Mendicino
| Mendicino comune | |
|---|---|
| Localizzazione | |
| Stato | |
| Regione | |
| Provincia | |
| Amministrazione | |
| Sindaco | Irma Bucarelli (lista civica "Orizzonte Mendicino") dal 10-6-2024 |
| Territorio | |
| Coordinate | 39°15′46.15″N 16°11′40.27″E |
| Altitudine | 500 m s.l.m. |
| Superficie | 34,72 km² |
| Abitanti | 8 932[1] (31-7-2025) |
| Densità | 257,26 ab./km² |
| Frazioni | Candelisi, Cappelli, Ferrera, Merenzate, Malaugello, Palagani, Pasquali, Pirillo, Ponte Carolei, Rizzuto, Rosario, San Bartolo, Santa Maria, San Paolo, Terredonniche, Tivolille |
| Comuni confinanti | Belmonte Calabro, Carolei, Castrolibero, Cerisano, Cosenza, Dipignano, Domanico, Fiumefreddo Bruzio, Lago, Longobardi |
| Altre informazioni | |
| Cod. postale | 87040 |
| Prefisso | 0984 |
| Fuso orario | UTC+1 |
| Codice ISTAT | 078079 |
| Cod. catastale | F125 |
| Targa | CS |
| Cl. sismica | zona 1 (sismicità alta)[2] |
| Cl. climatica | zona D, 1 799 GG[3] |
| Nome abitanti | mendicinesi |
| Patrono | san Nicola |
| Giorno festivo | 6 dicembre |
| Cartografia | |
| Sito istituzionale | |
Mendicino (Mennicìnu in dialetto cosentino[4], Mennikino in greco bizantino[senza fonte]) è un comune italiano di 8 932 abitanti[1] della provincia di Cosenza in Calabria.
Geografia fisica
[modifica | modifica wikitesto]Mendicino è un comune della provincia di Cosenza, situato a 475 metri di altitudine (quota riferita all'ingresso del Palazzo del Municipio), alle pendici di monte Cocuzzo, non lontano dal mare e a pochissimi chilometri dal capoluogo. Da Cosenza verso il paese, la recente espansione edilizia si apre in ampi spazi verdi: la strada è fiancheggiata da numerosi ulivi, fichi, querce, vigneti e campi seminati a grano circondati da viottoli erbosi che costeggiano la strada, insieme a rari casolari appoggiati sulle colline. Giunti a Candelisi, ci appare a sud, la prima veduta dell'antico paese con due erte di case. Il sole nasce sul belvedere, propaggine di una gola di fiume culminante con la torre dell'orologio, edificata su una ventosa distesa di ulivi. Sul pendio troviamo il rione “Castello” che affida le sue vecchie case all'antico muro che le abbraccia insieme al viale alberato, e che, dalla vecchia Piazza del Duomo giunge fino alla piccola chiesa di Santa Caterina. L'altra sponda della strada e della piazza principale sono costeggiate da eleganti e grandi case risalenti al tardo ottocento: portoni e scale in pietra, larghi balconi, terrazze ed inferriate leggere in stile rinascimentale. Il borgo si inerpica sulla collina con case sempre più minute e serrate, con vicoli a gradoni e rumorose piazzuole, alternando archi a scalette sospese e a finestre di gerani: il nucleo centrale di Mendicino. In testa, si erge il vecchio Palazzo Campagna Del Gaudio, dimora nobiliare di fine Settecento, che si staglia dal cortile di ippocastani in delicatissimi toni di grigio e bianco, e dotato di un elegante porticato in pietra. Risalendo le strette curve che portano al Santuario in stile gotico di Santa Maria, la veduta opposta è altrettanto bella: ad ovest il paese si stempera in colline tinte di giallo e rosa, e di fronte, il Duomo con la sua facciata laterale con finestroni e il campanile, posata su un'enorme roccia color senape, dimora di gazze.
Tutto intorno al centro di Mendicino, la sorpresa di quartieri posti su fiumi e creste di roccia, minuti e ameni colli e finalmente la montagna, incantevole e selvaggia, meta di cacciatori di cinghiale e di turisti domenicali, ansiosi di pace e di ridenti paesaggi che si stendono fino alla Sicilia.”[5]
Territorio
[modifica | modifica wikitesto]Il territorio cittadino di Mendicino ha una superficie di 35,68 km² e si dispone su un profilo altimetrico compreso tra quota 250 e quota 1541 (cima di Monte Cocuzzo, che condivide con il comune di Longobardi). Confina a ovest con lo spartiacque del monte Cocuzzo, divisione naturale fra i territori di Fiumefreddo Bruzio, Longobardi e Belmonte Calabro, a sud con il territorio di Lago e Domanico, a est il fiume Caronte lo separa da Carolei, il Busento da Dipignano e il Santomiele da Cosenza, a nord, infine, i torrenti Janno e Campagnano lo dividono, rispettivamente, da Cerisano e da Castrolibero.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]La prima citazione storica del comune di Mendicino la si deve probabilmente ad Ecateo di Mileto, logografo del VI secolo a.C., elencando le città enotrie, cita Moenekine (Μοινεκίνη in greco antico), nome originario alterato nel tempo, del comune di Mendicino.
La storia del comune inizia dalle caverne paleolitiche di Micino Vecchio, situate nei pressi del ponte Alimena, a sinistra del fiume Caronte, adiacenti a Sant'Agata nella contrada Laurata, a sinistra del fiume Mericano, e delle Le Grotte situate nei pressi della confluenza dei fiumi Arconte e Mericano, per continuare ai ritrovamenti di numerosi resti di villaggi neolitici disseminati sulle alture rocciose, per finire ai ritrovamenti archeologici del periodo greco e romano di San Michele. La storia prosegue e ci delizia della visione degli agglomerati caratteristici e pittoreschi risalenti al medioevo, alle ricostruzioni ottocentesche di palazzi e chiese, per terminare ai nuovi quartieri in espansione. La natura dei luoghi del comune, è contraddistinta da paurose pareti di roccia, da strapiombi stretti e folti, da valli verdi e rigogliose colline, scoscese e oscure montagne.
Si dice inoltre che Alarico nascose tra le sue montagna il noto tesoro, e vi furono infatti diversi studi sulle montagne del comune.
La toponomastica ancora inalterata dei fiumi Caronte, Arconte, Mericano e di contrade, Merenzata, Micino Vecchio, Pannosia, le tradizioni e le leggende ancora vive nei ricordi degli anziani del paese[6], stabiliscono certamente un importante legame tra luoghi e costumi di oggi e di ieri.[7]
Monumenti e luoghi d'interesse
[modifica | modifica wikitesto]Architetture religiose
[modifica | modifica wikitesto]- Chiesa Matrice di San Nicola di Bari: è situata nell’antica Piazza Duomo, è la principale chiesa del comune ed è sede parrocchiale[8]. Le sue origini risalgono presumibilmente all’anno 1000, sebbene i primi documenti storici certifichino la sua presenza già al tempo dei Normanni. Nel corso dei secoli, a causa di eventi politici, sociali e dei frequenti terremoti che hanno interessato l’area, l’edificio ha subito numerosi restauri e ricostruzioni. L’attuale struttura fu principalmente riedificata tra la seconda metà del XVIII secolo e l’inizio del XIX secolo. [9]La chiesa presenta una facciata in blocchi di tufo, messa in risalto da una scalinata ampia, ed è affiancata da una torre campanaria. L’interno è composto da una navata unica con tre cappelle laterali su ciascun lato. Il presbiterio è dominato da un altare marmoreo, sormontato da un tabernacolo. Tra le opere artistiche più rilevanti si trova la pala d’altare raffigurante la “Madonna con il Bambino tra San Sebastiano e Santa Caterina”, realizzata nel 1913, collocata sopra il pregevole altare in marmi policromi. Dopo un periodo di chiusura al culto durato vent’anni, la chiesa è stata riaperta il 7 aprile 2001.
- Chiesetta di San Sebastiano: [10]è uno degli edifici religiosi più antichi del centro storico, situata di fronte alla Chiesa Matrice. Le origini dell’edificio risalgono al XVI secolo, con un’iscrizione lapidea datata 1579 che ne testimonia l’esistenza. Tradizionalmente, la chiesa fu anche sede di una confraternita intitolata al santo martire, attiva almeno fino agli anni Trenta. La struttura ha subito nel corso dei secoli diverse modifiche e restauri. Nel XIX secolo fu aggiunta una cappella laterale sul fianco destro, comprendente l’attuale sagrestia, mentre il timpano della facciata è databile ai primi anni del Settecento. La facciata è realizzata in pietra rosa di Mendicino e presenta un portale in tufo, mentre il presbiterio è in pietra. Durante i restauri più recenti, sono emerse due nicchie precedentemente non visibili, sia all’interno sia all’esterno dell’edificio. L’interno è caratterizzato da un'unica navata e ospita un altare in stile baroccheggiante, intarsiato nei toni del blu e del giallo oro, sormontato da un frontone decorato con tre angeli attorno a un tondo raffigurante la Madonna. La pala d’altare, risalente al XIX secolo, raffigura il martirio di San Sebastiano, lo stesso soggetto è presente anche in una tela coeva. Degna di nota è anche la statua lignea del santo martire, risalente alla fine del XVIII secolo, e il prezioso tabernacolo, opera d’arte contemporanea.
- Chiesa di San Pietro: dedicata ai Santi Pietro e Bartolomeo si trova nella parte bassa di Mendicino[11], nella zona denominata “’mpede”. L’edificio risale al XVI secolo e originariamente faceva parte di un convento domenicano, soppresso nel 1809; del complesso monastico oggi resta solo la chiesa. La facciata conserva un portale in pietra in stile rinascimentale, mentre l’interno è composto da una navata unica con un cappellone laterale. L’altare maggiore ospita una tela datata 1490, che potrebbe corrispondere a una delle fasi costruttive più antiche. Nell’abside sono conservati cinque affreschi raffiguranti scene della vita di San Pietro (1951), caratterizzati da tinte pastello particolarmente suggestive. Lungo la navata si trovano tele ottocentesche raffiguranti Santa Rosa da Lima (1895) e il transito di San Giuseppe (1893), oltre a varie statue e dipinti che rappresentano la Passione di Cristo e la vita della Madonna. La cappella laterale, dedicata alla Madonna del Rosario, ospita la tela della Madonna delle Rose, attribuita a Giuseppe Pascaletti, che un tempo faceva parte del convento dei Domenicani. La chiesa, restaurata nel 2007, è nota anche per il presepe artistico allestito ogni anno tra dicembre e gennaio dagli artigiani locali, che attira visitatori e fedeli durante il periodo natalizio.
- Santuario di Santa Maria dell'Accoglienza: sorge su un colle di Mendicino in un’area già occupata in epoca medievale da un monastero femminile di rito florense, noto come “Santa Maria dei Martiri” o “di Fontanella”.[12] Secondo la tradizione e alcune testimonianze scritte e archeologiche, il primo insediamento cristiano sul sito risalirebbe al VII-VIII secolo, sebbene l’unico reperto datato rinvenuto tra i ruderi dell’antica badia sia un campanello del 1906. L’area fu abitata dai monaci e dalle monache florensi ed è citata tra gli insediamenti collegati ai monaci di Gioacchino da Fiore. Tra il 1880 e gli anni Venti del XX secolo, la struttura fu sede di una custodia eremitica e ospitò attività caritative, tra cui l’opera “Figli dei Campi”, che accolse numerosi poveri. L’attuale santuario fu costruito tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo e completato nel 1917 su progetto del sacerdote Don Salvatore Castriota. La chiesa presenta una pianta a croce latina, con navata unica, transetto e zona absidale; la volta è a botte. La facciata, realizzata in pietra rosa locale (“pietra di Mendicino”) e tufo, è in stile gotico e si distingue per un mosaico policromo raffigurante Cristo Pantocratore sul portale e per un rosone quadrilobato. Il portone d’ingresso, ora sostituito a scopo protettivo, è costituito da pannelli in bronzo con incisioni raffiguranti episodi della Passione e dell’Assunzione di Maria. All’interno, il santuario conserva una venerata immagine della Vergine Assunta, una statua in pietra della Madonna di Schiavonea, recentemente restaurata con iconografia moderna, e affreschi raffiguranti San Matteo e San Marco. L’altare e il presbiterio sono stati adeguati secondo le norme liturgiche, mentre dal 2000 è stato avviato un programma iconografico per arricchire ulteriormente l’insieme artistico e devozionale. Il titolo di Santuario Diocesano Mariano[13] è stato conferito nel 1988 da Mons. Dino Trabalzini.
- Chiesa di Cristo Salvatore: Costruita recentemente in stile moderno, di ampie dimensioni.
- Chiesa della Madonna di Fatima: in contrada Rosario.
- Chiesa di Santa Caterina: di modeste dimensioni, si trova in posizione dominante sul borgo.[14] La costruzione presenta una navata unica e una facciata semplice, caratterizzata da un portale in pietra, un rosone e un campanile a vela. La chiesa è dedicata a Santa Caterina d’Alessandria, patrona dei filosofi. In passato fu sede di un’omonima confraternita, che ne curava la gestione e l’attività religiosa. Attualmente l’edificio è chiuso al culto, dal 1998.
- Chiesa di San Giuseppe: situata nei pressi del Palazzo Campagna, è stata edificata nel 1642, dopo il terremoto del 1638. La chiesa è privata ed è chiusa al culto dagli anni '90.
- Chiesa di San Michele Arcangelo
- Chiesa di Maria Santissima Addolorata
- Chiesa di San Bartolomeo
- Cappella dell'Addolorata: detta anche della "figurella"
Architetture civili
[modifica | modifica wikitesto]- Palazzo del Gaudio oggi Campagna
Sito nell'antico quartiere Pilacco, è databile al 1780. Costruito con blocchi di tufo lavorati a mano dagli scalpellini locali, è attualmente oggetto di un progetto di restauro da parte dell'amministrazione comunale.
- Torre dell'orologio
Costruita nel 1907 si trova nell'antico Rione Castello, su un colle da cui si domina il paese e raggiungibile attraverso una caratteristica scalinata di 132 scalini scavati nella roccia.
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Torre dell'orologio
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Palazzo Campagna
Siti archeologici
[modifica | modifica wikitesto]Area archeologica di San Michele, decreto della Sovrint.BB.AA.RC n.829/1982, "agglomerato urbano del IV-II secolo a.C."
Società
[modifica | modifica wikitesto]Evoluzione demografica
[modifica | modifica wikitesto]Abitanti censiti[15]

Infrastrutture e trasporti
[modifica | modifica wikitesto]Venendo dall'autostrada si esce allo svincolo sud di Cosenza, si percorre Via P. Rossi, poi Viale della Repubblica fino all'ospedale dell'Annunziata, alla fine del quale si imbocca a destra la strada provinciale n. 45 per Cerisano e Mendicino. Dopo meno di due chilometri si entra in territorio mendicinese, sito dell'antica città di Pandosia, reggia degli Enotri.
Provenendo da sud attraverso la S.S. 18, si costeggia il colle Pancrazio di Cosenza e si attraversa il ponte Mancini sul Busento, quindi si svolta a sinistra per imboccare la ex S.S. 278 per Potame ed Amantea: dopo circa cinquecento metri, costeggiando la sponda sinistra del Busento, si sottopassa il viadotto autostradale e si entra nel territorio di Mendicino. Si lascia a sinistra lo svincolo per Dipignano e subito dopo ci si immette, a destra, sulla strada Acheruntia, che, costeggiando la sponda sinistra del fiume Caronte porta direttamente al centro storico dopo circa cinque chilometri.
Superato il ponte Mancini, si può proseguire verso l'ospedale, svoltare a sinistra e imboccare il primo percorso descritto.
Da Cosenza Sud, si raggiunge la Piazza della Riforma, affrontando la salita del Crocefisso e percorrendo la S.P. per Cerisano e Mendicino; da Cosenza Nord, invece, dal quartiere San Vito si prende la stradina di Serra Spiga, che si immette sulla provinciale in contrada Pirillo, tra Rosario e Pasquali.[16]
Amministrazione
[modifica | modifica wikitesto]L'attuale sindaca di Mendicino è Irma Bucarelli della lista civica "Orizzonte Mendicino".
Conferimento del titolo di città
[modifica | modifica wikitesto]Il 15 marzo 2016 è stato consegnato al Sindaco il decreto del presidente della Repubblica che ha conferito a Mendicino il titolo di città[17]. Il successivo 2 giugno si è svolta la cerimonia ufficiale in Piazza Municipio[18].
Sport
[modifica | modifica wikitesto]La squadra locale di calcio è la Polisportiva Mendicino 1969. L'impianto sportivo principale è lo stadio comunale Giovannino De Luca Mendicino.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b Bilancio demografico mensile anno 2025 (dati provvisori), su demo.istat.it, ISTAT.
- ^ Classificazione sismica (XLS), su rischi.protezionecivile.gov.it.
- ^ Tabella dei gradi/giorno dei Comuni italiani raggruppati per Regione e Provincia (PDF), in Legge 26 agosto 1993, n. 412, allegato A, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile, 1º marzo 2011, p. 151. URL consultato il 25 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2017).
- ^ AA. VV., Dizionario di toponomastica. Storia e significato dei nomi geografici italiani., Milano, Garzanti, 1996, p. 390, ISBN 88-11-30500-4.
- ^ Ref. :V. De Rose, Mendicino alla radice di un mito.
- ^ La farchinoria di Cocuzzo, il Re Corvo ed i suoi tesori.
- ^ Cifr.Ref.:"V.De Rose, Mendicino alla radice di un mito"
- ^ Arcidiocesi Cosenza-Bisignano, su diocesicosenza.it.
- ^ Parrocchia di S. Nicola da Bari, su comune.mendicino.cs.it.
- ^ San Sebastiano, su comune.mendicino.cs.it.
- ^ San Pietro, su comune.mendicino.cs.it.
- ^ Cenni storici, su comune.mendicino.cs.it.
- ^ Santuari Diocesani, su diocesicosenza.it.
- ^ Santa Caterina, su comune.mendicino.cs.it.
- ^ Dati tratti da:
- Popolazione residente dei comuni. Censimenti dal 1861 al 1991 (PDF), su ebiblio.istat.it, ISTAT.
- Popolazione residente per territorio – serie storica, su esploradati.censimentopopolazione.istat.it.
Nota bene: il dato del 2021 si riferisce al dato del censimento permanente al 31 dicembre di quell'anno.
- ^ Ref: V. De Rose, Mendicino alla radice di un mito
- ^ Mendicino è Città, decreto firmato da Mattarella consegnato al sindaco, in Qui Cosenza, 16 marzo 2016. URL consultato il 20 febbraio 2019.
- ^ Cerimonia di Conferimento del Titolo di Città, su comune.mendicino.cs.it. URL consultato il 20 febbraio 2019.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
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Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Mendicino
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Il Museo della Seta di Mendicino, su museodellaseta.com. URL consultato il 12 maggio 2015 (archiviato dall'url originale il 1º agosto 2015).*, tratti da www.museodellaseta.com.

