Comitati per il sì e per il no al referendum costituzionale in Italia del 2016

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

In occasione del referendum costituzionale del 2016, in tutta Italia si sono formate varie associazioni a favore e contro la riforma costituzionale Renzi-Boschi. A livello nazionale le campagne elettorali sono state organizzate da un principale comitato per il sì che si pone come coordinatore di una vasta rete di comitati locali, organizzati da consulenti politici vicini al Governo, e da alcuni comitati per il no nati sia su iniziativa parlamentare sia extra-parlamentare.

Comitati per il sì e campagna a favore della riforma[modifica | modifica wikitesto]

La "rete" di comitati pro-riforma[modifica | modifica wikitesto]

Il consulente politico
Jim Messina

La formazione del principale comitato nazionale per il sì è stata preceduta dall'avvio di varie iniziative a livello locale. Tra le prime associazioni sorte a sostegno della riforma figurano i comitati avviati a Cuneo dal vice ministro alle politiche agricole alimentari e forestali Andrea Olivero e a Torino da Guido Alessandro Gozzi nel mese di febbraio 2016,[1][2] cui sono seguiti "comitati per il sì" in molte altre città italiane sparse lungo tutta la penisola.[3] Complessivamente Matteo Renzi ha stimato la nascita di diecimila comitati in tutta Italia, la cui composizione varie dalle dieci alle cinquanta persone.[4] Il loro coordinamento è supervisionato principalmente da Maria Elena Boschi,[3] mentre il modello di campagna elettorale basato sulla diffusione capillare sul territorio di piccoli comitati è stato ideato da Jim Messina, noto consulente politico statunitense appositamente ingaggiato da Renzi nel gennaio 2016, che in precedenza aveva sperimentato con successo tale strategia per le campagne presidenziali di Barack Obama e politiche di David Cameron.[5][6]

Lo stesso Renzi è stato promotore di una «mobilitazione permanente» a partire dal 21 maggio fino a metà luglio per raccogliere firme mirate a una richiesta di referendum d'iniziativa popolare, replicando così l'attività già avviata dal comitato per il no il mese precedente.[7][8][9] Il 21 maggio è anche stato lanciato il Comitato Nazionale Basta un sì preposto, oltre che all'organizzazione della raccolta delle firme – che due mesi più tardi raggiungerà l'obiettivo di almeno 500 000 sottoscrizioni, arrivando a superare quota 560 000[10] – a pubblicizzare i principali punti a sostegno della riforma: l'"addio al bicameralismo paritario", con tempi certi per approvare le leggi e meno decreti; il taglio del numero di senatori e dei loro stipendi; l'aumento di "garanzie" per la partecipazione popolare e le opposizioni parlamentari.[6][11]

Oltre al comitato civico legato al PD si sono costituiti anche:[12]

Il manifesto dei docenti universitari[modifica | modifica wikitesto]

Sul finire del mese di maggio 2016 le "ragioni del sì" sono state pubblicizzate in un manifesto firmato da 193 docenti universitari, anche questo contrapposto all'iniziativa di oltre cinquanta costituzionalisti che durante il mese precedente aveva prodotto un documento che illustrava le ragioni contrarie. L'elenco dei firmatari, tra cui figurano anche professori attivi in campi diversi da quello giuridico, compresi insegnanti di materie economiche e storiche, include:[13][14]

  • Salvo Andò
  • Giuseppe Arconzo
  • Gianfranco Baldini
  • Barbara Malaisi
  • Benedetta Barbisan
  • Luciano Bardi
  • Stefania Bariatti
  • Antonio Bartolini
  • Franco Bassanini
  • Carla Bassu
  • Cristina Bertolino
  • Rodolfo Bettiol
  • Raffaele Bifulco
  • Paola Bilancia
  • Roberto Bin
  • Elena Bindi
  • Chiara Bologna
  • Massimo Bordignon
  • Pietro Boria
  • Carlo Bottari
  • Marco Brunazzo
  • Emiliano Bruscardi
  • Mia Caielli
  • Mauro Calise
  • Simone Calzolaio
  • Quirino Camerlengo
  • Marco Cammelli
  • Vittorio Campione
  • Giulia Caravale
  • Beniamino Caravita di Toritto
  • Giuseppina Giuliana Carboni
  • Massimo Carli
  • Paolo Carrozza
  • Corrado Caruso
  • Luisa Cassetti
  • Luca Castelli
  • Elisabetta Catelani
  • Daniele Caviglia
  • Massimo Cavino
  • Stefano Ceccanti
  • Marcello Cecchetti
  • Vincenzo Cerulli Irelli
  • Carlo Cester
  • Anna Chimenti
  • Mario Pilade Chiti
  • Pietro Ciarlo
  • Francesco Clementi
  • Stefano Cognetti
  • Gian Luca Conti
  • Giovanni Cordini
  • Pasquale Costanzo
  • Lorenzo Cuocolo
  • Salvatore Curreri
  • Carlo Curti Gialdino
  • Giacomo D'Amico
  • Marilisa D'Amico
  • Luigi D'Andrea
  • Gianfranco D'Alessio
  • Maurizio De Acutis
  • Alberto De Bernardi
  • Gianclaudio De Cesare
  • Andrea Del Re
  • Gianmario Demuro
  • Marco Di Folco
  • Roberto Di Maria
  • Enzo Di Nuoscio
  • Giampiero Di Plinio
  • Luca Diotallevi
  • Filippo Donati
  • Fabio Elefante
  • Sergio Fabbrini
  • Federica Fabrizzi
  • Luciano Fasano
  • Fabio Fede
  • Elena Ferioli
  • Antonio Ferrara
  • Antonio Flamini
  • Marcello Flores d'Arcais
  • Francesco Pizzetti
  • Claudio Franchini
  • Justin Frosini
  • Tommaso Edoardo Frosini
  • Federico Furlan
  • Arianna Fusaro
  • Carlo Fusaro
  • Diana Urania Galetta
  • Carlo Emanuele Gallo
  • Enrico Genta Ternavasio
  • Sergio Gerotto
  • Federico Ghera
  • Felice Giuffré
  • Francesco Tomaso Giupponi
  • Maria Cristina Grisolia
  • Tania Groppi
  • Giovanni Grottanelli de' Santi
  • Guido Guidi
  • Antonio La Spina
  • Stefania Leone
  • Amedeo Lepore
  • Vincenzo Lippolis
  • Andrea Longo
  • Gianfranco Macrì
  • Francesco Malgeri
  • Giampaolo Malgeri
  • Claudia Mancina
  • Susanna Mancini
  • Stefano Mannoni
  • Giuseppe Marazzita
  • Michele Marchi
  • Pio Marconi
  • Alberto Martinelli
  • Claudio Martinelli
  • Oreste Massari
  • Anna Mastromarino
  • Maria Giovanna Mattarolo
  • Marco Mayer
  • Guido Melis
  • Marta Mengozzi
  • Chiara Meoli
  • Marcello Messori
  • Luca Mezzetti
  • Roberto Miccù
  • Mara Morini
  • Massimo Morisi
  • Leonardo Morlino
  • Francesco Morosini
  • Andrea Morrone
  • Emanuela Mosca
  • Anna Moscarini
  • Alessandro Natalini
  • Ida Nicotra
  • Marco Olivetti
  • Maurizio Oliviero
  • Elisabetta Palici di Suni
  • Angelo Pandolfo
  • Angelo Panebianco
  • Nicola Pasini
  • Pasquale Pasquino
  • Gianluca Passarelli
  • Renato Pescara
  • Alessandro Petretto
  • Pierluigi Petrillo
  • Paola Piciacchia
  • Nicola Pignatelli
  • Ferdinando Pinto
  • Cesare Pinelli
  • Andrea Pisaneschi
  • Stefano Pizzorno
  • Marco Plutino
  • Anna Maria Poggi
  • Aristide Police
  • Oreste Pollicino
  • Paolo Pombeni
  • Giusto Puccini
  • Edoardo Carlo Raffiotta
  • Francesco Raniolo
  • Giovanna Razzano
  • Mario Ricciardi
  • Paolo Ridola
  • Angelo Rinella
  • Francesca Rosa
  • Lucia Serena Rossi
  • Michele Salvati
  • Giulio Maria Salerno
  • Angelo Schillaci
  • Antonella Sciortino
  • Filippo Scuto
  • Fabio Serricchio
  • Eugenio Somaini
  • Alessandro Sterpa
  • Guido Tabellini
  • Diletta Tega
  • Fulvio Tessitore
  • Luisa Torchia
  • Duccio Traina
  • Silvio Traversa
  • Tiziano Treu
  • Ennio Triggiani
  • Filippo Tronconi
  • Andrea Ungari
  • Paolo Urbani
  • Luciano Vandelli
  • Salvatore Vassallo
  • Giuseppe Verde
  • Alberto Vespaziani
  • Giulio Vesperini
  • Giulio Enea Vigevani
  • Filippo Viglione
  • Adriana Vigneri
  • Lorenza Violini
  • Giuseppe Zaccaria
  • Paolo Zatti
  • Carolin Zwilling

L'appello su la Repubblica[modifica | modifica wikitesto]

Il 2 giugno 2016 sul quotidiano la Repubblica è stato pubblicato anche un appello per un «pacato sì» al referendum firmato da oltre 300 personalità attive in diversi campi, tra cui professori universitari, ricercatori, politici, scrittori e registi.[15] L'elenco include:[16] Alberto Abruzzese, Isabella Adinolfi, Stefano Arduini, Vincenzo Barone, Luigi Berlinguer, Luigi Biggeri, Edoardo Boncinelli, Caterina Bonvicini, Giancarlo Bosetti, Lodovica Braida, Giulio Busi, Marina Caffiero, Gianni Canova, Andrea Carandini, Marina Cattaruzza, Liliana Cavani, Riccardo Chiaberge, Simona Colarizi, Arnaldo Colasanti, Fulvio Conti, Piero Craveri, Paolo Crepet, Maurizio Dardano, Enrico Decleva, Antonio Ereditato, Guido Fabiani, Marcello Flores, Carlo Fontana, Mario Fortunato, Giuseppe Galasso, Umberto Galimberti, Gianpiero Gamaleri, Nicola Gardini, Franco Garelli, Maria Amata Garito, Emma Giammattei, Andrea Giardina, Tullio Gregory, Massimo Inguscio, Raffaele Lauro, Andrea Lenzi, Franco Malerba, Alberto Melloni, Federico Moccia, Andrea Moro, Salvatore Natoli, Giuseppe Novelli, Alberto Oliverio, Lorenzo Ornaghi, Antonio Padoa-Schioppa, Emilio Pasquini, Sandra Petrignani, Paolo Pezzino, Aurelio Picca, Annalisa Piras, Domenico Pittella, Stefano Pivato, Riccardo Pozzo, Angelo Provasoli, Michele Rak, Enrico Rizzarelli, Luigi Ruggiu, Francesco Russo, Franco Salvatori, Vincenzo Scotti, Luca Serianni, Mirella Serri, Uberto Siola, Giacomo Stella, Filippo Taddei, Susanna Tamaro, Federico Testa, Gabriele Vacis, Salvatore Veca, Giuseppe Veltri, Lucio Villari, Giuliano Volpe, Giorgio Zanetti, Rodolfo Zich.

Comitati per il no e campagna contro la riforma[modifica | modifica wikitesto]

I comitati contrari alla riforma[modifica | modifica wikitesto]

Il 30 ottobre 2015 a Roma si è costituito il Comitato per il No nel referendum sulle modifiche alla Costituzione, promosso dal Coordinamento per la democrazia costituzionale e che vede presidenti Alessandro Pace e Gustavo Zagrebelsky.[17]

Il suo consiglio direttivo è composto da un insieme di costituzionalisti e politici:[17]

I principali punti di contrarietà alla riforma costituzionale pubblicizzati dal comitato riguardano il non superamento del bicameralismo con un nuovo sistema più confuso, che moltiplica i tipi di procedimenti legislativi e può creare conflitti tra le due camere; l'aumento delle firme necessarie per una legge d'iniziativa popolare; la poca influenza sui costi della politica, con un'effettiva riduzione dei costi del Senato stimata del 20%; la limitazione delle autonomie; il rischio di squilibri tra i poteri dello Stato, prevalentemente a causa di un Governo potenzialmente sostenuto da una maggioranza derivante dal "premio" previsto dalla legge elettorale; l'essere stata scritta in modo poco chiaro e non in autonomia dal Parlamento.[18]

Anche se l'iniziativa referendaria era già stata avviata dai parlamentari, il comitato ha avviato comunque l'iter di iniziativa popolare. Il 18 aprile 2016 è stato depositato presso la Corte suprema di cassazione il quesito da sottoporre agli elettori, mentre la raccolta firme è simbolicamente iniziata il 25 aprile.[19][20] Il numero di sottoscrizioni messo insieme, tuttavia, si fermerà a 300 000, mancando l'obiettivo di almeno 500 000 firme.[10]

Oltre al comitato di Pace e Zagrebelsky, nel mese di gennaio 2016 un comitato nazionale per il no è stato costituito anche su iniziativa delle principali forze politiche parlamentari di centrodestra (Forza Italia, Lega Nord e Fratelli d'Italia), guidato da Annibale Marini, il cui atto costitutivo risulta firmato anche da Renato Brunetta, Gian Marco Centinaio, Edmondo Cirielli, Massimiliano Fedriga, Mariastella Gelmini, Fabio Rampelli e Paolo Romani, mentre tra i soci fondatori sono presenti anche Nicolò Amato, Simone Baldelli, Anna Maria Bernini, Michaela Biancofiore, Mara Carfagna, Antonio D'Alì, Arturo Diaconale, Emilio Floris, Gregorio Fontana, Daniela Santanchè, Gabriella Giammanco, Alberto Giorgetti, Pietro Laffranco, Enrico La Loggia, Lucio Malan, Settimo Nizzi, Roberto Occhiuto, Paola Pelino, Catia Polidori, Alfonso Quaranta, Jole Santelli, Luca Squeri, Giuseppe Valditara e Paolo Vella.[21][22]

Si sono inoltre costituiti il "comitato popolare per il no" presieduto da Giuseppe Gargani, che vede la presenza tra i suoi componenti di Mario Mauro, Carlo Giovanardi, Luigi Compagna, Mario Tassone, Riccardo Ventre, Potito Salatto e Cosimo Sibilia;[23] il Comitato per la Costituzione e le Riforme, che fa capo al segretario dell'UdC Lorenzo Cesa ed è coordinato da Ciriaco De Mita e Gaetano Quagliariello; e Scelgo no, lanciato a settembre da Massimo D'Alema, che vede Guido Calvi come presidente.[12] Bobo Craxi, in polemica con la maggioranza nenciniana del PSI (favorevole al SI), ha presieduto il "Comitato Socialista per il NO", al quale hanno aderito numerose personalità socialiste, a partire dall'ex-ministro Rino Formica (che è stato nominato Presidente Onorario)[24].

Altri partiti dell'opposizione hanno invece condotto autonomamente una campagna anti-riforma.

L'appello de Il Fatto Quotidiano[modifica | modifica wikitesto]

Prima dell'inizio della raccolta di firme per la richiesta del referendum, nel mese di marzo 2016 Il Fatto Quotidiano ha promosso una petizione a sostegno delle ragioni per il no alla riforma. Oltre a diversi degli esponenti del comitato per il no, tra i primi firmatari figuravano anche:[25] Nicola Acocella, Marco Albeltaro, Andrea Bajani, Carlo Bertelli, Franco Bile, Ginevra Bompiani, Alberto Burgio Giuseppe Campione, Luciano Canfora, Riccardo Chieppa, Luigi Ciotti, Daria Colombo, Fernanda Contri, Girolamo Cotroneo, Nicola D'Angelo, Ida Dominijanni, Vittorio Emiliani, Luigi Ferrajoli, Vincenzo Ferrari, Paul Ginsborg, Fabio Grossi[non chiaro], Monica Guerritore, Leo Gullotta, Paolo Leon, Rosetta Loy, Valerio Magrelli, Fiorella Mannoia, Ivano Marescotti, Annibale Marini, Citto Maselli, Gian Giacomo Migone, Giuliano Montaldo, Tomaso Montanari, Paolo Napolitano, Giorgio Nebbia, Guido Neppi Modona, Diego Novelli, Piergiorgio Odifreddi, Moni Ovadia, Antonio Padellaro, Giorgio Parisi, Gianfranco Pasquino, Valerio Pocar, Daniela Poggi, Michele Prospero, Alfonso Quaranta, Norma Rangeri, Ermanno Rea, Marco Revelli, Umberto Romagnoli, Gennaro Sasso, Giacomo Scarpelli, Giuseppe Sergi, Tullio Seppilli, Toni Servillo, Salvatore Settis, Alessandro Torre, Nicola Tranfaglia, Marco Travaglio, Nadia Urbinati, Gianni Vattimo, Daniele Vicari, Maurizio Viroli, Roberto Zaccaria, Alex Zanotelli.

Il manifesto dei costituzionalisti[modifica | modifica wikitesto]

Nel mese di aprile 2016, inoltre, cinquantasei giuristi, tra cui sei magistrati e molti professori universitari, hanno pubblicato un «documento di critica» alla riforma. Pur evidenziando alcuni aspetti positivi del testo di legge costituzionale, i costituzionalisti hanno espresso cinque principali motivi per i quali manifestano un «orientamento» contrario: il modo con cui è stata approvata, senza un largo consenso; la debolezza del nuovo Senato, con poteri effettivi molto limitati nell'iter legislativo e una limitata rappresentanza dei territori; il rischio di conflitti tra le due camere; la ridotta autonomia delle regioni; il modo scelto per un contenimento dei costi sopprimendo le province e riducendo il numero di parlamentari, al quale era preferibile una revisione e razionalizzazione di tutti gli enti costitutivi di cui si compone la Repubblica.[26][27] I firmatari sono:[27]

Iniziative correlate[modifica | modifica wikitesto]

Parallelamente al comitato per il no alla riforma costituzionale di Pace e Zagrebelsky lavorava anche il Comitato per il sì all'abrogazione delle norme della L. 52/2015 - Italicum, che si prefiggeva lo scopo di raccogliere le firme necessarie per due quesiti referendari sulla nuova legge elettorale, uno per l'abolizione dei cosiddetti «capolista bloccati», cioè la previsione secondo la quale in ogni collegio siano prima eletti i capolista designati dai partiti a cui spettano seggi, a prescindere dai voti di preferenza, e l'altro mirato all'abolizione del premio di maggioranza alla lista che dovesse superare il 40% di preferenze, e contestualmente del ballottaggio in caso nessuna lista raggiunga tale soglia, rendendo quindi la distribuzione dei seggi in modo esclusivamente proporzionale.[20][28] Le raccolte firme per i referendum abrogativi, a cui hanno partecipato anche alcune forze politiche come il Movimento 5 Stelle,[29] si sono chiuse a inizio luglio 2016 raggiungendo l'insufficiente cifra di circa 420 000 firme per entrambi i quesiti.[30]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Referendum sulla riforma del Senato Anteprima del comitato per il “sì”, in La Stampa, 16 febbraio 2016. URL consultato il 25 aprile 2016.
  2. ^ Referendum costituzionale Nasce il comitato per il sì Spataro si schiera con il no, in La Stampa, 15 febbraio 2016. URL consultato il 25 aprile 2016.
  3. ^ a b Marco Damilano, Con il referendum sulla Costituzione nasce il partito di Maria Elena Boschi, in l'Espresso, n. 14, Gruppo Editoriale L'Espresso, 7 aprile 2016, 20-22.
  4. ^ Referendum riforme, Renzi a Firenze lancia i comitati: "La partita più grande è tornare all'Italia che dice sì", in la Repubblica, Gruppo Editoriale L'Espresso, 2 maggio 2016. URL consultato il 3 maggio 2016.
  5. ^ Renzi assume Jim Messina per risolvere i problemi del Pd (come consigliato dal Foglio mesi fa), in Il Foglio, 15 gennaio 2016. URL consultato il 21 maggio 2016 (archiviato dall'url originale il 12 settembre 2016).
  6. ^ a b Marzio Fatucchi, Referendum, il Pd schiera i sindaci. E il fronte del no punta su tre piazze, in Corriere Fiorentino, 21 maggio 2016. URL consultato il 21 maggio 2016.
  7. ^ Renzi: cinque mesi di mobilitazione per il referendum, in Il Sole 24 Ore, 9 maggio 2016.
  8. ^ Agnese Ananasso, Pd, Renzi lancia la campagna sul referendum costituzionale: "Deve essere battaglia unitaria", in la Repubblica, Gruppo Editoriale L'Espresso, 17 maggio 2016. URL consultato il 21 maggio 2016.
  9. ^ Referendum day, Matteo Renzi lancia la campagna per il sì da Bergamo. Contestazioni. Annuncia bilaterale con Merkel, in huffingtonpost.it, 21 maggio 2016. URL consultato il 21 maggio 2016.
  10. ^ a b Referendum: Comitato sì 580mila firme. No sotto soglia, in ANSA.it, 13 luglio 2016. URL consultato il 14 luglio 2016.
  11. ^ bastaunsi.it, Comitato Nazionale Basta un sì (archiviato dall'url originale il 21 maggio 2016).
  12. ^ a b Barbara Tedaldi, La 'battaglia' del Referendum, 10 comitati in campo, in agi.it, 9 ottobre 2016. URL consultato il 9 ottobre 2016.
  13. ^ Il manifesto dei costituzionalisti che spiega “le ragioni del Sì”, in l'Unità, 24 maggio 2016. URL consultato il 31 maggio 2016.
  14. ^ Stefano Sansonetti, Altro che costituzionalisti. Nel comitato per il sì al referendum sulle riforme, si è imbucato chiunque, in LANOTIZIAgiornale.it, 25 maggio 2016. URL consultato il 31 maggio 2016.
  15. ^ Simona Casalini, Riforme, l'appello degli oltre 300 per un "pacato Sì" al referendum, in la Repubblica, Gruppo Editoriale L'Espresso, 1º giugno 2016. URL consultato il 3 giugno 2016.
  16. ^ Simona Casalini, L'appello per un "pacato" Sì al Referendum - Ecco le firme in ordine alfabetico, in la Repubblica, Gruppo Editoriale L'Espresso, 1º giugno 2016. URL consultato il 3 giugno 2016.
  17. ^ a b Chi siamo, su iovotono.it, Comitato per il NO nel referendum sulle modifiche della Costituzione (archiviato dall'url originale il 25 aprile 2016).
  18. ^ Le ragioni del no, su iovotono.it, Comitato per il NO nel referendum sulle modifiche della Costituzione (archiviato dall'url originale il 14 aprile 2016).
  19. ^ Riforma costituzionale, depositato in Cassazione il quesito per indire il referendum, su coordinamentodemocraziacostituzionale.net, Coordinamento per la democrazia costituzionale, 18 aprile 2016 (archiviato dall'url originale il 18 aprile 2016).
  20. ^ a b Referendum costituzione e Italicum, banchetti in tutta Italia per raccolta firme, in Il Fatto Quotidiano, 25 aprile 2016. URL consultato il 25 aprile 2016.
  21. ^ Referendum, al via il comitato per il “No“: FI, Lega e FdI insieme, in Secolo d'Italia, 18 maggio 2016. URL consultato il 13 luglio 2016.
  22. ^ Atto costitutivo della associazione non riconosciuta denominata “Comitato per il no alla riforma costituzionale del Governo Renzi” (PDF), su comitatoperilno.it (archiviato dall'url originale il 12 giugno 2016).
  23. ^ Gargani presidente del “Comitato Popolare per il No al Referendum”, in Irpinia News, 4 marzo 2016. URL consultato il 13 luglio 2016.
  24. ^ Cfr. il sito web del "Comitato Socialista per il NO" Archiviato il 3 gennaio 2017 in Internet Archive.
  25. ^ Referendum costituzionale, firma l’appello per dire no alle riforme che riducono la democrazia, in Il Fatto Quotidiano, 11 marzo 2016. URL consultato il 25 aprile 2016.
  26. ^ Annalisa Cuzzocrea, "Riforme confuse". Il no di 56 giuristi, in la Repubblica, Gruppo Editoriale L'Espresso, 24 aprile 2016. URL consultato il 25 aprile 2016.
  27. ^ a b I costituzionalisti contro la riforma Renzi, testo “non omogeneo e rischio conflitti”, su dire.it, DIRE, 22 aprile 2016. URL consultato il 25 aprile 2016.
  28. ^ referendumitalicum.it, Comitato per il sì all'abrogazione delle norme della L. 52/2015 - Italicum (archiviato dall'url originale il 25 aprile 2016).
  29. ^ Due referendum contro l'Italicum: ecco la mappa dei banchetti per firmare, in beppegrillo.it, 6 maggio 2016. URL consultato il 30 maggio 2016 (archiviato dall'url originale il 22 maggio 2016).
  30. ^ Corrado Zunino, Referendum contro l'Italicum, fallisce la raccolta firme: sono insufficienti, in la Repubblica, Gruppo Editoriale L'Espresso, 5 luglio 2016. URL consultato il 6 luglio 2016.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

  Portale Politica: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di politica