Massimo Girotti
Massimo Girotti | ||
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Nazionalità | ![]() | |
Pallanuoto ![]() | ||
Ruolo | portiere | |
Carriera | ||
Squadre di club1 | ||
Lazio | ||
1 I due numeri indicano le presenze e le reti segnate, per le sole partite di campionato. Il simbolo → indica un trasferimento in prestito. | ||
Massimo Girotti (Mogliano, 18 maggio 1918 – Roma, 5 gennaio 2003) è stato un pallanuotista e attore italiano.
Biografia[modifica | modifica wikitesto]
Attività sportiva[modifica | modifica wikitesto]
Studente della Facoltà di Giurisprudenza, dotato di un fisico atletico, era campione di nuoto e praticò anche il canottaggio, lo sci, l'ippica e la pallanuoto, sfiorando in questa disciplina, con la S.S. Lazio Nuoto, la Serie A nel 1935 giocando come portiere.
Gli inizi[modifica | modifica wikitesto]
Dopo aver frequentato i corsi di recitazione tenuti da Teresa Franchini, si dedicò al teatro e, dopo una serie di interpretazioni con compagnie minori, venne notato da Mario Soldati che gli offrì un piccolo ruolo in Dora Nelson (1939); l'anno successivo, nel 1940, ebbe un ruolo anche in Una romantica avventura del regista Mario Camerini. Fu l'inizio di una lunga e luminosa carriera, nel corso della quale lavorò con alcuni tra i più prestigiosi registi italiani, divenendo un'autentica celebrità soprattutto a seguito dell'interpretazione in La corona di ferro (1941) di Alessandro Blasetti, tanto da insidiare Amedeo Nazzari quale attore più amato dalle donne.
Divo del cinema[modifica | modifica wikitesto]
L'incontro con Luchino Visconti segnò un'ulteriore svolta con l'interpretazione forse più significativa della sua carriera: quella di Gino, il protagonista maschile di Ossessione (1943). Il film fu anche l'inizio di un suo forte legame con la città di Ferrara, dove il film era parzialmente ambientato, poiché successivamente nella città estense girò Cronaca di un amore di Michelangelo Antonioni nel 1950 e L'Agnese va a morire di Giuliano Montaldo nel 1976. Il suo legame con la città emiliana divenne quindi molto saldo, al punto tale che, dopo la sua scomparsa, il Comune di Ferrara decise di dedicargli una via.
Girotti fu divo prima e dopo la seconda guerra mondiale; divo vero, tanto da essere acclamato dal pubblico e dalla critica e apprezzato da registi del calibro di Roberto Rossellini, Carmine Gallone, Giuseppe De Santis, Pietro Germi, Raffaello Matarazzo, Vittorio De Sica, Jean Renoir, Pier Paolo Pasolini, Bernardo Bertolucci, Alberto Lattuada, Luigi Comencini, Antonio Pietrangeli, Luigi Zampa, Ettore Scola, Liliana Cavani, Marco Ferreri, Mauro Bolognini, Claude Autant-Lara, Joseph Losey, Mikheil Kalatozishvili, oltre a quelli citati in precedenza.
I ruoli interpretati si differenziarono nel tempo: dopo quelli giovanili di eroe spericolato e aitante, emulo degli scanzonati attori americani alla Errol Flynn di cui l'autarchico cinema italiano era orfano, divenne, da Ossessione in poi, protagonista tenebroso e tormentato, spesso incarnando uomini fragili, ambigui e morbosamente gelosi (Un marito per Anna Zaccheo), che ne esaltarono le doti drammatiche. Girotti, a differenza dell'inquietante e spesso torbido Roldano Lupi, restò nel cuore del pubblico, soprattutto femminile, anche quando interpretò personaggi privi di personalità, talvolta vili (Cronaca di un amore). Un pubblico che gli seppe perdonare la "debolezza" di questi personaggi in virtù del fascino che Girotti diffondeva accanto alle sue partner di turno (Clara Calamai, Luisa Ferida, Silvana Pampanini, Lucia Bosè, Vivi Gioi, Alida Valli, Elisa Cegani, Carla Del Poggio, Elli Parvo, Milly Vitale, Eleonora Rossi Drago, Dina Sassoli, Marina Berti, Maria Michi, Mariella Lotti) e che lo apprezzò anche nel ruolo del marito imbelle che si fa mettere i piedi in testa dall'energica e invadente Anna Magnani in Molti sogni per le strade di Camerini del 1948.
Nella maturità artistica si distinse invece in ruoli di signore elegante e posato, gentile, tuttavia fermo e risoluto. Girotti vinse il Nastro d'argento al migliore attore protagonista nel 1949 con il film In nome della legge di Germi e il Nastro d'argento al migliore attore non protagonista nel 1981 per Passione d'amore di Scola.
Il cinema degli ultimi anni[modifica | modifica wikitesto]
Dopo la partecipazione a film minori e talvolta trash interpretati tra gli anni sessanta e settanta, lavorò successivamente in Medea, Teorema, La tenda rossa e Ultimo tango a Parigi, ritornando a nobilitare la sua carriera. Apparve anche ne Il mostro di Roberto Benigni (1994). Il suo ultimo ruolo prima di morire fu nel film La finestra di fronte di Ferzan Özpetek, per il quale gli venne attribuito postumo il David di Donatello per il miglior attore protagonista.
Il teatro[modifica | modifica wikitesto]
Fu molto attivo, soprattutto nel dopoguerra, in teatro dove ritornò sotto la regia di Blasetti, con cui recitò assieme ad Anna Proclemer nel 1945 in Il tempo e la famiglia Conway di John Boynton Priestley e ne La foresta pietrificata di Robert E. Sherwood nel 1946. Poi è Razumihin in Delitto e castigo accanto a Memo Benassi, Paolo Stoppa, Giorgio De Lullo e Franco Zeffirelli e nel 1949 è Aiace in Troilo e Cressida nella celebre messinscena ai Giardini di Boboli. Fece in seguito parte della Compagnia del Teatro Nazionale diretta da Guido Salvini e dove recitò con Vittorio Gassman, Edda Albertini, Vivi Gioi, Gabriele Ferzetti, Cesare Polacco, Vittorio Sanipoli, Franca Tamantini, Arnoldo Foà e Giorgio Albertazzi recitando ne Gli straccioni di Annibale Caro nel 1950. Nel 1951 è diretto da Luigi Squarzina - con quest'ultimo recitò in Detective's Story di Sidney Kingsley portato poi al cinema da Paul Newman - attore a cui venne accostato Girotti - guadagnando grandi apprezzamenti. Poi prende parte a Peer Gynt di Henrik Ibsen diretto da Gassman, quindi con la regia di Orazio Costa interpretò Ippolito di Euripide a Siracusa. Lavora ancora con il suo mentore Visconti in Contessina Giulia di Johan August Strindberg nel 1957, formando inoltre una compagnia con Lilla Brignone e Carlo Ninchi. Prese anche parte alla rappresentazione de Il giardino dei ciliegi di Anton Čechov con la compagnia del Teatro Stabile della città di Roma diretta da Vito Pandolfi.

La televisione[modifica | modifica wikitesto]
Intensa anche la sua attività televisiva con notevoli prove. In particolare sono da segnalare le sue interpretazioni, nel 1956, in Cime tempestose, sceneggiato televisivo Rai diretto da Mario Landi in cui impersonava un tormentatissimo Heathcliff accanto ad Anna Maria Ferrero, che a sua volta era Catherine; nel 1967 fu Fra Cristoforo ne I promessi sposi, uno degli sceneggiati Rai di maggior successo, diretto da Sandro Bolchi. Fu anche ne Il re di Silverio Blasi del 1965 e in Dalla notte all'alba di Cinzia TH Torrini del 1991. Nel 1971 fu tra i protagonisti di un altro sceneggiato della Rai di grande successo, Il segno del comando, di Daniele D'Anza che nel 1963 lo aveva già diretto in Paura per Janet e Abramo Lincoln cronaca di un delitto. La sua nuova immagine, compassata e tranquilla, ne favorì addirittura la presenza nella pubblicità del tè Ati in alcune serie della rubrica pubblicitaria televisiva di Rai1 Carosello: dal 1966 al 1968 con Renée Longarini e dal 1968 al 1972 con Silvia Monelli.[1]
La politica[modifica | modifica wikitesto]
Uomo di sinistra, all'indomani della liberazione di Roma, fece parte di un gruppo di intellettuali (Pietro Ingrao, Mario Alicata, Maurizio Ferrara, Antonello Trombadori, Giuseppe De Santis, Gianni Puccini ed altri) che in pieno neorealismo si occupò del futuro e della riorganizzazione del cinema italiano. Seppur da posizioni spesso critiche, non mancò mai di firmare gli appelli al voto a favore del P.C.I. in ogni consultazione.
La vita privata[modifica | modifica wikitesto]
Girotti fu uomo schivo e riservato, al di fuori di ogni clamore mondano. Si sposò negli anni Quaranta con Marcella, da cui ebbe due figli, Alessio e Arabella, rimanendo vedovo ancora giovane. Amava andare in vacanza a Scauri e nell'Isola di Pantelleria. Concesse una lunga intervista, in cui rivelò alcuni aspetti intimi che mai erano stati resi noti a Giulia Alberico; da tali confidenze fu tratto un libro (Il corpo gentile) che uscì dopo la sua morte.
Scelse di vivere a Roma, che divenne la sua città d'adozione; Girotti risiedeva nel quartiere Trieste.
La morte[modifica | modifica wikitesto]
Muore improvvisamente al Policlinico Umberto I di Roma il 5 gennaio 2003 all'età di 84 anni, a causa di una crisi cardiaca; il 7 gennaio seguente fu allestita la camera ardente al Campidoglio nella Sala Protomoteca, mentre il giorno successivo vennero celebrati i funerali religiosi nella Basilica di Santa Maria in Montesanto, conosciuta come la Chiesa degli Artisti a Piazza del Popolo; dopo la cerimonia funebre, il feretro è stato tumulato nella tomba di famiglia nel Cimitero Monumentale del Verano.[2][3][4]
Omaggi[modifica | modifica wikitesto]
Sono tre i volumi a lui dedicati. Oltre al succitato Il corpo gentile, va ricordato l'omaggio francese del 1998, in occasione dei suoi ottant'anni, autore Michel Azzopardi Massimo Girotti. Un acteur aux cent visages. Solo nel febbraio 2015 esce la prima monografia a lui dedicata in Italia, completa di filmografia, teatrografia e opere televisive, scritta da Roberto Liberatori: Massimo Girotti. Cronaca di un attore, edita dal Centro sperimentale di cinematografia e Teke Editori.
Filmografia parziale[modifica | modifica wikitesto]
- Dora Nelson, regia di Mario Soldati (1939)
- Una romantica avventura, regia di Mario Camerini (1940)
- La corona di ferro, regia di Alessandro Blasetti (1941)
- Tosca, regia di Jean Renoir e Carl Koch (1941)
- Le due tigri, regia di Giorgio Simonelli (1941)
- I pirati della Malesia, regia di Enrico Guazzoni (1941)
- La famiglia Brambilla in vacanza, regia di Carl Boese (1941)
- Un pilota ritorna, regia di Roberto Rossellini (1942)
- Harlem, regia di Carmine Gallone (1943)
- Ossessione, regia di Luchino Visconti (1943)
- Apparizione, regia di Jean de Limur (1943)
- La porta del cielo, regia di Vittorio De Sica (1944)
- La carne e l'anima, regia di Vladimir Striževskij (1945)
- Caccia tragica, regia di Giuseppe De Santis (1946)
- Un giorno nella vita, regia di Alessandro Blasetti (1946)
- Desiderio, regia di Roberto Rossellini, Marcello Pagliero (1946)
- Preludio d'amore, regia di Giovanni Paolucci (1946)
- Fatalità, regia di Giorgio Bianchi (1947)
- Gioventù perduta, regia di Pietro Germi (1947)
- Natale al campo 119, regia di Pietro Francisci (1947)
- Anni difficili, regia di Luigi Zampa (1948)
- Molti sogni per le strade, regia di Mario Camerini (1948)
- Fabiola, regia di Alessandro Blasetti (1949)
- In nome della legge, regia di Pietro Germi (1949)
- Duello senza onore, regia di Camillo Mastrocinque (1949)
- Altura, regia di Mario Sequi (1949)
- Cronaca di un amore, regia di Michelangelo Antonioni (1950)
- Roma ore 11, regia di Giuseppe De Santis (1951)
- Persiane chiuse, regia di Luigi Comencini (1951)
- Naso di cuoio (Nez de cuir), regia di Yves Allégret (1952)
- Il tenente Giorgio, di Raffaello Matarazzo (1952)
- Il segreto delle tre punte, regia di Carlo Ludovico Bragaglia (1952)
- Spartaco, regia di Riccardo Freda (1952)
- Un marito per Anna Zaccheo, regia di Giuseppe De Santis (1953)
- Vortice, regia di Raffaello Matarazzo (1953)
- L'amore di una donna, regia di Jean Grémillon (1953)
- Ai margini della metropoli, regia di Carlo Lizzani (1953)
- Senso, regia di Luchino Visconti (1954)
- La tua donna, regia di Giovanni Paolucci (1954)
- Margherita della notte, regia di Claude Autant-Lara (1955)
- Disperato addio, regia di Lionello De Felice (1955)
- I quattro del getto tonante, regia di Fernando Cerchio (1955)
- Souvenir d'Italie, regia di Antonio Pietrangeli (1956)
- Saranno uomini, regia di Silvio Siano (1956)
- Dimentica il mio passato, regia di Primo Zeglio e Eduardo Manzanos (1956)
- La trovatella di Pompei, regia di Giacomo Gentilomo (1957)
- La strada lunga un anno, regia di Giuseppe de Santis (1958)
- Erode il grande, regia di Arnaldo Genoino (1959)
- Giuditta e Oloferne, regia di Fernando Cerchio (1959)
- Le notti dei teddy boys, regia di Leopoldo Savona (1959)
- Lupi nell'abisso, regia di Silvio Amadio (1959)
- La cento chilometri, regia di Giulio Petroni (1959)
- I cosacchi, regia di Giorgio Rivalta e Viktor Turžanskij (1960)
- I giganti della Tessaglia (Gli Argonauti), regia di Riccardo Freda (1960)
- Lettere di una novizia, regia di Alberto Lattuada (1960)
- Romolo e Remo, regia di Sergio Corbucci (1961)
- Venere imperiale, regia di Jean Delannoy (1962)
- Il giorno più corto, regia di Sergio Corbucci (1962)
- Mafia alla sbarra, regia di Oreste Palella (1963)
- La volpe e le camelie, regia di Silverio Blasi (1966)
- Il misterioso signor Van Eyck, regia di Agustín Navarro (1966)
- Le streghe, regia di Luchino Visconti (1967)
- Teorema, regia di Pier Paolo Pasolini (1968)
- Medea, regia di Pier Paolo Pasolini (1969)
- Le sorelle, regia di Roberto Malenotti (1969)
- La tenda rossa, regia di Mikheil Kalatozishvili (1969)
- Gli orrori del castello di Norimberga, regia di Mario Bava (1972)
- Ultimo tango a Parigi, regia di Bernardo Bertolucci (1972)
- Così bello così corrotto così conteso, regia di Sergio Gobbi (1973)
- La coppia, regia di Enzo Siciliano (1973)
- Morte sospetta di una minorenne, regia di Sergio Martino (1975)
- Mark il poliziotto spara per primo, regia di Stelvio Massi (1975)
- Cagliostro, regia di Daniele Pettinari (1975)
- Mr. Klein, regia di Joseph Losey (1976)
- L'Agnese va a morire, regia di Giuliano Montaldo (1976)
- Passione d'amore, regia di Ettore Scola (1981)
- Ars amandi - L'arte di amare regia di Walerian Borowczyk (1983)
- Interno berlinese, regia di Liliana Cavani (1985)
- La Bohème, regia di Luigi Comencini (1988)
- Rebus, regia di Massimo Guglielmi (1989)
- Dall'altra parte del mondo, regia di Arnaldo Catinari (1992)
- Gioco da vecchi, regia di Andrea Zaccariello (1993)
- Il mostro, regia di Roberto Benigni (1994)
- Un bel dì vedremo, regia di Tonino Valerii (1997)
- Luchino Visconti, regia di Carlo Lizzani (1999) - Documentario
- La finestra di fronte, regia di Ferzan Özpetek (2003) - Postumo
Prosa e sceneggiati televisivi Rai[modifica | modifica wikitesto]
- Cime tempestose, regia di Mario Landi, 1956.
- Giovanna di Lorena, regia di Mario Ferrero, trasmessa il 16 ottobre 1959.
- Il costruttore Sollness, di Henrik Ibsen, regia di Mario Ferrero, trasmessa il 1º aprile 1960.
- La donna del mare di Henrik Ibsen, regia di Mario Landi, trasmesso il 4 dicembre 1961.
- Il re, regia di Silverio Blasi, trasmesso nel 1966.
- I promessi sposi, regia di Sandro Bolchi, 1967.
- Abramo Lincoln cronaca di un delitto, regia di Daniele D'Anza, trasmesso il 14 e 21 maggio 1967.
- Jekyll di Robert Louis Stevenson, regia di Giorgio Albertazzi, trasmesso dal 16 febbraio al 9 marzo 1969.
- Il segno del comando regia di Daniele D'Anza, 1971.
- L'Olandese scomparso, regia di Alberto Negrin, 1975.
- L'ultimo aereo per Venezia, regia di Daniele D'Anza, 1977.
- La rivoluzione francese (La révolution française), regia di Robert Enrico e Richard T. Heffron (1989)
Prosa radiofonica Rai[modifica | modifica wikitesto]
- Liliom, di Ferenc Molnár, regia di Anton Giulio Majano, trasmessa il 27 settembre 1954.
Teatro[modifica | modifica wikitesto]
- Il tempo e la famiglia Conway di John Boynton Priestley, regia di Alessandro Blasetti. Teatro delle Arti di Roma, 10 ottobre 1945.
- La foresta pietrificata di Robert E. Sherwood, regia di Alessandro Blasetti. Teatro delle Arti di Roma, 27 febbraio 1946.
- Troilo e Cressida di William Shakespeare, regia di Luchino Visconti. Firenze, Giardino di Boboli, 21 giugno 1949.
- Peer Gynt di Henrik Ibsen, regia di Vittorio Gassman. Teatro Valle di Roma, 10 gennaio 1951.
- Detective story di Sidney Kingsley, regia di Luigi Squarzina, prima al Teatro Valle di Roma, 30 gennaio 1951.
- Becket e il suo re, di Jean Anouilh, regia di Mario Ferrero, Modena, Teatro Comunale, 19 novembre 1960.
Doppiatori[modifica | modifica wikitesto]
Nonostante le indubbie capacità recitative, la dizione impeccabile e il possesso di una voce tutt'altro che sgradevole, Massimo Girotti è stato spesso doppiato. Gli attori che gli hanno prestato la voce sono stati:
- Giulio Panicali in Dora Nelson, Un pilota ritorna, Desiderio, La Venere di Cheronea e I giganti della Tessaglia (Gli Argonauti)
- Gualtiero De Angelis in La corona di ferro (nel ruolo di Arminio), Fabiola, Naso di cuoio, Margherita della notte, I cosacchi
- Emilio Cigoli in Anni difficili, Sul ponte dei sospiri
- Augusto Marcacci in La corona di ferro (nel ruolo di Licinio)
- Nino Pavese in Le due tigri
- Carlo Romano in Natale al campo 119
- Giuseppe Rinaldi in Erode il grande
- Nando Gazzolo in La trovatella di Pompei
Nel film Harlem del 1943 Massimo Girotti recita con la sua voce, ma in alcune sequenze è doppiato da Luigi Pavese.
Note[modifica | modifica wikitesto]
- ^ Marco Giusti, Il grande libro di Carosello, II edizione, Sperling e Kupfer, ISBN 88-200-2080-7, pp. 59-60
- ^ SemiColonWeb, Addio a Massimo Girotti, su news.cinecitta.com. URL consultato il 10 gennaio 2022.
- ^ Girotti, l'ultimo applauso dal suo set - la Repubblica.it, su Archivio - la Repubblica.it. URL consultato il 10 gennaio 2022.
- ^ Visite culturali, su visite.cimitericapitolini.it. URL consultato il 10 gennaio 2022.
Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]
- Giulia Alberico, Il corpo gentile. Conversazione con Massimo Girotti, Luca Sossella Ed., 2003, ISBN 8887995729, ISBN 978-8887995725.
- Roberto Liberatori, Massimo Girotti. Cronaca di un attore, 1ª ed., Teke, 2015, ISBN 8897217230, ISBN 9788897217237.
Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]
Wikiquote contiene citazioni di o su Massimo Girotti
Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Massimo Girotti
Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]
- Girótti, Màssimo, su sapere.it, De Agostini.
- Massimo Girotti, su CineDataBase, Rivista del cinematografo.
- Massimo Girotti, su MYmovies.it, Mo-Net Srl.
- (EN) Massimo Girotti, su Internet Movie Database, IMDb.com.
- (EN) Massimo Girotti, su AllMovie, All Media Network.
- (DE, EN) Massimo Girotti, su filmportal.de.
- Scheda di Massimo Girotti, su Italica.Rai.it. URL consultato il 25 novembre 2008 (archiviato dall'url originale il 4 ottobre 2006).
- Filmografia [collegamento interrotto], su biib.it.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 14928405 · ISNI (EN) 0000 0001 2099 2885 · SBN MILV024843 · LCCN (EN) no97045059 · GND (DE) 122664655 · BNE (ES) XX1060637 (data) · BNF (FR) cb13507612s (data) · J9U (EN, HE) 987007339902105171 (topic) · CONOR.SI (SL) 181378915 · WorldCat Identities (EN) lccn-no97045059 |
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