Negazionismo dell'Olocausto: differenze tra le versioni

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Negli anni i negazionisti hanno identificato come proprio "capostipite" il francese [[Paul Rassinier]], politico socialista, partigiano antinazista, e internato nei campi di concentramento di [[Buchenwald]] e [[Mittelbau-Dora]]. Ma in realtà i primi testi di critica della cosiddetta verità impostasi a Norimberga, apparvero già negli anni immediatamente seguenti il termine della Seconda Guerra Mondiale, a opera dell'ex collaborazionista francese [[Maurice Bardèche]], nel dopoguerra amico personale di Rassinier.
Negli anni i negazionisti hanno identificato come proprio "capostipite" il francese [[Paul Rassinier]], politico socialista, partigiano antinazista, e internato nei campi di concentramento di [[Buchenwald]] e [[Mittelbau-Dora]]. Ma in realtà i primi testi di critica della cosiddetta verità impostasi a Norimberga, apparvero già negli anni immediatamente seguenti il termine della Seconda Guerra Mondiale, a opera dell'ex collaborazionista francese [[Maurice Bardèche]], nel dopoguerra amico personale di Rassinier.


Il punto focale del movimento negazionista è costituito dall'[[Institute for Historical Review]] (fondato nel [[1978]] negli [[Stati Uniti]]). Tale istituto pubblica un periodico e organizza un congresso, cui negli anni hanno partecipato persone quali il direttore dell'istituto [[Mark Weber]], [[David Irving]], [[Robert Faurisson]], [[Ernst Zundel]], [[Jürgen Graf]], [[David Cole]]. Fra questi, il [[Regno Unito|britannico]] Irving è senza dubbio la personalità più conosciuta. Dello stesso istituto è membro il più noto negazionista italiano [[Carlo Mattogno]]. Nel tempo, partendo da un'attività prettamente analitico-speculativa l'Institute for Historical Review ha cercato di coltivare le proprie relazioni con i rappresentanti degli stati apertamente o velatamente negazionisti, primo fra i quali l'[[Iran]].
Il punto focale del movimento negazionista è costituito dall'[[Institute for Historical Review]] (fondato nel [[1978]] negli [[Stati Uniti]]). Tale istituto pubblica un periodico (''The Journal of Historical Review''<ref>[http://www.vho.org/aaargh/fran/livres10/v4%233.pdf Un numero del ''The Journal of Historical Review'']</ref>) e organizza un congresso, cui negli anni hanno partecipato persone quali il direttore dell'istituto [[Mark Weber]], [[David Irving]], [[Robert Faurisson]], [[Ernst Zundel]], [[Jürgen Graf]], [[David Cole]]. Fra questi, il [[Regno Unito|britannico]] Irving è senza dubbio la personalità più conosciuta. Dello stesso istituto è membro il più noto negazionista italiano [[Carlo Mattogno]]. Nel tempo, partendo da un'attività prettamente analitico-speculativa l'Institute for Historical Review ha cercato di coltivare le proprie relazioni con i rappresentanti degli stati apertamente o velatamente negazionisti, primo fra i quali l'[[Iran]].


=== David Irving ===
=== David Irving ===

Versione delle 03:24, 23 nov 2014

Il negazionismo dell'Olocausto è una manipolazione degli eventi storici perpetrata per scopi politici, il cui principale assunto è la negazione della veridicità dell'Olocausto[1], ossia del genocidio degli ebrei da parte della Germania nazista. Secondo tale teoria, l'Olocausto sarebbe una gigantesca messinscena, funzionale alla demonizzazione della Germania, alle politiche sotterraneamente perseguite dai circoli ebraici mondiali e alla creazione e difesa dello Stato d'Israele[2].

I sostenitori di queste tesi si descrivono come persone che pretendono prove[3] e come "storici revisionisti" interessati a rivedere gli studi attuali, che essi definiscono in diversi modi, quali "olocaustomania"[4], "menzogna olocaustica"[5], "sacra vulgata olocaustica"[6]. L'uso del termine "revisionismo" viene contestato dalla comunità scientifica, che vi vede un tentativo di occultare dietro un termine dal legittimo uso accademico (revisionismo storiografico) un'operazione di minimizzazione e negazione di fatti acquisiti. Sono state quindi coniate delle espressioni che fanno invece leva sulla parola "negazione", rilevando come lo scopo sia unicamente quello di "negare" la veridicità storica della Shoah[7].

I negazionisti rifiutano il termine negazionismo, ritenendolo spregiativo e fuorviante, visto che essi sostengono di non negare alcunché, e hanno pertanto coniato il termine "sterminazionisti" (ovvero "coloro che credono che lo sterminio sia avvenuto") per descrivere i sostenitori della veridicità storica della Shoah.

In alcuni paesi (Austria, Francia, Germania e Belgio) la negazione dell'Olocausto è configurata come reato, mentre in altri (Israele, Portogallo e Spagna) viene punita la negazione di qualsiasi genocidio. Norme antinegazioniste sono state introdotte anche nell'ordinamento dei seguenti stati: Nuova Zelanda, Svezia, Australia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Lituania, Polonia e Romania[8]. In genere è prevista come pena la reclusione, che in alcuni Paesi può arrivare fino a dieci anni[9]. Nel 2007 le Nazioni Unite hanno approvato una risoluzione degli Stati Uniti che "condanna senza riserve qualsiasi diniego dell'Olocausto e sollecita tutti i membri a respingerlo, che sia parziale o totale, e a respingere iniziative in senso contrario"[10]. I negazionisti considerano tali leggi come un mezzo di limitare la libertà di parola e una difesa degli storici "olocaustici", con la forza della legge[11].

Tesi negazionista sull'origine dell'antisemitismo fascista

Testimoni sopravvissuti dell'Olocausto

La genesi dell'antisemitismo dei movimenti fascisti nei vari paesi è molteplice: da un lato fece leva sul tradizionale antisemitismo religioso, dall'altro su altre interpretazioni riguardanti la presunta differenziazione delle razze, fino a giungere al cosiddetto "razzismo scientifico" adottato dal movimento nazista, che riuniva considerazioni di tipo misterico, religioso, storico, ma anche economico, criminologico e scientifico: si propugnava l'idea della sostanziale differenza fra le "razze" umane, registrabile - secondo questa corrente - addirittura dalla differenziazione dei tratti somatici. Seguendo queste teorie, a una data differenziazione somatica corrispondeva inevitabilmente un certo comportamento personale e sociale, i cui tratti salienti venivano evidenziati lungo la storia dei secoli[12]. Secondo la tesi negazionista invece, se il fascismo internazionale ha adottato l'antisemitismo come pilastro ideologico è perché il sistema economico liberal-capitalista vi è visto come una derivazione diretta della cultura ebraica trasposta nell'economia. E rifiutando il sistema economico liberal-capitalista di conseguenza non ci si poteva esimere dal rifiutarne anche le sue basi culturali, identificate con quelle ebraiche. La presenza nel mondo di sistemi economici completamente diversi - quale il marxismo - viene risolta da una parte dei negazionisti secondo un assioma per cui il marxismo diviene solo un diverso tipo di capitalismo (capitalismo di Stato)[senza fonte]. Secondo la corrente del negazionismo marxista chi afferma la veridicità della Shoah è di fatto il servitore di un doppio imperialismo sovietico/americano, entrambi di fatto succubi degli ebrei: "un popolo che aveva cessato di essere tale da circa duemila anni per trasformarsi in un gruppo sociale a caratterizzazione religiosa"[13].

Tesi negazioniste nella loro evoluzione storica

Nel dopoguerra, le prime contestazioni della responsabilità tedesca nella Seconda guerra mondiale furono formulate già negli anni cinquanta. Secondo tali tesi, sarebbe stato il cosiddetto Weltjudentum, o "ebraismo mondiale", a dichiarare guerra alla Germania nel 1933, mentre i nazisti, come partito al governo, avrebbero semplicemente risposto.

Le tesi principali dei negazionisti odierni sono che:

  • non sia mai esistita la volontà da parte dei nazisti di sterminare gli ebrei, ma solo di rinchiuderli in campi di concentramento[14];
  • non siano mai esistite camere a gas per uccidere gli ebrei;
  • il numero degli ebrei morti durante la Seconda Guerra Mondiale sia inferiore a quanto si ritiene[15];
  • che la narrazione della Shoah sia un utile artificio pensato per giustificare la costituzione dello Stato di Israele nel dopoguerra, e giustificare i crimini commessi dagli eserciti e governi Alleati durante la seconda guerra mondiale.
Un camion carico di corpi di prigionieri dei nazisti, nel campo di concentramento di Buchenwald a Weimar, in Germania. I corpi erano in procinto di essere smaltiti per mezzo di combustione, quando il campo è stato catturato dalle truppe degli Stati Uniti 3 ° Armata, 14 aprile 1945.
Auschwitz, 23 agosto 1944, foto aerea di ricognizione della Royal Air Force. È chiaramente visibile il fumo di una fossa d'incenerimento dei corpi, utilizzata per eliminare i cadaveri in aggiunta ai forni crematori, non sufficienti in quel periodo. La foto smentisce le affermazioni di certi negazionisti, per i quali i roghi nelle fosse comuni sarebbero tecnicamente impossibili.

Oltre a queste tesi centrali, esiste tutta una serie ulteriore di affermazioni ricorrenti: la concentrazione degli ebrei nei campi sarebbe avvenuta per proteggerli dai pogrom in vista di un loro trasferimento in un luogo lontano dall'Europa[16]; a riprova di questo ci sarebbe il fatto che inizialmente gli ebrei videro la conquista tedesca di Polonia e Ucraina come una liberazione dalle persecuzioni delle popolazioni autoctone[17][18]; la "truffa di Auschwitz" sarebbe solo una voce ispirata al principio di Goebbels per il quale "ripetete una bugia cento, mille, un milione di volte e diventerà una verità"[19]; le testimonianze dei sopravvissuti e degli imputati al processo di Norimberga si sarebbero in più punti rivelate palesemente incongruenti sui modi dello sterminio[20]; le immagini riprese dagli americani non vanno interpretate come prove della Shoah[21]; il "mito olocaustico" sarebbe stato avallato con lo scopo di giustificare la partecipazione degli Stati Uniti a una guerra impopolare[22]

Popolazione ebraica nel mondo dal 1900 al 2000.

Alcuni negazionisti hanno inoltre sostenuto che alcune delle prove e delle testimonianze presentate al processo di Norimberga si sarebbero in più punti rivelate incongruenti o false, ad esempio nel sostenere che:

Cadaveri fotografati nel crematorio di Buchenwald, aprile 1945.
Barattoli di gas asfissiante
  • i cieli fossero costantemente coperti di fumo nero, quando invece le foto aeree dei lager scattate dagli americani non ne darebbero conferma
  • gli operatori entrassero nelle camere a gas dei campi di sterminio, immediatamente dopo il decesso delle vittime (invece delle necessarie 24 ore di aerazione in una stanza contenente 1.500 corpi), comportamento che nella realtà - secondo i negazionisti - avrebbe provocato la morte degli stessi operatori anche se muniti della più moderna delle maschere antigas[20]. In realtà, come testimoniato da sopravvissuti, venivano utilizzati dei potenti ventilatori che spazzavano via il gas, e raramente le SS comunque vi entravano subito, lasciando il compito ai prigionieri costretti a lavorare nel Sonderkommando.[23]
Sopravvissuto all'inedia, Buchenwald 11 aprile 1945
  • le immagini riprese dagli americani, che testimoniano le terrificanti condizioni dei prigionieri, sarebbero da contestualizzare in quanto si riferiscono a luoghi e persone abbandonati a se stessi nei campi di concentramento, senza rifornimenti da parecchi giorni in seguito allo sfaldamento dell' organizzazione causata dal ritiro delle forze militari[21].

Essi sostengono inoltre che originariamente sarebbero stati ritenuti veritieri alcuni elementi che oggi non vengono più considerati da nessuno storico come plausibili (ad esempio l'utilizzo di parti umane per creare suppellettili o sapone), e che venne attribuita la qualifica di "campo di sterminio" a campi che in seguito sarebbe stato dimostrato non essere atti a tale scopo (come per esempio Dachau)[24]

Localizzazione dei principali campi-Lager

Autori e testate che sostengono il negazionismo

Negli anni i negazionisti hanno identificato come proprio "capostipite" il francese Paul Rassinier, politico socialista, partigiano antinazista, e internato nei campi di concentramento di Buchenwald e Mittelbau-Dora. Ma in realtà i primi testi di critica della cosiddetta verità impostasi a Norimberga, apparvero già negli anni immediatamente seguenti il termine della Seconda Guerra Mondiale, a opera dell'ex collaborazionista francese Maurice Bardèche, nel dopoguerra amico personale di Rassinier.

Il punto focale del movimento negazionista è costituito dall'Institute for Historical Review (fondato nel 1978 negli Stati Uniti). Tale istituto pubblica un periodico (The Journal of Historical Review[25]) e organizza un congresso, cui negli anni hanno partecipato persone quali il direttore dell'istituto Mark Weber, David Irving, Robert Faurisson, Ernst Zundel, Jürgen Graf, David Cole. Fra questi, il britannico Irving è senza dubbio la personalità più conosciuta. Dello stesso istituto è membro il più noto negazionista italiano Carlo Mattogno. Nel tempo, partendo da un'attività prettamente analitico-speculativa l'Institute for Historical Review ha cercato di coltivare le proprie relazioni con i rappresentanti degli stati apertamente o velatamente negazionisti, primo fra i quali l'Iran.

David Irving

Lo stesso argomento in dettaglio: David Irving.

Irving cominciò dagli anni ottanta a negare alcuni elementi fondamentali dell'Olocausto (come l'uso delle camere a gas per lo sterminio di massa) oltre al coinvolgimento di Adolf Hitler. Per reazione molte librerie del Regno Unito annullarono le ordinazioni del suo libro Hitler's War e diversi governi (tra cui Canada, Australia, Nuova Zelanda, Italia, Germania e Sudafrica) gli hanno negato l'ingresso, anche se queste interdizioni non sempre vennero applicate. Nel maggio 1992, durante un raduno in Germania, Irving affermò che la camera a gas ricostruita ad Auschwitz era “un falso fabbricato dopo la guerra”.

Quando il mese successivo atterrò a Roma, fu circondato dalla polizia e messo sul primo aereo per Monaco di Baviera, dove fu imputato, secondo la legge tedesca, di “diffamare il ricordo dei morti”. In quella occasione, Irving è stato multato per tremila marchi e, dopo aver fatto ricorso in appello, ne dovette pagare trentamila, perché nel corso di un incontro pubblico aveva definito il giudice “un vecchio cretino alcolizzato”.

Essendosi sentito diffamato da un testo pubblicato dalla storica Deborah Lipstadt, Irving le intentò causa. Al termine della stessa (aprile 2000), fu giudizialmente sentenziato che lo stesso Irving avesse "falsificato e distorto l'evidenza storica" (Irving has falsified and misrepresented the historical evidence), che fosse un "negazionista dell'Olocausto" (Holocaust denial), un "antisemita" (Irving is anti-semitic) nonché un "razzista" (the allegation that Irving is a racist is also established)[26].

In base alla legislazione che punisce la negazione dell'Olocausto, David Irving nel novembre del 2005 fu arrestato in Austria, e fu successivamente condannato a tre anni di carcere.

Robert Faurisson

Lo stesso argomento in dettaglio: Robert Faurisson.

Altra personalità di notevole interesse è l'ex professore di critica letteraria all'Università di Lione Robert Faurisson, che è stato soprannominato dai negazionisti australiani il “Papa del revisionismo” per i suoi instancabili sforzi tesi a consolidare la prima delle tre colonne portanti della negazione dell'Olocausto: le camere a gas non sono mai esistite, e se strutture simili sono esistite, non avevano la funzione di sterminare le persone, ma solo quella di uccidere i pidocchi, di cui il campo era sempre infestato.

Nell'ambito della diffusione di documentari, libri, opuscoli di tendenza negazioniste, si ricorda pure Alfred Olsen, attivista norvegese ispiratore di diversi siti internet che dedicano alla storia diverse pagine in più lingue.

Ha suscitato molto scalpore il fatto che Noam Chomsky abbia scritto la prefazione della sua opera “Mémoire en défense contre ceux qui m'accusent de falsifier l'histoire”. Noam Chomsky spiegò di aver scritto la prefazione di quel libro per difendere il diritto alla libertà di parola di Faurisson, ma la sua scelta è stata assai criticata.

I reati di cui l'ex professore è accusato sono quelli previsti dalla legge francese Fabius-Gayssot, la quale sancisce che è reato “contestare con qualunque mezzo l'esistenza di uno o più crimini contro l'umanità così come sono definiti dall'articolo 6 dell'ordinanza del tribunale militare internazionale, legato all'accordo di Londra dell'8 agosto 1945, commessi sia da membri di un'organizzazione dichiarata criminale in applicazione dell'articolo 9 della stessa ordinanza, o da persona ritenuta colpevole di tale reato da una giurisdizione francese o internazionale” .

Il manifesto del negazionismo

Bradley Smith, già esponente del Institute for Historical Review, e fondatore del gruppo noto come CODOH (Committee for Open Debate on the Holocaust), nel novembre del 1999 pubblica il primo numero di una rivista che in quest'ambito pare essere di fondamentale importanza: “A Journal of Independent Thought”. In questo primo numero Bradley Smith dichiara quelli che dovrebbero essere gli intenti rappresentati dai revisionisti dell'Olocausto:

  • Catalogazione delle fonti:

«Se un accademico o un giornalista non è sicuro che una cosa sia esatta, non dovrebbe pubblicarla o dovrebbe rendere evidente l'incertezza esplicitando chiaramente la fonte delle informazioni e i suoi eventuali limiti»

  • Nessun conflitto d'interessi:

«Crediamo che il contenuto di tutto ciò che si vende come giornalismo non dovrebbe avere altra motivazione tranne quella di informare chi ne fruisce»

  • Responsabilità:

«Noi crediamo che gli accademici, così come i giornalisti, debbano ritenersi responsabili quanto coloro di cui scrivono»

Critiche al negazionismo dell'Olocausto

Museo a Berlino in memoria dell'Olocausto

Critica al "negazionismo scientifico"

L'argomento cardine della polemica negazionista è l'inesistenza delle camere a gas. Robert Faurisson e Fred Leuchter per primi hanno sostenuto questa teoria, cercando di dimostrare scientificamente l'impossibilità tecnica di stermini di massa mediante gas velenosi. A tal scopo pubblicarono nel 1988 un rapporto noto come Leuchter Report, una perizia tecnica nella quale la dimostrazione dell'inesistenza di camere a gas sarebbe stata confermata dall'assenza di residui di cianuri nei resti delle camere a gas stesse ad Auschwitz. Il Rapporto Leuchter fu ampiamente smentito, poiché il materiale esaminato da Leuchter stesso venne prelevato senza alcuna autorizzazione e soprattutto senza l'ausilio degli strumenti necessari, visto che la quantità di acido cianidrico rimasta sulla pareti delle camere a gas è esigua ed è concentrata sullo strato più superficiale delle pareti. Inoltre fu dimostrato che la quantità inferiore di acido cianidrico nelle camere a gas, rispetto alle camere di disinfestazione degli indumenti, è dovuto a diversi fattori molto importanti. Citiamone alcuni:

  • La quantità necessaria di Zyklon B per uccidere una persona è di 0,3 g/m3, mentre per disinfettare ne occorrono 14 g/m3
  • Nelle camere a gas,l'acido cianidrico invadeva l'ambiente per 10-15 minuti,mentre per la disinfestazione, le apposite stanze erano esposte per almeno 8 ore.
  • Le camere a gas venivano lavate dopo ogni loro utilizzo,per eliminare feci,vomito e sangue delle vittime.
  • I Tedeschi fecero saltare le camere a gas prima della ritirata, per eliminare le prove dello sterminio, e rimasero esposte per lungo tempo ai fenomeni atmosferici quali pioggia,neve,vento,grandine ecc.
  • La sporadica presenza di Blu di Prussia nelle camere a gas è dovuto alla mancanza delle condizioni necessarie per la sua formazione. Infatti,la breve durata dell'esposizione delle pareti,l'anidride carbonica prodotta dai gasati e i continui lavaggi a cui erano sottoposte le camere della morte, ne hanno impedito la formazione che invece si è avuta nelle stanze per la disinfestazione.

Su questo filone si sono susseguiti una serie di tentativi analoghi di altri autori negazionisti (Lüftl Report, Rudolf Report...) che hanno abbandonato l'atteggiamento apertamente antisemita del negazionismo "prima maniera" per adottarne uno più distaccato, con pubblicazioni che spesso ricalcano gli schemi della pubblicistica scientifica.

Memoriale dell'olocausto a Berlino

Le critiche e le risposte a questa nuova e più persuasiva forma di negazionismo, sono giunte inizialmente dal chimico e storico francese Georges Wellers, deportato ad Auschwitz e sopravvissuto all'Olocausto[27][28] dal farmacista e storico francese Jean-Claude Pressac, autore di un'analisi senza precedenti sulle tecniche di sterminio nei campi di concentramento nazisti,[29][30][31] e successivamente da altri studiosi, quali Robert Van Pelt, professore presso l'Università di Waterloo in Canada[32], Richard J. Green, chimico americano membro dell' Holocaust History Project[33] o Michael Shermer, fondatore ed editore dello Skeptic magazine, direttore di The Skeptics Society e collaboratore di Scientific American[34].

Il duplice processo del negazionismo secondo Bauman

A giudizio di Zygmunt Bauman, l'autoassoluzione della memoria storica tentata dai negazionisti sarebbe[35] un segno di cecità pericolosa e potenzialmente suicida, che si svilupperebbe attraverso due processi:

  1. Il processo di ramificazione, per cui

«mentre la quantità, lo spessore e la qualità scientifica dei lavori specialistici sulla storia dell'Olocausto crescono a un livello impressionante, lo spazio e l'attenzione a essa dedicati nelle opere di storia generale non fanno altrettanto»

  1. Il “processo di sterilizzazione dell'immagine dell'Olocausto sedimentata nella coscienza popolare”. Le cerimonie commemorative e le solenni dichiarazioni non portano avanti nessuna analisi dell'esperienza dell'Olocausto, anche se sono di estrema importanza perché mantengono viva l'attenzione della gente comune, non specializzata sull'argomento, e cercano di sensibilizzare quanti non si sono mai posti il problema dell'importanza della memoria storica.

Metodologia stilistico-logica del negazionismo secondo Valentina Pisanty

La semiologa Valentina Pisanty, in un saggio pubblicato nel 1998[36] ha offerto un'analisi sulla metodologia stilistica dei negazionisti al fine di capire quella che è la struttura logica o paralogica sottesa agli scritti degli stessi, per capire se vi sia un'ossatura argomentativa costante in tali testi, e se (ed eventualmente come) tale ossatura si discosti sensibilmente dal metodo interpretativo comunemente impiegato dagli storici di professione.

L'autrice ritiene che Robert Faurisson sia la figura di transizione tra la fase propagandistica del fenomeno negazionista e il tentativo di conquistare una certa rispettabilità scientifica. Faurisson, insieme ad alcuni suoi allievi, fra cui spiccano Henry Roques e Carlo Mattogno, tenterebbe di legittimare il negazionismo attraverso l'utilizzo di strategie retoriche “oggettivanti”. Lo scopo dei negazionisti “ricercatori” sarebbe quello di dare l'impressione, del tutto illusoria, che sia in corso un serio dibattito storiografico tra la “storiografia ufficiale” da un lato e la “storiografia negazionista” dall'altro.

Le strategie usate dai negazionisti, a detta della Pisanty, sono semplici, ma efficaci.

  1. In primo luogo essi operano una drastica selezione sul materiale documentario di partenza. Essi procedono con un metodo “negativo”, tentano cioè di smontare le testimonianze e i documentari che attestano l'esistenza dello sterminio, ma non portano una testimonianza o documentazione a garanzia della loro tesi. Come dire che non possono dimostrare in modo “positivo” e quindi costruttivo, la loro teoria, dunque cercano di avvalorarla mettendo in crisi la teoria opposta.
  2. Procedono poi con un'ulteriore selezione, eliminando tutto quel materiale che non torna utile alla loro teoria. Essi, in pratica, si rendono ciechi e sordi davanti alle testimonianza dei Sonderkommandos o dei Sanitäter, fanno finta di ignorare le dichiarazioni trascritte dei discorsi in cui Hitler e gli altri grandi capi della gerarchia nazista dichiaravano a chiare lettere, senza possibilità di incomprensioni, il programma di genocidio in corso, come la conferenza di Posen dell'ottobre 1943, tenuta da Heinrich Himmler con alti ufficiali SS e con i Gauleiter, o la Conferenza di Wannsee del gennaio 1942, diretta da Reinhard Heydrich con la partecipazione di alti funzionari delle amministrazioni tedesche coinvolte nello sterminio, di cui negano l'autenticità.

Quello che i negazionisti propongono sarebbe dunque una decostruzione, una dissezione degli studi storiografici, quali il Poliakov, l'Hilberg ecc., e delle testimonianze dirette, per trovarvi, talvolta in modo veramente forzato, delle contraddizioni e per porre l'accento su eventuali errori o imprecisioni (reali o inesistenti). Essi, in fin dei conti, si “discostano dall'oggetto della discussione per attaccarsi a ciò che l'avversario ha detto”.

La Pisanty cita, a tale proposito, l'argumentum ad personam descritto da Arthur Schopenhauer nel suo saggio Sull'arte di ottenere ragione: “Quando ci si accorge che l'avversario è superiore e si finirà per avere torto, si diventi offensivi, oltraggiosi, grossolani, cioè si passi dall'oggetto della contesa (dato che in quella sede si ha partita persa) al contendere e si attacchi in qualche modo la sua persona”.

I negazionisti sceglierebbero, fra le varie testimonianze ufficiali, quelle dei bersagli simbolici, come Anna Frank, esprimendo dubbi sull'autenticità degli scritti o sulla comprensione del testo, come nel caso di Rudolf Höß, o insinuando che la testimonianza è inventata o forzata o che sia un falso, come in molti casi relativi alle deposizioni lasciate dai gerarchi nazisti al processo di Norimberga.

I negazionisti, insomma, secondo l'autrice metterebbero in dubbio la veridicità di alcune testimonianze simbolicamente importanti, per arrivare a sostenere che tutte siano state fraintese, più o meno volutamente, nel loro vero significato. Appigliandosi ai minimi errori commessi dai testimoni (sia da parte dei superstiti, sia da quella delle SS), i negazionisti saltano precipitosamente alla conclusione che, se il testimone si è sbagliato su un dettaglio, nulla garantisce che egli non si sia sbagliato anche sul resto (è la logica del "Falsus in uno, falsus in omnibus").

All'occorrenza, tali autori non esiterebbero a fabbricare fonti inesistenti, come il presunto computo della Croce Rossa Internazionale, per cui le vittime della ferocia nazista non sarebbero state più di trentamila. La Pisanty sottolinea come la Croce Rossa Internazionale si sia preoccupata di smentire immediatamente tale informazione, infondata e del tutto falsa.

Note

  1. ^ (EN) «A characteristic of Holocaust denial is that it involves a politically motivated falsification of history.» Testimonianza dello storico inglese Sir Richard J. Evans citata in Sentenza del processo Irving vs Penguin Books e Deborah Lipstadt, presso l'Alta Corte di Giustizia 1996 -I- 1113, Queen's Bench Division, presieduta dal giudice Gray, cap. VIII - Justification: The claim that Irving is a “Holocaust denier”, capoverso 8.3, Londra, 24 marzo 2005.
  2. ^ Lettera del 26 dicembre 2005 di Robert Faurisson a Jawad Sharbaf, direttore generale dell'Istituto di scienze politiche di Tehran, nella quale il massimo negazionista mondiale afferma: "L’impostura dell’Olocausto è la spada e lo scudo dello Stato ebraico; essa ne è l’arma numero uno. Essa permette agli ebrei e ai sionisti di mettere sotto accusa il mondo intero: in primo luogo la Germania del III Reich che avrebbe commesso un crimine abominevole e senza precedenti, poi il resto del mondo che l’avrebbe lasciata commettere questo stesso crimine.". Cfr. l'"Archivio Faurisson" presso la sezione italiana del sito della Association des Anciens Amateurs de Récits de Guerres et d'Holocaustes
  3. ^ R. Faurisson, "Le falsificazioni di Auschwitz" secondo un dossier de L'Express, "Sentinella d'ltalia" n.259, 1995
  4. ^ [1] A.Butz, Contesto storico e prospettiva d'insieme nella controversia dell'olocausto
  5. ^ [2] Le ragioni del revisionismo storico contro la menzogna olocaustica
  6. ^ [3] C.Mattogno, Da Francesco Germinario a Luigi Vianelli, ossia il tracollo dell'anti-"negazionismo" in Italia
  7. ^ Nei paesi di lingua francese si utilizza quindi la parola "Négationnisme", nei paesi di lingua inglese "Holocaust denial" (dal verbo "to deny", che significa "negare"), nei paesi di lingua tedesca "Holocaustleugnung" (dal verbo "leugnen", che significa "negare", ma anche "mentire"), nei paesi di lingua spagnola "Negacionismo del Holocausto", nei paesi di lingua portoghese "Negação do Holocausto".
  8. ^ [4] A.Di Giovine, Il passato che non passa: 'Eichmann di carta' e repressione penalein Diritto pubblico comparato ed europeo, Giappichelli, Torino, 2006, fasc. 1, pp. XIV-XXVIII
  9. ^ (DE) Verbotsgesetz, legge austriaca che proibisce il nazionalsocialismo, promulgata nel 1947 con emendamenti del 1992
  10. ^ Corriere della Sera, 27-01-2007 - L'Onu contro il negazionismo 22 stati non votano, no dell'Iran
  11. ^ [5] C. Mattogno, Come gli storici delegano alla giustizia il compito di far tacere i revisionisti
  12. ^ G.Mosse, Il razzismo in Europa. Dalle origini all'Olocausto, Laterza, Bari 2003 - ISBN 88-420-5401-1
  13. ^ C.Saletta, Per il revisionismo storico contro Vidal-Naquet, Graphos 1993, p. 30
  14. ^ Paul Rassinier, "Il dramma degli ebrei europei", Ed. Europa, 1967
  15. ^ Richard E. Harwood, "Did Six Million Really Die?", Samisdat Publishers, Ltd, 1974
  16. ^ L'ipotesi Madagascar
  17. ^ "Ogni cosa è illuminata", minuto 33
  18. ^ "I carnefici della porta accanto. 1941: il massacro della comunità ebraica di Jedwabne in Polonia", Gross Jan T., Arnoldo Mondadori Editore, 2002
  19. ^ Leon Degrelle, "Lettera al Papa sulla truffa di Auschwitz", Ed. Sentinella d' Italia, 1979
  20. ^ a b Dal dossier "66 domande e risposte sull' olocausto" pubblicato da Institute for Historical Review
  21. ^ a b Jurgen Graf, "L'Olocausto allo scanner", Ed. Gideon Burg, 1993
  22. ^ Roger Garaudy, "I miti fondatori della politica israeliana", Ed. Graphos, 1996
  23. ^ Shlomo Venezia, Sonderkommando Auschwitz, Rizzoli, Milano, 2007
  24. ^ Ibidem
  25. ^ Un numero del The Journal of Historical Review
  26. ^ [6] Il verdetto del processo Irving - Lipstadt
  27. ^ Wellers G: Les chambres a gaz ont existe : des documents, des temoignages, des chiffres, Gallimard, 1981 (ed.it : Le camere a gas sono esistite: documenti testimonianze cifre. Torino, 1997
  28. ^ Wellers G: A propos du "rapport Leuchter" et les chambres a gaz d'Auschwitz. Le Monde Juif 134 (Apr-June 1989)
  29. ^ Pressac JC: Les carences et incohérences du Rapport Leuchter, Jour J., la lettre télégraphique juive, 12.12.1988 versione on line, su phdn.org.
  30. ^ Pressac JC: Auschwitz: Technique and operation of the gas chambers, The Beate Klarsfeld Foundation, New York, 1989 versione on line, su holocaust-history.org.
  31. ^ Pressac JC: Les crématoires d’Auschwitz. La machinerie du meurtre de masse, CNRS Éditions, 1993
  32. ^ REPORT OF PROFESSOR ROBERT JAN VAN PELT, su holocaust-history.org.
  33. ^ Rich Green's Homepage, su holocaust-history.org.
  34. ^ Michael Shermer and Alex Grobman: Denying History.Who Says the Holocaust Never Happened and Why Do They Say It?, su skeptic.de.
  35. ^ Baumann Z., Modernità e Olocausto, il Mulino, Bologna 1992, p. 11
  36. ^ Valentina Pisanty, L'irritante questione delle camere a gas. Logica del negazionismo, Bompiani 1998 ISBN 88-452-3588-2.

Bibliografia

Sul negazionismo

  • Isaiah Berlin, Il legno storto dell'umanità, Adelphi, Milano, 1994
  • Alberto Burgio, L' invenzione delle razze: studi su razzismo e revisionismo, Roma, Manifestolibri, 1998
  • Richard J. Evans, Negare le atrocità di Hitler. Processare Irving e i negazionisti, Sapere 2000 ediz. Multimediali, 2003
  • Marcello Flores, Storia, Verità e Giustizia, Arnoldo Mondadori Editore, Milano 2001
  • AA.VV., Il nazismo oggi. Sterminio e negazionismo, Brescia, Fondazione Luigi Micheletti, 1996
  • Francesco Germinario, Estranei alla democrazia. Negazionismo e antisemitismo nella destra radicale italiana, Pisa, BFS, 2001
  • Leonelli R., Muscatello L., Perilli V., Tomasetta L., "Negazionismo virtuale: prove tecniche di trasmissione", in Altreragioni, n. 7, 1998
  • Deborah Lipstadt, Denying The Holocaust, New York Free Press 1986
  • Domenico Losurdo, Il revisionismo storico: problemi e miti Bari, Laterza, 2002
  • Valentina Pisanty, L'irritante questione delle camere a gas. Logica del negazionismo, Milano, Bompiani, 1998
  • Pier Paolo Poggio, Nazismo e revisionismo storico, Roma, Manifesto libri, 1997
  • Rotondi F., Luna di Miele ad Auschwitz. Riflessioni sul negazionismo della Shoah, con nota di L. Parente, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 2005
  • Gian Enrico Rusconi, Germania un passato che non passa
  • Michael Shermer, Alex Grobman, Negare la storia. L'olocausto non è mai avvenuto: chi lo dice e perché (tit. orig. Denying History: Who Says the Holocaust Never Happened and Why Do They Say It?), Roma, Editori Riuniti, 2002
  • L.Canfora L'uso politico dei paradigmi storici, Laterza, Roma-Bari 2010.
  • D.Losurdo, Il revisionismo storico. Problemi e miti. Laterza, Roma-Bari 1996.
  • M.Testa, Il revisionismo storico. Le opinioni di studiosi e intellettuali. Historica edizioni, Cesena 2013.
  • A cura di A. del Boca, La storia negata : il revisionismo e il suo uso politico. Neri Pozza,Vicenza 2010.
  • C.Vercelli, Il negazionismo. Storia di una menzogna. Laterza, Roma-Bari 2013.

Sull'Olocausto

Lo stesso argomento in dettaglio: Olocausto (bibliografia).
  • Hoss R., Comandante ad Auschwitz, Torino, Einaudi, 1960.
  • Lauryssens S., Diario di un nazista, Roma, Newton & Compton, 2002

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