate dal generale MacDonald e facenti parte dell'armata del generale Championnet, sconfissero in battaglia le truppe napoletane guidate dal generale Mack. L'anno seguente gli Aretini si unirono agli altri nemici dei francesi ed attaccarono Civita Castellana, prendendola il 25 agosto 1799. I francesi ben presto si riappropriarono della città, ma nel 1799 tornò a far parte dello Stato Pontificio. Cadde di nuovo sotto dominio francese nel 1809 quando Roma e il Lazio furono annesse all'Impero e rimase sotto controllo francese fino al 1814.

Nel 1831 fu la base da cui i soldati pontifici arrestarono i patrioti del generale Giuseppe Sercognani originariamente diretti a Roma, con scontri a Otricoli, Ponte Felice e Borghetto. Nel 1867 i garibaldini, diretti a Mentana adoperarono la ferrovia nella vallata sottostante, ma non salirono in città. Il 13 settembre del 1870 la città fu assalita da due delle cinque divisioni italiane dirette a prendere Roma. Civita Castellana era difesa da una compagnia di zuavi pontifici e da una compagnia di disciplina, per un totale di poco più di 200 uomini. Due battaglioni di bersaglieri furono mandati ad aggirare la città per tagliare ai Pontifici la ritirata, poi, alle 9 del mattino del 13 settembre, l’artiglieria da campagna del IV Corpo italiano aprì il fuoco sulla fortezza e sulle mura. Nel frattempo una compagnia del XXXV Bersaglieri guadò il Treja e s’inerpicò fino alla città, raggiungendo la piazza, seguita da un battaglione del 39º Fanteria. Fanti e Bersaglieri si infilarono nelle case adiacenti al Forte Sangallo e cominciarono a tirare dalle finestre. Dopo un po' il forte issò bandiera bianca e mandò un parlamentare. Si raggiunse subito un accordo e il comandante la piazza, il capitano conte Papi, si arrese con tutto il presidio. I Pontifici non ebbero perdite; gli Italiani sette feriti, uno dei quali morì nella notte. Presa la città, gli italiani proseguirono per Nepi, Monterosi, La Storta e Roma, mettendo fine al secolare potere della Chiesa e annettendo Civita Castellana al Regno d'Italia.

È nel secolo XIX che a Civita Castellana inizia una svolta economica ad opera di Giuseppe Trevisan, un imprenditore veneto che vi impianta le prime fabbriche di ceramica. Quella della ceramica è una vocazione antica, dovuta anche alla facile reperibilità dell'argilla presente nel luogo. Col passare degli anni, accanto al settore artistico si sviluppa anche quello industriale, che avrà il suo apice nel secondo dopoguerra. I settori di produzione sono i sanitari, seguono le stoviglierie. Nasce il distretto industriale che comprende anche i paesi limitrofi.

Simboli[modifica | modifica wikitesto]

Lo stemma e il gonfalone del Comune di Civita Castellana sono stati concessi con decreto del presidente della Repubblica del 19 novembre 1976.[8]

«D'azzurro, al cavaliere armato d'argento, su cavallo baio galoppante, impugnante con la destra un gagliardetto di rosso con le estremità bifide, astato d'argento; il tutto attraversante una porta di città d'oro in prospettiva, aperta di due feritoie rotonde del campo, merlata alla guelfa e fondata su terrazzo di verde, erboso. Ornamenti esteriori da Comune.»

La figura di un cavaliere tenente un vessillo è simbolo di indipendenza civica ed è ripreso da una scultura medioevale posta su un muro esterno della locale chiesa di Santa Maria del Carmine.[9]

Il gonfalone è un drappo di rosso.

Monumenti e luoghi d'interesse[modifica | modifica wikitesto]

Civita Castellana conserva un notevole patrimonio artistico e archeologico, infatti Falerii Veteres risulta essere uno dei principali siti delle età del ferro e del bronzo. È ricca di aree templari, di necropoli e di santuari.

Kylix a figure rosse degli amanti 350 a.C. necropoli Coste di Manone nella valle del Tevere, Faleri Veteres, conservata al Penn Museum

Architetture religiose[modifica | modifica wikitesto]

  • Il duomo, costruito dai Cosmati con facciata del XII secolo e portico a grande arco centrale del 1210 (arricchito da mosaici policromi in stile cosmatesco)[10] e con una grande cripta dei secoli VII e VIII.[11]
  • La chiesa di Santa Maria del Carmine già Santa Maria dell'Arco del 1100 con campanile a bifore a tre navate con colonne e capitelli diversi fra loro e monastero delle Clarisse di San Damiano con chiostro.
  • Chiesa di San Francesco (ex San Pietro) del XIII secolo, con tavola di Antoniazzo Romano del XV secolo e pala d'altare del 1531. Chiostro con affreschi.
  • L'abbazia di Santa Maria in Faleri; (sita nel territorio di Fabrica di Roma in frazione Faleri) del 1200 cistercense con cinque absidi.
  • Chiesa di San Gregorio XIII secolo a tre navate con resti di affreschi quattrocenteschi e campanile con monofora e bifora.
  • Chiesa di Sant'Antonio Abate con affreschi rinascimentali.
  • Chiesa e convento di Santa Susanna del XIII secolo con portico verso la frazione di Borghetto.
  • Chiesa di Santa Maria delle Piagge di origine medievale, conserva una Madonna con Bambino festeggiata la domenica in albis nei pressi di Porta Lanciana.
  • Chiesa della Madonna delle rose del XVI secolo su preesistenze altomedievali tra via Ponte Ternano e largo Roma.
  • Chiesa di San Giovanni Decollato, di fronte alla ex chiesa di San Benedetto con campaniletto a bifora oggi fioraio.
  • Edicola Madonna delle nevi del 1718 con affresco del XVII secolo a piazza dei Martiri delle Fosse Ardeatine.
  • Edicola con San Giorgio e il drago XII secolo a via Corsica, 30.
  • Affresco di Madonna con Bambino di fine '600 a via Garibaldi, 4.
  • Ex chiesa di San Giorgio oggi museo della ceramica.
  • Ex Chiesa di Santa Chiara già delle monache con elegante rosone in facciata in via Ferretti oggi ospedale dei cronici.
  • Ex chiesa del SS. Sacramento delle clarisse francescane, oggi asilo e scuola elementare privata, di fronte alla chiesa del Carmine.
  • Chiesa rupestre di San Cesareo diacono e martire, ambiente scavato nel tufo che si affaccia sul versante nord-occidentale del Colle del Vignale, a sud di Civita Castellana. Il toponimo è da considerarsi di origine medievale: un'epigrafe ricorda che nel 1210 i vescovi di Sutri, Nepi e Civita Castellana si riunirono in questa chiesa in occasione della consacrazione di due altari[12]. L'antichissimo culto di san Cesareo martire di Terracina fu portato dai benedettini; l'ecclesia beati Caesarij era vicinissima alla strada che un tempo collegava la città con la via Falisco-Latina.
  • Nel centro storico sono presenti altre due chiese, sconsacrate, oggi abitazioni private.

Architetture civili[modifica | modifica wikitesto]

  • Palazzo Onorati 1745
  • Palazzo Petroni-Trocchi del 1544 opera del fratello di Sangallo con due portali a bugnato e stemmi. Vi alloggiarono diversi personaggi illustri
  • Palazzo Baroni con affreschi degli Zuccari
  • Palazzo Montalto XVI secolo con affreschi
  • Palazzo comunale XVI secolo
  • Palazzo Morelli del 1740
  • Ponte Clementino;
  • Ponte Felice;
  • Ex fabbrica Marcantoni, oggi divenuta Piazza Marcantoni.

Architetture militari[modifica | modifica wikitesto]

Forte Sangallo
  • Il forte Sangallo, all'interno del quale si può visitare il museo nazionale dell'Agro Falisco, inaugurato nel 1977, che raccoglie reperti provenienti dall'antica Falerii Veteres e dalle zone limitrofe. Il forte San Gallo venne fatto costruire da Alessandro VI Borgia su un precedente edificio di età medioevale. Il progetto fu affidato ad Antonio da Sangallo il Vecchio e portato a termine dal nipote, Antonio da Sangallo il Giovane, sotto il pontificato di papa Giulio II. Il mastio ottagonale, il pozzo del cortile maggiore e il portone di accesso alla fortezza, risalgono a quel periodo. Interventi di restauro e di abbellimento ci furono con i pontefici successivi. Il forte fu non solo una architettura militare, ma anche una dimora papale; questo fino all'Ottocento. Costituiscono invece eccezione alcuni reperti risalenti all'VIII - XII secolo, provenienti da cantine e pozzi cittadini. Altri provengono dall'area del santuario di Giunone Curite (prima metà del VI secolo a.C.), mentre ai primi anni del V se a.C. appartengono i materiali del Tempio di Mercurio e di altri due templi situati sul Colle del Vignale. Il nuovo museo si è arricchito di nuove opere donate da privati e ceramiche artistiche dell'istituto statale d'Arte.
  • Castello di Borghetto dove vi era la chiesa medievale di San Leonardo.

Altro[modifica | modifica wikitesto]

  • Porta di Giove; (sita nel territorio di Fabrica di Roma in frazione Faleri)
  • Porta Borgiana sulla strada per Castel Sant'Elia
  • Via del Rivellino con porta medievale;
  • Centro storico medievale con case e torri;
  • Fontana dei Draghi 1585
  • Meridiane e Palazzi con bifore;
  • Monumento alla Vittoria di Silvio Canevari;
  • Monumento ai caduti del mare;
  • Monumento ai ceramisti;
  • Monumento ai caduti in Africa.

Siti archeologici[modifica | modifica wikitesto]

Società[modifica | modifica wikitesto]

Evoluzione demografica[modifica | modifica wikitesto]

Abitanti censiti[15]

Lingue e dialetti[modifica | modifica wikitesto]

Al tempo dei falisci era diffusa la lingua falisca, un idioma simile al latino che durò fino alla conquista della città da parte dei romani, che la sostituirono con la lingua latina. Nei secoli, il latino volgare si evolse nel dialetto locale, detto "civitonico"; quest'ultimo è variante dei dialetti italiani mediani affine alle parlate circumvicine e più in generale ai dialetti umbri, anche se con notevoli influssi romaneschi negli ultimi decenni: è presente quindi un rafforzativo sulla lettera "t" in quanto consonante occlusiva alveolare sorda, in questo caso la "t", spesso si trasforma in "d" (es. Ponte Clementino → Ponde Clemendino). Presente anche una marginale componente di leccese dovuta all'emigrazione avvenuta dal dopoguerra sino a metà degli anni Settanta.

Cultura[modifica | modifica wikitesto]

Istruzione[modifica | modifica wikitesto]

Biblioteche[modifica | modifica wikitesto]

  • La Biblioteca Comunale Enrico Minio è stata insignita anche del Premio di Qualità da parte della Regione Lazio e dispone di alcune sezioni specializzate: ceramica, etruscologia, emigrazione italiana all'estero, linguistica e una sezione dedicata alla storia e cultura salentina, nonché molti volumi di letteratura classica straniera in lingua originale.

Musei[modifica | modifica wikitesto]

  • Il museo della ceramica, che trovava collocazione all'interno del Palazzo Petroni Andosilla si è recentemente trasferito all'interno dell'istituto scolastico d'Arte di via Gramsci dove è stata recuperata l'antica chiesa di San Giorgio che è attualmente sede del museo. Esso sorse nel 1996 con lo scopo di esporre al pubblico opere ceramiche di vari periodi, prevalentemente appartenenti agli anni tra il '20 e il '60 del secolo scorso. All'interno del Museo sono esposti vasi, piatti, manufatti, piastrelle dipinte, che testimoniano la bravura dei più importanti maestri ceramisti locali.
  • Museo archeologico dell'Agro Falisco

Arte[modifica | modifica wikitesto]

Alla National Gallery di Londra è conservato un dipinto raffigurante Civita Castellana, realizzato da Édouard Bertin (1797-1871). Il dipinto è parte della prestigiosa Gere Collection.[16]

Musica[modifica | modifica wikitesto]

  • Nel mese di luglio, si svolge il Civita Festival, con concerti di Musica classica, Barocca, Jazz, Musica Moderna, Opera e Balletto con artisti di fama internazionale.

Piatti Tipici[modifica | modifica wikitesto]

  • Frittelloni
  • Scroccafusi
  • Rigatoni alla Mignolò
  • Zeppole alla Mirkaccio

Economia[modifica | modifica wikitesto]

Ben il 70% della ceramica sanitaria nazionale proviene da Civita Castellana[senza fonte][17] ma, con la concorrenza dei paesi dell'Est, del Medio Oriente e, soprattutto, della Cina, il distretto, specie nel settore delle stoviglierie, sta conoscendo una crisi profonda.

Civita Castellana è anche un centro agricolo con produzione di tabacco e frumento e allevamento di bovini e ovini, la città possiede industrie estrattive (di tufo, travertino e argilla), industrie chimiche, meccaniche, della lavorazione del legno e, dalla fine del Settecento, delle ceramiche.

Tra le attività economiche più tradizionali vi sono quelle artigianali, come l'estrazione e la lavorazione del travertino, finalizzata ai settori dell'edilizia ed a quelli artistici.[18]

Di seguito la tabella storica elaborata dall'Istat a tema Unità locali, intesa come numero di imprese attive, ed addetti, intesi come numero addetti delle unità locali delle imprese attive (valori medi annui).[19]

2015 2014 2013
Numero imprese attive % Provinciale Imprese attive % Regionale Imprese attive Numero addetti % Provinciale Addetti % Regionale Addetti Numero imprese attive Numero addetti Numero imprese attive Numero addetti
Civita Castellana 1.414 6,05% 0,31% 4.315 7,26% 0,28% 1.429 4.372 1.435 4.476
Viterbo 23.371 5,13% 59.399 3,86% 23.658 59.741 24.131 61.493
Lazio 455.591 1.539.359 457.686 1.510.459 464.094 1.525.471

Nel 2015 le 1.414 imprese operanti nel territorio comunale, che rappresentavano il 6,05% del totale provinciale (23.371 imprese attive), hanno occupato 4.315 addetti, il 7,26% del dato provinciale (59.399 addetti); in media, ogni impresa nel 2015 ha occupato tre persone (3,05).

Infrastrutture e trasporti[modifica | modifica wikitesto]

Strade[modifica | modifica wikitesto]

Civita Castellana è collegata tramite la Strada Provinciale 27 Faleriense a Fabrica di Roma, e tramite la strada provinciale 29 Cenciano a Corchiano.

La SS3 Flaminia passa a fianco di Civita Castellana e permette il collegamento della città con l'autostrada A1 Milano-Napoli attraverso il casello di Magliano Sabina.

Ferrovie[modifica | modifica wikitesto]

Il comune è servito da tre stazioni ferroviarie poste lungo la ferrovia Roma-Civita Castellana-Viterbo, gestita da ASTRAL: la stazione di Civita Castellana, la stazione di Catalano e la stazione di Pian Paradiso. Le stazioni sono servite dai collegamenti ferroviari gestiti da Cotral nell'ambito del contratto di servizio stipulato con la Regione Lazio.

La città è inoltre servita dalla stazione di Civita Castellana-Magliano, sulla ferrovia Firenze-Roma, gestita da Rete Ferroviaria Italiana (RFI). La stazione è servita da treni regionali svolti da Trenitalia nell'ambito del contratto di servizio stipulato con la Regione Lazio.

Fra il 1906 e il 1932 era presente a Civita Castellana il capolinea nord della tranvia Roma-Civita Castellana, prolungata nel 1913 fino a Viterbo sotto forma di ferrovia a scartamento ridotto.

Mobilità urbana[modifica | modifica wikitesto]

I trasporti pubblici urbani sono gestiti dalla società Vitertur, i trasporti interurbani vengono svolti con autobus gestiti dalla COTRAL.

Amministrazione[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1927, a seguito del riordino delle circoscrizioni provinciali stabilito dal regio decreto n. 1 del 2 gennaio 1927, per volontà del governo fascista, quando venne istituita la provincia di Viterbo, Civita Castellana passò dalla provincia di Roma a quella di Viterbo.

Periodo Primo cittadino Partito Carica Note
1995 1999 Ermanno Santini centro-sinistra Sindaco
1999 2004 Massimo Giampieri centro-destra Sindaco
2004 2009 Massimo Giampieri centro-destra Sindaco
2009 2014 Gianluca Angelelli centro-sinistra Sindaco
2014 2019 Gianluca Angelelli centro-sinistra Sindaco
2019 2020 Franco Caprioli centro-destra[20] Sindaco dimissionario
2020 2020 Fabio Geraci Commissario Straordinario
2020 in carica Luca Giampieri centro-destra[20] Sindaco

Statuto municipale[modifica | modifica wikitesto]

Lo statuto municipale di Civita Castellana è giunto integro e completo con l'edizione del 1565[21] dopo essere stato approvato da papa Pio V[22] ed è ripartito in sei libri con un totale di 337 rubriche e 56 riformanze scritte in lingua volgare. Dal proemio della stessa redazione si viene a conoscenza che sotto il pontificato di Sisto IV gli stessi statuti erano stati preparati dal cavaliere Giovanni Pannalfuccio e dai periti di legge Alessandro Petronio e Giovanni da San Lorenzo già nel 1470. Nel documento indirizzato ai "Dilectis filiis, Potestati, Consiiari et Communi Civitatis Castelanae" emanato da Innocenzo IV con data 8 novembre 1252, vi è la prova di un presumibile statuto già nella metà del XIII secolo[23], ma il documento più antico che accenna all'ordinamento civile di Civita Castellana è una bolla di Bonifacio IX che riporta la data del 15 ottobre 1398, in cui si parla del salario dei podestà.

Lo statuto è ripartito in sei volumi: Offizi, Civili, Malifizi, Dannidati, Straordinari e Pedagi.

  • Libro I: Tavola degli Uffici, con 41 rubriche, ci presenza gli ordinamenti politici ed amministrativi della città.
  • Libro II: Tavola dei Civili, con 54 rubriche, riguarda le leggi civili e le procedure da seguire nei giudizi delle stesse.
  • Libro III: Tavola dei Malefici, con 81 rubriche, è il codice di leggi e procedure penali.
  • Libro IV: Tavola dei Danno Dato, con 59 rubriche, considera i fatti speciali perseguiti dalla legge e che oggi conosciamo come i delitti.
  • Libro V: Tavola del libro De Straordinari, con 105 rubriche, è un complesso di norme di vita locale.
  • Libro VI: Tavola delle Riformanze, con 56 riformanze che esprimono il vero concetto dell'ordinamento politico ed amministrativo della città.

Sport[modifica | modifica wikitesto]

Atletica leggera[modifica | modifica wikitesto]

  • Althea Racing
  • Squadra di atletica leggera A.S.D. Alto Lazio Colavene

Calcio[modifica | modifica wikitesto]

Ciclismo[modifica | modifica wikitesto]

Pallavolo[modifica | modifica wikitesto]

Rugby[modifica | modifica wikitesto]

  • Amatori Rugby Civita Castellana dalla stagione 2020-2021 fa parte della franchigia LIONS ALTO LAZIO e partecipa al campionato maschile di serie B.[25]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Bilancio demografico mensile anno 2022 (dati provvisori), su demo.istat.it, ISTAT.
  2. ^ Classificazione sismica (XLS), su rischi.protezionecivile.gov.it.
  3. ^ Tabella dei gradi/giorno dei Comuni italiani raggruppati per Regione e Provincia (PDF), in Legge 26 agosto 1993, n. 412, allegato A, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile, 1º marzo 2011, p. 151. URL consultato il 25 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2017).
  4. ^ (Annotazione nel suo Italienische Reise del 27 ottobre 1786 quando il poeta tedesco era arrivato a Civita Castellana, ultima sosta prima del suo approdo definitivo a Roma.
  5. ^ Ugo Rellini, Cavernette e ripari preistorici nell'Agro Falisco.
  6. ^ M. Fugazzola Delpino, La preistoria del territorio falisco, Grotte segnalate da Mancinelli Scotti.
  7. ^ Biblioteca Comunale Enrico Minio, Archivio multimediale della biblioteca comunale: M. Fugazzola Delpino, La preistoria del territorio falisco, su Archivio multimediale della biblioteca comunale, 14 dicembre 2010. URL consultato il 16 gennaio 2022.
  8. ^ Civita Castellana, su Archivio centrale dello Stato, Ufficio araldico, busta 278, fascicolo 4497.6. URL consultato il 26 marzo 2023.
  9. ^ Comune di Civita Castellana – (VT), su araldicacivica.it. URL consultato il 19 aprile 2021.
  10. ^ Il portico è stato in parte realizzato da Jacopo di Lorenzo di Cosma, mentre a Lorenzo di Cosma si deve il portale
  11. ^ Mozart suonò l'organo del Duomo, come ricorda una lapide apposta al muro.
  12. ^ Simone Piazza, Pittura rupestre medievale: Lazio e Campania settentrionale (secoli VI-XIII), Publications de l’École française de Rome, 2013.
  13. ^ [1] Philadelphia, University Musuem archives, «Etruscan Tomb Groups, le 4 of 6»
  14. ^ [2]
  15. ^ Statistiche I.Stat - ISTAT;  URL consultato in data 28-12-2012.
  16. ^ (Il dipinto).
  17. ^ confindustriaceramica.it, http://www.confindustriaceramica.it/site/home/aree-e-servizi/centro-studi/indagini-strutturali/articolo6925.html.
  18. ^ Atlante cartografico dell'artigianato, vol. 2, Roma, A.C.I., 1985, p. 19.
  19. ^ Atlante Statistico dei comuni dell'Istat, su asc.istat.it. URL consultato il 17 febbraio 2020 (archiviato dall'url originale il 14 gennaio 2020).
  20. ^ a b Lega-FdI
  21. ^ Giacomo Pulcini, Lo statuto comunale, in Faleri veteres Faleri novi Civita Castellana, p. 182.
  22. ^ Oronte Del Frate, 33, in Miscellanea Civitonica, 2005, p. 55, ISBN 88-86903-05-7.
  23. ^ Stefano Menghini, Lo statuto comunale di Civita Castellana, su archiviofotobibliotecaminio.blogspot.com, 8 novembre 2009.
  24. ^ Il campionato sul sito Federvolley (pdf)
  25. ^ Il campionato sul sito federugby

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