Via Spluga

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Via Spluga
Via Speluca
Via Aurea
Via Drusilla Augusta

sistema stradale romano
Il versante settentrionale (svizzero) del passo dello Spluga
Localizzazione
StatoImpero romano
Stato attualeBandiera dell'Italia Italia
Bandiera della Svizzera Svizzera
RegioneLombardia
Svizzera tedesca
Informazioni generali
Tipostrada romana
CostruttoreAugusto
Condizione attualeNon più esistente
InizioMediolanum (Milano)
FineLindavia (Lindau)
Informazioni militari
UtilizzatoreImpero romano
Impero romano d'Occidente
Funzione strategicamettere in comunicazione Milano con Lindau passando dal passo dello Spluga
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La via Spluga (lat. via Speluca) era una strada romana consolare che metteva in comunicazione Milano con Lindau passando dal passo dello Spluga. Era anche conosciuta come via Aurea perché conduceva al passo dello Spluga, che gli antichi Romani chiamavano Cunus Aureus. Dopo l'ampliamento voluto da Augusto, fu chiamata ufficialmente via Drusilla Augusta in onore a Livia Drusilla, terza moglie dell'imperatore, fermo restando che il nome con cui restò più comune sui documenti fu via Spluga.

Etimologia[modifica | modifica wikitesto]

Il nome via Drusilla Augusta deriva da una pietra miliare trovata presso la Cascina Papina di Arcore, dove su cippo marmoreo trovato a Monza, era scolpita tale dicitura. Dopo l'ampliamento voluto da Augusto, la via Spluga fu infatti ufficialmente chiamata via Drusilla Augusta in onore a Livia Drusilla, terza moglie dell'imperatore, fermo restando che il nome che restò più comune sui documenti fu via Spluga.

Via Aurea, altro nome con cui era conosciuta questa arteria stradale, deriva invece dal fatto che la strada conduceva al passo dello Spluga, che gli antichi Romani chiamavano Cunus Aureus. Per lo stesso motivo, la porta cittadina di Milano da cui usciva la via Spluga, fu chiamata Porta Aurea.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

L'arco alpino e la Rezia nell'anno 150

La via Spluga fu realizzata dagli antichi Romani alla fine del I secolo a.C. su volere di Augusto per facilitare la conquista dell'arco alpino e della Rezia, che avvenne tra il 16 a.C. e il 7 a.C., con l'intenzione di proseguire poi la conquista della Germania inferiore[1].

In epoca romana il passo dello Spluga era conosciuto con il nome di Cunus Aureus ("punto d'oro")[2] perché in questo periodo storico, lungo l'arco alpino compreso tra il versante ligure e il fiume Ticino, si estraeva l'oro in miniere ricavate nei massicci montuosi, che erano spesso costituite da grotte e caverne naturali[3].

Il fiume Ticino, che si trova poco più a ovest del passo dello Spluga, rappresenta lo "spartiacque" tra le Alpi occidentali e quelle centrali, con le prime che sono molto più ricche di giacimento d'oro: nelle Alpi occidentali era infatti conveniente estrarre questo metallo, mentre nel resto della catena alpina, vista la minore quantità presente di tale minerale, non era economicamente conveniente impiantare miniere[3].

Panorama della moderna Splügen

Il passo dello Spluga, che si trova nella valle più occidentale della Valtellina, in Valchiavenna, rappresenta quindi il "confine" orientale dei giacimenti auriferi, visto che l'ultima valle, procedendo verso est, dove è presente ancora una tale quantità d'oro da giustificare l'impianto di miniere, come già accennato, è la valle fluviale scavata dal Ticino[3].

Percorso[modifica | modifica wikitesto]

La Cascina di Occhiate, che si trova nel comune di Brugherio, con il relativo mulino. Il suo nome deriva da Ad Octavum, perché già in epoca romana esisteva nello stesso luogo un piccolo centro abitato che distava otto miglia da Milano lungo la via Spluga
Panorama della moderna Lindau, che si trova lungo il Lago di Costanza

La via Spluga iniziava a Mediolanum (Milano), dove incrociava la via Gallica, la via delle Gallie, la via Regina, la via Mediolanum-Bellasium, la via Mediolanum-Bilitio, la via Mediolanum-Brixia, la via Mediolanum-Placentia, la via Mediolanum-Ticinum e la via Mediolanum-Verbannus, per poi proseguire il suo percorso passando per Sextus ab Urbe Lapis (Sesto San Giovanni), dove intersecava la via Regina, continuando verso Ad Octavum (Occhiate), Modoetia (Monza), Arculae (Arcore), Uximatum (Usmate Velate), Lomagna (Lomagna), Osnagum (Osnago), Cisnusculum (Cernusco Lombardone), Melatum (Merate), Ebunus (Airuno), Greghentinum (Valgreghentino), Olginatum (Olginate), Curtis Garlinda (Garlate), Pescatum (Pescate) e Leucum (Lecco).

La strada proseguiva poi verso Balabium (Ballabio), Cremenum (Cremeno) in Valsassina, Barcium (Barzio), Pasturium (Pasturo), Introbium (Introbio), Curtis Nova (Cortenova), Tacenum (Taceno), Vendronium (Vendrogno), Bellanum (Bellano), Dervium (Dervio), Dorium (Dorio), Colicum (Colico), Agatha Catanensis (Sant'Agata di Gera Lario), Novatum (Novate Mezzola), Summus Lacus (Samolaco), Gardona (Gordona), Prata (Prata Camportaccio), Clavenna (Chiavenna), Tarvessedum (Campodolcino), Madesimum (Madesimo) raggiungendo poi il passo dello Spluga (Cunus Aureus).

Dopo il valico alpino, la via Regina attraversava Speluca (Splügen) per poi dirigersi verso Lindavia (Lindau) passando da Lapidaria (Andeer), Salugus (Scharans), Ruzunnes (Rhäzüns), Beneduces (Bonaduz), Amedes (Ems), Fagonium (Felsberg), Curia Raetorum (Coira), Tremunis (Trimmis), Zizuris (Zizers), Lupinum (Maienfeld), Vallis Dulcis (Vaduz), Campitemplum (Feldkirch) e Brigantium (Bregenz). Da Mediolanum la strada usciva, come già accennato, da Porta Aurea. Attualmente l'antica strada è ricalcata dall'ex strada statale 36 dello Spluga fino a Campodolcino: la via romana si staccava da quella moderna e percorreva i crinali per raggiungere il passo.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ La Gola della Viamala (Viamala-Schlucht), su montagnavissuta.it. URL consultato il 21 ottobre 2018.
  2. ^ Die Legende vom Hermunduren: Kompendium Teil 6 bis 10, su books.google.it. URL consultato il 2 novembre 2018.
  3. ^ a b c Febbre dell’oro: la mappa delle riserve in Italia. Ecco dove trovarle, su siviaggia.it. URL consultato il 2 novembre 2018.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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