Via Iulia Augusta
Col nome di via Iulia Augusta si indica convenzionalmente la strada romana che da Aquileia portava al Norico, e che seguiva un percorso già frequentato e conosciuto fin dalla preistoria.[1]
Nel 1884 l'archeologo Carlo Gregorutti propose per questa strada, di cui non è noto il nome ad essa attribuito in epoca romana, quello di "Via Iulia Augusta", basandosi sul fatto che era stata risistemata una prima volta all'epoca di Giulio Cesare e degli imperatori della dinastia giulio-claudia.[1] Il percorso è comunque citato nell'Itinerarium Antonini (it. 279), che riporta le tappe intermedie di Tricesimum (a 30 miglia da Aquileia) e Iulium Carnicum (a 30 miglia da Tricesimo).
Percorso[modifica | modifica wikitesto]
Il tracciato della via, grazie alle numerose testimonianze epigrafiche e letterarie, è parzialmente identificabile sul terreno anche se esistono pareri discordanti tra gli studiosi relativamente ad alcuni tratti.[1] Secondo studi recenti (Cencigh, Franceschin, Buora 2004) la via collegava l'area marittima della laguna di Grado (località Belvedere a Sud di Aquileia) al Norico secondo un tracciato che, in origine, non attraversava Aquileia ma restava esterno ad oriente delle mure della città (la medievale Strada Grande) per poi affiancarsi al corso del torrente Torre. Da Aquileia la strada raggiungeva quindi Tricesimo, il cui toponimo numerale (ad tricesimum) indicava la distanza di 30 miglia romane (circa 45 km) da Aquileia.
È tuttora dibattuto quale fosse l'effettivo percorso nella zona della città di Udine. Per quanto in epoca medievale sia logico pensare che la strada passasse a ridosso del colle del castello cittadino, alcuni studiosi (Tagliaferri, Brozzi) hanno suggerito che in epoca antica la via seguisse piuttosto il tracciato del torrente Torre, aggirando quindi la città di Udine a est. Il percorso avrebbe toccato i centri di Pradamano, San Gottardo, Beivars, Godia, San Bernardo, per reinnestarsi sul tracciato dell'attuale Strada Statale 13 Pontebbana a nord del capoluogo friulano, prima del centro di Tricesimo. A supporto di questa tesi sta il gran numero di reperti archeologici rilevati sul percorso, nonché un'analisi della toponomastica dei luoghi. Non ultimo, va ricordato che questo percorso porta ancora, per un lungo tratto, il nome di via Bariglaria, derivato probabilmente da “birotularia” cioè da “bìrotus”, da cui l’italiano “baroccio, biroccio”, piccolo carro, evocativo quindi della frequentazione della strada a fini commerciali.
Superato il centro di Tricesimo, la via quindi risaliva la valle del Tagliamento, dividendosi in due rami: uno saliva a Tolmezzo e Zuglio (la romana "Iulium Carnicum"), e attraverso il passo di Monte Croce Carnico scendeva nella valle della Drava fino a Dölsach ("Aguntum" per i Romani), nei pressi di Lienz, dove rimangono imponenti rovine di edifici romani.[1]
Di questo antico percorso rimangono alcune epigrafi relative a interventi di rifacimento e manutenzione, di cui una, conosciuta come "epigrafe di Respectus", risalente al III secolo, si trova nei pressi del passo di Monte Croce Carnico, al confine con l'Austria.[1][2][3]
Il secondo percorso, più antico del precedente, era diretto decisamente ad oriente, verso Virunum. La strada percorreva un passaggio obbligato attraverso il Canal del Ferro, già conosciuto come via commerciale nel II secolo a.C., passando probabilmente per Resiutta e Chiusaforte, dove sono stati rinvenuti resti della via romana, che superava poi il torrente Pontebbana, toccando Camporosso e Tarvisio, snodo viario in cui convergevano altre due strade che percorrevano le valli del Natisone e dell'Isonzo, alternativi a quello principale, e più breve, della Iulia Augusta. Dopo Tarvisio, tracce della strada romana sono presenti presso Coccau e in territorio austriaco a Villaco; dopo altre 30 miglia si giungeva infine a Virunum, nei pressi dell'attuale Zollfeld. Le due città noriche poste al termine dei due rami della via, Aguntum e Virunum, erano collegate tra loro da una via che si snodava lungo il fondovalle della Drava.[1]
Sempre da Aguntum, verso ponente, aveva inizio la via in compendium, convenzionalmente denominata dagli storici via Aguntum-Vipitenum, che attraverso la val Pusteria collegava la Iulia Augusta alla diramazione della via Claudia Augusta che da "Pons Drusi" (Bolzano) lungo la vallata dell'Isarco conduceva a Vipiteno e a "Veldidena" (Innsbruck) attraverso il passo del Brennero.[4]
Note[modifica | modifica wikitesto]
- ^ a b c d e f Maria Grazia Caenaro, Un'antica via a nord-est. Testimonianze epigrafiche e letterarie, su www.senecio.it
- ^ Gino Bandelli, Nuove considerazioni sull'epigrafia rupestre delle Alpi Carniche, su http://apsat.mpasol.it/
- ^ Michele Gortani, Le strade del Monte Croce, in Quaderni Friulani di Archeologia, n. XXIV-2014
- ^ La val Pusteria sul sito dell'Enciclopedia Treccani
Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]
- Tagliaferri, Brozzi, Udine e il suo territorio dalle origini alla caduta del dominio longobardo, 1963
- Cencigh, Franceschin, Buora, Idrografia e viabilità nel territorio centro orientale di Aquileia romana, 2004