Clan Moccia

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Il clan Moccia è il più antico e potente sodalizio camorristico operante nella bassa Liburia, in particolare nei comuni di Afragola, Casoria, Arzano, Caivano e limitrofi, situati a nord e nord-est di Napoli. Secondo gli inquirenti, il clan ha una grande presenza anche nella regione Lazio.[1]

Ha preso il posto del clan Magliulo, abbattendo di fatto uno dei pilastri del clan Alfieri.[2]

Fondato da Gennaro Moccia negli anni '60, il boss è stato ucciso in un attentato camorristico nel maggio del 1976, probabilmente da un gruppo di sicari al soldo dei rivali dei Moccia, ossia i clan Giugliano e Magliulo, all'epoca impegnati in una faida proprio con i Moccia i quali, in seguito, spodestarono ambedue le cosche rivali, racchiudendo così, negli anni a seguire, Afragola e i comuni limitrofi nella propria grande orbita. Il vuoto lasciato da Gennaro Moccia è stato poi colmato da sua moglie, Anna Mazza, prima donna in Italia ad aver subìto procedimenti penali per reati di mafia.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Dopo la morte di Gennaro la moglie di questi, Anna Mazza, successivamente insieme al figlio Antonio, prese le redini del clan ramificandolo su una vasta area polarizzata sulla città di Afragola[3][4][5]. Da poco uscito in libertà dopo due anni e qualche mese, ma ora agli arresti domiciliari nella sua abitazione nel Parco Verde a Caivano dove risiederebbe il boss Antonio Ciccarelli, ora detenuto per l'omicidio del pentito Salvatore D’Ambrosio, assassinato con un colpo in bocca[5]. Secondo alcune fonti[6] il clan Moccia, non avendo sviluppato il redditizio traffico di droga, avrebbe provocato una faida con il clan Natale, terminata con la morte di Salvatore Natale.[7]

Secondo alcune inchieste giudiziarie, il clan Moccia avrebbe capillare e totale controllo del territorio in Afragola: strutturato in modo verticista, il clan è composto da una confederazione di diverse figure criminali di secondo livello che sono alle dirette dipendenze dei vertici del clan.

Attività[modifica | modifica wikitesto]

Il clan controlla i traffici relativi alla spaccio di droga nella cittadina di Caivano, nel Rione Parco Verde, un caseggiato popolare costruito sulla base degli interventi attuati con la legge 14 maggio 1981, n. 219, della ricostruzione dopo il terremoto dell'Irpinia del 1980. Luigi Moccia è considerato dagli inquirenti il colletto bianco del clan, la vera mente della holding criminale, capace di trasformare una delle cosche più sanguinarie del napoletano in una mafia che cresce nell'apparente tranquillità di uffici rispettabili.[8]

I vertici dell'organizzazione infatti si interessano principalmente di affari imprenditoriali di primo livello anche grazie alla pesante forza di penetrazione a livello politico locale[9]. Come affermato anche dall'ultima pubblicazione della DIA nessuno dei vertici del clan è mai diventato pentito, si sono solo limitati a dissociarsi, saldando in questo modo una continuità criminale unica nell'hinterland del napoletano.

I Moccia, inoltre, sono presenti nella regione Lazio. Secondo gli inquirenti, i Moccia, anche in collaborazione con il clan capeggiato da Michele Senese, potente capo della malavita romana, originario di Afragola e vicino ai Moccia, gestiscono e conducono attività illecite e, grazie alla compiacenza di insospettabili prestanomi, controllano anche affari e attività economiche legali.[10][11]

Indagini e arresti[modifica | modifica wikitesto]

L'omicidio Bacioterracino[modifica | modifica wikitesto]

L'11 maggio 2009, la Procura Antimafia di Napoli diffonde un video sull'omicidio a sangue freddo di Mariano Bacioterracino, ucciso nel Rione Sanità a Napoli. Secondo alcune ricostruzioni[12][13], Mariano Bacioterracino sarebbe l'ultimo dei quattro presunti killer di Gennaro Moccia, condannato in primo grado, ma poi assolto in appello. Gli altri presunti killer sono morti in attentati riconducibili al clan.

L'omicidio Pellino[modifica | modifica wikitesto]

Il 25 luglio 2012 è stato assassinato a Nettuno Modesto Pellino, un luogotenente del clan camorristico dei Moccia[14]. Pellino venne arrestato nel 2010, dopo circa 2 anni di latitanza, essendo ritenuto uno dei più pericolosi componenti del clan. Secondo alcune indagini, in passato avrebbe gestito attività illecite come estorsioni e traffico di droga e armi.

Esponenti di spicco[modifica | modifica wikitesto]

  • Anna Mazza
  • Gennaro Moccia
  • Vincenzo Moccia
  • Antonio Moccia
  • Luigi Moccia
  • Angelo Moccia

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ dalla Redazione, Camorra, smantellato il clan Moccia: 45 arresti tra Napoli e Roma, su LA NOTIZIA, 23 gennaio 2018. URL consultato il 2 dicembre 2020.
  2. ^ Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse - Seduta di giovedì 24 luglio 1997, su parlamento.it. URL consultato il 6 dicembre 2009.
  3. ^ Le boss preferiscono il giallo, su nannarelle.blogspot.com. URL consultato il 6 dicembre 2009.
  4. ^ Silvia Carena, Le donne "boss", su liberamentemagazine.org. URL consultato il 6 dicembre 2009 (archiviato dall'url originale il 26 settembre 2011).
  5. ^ a b Roberto Saviano, Manager rosa, matriarcato della camorra, su robertosaviano.com. URL consultato il 6 dicembre 2009.
  6. ^ Riproduzione riservata, Gli arresti legati alla guerra di camorra, su julienews.it. URL consultato il 6 luglio 2010.
  7. ^ Sandro Ruotolo, Il mitico Parco Verde di Caivano [collegamento interrotto], su metacafe.com, Rai, 5 agosto 2009. URL consultato il 16 luglio 2010.
  8. ^ Ergastolo annullato al boss Moccia - InterNapoli.it, 22 giugno 2007 (archiviato dall'url originale il 22 giugno 2007).
  9. ^ ::: D.I.A. Direzione Investigativa Antimafia :::.
  10. ^ Ecco chi è Michele Senese, lo "zio che comanda tutta Roma". Dagli inizi nella Camorra al cartello della droga, su RomaToday. URL consultato il 2 dicembre 2020.
  11. ^ Le mani della camorra sui ristoranti a Roma: sequestrati 14 locali in centro. Prestiti al figlio di Gigi D'Alessio, in repubblica.it. URL consultato il 29 settembre 2020 (archiviato dall'url originale il 1º ottobre 2020).
  12. ^ Marco Imarisio, Identificato l'assassino dei video-choc, su archiviostorico.corriere.it, Corriere della Sera, 1º novembre 2009. URL consultato il 6 dicembre 2009 (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2016).
  13. ^ Titti Beneduce, «Con quel video hanno incastrato Babà», su napolionline.org, Corriere del Mezzogiorno. URL consultato il 6 dicembre 2009 (archiviato dall'url originale il 23 novembre 2009).
  14. ^ Il Messagero - Nettuno, uomo ucciso per strada. URL consultato il 24 luglio 2012 (archiviato dall'url originale il 27 luglio 2012).

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