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Papa Pio IX
255º papa della Chiesa cattolica
Elezione16 giugno 1846
Incoronazione21 giugno 1846
Fine pontificato7 febbraio 1878
Cardinali creativedi categoria
Predecessorepapa Gregorio XVI
Successorepapa Leone XIII
 
NomeGiovanni Maria Mastai Ferretti
NascitaSenigallia, 13 maggio 1792
MorteRoma, 7 febbraio 1878
SepolturaBasilica di San Lorenzo fuori le mura

Papa Pio IX, nato Giovanni Maria Mastai Ferretti (Senigallia, 13 maggio 1792Roma, 7 febbraio 1878), terziario francescano, è stato il 255º vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica e 163° ed ultimo sovrano dello Stato Pontificio (1846-1878). Il suo pontificato, di 31 anni, 7 mesi e 23 giorni, rimane il più lungo della storia della Chiesa cattolica, dopo quello di san Pietro. È stato proclamato beato nel 2000.

Beato Pio IX
NascitaSenigallia, 13 maggio 1792
MorteRoma, 7 febbraio 1878
Venerato daChiesa cattolica
Beatificazione3 settembre 2000 da papa Giovanni Paolo II

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Giovinezza[modifica | modifica wikitesto]

Nato il 13 maggio 1792 a Senigallia con il nome di Giovanni Maria Battista Pellegrino Isidoro Mastai Ferretti, fu il nono figlio di Girolamo (membro della nobile famiglia dei conti Mastai Ferretti) e Caterina Solazzi. Venne battezzato lo stesso giorno di nascita nel Duomo della città dallo zio canonico Angelo Mastai Ferretti. Ricevette la Cresima il 9 giugno 1799 dal cardinal Honorati, vescovo di Senigallia, e la Prima Comunione il 2 febbraio 1803. Compì gli studi classici nel celebre collegio dei Nobili di Volterra, diretto dai padri scolopi, dal 1803 al 1808; studi sospesi per improvvisi e ripetuti attacchi epilettici, causati da un pregresso trauma cranico riportato in un incidente gravissimo che ebbe cadendo in un torrente nell'ottobre 1797. In quegli anni, fu spesso ospite a Mondolfo della sorella, andata in sposa ad un rampollo della nobile famiglia Giraldi della Rovere, dilettandosi con buoni risultati nel gioco del pallone col bracciale assieme ad altri ragazzi del luogo.

Dal 1814 fu ospite a Roma dello zio Paolino Mastai Ferretti, canonico di San Pietro, e qui proseguì gli studi di filosofia e di teologia nel Collegio Romano. Nel 1815 si recò in pellegrinaggio a Loreto, dopo tale visita non ebbe più attacchi epilettici ed attribuì la guarigione ad una grazia ricevuta.

Dopo la caduta di Napoleone Bonaparte tornò a Roma al seguito di papa Pio VII e frequentò l'Università romana. In questo periodo fu seminarista e si prodigò presso il "Tata Giovanni" un ospizio per i ragazzi abbandonati che ricevevano un'educazione, un'istruzione ed imparavano un mestiere. Fu tra questi futuri falegnami, sarti, calzolai che iniziò il suo apostolato per i poveri che lo segnerà sempre nella sua vita.

Essendo guarito dalla malattia, poté continuare i suoi studi. Il 5 gennaio 1817 prende gli ordini minori, il 20 dicembre 1818 è ordinato suddiacono e il 6 marzo 1819 diacono. Il 10 aprile 1819 fu ordinato sacerdote dal cardinale Fabrizio Sceberras Testaferrata vescovo di Senigallia. Celebrò la prima messa il giorno dopo, giorno della Pasqua, nella chiesa del "Tata Giovanni", sant'Anna dei Falegnami, tra i suoi poveri. Si dedicò all'apostolato nella sua città natale e contemporaneamente fu direttore del "Tata Giovanni", a Roma.

Dichiarò di non volere cariche ecclesiastiche e professò nel terzo ordine francescano, nella chiesa romana di San Bonaventura al Palatino dove si ritirava a pregare. All'interno una lapide in marmo ricorda la professione del futuro Pontefice.

Dal luglio 1823 al giugno 1825 fece parte, per volere di Pio VII, del corpo diplomatico del Cile, guidato dal delegato monsignor Giovanni Muzi. Qui però la delegazione si trovò di fronte ad un duro governo anticlericale e fu costretta a tornare a Roma. Durante il soggiorno in Cile si prodigò per gli ammalati e per amministrare i sacramenti. Diede conforto e aiuto ad un ufficiale inglese protestante, gravemente malato. Nel 1825 fu richiamato in Italia, e si fermò per alcuni mesi a Senigallia. Poi papa Leone XII gli conferì l'incarico di dirigere l'ospizio di San Michele a Ripa, dove si accudivano anziani, ex-meretrici, e giovani abbandonati.

Arcivescovo di Spoleto[modifica | modifica wikitesto]

Nonostante il suo proposito di non volere cariche, fu comunque nominato dal papa nel 1827, a soli 35 anni di età, arcivescovo di Spoleto. Fu consacrato il 25 maggio dal cardinal Castiglioni, futuro papa Pio VIII nella chiesa romana di San Pietro in Vincoli. A Spoleto applicò l'esperienza del "Tata Giovanni" fondando anche in questa città un istituto analogo. Mostrò rigore per la disciplina religiosa e molta carità per i poveri, arrivando ad impegnare i propri mobili per aiutare i più bisognosi. Durante l'insurrezione del 1831 fu nominato delegato straordinario di Spoleto e Rieti, e con un'abile mediazione salvò la città da un inutile spargimento di sangue. Convinse i generali pontifici a non aprire il fuoco e ai rivoltosi concesse alla deposizione delle armi, soldi e passaporti. Tale atteggiamento di moderazione contribuì, al momento della sua elezione a papa, a far pensare ai patrioti italiani che fosse uomo di idee liberali e aperto alla causa nazionale.

In tale periodo salvò la vita a Napoleone III che stava per essere fatto prigioniero dagli austriaci proprio a Spoleto. Il 13 gennaio 1832 la città di Spoleto subì un grave terremoto. Essendo vescovo diresse subito gli aiuti, organizzando un piano specifico e andando di persona sui luoghi del disastro. Da allora si impegnò per la ricostruzione nel più breve tempo possibile, prima del sopraggiungere dell'inverno, ottenendo fondi dal papa Gregorio XVI.

Vescovo di Imola e cardinale[modifica | modifica wikitesto]

In considerazione dei successi in Umbria nel 1832, papa Gregorio XVI lo inviò nella sanguigna e rivoltosa Romagna, nominandolo vescovo di Imola. Il futuro pontefice si dedicò a questo nuovo magistero con particolare impegno tanto che la sua opera fu premiata alcuni anni più tardi, quando all'età di soli quarantotto anni, fu creato cardinale - sempre da papa Gregorio XVI - nel concistoro del 14 dicembre 1840.

Il conclave del 1846[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Conclave del 1846.
Quadro di Mastai-Ferretti appena eletto al soglio di Pietro con il nome di Pio IX

Il conclave del 1846, che seguì la morte di papa Gregorio XVI, si svolse in un periodo molto turbolento per la storia della penisola italiana. Per questo motivo molti cardinali stranieri decisero di non partecipare al conclave. Soltanto 46 dei 62 cardinali erano infatti presenti.

Il cardinal Mastai-Ferretti era considerato un liberale, in specie per avere sostenuto vari cambiamenti amministrativi negli anni passati alla guida delle diocesi di Spoleto e di Imola.

I cardinali si separarono subito nella fazione conservatrice, che supportava il cardinale Luigi Lambruschini (segretario di Stato del precedente pontefice), e in quella progressista, che supportava due candidati: il cardinale Tommaso Pasquale Gizzi e il cinquantaquattrenne cardinale Ferretti. Al primo scrutinio i voti si divisero egualmente fra i diversi candidati, ma a quel punto i favoriti Lambruschini e Gizzi sembravano fuori gioco. Il 16 giugno, secondo giorno di conclave, Mastai-Ferretti fu eletto al soglio pontificio assumendo il nome di Pio IX: scelse questo nome in onore a papa Pio VII che aveva incoraggiato la sua vocazione al sacerdozio.

In ogni caso il nuovo papa era assai inesperto in questioni diplomatiche. Per questo motivo l'Impero austriaco aveva mandato a Roma l'arcivescovo di Milano, il cardinal Gaisruck, per porre il veto all'elezione di Mastai-Ferretti. Ma Gaisruck arrivò troppo tardi: Ferretti era già stato acclamato papa.

Pio IX fu incoronato il 21 giugno e scelse subito il cardinale Tommaso Pasquale Gizzi, nativo di Ceccano, come Segretario di Stato. L'Europa liberale applaudì alla sua elezione.

I primi anni del pontificato[modifica | modifica wikitesto]

Immagine di papa Pio IX.

Il primissimo provvedimento che prese, appena un mese dopo la sua elezione (16 luglio 1846), fu la concessione dell'amnistia per i reati politici.[1] Nel 1847 ripristinò la sede del Patriarca Latino a Gerusalemme, con giurisdizione sopra la diocesi unita di Palestina, Giordania e Cipro.

Nei primi anni di pontificato governò lo Stato Pontificio con una progressiva apertura alle richieste liberali della popolazione. Fu l'epoca delle grandi riforme dello Stato Pontificio: la Consulta di Stato, la libertà di stampa e la libertà agli Ebrei, la Guardia Civica, l'inizio delle ferrovie e la costituzione del Municipio di Roma[2]. Promosse inoltre la costituzione di una Lega doganale tra gli Stati italiani preunitari, che rappresentò il più importante tentativo politico-diplomatico dell'epoca volto a realizzare l'unità d'Italia per vie federali.

Il 14 marzo del 1848 Pio IX deliberò l'atto politico più importante: con l'edittoNelle istituzioni concesse la costituzione[3], denominata «Statuto Fondamentale pel Governo Temporale degli Stati della Chiesa». Lo Statuto istituiva due Camere legislative ed apriva le istituzioni (sia legislative che esecutive) ai laici.

Alla fine dello stesso mese, in occasione delle Cinque giornate di Milano il governo pontificio, sull'esempio del Granduca di Toscana e del Re di Napoli, decise di inviare al fronte un corpo di soldati regolari comandati dal generale Giovanni Durando (1804-1869) fratello del generale Giacomo Durando insieme ad un gruppo di volontari comandati dal generale Andrea Ferrari. Lo Stato Pontificio si trovò di fatto impegnato in una guerra contro l'Austria, potenza cattolica, per l'indipendenza italiana. Ma il 13 aprile una speciale commissione cardinalizia impose lo sganciamento del Papa dalla coalizione. Con l'Allocuzione papale al Concistoro dei cardinali del 29 aprile 1848, Pio IX mise in evidenza la particolare posizione del Papa che, come capo della Chiesa universale ed allo stesso tempo capo di uno stato italiano, non poteva mettersi in guerra contro un regno cattolico.

La fuga da Roma occupata (1848)[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Repubblica Romana (1849).
Pio IX si rivolge ai sudditi da Gaeta. Documento autografo datato 27 novembre 1848.

Le prime avvisaglie di un tentativo di rovesciamento politico vi furono il 15 novembre 1848 quando fu ucciso un ministro del governo, Pellegrino Rossi. Nove giorni dopo, il 24 novembre 1848, lo stesso Pio IX fuggì da Roma nottetempo travestito da prete, rifugiandosi a Gaeta nel territorio del Regno delle Due Sicilie [4]. Durante la permanenza nel Regno delle Due Sicilie il Papa sperimentò per la prima volta un viaggio in treno sulla linea Napoli-Portici (8 settembre 1849) e visitò le officine ferroviarie di Pietrarsa il 23 settembre 1849, rimanendone favorevolmente impressionato.

La Repubblica Romana, diretta dal triumvirato composto da Giuseppe Mazzini, Aurelio Saffi e Carlo Armellini, pur nella sua breve vita riuscì ad emanare una tra le più avanzate costituzioni del mondo[senza fonte], la quale riservava comunque ampie guarentigie al Pontefice. Pio IX si appellò alle potenze straniere affinché gli fosse restituito il potere temporale. Rispose la Francia repubblicana del Bonaparte: fu inviato un corpo di spedizione di 7.000 soldati al comando del generale Oudinot. Il 30 aprile 1849 i francesi furono sconfitti da Garibaldi nella battaglia di Porta Cavalleggeri, ma grazie ai copiosi rinforzi che nel frattempo avevano ricevuto, i francesi, nonostante la resistenza che incontrarono, riuscirono a far breccia nelle mura del Gianicolo e a conquistare Roma 30 giugno 1849 dove fecero ingresso il 3 luglio. Il Papa fece ritorno a Roma il 12 aprile 1850; successivamente abrogò la Costituzione concessa nel marzo di due anni prima.

Il ritorno a Roma[modifica | modifica wikitesto]

Pio IX con il re delle Due Sicilie Francesco II (a sinistra con il frac scuro) in visita al Quirinale nel 1859

Gli anni che seguirono al suo ritorno a Roma furono anni in cui continuò la politica riformista già attuata nei primi due anni di pontificato: il 14 agosto 1850 con una legge unica nell'Europa dell'epoca[senza fonte] stabilì disposizioni per tutto lo Stato Pontificio per la tutela e formazione dei sordomuti, mentre il 12 settembre 1850 con un "motu-proprio" istituì il Consiglio di Stato, una consulta per le finanze e decretò una nuova amnistia.

Tra il 1850 e il 1853 cercò di riorganizzare la Chiesa in Europa ristabilendo la gerarchia ordinaria in Inghilterra con l'arcivescovo Wiseman, cercando di richiamare lo zar a più miti rapporti con il Cattolicesimo e con il popolo polacco e ristabilì la normale gerarchia nei Paesi Bassi.

Nel 1852 le autorità austriache, al fine di poter eseguire la condanna a morte, richiesero la sconsacrazione di don Enrico Tazzoli che venne negata dal vescovo di Mantova. Sconfessando la decisione del proprio vescovo, Pio IX ordinò la sconsacrazione del sacerdote, così permettendone l'impiccagione e sollevando il disprezzo dei patrioti italiani, tanto che Garibaldi indicava il papa come "quel metro cubo di letame".[5] e lo descriveva come «la più nociva fra le creature, perché egli, più di nessun altro è un ostacolo al progresso umano, alla fratellanza fra gli uomini e popoli»[5]. Secondo Jemolo invece il giudizio di Gioberti e Farini, della gran parte dei liberali e persino dei repubblicani fu favorevole rispetto al Papa come uomo e come sacerdote, pur detestandolo come monarca.[6]

L'8 dicembre 1854 proclamò il dogma dell'Immacolata Concezione con la bolla Ineffabilis Deus, tradotta in 400 lingue e dialetti.

Per quanto riguarda le opere pubbliche, il 9 dicembre 1854 consacrò la Basilica di San Paolo fuori le mura, ricostruita dopo l'incendio del 15 luglio 1823 e il 3 aprile 1856 approvò il piano delle ferrovie nello Stato Pontificio, la cui prima linea, la Roma-Frascati (20 km), venne aperta al pubblico il 14 luglio 1856, seguita dalla più importante Roma-Civitavecchia (80 km) che verrà aperta al pubblico il 16 aprile 1859.

La campagna piemontese del 1860 e l'unità d'Italia[modifica | modifica wikitesto]

Moneta da 20 baiocchi con effigie di papa Pio IX

Pio IX si trovò a gestire il momento storico della nascita anche in Italia di un moderno stato nazionale unitario. Entro i confini dello Stato della Chiesa le prime città a manifestare l'insofferenza al dominio papale furono in particolare quelle delle antiche Legazioni di Bologna, Ferrara, Forlì, Ravenna. In Romagna, Pio IX compì l'ultima visita di un Papa-Re nel 1857[7]: in tale occasione, anzi, Pio IX donò alla Cattedrale di Forlì un nuovo altare, tuttora in uso.

Numerose negli anni furono le insurrezioni, sempre represse anche grazie agli austriaci, sino al 1859, anno dell'annessione della Romagna al Regno di Sardegna. Stimolata dall'esempio, insorse anche Perugia che il 14 giugno 1859 instaurò un governo provvisorio. Il legato pontificio se ne tornò a Roma e lo Stato della Chiesa reagì in maniera dura, ordinando la repressione dei moti ed inviando duemila mercenari svizzeri comandati dal colonnello Schmidt. Il segretario di stato di Pio IX, il cardinale Antonelli, autorizzò al saccheggio[senza fonte] della città le truppe svizzere inviate per riportare entro i confini del dominio della Chiesa la città perugina: il 20 giugno 1859 questi entrarono in città e fecero strage dei rivoltosi, senza risparmiare donne o bambini. L'evento passò alla storia come le "stragi di Perugia". I viaggiatori stranieri presenti in città, rapinati, provvidero ad avvertire del grave accaduto la stampa internazionale, avvalorando ancor più agli occhi dei cittadini europei e statunitensi la causa dell'unità italiana[8]. In seguito alla riconquista di Perugia, papa Pio IX, in considerazione del successo, promosse il colonnello Schmidt a generale di brigata.

Il 18 settembre 1860, in seguito alla battaglia di Castelfidardo, le truppe piemontesi sconfissero gli Svizzeri conquistando le Marche e l'Umbria, che poi sancirono la loro annessione al Regno d'Italia tramite un plebiscito. Il potere temporale dello Stato della Chiesa rimase di conseguenza ancorato all'ultimo baluardo di Roma, che non venne coinvolta nella campagna del 1860 di Vittorio Emanuele II.

Gli anni Sessanta[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1864 Pio IX fece arrestare il brigante Carmine Crocco, allorché egli, dopo essere stato sconfitto dalle truppe sabaude, era fuggito a Roma per incontrarlo, confidando erroneamente in un sostegno del Vaticano, in virtù del suo legittimismo borbonico, in chiave antisabauda.[9]

L'8 dicembre 1864 papa Pio IX pubblicò l'enciclica Quanta cura e il Sillabo, una raccolta di ottanta proposizioni considerate dal Papa stesso «erronee», divise in dieci rubriche. Il 2 maggio 1868 approvò la Società della Gioventù Cattolica italiana, fondata da Mario Fani e Giovanni Acquaderni il 29 giugno 1867.

L'11 aprile 1869 ci furono solenni celebrazioni in tutto il mondo cattolico per il suo giubileo sacerdotale e il 7 dicembre 1869 aprì il Concilio Vaticano I. Mentre il potere temporale era in crisi, a pochi mesi dalla breccia di Porta Pia, Pio IX si preoccupò di rinvigorire il potere spirituale. Il Concilio Vaticano I portò alla formulazione del dogma dell'infallibilità del Pontefice, chiaramente espresso nella costituzione dogmatica Pastor Aeternus.[10]. Questo portò allo scisma tra la Chiesa cattolica e i vetero-cattolici. Il tedesco Joseph Hubert Reinkens si fece eleggere primo "vescovo cattolico dei vetero-cattolici". Il Concilio proseguì fino al 18 luglio 1870 quando venne sospeso.

La presa di Roma[modifica | modifica wikitesto]

25 aprile 1870. Pio IX benedice le truppe Vaticane
Lo stesso argomento in dettaglio: Presa di Roma.

Lo scontro con il neo costituito Regno d'Italia giunse all'apice quando nel 1870, alla caduta di Napoleone III, le truppe dei Savoia entrarono a Roma attraverso la breccia di Porta Pia, ponendo fine alla sovranità temporale dei "papi re". Il re Vittorio Emanuele II, dopo la battaglia di Sedan che aveva segnato la sconfitta di Napoleone III imperatore dei francesi e protettore del potere temporale papale, inviò il 7 settembre 1870 una lettera a tutte le potenze europee nella quale si esponevano i motivi della futura presa di Roma, ribadendo però le garanzie e le tutele alla persona del Sommo Pontefice. Inviò tra l'altro il conte Ponza di San Martino, che giunse a Roma il 9 settembre, a sondare gli animi: costui prima parlò con il cardinale Antonelli, Segretario di Stato e poi con Pio IX. Entrambi ribadirono la posizione di non accettazione dell'inclusione dei territori della Santa Sede nel neonato Regno d'Italia. Anzi, il Pontefice disse: "Non sono né profeta, né figlio di profeta, ma vi assicuro che voi a Roma non entrerete". A dispetto della profezia, pochi giorni dopo 50.000 uomini al comando di Raffaele Cadorna entrarono nel Lazio ed il 20 settembre 1870 occuparono la Città Eterna varcando le mura Aureliane nei pressi di Porta Pia.

Papa Pio IX protestò poiché la Chiesa riteneva di non avere spazi necessari per esercitare il suo ministero in piena libertà e autonomia dal Regno. Vista l'inutilità di uno scontro armato ordinò agli zuavi pontifici un'opposizione solo formale allo scopo di evitare spargimenti di sangue e di rendere comunque evidente la violenza subìta, con il proposito «di aprire trattative per la resa ai primi colpi di cannone».[11] Alla fine della battaglia si contarono 49 caduti tra l'esercito sabaudo e 19 tra i pontifici.

Il Papa si ritirò nel Vaticano rifiutando di riconoscere il nuovo Stato e dichiarandosi prigioniero politico. Questa situazione, indicata come Questione Romana, perdurò fino ai Patti Lateranensi del 1929.

Conseguentemente Pio IX, in data 10 settembre 1874, promulgò il famoso non expedit con il quale veniva palesemente sconsigliata la partecipazione di ecclesiastici e cattolici alla vita politica del neo stato italiano, nato da un violento atto contro lo Stato della Chiesa.

Il 13 maggio 1871 fu promulgata la Legge delle Guarentigie, con la quale lo Stato italiano stabiliva unilateralmente i diritti ed i doveri dell'autorità papale. Il 21 agosto 1871 Pio IX scrisse a re Vittorio Emanuele II esprimendo le ragioni per cui non poteva accettare la legge. Fino alla sua morte il Papa continuò a definirsi «prigioniero dello Stato italiano».

La morte e la traslazione della salma[modifica | modifica wikitesto]

Papa Pio IX morì a Roma il 7 febbraio 1878 dopo aver ripetuto più volte Parti o anima cristiana baciando il crocifisso e l'immagine della Madonna. Fu sepolto in Vaticano.

Il 13 luglio 1881 la salma venne traslata nella basilica di San Lorenzo al Verano. Per evitare probabili manifestazioni degli anticlericali il trasporto venne organizzato di notte, ma la notizia venne fatta trapelare sia dagli ambienti clericali (che speravano in una manifestazione di affetto verso la salma di Pio IX) sia dagli ambienti anticlericali (che viceversa volevano che il fatto non passasse inosservato e cercavano anzi un'occasione per regolare i conti con un vecchio nemico).

Il governo italiano era restio ad organizzare un servizio di sicurezza adeguato alla possibile consistenza degli scontri perché, dicevano, si sarebbe trattato di fatto di un omaggio ad una figura che aveva ritardato l'Unità d'Italia. D'altro canto gli ambienti ecclesiastici non vollero utilizzare le forze di sicurezza vaticane perché sarebbe stato un implicito riconoscimento della legge delle guarentigie che le aveva istituite.

Il risultato fu che nei primi scontri a frapporsi tra le due fazioni si trovarono non più di un centinaio di poliziotti. Gli anticlericali, al grido di «al fiume il papa porco» attaccarono il corteo funebre con sassi e bastoni nell'evidente intento di gettare la salma di Pio IX nel Tevere. A loro i sostenitori del papato rispondevano utilizzando le fiaccole accese per la processione a mo' di mazze e con il grido «viva il papa re». Fu una notte di scontri, la situazione tornò alla calma solo dopo l'arrivo di rinforzi provenienti dall'esercito (ai cui soldati, in via precauzionale, era stato imposto di restare consegnati in caserma) ed il corteo funebre venne completato, sino a San Lorenzo in una situazione di relativa tranquillità (anche se erano ancora udibili le grida di sberleffo degli anticlericali).

Tra le conseguenze politiche, il prefetto di Roma venne rimosso dall'incarico, il governo Depretis dovette rispondere a numerose interrogazioni parlamentari sulla vicenda ed il ministro degli esteri inviò una lettera circolare alle monarchie europee per spiegare l'origine degli scontri.

Vita privata[modifica | modifica wikitesto]

Pio IX, nonostante fosse il Pontefice, amava definirsi un "parroco di campagna". La sua vita privata infatti si svolgeva come quella di un semplice sacerdote. Si alzava alle sei del mattino, per un'ora rimaneva nella sua camera in preghiera su un inginocchiatoio di fronte ad un crocifisso[12]. Celebrava la Messa e poi assisteva ad un'altra di ringraziamento, durante la quale recitava le ore canoniche e le preghiere di pietà con un libretto appartenuto alla madre. Dai tempi del Collegio degli Scolopi amava pregare la "corona delle Dodici Stelle" una preghiera composta da san Giuseppe Calasanzio in cui si ritiene Maria preservata dal peccato originale.

Dopo le preghiere si dedicava alle udienze concesse sia agli uomini importanti sia ai semplici fedeli. Ogni giovedì riceveva, inoltre, petizioni da chiunque e ogni 14 del mese riceveva tutti in pubblica udienza. Alle due terminava le udienze e si recava a pranzo. Non voleva che si consumassero più di uno scudo romano al giorno per i suoi pasti[12]. Dopo pranzo amava fare passeggiate o andare in carrozza per la città[12].

Tornato in Quirinale scriveva e poi recitava il Vespro. Dopo la cena riceveva il suo confessore e si ritirava nella cappella privata a pregare dinanzi al tabernacolo[12]. Ricordava spesso l'importanza di pregare Gesù Eucaristico, al quale si poteva confidare tutto.

Al marchese Cavalletti che intendeva offrirgli una sedia pontificale dorata e gli proponeva il titolo di papa Pio Magno, il Papa l'8 agosto 1871 rispose di impiegare il denaro per la cattedra per il riscatto dei seminaristi dal servizio militare e declinò con umiltà il titolo onorifico, perché tutti gli onori fossero riservati al Signore.[13]

Si narra che avesse una devozione per la medaglia miracolosa e che usasse tenerla sempre con sé[senza fonte].

Gli insegnamenti e il magistero[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Chiesa cattolica alla fine del XIX secolo.
Senigallia, città natale di papa Pio IX

Papa Paolo VI, ripercorrendo il magistero del suo predecessore, evidenziò alcuni punti ritenuti da lui importanti su Pio IX:

  • Fu anzitutto uomo di Dio e di preghiera. Egli stesso fra i suoi propositi di sacerdote appena consacrato mise: «Pregare Iddio moltissimo onde insegni la scienza delle sue strade per adempiere alla sua volontà». Amava stare tra la gente ed elargì numerose elemosine, promosse iniziative benefiche, come la fondazione di asili, di ricoveri per anziani, poveri e indigenti. Uomo di pietà, che elesse patrono della Chiesa universale, l'8 dicembre 1867, san Giuseppe, visto come il capo della rinnovata Sacra Famiglia formata da tutti i figli e tutte le figlie della Chiesa.
  • Fu anche un Papa che si prodigò moltissimo per la riforma del clero con una capillare azione pastorale. Con l'aiuto dei vescovi diocesani, fece molto e con successo per ristabilire la gerarchia cattolica e seppe suscitare una nascita senza precedenti di società e associazioni sacerdotali per aiutare e sostenere la vita spirituale e lo zelo pastorale.
  • Sentì anche l'urgenza di rinnovare la vita religiosa, con la ripresa degli Ordini e delle Congregazioni religiose, che con lui conoscono uno sviluppo senza precedenti. Fondò numerosi istituti maschili e femminili dedicati soprattutto all'apostolato presso i poveri, all'insegnamento e le missioni. Dai Salesiani di don Bosco ai Missionari di Scheut del padre Verbist, dai padri Bianchi alle suore Bianche del cardinale Lavigerie, dai padri di Mill Hill del cardinale Vaughan ai comboniani di Verona. Pio IX affermò: «Nelle Corporazioni Religiose la Chiesa trova aiuto, appoggio e sostegno in ogni maniera. In esse la Chiesa trova missionari da spingere nei più lontani e selvaggi punti del globo, predicatori per annunziare la divina parola, amministratori dei sacramenti».
  • Incoraggiò l'unità dei cristiani, erigendo nel 1862 una Congregazione per i cattolici orientali e lanciando i suoi appelli alle Chiese di oriente[14]e di occidente separate da Roma. Fu un movimento ecumenico ante litteram, che preparò la Chiesa al moderno dialogo ecumenico.
  • Svolse un ruolo fondamentale nella storia della Chiesa e della teologia: l'Immacolata Concezione ed il Concilio Vaticano I sono eventi di enorme portata per la storia della Chiesa. Paolo VI afferma sui pronunciamenti del Concilio Vaticano I: «...sono come fari luminosi nel secolare sviluppo della teologia, e come altrettanti punti fermi nel turbine dei movimenti ideologici che caratterizzarono la storia del pensiero moderno, e posero i presupposti di un dinamismo di studi e opere, di pensiero e di azione, che doveva culminare, nella nostra epoca, nel Vaticano II che espressamente si è richiamato al Vaticano I».

La costituzione Pastor Aeternus e il dogma dell'infallibilità pontificia sono considerati, da papa Paolo VI e da molti teologi novecenteschi, l'architrave della moderna costruzione ecclesiologica e i precursori della costituzione apostolica Lumen Gentium, la «magna charta» del Concilio Vaticano II.

In realtà tra i due documenti c'è una dicotomia sostanziale. La costituzione "Pastor Aeternus", fissa dei principi per una costituzione monarchica ed infallibile del Magistero Papale, mentre la costituzione "Lumen Gentium" estende questo Magistero all'episcopato con il termine di collegialità. Fu necessaria una nota dello stesso Paolo VI per cercare di chiarire molti dubbi del documento stesso: la famosa "Nota explicativa praevia".

Il suo atteggiamento verso le conquiste della tecnica fu più benevolo rispetto a quello del precedente pontificato, caratterizzato dalle condanne del segretario di Stato cardinale Lambruschini, tanto che nel 1865 papa Pio IX approvò formule di benedizione per il telegrafo e le ferrovie.[15]

Encicliche e altri scritti[modifica | modifica wikitesto]

  1. Encicliche:
  1. Altri documenti:

Il processo di beatificazione[modifica | modifica wikitesto]

Immagine devozionale di Pio IX, beatificato da Giovanni Paolo II nel 2000
Reliquia dei resti mortali di Pio IX

Al di fuori dell'ufficialità, il Terz'Ordine francescano di Vienna, l'8 febbraio 1878, ad appena 24 ore dalla morte del Papa, espresse l'augurio che «il Padre di tutta la cristianità potesse esser beatificato senz'alcun indugio».

Il suo processo di beatificazione ebbe inizio, però, solo l'11 febbraio 1907 e dal 1907 al 1922 vennero escussi 83 testi. L'enorme materiale raccolto confluì quindi in una ponderosa miscellanea di ben 12 grossissimi volumi e nel 1952 se ne estrasse il Summarium di 1159 pagine che, esaminate in ogni loro particolare, portarono il 7 dicembre 1954 al decreto per l'introduzione della causa, cioè per la fase apostolica del processo.

Dopo che quattro cardinali (Pietro Parente, Sergio Guerri, Umberto Mozzoni e Pietro Palazzini) il 6 novembre 1973 inoltrarono una supplica a papa Paolo VI perché disponesse la ripresa della causa, si conobbero le 13 obiezioni emerse durante le sedute preparatorie. La postulazione nominò allora un nuovo Patrono che il 7 ottobre 1984, presentò una risposta, ad ognuna delle 13 obiezioni, che fu giudicata, dalla commissione per la causa di beatificazione, esauriente ed ineccepibile, anche sul piano metodologico, e il 6 luglio 1985 Pio IX fu nominato venerabile.

Venne nominato beato il 3 settembre 2000 dopo che la Chiesa cattolica riconobbe l'autenticità del miracolo ottenuto da suor Marie-Thérèse de St-Paul e l'intercessione di papa Pio IX. La suora di 37 anni soffriva di una sintomatologia dolorosa durata 11 anni a causa della frattura di una rotula con notevole diastasi dei frammenti ab initio con pseudoartrosi. La consulta medica nominata dalla Congregazione delle Cause dei Santi che era stata nominata per verificare la compatibilità dell'evento con l'attestazione miracolistica dichiarò in merito alle "modalità di guarigione": «Scomparsa dei dolori e miglioramento della funzionalità dell'arto verificatisi improvvisamente dopo circa undici anni di persistenza della sintomatologia dolorifico-funzionale. Guarigione rapida, completa e duratura, non spiegabile secondo le attuali conoscenze mediche»[16].

Critiche a Pio IX[modifica | modifica wikitesto]

Gli storici critici accusarono Pio IX di machiavellismo, ambiguità e cinismo ricordando le seguenti vicende:

  • In nome del papa-re furono uccisi molti 'rivoluzionari' che si opponevano al potere temporale della Chiesa. Non si tratta solo dei più noti Giuseppe Monti e Gaetano Tognetti, o del suo concittadino senigalliese Girolamo Simoncelli, ma di centinaia di persone portate sul patibolo o davanti ad un plotone di esecuzione formato dai soldati pontifici.[senza fonte]
  • La frenetica attività del boia di Roma Mastro Titta, al secolo Giovan Battista Bugatti, che concluse il suo mandato sotto Pio IX, nei confronti di numerosi delinquenti che venivano decapitati, impiccati e squartati[senza fonte] sulla pubblica piazza. Nonostante l'era moderna, era ancora in uso nello Stato Pontificio il macabro rito di esporre le teste decapitate e i quarti di corpo umano sanguinolento, tagliati con la scure, per terrorizzare il popolo[17].
Lo stesso argomento in dettaglio: Papa Pio IX e gli ebrei e Caso Edgardo Mortara.
  • Il caso Edgardo Mortara, il bambino ebreo sottratto con la forza alla sua famiglia poiché, a causa di un presunto battesimo impartito all'insaputa dei genitori, doveva, secondo la legge pontificia, essere educato secondo la religione cattolica. Il caso destò riprovazione e scandalo sulla stampa e fra l'opinione pubblica internazionale; spesso infatti Pio IX è stato accusato di antisemitismo e di convertire forzatamente giovani ebrei al cattolicesimo[18]. Tuttavia lo stesso Mortara fu sempre grato al pontefice e divenne sacerdote assumendo il nome di Pio Maria, proprio in onore di Pio IX[19].
  • Le Stragi di Perugia del 20 giugno 1859, dove le truppe papali repressero nel sangue i moti nazionali risorgimentali umbri con l'ordine, firmato dal commissario sostituto del ministro alle armi Cavalier Mazio, di «decapitare i rivoltati che si trovassero nelle case»[20].
  • Nel novembre del 1864 emise l'enciclica Quanta cura sui mali della modernità, seguita l'8 dicembre 1864 dal Sillabo con una lista di errori del liberalismo e delle altre ideologie nascenti (socialismo e comunismo). Si dichiarò nemico del secolarismo, del razionalismo e del modernismo in tutte le sue forme.
  • Il Primo Concilio Vaticano, che come principale risultato enunciò il principio dell'infallibilità del Papa. Il dogma a quel tempo fu contestato sia in ambienti laici che religiosi (diede anche luogo ad uno scisma) e riceve ancora oggi le critiche di teologi affermati come Hans Küng.
  • Nel 1874 istituì il non expedit, locuzione latina con la quale espresse l'invito ai cattolici di disertare le elezioni politiche del Regno d'Italia: non expedit significa appunto "non conviene". Tale mossa fu concepita allo scopo di delegittimare gli uomini al potere nella neo-nata Italia liberale[21].
  • Il caso della canonizzazione dell'inquisitore spagnolo Pietro d'Arbués, noto per la persecuzione contro gli ebrei conversos[22]. Fu ucciso nella cattedrale di Saragozza, il suo assassinio fu attribuito agli stessi conversos ed è considerato martire.

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

A Pio IX è stato intitolato un comune dello stato brasiliano di Piauí: Pio IX.

Gran Maestro dell'Ordine Supremo del Cristo - nastrino per uniforme ordinaria
Gran Maestro dell'Ordine dello Speron d'Oro - nastrino per uniforme ordinaria
Gran Maestro dell'Ordine Piano - nastrino per uniforme ordinaria
Gran Maestro dell'Ordine Equestre di S.Gregorio Magno - nastrino per uniforme ordinaria

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Ragguaglio storico di quanto è avvenuto in Roma e in tutte le provincie dello Stato pontificio in seguito accordato dalla santita' di n.s. Papa Pio IX., come dal suo editto del 16 luglio 1846. Roma, Ajani, 1846.
  2. ^ «Nell'ottobre del 1847 infatti, Pio IX con un motu proprio riformò l'Amministrazione comunale creando un Consiglio deliberante formato da cento consiglieri e da una Magistratura esecutiva, composta da un Senatore e da otto Conservatori. Vennero demandate al nascente Comune molte competenze fino ad allora esercitate a livello centrale. In particolare nei settori dei pubblici spettacoli, dell'annona, del commercio e dell'industria (controllo su fiere, mercati, campi; patenti; pesi e misure), della polizia e dell'organizzazione sanitaria, del controllo dell'edilizia, della manutenzione degli acquedotti e delle strade, dei servizi cimiteriali, di illuminazione e nettezza urbana, stato civile e statistica.» Sito del comune di Roma
  3. ^ Vedi Angelo Ara, Lo statuto fondamentale dello Stato della Chiesa (14 marzo 1848). Contributo ad uno studio delle idee costituzionali nello Stato pontifico nel periodo delle riforme di Pio IX. Milano, Giuffrè, 1966.
  4. ^ Il ponterice ebbe modo di ricambiare ospitando a sua volta la famiglia reale a Roma dopo l'assedio di Gaeta del 1861.
  5. ^ a b Giuseppe Garibaldi, Memorie, BUR
  6. ^ Arturo Carlo Jemolo, non potendo essere presente ad un convegno di studio sulla figura di Pio IX, del 1973 scrisse in una lettera: «Il periodo di Pio IX fu pure quello dell'anticlericalismo più virulento; peraltro pure quelli che inveivano contro il papa del Sillabo, contro il tenace difensore dei potere temporale... non poterono mai colpire l'uomo né il sacerdote. Gioberti e Farini riconobbero in Pio IX il sacerdote pio, il credente senza ombra di dubbio, l'uomo superiore ad ogni sospetto. Non papa politico... C'era in lui l'idea del dovere, dei giuramenti prestati, la distinzione tra il compito dell'uomo che in date posizioni deve agire in un determinato modo e la parte di Dio, che può confondere ogni previsione umana e far sì che anche i più santi desideri non siano esauditi. Giudicò tutto dal punto di vista religioso. La popolarità di Pio IX nel mondo cattolico fu immensa. Ben si disse che iniziò con Pio IX il "culto personale" verso il pontefice. Pur pastore di tutta la cattolicità, nel fondo del cuore si sentiva anzitutto italiano che non avrebbe mai potuto vivere in un esilio transalpino. In lui era l'umanità dell'uomo, quel suo riconosciuto candore, quella sua bonarietà che impediva anche alla più gran parte dei liberali, agli stessi repubblicani di odiarlo veramente; potevano detestare la funzione, l'abito, ma avvertivano il calore umano, la profonda bontà dell'uomo; essi, per lo più non credenti, avvertivano con uno stupore non scevro di rispetto, il prodigio di quegli che accetta, nonché senza rancore, senza neppure una profonda tristezza, la volontà di Dio, se pure suoni sconfitta delle tesi che egli ha sempre sostenuto, seppure ad occhi umani possa apparire una propria umiliazione».
  7. ^ Il successivo Papa a visitare quelle terre fu Giovanni Paolo II, che, in un celebre discorso a Forlì, riconobbe: Bisogna risalire a 129 anni fa per ritrovare la visita di un altro Papa in Romagna e nella città di Forlì, e precisamente a Pio IX, l’ultimo Pontefice dello Stato Pontificio. Da allora la situazione politica è profondamente mutata, ed è stata come tale ufficialmente riconosciuta dalla Chiesa. Oggi io vengo a voi, come sono andato in altre parti d’Italia e del mondo, in pellegrinaggio pastorale, col solo fine cioè di portare avanti la missione eminentemente spirituale della Chiesa.[1]
  8. ^ Vedi, a titolo d'esempio, quanto riferito in The Massacre at Perugia - The outrage to Mr. Perkins and his Party, articolo del «New York Times» del 25 giugno 1859 sulla vicenda di un cittadino statunitense testimone delle violenze
  9. ^ Carmine Crocco, Come divenni brigante, p.100, Edizioni Trabant, 2008.
  10. ^ Testo della costituzione dogmatica Pastor Aeternus
  11. ^ Lettera di Pio IX del 14 settembre al comandante delle truppe pontificie Hermann Kanzler, vedi Circolo UAAR di Roma "Gianni Grana" e Quaderno 3654 de La Civiltà Cattolica
  12. ^ a b c d Isadore Mullois, Capitolo VI. La giornata del Santo Padre. - Sua stanza. - Sua carità. - Sua corte., in Il Papa e Roma, Prima traduzione italiana dal francese, Milano, Giacomo Agnelli, 1860.
  13. ^ (LA) Lettera autografa al marchese Francesco Cavalletti, in Pii IX Pontificis Maximi Acta. Pars prima, Vol. V, Romae 1871, p. 348
  14. ^ Nella sua epistola Agli Orientali, del 1848, Pio IX riconobbe alla Chiesa cristiana ortodossa di "servire Cristo", ma ciononostante di essersi allontanata dal "santo Trono di Pietro", invitando coloro che "esercitano il Santo ministero" a rientrare nel "recinto del Signore" evitando tuttavia di nominare direttamente i vescovi delle Chiese cristiane ortodosse e di denominare queste ultime come Chiese sorelle. La risposta dei Patriarchi ortodossi non si farà attendere e nello stesso anno, i Patriarchi di Costantinopoli, Alessandria e Gerusalemme unitamente ai loro sinodi, invieranno un'enciclica al Papa di Roma dove condanneranno le dottrine della Chiesa cattolica come "eresie" e coloro che le sostengono come "eretici" ricordando al vescovo di Roma che la sua Chiesa ha abbandonato la conciliarità in favore della monarchia e del monopolio dei doni dello Spirito Santo. Cfr. Patrick Barnes The Non-Orthodox - The Orthodox Teaching on the Cristhians Outside of the Church. Salisbury, Regina Orthodox Press, 1999, pag.18.
  15. ^ ASS 1 (1865-1866), pp. 113-116
  16. ^ Relazione sulla Seduta della Consulta Medica della S.C. per le Cause dei Santi del 15 gennaio 1986
  17. ^ Mastro Titta, Il boia di Roma
  18. ^ (EN) Garry Wills. 'The Popes Against the Jews': Before the Holocaust. «New York Times», 23 settembre 2001
  19. ^ http://www.et-et.it/libri/IIERDPN/IIBERDPN_rec_06.html
  20. ^ Giacomo Martina, La questione romana, in Pio IX, Roma, Editrice Pontificia Università Gregoriana, 1986, 89, 90. URL consultato il 23 novembre 2008.
  21. ^ Roberto Balzani, Alberto De Bernardi, Storia del mondo contemporaneo, Milano, Mondadori, 2003.
  22. ^ Pedro Arbues in Jewish Encyclopedia, Funk and Wagnalls, 1901 - 1906.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

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  • G. Cionchi, Il Pio IX nascosto, Camerata Picena, 2000
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  • Giovanni Cittadini, Melechita. Romanzo storico (con documenti originali sulla occupazione dello Stato Pontificio), Tip. Acquasanta, 1995
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Dalla rivista Pio IX[modifica | modifica wikitesto]

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  • Brunero Gherardini, Pio IX, episcopato e "Kulturkampf”, in Pio IX, Vl, pp. 22-59
  • Pietro Palazzini, Beatificazioni e canonizzazioni del Pontificato di Pio IX, in Pio IX, V, pp. 159-181
  • Pietro Palazzini, Spiritualità di Pio IX, Il Papa della Croce, in Pio IX, VI, pp. 3-21
  • Postulazione Causa di Beatificazione di Pio IX, Rivista quadrimestrale: Pio IX dal 1971 al 1998
  • Giuseppe Siri, Pio IX e l'ingresso della Chiesa nel mondo. in Pio IX, V111, pp. 6-18

Genealogia episcopale e successione apostolica[modifica | modifica wikitesto]

Successione episcopale[modifica | modifica wikitesto]

Papa Pio IX ha consacrato:

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Voci correlate al periodo storico in cui visse[modifica | modifica wikitesto]

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Predecessore Papa della Chiesa cattolica Successore
Papa Gregorio XVI 16 giugno 1846 - 7 febbraio 1878 Papa Leone XIII
Predecessore Arcivescovo di Spoleto Successore
Mario Ancaiani 21 maggio 1827 - 17 dicembre 1832 Giovanni Ignazio Cadolini
Predecessore Arcivescovo-Vescovo di Imola Successore
Giacomo Giustiniani 17 dicembre 1832 - 16 giugno 1846 Gaetano Baluffi
Predecessore Cardinale presbitero dei Santi Marcellino e Pietro Successore
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