San Marco Argentano
| San Marco Argentano comune | |
|---|---|
| Localizzazione | |
| Stato | |
| Regione | |
| Provincia | |
| Amministrazione | |
| Sindaco | Virginia Mariotti (Continuità e Rinnovamento) dal 10-6-2024 |
| Territorio | |
| Coordinate | 39°33′N 16°07′E |
| Altitudine | 426[1] m s.l.m. |
| Superficie | 80,5 km² |
| Abitanti | 6 808[2] (31-7-2025) |
| Densità | 84,57 ab./km² |
| Frazioni | Cimino, Ghiandaro, Iotta, Matina, San Marco Scalo, ecc. |
| Comuni confinanti | Bisignano, Fagnano Castello, Cervicati, Mongrassano, Roggiano Gravina, Santa Caterina Albanese, Tarsia |
| Altre informazioni | |
| Cod. postale | 87018 |
| Prefisso | 0984 |
| Fuso orario | UTC+1 |
| Codice ISTAT | 078123 |
| Cod. catastale | H981 |
| Targa | CS |
| Cl. sismica | zona 1 (sismicità alta)[3] |
| Nome abitanti | sanmarchesi |
| Patrono | san Marco Evangelista |
| Giorno festivo | 25 aprile |
| Cartografia | |
| Sito istituzionale | |
San Marco Argentano è un comune italiano di 6 808 abitanti[2] della provincia di Cosenza in Calabria. Centro urbano di antica storia, sito lungo la Valle del Crati in zona collinare, dal clima mite e temperato, è un importante riferimento storico e culturale della provincia.
È sede della diocesi di San Marco Argentano-Scalea
Geografia fisica
[modifica | modifica wikitesto]Il comune di San Marco Argentano ha un'estensione territoriale di 78,28 km² ed è prevalentemente collinare.
Territorio
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Il territorio comunale, che si sviluppa lungo un'estesa pianura attraversata dal fiume Follone, sul versante della Montagna Magna e prevalentemente su aree collinari, si estende per circa 78 km² e comprende oltre al centro urbano quattro maggiori contrade: Iotta, Ghiandaro, Scalo e Cerreto e altre minori, abitate complessivamente da circa due terzi della popolazione totale.
È attraversato da un'estesa rete stradale, con un asse viario a scorrimento veloce che lo collega allo Ionio e al Tirreno, con strade statali e provinciali che consentono il raggiungimento rapido dei comuni viciniori, dei due svincoli autostradali, del capoluogo. Le strade comunali, quasi tutte asfaltate, consentono di raggiungere le molteplici contrade.
L'antica consuetudine di abitare nelle zone rurali, anche in zone isolate, caratterizza il paesaggio sanmarchese per la presenza di numerose abitazioni sparse e di piccoli o medi appezzamenti coltivati: tali insediamenti, anche se presentano lo svantaggio del frazionamento terriero, hanno impedito i processi di inaridimento dei suoli e hanno consentito la sopravvivenza a molte famiglie prive di altri redditi. Oggi rappresentano la maggiore risorsa economica del territorio.
Clima
[modifica | modifica wikitesto]Il clima di San Marco Argentano è tipico mediterraneo delle aree interne collinari. Presenta estati calde ed afose ed inverni freddi ed umidi. La tabella climatica di riferimento è quella della Stazione meteorologica di Bonifati.
Di seguito è riportata la tabella con le medie climatiche e i valori massimi e minimi assoluti registrati nel trentennio 1971-2000 e pubblicati nell'Atlante Climatico d'Italia del Servizio Meteorologico dell'Aeronautica Militare relativo al medesimo trentennio.[4]
| BONIFATI (1971-2000) | Mesi | Stagioni | Anno | ||||||||||||||
|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
| Gen | Feb | Mar | Apr | Mag | Giu | Lug | Ago | Set | Ott | Nov | Dic | Inv | Pri | Est | Aut | ||
| T. max. media (°C) | 10,7 | 11,0 | 13,1 | 15,9 | 20,3 | 24,1 | 27,1 | 27,8 | 24,7 | 20,2 | 15,2 | 11,9 | 11,2 | 16,4 | 26,3 | 20,0 | 18,5 |
| T. min. media (°C) | 5,8 | 5,4 | 6,8 | 8,9 | 13,1 | 16,5 | 19,2 | 19,8 | 17,1 | 13,7 | 9,6 | 7,0 | 6,1 | 9,6 | 18,5 | 13,5 | 11,9 |
| T. max. assoluta (°C) | 21,0 (1987) | 25,0 (1977) | 25,4 (1991) | 28,4 (1999) | 34,0 (1994) | 37,4 (1982) | 38,6 (1998) | 40,0 (1999) | 36,0 (1975) | 32,6 (1993) | 26,0 (2000) | 24,2 (1989) | 25,0 | 34,0 | 40,0 | 36,0 | 40,0 |
| T. min. assoluta (°C) | −5,4 (1979) | −3,2 (1991) | −5,0 (1987) | 0,4 (1997) | 5,0 (1987) | 8,8 (1980) | 12,0 (1971) | 12,0 (1977) | 8,4 (1971) | 2,8 (1978) | −1,0 (1998) | −2,8 (1991) | −5,4 | −5,0 | 8,8 | −1,0 | −5,4 |
| Giorni di calura (Tmax ≥ 30 °C) | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 2 | 5 | 8 | 2 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 15 | 2 | 17 |
| Giorni di gelo (Tmin ≤ 0 °C) | 2 | 2 | 1 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 1 | 5 | 1 | 0 | 0 | 6 |
| Precipitazioni (mm) | 92,7 | 105,9 | 84,3 | 94,4 | 57,7 | 35,4 | 23,1 | 37,6 | 64,6 | 113,5 | 140,9 | 130,5 | 329,1 | 236,4 | 96,1 | 319,0 | 980,6 |
| Giorni di pioggia | 10 | 11 | 9 | 11 | 7 | 4 | 2 | 3 | 6 | 9 | 11 | 11 | 32 | 27 | 9 | 26 | 94 |
| Giorni di nebbia | 4 | 4 | 4 | 5 | 5 | 2 | 1 | 0 | 1 | 1 | 2 | 3 | 11 | 14 | 3 | 4 | 32 |
| Umidità relativa media (%) | 79 | 77 | 75 | 75 | 76 | 76 | 75 | 74 | 74 | 78 | 79 | 80 | 78,7 | 75,3 | 75 | 77 | 76,5 |
Origini del nome
[modifica | modifica wikitesto]Il toponimo Marco deriva dal nome di Marco evangelista, oggi patrono della diocesi. Esisteva un vicus Prato Marco attestato nell'XI secolo da Goffredo Malaterra[5]. Il secondo nome Argentano fu aggiunto con deliberazione di consiglio n.74 in data 1862, per evitare toponimie uguali, con la seguente motivazione: "Considerando che l'attuale Comune di Sammarco à origine dallo antico Argentanum così per favorire la tradizione delibera che il nome di Argentano venchi aggiunto a quello di Sammarco talché da ora innanzi questo Comune si distinguerà col nome di Sammarco Argentano".

L'identificazione di San Marco con la città di Argentanum, citata da Tito Livio (Ab Urbe condita, XXX 19, 10) assieme ad altri centri bruzi che si unirono ai Romani nella battaglia contro Annibale, risale ad anni precedenti l'assunzione della deliberazione.
Un elenco di nomi diversi attribuiti alla città è contenuto in un documento del 1692, stilato dal sindaco dei Nobili don Ignazio Gonzaga. Il documento è reperibile solo nella trascrizione che ne fece Leopoldo Pagano, sacerdote e storico dell'Ottocento.
"È posta la fidelissima città di San Marco nella Calabria superiore venti miglia distante dalla città di Cosenza, e da Tito Livio, e d'altri storici fu nomata Mandonica, e tal'hora Argentano, fu dessa edificata dalli abitatori della distrutta Città di Sibari, come s'ha per tradizione delli stessi antichi Cittadini di S. Marco, quale viene confermata da Giovanni Giovane nella sua Storia Tarentina lib.8 Cap. p.mo..." [6]
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Tracce di presenze pre-romane e romane
[modifica | modifica wikitesto]Il presupposto di una remota antropizzazione del territorio è rappresentato dalla Sibaritide abitata dall'uomo fin dai tempi del neolitico, come attestano numerosi ritrovamenti archeologici conservati nel Museo di Sibari e le testimonianze del sito archeologico neolitico di Torre Mordillo, distante poco più di 10 km da San Marco Argentano[7].
Un reperto di epoca romana fu rinvenuto in contrada Cimino nel 1967. Si tratta di un grosso doglio[8], oggi conservato al Museo archeologico di Sibari. Da scavi nella stessa contrada sono venuti alla luce frammenti fittili e tracce di un percorso viario. Altri reperti sparsi furono recuperati dal Comune di San Marco Argentano, in località Rossillo, nel corso dei lavori di costruzione della Strada delle Terme.[senza fonte]
L'avvento del cristianesimo
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In passato si era creduto che l'epoca cristiana fosse stata segnata dal passaggio dell'evangelista Marco[9]. Da lui la città avrebbe preso il nome, dopo la conversione dei suoi abitanti e il battesimo impartito a Senatore, Viatore, Cassiodoro e alla loro madre Dominata.[10]. Costoro sono considerati i martiri della città, secondo la tradizione e il racconto di una Passio bizantina del X secolo. La chiesa del Loco Santo e le reliquie ne perpetuano il ricordo e la fede.[11]
Da quanto sopra esposto si ricava un approccio storiografico, avviato nel Cinquecento da Giovanni Giovine nell'opera "De antiquitate et varia Tarentinorum fortunae" e continuato fino ai nostri giorni, tendente a retrodatare la nascita di San Marco, per avvalorare la conversione di una città pagana.[senza fonte]
Eduardo Bruno, scultore e studioso di storia, ha avanzato l'ipotesi che da Argiro (Argentanum in epoca romana) si ricavasse l'argento per la coniazione delle monete sibarite (Monetazione_di_Sybaris). Rinaldo Longo, linguista e glottobiologo, ritiene invece ciò pura fantasia, poiché è noto che Sibari ricavava l'argento dalle miniere dell'argentera di Longobucco. Egli, infatti, scrive che se Argyron, Argiro, Argentanum castrum sono i nomi che secondo gli storici locali ebbe San Marco Argentano nell'antichità[12], non vi è alcuna attinenza con presunte miniere d'argento. Argentano (dal latino Argentanum) "vuol dire ‘podere che appartiene ad Argento’, 'possedimento di Argento', cioè possedimento della Gens Argentana, per il preciso valore di suffisso di appartenenza, o di suffisso prediale che ha –anum, [13]. Argento è un cognome ancora esistente[14] a San Marco Argentano e in qualche altro comune vicino e in altre parti d'Italia.
È da supporre allora che siano stati membri di una stessa gens romana, appunto la Gens Argentana, cioè degli Argento, che probabilmente appartenevano alla classe dei cavalieri, detta anche classe equestre, ad aver avuto, in epoca romana, il possesso e/o il comando, in Francia del territorio di Argentan e in Italia di quello di Argentano[15].
Il nome della città è attestato per la prima volta dallo storico Goffredo Malaterra nell'XI secolo con l'arrivo di Roberto il Guiscardo. Anche l'antica Argentano, di cui la città porta attualmente il nome, è frutto di una tradizione basata esclusivamente sulla citazione dello storico Tito Livio di una non identificata città brettia. Il municipio, a conferma dell'origine documentale del proprio nome, ha adottato il logo col profilo del condottiero normanno e la scritta Città del Guiscardo, in aggiunta a quello ufficiale del leone di San Marco Evangelista.[senza fonte]
Il periodo normanno
[modifica | modifica wikitesto]La nascita dell'attuale centro storico si deve all'arrivo dei Normanni e in particolar modo a Roberto il Guiscardo, come attestano Amato di Montecassino ("quant ala en Calabre, hedifica la rocche de Saint Marc") e Goffredo Malaterra ("castrum, quod Sancti Marci dicitur, firmavit"), e la presenza di due architetture: la cosiddetta 'cripta', una complessa sostruzione concepita quale prolungamento della base di appoggio della Cattedrale, e la chiesa di San Giovanni degli Amalfitani, oggi museo diocesano. Un'altra importante struttura, che testimonia la decisiva presenza normanna, è ubicata a due km dal centro urbano: l'abbazia della Matina, in origine benedettina. Il monumento eletto a simbolo del paese, cioè la torre medievale, benché venga popolarmente identificato come "normanno", da recenti revisioni storiche risulta edificato in epoca successiva, presumibilmente attorno al XIV secolo.
L'insediamento militare normanno, assimilabile alla tipologia delle fortificazioni definite Motte castrali, trova un puntuale riferimento nello sperone roccioso sovrastante l'attuale area della cattedrale, chiamato Motta e nel sottostante "Vaglio" (trasposizione locale del Baglio italico, Bagghiu siciliano, Bailey inglese, baile o basse-cour francese), un quartiere documentato fino all'Ottocento, quando l'odonomastica ne ha cancellato il valore testimoniale. In precedenza, per una equiparazione del termine "castrum" a castello, si era ritenuto, riduttivamente, che la motta castrale fosse rappresentata dal rivellino della torre e dal quartiere sottostante. La naturale elevazione fortificata della Motta che sovrasta la vallata, risulta strategicamente più idonea al controllo del territorio, rispetto all'elevazione artificiale della torre su un'area collinare. Oltretutto tale area collinare non trova rispondenza con la solida altura ("mont moult fort") descritta da Amato di Montecassino come origine di una successiva fortificazione castrale ("appareillà de ligname").[16]
Anche la nascita del primo insediamento abitativo, sul costone roccioso occidentale, va attribuita ai normanni e più esattamente al Guiscardo, che assegnò quella vasta area denominata Vardara, con il territorio sottostante, ai sessanta sclavi mercenari al suo seguito. Viene quindi smentita l'ipotesi di abitanti rifugiatisi sul promontorio a seguito di incursioni saracene. La presenza slava è documentata da una relazione ad limina del 1665 del vescovo del tempo Teodoro Fantoni, da alcuni toponimi e dalle circostanze dettagliatamente narrate dallo storico Malaterra. Dalle evidenze di tali riscontri, risulta che gli slavi erano di origine macedone e, precisamente sclaveni dragoviti della Macedonia del Nord, sottoposti alla giurisdizione bizantina. Il quartiere della Vardara, che prende il nome del fiume macedone Vardar, la chiesa di Santa Maria de Illirico (oggi dei Longobardi), la porta dei Tribulisi (appartenenti ad una tribù) con l'omonima contrada sottostante, il quartiere del Crité ("krites" era il magistrato bizantino a cui i drogoviti erano sottoposti) attestano quanto detto sopra. La chiesa anzidetta in altro documento è chiamata "della porterola", lasciando intendere che i normanni avessero posto una porta secondaria di accesso al castrum.
Ancora oggi il centro storico presenta l'originaria struttura feudale, lungo la dorsale del percorso che unisce il Duomo e la torre normanna. La parte occidentale, quella più antica e popolata di cui abbiamo ampiamente parlato, è nascosta alla vista, l'altra più esposta e più prossima alla torre coincideva con l'antico quartiere ebraico della Giudeca. Adolfo La Valle, sulla base di documenti conservati nel convento della Riforma, afferma che gli Ebrei erano in San Marco assai potenti: avevano un quartiere segregato che anche oggi si chiama la Giudeca, una piccola sinagoga, il traffico della seta e dei grani, il monopolio della piazza e dei mercati, speciose tintorie[17].
L'accesso al paese, oltre che attraverso la vecchia Porterola di Santa Maria, lungo la strada proveniente dal Fullone e zone a monte, era possibile dalla Pie' la Silica che si arrampicava dalla valle del Fullone all'area dove si erge il Duomo passando per la contrada Santo Pietro. Solo dopo la costruzione della strada cosiddetta militare, che congiungeva Castrovillari con San Fili, la città si aprì ai traffici commerciali con i centri vicini, modificando il proprio assetto urbano che si sviluppò lungo le nuove arterie.
La presenza di vari monumenti, di chiese, di palazzi e blasoni gentilizi è all'origine degli appellativi che connotano questa antica città, definita ancora oggi "normanna" o presuntuosamente "dei nobili", per la presenza di varie famiglie storiche.
Le famiglie feudatarie
[modifica | modifica wikitesto]San Marco può ben fregiarsi del titolo città normanna, perché non solo essa fu ripopolata, fortificata e resa in pratica una piccola "capitale" nella Calabria del nord da Roberto il Guiscardo, nel 1050, ma i suoi feudatari successivi furono tutti normanni, dall'XI al XVII secolo, tranne forse una parentesi nel periodo svevo. La dinastia reale normanna termina alla fine del XII secolo quando subentrano gli Svevi.
Durante il regno della dinastia sveva sappiamo da un documento conservato nell'archivio dei florensi - che nel 1218 era conte di San Marco tale Raynaldo de Guasto, affiancato dalla contessa Agnese, sua moglie, e da Pietro, suo figlio. Raynaldo era anche Capitano e Giustiziere di Calabria e Val di Crati, e pure lui era probabilmente di origine normanna. Si passa poi al 1298, quando divenne Signore di San Marco un altro nobile di sangue normanno, Ruggero di Sangineto, la cui famiglia aveva preso tale cognome dal suo possedimento di Sangineto.
Dal 1298 al 1342 San Marco è infeudata ai Sangineto, i quali hanno molta influenza nella regione perché i principali membri della famiglia (Ruggero, Francesco, Gerardo e Ruggero II) ricopriranno tutti la carica di Capitano Generale e anche di Giustiziere sia della Calabria e sia di Val di Crati e Terra Giordana.
La Signoria dei Sangineto su San Marco termina nel 1342, quando l'ultima erede di questo ramo del casato, Bionda Sangineto, sposa un altro nobile di sangue normanno, Roberto Sanseverino conte di Terlizzi. Così per via matrimoniale ("maritali nomine") oltre a San Marco vanno in possesso dei Sanseverino di Terlizzi anche Corigliano, con il titolo di contea, Sangineto, Belvedere, Bollita, Satriano e Salandra. Si ha notizia che nel giorno di questo matrimonio il re Roberto I di Sicilia regalò agli sposi la terra di Regina, sempre in Calabria, con il suo castello.[senza fonte]
I Sanseverino
[modifica | modifica wikitesto]Ad entrare in possesso di tutti questi titoli e feudi fu Giovanna Sanseverino, figlia ed erede di Roberto conte di Terlizzi, che li recò poi in dote al marito Carlo Ruffo, terzo conte di Montalto e signore di Cariati, Paola e Fuscaldo. Tutto il complesso dell'eredità - compreso San Marco - passò quindi, verso il 1375, nelle mani del loro primogenito Antonio Ruffo, quarto conte di Montalto e secondo conte di Corigliano, il quale con dispensa apostolica aveva sposato la cugina Giovannella Sanseverino. Da questo matrimonio nacquero due femmine e due maschi: fu uno di questi ultimi, Carlo, che ereditò tutti i titoli e i feudi, verso il 1383, dopo aver sposato la sua lontana parente in linea materna Francesca Sanseverino, detta "Ceccarella". Da questa unione nacquero solo due figlie legittime, Covella e Polissena. Quest'ultima sposò, nel 1415, Giacomo Mailly (Gran Siniscalco del Regno di Sicilia) ed ebbe assegnato come pegno della sua dote il feudo di San Marco, che nel secondo decennio del '400 venne elevato al rango di ducato dalla regina Giovanna II. Dopo la morte di Polissena, nel 1445, il ducato di San Marco passò, come da accordi familiari precedenti, al nipote Antonio Sanseverino (figlio di Ruggero Sanseverino e di Cubella Ruffo, zia di Polissena) il quale divenne così il secondo duca di San Marco oltre che sesto conte di Altomonte, conte di Corigliano, quinto conte di Tricarico, quinto conte di Chiaromonte e conte di Mileto. Egli sposò Gozzolina Ruffo e il loro primogenito, Luca Sanseverino, acquisterà poi il principato di Bisignano dal re Ferrante d'Aragona per 20.000 ducati, nel 1462. In tal modo San Marco passò al ramo calabrese della famiglia Sanseverino, i potentissimi principi di Bisignano, i quali che però non abbandoneranno mai il ducato di San Marco.
I Sanseverino di Bisignano - che, come si è detto, erano di discendenza normanna - terranno il ducato di San Marco fino al 1606, anno della morte di Nicolò Bernardino. Dopo di lui il vasto Stato feudale dei principi di Bisignano verrà smembrato e suddiviso tra vari eredi.[senza fonte]
Epoca contemporanea
[modifica | modifica wikitesto]Negli anni della Seconda guerra mondiale, tra il 1940 e il 1943, San Marco Argentano fu uno dei 14 comuni della Calabria designati dalle autorità fasciste ad accogliere profughi ebrei in internamento libero.[18] I 17 internati provenivano in maggioranza dalla Polonia. Nel settembre 1943, i 7 di essi, che si trovavano ancora in paese, furono tutti liberati con l'arrivo dell'esercito alleato e così i 3 di loro trasferiti nel frattempo in altre località della Calabria. Riuscì a sfuggire alla deportazione anche Rodoldo Granitz (inviato nel 1942 nel vicentino). Perirono invece ad Auschwitz Lea Hirschorn e i 5 membri della famiglia Mendelsohn (madre e quattro bambini) che, riunitesi ai propri mariti, da San Marco Argentano erano stati trasferiti a Castelnuovo Garfagnana nell'ottobre 1941.[19]
La toponomastica
[modifica | modifica wikitesto]La toponomastica storica supplisce alla mancanza di documenti sulle origini e lo sviluppo dell'originario nucleo abitato. I nomi di antichi quartieri sono contenuti nella Platea del Monastero di Santa Chiara del 1632[20]. Il quartiere più antico era quello detto Trivolisi, il cui nome compare nella citata Platea e in un atto di morte del 1823. Il quartiere occupava la parte sottostante l'attuale abitato, dalla chiesa del Luogo Santo sino all'interno delle mura allora esistenti (intra menia civitatis), ma in origine doveva essere molto esteso come attestato dagli atti catastali che ne identificavano una zona occidentale e una orientale confinante con la Mensa vescovile. Domenico Martire (1634-1704) afferma che vi nacque il pittore Pietro Negroni nel 1505.
Il quartiere del Crité
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Il quartiere più vasto era quello chiamato il Critè o del Critè o Criteo, che comprendeva quasi l'intero abitato di ponente. Il perimetro iniziava dall'attuale via Iulia, proseguendo fino alle mura di Capo le Rose o porta dei Tribulisi, passando per Santa Maria della Nova, raggiungeva Sant'Antonio Abate, dove esistevano muraglie e una torretta di accesso al paese. La presenza di mura, torri e porte di accesso documentate dalla Platea delle Clarisse è indicativa di un abitato situato entro un perimetro fortificato, che potrebbe risalire al dominio normanno, se non fosse per il nome Critè che potrebbe far supporre un'origine antecedente. Esso, infatti, deriva dal termine greco Krités, con cui veniva indicato un funzionario bizantino con compiti di notaio e magistrato[21]. Il fatto che l'antico quartiere Trivolisi fosse in gran parte fuori le mura e in piccola parte (la troppa di Giustina) all'interno di esse, conferma quanto sopra detto riguardo la presenza originaria di slavi. Negli anni alcuni dei vecchi quartieri come la citata Porterola, detto anche il Calcinaro, Cosimo o Acqua di Cosimo, Santo Mele, San Lorenzo, tutti sottostanti l'attuale centro urbano, scomparvero.
Porte e mura della città
[modifica | modifica wikitesto]La presunta esistenza di un castrum romano o bizantino comprendente l'attuale torre e il quartiere sottostante del Casalicchio, non è storicamente documentata, mentre sono documentati un arco di accesso alla città, resti di mura e di una torretta nel quartiere di Santo Marco sottostante il Casalicchio. La porta San Marco, chiamata anche Portavecchia, un tempo posta tra le case Cristofaro e di un tal Gennaro Carnevale, fu abbattuta nel 1862. Tutto ciò che era al di là della porta era detto fuori le mura, compresa la chiesa di San Marco e la fontana omonima. Non sappiamo a quale epoca risalissero porta e mura, ma la delibera consiliare con cui si decide l'abbattimento dell'arco, accenna alla presenza dello stemma dell'antico marchese (Spinelli di Fuscaldo, inizi XVII secolo). Da detta porta partiva la strada consolare che, attraversando le contrade Pellara e Valentoni, raggiungeva i territori di valle Crati. È certo che la cinta muraria e la porta risalivano ad un periodo antecedente quello documentato dallo stemma gentilizio, considerato che esse dovevano far parte del sistema difensivo collegato alla sovrastante torre. L'abitato compreso in quest'area era indicato indifferentemente con uno dei seguenti toponimi: Torre, Casalicchio, Santo Marco, Portavecchia.
I toponimi del dubbio
[modifica | modifica wikitesto]Altri toponimi interessanti sono rappresentati dai nomi di alcune località, ma la loro origine andrebbe indagata. Oltre al citato quartiere della Giudeca, vi sono le contrade Perizzito e Geremia, mentre a denotare l'origine bizantina esiste la contrada Sant'Opoli (probabilmente Sant'Euplo). Le località Castro Cucco, Lombardo e Valle Sala o Valle della Sala, e forse cozzo Salato, rimandano a denominazioni longobarde (Sala era la struttura organizzativa della piccola proprietà terriera longobarda).
Monumenti e luoghi d'interesse
[modifica | modifica wikitesto]I monumenti maggiori sono:


- Cattedrale di San Nicola
- Abbazia della Matina, aula capitolare (secc. XI-XIII),
- Torre medievale, cosiddetta "normanna" (presumibilmente sec. XIV),
- Cripta della Cattedrale (sostruzione del sec. XII),
- Complesso monastico di Sant'Antonio o dei Riformati (secc. XIII-XVIII),
- San Giovanni degli Amalfitani, oggi museo diocesano (sec. XII),
- Mulini della Corte o di Mezzo (secc. XV-XVIII),
- Monastero delle Clarisse, oggi sede municipale (1630),
- Chiesa di Santa Caterina (sec. XVII),
- Chiesa di Santo Marco (sec. XVIII),
- Chiesa del Luogo Santo o dei Martiri Argentanesi (trasferita da altro sito nel sec. XIX) e pianta del Santo Olivo bianco,
- Cappella della Benedetta, con grotticella di San Francesco di Paola,
- resti di mura, porte e torrette di accesso di epoca medievale,
- Nuovo e Vecchio Seminario,
- Fontana di Santomarco (sec. XVIII), rinominata 'di Sichelgaita' nel 1978 dal suo restauratore Eduardo Bruno
- Case gentilizie palaziate (con materiali lapidei originali -mensole e portali- risalenti ai secoli XVIII-XIX).
- Antichi quartieri: Santa Maria, Crité, Sant'Antonio Abate, Santo Pietro, la Motta, Vaglio, San Lorenzo, Casalicchio, Santo Marco o Porta Vecchia, Giudeca, Riforma, Sacramento
- Residui di antiche dimore rurali in mattoni crudi nelle contrade Iotta, Prato, Ghiandaro, Mancino, Spinetto.
- Casini padronali a Valle Sala-Scarniglia, Colabello, Ghiandaro, Maiolungo, Coppolillo, Prato, Fraccicco, Caselle
-
Cattedrale
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Loco Santo o Chiesa dei Martiri Argentanesi
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Chiesa e convento della Riforma
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Cappella "la benedetta"
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Torre medievale
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'Cripta' normanna (sostruzione)
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Villa Amodei
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Via Roberto il Guiscardo
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Via Nelson Iacovini al crepuscolo
Società
[modifica | modifica wikitesto]Evoluzione demografica
[modifica | modifica wikitesto]Abitanti censiti[22]

Economia
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L'economia, fino agli anni Settanta prevalentemente agricola, ha subito una profonda trasformazione con l'avvio dei piani di urbanizzazione e industrializzazione. Molti dei terreni agricoli sono stati trasformati in insediamenti urbani e una vasta area compresa tra le contrade Cimino e Scalo è diventata l'Area di Sviluppo Industriale del Fullone, successivamente estesa a commercio e servizi.
La nascita di piccole imprese edilizie ha spostato molti lavoratori dall'agricoltura all'industria e successivamente ai servizi e a settori della media e grande distribuzione.
La presenza di scuole, uffici pubblici, servizi sanitari ecc. ha accresciuto inizialmente il settore terziario, che oggi risente della crisi legata alla diminuzione di utenze e alle politiche di contenimento della spesa pubblica.
Anche l'area industriale non ha prodotto in termini occupazionali e produttivi i benefici previsti, mentre la presenza nell'area di un centro di grande distribuzione ha assorbito alcune centinaia di unità lavorative, determinando comunque una riduzione dei commerci a conduzione familiare. Il settore agricolo ha visto negli anni più recenti l'ingresso di giovani produttori che in taluni casi hanno dato luogo a cooperative, ad offerte ricettive-turistiche, a produzioni legate all'industria di trasformazione.

La presenza in loco di una grande azienda con partecipazione estera è stata l'incentivo per un aumento della produzione, per la valorizzazione di prodotti locali, per colture sempre più specializzate, con la speranza di un ritorno economico adeguato a fronte dei sempre maggiori costi sostenuti.
Tra le attività più tradizionali e rinomate vi sono quelle artigianali, che si distinguono per la lavorazione delle terrecotte, caratterizzate da elementi popolari.[23]
Il settore turistico, anche per la nascita di nuove strutture ricettive, vede la presenza, prevalentemente nel periodo estivo, di singoli visitatori e di piccole comitive, attratte da aspetti religiosi, storico-artistici, paesaggistici, gastronomici e delle tradizioni. In questo sforzo di attrazione sono da sempre impegnati enti pubblici, associazioni culturali laiche e religiose, privati cittadini, sia residenti che emigrati.
Non è un caso che San Marco Argentano possa vantare da sempre il nome di Città Ospitale: la tradizione vuole, infatti, che ad ogni straniero al suo arrivo alla Matina fosse attribuito il titolo di dominus. Nei secoli l'accoglienza non è cambiata.
Servizi e trasporti
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I trasporti pubblici sono effettuati da due aziende, con collegamenti feriali da e per il capoluogo, i vari comuni del comprensorio e la stazione di Paola. Nel periodo estivo vengono attivate corse verso i centri costieri termali e balneari.
La stazione ferroviaria, prossima alla zona industriale, è utilizzata da viaggiatori anche di altri comuni vicini, soprattutto pendolari, per raggiungere Cosenza e vari centri dell'area ionica.
Nel centro urbano sono presenti scuole materne, elementari, medie e superiori, nelle quattro contrade scuole materne ed elementari che servono con servizi di scuolabus anche le contrade minori circostanti.
Nel territorio sono presenti cinque istituti bancari di cui tre nel centro urbano e due in località Scalo.
San Marco è sede di distretto Sanitario, di Ospedale zonale e di centri Saub. Vi è la sede distaccata del Tribunale di Cosenza.
È sede di compagnia di carabinieri.
Amministrazione
[modifica | modifica wikitesto]Sindaci di San Marco Argentano
[modifica | modifica wikitesto]| Sindaci eletti dal Consiglio comunale (1946-1995) | ||
|---|---|---|
| Nome | Partito | Mandato |
| Giovanni Battista Santagata | Fronte Democratico Popolare (PCI-PSIUP-PRI) | 1946-1946 (sindaco per 4 mesi) |
| Salvatore Gaudio | 1946-1952 | |
| Francesco Selvaggi | Lista "La Torre" (Democrazia Cristiana) | 1952-1956 |
| Francesco Talarico | Lista "La Tromba" (PCI-PSI-PSDI-PRI) | 1956-1960 |
| 1960-1964 | ||
| Antonio Di Cianni | Democrazia Cristiana | 1965-1970 |
| Francesco Talarico | Partito Socialista Italiano | 1971-1976 |
| 1976-1978 | ||
| Paolo Chiaselotti | Partito Comunista Italiano | 1978-1980 |
| Antonio Di Cianni | Democrazia Cristiana | 1980-1985 |
| Osvaldo Verta | 1985-1986 | |
| Ernesto Mileti | 1986-1990 | |
| Mario Scarpelli | 1990-1991 | |
| Giulio Serra | 1991-1992 | |
| 1992-1995 | ||
| Sindaci eletti direttamente dai cittadini (dal 1995) | ||
| Nominativo | Lista | Mandato |
| Giulio Serra | Popolari e Democratici | 1995-1999 |
| 1999-2004 | ||
| Giuseppe Mollo detto Pinotto | Popolari e Democratici | 2004-2009 |
| Alberto Termine | Unione e Cambiamento per San Marco | 2009-2013 (dimissioni) |
| Eufemia Tarsia | Commissario prefettizio | 2013-2014 |
| Virginia Mariotti | Popolari e Democratici (dal 2014 al 2021)
Continuità e Rinnovamento (dal 2021) |
2014 - 2019
2019 - 2024 2024 - in carica |
Linea temporale dei sindaci
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Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ www.comuni-italiani.it, San Marco Argentano: Clima e Dati Geografici.
- ^ a b Bilancio demografico mensile anno 2025 (dati provvisori), su demo.istat.it, ISTAT.
- ^ Classificazione sismica (XLS), su rischi.protezionecivile.gov.it.
- ^ http://www.meteoam.it/modules/AtlanteClim2/pdf/(337)Bonifati.pdf[collegamento interrotto] Tabelle climatiche 1971-2000 dall'Atlante Climatico 1971-2000 del Servizio Meteorologico dell'Aeronautica Militare
- ^ "De rebus gestis Rogerii Calabriae et Siciliae comitis et Roberti Guiscardi ducis fratris eius", libro IV, cap. XXVI (Sed in prato Marco aliquantisper commoratus...)
- ^ "Franz von Lobstein, Settecento Calabrese, Napoli, Fausto Fiorentino Editore, 1977"
- ^ Mario Candido, Valle Crati prima e dopo la colonizzazione greca. Studio del Comprensorio, Venezia 1967
- ^ Foto del ritrovamento | https://www.sanmarcoargentano.it/novecento/arc_1961_70/doglio_67.htm
- ^ Giovanni Giovine, "De antiquitate et varia Tarentinorum fortuna" Napoli 1589
- ^ Gabriele Barrio, "De antiquitate et situ Calabriae" Roma 1571
- ^ P. Francesco Russo, I santi Martiri Argentanesi, Tip. S. Nilo
- ^ Salvatore Cristofaro, Crono-Istoria di San Marco Argentano
- ^ Gerhard Rolfs, Grammatica storica della lingua italiana e dei suoi dialetti, sintassi e formazione delle parole, Einaudi, Torino 1969, pp. 410–411
- ^ Argento | https://www.sanmarcoargentano.it/ottocento/cognomi_a_f/argento.htm
- ^ Rinaldo Longo, San Marco Argentano una città speciale in http://www.bitculturali.it cercando Rinaldo Longo Argentan San Marco Argentano
- ^ Amato da Montecassino, "L'ystoire del li Normant", testo edito da M. Campollion-Figeac, Parigi 1835
- ^ A. La Valle, Il convento dei frati minori, Nicastro, O.T. Gigliotti, 1906
- ^ Ebrei stranieri internati in Calabria. I comuni, tutti nella provincia di Cosenza, sono: Acri, Bianchi, Campana, Carpanzano, Castrovillari, Celico, Cerisano, Laino Bruzio, Lungro, Mormanno, Rogliano, San Marco Argentano, Santa Sofia d'Epiro e Spezzano della Sila, oltre al Campo di internamento di Ferramonti di Tarsia.
- ^ CDEC Digital library.
- ^ Platea
- ^ Augusto Placanica, Storia della Calabria antica dall'antichità ai giorni nostri, 1999 Roma, Donzelli Editore
- ^ Dati tratti da:
- Popolazione residente dei comuni. Censimenti dal 1861 al 1991 (PDF), su ebiblio.istat.it, ISTAT.
- Popolazione residente per territorio – serie storica, su esploradati.censimentopopolazione.istat.it.
Nota bene: il dato del 2021 si riferisce al dato del censimento permanente al 31 dicembre di quell'anno.
- ^ Atlante cartografico dell'artigianato, vol. 3, Roma, A.C.I., 1985, p. 15.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Adolfo La Valle, La torre di San Marco Argentano, Cosenza, Tip. La Bruzia, 1905
- Adolfo La Valle, Il convento dei frati minori in San Marco Argentano, Officina Tipografica Gigliotti, 1906
- Giuseppe Allegretti, San Marco Argentano nella Cronaca degli anni Cinquanta, Biblioteca Privata Franco Manieri
- Salvatore Cristofaro, Cronistoria della città di San Marco Argentano, Cosenza, Tip. Il Giornale di Calabria, 1932
- Francesco Russo, I Santi Martiri Argentanesi, Senatore, Viatore, Cassiodoro e Dominata, Grottaferrata, Sc. Tip. Italo-Orientale S. Nilo, 1952
- Padre Francesco Russo, Regesto Vaticano per la Calabria, Roma, G. Gesualdi Editore, 1974-80
- Alessandro Pratesi, Carte latine di abbazie calabresi provenienti dall'Archivio Aldobrandini, Roma, Biblioteca Apostolica Vaticana, 1958
- Mario Candido, Valle Crati prima e dopo la colonizzazione greca. Studio del Comprensorio, Venezia, 1967 (reperibile presso la Biblioteca Nazionale di Cosenza e di Firenze)
- Amedeo Miceli di Serradileo, Una dichiarazione di Luigi III d'Angiò dalla città di San Marco in Calabria, in "Archivio Storico per la Calabria e la Lucania", Roma, XLIII, 1976
- Giuseppe Guaglianone, Il feudalesimo a San Marco Argentano: storia di un demanio, Edizioni Glaux, 1976
- Emanuele Conti, San Marco Argentano, Cosenza, Editrice MIT, 1976
- Franz von Lobstein, Settecento Calabrese, Napoli, Fausto Fiorentino Editore, 1977
- Centro giovanile formazione e ricerca, La torre di San Marco Argentano, Azienda tipografica artigiana, 1978
- Diocesi San Marco A.-Scalea, San Marco Argentano: un passato ricco di storia, Cosenza, Arti grafiche Perri, 1982
- Luigi Fago, (Ufficio Turismo Diocesi),San Marco Argentano, Castrolibero, Arti Grafiche Perri, 1982
- Maria Teresa Lio, San Marco Argentano: vita religiosa, economica e sociale tra ‘700 e ‘800, Ed. Dottrinari, 1983
- Gaetano Mazzei, Antologia di proverbi e motti sanmarchesi, Cosenza, Benito Patitucci editore, 1984
- Antonio Paladino - Giovanni Troiano, Calabria Citeriore, Archeologia in provincia di Cosenza, Trebisacce, Galasso editore, 1989
- AA.VV., Atlante della Calabria, Cosenza, Cangemi, 1993
- Carmela Storino, Ricerca sul folklore della Calabria e della Campania, Corso ed. prof. Libera Università Maria SS. Assunta Roma, 1993
- ITCG, Sulle orme del passato in cammino verso il futuro, S. Marco A, Tipolitografia Sas, 1993
- Liceo-Ginnasio, Vita quotidiana nel territorio di San Marco Argentano durante la II guerra mondiale, S. Marco A, Tipolitografia Sas, 1998
- Eduardo Bruno, San Marco Argentano, Copyr Firenze, 1993
- Eduardo Bruno, Materiali e tecniche costruttive nei cantieri monastici dell'ordine cistercense italiano: la città contadina modello di Santa Maria della Matina, San Marco Argentano, Centro internazionale di studi sull'arte del periodo normanno-svevo, 1994
- Eduardo Bruno, Scalpellini di Calabria i cantieri e le scuole, La Petite Académie 1995
- Eduardo Bruno, San Marco città normanna, S. Marco A, Tipolitografia Sas, 1998
- Francesco De Pasquale, San Marco Argentano nella storia d'Italia, Cosenza, MIT, 1996
- Loredana Di Cianni, Congreghe di carità e opere pie nella Calabria di inizio secolo fine anni '20, S. Marco A, Tipolitografia Sas, 1997
- Ruggiero De Rosa – Ernesto Lo Feudo, Governo e amministrazione in un comune del meridione 1943-1946. San Marco Argentano nel passaggio dal regime fascista alle prime elezioni amministrative del dopoguerra, S. Marco A, Tipolitografia Sas, 1997
- Ruggiero De Rosa, Il castrum Sancti Marci: il borgo di S. Marco e la valle del Fullone nel basso medioevo, Cosenza, Brenner editore, 2016
- Anna Teresa Posteraro, La pubblica istruzione a San Marco Argentano dal 1901 al 1920, S. Marco A, Tipolitografia Sas, 1997
- Pietro De Rose – Enrico Marchiotti – Eugenio Viapiana, San Marco Argentano, Arcavacata di Rende, Università della Calabria, 1997
- Antonietta Siciliano, Vita amministrativa e politica dal 1900 al 1910 nella città di San Marco Argentano, S. Marco A, Tipolitografia Sas, 1997
- Franco Cipolla, Antonio Di Cianni, una vita al servizio di San Marco Argentano, Cosenza, ed. De Maria, 1998
- Stanislao Veltri, Vita amministrativa a San Marco dal 1819 al 1876 con elenco dei sindaci, S. Marco A, Tipolitografia Sas, 1997
- Stanislao Veltri, Gennaro Amodei (1681-1715) missionario apostolico in Cina, Cosenza, Tip. M. Tocci La Grafica Comm.le, 1998
- Stanislao Veltri, I Mulini Idraulici ed il mondo rurale: Il Mulino di Mezzo di S. Marco Argentano, Cosenza, Falco Editore, 2009
- Claudia Iannelli, La diocesi di San Marco Argentano nell'età contemporanea (1797-1945), Cosenza, Tip. La Grafica Commerciale, 1999
- Walter Bruno, Il normanno Roberto il Guiscardo e la principessa Sichelgaita, San Giovanni in Fiore, Pubblisfera, 1999
- Giuseppe Scarniglia, San Marco Argentano: appunti e testimonianze, S. Marco A, Tipolitografia Sas, 2000
- Onorato Tocci, I normanni a San Marco - Leggende, storia, problemi, Cosenza, Edizioni Brenner, 2005
- Tonino Caruso, Il sinodo di Teodoro Fantoni vescovo di San Marco - 12/14 aprile 1665, Gangemi editore, 2006
- Loretta De Cicco, Santa Maria della Matina: una fondazione cistercense, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli, 2007
- Vincenzo Napolillo, San Marco Argentano, La Matina e la Torre normanna, Cosenza, Edizioni Nuova Santelli, 2009
- Quaderni della Soprintendenza per i Beni A.P. province CS, CZ, KR, Quaderno n.1, Il restauro della "cripta" normanna di San Marco Argentano, ISBN 978-88-88358-72-7, S. Giovanni in Fiore, Pubblisfera Edizioni, aprile 2010
- Marisa Reale, Pietro Negroni - Lo zingarello di Cosenza, ISBN 8864562664, FPE Franco Pangallo Editore, 2011
- Mario Vicino, Pietro Negroni Pittore e Musico del Cinquecento, ISBN 978-88-88271-43-9, Corigliano Calabro Scalo, Editrice libreria Aurora, marzo 2011
- Coriolano Martirano, Un Vescovo al Concilio, ISBN 978-88-97687- 01 - 6, Cosenza, Edizioni Orizzonti Meridionali, 2011
- Giovanni Credidio, Vocatus Pro Humanitate, Don Giovanni Abraini nei ricordi del nipote, ASEmit Stampaetica, 2011
- Giovanni Credidio, I Normanni in Calabria - Roberto d'Altavilla a San Marco Argentano, https://www.sanmarcoargentano-polis.it/ARCHIVIO/07.ESTERNI/CREDIDIO/I_NORMANNI_IN_CALABRIA.pdf
- Giovanni Ferrero, Osvaldo Paladini e il suo tempo. Una storia famigliare dell'Italia postunitaria, Milano, 2012
- Nicola Di Genova, Analisi del centro urbano di San Marco Argentano, Napoli, Università di Napoli
- Mario Scarpelli, Pubblicazioni varie su San Marco Argentano (con documenti su eventi, luoghi, persone) reperibili presso la Biblioteca Civica
- Umberto Tarsitano, Il Ritorno Del Morbo, Il Colera a San Marco Argentano nel 1855 e la Protezione Dell'Immacolata, 2020
- Giovan Battista Giunti, Strutture ecclesiastiche e vita religioso-sociale della diocesi di San Marco Argentano, 1815 - 1860, Roma, Pontificia Universitas Lateranensis, 1981
Altri progetti
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Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su San Marco Argentano
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Sito ufficiale, su comune.sanmarcoargentano.cs.it.
- San Marco Argentano, su sapere.it, De Agostini.
- La Platea delle Clarisse 1632, su sanmarcoargentano.it.
- L'Ottocento a San Marco Argentano, su sanmarcoargentano.it.
- Archivio fotografico del Novecento a San Marco A., su sanmarcoargentano.it.
- Dialetto sanmarchese, su sanmarcoargentano.it.
- Monumenti di San Marco Argentano, su sanmarcoargentano.it.
| Controllo di autorità | VIAF (EN) 144350329 · LCCN (EN) n88039385 · J9U (EN, HE) 987007560124205171 |
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