Governo Moro I
Governo Moro I | |
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Stato | Italia |
Presidente del Consiglio | Aldo Moro (DC) |
Coalizione | DC, PSI, PSDI, PRI |
Legislatura | IV Legislatura |
Giuramento | 5 dicembre 1963 |
Dimissioni | 26 giugno 1964 |
Governo successivo | Moro II 23 luglio 1964 |
Governo Moro I è stato il diciannovesimo governo della Repubblica Italiana, il secondo della IV legislatura.
È rimasto in carica dal 5 dicembre 1963[1] al 23 luglio 1964[2] per un totale di 231 giorni, ovvero 7 mesi e 18 giorni.
Il governo era presieduto da Aldo Moro e formato da esponenti della Democrazia Cristiana, del Partito Socialista Italiano, del Partito Socialista Democratico Italiano e del Partito Repubblicano Italiano.
Composizione
Camera dei Deputati | Seggi | |
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Democrazia Cristiana Partito Socialista Italiano Partito Socialdemocratico Italiano Partito Repubblicano Italiano Südtiroler Volkspartei Union Valdôtaine Totale Maggioranza |
260 87 33 5 3 1 389 | |
Partito Comunista Italiano Partito Liberale Italiano Movimento Sociale Italiano PDI di Unità Monarchica UD per la Nuova Repubblica Totale Opposizione |
166 39 27 8 1 241 | |
Totale | 630 |
Senato della Repubblica | Seggi | |
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Democrazia Cristiana Partito Socialista Italiano Partito Socialdemocratico Italiano Südtiroler Volkspartei Partito Repubblicano Italiano Union Valdôtaine Totale Maggioranza |
132 44 14 2 1 1 194 | |
Partito Comunista Italiano Partito Liberale Italiano Movimento Sociale Italiano PDI di Unità Monarchica Totale Opposizione |
85 19 15 2 121 | |
Totale | 315 |
- Composizione del governo:
Presidente del Consiglio dei ministri
Aldo Moro |
Vicepresidente del Consiglio dei ministri
Pietro Nenni |
Segretario del Consiglio dei ministri
Angelo Salizzoni |
Ministeri senza portafoglio
Presidenti del comitato dei ministri per il Mezzogiorno e le zone depresse | Attilio Piccioni, Giulio Pastore |
Rapporti con il Parlamento | Umberto Delle Fave |
Ricerca scientifica | Carlo Arnaudi |
Riforma della pubblica amministrazione | Luigi Preti |
Ministeri
Affari esteri
Ministro | Giuseppe Saragat (PSDI) |
Sottosegretari | Arialdo Banfi, Giuseppe Lupis, Ferdinando Storchi |
Interno
Ministro | Paolo Emilio Taviani (DC) |
Sottosegretari | Leonetto Amadei, Guido Ceccherini, Crescenzo Mazza |
Grazia e Giustizia
Ministro | Oronzo Reale (PRI) |
Sottosegretari | Riccardo Misasi |
Bilancio
Ministro | Antonio Giolitti (PSI) |
Sottosegretari | Giuseppe Caron |
Finanze
Ministro | Roberto Tremelloni (PSDI) |
Sottosegretari | Cesare Bensi, Athos Valsecchi, Mario Vetrone |
Tesoro
Ministro | Emilio Colombo (DC) |
Sottosegretari | Luigi Silvestro Anderlini, Giuseppe Belotti, Lorenzo Natali |
Difesa
Ministro | Giulio Andreotti (DC) |
Sottosegretari | Mario Marino Guadalupi, Guglielmo Pelizzo, Natale Santero |
Pubblica Istruzione
Ministro | Luigi Gui (DC) |
Sottosegretari | Maria Badaloni, Giorgio Fenoaltea, Domenico Magrì |
Lavori Pubblici
Ministro | Giovanni Pieraccini |
Sottosegretari | Emilio Battista, Pier Luigi Romita |
Agricoltura e Foreste
Ministro | Mario Ferrari Aggradi |
Sottosegretari | Dario Antoniozzi, Ludovico Camangi, Venerio Cattani |
Trasporti e Aviazione Civile
Ministro | Angelo Raffaele Jervolino |
Sottosegretari | Orlando Lucchi, Salvatore Mannironi |
Poste e Telecomunicazioni
Ministro | Carlo Russo |
Sottosegretari | Luigi Angrisani, Remo Gaspari |
Industria, Commercio e Artigianato
Ministro | Giuseppe Medici |
Sottosegretari | Danilo De' Cocci, Franco Maria Malfatti, Maria Vittoria Mezza |
Sanità
Ministro | Giacomo Mancini |
Sottosegretari | Dante Graziosi |
Commercio con l'Estero
Ministro | Bernardo Mattarella |
Sottosegretari | Girolamo Messeri |
Marina Mercantile
Ministro | Giovanni Spagnolli |
Sottosegretari | Mariano Pintus |
Partecipazioni Statali
Ministro | Giorgio Bo |
Sottosegretari | Carlo Donat-Cattin |
Lavoro e Previdenza Sociale
Ministro | Giacinto Bosco |
Sottosegretari | Ettore Calvi, Simone Gatto, Anselmo Martoni |
Turismo e Spettacolo
Ministro | Achille Corona |
Sottosegretari | Ruggero Lombardi, Pietro Micara |
Eventi
- 4 dicembre 1963. Dopo la fase transitoria del "governo ponte" guidato da Giovanni Leone, si raggiunge l'accordo storico fra Dc e Psi - tanto voluto da Aldo Moro - che porta alla costituzione del primo governo della nuova storia repubblicana italiana con partecipazione dei socialisti. Pietro Nenni, leader del Psi, è vicepresidente del Consiglio; 6 sono i ministri socialisti. Al momento di porre la fiducia, però, alcuni parlamentari socialisti manifestano il loro disaccordo (25 deputati e 13 senatori escono dall'aula) e fonderanno il nuovo Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria (PSIUP). Fra i dissidenti ci furono anche democristiani, come ad esempio Mario Scelba capofila della corrente Centrismoe altri 29 deputati della DC, tra i quali il futuro Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, che non votarono la fiducia. Consumate tutte le polemiche, il governo ottiene la fiducia (alla Camera 350 sì, 233 no, 4 astensioni; al Senato 175 sì, 111 no).
- 27 dicembre 1963. Viene istituita la Regione Molise, la ventesima regione d'Italia, dallo scorporo dalla precedente ripartizione denominata Abruzzi e Molise.
- 26 gennaio 1964. Il presidente del Consiglio, Aldo Moro, si dimette da segretario della Dc, lasciando l'eredità a Mariano Rumor (della corrente dorotea) e al vice Arnaldo Forlani (fanfaniano).
- 22 febbraio 1964. Scattano i nuovi provvedimenti del governo: viene disciplinata la vendita a rate e viene varata una riforma finanziaria per trattenere la fuga di capitali (tra le altre cose, il governo riduce al 5% la quota di possesso sui titoli nominativi e mantiene al 30% quella sui titoli anonimi).
- 27 maggio 1964. I provvedimenti governativi suscitano la crisi: il ministro socialista del Bilancio, Antonio Giolitti, dice di non essere d'accordo e di prevedere un aggravamento della situazione; anche il collega democristiano del Tesoro, Emilio Colombo, afferma di prevedere un collasso dell'economia a causa dell'eccessivo aumento dei salari rispetto al reddito. Pochi giorni dopo, ad avallare questa situazione è il governatore della Banca d'Italia, Guido Carli, il quale afferma che a pagarne le conseguenze sarebbe stato l'intero sistema produttivo.
- 25 giugno 1964. Il governo cade su un provvedimento che riguarda l'istruzione privata. Solo 7 voti di scarto determinano il rifiuto del progetto governativo di assegnare fondi per 149 milioni di lire (una cifra irrisoria, ma gli oppositori la prendono come questione di principio). Nel calderone ci sono anche la tassa sulle automobili, l'aumento della benzina e soprattutto il nuovo piano urbanistico pensato dal ministro socialista Giovanni Pieraccini.
- 26 giugno 1964. Lo scontro è infuocato: socialisti, socialdemocratici, repubblicani, ma anche una parte della stessa Dc non sostengono i provvedimenti. Il governo non può più stare in piedi e Moro si dimette.
Note
Altri progetti
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Governo Moro I
Collegamenti esterni
- Scheda sul Governo Moro I dal sito del Governo italiano
- Scheda sul Governo Moro I dal sito del Senato
- Alessandro Giacone, Mimmo Franzinelli (a cura di), Il Riformismo alla prova. Il primo governo Moro nei documenti e nelle parole dei protagonisti (ottobre 1963-agosto 1964), Annali della Fondazione Feltrinelli XLVI, 2013, su fondazionefeltrinelli.it (archiviato dall'url originale il 17 febbraio 2013).