Vai al contenuto

Lagonegro

Coordinate: 40°08′N 15°46′E
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Lagonegro
comune
Lagonegro – Stemma
Lagonegro – Bandiera
Lagonegro – Veduta
Lagonegro – Veduta
Localizzazione
StatoItalia (bandiera) Italia
Regione Basilicata
Provincia Potenza
Amministrazione
SindacoSalvatore Falabella (centro-sinistra) dal 15-5-2023
Territorio
Coordinate40°08′N 15°46′E
Altitudine666 m s.l.m.
Superficie113,07 km²
Abitanti4 980[1] (30-4-2024)
Densità44,04 ab./km²
FrazioniCasale Serino, Cervaro, Farno, Fecìla, Fortino, Malpignata, Pennarone, Strette
Comuni confinantiCasalbuono (SA), Casaletto Spartano (SA), Lauria, Moliterno, Montesano sulla Marcellana (SA), Nemoli, Rivello, Tortorella (SA)
Altre informazioni
Cod. postale85042
Prefisso0973
Fuso orarioUTC+1
Codice ISTAT076039
Cod. catastaleE409
TargaPZ
Cl. sismicazona 2 (sismicità media)[2]
Cl. climaticazona E, 2 120 GG[3]
Nome abitantilagonegresi
Patronosan Nicola di Bari
Giorno festivo6 dicembre
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Lagonegro
Lagonegro
Lagonegro – Mappa
Lagonegro – Mappa
Posizione del comune di Lagonegro all'interno della provincia di Potenza
Sito istituzionale

Lagonegro (Launìvere in dialetto lucano[4]) è un comune italiano di 4 980 abitanti[1] della provincia di Potenza in Basilicata.

Geografia fisica

[modifica | modifica wikitesto]

Il comune sorge a 666 m s.l.m. nel territorio della Valle del Noce nella parte sud-occidentale della provincia al confine con il settore sud-orientale della provincia di Salerno; vicini e ben collegati al paese sono anche i comuni della Calabria settentrionale del golfo di Policastro sul mar Tirreno. Nel suo territorio si trova il monte Sirino (2005 m s.l.m.).

La posizione geografica di Lagonegro è a metà strada tra il mare e le montagne. Di particolare importanza è l'orografia; allo studio dei monti e dei minerali si è dedicato nelle sue ricerche lo scienziato lagonegrese Giuseppe De Lorenzo. La zona è ricchissima di sorgenti e non mancano i laghetti. Il suo territorio presenta una ricca fauna e una variegata flora contraddistinta dalla consistente presenza di castagneti e faggeti.

Lagonegro centro

Confina con i comuni di: Rivello (14 km), Nemoli (15 km), Casalbuono (SA) e Casaletto Spartano (SA) (20 km), Lauria (22 km), Tortorella (SA) (27 km), Moliterno (33 km) e Montesano sulla Marcellana (SA) (35 km).

Il clima è caratterizzato da inverni rigidi e umidi e da estati mitigate dalla posizione geografica di Lagonegro, che la interpone a metà strada tra i rilievi del Sirino e il mar Tirreno.[senza fonte]

Origini del nome

[modifica | modifica wikitesto]

"Di esso fu scritto: «Quem Nerulum dixere, Lagus post nomine niger | Iamdiu Lucanis, quae sibi fama Liber» (Trad."Qualcuno parlò di Nerulum, Lago con Nero nel nome. Già da tempo dei Lucani, i quali avevano la fama di essere bagnati dal lago"), ma l'esser colà l'antica Nerula fu contraddetto dai moderni topografi, e la mutazione in Lacus Liber[5], non fu ritenuto dagli stessi cittadini. Vuolsi invece fosse sorta all'epoca Longobarda ed il nome avesse tolto da un lago o stagno formato dal Tanagro detto pur Negro."

Alcuni topografi non credono che la moderna cittadina di Lagonegro sia effettivamente l'antica Nerulum latina, al contrario, il sito originale di Nerulum potrebbe trovarsi sotto l'odierno comune lucano di Castelluccio Inferiore. Si crede che la città prendesse il nome da un lago formatosi dal fiume Tanagro, e da lì l'insediamento longobardo prese il nome di Lagonegro.

Un'altra ipotesi[6][7] sostiene, invece, che nell'antica città di Nerulum (termine di origine osca che significa fortezza), si insediarono alla fine del VI secolo d.C., i Longobardi chiamandolo "Lakar/Lagar Nerulum". Lakar/Lagar significa postazione, accampamento, luogo fortificato. Successivamente il termine longobardo si è trasformato in lacus e poi lago, mentre il termine Nerulum ha perso il precedente significato e si è mutato nel colore nero. A sostegno di questa tesi c'è l'evidenza che in svariate decine di località dove è stata attestata la presenza dei Longobardi, ed è altresì verificata l'impossibilità orografica dell'esistenza di una raccolta d'acqua (come per Lagonegro ed almeno altre 60 località nella sola Basilicata), risultano toponimi derivati da lagar/lakkar come ad esempio: Lago (CS), Lago contrada di Diamante (CS), Lago contrada di Fardella (PZ), Piano Lacco località di Francavilla in Sinni (PZ), Casteldilago (TR), Lagorano oggi Langhirano (PR) etc.

Le origini della cittadina sono controverse, dall'ipotesi del sito fondato dai Lucani "Nerulum"[6][7] alla teoria più accreditata che fa derivare il borgo da un solo insediamento romano denominato Vicus Mendicoleius;[senza fonte] infatti appena fuori del borgo antico c'è una chiesa (detta del Rosario) sorta su un tempio pagano dedicato a Giunone[8]. Tra VII e VIII secolo avvenne l'insediamento di monaci Basiliani di origini bizantine sulla rupe del castello con il nome di Lacus Niger[9]/Lacus Neruli Abitata da questa comunità di monaci, con molto probabilità la chiesa di San Nicola che svetta sul borgo, risalente al IX-X secolo, è opera conseguente allo stabilirsi di tali predicatori. Fu fortificata dai Longobardi di Salerno e in seguito assegnata dai Normanni alla contea di Lauria, per poi divenire feudo di diverse famiglie.

A partire dal 968, i suoi territori, costituirono una delle turme del thema di Lucania[10].

Lagonegro medievale
Serie cronologica dei feudatari di Lagonegro[11]
Feudatario Periodo
Ruggero di Lauria (1297-1305)
Bartolomeo di Lauria (1305-1350)
Ilaria di Lauria e Arrigo Sanseverino (1350-1400)
Gaspare Sanseverino (1400-1404)
Regio Demanio concesso dal re Ladislao (1404-1414)
Francesco Sanseverino (1414-1427)
Regio Demanio concesso dalla regina Giovanna II (1427-1443)
Francesco Sanseverino (1443-1455)
Stefano Sanseverino (1455-1464)
Vincislao Sanseverino (1464-1472)
Luisa e Barnaba Sanseverino (1472-?)
Guglielmo Sanseverino (?-1497)
Regio Demanio concesso dal re Federico D'Aragona (1497-1498)
Gaspare Saragusio (Saragozza?) (1499-1518)
Giovanna Saragusio (Saragozza?) (1518-1518)
Giovan Vincenzo Carafa (1518-1548)
Gian Giacomo Cosso (1548-1551)
Regio Demanio dal 1551

Nel periodo feudale, la cosiddetta "terra" di Lagonegro fece parte, della contea di Lauria. Passò successivamente nel 1463 a Vinceslao Sanseverino, dodicesimo conte di Lauria. Non avendo figli maschi ammogliò sua figlia Luisia con Barnaba Sanseverino, fratello di Roberto principe di Salerno, dandole in dote il suffeudo di Lauria consistente in Lauria, Ursomarso, Layno, Castelluccio, Trecchina e cedette le sue ragioni sopra Torturella, Cuccaro, Lagoniro, Rocca, Policastro, Rivello, Scalea e Bervicaro.

L'11 agosto del 1498 il re Federico donò Lagonegro a Gaspare Saragusio, devoluta per ribellione di Guglielmo Sanseverino, la di cui figlia Giovanna la vendé poi a Vincenzo Carafa. Nel 1548 il Carafa la vendé a Giacomo Cossa col patto di retrovenderla. Nel 1550 il Vincenzo Carafa cedé il dritto di ricomprarla per 6 000 ducati a Luigi Carafa, il quale, acquistò poi per 20 000 ducati. I cittadini però come già menzionato precedentemente dal 1551 al 1649 dopo una lunga opera legale la ricomprarono per ben due volte divenendo così città demaniale.

Il distretto di Lagonegro nell'allora provincia di Basilicata, nel Regno delle Due Sicilie

Nel 1551, grazie all'opera di Paolo Marsicano riuscì a liberarsi definitivamente del potere feudale annettendosi al Demanio Regio cambiando temporaneamente il nome in Lacus Liber. In precedenza la città per tre volte era stata annessa al Demanio Regio, ma solo per brevi periodi, prima che i regnanti la cedessero a feudatari[12]. Nel 1649, la città di Lagonegro fu messa all'asta e costretta per la seconda volta a versare una somma rilevante al fisco regio per mantenere il privilegio di città demaniale. Con precisione nel basso medioevo, il borgo è citato col suo attuale nome che pare derivi dalle scure acque di un lago appenninico situato nei dintorni e poi scomparso[senza fonte], oppure dal longobardo Lakar Nerulum [6][7], viene fortificato appunto nel IX-X secolo da mura e torri di cui ancora restano visibili talune tracce. Di queste opere è molto suggestiva la porta di ingresso al borgo denominata: “Porta di Ferro, la cui parte in pietra è stata rifatta nel 1552, al di sopra della porta c'è lo stemma della città post-feudale: San Michele Arcangelo che uccide il drago.

Nel 1799 aderì alla Repubblica Partenopea e al Regno di Napoli e nel 1806 fu occupata dai francesi che divisero la Basilicata in 3 distretti con capoluoghi: Lagonegro, Potenza e Matera, Melfi entrò successivamente nel 1816 come quarto capoluogo con la restaurazione del Regno delle Due Sicilie da parte dei Borbone. All'epoca il distretto di Lagonegro dopo quello di Potenza era il più popoloso con 111 532 abitanti (di cui 10 599 nel capoluogo omonimo[13]) seguito da Melfi con 89 864 e infine Matera con 88 261[14]. Poi con l'avvento di un'ondata rivoluzionaria che scosse l'Europa qualche decennio dopo nel 1848 che toccò anche il Regno delle Due Sicilie e di conseguenza anche il distretto di Lagonegro con sommosse in tutto il regno. I cittadini temendo fame e guerre, tra il 1848 e il 1855 centinaia di famiglie lagonegresi si avventurarono espatriando nel nuovo continente americano, soprattutto in Argentina a Chacabuco, fondata insieme con i conterranei di Moliterno, Francavilla in Sinni, Senise e con i vicini campani di Sapri, con Legge Provinciale del 5 agosto 1865, con il nome di Guardia Nacional. In epoca contemporanea la città di Chacabuco conta 43 000 abitanti.

Massoneria e monarchia

[modifica | modifica wikitesto]
Veduta del mulino del Siervo, Lagonegro 1827

Nel 1807 sorge a Lagonegro la prima loggia massonica-carbonara (fra le primissime in Basilicata) che fu chiamata "la Filarete Lucana"[15] è stato rinvenuto e si conserva il sigillo di quella loggia in bronzo, con i simboli della massoneria del compasso, della squadra e dei tre puntini con la denominazione in giro: "la filarete lucana o (oriente) di Lagonegro." nel 1911, essendo stata istituita una loggia massonica di rito scozzese antico ed accettato, esso ha rievocato e assunto lo stesso nome di Filarete Lucana, servendosi dello stesso suggello.

Nel 1852, soggiornò a Lagonegro re Ferdinando II delle Due Sicilie.[16]

E più recentemente nel 1936, soggiornò a Lagonegro il principe Umberto.

Durante gli anni della seconda guerra mondiale tra il 1940 e il 1943, 37 profughi ebrei, in maggioranza provenienti dalla Polonia e dalla Germania, furono confinati in soggiorno coatto a Lagonegro. Gli internati furono tutti liberati con l'arrivo dell'esercito alleato nel settembre 1943. Alcuni di loro furono in grado di emigrare negli Stati Uniti già nel luglio 1944. Gli altri rimasero a Lagonegro o in altre località dell'Italia meridionale fino alla fine della guerra.[17]

Dal 1893 Lagonegro ha adottato come proprio emblema uno smergo sorante dalle acque e mirante una stella, accompagnato dal motto: Immersus emergo, a simboleggiare l'amore per la libertà che risorge sempre anche se oppresso.[18]

In precedenza era stato utilizzato uno scudo troncato: nel primo d'oro al S. Nicola di Bari, patrono di Lagonegro, con sacri paramenti, avente nella destra il pastorale, e nella sinistra il libro con su tre pomi, il tutto al naturale; il secondo d'azzurro, all'arcangelo Michele vestito da celeste guerriero in atto di fugare con la spada il demonio, il tutto al naturale.[19]

Nel 1953 Lagonegro è stata insignita del titolo di città, con decorrenza nel D.P.R. del 22 aprile 1958[20]

Monumenti e luoghi d'interesse

[modifica | modifica wikitesto]
Chiesa del Rosario già Tempio della dea Giunone
Concattedrale di San Nicola
Chiesa di Sant'Anna
Fontana monumentale Gioacchino Murat
Monumento ai caduti nella grande guerra 1914-1918
Rotonda monumentale

I più importanti monumenti ed edifici sacri dell'antichità furono i templi dedicati agli dei romani dove da ruderi in via G. Aldino in pieno centro storico sorge la chiesa "del Rosario"[8] che prende il posto ad un tempio dedicato a Giunone, divinità romana moglie di Giove, dea del matrimonio e del parto. Nell'Evo Antico tra il IX e il X secolo si edificò nel borgo antico la prima grande costruzione cristiana, la Concattedrale di San Nicola[21] sull'apogeo del castello, susseguita dagli eremi basiliani come Santa Maria degli Angeli. Nell'epoca rinascimentale soprattutto per la folta e potente presenza clericale e delle famiglie nobiliari a partire dal XVI secolo ci fu una diffusa costruzione di chiese e un ospedale da parte dei Cavalieri Ospitalieri, chiamati anche "Cavalieri di San Giovanni", con chiesa annessa nella parte più bassa della città intitolata a San Giovanni. Il retaggio è considerevole in rapporto ai residenti: 33 chiese[22] poste tutte nel centro e nel borgo antico senza considerare le strutture delle frazioni e quelle moderne, tra queste spicca la chiesa “Dorico barocca” di S. Anna[23] del XVII secolo, monumento Nazionale. In evidenza sovrasta il centro storico la sopra citata Concattedrale della diocesi omonima chiesa di San Nicola al castello, la chiesa del “Purgatorio”, la chiesa di origine templare della “Candelora”. Poi ancora del “Crocifisso”, del “Carmelo” dell'Assunta e alle opere d'arte in esse custodite. Insieme alle croci monumentali del castello e di piazza Bonaventura Picardi. Tra le opere d'arte rinascimentali “monumentali civili” più importanti e imponenti si annoverano alla lunga lista Palazzo Corrado[24] diventata sede museale; e quelle dell'epoca Napoleonica “Palazzo di città” sede comunale e la suggestiva Fontana Gioacchino Murat[25]. La fontana, in pietra di forma circolare, è composta da due vasche, una inferiore ed una superiore, con vari mascheroni e zampilli. L'opera fu fatta costruire alla fine del 1812 con incisioni in latino sulla vasca inferiore: “IOACHINI NAPOLEONIS A.D MDCCCXIII”; e vasca superiore: A.D. 1813, per approvvigionamento delle truppe napoleoniche alloggiante in città e in località Fortino, frazione di Lagonegro. Originariamente collocata al centro di viale Roma fu poi traslocata successivamente in piazza Trento e Trieste, successivamente ribattezzata piazza Bonaventura Picardi in onore al Senatore più volte sottosegretario all'Industria, al Commercio e al Tesoro della Repubblica italiana. Non meno importanti e degne di nota le antiche fontane del “Canterano"[26] con tre mascheroni con lapide suffissa, quella del “Rosario” e di Casal Parisi “Già Rione San Sebastiano”, senza dimenticare i monumenti sulla Rivoluzione Napoletana ove Lagonegro patì il sacrificio del suo cittadino Cristoforo Grossi[27][28], ricordandolo con una lapide monumentale, il medico rivoluzionario al quale fu tolta la vita il 1º febbraio 1800 a Napoli in piazza Mercato e il suo cadavere sepolto nella chiesa del Carmine Maggiore nello storico e monumentale tempio dove fu anche sepolto nel 1647 il leggendario capo rivoluzionario napoletano Masaniello ma da lì tolto nel 1799 per mire politiche di un dispotico sovrano. Sotto l'arco, come disse il poeta, era stato sepolto Corradino di Svevia[29]”. Le opere monumentali del XX secolo annoverano l'imponente monumento ai caduti in villa comunale e quello sull'attuale agenzia delle entrate, più i mezzi busti in cui si ritrae lo scienziato, filosofo e politico Giuseppe De Lorenzo. Di recente si è realizzata un'opera mausoleo dedicata alla città in una rotonda al centro di viale Roma, di fronte alla piazzetta intitolata nel 2016 al cantautore lagonegrese Pino Mango.[30]

Architetture religiose

[modifica | modifica wikitesto]
  • Chiesa Madre della S.S. Trinità e Concattedrale della diocesi di Tursi-Lagonegro: conserva un affresco di Antonio Cascini raffigurante il Giudizio Universale, realizzato nel 1824, imitazione dell'opera di Michelangelo Buonarroti esposta nella Cappella Sistina.
  • Chiesa del Carmine, sede dell'Arciconfraternita del S.S. Sacramento
  • Chiesa dell'Assunta, sede dell'Arciconfraternita dell'Assunta
  • Chiesa di Sant'Antonio Abate, nel rione di Sant'Antuono
  • Chiesa del Purgatorio
  • Chiesa del S.S. Crocifisso
  • Chiesa di Sant'Anna
  • Chiesa di San Nicola di Bari al Castello
  • Chiesa di San Leonardo
  • Cappella di San Biagio
  • Cappella di San Vincenzo o del Seggio
  • Chiesa della Madonna delle Grazie
  • Cappella della Madonna del Sacro Monte di Novi Velia
  • Cappella dell'Annunziata
  • Chiesa e Convento di San Francesco di Assisi
  • Chiesa e Monastero della Madonna degli Angeli
  • Chiesa Parrocchiale di San Giuseppe
  • Chiesa nel Cimitero Comunale
  • Cappella della Madonna di Sirino sull'omonima montagna
  • Cappella del Brusco, in contrada Brusco
  • Chiesa di San Giovanni
  • Chiesa della Candelora
  • Chiesa della Madonna del Rosario
  • Cappella di San Pietro
  • Cappella della Madonna dei Martiri

Lagonegro ed il Lagonegrese dal Cinquecento all'Ottocento

[modifica | modifica wikitesto]

Il "Dizionario geografico ragionato del Regno di Napoli" di Lorenzo Giustiniani pubblicato tra la fine del '700 e l'inizio dell'800 riporta il numero di abitanti ed il numero dei fuochi dal 1530, ricavati dai resoconti delle tasse.

Numero dei fuochi e degli abitanti nel 1800 nei Comuni del Lagonegrese
Comune\Anno 1532 1545 1561 1595 1648 1669 Nr. abitanti nel 1800
Lagonegro 344 414 516 706 771 570 4500
Lauria 391 551 720 1097 950 368 Lauria Superiore 3800, Lauria Inferiore 4100
Rivello 381 448 546 651 665 257 3660
Maratea Inferiore 297 348 487 556 546 208 3800
Maratea Superiore 61 69 77 86 91 66 450
Trecchina 126 226 207 286 286 93 1900
Latronico 245 357 319 385 280 57 3220
Castelluccio Superiore 164 210 344 365 123 2000
Castelluccio Inferiore 233 2400
Rotonda 202 291 332 245 200 115 2500
Moliterno 144 184 251 345 362 323 5000

Come si può notare il numero dei fuochi nel 1669 è fortemente più basso rispetto a quelli del 1648, dovuto all'altissimo numero di vittime della peste del 1656. Le popolazioni sono state più che dimezzate con punte del calo dell'80% per Latronico.

Lagonegro nel Settecento

[modifica | modifica wikitesto]

Nella prima metà del XVIII secolo il re, Carlo III di Borbone, fece redigere a fini fiscali, per ogni città del Regno, l'elenco delle famiglie residenti ("fuochi") con i dati anagrafici dei componenti di ciascun nucleo familiare, con relativi mestieri, proprietà (case, terreni, animali etc.) ed eventuali debiti. Questi volumi sono conosciuti come Catasto Onciario. Da quello di Lagonegro[31] si può ricostruire l'assetto sociale del 1746.

L'abitato era costituito da circa 3 800 cittadini, di cui il 53% maschi ed il 47% femmine. Il numero di fuochi era 928 (compresi 70 religiosi), con una media di 4 componenti per fuoco. La popolazione era molto giovane, con una età media di 24,7 anni ed una mediana di 20 anni. Vale a dire la metà della popolazione aveva meno di 20 anni. L'80-mo percentile era di 40 anni (cioè l'80% della popolazione aveva meno di 40 anni).

In tabella il confronto con i dati recenti[32] della popolazione
Anno % 0-14 % 15-64 % 65+ Abitanti Indice Vecchiaia Età Media
1746 37,64% 59,05% 3,31% 3 819 8,79% 24,7
2017 10,9% 66,7% 22,4% 5 490 204,3% 45,4

L'indice di vecchiaia rappresenta il rapporto tra la popolazione oltre i 65 anni e quella al di sotto dei 15 anni. Nel 1746 ogni 2 anziani erano presenti più di 16 bambini. Nel 2017 il rapporto è completamente rovesciato ed ogni 2 anziani si trova un solo bambino.

Il Catasto Onciario riporta i mestieri soltanto degli uomini, che risultano ripartiti in questa maniera:

La situazione lavorativa nel Settecento
Mestiere Es. Percentuale
Pastori Custodi di pecore, Pecorai, Custodi di bovi ecc. 34,34%
Agricoltori Bracciali, Zappatori, Massari, Foresi ecc. 22,18%
Artigiani Calzolai, Sediari, Calderari, Cardalana, Ferrari, Sarti, Conciatori ecc. 12,16%
Lavoranti Serventi, Serve, Facchini, Gualani, Fatigatori, Portarobbe, Garzoni ecc. 8,11%
Religiosi Sacerdoti, Clerici, Monaci, Diaconi 7,59%
Trasporti Mulattieri, Vetturini, Cocchieri 2,51%
Studenti 2,43%
Civili Benestanti 2,28%
Commercianti Negozianti di bestiame, Bottegai, Pesa Cannella, Speziali, Buccieri ecc. 2,14%
Edilizia Carpentieri, Fabbricatori 1,69%
Inabili 1,25%
Nulla facenti 1,18%
Militari 0,88%
Notai 0,37%
Medici 0,29%
Avvocati 0,07%

Il settore preponderante era la pastorizia, "il numero dei capi di bestiame è di 24.060 ovini, 4.269 caprini, 720 bovini di cui 471 buoi, 48 muli, 87 borrichi, 88 somari, 122 scrofe, 79 neri, 22 giumente, 7 cavalli"[33]. Seguiva quello dell'agricoltura e poi l'artigianato. Da notare anche la presenza di molti religiosi.

Aspetti Economici.

La distribuzione della ricchezza, basata sulla Rendita stabilita dal Catasto Onciario, faceva emergere una popolazione piuttosto povera.

Questo grafico non è disponibile a causa di un problema tecnico.
Si prega di non rimuoverlo.

L'80% della popolazione aveva una rendita proprietaria inferiore a 30 once. Il picco di numerosità di Capi Fuoco era a 15 once.

I benestanti con rendita superiore a 100 Once
Capo Fuoco On. Industria On. Beni Totale
Rev. Felice Consoli 93 409 502
Magnifico Marc'Antonio Corradi, civile 0 269 269
Magnifico Dottore Francesco Consoli, civile 0 254 254
Magnifico Barone della Battaglia Mario Gallotti 0 233 233
Francesco Ferrari, Maesto scarparo 14 126 140
Andrea Buoncristiano, bottegaro 123 2 125
Magnifico Dottore Felice Tortorella, civile 0 114 114
Rev. Benedetto Orlandi 0 110 110
Rev. Cataldo Ferrari 0 109 109
Rev. Luca d'Amato 0 107 107
Magnifico Dottore Don Francesco Corrado, civile 0 105 105

Il più benestante aveva una rendita 30 volte più alta della rendita più comune o media.

Quartieri storici

[modifica | modifica wikitesto]
Quartieri storici e attuali di Lagonegro
Quartiere Ubicazione Percentuale abitanti 1746 Percentuale abitanti 1913 Percentuale abitanti 2013
Castello Il nucleo urbano più antico, sulla rocca 10,99% 2,70% 0,83%
Portella Ai piedi del Castello, lato est, dove era ubicata una seconda porta di accesso al castello, da cui il nome 2,84% 0,98% 0,83%
Molara Ai piedi del Castello, lato ovest, verso la attuale Stazione ferroviaria 5,64% 5,15% 0,83%
Piazza Piazza Purgatorio e Rosario 3,84% 4,29% 1,51%
Calancone Sotto la Portella verso San Giovanni 9,73% 3,06%
Costa/S. Giovanni Ubicato tra Sant'Anna, in alto, e San Giovanni, in basso 3,38% 0,25% 1,13%
Pastena L'attuale Via Pastena 1,13% 9,56% 4,61%
S. Anna Attorno alla chiesa di Sant'Anna 3,43% 4,17% 1,89%
S. Antuono Via Sant'Antuono 0,84% 12,50% 7,94%
S. Carlo/Fiume (Vaieto, Costa, Tavile, Colla, Grada) Nelle vicinanze della Costa, dove era ubicata una cappella dedicata a San Carlo Borromeo, andata distrutta 0,8% 4,08%
S. Caterina Nei pressi della attuale Chiesa dell'Assunta, una volta dedicata a Santa Caterina 1,92%
S. Francesco/Ponte di San Francesco Sul poggio dove si trova il convento dei Cappuccini, nei pressi di Via San Francesco e del Ponte sul Torrente San Francesco 0,59% 7,60% 8,24%
S. Leonardo/Petruso Nei pressi della chiesa di San Leonardo 6,56% 5,51% 1,06%
S. Sebastiano/Casal Parisi Nei pressi della chiesa del Crocifisso, un tempo dedicata a San Sebastiano 11,03% 10,42% 3,48%
S. Vito/S. Pietro Caseggiati ad ovest di via Roma dove una volta si trovava una cappella dedicata a San Vito ed oggi si trova Piazza S. Pietro 2,42% 5,88% 1,44%
Terrarossa Zona del Palazzo Corrado, nella parte bassa della Piazza Grande 9,11% 9,44% 0,53%
Timpone I caseggiati a est di Via Malta 1,21% 6,13% 2,27%
Torretta Dalle parti del Monte Cerbaro, verso il Fortino (non esistente nel 1746) 2,17% 1,23% 2,27%
Trinità Nei pressi della chiesa della S.S. Trinità (ora la Chiesa Madre) 9,11% 5,15% 1,59%
Fossatello/Monnezzaro Nei pressi dell'attuale Parco Fossatello 2,67% 0,23%
Selice/Cantarano/Candelora/S. Maria delle Grazie/S. Vincenzo Nei pressi dell'attuale via G. Aldinio 2,55% 4,17% 1,81%
Piano/La Nunziata (Carmine) L'odierna Piazza principale 3,51% 5,90%
Viale Colombo Viale Colombo 14,36%
Piano dei Lippi Piano dei Lippi 8,69%
Terza Zona Terza Zona, Eucalipti, Gardenie 7,71%
Rione Rossi Gladiole, Gigli, Betulle, Tamarindi, Orchidee ecc. 5,52%
Piazza della Repubblica Piazza della Repubblica, Piazza del Popolo, Marsicano, Zanardelli 5,52%
Altro Immacolata, Casa della Corte, Ortora, La Fontana/Fontana Vecchia/Fontanelle, L'Orto, Costantinopoli, Canciello, Fiume, Giesu Cristo, Pianicello, Salamone 5,35%
Altro Ferrovia, Stazione, S.M. Angeli, Calda, Tribunale, Calabria 1,84% 3,4%
Contrade Bofilio, Calda, Carconi, Ceraso, Cerbaro, Chiazzarulo, Farno, Ficila, Malapignata, Nicola, Pietra, Tre Castagne, Verneta, Zanco 3,93%

Si nota il netto spopolamento del centro storico, ed il popolamento di via S. Antuono e Pastena prima e successivamente dei rioni Rossi, Piano dei Lippi e Terza Zona.

Fonte Mibac[34], Catasto Onciario 1746[35], Liste dei Cittadini Votanti nel 1913, Elenco Telefonico "Pagine Bianche" 2013/2014.

Lagonegro ad inizio Ottocento

[modifica | modifica wikitesto]

Lorenzo Giustiniani nel suo "Dizionario geografico" riporta:

«LAGONEGRO, terra in Basilicata compresa nella diocesi di Policastro, distante da Matera miglia 72 incirca, e dal mare 12. Ella vedesi edificata alle falde di un monte degli Appennini, ove respirasi buon'aria, e il suo territorio dà del grano, granone, vini, legumi, ed altro [...] L'industria di quegli abitanti, oltre della pastorizia, e dell’agricoltura, è quella di rozzi cappelli, e pannilani, che fa loro del guadagno. Commerciano ancora le soprabbondanti derrate con altre popolazioni della provincia, e fuori, e specialmente nella fiera di Salerno. Vi è un ospedale, ed alcuni monti frumentarj. [...] Vi è della caccia nelle sue montagne di capri, volpi, lupi e di più specie di volatili, e non vi mancano de’ rettili velenosi.»

Evoluzione demografica nel periodo 1810-1865

[modifica | modifica wikitesto]

Dati ricavati dal sito "Antenati" del Mibac[36] si può stimare l'andamento della popolazione residente contando i nati ed i morti anno per anno e considerando trascurabile il numero di immigrati ed emigrati.

Questo grafico non è disponibile a causa di un problema tecnico.
Si prega di non rimuoverlo.

Nel periodo 1810-1865 sono nati in totale 7.455 bambini, sono morte in totale 6.380 persone, con un saldo di +1075 (Sono mancanti solo i dati per gli anni 1841 e 1842). La media annuale è di circa 136 nati e 116 morti. Si desume che gli abitanti al 1810 potevano essere all'incirca 3.900.

Dai dati emerge un calo della popolazione di circa il 10% tra il 1817 ed 1818.

Evoluzione demografica dal 1861

[modifica | modifica wikitesto]

Abitanti censiti[37]

Epidemia di tifo del 1811

[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1811 sono stati registrati 320 decessi, il triplo della media del periodo. I decessi sono concentrati soprattutto nei mesi invernali con un picco nel mese di febbraio, dovuti ad una epidemia di febbri scoppiata nelle carceri e poi diffusasi nel resto della cittadina[38].


Distribuzione dei decessi per mese del 1811
 
Gennaio
  
38
Febbraio
  
71
Marzo
  
35
Aprile
  
28
Maggio
  
20
Giugno
  
17
Luglio
  
22
Agosto
  
31
Settembre
  
16
Ottobre
  
10
Novembre
  
22
Dicembre
  
9

Da notare che 51 casi di decesso (15%) sono avvenuti nelle carceri di Lagonegro, dove si viveva in spazi comuni a stretto contatto ed in condizioni igieniche precarie[39].

Distribuzione per Comuni dei deceduti in carcere nel 1811
Comune Maschi Femmine Totale
Lauria 8 7 15
Pappasidero 5 5 10
Sarconi 2 3 5
Francavilla 1 2 3
Latronico 2 2
Montesano 1 1 2
S. Severino 1 1 2
Amantea 1 1
Casalnuovo 1 1
Castelluccio 1 1
Chiaromonte 1 1
Lungaro 1 1
Maratea 1 1
Padula 1 1
S. Chirico 1 1
S. Martino 1 1
Senise 1 1
Torraca 1 1
Trecchina 1 1
Totali 30 21 51

Crisi demografica 1817

[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1815 il vulcano Tambora in Indonesia generò una delle più grandi eruzioni della storia più recente. Il pulviscolo che fu immesso nell'atmosfera produsse un oscuramento che durò a lungo, tanto da provocare cambi climatici su scala globale ed in particolare l'estate del 1816 fu molto fredda tanto da far definire il 1816 "L'anno senza estate". Tutto ciò provocò delle crisi alimentari e sanitarie molto gravi che portarono a carestie ed epidemie di tifo petecchiale nel corso dell'anno successivo.

Nel 1817 a Lagonegro si registrarono 419 morti, il quadruplo, circa, della media di quegli anni. In particolare morirono 252 donne e 167 uomini. Delle persone morte a Lagonegro 30 erano originarie di altri paesi (Scalea 4, Sapri 4, Torraca 3 etc.).


Distribuzione dei decessi per mese del 1817
 
Gennaio
  
9
Febbraio
  
12
Marzo
  
15
Aprile
  
36
Maggio
  
41
Giugno
  
43
Luglio
  
74
Agosto
  
58
Settembre
  
45
Ottobre
  
36
Novembre
  
21
Dicembre
  
29

Si evidenzia un picco nei mesi estivi di luglio e agosto, dovuto probabilmente alla fase più acuta della crisi.

Nel grafico seguente la distribuzione delle età dei morti del 1817.

Questo grafico non è disponibile a causa di un problema tecnico.
Si prega di non rimuoverlo.

Si nota una mortalità infantile molto alta per i minori di 10 anni.

Analizzando i mestieri delle persone decedute si riscontrano le seguenti distribuzioni:


Mestieri delle donne decedute nel 1817
 
Filatrici
  
158
Tessitrici
  
17
Cucitrici
  
2
Proprietarie
  
1
Levatrici
  
1
Infante
  
61

Tra gli uomini nati a Lagonegro la distribuzione dei mestieri è più variegata:


Mestieri degli uomini deceduti nel 1817
 
Bracciale
  
40
Calzolaio
  
9
Cardalana
  
6
Garzone
  
5
Proprietario
  
4
Sacerdote
  
4
Calderaro
  
3
Massaro
  
2
Ferraro
  
2
Tintore
  
1
Cappuccino
  
1
Cappellaro
  
1
Falegname
  
1
Speziale
  
1
Pastore
  
1
Calessiere
  
1
Pecoraro
  
1
Infante
  
66

Nota: "Infante" si riferisce a bambini e bambine di età inferiore a 6 anni.

Per le persone nate fuori da Lagonegro la distribuzione dei mestieri è la seguente:

Mestieri dei "forestieri" deceduti nel 1817
 
Filatrice
  
7
Mendica
  
2
Serva
  
2
Tessitrice
  
1
Bracciale
  
4
Infante
  
3
Pastore
  
2
Legionario
  
2
Fuciliere
  
1
Soldato
  
1
Marinaio
  
1
Comico
  
1
Garzone
  
1
Negoziante
  
1
Mulattiere
  
1

La crisi ha colpito duramente tutto il territorio del Lagonegrese. In tabella si possono notare gli incrementi della mortalità nel 1817.

Numero di deceduti per anno nei Comuni del Lagonegrese nel periodo 1816-1819
Anno Lagonegro Maratea Lauria Rivello Trecchina Castelluccio Superiore Castelluccio Inferiore Rotonda Latronico Moliterno
1816 110 120 221 120 26 45 73 94 98 98
1817 419 291 658 431 107 111 147 177 332 353
1818 132 103 217 116 34 112 82 146 67 119
1819 58 73 142 79 59 63 63 67 44 89

La crisi ha comportato anche un calo delle nascite nel periodo 1817-1818.

Fonte Mibac[34].

Nel 1976 Lagonegro fu elevata a concattedrale della diocesi di Tursi-Lagonegro, che comprende tutta la fascia di territorio lucano dal Tirreno allo Jonio.

Tradizioni e folclore

[modifica | modifica wikitesto]
Cappella del “Seggio”

Nella cultura di Lagonegro vi è la festività dedicata alla Madonna delle Nevi alla quale è stata dedicata un santuario sul Massiccio del Sirino che ogni anno richiama molti fedeli da tutto il Lagonegrese e da altre zone della Basilicata. La festività si articola in tre momenti: nella terza domenica di giugno la sua statua viene portata a spalle sul Monte Sirino, facendo tappa presso la località Vrushco; il 4 e 5 agosto la festa si tiene sulla cima del monte Sirino, presso la cappella dedicata alla Madonna: per l'occasione molti lagonegresi organizzano un lungo campeggio sul monte, mentre il giorno della festa altri concittadini si fermano dopo il rito religioso per una scampagnata; la terza domenica di settembre, giorno della vera e propria festa patronale, la statua della Madonna delle Nevi viene riportata a spalle a Lagonegro e riposta presso la cappella del "Seggio", per poi essere trasportata il giorno dopo con una lunga processione tra le vie della cittadina nella Cattedrale, che la ospiterà per tutto l'inverno.

Palazzo Corrado

Monna Lisa Museum presso Palazzo Corrado.[40]

La Biblioteca civica comunale "Giuseppe De Lorenzo", presso il Palazzo di città, contenente circa 15 000 volumi.[41]

La Biblioteca parrocchiale della chiesa di San Nicola, contenente più di 2 000 antichi volumi, a partire da edizioni cinquecentesche.[42]

Lagonegro è sede di numerosi servizi ed uffici pubblici, tra cui diverse scuole secondarie di secondo grado:

  • l'Istituto d'Istruzione Secondaria Superiore De Sarlo, comprendente un liceo linguistico, un liceo psicopedagogico ed un liceo scientifico;
  • l'Istituto Tecnico Commerciale e per Geometri Vittorino D'Alessandro, per le specializzazioni di ragioniere e geometra;
  • l'Istituto Professionale per l'Agricoltura e l'Ambiente Giustino Fortunato, coordinato dalla sede centrale di Potenza.
  • Lagonegro è inoltre sede distaccata dei corsi universitari di infermieristica della Scuola di Scienze della Salute Umana dell'università di Firenze prima[43] e dell'università di Foggia poi.

La città si distingue per la produzione di orologi da torre, che fanno di Lagonegro l'unico produttore del settore nel centro-sud Italia.[44] Gli orologi di Lagonegro adornano monumenti importanti come la reggia di Caserta, il palazzo reale di Napoli, il teatro San Carlo e vengono esportati anche all'estero, specie in Brasile, Stati Uniti e Australia.[45]

A 20 chilometri dal centro abitato, il comprensorio sciistico Lago Laudemio-Conserva di Lauria con numerose piste e attività ricettive. Il comprensorio è aperto parzialmente dalla stagione invernale 2017/2018.[senza fonte]

Infrastrutture e trasporti

[modifica | modifica wikitesto]

Il comune di Lagonegro, all'incirca a metà strada tra Salerno e Cosenza, è situato in un punto nevralgico dei collegamenti vìari della Basilicata sud–occidentale ed è, in modo particolare, zona di transito per i viaggiatori che si spostano tra le regioni Campania e Calabria. Difatti, in tale zona, sono presenti due svincoli dell'autostrada A2 del Mediterraneo:

Lo stesso argomento in dettaglio: Stazione di Lagonegro e Stazione di Lagonegro (FCL).
Antico viadotto “Serra”

Il comune di Lagonegro in passato era servito da due linee ferroviarie con due stazioni, entrambe di capolinea nel medesimo, poi dismesse. Una era la Lagonegro-Castrovillari-Spezzano Albanese, linea a scartamento ridotto di gestione FCL; essa fu chiusa e rimossa nel tratto da Lagonegro fino alla successiva stazione negli anni cinquanta causa bradisismo e cedimento strutturale del ponte in uscita da Lagonegro chiamato "Serra". L'altra era la Sicignano degli Alburni-Lagonegro soppressa e chiusa nel 1987 a causa dei lavori di ammodernamento ed elettrificazione della linea Battipaglia-Potenza-Metaponto e mai più riaperta.

Mobilità urbana

[modifica | modifica wikitesto]
Palazzo di città

È inoltre servita da numerose linee di autobus urbani ed extra–urbani; questi ultimi sostituiscono la ex ferrovia e portano ogni giorno circa 7000 pendolari, tra studenti e lavoratori.

Amministrazione XIX secolo e Primo decennio del XX

[modifica | modifica wikitesto]
Periodo Primo cittadino Partito Carica Note
1809 1809 Francesco Maria Mango Sindaco
1810 1810 Vincenzo Aldinio Sindaco
1811 1813 Lorenzo Mazzei Sindaco
1814 1816 Marco Corradi Sindaco
1817 1819 Nicola Ferraro Sindaco
1820 1820 Nicola Fusco Sindaco
1821 1821 Marco Corradi Sindaco
1822 1822 Nicola Fusco Sindaco
1823 1829 Vincenzo Bruno Sindaco
1830 1832 Vincenzo Gerardi Sindaco
1833 1838 Giuseppe Picardi Sindaco
1839 1840 Gennaro Ladaga Sindaco
1843 1845 Pasquale Amalfi Sindaco
1846 1848 Gennaro Ladaga Sindaco
1850 1851 Antonio Vallinati Sindaco
1853 1855 Nicola Zambrotti Sindaco
1856 1859 Nicola Pesce Sindaco
1859 1859 Antonio Gallotti Sindaco
1860 1861 Antonio Ladaga Sindaco
1861 1863 Gennaro Giliberti Sindaco
1863 1863 Avv. Vincenzo De Filpo Delegato Straordinario
1863 1868 Francesco Damiani Sindaco
1869 1869 Giuseppe Arnone Regio Delegato
1869 1869 Saverio Cosentino Sindaco
1869 1870 Lorenzo Latronico Sindaco
1870 1873 Vincenzo Giovanni Aldinio Sindaco
1873 1879 Saverio Cosentino Sindaco
1880 1885 Vincenzo Giovanni Aldinio Sindaco
1885 1890 Lorenzo Latronico Sindaco
1891 1893 Saverio Cosentino Sindaco
1893 1902 Carlo Pesce Sindaco
1902 1904 Francesco Gallotti Sindaco
1904 1910 Giuseppe Picardi Sindaco
1910 1912 Marco Del Vecchio Sindaco
1913 1914 Giuseppe Picardi Sindaco
1914 1920 Eduardo Leo Sindaco
1920 1922 Giuseppe Pesce Sindaco

Fonti: Archivio di Stato di Potenza[46] , Archivi Comunali da FamilySearch.org[47] e N. Capaldo "La formazione delle maestre fra '800 e '900: la scuola Raffaella Settembrini di Lagonegro (1880-1925)"[48]

Amministrazione nel Ventennio

[modifica | modifica wikitesto]
Periodo Primo cittadino Partito Carica Note
1923 1926 Avv. Cav. Vincenzo Tancredi Sindaco
1926 1926 Comm. Avv. Edoardo Leo Comm. pref.
1926 1927 Rocco Gagliardi Comm. pref.
1926 1927 Raffaele Siervo Comm. pref.
1927 1927 Giovanni Cafiero Comm. pref.
1927 1927 Cav. Cesare Armellini Comm. pref.
1928 1928 Avv. Antonio Picardi Comm. pref. In periodi non continuativi
1928 1929 Cav. Avv. Bernardo Carusi circolo "Cristoforo Grossi" Podestà
1928 1929 Comm. Avv. Edoardo Leo circolo "Sirino" Podestà In periodi non continuativi
1929 1929 Cav. Umberto Nisi Comm. pref.
1930 1930 Marco Del Vecchio Podestà
1930 1930 Cav. Luigi Farese Comm. pref.
1930 1930 Ing. Francesco Gabola Comm. pref.
1931 1938 Uff.[49] Ing. Francesco Gabola Podestà In periodi non continuativi
1935 1936 Nicola Picardi Comm. pref. In periodi non continuativi
1936 1942 Alfonso Picardi Comm. pref. In periodi non continuativi
1938 1938 Vincenzo Pergola Podestà
1940 1940 Attilio Magliano Podestà
1942 1944 Avv. Francesco Tortorella Comm. pref.
1944 1946 Avv. Nicola Pesce Comm. pref.

Fonti: Consiglio Regione Basilicata[50], N. Capaldo "La formazione delle maestre fra '800 e '900: la scuola Raffaella Settembrini di Lagonegro (1880-1925)"[48], a cura di N. Capaldo "Scritti Storici aggiornati ed inediti di Giuseppe Guida"[51], Archivio Storico Comunale Lagonegro Tit.XV, b. 18/19, f.19

Amministrazione

[modifica | modifica wikitesto]
Periodo Primo cittadino Partito Carica Note
1946 1952 Giuseppe Guida Democrazia Cristiana Sindaco
1952 1956 Giuseppe Rossi Democrazia Cristiana Sindaco
1956 1960 Giuseppe Rossi Democrazia Cristiana Sindaco
1960 1962 Giuseppe Rossi Democrazia Cristiana Sindaco
1962 1964 Mario Picardi Democrazia Cristiana Sindaco
1964 1970 Mario Picardi Democrazia Cristiana Sindaco
1970 1974 Nicola Fortunato Democrazia Cristiana Sindaco
1974 1975 Francesco Rizzo Democrazia Cristiana Sindaco
1975 1980 Francesco Costanza Democrazia Cristiana Sindaco
1980 1981 Francesco Costanza Democrazia Cristiana Sindaco
1981 1981 Paolo Pecoriello Sindaco f.f.
1981 1985 Francesco Rizzo Democrazia Cristiana Sindaco
1985 1986 Pietro Guida Sindaco
1986 1987 Rocco Manzi Commissario Prefettizio
1987 1989 Rosario Picardi Democrazia Cristiana Sindaco
1989 1990 Aldo Tallarico Sindaco f.f.
1990 1990 Paolo Pecoriello Sindaco f.f.
1990 1992 Aldo Tallarico Sindaco
1992 1997 Giuseppe Cascone Democrazia Cristiana Sindaco
1997 2000 Domenico Carlomagno Polo per le Libertà (FI-AN, CCD, CDU) Sindaco
2000 2001 Maria Raffaella Laraia Commissario prefettizio
2001 2006 Francesco Costanza (Lista civica) (L'Ulivo) (PDS, PPI, UD, FdV, RI, SI) Sindaco
2006 2011 Domenico Mitidieri (Lista civica) (L'Unione) Sindaco
2011 2016 Domenico Mitidieri (Lista civica) (PDSELIdV) Sindaco
2016 2019 Pasquale Mitidieri (Lista civica) (PDMDPCiviche) Sindaco
2019 2020 Maria Rita Cocciufa Commissario prefettizio
2020 2020 Francesco Mauceri Commissario prefettizio
2020 2022 Maria Di Lascio (Lista civica) Sindaco
2022 2023 Gerardo Quaranta Commissario prefettizio
2023 In carica Salvatore Falabella (Lista civica) (PD) Sindaco

La squadra di calcio è l'A.S.D. Lagonegro 1929 che milita attualmente in Promozione Basilicata girone unico

In passato il Lagonegro ha disputato il campionato di Lega Nazionale Dilettanti (stagione 1997/1998) ed è stato detentore della Coppa Italia Dilettanti Basilicata nella stagione 2017/2018.

Nella pallavolo è presente la Rinascita Volley '78 Lagonegro che milita nella Serie A (pallavolo maschile) Nazionale.

Lagonegro è stata più volte arrivo di tappa del Giro d'Italia: 1995, 1999, 2008.[52]

  1. ^ a b Bilancio demografico mensile anno 2024 (dati provvisori), su demo.istat.it, ISTAT.
  2. ^ Classificazione sismica (XLS), su rischi.protezionecivile.gov.it.
  3. ^ Tabella dei gradi/giorno dei Comuni italiani raggruppati per Regione e Provincia (PDF), in Legge 26 agosto 1993, n. 412, allegato A, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile, 1º marzo 2011, p. 151. URL consultato il 25 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2017).
  4. ^ AA. VV., Dizionario di toponomastica. Storia e significato dei nomi geografici italiani., Milano, Garzanti, 1996, p. 340, ISBN 88-11-30500-4.
  5. ^ come nota lo storico Giacomo Racioppi
  6. ^ a b c Giuseppe Greco, Nerulum, Gagliardi Editore, 2020, ISBN 9788894263251.
  7. ^ a b c Giuseppe Greco, Il lago scomparso. L'eredità sommersa dei Longobardi in Italia, Gagliardi Editore, 2023, ISBN 9791281098022.
  8. ^ a b Super User, La chiesa del Rosario, su basileusonline.it. URL consultato il 30 aprile 2018.
  9. ^ Lacus Niger
  10. ^ Spiritualità e società religiosa greca nell'Italia Meridionale e la Sicilia, pp. 25-27.
  11. ^ Carlo Pesce, pp. 238-239.
  12. ^ Carlo Pesce.
  13. ^ Benedetto Marzolla, Atlante corografico, storico e statistico del Regno delle Due Sicilie, su uniba.it. URL consultato il 6 dicembre 2018.
  14. ^ Regno delle due Sicilie : Abitanti distretto di Lagonegro, su ilportaledelsud.org.
  15. ^ Carlo Pesce, p. 341.
  16. ^ Il Re Ferdinando II Delle Due Sicilie a Lagonegro Capoluogo di distretto lucano del Regno, su archiviostorico.blogspot.com.
  17. ^ Ebrei stranieri internati in Basilicata.
  18. ^ Maria Mango, Il Castello di Lagonegro, in La Basilicata nel mondo, n. 7, F. Giannini e figli, novembre-dicembre 1925, p. 386.
  19. ^ Giuseppe Gattini, Delle armi de' Comuni della provincia di Basilicata, Arnoldo Forni editore, Sala Bolognese, 1918, pp. 33-34, citato in Araldicacivica.it.
  20. ^ Ufficio araldico - Fascicoli comunali, su dati.acs.beniculturali.it, Archivio Centrale dello Stato, 15 gennaio 2014. URL consultato il 15 marzo 2018 (archiviato dall'url originale il 17 marzo 2022).
  21. ^ Super User, La chiesa di S. Nicola al Castello, su basileusonline.it. URL consultato il 30 aprile 2018.
  22. ^ Redazione, Lagonegro arte e mistero. A Spasso nel Borgo delle 33 Chiese. URL consultato il 30 aprile 2018.
  23. ^ Super User, La chiesa di Sant'Anna, su basileusonline.it. URL consultato il 30 aprile 2018.
  24. ^ Palazzo Corrado, su comune.lagonegro.pz.it. URL consultato il 2 maggio 2018 (archiviato dall'url originale il 2 maggio 2018).
  25. ^ Fontana G. Murat
  26. ^ Canterano, su aptbasilicata.it. URL consultato il 3 maggio 2018 (archiviato dall'url originale il 3 maggio 2018).
  27. ^ Cristoforo Grossi
  28. ^ Pesce Carlo, Lagonegro nel 1799 e Cristoforo Crossi : conferenza tenuta in Lagonegro il 1. febbraio 1900, 1900, DOI:10.14273/unisa-904. URL consultato il 20 novembre 2018.
  29. ^ Cristoforo Grossi, su comunedipignataro.it. URL consultato il 9 agosto 2018 (archiviato dall'url originale il 9 agosto 2018).
  30. ^ A Lagonegro, Una Piazza Dedicata Al Noto Musicista “Mango”, su gazzettadaltacco.it, Gazzetta dal Tacco. URL consultato il 7 aprile 2022.
  31. ^ Catasto Onciario di Lagonegro del 1746, su acastagnaracritica.altervista.org.
  32. ^ Lagonegro - Popolazione per età, su comuni-italiani.it.
  33. ^ Il Catasto onciario di Lagonegro del 1746: profilo di una comunità cittadina meridionale nella metà del XVIII secolo, su docplayer.it.
  34. ^ a b Archivio di Stato
  35. ^ Catasto Onciario 1746
  36. ^ Archivio di Stato di Potenza Archiviato l'8 dicembre 2020 in Internet Archive..
  37. ^ Statistiche I.Stat - ISTAT; URL consultato in data 28 dicembre 2012.
  38. ^ Fabiola Dello Iacono (a cura di), Salute pubblica, buste 1640-1651 (PDF), su assa.beniculturali.it, Archivio di Stato di Salerno, p. 74. URL consultato il 5 febbraio 2022 (archiviato dall'url originale il 5 febbraio 2022).
  39. ^ Lettera del 17 Febbraio 1811 del medico Celli all'Intendente del Principato Citeriore, Archivio di Stato di Salerno, Intendenza - Serie Salute Pubblica, Busta 1648, Fascicolo 7 "Febbre epidemica nelle carceri di Lagonegro e precauzioni da adottare".
  40. ^ http://lucaniamia.altervista.org/latombalucanadimonnalisa.html
  41. ^ Biblioteca civica Giuseppe De Lorenzo, su anagrafe.iccu.sbn.it.
  42. ^ Mimmo Mastrangelo, A Lagonegro un oceano di cultura, in Avvenire, 19 settembre 2018.
  43. ^ Università dì Firenze, su infermieristica.unifi.it.
  44. ^ Lagonegro (PZ) - La fabbrica di orologi da torre, su aptbasilicata.it. URL consultato il 7 febbraio 2022 (archiviato dall'url originale il 18 settembre 2020).
  45. ^ Il "re" degli orologi da torre? É in Basilicata [collegamento interrotto], su ilcaleidoscopio.net. URL consultato il 7 febbraio 2022.
  46. ^ Atti di Registro Nascite, Matrimoni e Morti dall'Archivio di Stato di Potenza, su dl.antenati.san.beniculturali.it. URL consultato il 28 novembre 2020 (archiviato dall'url originale l'8 dicembre 2020).
  47. ^ Atti di Registro Nascite, Matrimoni e Morti dal sito di ricerche Genealogiche FamilySearch.org
  48. ^ a b Nunziante Capaldo, La formazione delle maestre fra '800 e '900: la scuola Raffaella Settembrini di Lagonegro (1880-1925) (PDF), Basilicata University Press, 2022, ISBN 978-88-31309-17-2.
  49. ^ Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia 19 Ottobre 1932
  50. ^ Elena Vigilante, tesi di Laurea, 2000-2001 Università degli Studi di Bologna, Facoltà di Lettere e Filosofia
  51. ^ Nunziante Capaldo (a cura di), Scritti Storici aggiornati ed inediti di Giuseppe Guida, Zaccara Editore, 2023, ISBN 9791280537263.
  52. ^ Jalabert in rosa, su www2.raisport.rai.it, 19 maggio 1999. URL consultato il 5 novembre 2018 (archiviato dall'url originale il 6 novembre 2018).
  • Alessandro Falcone, Delle notizie con discorsi Istorici per la Città di Lagonegro (Trascr. dal manoscritto risalente al 1730 a cura di Carlo Calza).
  • Carlo Pesce, Storia della Città di Lagonegro, Napoli, Stab. Tip. Pansini, 1913.
  • Carlo Calza, Libro di Statuti e Capitoli della Regia Città di Lagonegro, Zaccara Editore, Lagonegro, 1990.

Voci correlate

[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti

[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni

[modifica | modifica wikitesto]
Controllo di autoritàVIAF (EN240549191 · SBN BRIL000041
  Portale Basilicata: accedi alle voci di Wikipedia che parlano della Basilicata