Vaccino: differenze tra le versioni

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|titolo = Vaccines for measles, mumps, rubella, and varicella in children
|autore = Carlo Di Pietrantonj, Alessandro Rivetti, Pasquale Marchione, Maria Grazia Debalini, Vittorio Demicheli
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Versione delle 16:59, 22 giu 2021

Le informazioni riportate non sono consigli medici e potrebbero non essere accurate. I contenuti hanno solo fine illustrativo e non sostituiscono il parere medico: leggi le avvertenze.
Vaccino
Preparato ad uso medico
Esempio di vaccinazione. In questo caso il preparato è iniettato nella regione deltoidea e contiene una versione attenuata del patogeno originario. In seguito il sistema immunitario riconoscerà il patogeno (o meglio, i suoi antigeni) e custodirà le macromolecole (anticorpi) diretti contro di esso.
Classificazione e risorse esterne
ICD-10J 07 -/ J 07 . A J 07 . A-J 07 -/ J 07 . B J 07 . B-J 07 -/ J 07 . C J 07 . C
MeSHD014612
Sinonimi
Vaccinoprofilassi, Immunoprofilassi artificiale attiva

Un vaccino è un preparato biologico prodotto allo scopo di procurare un'immunità acquisita attiva contro un particolare tipo di infezione ai soggetti a cui è somministrato.[1][2]

La pratica della somministrazione di vaccini, denominata vaccinazione o vaccinoprofilassi, ha il fine di sfruttare attivamente la memoria immunologica del sistema immunitario, consentendo al corpo di sviluppare un sistema di difesa contro un batterio, un virus o altro microrganismo (usualmente contro le loro forme wild type oppure contro diverse tra le varianti più patogeniche) ancor prima di venire a contatto con esso. In questo si distingue dall'immunità artificiale passiva, che si basa sull'utilizzo di sieri, ossia di fluidi corporei provenienti da un altro individuo umano (siero omologo) o animale (siero eterologo) che è già venuto in contatto con l'agente patogeno.[3]

I vaccini sono presidi preventivi fondamentali per la salute, la cui introduzione ha permesso di ridurre in pochi decenni, in modo sicuro ed estremamente rilevante, l'incidenza di malattie gravi e potenzialmente letali che erano diffuse da millenni, la mortalità infantile e varie forme di disabilità nel mondo.

Uno dei traguardi più importanti conseguiti grazie alla vaccinazione è stato raggiunto nel 1980 quando l'Organizzazione Mondiale della Sanità dichiarò scomparso dalla Terra il vaiolo umano. Attualmente sono disponibili diversi tipi di vaccini contro numerose malattie, la cui applicazione è regolata dalle legislazioni sanitarie delle diverse nazioni del mondo.

Etimologia

Il termine "vaccino" deriva dal latino vacca, termine che identifica l'esemplare femminile di Bos taurus, e dal relativo aggettivo vaccinus (bovino, della vacca). Venne coniato dal medico britannico Edward Jenner, che nel 1796 lo utilizzò per la prima volta per indicare il materiale ottenuto dalle pustole di bovini ammalati di vaiolo bovino. Jenner, infatti, intuì che inoculando nell'uomo questo materiale, appunto il vaccino (da cui nasce anche il termine vaccinazione che ne indica l'inoculazione), causava una lieve infezione, ma si otteneva anche la produzione di anticorpi specifici che assicuravano l'immunità al vaiolo umano, simile a quello bovino ma mortale per l'uomo.[2]

Storia

Edward Jenner

La strategia nella creazione di un vaccino si basa su una semplice osservazione, fatta probabilmente per la prima volta durante la Guerra del Peloponneso durante alcune epidemie di peste[4][5], dove apparve evidente che chi era già stato colpito dal morbo e ne era guarito aveva meno probabilità di venire infettato una seconda volta dal medesimo patogeno. Si intuì quindi che la sopravvivenza ad un'infezione causa quasi sempre l'immunizzazione all'agente patogeno che lo ha causato.

Il primo grande passo avanti fu fatto solo nel 1796 da Edward Jenner[6]. Jenner osservò che le mungitrici che contraevano il vaiolo bovino (una forma molto più lieve del vaiolo umano), e successivamente guarivano, non contraevano mai il vaiolo umano. Egli provò quindi ad iniettare del materiale preso dalla pustola di vaiolo bovino in un bambino di 8 anni e la malattia non si sviluppò[7].

Circa 100 anni più tardi Louis Pasteur dimostrò che per generare un'immunità verso un patogeno si potevano usare preparazioni microbiche alterate usando midollo spinale di conigli infettati con la rabbia e bacilli di antrace riscaldati[8].

Tappa importante nella storia della vaccinazione è la dichiarazione, nel 1980[7], da parte dell'Organizzazione Mondiale della Sanità della completa eradicazione del vaiolo.

Tipi di vaccini

Al di là della patologia da cui proteggono, la distinzione tra vaccini è legata al modo con cui sono ottenuti e prodotti i componenti in grado di scatenare la risposta immunitaria. Esistono vaccini che contengono:

Molti dei vaccini in uso oggi agiscono prevalentemente inducendo una risposta umorale[6].

Vaccini con organismi attenuati

Preparazione di virus attenuati coltivati in uova di pollo. Il vaccino antinfluenzale è un esempio di vaccino preparato in questo modo.

I vaccini di questo tipo sono composti da organismi intatti, resi non patogenici trattandoli per attenuarne la capacità di causare la malattia oppure uccidendoli senza perderne l'immunogenicità. Questo tipo di vaccini è molto vantaggioso per via del fatto che innescano sia la risposta immunitaria innata che adattativa in modo simile a quanto avverrebbe in una reale infezione[10]. Tra i vaccini a virus attenuati si ricordano il vaccino contro la poliomielite, il morbillo e la febbre gialla[10].

Essi si ottengono coltivando il patogeno, ad esempio facendo crescere in cellule in coltura dei virus[10] e selezionandoli in base alla loro capacità replicativa. Nel caso dei virus, quelli che dimostrano un basso tasso di replicazione in cellule umane sono scelti in quanto possono provocare meno danni nel corpo umano e non portare a patologia[11].

I vaccini composti da batteri attenuati o uccisi si sono dimostrati essere meno efficaci di quelli composti da virus trattati allo stesso modo[12] poiché inducono una protezione limitata e per un periodo di tempo limitato[10].

In generale, il maggior difetto dei vaccini attenuati è che possono regredire nella forma virulenta, cosa che non accade nei vaccini inattivati[13]. Nonostante i ceppi selezionati abbiano una bassa patogenicità, la grande capacità di mutare dei virus può portare in rari casi ad un loro riacquisto di azione patogena; un esempio è il ceppo Sabin 3, che in rarissimi casi può tornare virulento[14]. Per questo motivo in molti paesi (tra cui l'Italia) si è deciso ad esempio di non somministrare più per la poliomielite il vaccino attenuato di Sabin, sostituendolo con il vaccino inattivato di Salk.

Vaccini con organismi inattivati

I vaccini inattivati si ottengono trattando i patogeni in modo da rendere impossibile loro di replicarsi, tramite il blocco della sintesi proteica. Facendo questo, però, si inibisce anche la capacità di produrre proteine nel citosol e di conseguenza il processamento degli antigeni per la via del MHC di prima classe. Questo comporta una non attivazione delle risposte T citotossiche.

Per ottenere l'obiettivo prefissato in linea teorica basta trattare il composto con del calore, il quale però causa la denaturazione delle proteine (e conseguentemente la loro inattivazione a fini immunogenici); in genere si preferisce quindi un'inattivazione chimica con formaldeide o agenti alchilanti[15].

A differenza dei vaccini attenuati, richiedono ripetuti richiami per mantenere lo stato di immunità nell'organismo[15] e sono molto più sicuri dal momento che non mantengono la capacità di replicarsi e di regredire alla forma nativa[15]. Tra i più importanti vaccini si ricordano il vaccino antinfluenzale, vaccino anticolera e il vaccino antiepatite A.

Vaccini costituiti da componenti del microrganismo

Vaccini a subunità

I vaccini a subunità[10][15] sono composti da antigeni purificati, cioè antigeni o pezzi di essi ricavati da un microrganismo o dalle sue tossine. Vengono somministrati quasi sempre con un adiuvante che permette un legame migliore con l'anticorpo e quindi una risposta migliore[10].

Molti organismi, come ad esempio il tetano e la difterite, esprimono la loro virulenza tramite delle esotossine. L'inattivazione delle tossine produce un tossoide che costituisce poi il vaccino somministrato[16][10][15], come avviene nei vaccini antitetanico e antidifterico[17].

Altri vaccini sono costituiti da polisaccaridi capsulari purificati. Tali strutture nel patogeno vivo possono impedire la fagocitosi da parte dei macrofagi[18], tuttavia il legame a questi polisaccaridi di anticorpi e complemento (opsonizzazione) permette e aumenta la fagocitosi stessa. Ne sono esempi il vaccino contro lo pneumococco e il vaccino contro il meningococco[18]. Anche il vaccino antipertosse, spesso somministrato insieme a quelli contro la difterite e il tetano (vaccino DTP), è un esempio di vaccino costituito da un piccolo numero di proteine purificate dal batterio[17].

Vaccini con antigeni sintetici

I peptidi sintetici e gli antigeni ricombinanti sono di interesse recente e prevedono la produzione degli antigeni voluti per formare il vaccino usando varie tecnologie, tra cui il DNA ricombinante. Il loro principale svantaggio è di non provocare la risposta CD8 a causa dell'impossibilità degli antigeni di essere processati secondo la via dell'MHC di prima classe. La loro purezza e la possibilità di essere prodotti nelle giuste quantità non bastano a soppesare il livello piuttosto basso di protezione. Ultimamente si sta pensando di usare dei vettori eterologhi attenuati che, però, possono diventare virulenti. I peptidi sintetici, sebbene abbiano un costo molto basso, possono arrivare in tutte le cellule portando più alla tolleranza che all'immunità.

Il primo vaccino con antigeni ricombinanti ad essere stato approvato per l'uomo è stato il vaccino per l'epatite B[18]. Fu sviluppato clonando in cellule di lievito il gene per un antigene di superficie del virus dell'epatite B, HBsAG. Le cellule di lievito quindi vengono fatte crescere e poi lisate per ricavarne l'antigene sintetizzato. Una volta estratto viene purificato e poi entra a costituire il vaccino[18].

Vaccini virali vivi e vaccini a DNA

Queste due tecniche si basano sulla possibilità di far produrre alle cellule dell'organismo da immunizzare gli antigeni che devono scatenare la risposta immunitaria. Questo può avvenire in due modi: infettando le cellule con un virus non citopatico (cioè che non le uccide)[10] oppure inoculando un plasmide contenente un cDNA: in entrambi i casi si introduce un acido nucleico codificante per l'antigene. Questi approcci hanno il vantaggio di essere gli unici capaci di generare una risposta dei linfociti citotossici[19].

Vaccini a RNA

Lo stesso argomento in dettaglio: Vaccino a RNA.

Un vaccino a RNA o vaccino a mRNA è un nuovo tipo di vaccino, un medicinale a RNA che inserisce frammenti di mRNA nelle cellule umane, che vengono indotte a produrre antigeni di organismi patogeni (ad esempio spike virali) o antigeni tumorali, che poi stimolano una risposta immunitaria adattativa.[20]

Vaccino a RNA
Preparato ad uso medico
MeSHD014612

Costituenti dei vaccini

Lo stesso argomento in dettaglio: Ingredienti dei vaccini.

I vaccini sono in soluzione, se costituiti da anatossine o antigeni purificati, oppure in sospensione, se costituiti da virus o batteri interi.

Al preparato contenente gli antigeni del patogeno (in qualunque forma essi siano) vengono aggiunti:

I vaccini utilizzati correntemente rispondono a rigorosi criteri di efficacia dell'azione vaccinale e di sicurezza clinica del preparato[21].

L'uso di adiuvanti

Gli adiuvanti sono sostanze che vengono somministrate insieme agli antigeni nei vaccini per potenziare la risposta immunitaria[19]. Per innescare una risposta immunitaria in grado di eradicare i patogeni non basta infatti il semplice legame dell'antigene con il recettore dei linfociti T o gli anticorpi, ma serve anche una risposta dell'immunità innata in grado di garantire la produzione delle molecole costimolatorie indispensabili per stimolare la proliferazione e la differenziazione dei linfociti[22].

Vaccini coniugati

Le miscele e i coniugati sono raggruppamenti di vaccini diversi, ottenuti da microrganismi attenuati.

Mentre gli antigeni proteici sono in grado di attivare una risposta da parte dei linfociti T helper (e quindi anche dei linfociti B), gli antigeni polisaccaridici attivano solo una risposta dei linfociti B stimolando la produzione di IgM ma non di IgG, e inducono un basso sviluppo di cellule della memoria[23]. Per ovviare a questo problema i vaccini coniugati sfruttano il fenomeno aptene-carrier, secondo il quale diverse sostanze possono sviluppare una risposta immunitaria insoddisfacente se prese singolarmente, mentre se somministrate legate fra loro diventano potenti immunogeni[23]. Il coniugato polisaccaride-proteina quindi garantisce anche una risposta dei linfociti T che stimola lo switch da IgM a IgG[23].

I vaccini coniugati sono di grande importanza nei bambini al di sotto dei 2 anni, in quanto questi possiedono un deficit fisiologico nella risposta immunitaria verso antigeni polisaccaridici. Ne sono esempi i vaccini contro H. influenzae, pneumococchi e meningococchi[10].

Efficacia della vaccinazione

La vaccinazione è un fondamentale intervento di sanità pubblica, che si prefigge di proteggere sia l'individuo che la comunità da vari tipi di infezioni.

L'implementazione nell'uso comune di vari preparati vaccinali (come il vaccino antivaioloso, il vaccino antirabbico, l'antitetanico, il vaccino antipoliomielitico, il vaccino antinfluenzale, vaccini plurivalenti - ad esempio il vaccino trivalente -, il vaccino anti-epatite A, il vaccino antitubercolare e molti altri) ha permesso di ridurre nel corso dei decenni l'incidenza di numerose malattie un tempo assai diffuse e potenzialmente mortali.

L'immunizzazione può esser acquisita in due modi diversi: per via attiva o passiva. La protezione passiva viene ottenuta somministrando anticorpi costituiti da sieri eterologhi animali o da anticorpi umani provenienti da soggetti iperimmunizzati[19][24][16]. Questo tipo di protezione è intensa ma di breve durata. La si preferisce nei casi in cui una malattia viene causata da una tossina (come il tetano o il morso di serpenti[19][24][16]) e serve una protezione rapida[19], senza dover aspettare che l'organismo colpito sviluppi l'immunità[16]. Questo tipo di immunizzazione, inoltre, non induce una memoria immunologica e non protegge quindi dalle successive esposizioni allo stesso microrganismo[19][16]. La protezione attiva, ottenibile mediante la somministrazione di un vaccino, permette invece un'immunizzazione molto lunga in quanto il sistema immunitario combatte direttamente il "patogeno", che nel caso dei vaccini è in genere limitato ad una sua componente non infettiva e come tale non dannosa per l'individuo. Dopo la prima risposta al vaccino il sistema immunitario "ricorda" tale patogeno e sarà in grado di rispondere in maniera più rapida, intensa e diretta ad un'eventuale infezione da parte del medesimo microrganismo per cui è stata eseguita la vaccinazione.

Immunità di gregge

Lo stesso argomento in dettaglio: Immunità di gregge.

Una delle caratteristiche principali di numerosi vaccini è la capacità di indurre la cosiddetta immunità di gregge (o di gruppo o di branco)[12], cioè il fatto che, immunizzando la maggior parte della popolazione, anche gli individui non immunizzati o immunodepressi hanno una minore probabilità di entrare in contatto con il patogeno e vengono pertanto protetti mediante l'interruzione della catena di infezione. Naturalmente in base a quanto è infettivo un microrganismo sono necessarie percentuali diverse di persone vaccinate per indurre un'immunità di gruppo[12]; è stato comunque stimato che serve almeno l'80% della popolazione vaccinata per permettere che ciò accada[25]. Per malattie ad elevato rischio di contagio (ad esempio il morbillo) tale percentuale sale fino al 95%, la soglia standard obiettivo di diverse campagne vaccinali.[26]

Si possono citare numerosi esempi di epidemie scoppiate a causa di sensibili diminuzioni dei tassi di vaccinazione nella popolazione, che hanno causato una riduzione dell'immunità di branco. Ne sono esempio i casi di morbillo nel Regno Unito del 1998[27], l'epidemia di difterite nei paesi ex-URSS della metà degli anni novanta[28] o altri casi di morbillo negli USA del 1980[28].

L'esempio più eclatante è quello del vaiolo: dopo le ricerche di Jenner, le campagne vaccinali contro la malattia iniziarono già nel corso dell'Ottocento in Europa e negli Stati Uniti[29], e nel 1914 era pressoché scomparsa nei paesi industrializzati[30], pur restando endemica in vari paesi, soprattutto del terzo mondo; la campagna di vaccinazione di massa avviata dall'Organizzazione Mondiale della Sanità nel 1967 fece sì che l'ultimo caso sia stato registrato nel 1977 in Somalia, e che nel 1980 l'OMS abbia confermato l'eradicazione globale del vaiolo[31].

Per quanto riguarda la poliomielite, nel 1952 negli Stati Uniti erano stati segnalati più di 21000 casi[32], mentre in Italia nel 1958 vennero segnalati oltre 8000 casi[33]. Il primo vaccino antipolio, il Salk, venne approvato nel 1955: nell'arco di soli due anni i casi di poliomielite negli USA scesero a 5600[34], per azzerarsi completamente nel 1979; in Italia, l'ultimo caso acclarato di poliomielite risale al 1982[33].

Di seguito, si riportano alcuni dati che illustrano l'andamento di varie patologie in territorio statunitense prima e dopo la commercializzazione del relativo vaccino[32]:

Patologia Numero massimo di casi (anno) Numero di casi nel 2009 Variazione percentuale
Difterite 206.939 (1921) 0 -99,99
Morbillo 894.134 (1941) 61 -99,99
Parotite 152.209 (1968) 982 -99,35
Pertosse 265.269 (1934) 13.506 -94,72
Poliomielite (paralitica) 21.269 (1952) 0 -100,00
Rosolia 57.686 (1969) 4 -99,99
Tetano 1.560 (1923) 14 -99,99
Epatite B 26.611 (1985) 3.020 -87,66

Possibili effetti collaterali

Sin dalla decisione di somministrare in via sistematica i vaccini per proteggere le popolazioni da malattie infettive potenzialmente letali, come per ogni farmaco la comunità scientifica ha riconosciuto nei vaccini stessi un certo grado di rischio ed incertezza, in quanto ad esempio errori durante la preparazione possono portare alla contaminazione con proteine od organismi non attenuati, e in certe formulazioni i microbi stessi possono regredire allo stato non attenuato[27]. Sono da considerare anche eventuali ipersensibilità del paziente[27].

Vignetta satirica di James Gillray del 1802: Edward Jenner è intento a vaccinare delle persone dal vaiolo ma il vaccino, anziché prevenire la malattia, dà vita a delle vacche che escono dalla pelle.

L'efficacia e la sicurezza di ogni vaccino, come per i farmaci, vengono controllate tramite sperimentazioni cliniche attente anche agli eventuali effetti collaterali[35]. Ad esempio per il vaccino anti-polio di Sabin (che in alcuni paesi è già stato sostituito con il vaccino di Salk) presenta una probabilità di reversione alla forma virulenta di 1 su 2,4 milioni, pari allo 0,0000417%[13].

Queste complicanze, che sono estremamente rare[27], non influiscono sull'efficacia della vaccinazione che quindi non porta quasi mai a conseguenze gravi come numerosi studi hanno dimostrato, e come la stessa Organizzazione Mondiale per la Sanità ha confermato[36].

Basti ricordare che per quanto i soggetti siano esposti agli stessi antigeni che causano la malattia, la quantità di antigeni presenti nel vaccino sarà sempre minore alla quantità di batteri vivi e microrganismi a cui si è esposti quotidianamente[27].

Non bisogna infine dimenticare che moltissime delle malattie infettive che i vaccini hanno contribuito e contribuiscono ad eradicare[35] (si veda tabella nel paragrafo precedente) non sono più presenti da anni nei paesi sviluppati e le popolazioni di questi paesi spesso non sono più consapevoli degli effetti devastanti a cui queste patologie possono portare[27].

Complicanze

Le complicanze, sebbene rare, esistono soprattutto per i vaccini attenuati che possono indurre complicanze simili a quelle prodotte dall'infezione naturale[37]. Il dato interessante ai fini della sicurezza dei vaccini è che l'incidenza di effetti collaterali dopo una vaccinazione è comunque inferiore a quella dopo l'infezione naturale[37]: uno studio indipendente ha dimostrato che dei 75 milioni di vaccini anti-morbillo somministrati tra il 1970 e il 1993, solo 48 hanno portato allo sviluppo di una encefalopatia[37] (la probabilità di poter contrarre un'encefalopatia dopo essersi vaccinati era dello 0,000064%).

La tabella che segue contiene i risultati di ulteriori studi riguardanti la comparazione fra i rischi di sviluppare complicanze in seguito ad un'infezione naturale di morbillo e in seguito a una vaccinazione contro il morbillo stesso[15].

Complicanza Rischio di sviluppare la complicanza dopo un'infezione naturale[38] Rischio di sviluppare la complicanza dopo la vaccinazione[39]
Otite media 7%-9% 0%
Polmonite 1%-6% 0%
Diarrea 66% 0%
Encefalopatia

postinfettiva

0,05-0,1% 0,0001%
SSPE 0,001% 0%
Morte 0,01%-1% (fino a 5%-15% nei paesi in via di sviluppo) 0%

Controversie e teorie del complotto

Lo stesso argomento in dettaglio: Antivaccinismo.

Nel tempo vi sono state diverse campagne volte a mettere in dubbio l'efficacia o la sicurezza dei vaccini. Ad esempio, i vaccini o i loro eccipienti sono stati accusati di essere possibili cause di autismo[40], ADHD[41], sindromi autoimmuni[42] e altri tipi di patologie. Tuttavia queste affermazioni sono state confutate da centinaia di studi[43] che hanno dimostrato l'assenza di nesso tra le suddette patologie e i vaccini, nonché l'assoluta sicurezza ed efficacia degli stessi.

La bambina neozelandese Charlotte Cleverley-Bisman, colpita all'età di sei mesi da un'infezione meningococcica. A causa di tale infezione rischiò la vita e dovette subire l'amputazione di tutti gli arti. La bambina era ancora troppo piccola per essere vaccinata, ma un'adeguata copertura vaccinale da parte della popolazione avrebbe potuto evitarle tale destino tramite l'immunità di gregge.[44]

Stando ai dati riscontrati tramite una ricerca condotta da Vaccine Confidence Project nel 2016 lo scetticismo nei confronti dei vaccini risulta estremamente variabile per regione geografica, con percentuali maggiori in Europa[45]: si passa dalla Francia, dove il 41% della popolazione nutre dubbi in particolare sulla loro sicurezza, alla Russia e all'Italia dove le percentuali sono rispettivamente il 27% e il 21%. In USA (13%), Germania (10%), Regno Unito (9%) le percentuali sono pari o inferiori alla media mondiale, che si assesta intorno al 12%.

Studi

Centinaia di studi compiuti nel corso dei decenni hanno dimostrato la grande sicurezza dei vaccini, ed hanno confutato sulla base dell'evidenza scientifica le controversie pseudoscientifiche relative ai loro ipotetici effetti collaterali[43].

La American Academy of Pediatrics (Accademia Americana di Pediatria) ha raccolto, in un documento pubblicato nell'aprile 2013, 45 importanti studi scientifici internazionali sulla sicurezza dei vaccini[46].

In tali studi è stata dimostrata chiaramente la mancanza di correlazione tra la somministrazione dei vaccini e lo sviluppo di autismo[47], e che le probabilità di sviluppare una forma di autismo non sono correlate ad una somministrazione maggiore degli antigeni presenti nel vaccino.[48]

La comparazione fra bambini vaccinati nei tempi consigliati dal calendario vaccinale ed i bambini vaccinati fuori da questi periodi di tempo ha dimostrato che non c'è nessun beneficio nel ritardare la vaccinazione[49] e che vaccinare i bambini nel periodo previsto non porta rischi di reazioni avverse, nemmeno nei bambini con problemi congeniti nel metabolismo[50].

Inoltre, è stato dimostrato che le vaccinazioni non portano ad un aumento del rischio di convulsioni febbrili nelle 6 settimane successive alla vaccinazione[51] e, per quanto riguarda il vaccino trivalente (MPR), è stata ripetutamente smentita l'ipotesi che questo vaccino potesse causare un disturbo pervasivo dello sviluppo[52][53], malattie infiammatorie croniche intestinali[54], encefaliti, meningiti asettiche o autismo.

Il caso MPR e la frode scientifica sulla correlazione con l'autismo

Il vaccino MPR è uno dei vaccini che vengono somministrati di routine in età infantile. Nel 1998 nel Regno Unito[27] venne pubblicato un articolo, a firma di Andrew Wakefield, che sosteneva un'associazione fra la vaccinazione MPR e lo sviluppo di autismo e alcune patologie croniche intestinali[55]. Sebbene questo studio si dimostrasse in seguito essere un falso e venisse quindi ritirato dalla rivista che lo aveva pubblicato[56] esso portò ad un calo della vaccinazione per parecchi anni e conseguentemente al diffondersi di un'epidemia di morbillo - con diversi decessi accertati - dovuta alla diminuzione dell'immunità di gruppo[27].

Critiche sull'utilizzo del thimerosal

Lo stesso argomento in dettaglio: Controversie sul thimerosal.

Alcuni membri dell'opinione pubblica hanno più volte espresso preoccupazioni riguardo alla presenza in alcune formulazioni vaccinali del thimerosal, un composto contenente etilmercurio e impiegato come conservante[57].

Tali dubbi non hanno tuttavia trovato riscontro dopo le numerose ricerche effettuate in merito, che hanno confermato la sicurezza del thimerosal[58][59], il quale nel corso degli anni è stato comunque rimosso da alcune formulazioni vaccinali[60].

Legislazione in materia di vaccini

Francia

In Francia attualmente vi sono tre vaccini obbligatori (difterite, tetano e polio) e otto raccomandati (pertosse, epatite B, Haemophilus, pneumococco, meningococco C, morbillo, parotite e rosolia).

Il 4 luglio 2017 il primo ministro Edouard Philippe durante un discorso all'Assemblea Nazionale ha affermato che a partire dal 2018 i vaccini raccomandati diverranno obbligatori, aumentando così a 11 il numero totale. Tale decisione venne presa essenzialmente per due motivi, ovvero la relativamente bassa percentuale di vaccinazioni rispetto alla nota percentuale del 95% (secondo l'allora ministro della Salute, l'ematologa Agnès Buzyn, almeno il 70 per cento dei bambini francesi riceve dieci vaccinazioni tra obbligatorie e consigliate, e l’80 per cento di loro almeno 8) e per risolvere la querelle relativa al vaccino anti polio (dal 2008 non più disponibile singolarmente ma solo in formulazioni combinate con altri vaccini non obbligatori, cosa che oltre ad aumentare i costi ledeva anche la libertà di scelta; il Consiglio di Stato aveva successivamente intimato al governo di rendere disponibili le formulazioni singole per i vaccini obbligatori).[61]

Italia

In Italia esistono dei vaccini obbligatori per legge e vaccini raccomandati. Entrambi seguono un calendario vaccinale[62] ben definito. Esistono anche delle vaccinazioni consigliate da effettuare in caso di viaggi all'estero, in particolare in Stati o zone caratterizzate da un'alta endemia per determinate patologie infettive.

Il Decreto Ministeriale del 7 aprile 1999[63] (e il Piano Sanitario Nazionale 1998-2000 di cui ord. n. 228 del 10/12/1998) stabiliva che le vaccinazioni obbligatorie fossero quattro: antidifterite[64], antitetanica[65], antipoliomielite[66] antiepatite virale B[67].
Le vaccinazioni consigliate non obbligatorie in età pediatrica erano: l'antimorbillo-parotite-rosolia (MPR), la vaccinazione contro le infezioni invasive da Haemophilus influenzae b, l'antimeningococcica, l'antiparotite, l'antirosolia.

A seguito della legge n. 119 del 31 luglio 2017, nata per rendere obbligatorie le vaccinazioni nei confronti di malattie a rischio epidemico e per raggiungere e mantenere la soglia di copertura vaccinale del 95%, come raccomandato dall'OMS, il Governo Gentiloni reintroduce l'obbligatorietà delle vaccinazioni per i minori fino ai 16 anni aggiungendo, alle quattro già obbligatorie (difterite, tetano, poliomielite ed epatite B), quelle per morbillo, parotite e rosolia, pertosse, Haemophilus tipo b e varicella. La stessa legge prevede inoltre quattro vaccinazioni fortemente raccomandate, ma non obbligatorie, ad offerta attiva e gratuita da parte di Regioni e Province autonome: l'anti-meningococcica B, l'anti-meningococcica C, l'anti-pneumococcica e l'anti-rotavirus.

Le vaccinazioni obbligatorie, per i nati dal 2001, secondo il calendario di riferimento (di seguito riportato), sono gratuite.

Vaccinazione 2001-2016 2017+
anti-poliomielitica X X
anti-difterica X X
anti-tetanica X X
anti-epatite B X X
anti-pertosse X X
anti-Haemophilus influenzae tipo b X X
anti-morbillo X X
anti-rosolia X X
anti-parotite X X
anti-varicella X

Per chi non vaccina i figli è prevista una sanzione amministrativa pecuniaria da 100 euro a 500 euro proporzionata alla gravità dell'inosservanza (es. vaccinazioni omesse). Le nuove regole sono entrate in vigore dall'anno scolastico 2017/2018.[68] La sanzione estingue l'obbligo della vaccinazione ma non permette comunque la frequenza all'asilo nido e alle scuole dell'infanzia a meno di adempimento delle vaccinazioni. L'esonero è previsto "ove sussista un accertato pericolo per la salute dell'individuo".[69]

Nel 2007 la Regione Veneto sospese l'obbligo vaccinale proponendo tutte le vaccinazioni come raccomandate o consigliate.[70] Il 15 luglio 2017, a seguito dell'approvazione del decreto-legge n.73 del 7 giugno 2017 (poi convertito in legge), il governatore della Regione Veneto Luca Zaia annunciò il ricorso alla Corte Costituzionale per presunta incostituzionalità del provvedimento, ricorso bocciato dalla consulta a novembre 2017.[71] La sentenza affermò che il decreto fosse giustificato dal calo delle vaccinazioni, e quindi volto a tutelare la salute individuale e collettiva e fondato sul dovere di solidarietà nel prevenire e limitare la diffusione di alcune malattie.[72]

L'aumento della copertura vaccinale, al 2020, ha riportato un crollo dei casi di morbillo e rosolia: da aprile a fine ottobre 2020 non è stato segnalato all’ISS alcun caso.[73]

La legge n. 210/1992[74] introdusse per la prima volta in Italia il diritto al risarcimento da danno vaccinale e i relativi requisiti di accesso.

Un manifesto che propagandava la vaccinazione contro il vaiolo

Stati Uniti

Ogni stato ha la sua legislazione che richiede obbligatoriamente che ogni infante per essere ammesso a scuola debba essere munito di documenti che attestino l'avvenuta vaccinazione con quei vaccini richiesti dalla legge, tutti gli stati consentono delle deroghe per specifiche ragioni mediche (allergie al vaccino, sistema immunitario malato), e, ad esclusione di Virginia Occidentale e Mississippi per motivazioni legate alla religione[75] Nel 1922 la costituzionalità della vaccinazione infantile fu esaminata dalla Corte suprema nel caso Zucht v. King che decise che una scuola può negare l'ammissione ai bambini che non hanno fornito una certificazione di vaccinazione, motivando la decisione con la necessità della protezione della salute pubblica[76].

Il 30 giugno 2015 il governatore della California firmò una legge che rimosse la facoltà, esistente in quello stato, di non vaccinarsi per motivazioni personali (mantenendo tuttavia tale eventualità in caso di motivazioni mediche). La scelta di tale legge avvenne dopo un'epidemia di morbillo scoppiata alla fine dell'anno precedente nello Stato.[77]

Problematiche nello sviluppo dei vaccini

Sebbene la scoperta dei vaccini abbia avuto un ruolo essenziale per rivoluzionare il modo di affrontare le infezioni patologiche, la loro diffusione -in particolare nelle zone più povere del pianeta- risulta ancora limitata da diversi fattori.

Ostacoli economici

La vaccinazione può essere considerata il trattamento per le malattie infettive con il miglior rapporto costo-beneficio[78]. Nonostante questo i preparati risultano essere costosi a causa degli alti costi di sviluppo[78][79][80][81].

Il National Vaccine Advisory Committee USA ha stimato che nel 1995 le vendite di vaccini hanno coperto il 46% delle spese per ricerca e sviluppo. Molte ricerche e progetti di nuovi vaccini possono procedere solo grazie a contributi governativi.[80][81]

L'Organizzazione Mondiale della Sanità prevede 6 vaccini nel suo Programma di Vaccinazione: difterite, tetano, pertosse, polio, morbillo e tubercolosi. Il costo di produzione di questi vaccini è inferiore a un dollaro, però il reale costo della vaccinazione è molto maggiore, in quanto devono essere contemplate le spese di laboratorio, trasporto, la catena del freddo, il personale e la ricerca[78].

A volte il budget sanitario di molte nazioni povere del mondo è inferiore a 1$.[78]

Ostacoli tecnici

Oltre agli ostacoli economici di molti paesi del mondo, esistono ancora degli ostacoli tecnici. Innanzitutto per alcune patologie l'azione dei soli anticorpi può non bastare per eradicare l'infezione e quindi il vaccino, sebbene parzialmente utile, diventa inefficace. In secondo luogo, tutto dipende dall'organismo che si sta cercando di combattere. Virus come quello dell'influenza o dell'HIV sono soggetti ad una mutazione elevatissima (è stato calcolato che il virus HIV in un individuo sieropositivo è in grado di mutare in tutte le varianti possibili in un solo giorno[82]) e quindi lo sviluppo di risposte verso uno o alcuni antigeni diventa inutile per eradicare l'infezione e la difesa dell'organismo.

I vaccini anti-tumorali

Attualmente le terapie contro i tumori sono basate su farmaci che mirano ad eliminare le cellule neoplastiche o a bloccarne la divisione cellulare: tuttavia essi agiscono pure sulle cellule normali, diventando quindi dannosi per l'organismo.[83]

Le risposte immunitarie invece sono in genere molto specifiche e la possibilità di attaccare i tumori attraverso il sistema immunitario potrebbe garantire un'uccisione mirata e non generalizzata.[83] Per fare ciò si sta studiando la possibilità di creare vaccini contenenti cellule tumorali uccise o antigeni tumorali. Le strategie di sviluppo dei vaccini antitumorali sono praticamente le stesse dei vaccini per agenti patogeni, ma sono ancora in corso di sperimentazione.[83]

Copertura vaccinale nel mondo

Lo stesso argomento in dettaglio: Copertura vaccinale nel mondo.

(Fonti: OMS, UNICEF - Anno 2019)[84]

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Bibliografia

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