Il Giro d'Italia 2012, novantacinquesima edizione della Corsa Rosa, si è svolto in 21 tappe dal 5 al 27 maggio 2012, per un totale di 3 505,1 km. È stato vinto dal canadese Ryder Hesjedal del Team Garmin-Barracuda, che ha concluso la corsa in 91h39'02", con 16 secondi di vantaggio su Joaquim Rodríguez (quarto minor distacco fra primo e secondo classificato nella storia del Giro).[1]
Il percorso è stato presentato ufficialmente il 16 ottobre 2011 a Milano. I percorsi del Giro e del Tour de France sono stati però entrambi inavvertitamente rivelati il 10 ottobre, prima delle rispettive presentazioni ufficiali del 16 e 18 ottobre.[2][3][4][5][6][7] Hesjedal, che ha conquistato la vittoria finale senza imporsi in nessuna tappa, è il secondo corridore non europeo ad aggiudicarsi la corsa (il primo era stato Andrew Hampsten nel 1988). Per la quinta volta (dopo il 1972, il 1987, il 1988 e il 1995) nessun ciclista italiano è salito sul podio.
Per la prima volta nella storia del Giro, la corsa ha preso il via in Danimarca. È stata la decima volta che la tappa iniziale si è disputata fuori dall'Italia: l'ultima era stata ad Amsterdam nel 2010. La partenza è avvenuta a Herning, dove si è disputata una breve cronometro individuale. Il soggiorno danese è proseguito con altre due tappe, seguite dalla prima delle due giornate di riposo. Dopo il rientro in territorio italiano, la corsa è ripartita da Verona con una cronometro a squadre. Come da tradizione l'arrivo finale è stato fissato a Milano, con una crono individuale di 31,5 km.
Gli arrivi in salita sono stati sei: Rocca di Cambio, Lago Laceno (arrivo di tappa più meridionale), Cervinia, Pian dei Resinelli, Alpe di Pampeago, Passo dello Stelvio. Quest'ultimo, nella stessa tappa che ha previsto l'ascesa del Mortirolo, è stata la cima Coppi, a 2757 m d'altezza. Inizialmente, per tutti i sei arrivi in salita, non erano previsti gli abbuoni di tempo (di 20", 12" e 8" rispettivamente al primo, al secondo e al terzo classificato).[10] Successivamente si è deciso di non assegnare gli abbuoni di tappa per gli ultimi quattro arrivi in salita e per la tappa d'alta montagna che si è conclusa a Cortina d'Ampezzo. Oltre agli arrivi in alta quota, anche il traguardo di Assisi è stato un GPM (di 4ª categoria).
In occasione del Giro d'Italia 2012 sono state invitate 22 squadre, delle quali 18 sono quelle con licenza UCI ProTeam mentre 4 sono UCI Professional Continental Team. Dei 198 ciclisti partenti, 58 erano italiani (vinsero in sei tappe), e 140 di altre 36 nazionalità (a loro le altre 15 tappe).
La cronometro iniziale viene vinta dal giovane statunitense Taylor Phinney: sua è anche la prima maglia rosa. Le altre due tappe danesi, caratterizzate dal forte vento, si risolvono con delle volate di gruppo, vinte l'una da Mark Cavendish[18], l'altra dall'australiano Matthew Goss. Dopo il trasferimento la prima tappa italiana è la cronometro a squadre di Verona, e a vincere è il Team Garmin-Barracuda. Phinney deve cedere il primato dopo il deludente decimo posto della sua BMC Racing Team (incide comunque un errore in curva dello stesso Phinney): la rosa passa sulle spalle del giovane lituano della Garmin Ramūnas Navardauskas[19]. Dopo una volata vinta da Cavendish a Fano e la tappa di Porto Sant'Elpidio, in cui trionfa Miguel Ángel Rubiano, anche Navardauskas è costretto a lasciare la leadership della generale: in rosa va Adriano Malori, tra i fuggitivi della frazione di Porto Sant'Elpidio.
L'atleta della Lampre-ISD deve però abdicare dopo un solo giorno, a Rocca di Cambio, quando a vincere è Paolo Tiralongo: la maglia rosa passa al canadese Ryder Hesjedal, terzo in classifica 24 ore prima[20]. Dopo Rocca di Cambio seguono i successi di Domenico Pozzovivo a Lago Laceno, e di Francisco Ventoso in volata a Frosinone. Ad Assisi la maglia rosa trova un nuovo proprietario: è Joaquim Rodríguez, abile ad ottenere il successo di tappa legittimando una serie di spregiudicati attacchi. Alla tappa di Assisi seguono due volate di gruppo (successi per Ferrari e ancora per Cavendish) e, nella tappa semipianeggiante di Sestri Levante, la vittoria di Lars Bak dopo una lunga fuga[21]. Il giorno dopo, sul Cervino (quel giorno vince Andrey Amador), Ryder Hesjedal si riprende la maglia: nell'occasione, dopo aver resistito agli attacchi degli altri big, si rende a sua volta protagonista di un attacco grazie al quale riesce a riportarsi provvisoriamente in testa alla classifica[22].
L'indomani Matteo Rabottini è l'eroe di Pian dei Resinelli: dopo una lunghissima fuga solitaria l'atleta pescarese riesce infatti a rispondere all'aggancio di Rodríguez, avvenuto all'ultimo chilometro, e a superarlo in una volata a due sulle ultime rampe. Quel giorno Hesjedal non è in condizione, si fa staccare e perde diversi secondi, nonché il simbolo del primato, che ritorna sulle spalle dello spagnolo della Katusha[23]. Durante questa tappa si ritira Schleck, che non era mai sembrato in condizione. La tappa di Falzes vede andare in porto la fuga e la vittoria di Jon Izagirre. Nella frazione di Cortina d'Ampezzo si stacca uno dei favoriti, Roman Kreuziger: perderà ben 11 minuti, venendo estromesso definitivamente dalla parte alta della classifica. Quel giorno anche il campione in carica Scarponi è in difficoltà (per una crisi di crampi), riuscendo però a ricongiungersi al gruppetto dei migliori, formato da Basso, Rodríguez, Hesjedal, Urán e Pozzovivo. È comunque Rodríguez a portarsi a casa la tappa, davanti a Basso.
Dopo la volata di Vedelago, vinta da Andrea Guardini, ci sono le due tappe decisive. Sull'Alpe di Pampeago è Kreuziger a trionfare, ma il vero vincitore di giornata è Ryder Hesjedal, che stacca tutti con uno allungo negli ultimi chilometri e recupera 13 secondi sulla maglia rosa Rodríguez, che arriva insieme a Scarponi con 32 secondi di ritardo; tutti gli altri big rimangono attardati[24]. Sullo Stelvio ecco invece l'impresa dell'outsider Thomas De Gendt: il belga esce infatti dal gruppo già sulla salita del Mortirolo, si riporta sui fuggitivi di giornata, li supera e va a vincere in solitaria a quota 2757 m s.l.m., sulla Cima Coppi del Giro 2012. Con questa azione riesce inoltre a risalire dall'ottava alla quarta posizione in classifica. Dietro di lui solo Hesjedal prova a tirare per riavvicinarsi, salvo poi essere staccato all'ultimo chilometro da Rodríguez e da Scarponi: ciò nonostante il canadese perde solo 13 secondi dalla maglia rosa, restando in lizza per il successo finale[25].
Nella cronometro conclusiva di Milano, vinta da Marco Pinotti, De Gendt scavalca Scarponi salendo sul terzo gradino del podio, mentre Hesjedal riesce a guadagnare 47 secondi sul diretto avversario Rodríguez, superandolo in classifica e aggiudicandosi così, per soli 16 secondi, la novantacinquesima edizione della Corsa Rosa[26].
^Il tracciato del Tour è stato svelato per un errore del sito web ufficiale della Grande Boucle, mentre il percorso del Giro è stato svelato dal sito del giornalista Michele Bufalino, dopo che era rimasto in chiaro sulla versione inglese del sito della Gazzetta dello Sport, e oscurato nelle ore successive.