Rino Formica

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Rino Formica

Ministro dei trasporti
Durata mandato4 aprile 1980 –
28 giugno 1981
Capo del governoFrancesco Cossiga
Arnaldo Forlani
PredecessoreLuigi Preti
SuccessoreVincenzo Balzamo

Ministro delle finanze
Durata mandato28 giugno 1981 –
1º dicembre 1982
Capo del governoGiovanni Spadolini
PredecessoreFranco Reviglio
SuccessoreFrancesco Forte

Durata mandato23 luglio 1989 –
28 giugno 1992
Capo del governoGiulio Andreotti
PredecessoreEmilio Colombo
SuccessoreGiovanni Goria

Ministro del commercio con l'estero
Durata mandato1º agosto 1986 –
18 aprile 1987
Capo del governoBettino Craxi
PredecessoreNicola Capria
SuccessoreMario Sarcinelli

Ministro del lavoro e della previdenza sociale
Durata mandato29 luglio 1987 –
23 luglio 1989
Capo del governoGiovanni Goria
Ciriaco De Mita
PredecessoreErmanno Gorrieri
SuccessoreCarlo Donat-Cattin

Deputato della Repubblica Italiana
Durata mandato12 luglio 1983 –
14 aprile 1994
LegislaturaIX, X, XI
Gruppo
parlamentare
PSI
CoalizionePentapartito
CircoscrizionePuglia
CollegioBari
Sito istituzionale

Senatore della Repubblica Italiana
Durata mandato5 giugno 1968 –
24 maggio 1972
LegislaturaV
Gruppo
parlamentare
PSI-PSDI
CircoscrizionePuglia
CollegioBari

Durata mandato20 giugno 1979 –
11 luglio 1983
LegislaturaVIII
Gruppo
parlamentare
PSI
CircoscrizioneLombardia
CollegioMilano VI
Sito istituzionale

Dati generali
Partito politicoSocialismo e Libertà (dal 2003)
PSI (dal 2007)
In precedenza:
PSI (1968-1994)
Titolo di studioLaurea in scienze economiche e commerciali
UniversitàUniversità di Bari
ProfessioneDottore commercialista

Salvatore Formica, detto Rino[1] (Bari, 1º marzo 1927), è un politico italiano. Fu varie volte ministro, spesso a capo di dicasteri importanti. Fu un membro di rilievo del Partito Socialista Italiano durante la segreteria di Bettino Craxi.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Attività di governo[modifica | modifica wikitesto]

Fu Ministro delle finanze nel primo e nel secondo governo Spadolini, che cadde a seguito della "lite delle comari", ossia uno scontro politico tra lo stesso Formica ed il ministro del Tesoro Beniamino Andreatta. La sua carriera politica finisce contemporaneamente con la caduta del PSI a causa dello scandalo Tangentopoli che coinvolge numerosi esponenti socialisti, anche se per quanto lo riguarda il processo a Bari si concluse con l'assoluzione.

Nel 1991, per contrastare il contrabbando di sigarette, gli allora ministri Rino Formica (PSI), e Vincenzo Scotti (DC) vietarono la commercializzazione dei tre marchi di Philip Morris più contrabbandati (Marlboro, Philip Morris e Merit). Formica sostenne che il contrabbando "ha origini precise, non è fatto senza il consenso attivo delle multinazionali" e che "la Philip Morris deve smettere di credere che questo sia il paese degli allocchi".[2] Il provvedimento venne revocato dopo pochi mesi, quando la Philip Morris si impegnò a favorire l'identificatore dei grossisti a rischio di contrabbando.[3]

L'anno successivo, sempre per sconfiggere la piaga del contrabbando, Formica propose di assumere nella pubblica amministrazione i 20-25.000 addetti al settore.[4] Rino Formica e il neodirettore generale del ministero delle Finanze Giorgio Benvenuto dialogarono a lungo con un gruppo di contrabbandieri ed ex contrabbandieri, raccolti da Lino Iannuzzi nel ristorante partenopeo “La Bersagliera” e ascoltati in diretta tv su Istruttoria di Giuliano Ferrara. «I contrabbandieri consegnino i mezzi e noi li acquisteremo, provvedendo contemporaneamente al loro assorbimento nel mondo del lavoro», era la proposta di Formica, che tuttavia trovò resistenze tanto da parte degli altri partiti politici (PCI e MSI in primis, ma anche parte della DC), ma anche della maggioranza degli stessi contrabbandieri, cui uno stipendio da statale non avrebbe permesso di sostituire i ben più alti proventi illegali del traffico.[5]

Attività di partito[modifica | modifica wikitesto]

Punto di riferimento dell'organizzazione dei quadri del PSI, mantenne sempre una spiccata autonomia intellettuale[9]. Rimane famosa una sua dichiarazione sull'attività politica: "la politica è sangue e merda"[10], poi articolata nell'affermazione: "la politica è per gli uomini il terreno di scontro più duro e più spietato. Si dice che su questo campo ha ragione chi vince, e sa allargare e consolidare il consenso, e che le ingiustizie fanno parte del grande capitolo dei rischi prevedibili e calcolabili"[11].

Sulla "questione morale" nel suo partito, Formica affermò che "il convento è povero, ma i monaci sono ricchi"[12], riferendosi ai problemi finanziari del PSI, in cui alcuni dirigenti mantenevano uno stile di vita principesco. Altrettanto nota la sua definizione dell'ultima Assemblea Nazionale (il parlamentino del PSI) del 1991, vista come una "corte di nani e ballerine"[13], con riferimento ai tanti personaggi dello spettacolo e della cultura con la quale era stata infarcita l'Assemblea, di cui Formica giunse a chiedere la chiusura.

Nel febbraio del 1993, dopo le dimissioni di Bettino Craxi dalla segreteria del partito, Formica sostiene Martelli per una sua candidatura. La segreteria passa prima a Benvenuto poi a Del Turco che sospendono i parlamentari indagati dalla ricandidatura. Alle elezioni del 1994 non viene rieletto. Dopo essersi lungamente tenuto fuori dalla diaspora socialista, nel 2003 ha fatto nascere insieme ad altri ex dirigenti del PSI un nuovo movimento politico chiamato "Socialismo è Libertà", che, collocandosi nel centro-sinistra, ha rifiutato accordi tanto con il Nuovo PSI quanto con lo Socialisti Democratici Italiani di Enrico Boselli.

Lontano dalla Rosa nel Pugno e fortemente contrario al coinvolgimento dei socialisti nel Partito Democratico, attualmente Rino Formica è presidente del movimento "Socialismo è Libertà" e ha aderito al rinato Partito Socialista del 2007. Dopo l'assoluzione negli anni novanta per il processo ENIT, nel maggio 2010 è stato assolto in formula piena, dopo 17 anni dagli arresti domiciliari inflittigli per il processo sui nastri trasportatori del porto di Manfredonia[14].

Incarichi parlamentari[modifica | modifica wikitesto]

  • IX
    • membro della giunta per il regolamento (9 agosto 1983 - 1º agosto 1986)
    • membro della VI commissione finanza e tesoro (12 luglio 1983 - 1º agosto 1986)
    • membro della XI commissione agricoltura e foreste (1º agosto 1986 - 1º luglio 1987)
    • membro della commissione parlamentare d'inchiesta sulla loggia massonica P2 (12 agosto 1983 - 1º luglio 1987)
    • membro della commissione parlamentare per i servizi di informazione e sicurezza e per il segreto di Stato (26 ottobre 1983 - 1º agosto 1986)
  • X
    • membro della XI commissione lavoro (4 agosto 1987 - 22 aprile 1992)

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Rino Formica, su Camera.it - X legislatura, Parlamento italiano.
  2. ^ Repubblica, 3 settembre 1991
  3. ^ Corriere della Sera, 19 gennaio 1992
  4. ^ Repubblica, 1º marzo 1992
  5. ^ L'Opinione, 23 novembre 2012
  6. ^ Il dossier si rivelò una raccolta di elementi giuridicamente ininfluenti (tipo le pregresse frequentazioni di Di Pietro e Borrelli con esponenti politici socialisti lombardi) e confluì dopo un anno in un'inchiesta giornalistica altrettanto irrilevante del settimanale Il Sabato. Parte di quegli addebiti finì nell'inchiesta bresciana del 1995 a carico di Antonio Di Pietro, che ne uscì con l'assoluzione con formula piena.
  7. ^ M. Fini, Di che si lagna Craxi?.
  8. ^ Rino Formica nell'intervista a Claudio Sabelli Fioretti per “La Stampa” del 10 dicembre 2008, così dichiara: «Alla famosa riunione della segreteria, quella del poker d'assi contro Di Pietro, Amato c'era. Intervenne proprio su come fronteggiare Di Pietro. Il giorno dopo Scalfari scrisse un violentissimo attacco ad Amato perché aveva partecipato ai lavori della segreteria pur essendo presidente del Consiglio. Amato mi telefonò: “Devo fare una smentita. Dirò che non ho partecipato ai lavori in cui si è parlato di Di Pietro“ (...) Mi disse: “Sei l'unico che potrebbe rompermi i coglioni. Posso fare questa dichiarazione?” Gli dissi: “Falla, va benissimo per me”. E lui la fece». Domanda: E tu tacesti…«Fino a quando cominciò a dire che non sapeva di questo, non sapeva di quello. Non sapeva niente».testo dell'intervista Archiviato il 6 novembre 2009 in Internet Archive.
  9. ^ "Scardinare le lobby, per sostituirle, è una delle ossessioni del craxismo. E il Franti del Psi, Rissa Continua, lo Sfasciagoverni (nomignoli del Formica dell’epoca) non ha mai perso il gusto d’andarci pesante": «II Psi ha tenuto unita l’Italia, prima di diventare un tram chiamato desiderio», di Francesco Battistini, SETTE, settimanale de Il Correre della sera, numeri 32, 33, 34.
  10. ^ Reset, nn. 64-68, Donzelli Editore, 2001, p. 215.
  11. ^ Assemblea dei Fondatori di "Socialismo è libertà" che si è svolta il 14 marzo 2003 a Roma.
  12. ^ Citato in Elio Veltri, Da Craxi a Craxi, Laterza, 1993, p. 208.
  13. ^ Sergio Stimolo, Gianna Fregonara, Onorevole parli chiaro, Rizzoli, 1994 ISBN 88-17-84307-5 p. 166
  14. ^ Giancarlo Perna, Formica assolto dopo 17 anni, su ilgiornale.it, Il Giornale, 27 maggio 2010. URL consultato il 25 agosto 2012.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore Ministro dei trasporti della Repubblica Italiana Successore
Luigi Preti 4 aprile 1980 - 28 giugno 1981 Vincenzo Balzamo
Predecessore Ministro delle finanze della Repubblica Italiana Successore
Franco Reviglio 28 giugno 1981 - 1º dicembre 1982 Francesco Forte I
Emilio Colombo 22 luglio 1989 - 28 giugno 1992 Giovanni Goria II
Predecessore Ministro del commercio con l'estero della Repubblica Italiana Successore
Nicola Capria 1º agosto 1986 - 18 aprile 1987 Mario Sarcinelli
Predecessore Ministro del lavoro e della previdenza sociale della Repubblica Italiana Successore
Ermanno Gorrieri 28 luglio 1987 - 22 luglio 1989 Vincenzo Balzamo
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