Il Giro d'Italia 1946, ventinovesima edizione della "Corsa Rosa", la prima dopo la pausa bellica, si svolse in diciassette tappe dal 15 giugno al 7 luglio 1946, per un percorso totale di 3 039,5 km.
La vittoria fu appannaggio di Gino Bartali in 95h32'20" alla media di 31,814 km/h. Fausto Coppi e Vito Ortelli si classificarono rispettivamente al secondo e al terzo posto della classifica generale.
In questa edizione fu introdotta la maglia nera, assegnata all'ultimo classificato nella graduatoria generale finale. A causa della guerra il numero di professionisti si ridusse in maniera sensibile, così in questa edizione vi furono soltanto 79 corridori alla partenza.
Il 30 giugno, durante la tappa da Rovigo a Trieste, attivisti anti-italiani favorevoli all'annessione di Trieste alla Jugoslavia bloccarono la carovana del Giro a circa 2 km a est di Pieris, ostruendo la strada con blocchi di cemento e bersagliando i corridori con lanci di chiodi e pietre. La Polizia della Venezia Giulia al seguito del Giro, composta da militari americani, intervenne per sgombrare la strada dai manifestanti, dai quali partì un colpo di pistola che ferì un agente. Ne scaturì uno scontro a fuoco con altri manifestanti, fino a quando la Polizia riuscì a disperdere la folla. L'organizzazione del Giro aveva già deciso di dichiarare conclusa a Pieris la tappa, con tempi eguali per tutti, ma alcuni atleti capeggiati dal triestino Giordano Cottur insistevano per raggiungere comunque Trieste. Le incertezze espresse da Coppi e Bartali vennero risolte dagli ordini di scuderia della Legnano e della Bianchi che prelevarono i loro atleti per trasferirli a Udine, partenza della tappa successiva. Altri corridori si fecero trasportare sugli automezzi militari fino a Grignano, da dove si diressero verso il traguardo approntato nell'ippodromo di Montebello (nella zona nord di Trieste), dove furono acclamati e portati in trionfo dagli abitanti della città.[1][2][3]
Gli iscritti furono 79, contraddistinti con numeri di gara a crescere da 1 a 80, saltando il solo numero 50, eliminato dall'organizzazione per meglio differenziare i primi quarantanove atleti tesserati dalle tradizionali "squadre d'industria", ognuna composta da 7 corridori, dai trenta "aggruppati", divisi in sei gruppi, ognuno con cinque corridori, tesserati da polisportive.