Brienza

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Brienza
comune
Brienza – Stemma
Brienza – Bandiera
Brienza – Veduta
Brienza – Veduta
Scorcio dell'abitato
Localizzazione
StatoItalia Italia
Regione Basilicata
Provincia Potenza
Amministrazione
SindacoAntonio Giancristiano (lista civica Uniti per Brienza) dal 27-5-2019
Territorio
Coordinate40°28′43″N 15°37′48″E / 40.478611°N 15.63°E40.478611; 15.63 (Brienza)
Altitudine713 m s.l.m.
Superficie82,94[1] km²
Abitanti3 841[2] (31-12-2021)
Densità46,31 ab./km²
FrazioniAcqua dei Salici, Braide I, Braide II, Cesinale, Chiuse, Monte I, Monte II, Pozzi, Schiavi, Taverne, Visciglieta
Comuni confinantiAtena Lucana (SA), Marsico Nuovo, Polla (SA), Sala Consilina (SA), Sant'Angelo Le Fratte, Sasso di Castalda, Satriano di Lucania
Altre informazioni
Cod. postale85050
Prefisso0975
Fuso orarioUTC+1
Codice ISTAT076013
Cod. catastaleB173
TargaPZ
Cl. sismicazona 1 (sismicità alta)[3]
Cl. climaticazona E, 2 206 GG[4]
Nome abitantiburgentini
Patronosan Cataldo - S.S. Crocifisso - Madonna Addolorata
Giorno festivo10 maggio - 1ª domenica di maggio - 3ª domenica di settembre
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Brienza
Brienza
Brienza – Mappa
Brienza – Mappa
Posizione del comune di Brienza all'interno della provincia di Potenza
Sito istituzionale

Brienza è un comune italiano di 3 841 abitanti[2] della provincia di Potenza in Basilicata.

Geografia fisica[modifica | modifica wikitesto]

Sorge a 713 m s.l.m. nella parte centro-occidentale della provincia al confine con la parte centro-orientale della provincia di Salerno.

Confina con i comuni di: Sasso di Castalda (6 km), Satriano di Lucania (9 km), Atena Lucana (SA) (12 km), Marsico Nuovo (15 km), Sant'Angelo Le Fratte (16 km), Sala Consilina (SA) (18 km) e Polla (SA) (26 km).

Storia[modifica | modifica wikitesto]

L'origine di Brienza è quasi sicuramente longobarda: la radice burg (luogo fortificato), dal toponimo latino Burgentia, suffragherebbe tale ipotesi. Il primo nucleo sembra infatti datare al VII secolo d.C. Il borgo antico si sviluppa soprattutto dopo il 1000, tutto intorno al castello.

Il sacerdote Giuseppe Paternoster (1823-1888), raccontando in uno scritto le vicende del luogo dove era nato, osservava che

«malagevole, per non dire impossibile, si è l'origine del nostro Paese, essendo come quella di tante Città e Paesi del Regno ravvolta nei misteri dell'antichità. Di Brienza non fa menzione scrittore alcuno; né vi sono tradizioni che ci guidano al vero. Il sito però ove trovasi edificato, quello che ora chiamasi antico Paese intorno al Castello, accenna a quel periodo di tempi procellosi, in cui le continue invasioni barbaresche costringevano i Popoli a ridursi in luoghi pressoché inaccessibili, per causare stragi e rapine.»

Secondo Giuseppe Gattini, Brienza veniva "nomata Burgentia e non si sarebbe alieni dal credere possa essere stato un accantonamento di terre burgansatiche ridivenute poi feudali, o semplicemente un borgo." È tra i pochi paesi della Basilicata che ha conservato la sua struttura architettonica di borgo medioevale.[senza fonte]

Cronologia di Brienza[modifica | modifica wikitesto]

Dal 600 al 1799:

  • VII secolo d.C. Sorse probabilmente allora il convento di San Giacomo, che sarebbe stato tenuto dai Benedettini e abbandonato nel sedicesimo secolo.
  • VII-VIII secolo d.C. A cavallo dei due secoli si innalzò la chiesa più antica di Brienza, dedicata a San Martino.
  • 849 In seguito al trattato di spartizione del ducato longobardo di Benevento, Brienza rientrò nei possedimenti di Siconolfo, principe di Salerno, come sede di un piccolo gastaldato. Le contrade Spineto e San Martino erano abitate dai fuggiaschi di due città vicine, distrutte dai Vandali: Acerronia ed Atina.
  • XI secolo. Intorno a tale periodo fu eretto il castello, che più tardi gli Angioini e quindi i Caracciolo avrebbero ristrutturato.
  • 1080. Il figlio del conte Roberto di Montescaglioso, Guglielmo, ereditò il feudo di Brienza.
  • 1092 La chiesa di San Giovanni di Petra venne donata alla Trinità di Cava da Gregorio, conte di Capaccio, e da sua moglie Maria.
  • 1095/1098 Pietro, abate della Trinità di Cava, ebbe in dono la chiesa e il monastero di San Giacomo di Brienza.
  • XII secolo. Venne costruita la chiesa di Santa Maria Assunta. A quell'epoca è anche databile la presenza di sei parrocchie: Santa Maria Assunta, Santa Elisabetta, San Martino, San Zaccaria e San Michele dei Greci.
  • 1130 La chiesa di San Giovanni fu donata all'abate di Cava da Guglielmo di Montescaglioso.
  • 1145 I documenti indicano in Giovanni di Marsico il priore del monastero di San Giacomo.
  • 1156 I discendenti di Guglielmo di Montescaglioso, per aver dato manforte alla ribellione del 1155-1156, persero le loro terre. A Brienza furono creati dei feudi in capite de domino Rege.
  • 1163 Il priore Giovanni di Marsico fece edificare la chiesa di San Lorenzo.
  • 1163-1179 Venne consacrata la chiesa di San Lorenzo e se ne affidò la giurisdizione alla badia di Cava.
  • 1166 La regina Margherita, scomparso il marito Guglielmo I, cedette il castello ad Enrico di Navarra.
  • 1178-1188 Mentre regnava Guglielmo II il Buono, gruppi locali di milites aderirono fedelmente alla missione in Terra Santa: è quanto si evince dalle testimonianze riportate nel puntualissimo Catalogo dei Baroni.
  • XIII sec. Ai principi del secolo, sul monte omonimo, sorse la cappella del Santissimo Crocifisso.
  • 1222 Alla chiesa di San Zaccaria vennero elargiti privilegia da Ruggiero, vescovo di Marsico Nuovo, che incaricò il diacono Luigi di redigere l'inventario dei beni.
  • 1269 Carlo I d'Angiò assegnò a Rainaldo De Poncellis il feudo di Brienza.
  • 1280 A Rainaldo De Poncellis successe il figlio Giovanni, che esercitava inoltre la propria autorità sui feudi di Andretta e Pescopagano.
  • XIV sec. Brienza passò al feudatario Mattia.
  • XV sec. 1412 Signore di Brienza era Roberto, quarto figlio di Gorrello Aurilia.
  • 1428 Il 2 novembre la regina Giovanna II vendette il feudo di Brienza a Petraccone Caracciolo per mille once.
  • 1438 Il potere locale veniva gestito da Giovanni Zurlo.
  • 1459 Giacomo Caracciolo diventò signore di Brienza. La sua famiglia, quasi senza interruzione, avrebbe governato nei secoli successivi.
  • 1499 Re Federico D'Aragona confermò il feudo a Perticone, figlio di Giacomo Caracciolo.
  • XVI sec. 1570 1571 Si edificarono la chiesa dell'Annunziata e il convento dei Frati Minori Osservanti, commissionati dai Caracciolo a Cafaro Pignoloso di Cava dei Tirreni.
  • 1574 Nel mese di giugno prese il via l'attività della confraternita del Santissimo Rosario.
  • XVII sec. 1609 La cappella della Madonna degli Angeli venne costruita nella zona rurale che in seguito avrebbe ospitato anche un Lazzaretto.
  • 1616 Si ha notizia di una violenta contestazione da parte del popolo burgentino riguardo ai privilegi dei Caracciolo.
  • 1648 Quattrocento soldati, per ordine del feudatario Giuseppe Caracciolo, accorsero a sedare una rivolta scoppiata a causa di alcuni aggravi fiscali.
  • 1651 La popolazione venne decimata dalla peste.
  • 1681 Il feudo si cedette a Francesco Campione.
  • Rocca di Brienza
    1683 Santa Maria fu eletta Chiesa Madre.
  • XVIII sec. Nel corso del secolo la chiesa dell'Annunziata venne decorata da una serie di opere di Nicola La Sala, Francesco Maugieri, Nicola Peccheneda e Giacomo Colombo.
  • 1709 Nacque in quell'anno Pietro Giampietro detto il Pietrafesa, autore degli affreschi che impreziosiscono il chiostro del convento dell'Annunziata.
  • 1715-1720 La cappella di San Michele Arcangelo, meglio nota come San Michele dei Greci, fu ricostruita grazie al sacerdote Gaetano Addobbato.
  • 1726 Marchese di Brienza era Litterio Giuseppe Caracciolo.
  • 1736 I contadini occuparono le terre di Monte Pezzafarina e Croce dell'Ausino.
  • 1748 L'8 dicembre nacque Francesco Mario Pagano, primogenito di Tommaso e di Marianna Pastore.
  • 1754 Francesco Saverio Bruno, figlio di Antonio e di Giovanna Restaino, venne alla luce il 28 luglio. Lo attendeva una brillante carriera giuridica.
  • 1760-1770 Si ampliò la chiesa madre.
  • 1781 Luisa Labriola, consorte di Prospero Iannelli, mise al mondo il figlio Cataldo Iannelli, oggi ricordato come validissimo archeologo.
  • 1783 Litterio Caracciolo fece restaurare il Castello.
  • 1795 Nacque, da Nicola Ferrarese e da Antonia Contardi, il figlio Luigi Ferrarese. Avrebbe espresso il suo originale talento nella ricerca psichiatrica.
  • 1799 Il filosofo, giurista e letterato Mario Pagano venne impiccato a Napoli, in piazza del Mercato, all'età di cinquantun anni. Era il 29 ottobre. "Spariti e per sempre que' Governi che, con la strage dei più preclari cittadini, s'affidavano di mantenerci nell'abiezione e di toglierci così ogni speranza d'una ventura riscossa, i Brienzani costituirono un comitato per erigere un monumento al grand'uomo. S'iniziò subito una sottoscrizione, alla quale concorsero il Municipio, la Provincia e il Governo: ma passarono molti anni, e solamente nel 1890 la statua a Mario Pagano si poté inaugurare". L'opera bronzea, eseguita dallo scultore napoletano Achille D'Orsi, domina tuttora nel largo del palazzo comunale. Il suo ultimo restauro risale all'ottobre del 1999, quando è stato celebrato il bicentenario della rivoluzione napoletana.

Simboli[modifica | modifica wikitesto]

La descrizione araldica dello stemma è la seguente: a forma di scudo sannitico con una fascia mediale riportante l'iscrizione "BRIENZA FEDELE", che divide lo stemma in due campi. In quello superiore tre torri su fondo azzurro alludono al castello Caracciolo, mentre in quello inferiore due braccia con mani si stringono in segno di amicizia e solidarietà. Esso infine è sormontato da una corona marchesale.

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al Merito Civile - nastrino per uniforme ordinaria Medaglia d'oro al Merito Civile
«In occasione di un disastroso terremoto, con grande dignità, spirito di sacrificio ed impegno civile, affrontava la difficile opera di ricostruzione del tessuto abitativo, nonché della rinascita del proprio futuro sociale, morale ed economico. Splendido esempio di valore civico e di alto senso del dovere, meritevole dell'ammirazione e della riconoscenza della Nazione tutta.»
Titolo di città in Italia - nastrino per uniforme ordinaria Titolo di città in Italia
«Si fregia inoltre del titolo di "Città", con Decreto del Presidente della Repubblica in data 07/11/2005.»

Monumenti e luoghi d'interesse[modifica | modifica wikitesto]

Vista aerea del borgo di Brienza

Il Borgo[modifica | modifica wikitesto]

Il borgo di Brienza si presenta con un modello ad avvolgimento centripeto avente per fulcro naturale il Castello Caracciolo, posto alla sommità di un colle sui pendii del quale si avviluppano e si divincolano in una miriade di prospettive fasci concentrici di case, abbarbicati precariamente alla roccia scoscesa. Alla fine di via Mario Pagano, dove anticamente era situata una delle porte di accesso, si inerpicano sul poggio due stradine, quella di Santa Maria a sinistra e di San Michele dei Greci a destra.

Sul versante opposto, ove si accede per la "Portella" ancora visibile nella cinta muraria del Castello, brandelli di muri su viottoli ormai quasi del tutto cancellati testimoniano l'esistenza andata di quegli altri rioni che completavano il borgo: la Torricella, san Martino, San Sebastiano, Via Nuova, San Nicola e Santa Elisabetta.

Più giù, verso il fiume, si alza ancora il perimetro dell'antichissima Chiesa di San Martino, probabilmente il primo centro di culto della "Burgentia Fidelis". Domina sulla confluenza di due torrenti (il Pergola e il Fiumicello) la torretta di guardia ("Trucedda" - torretta), all'estremità della cinta muraria che sale fino alla torre circolare del Castello, posta a nord[5].

La villa rustica "Romana"[modifica | modifica wikitesto]

In località Sant' Elena presso Braide, nel 1984 venne rinvenuta una "villa rustica" risalente al periodo romano repubblicano (I sec. a.C). In seguito a scavi vennero riesumati tre ambienti attigui pavimentati con tessere bianche e nere di piccolo formato (opus signum), con motivi e rombi e a meandri. Dei tre ambienti, il più grande, mostra un probabile sistema di riscaldamento con caldaia ed era quasi sicuramente adibito a cucina. Un secondo dotato di cisterna rivestita di intonaco impermeabilizzante, di forma circolare con un foro centrale per il deflusso dei liquidi a mezzo di una canaletta, rappresentava una importante riserva idrica. Il terzo ambiente è un deposito.

Successivi scavi nella campagna del 1985 hanno permesso di portare alla luce altri ambienti a sud e a est di quelli già scoperti precedentemente. Tre ambienti a sud hanno come pavimentazione un battuto in malta e terra compatta o cocciopesto. A est, in un ambiente più grande furono recuperati reperti costituiti da un coltello in ferro, frammenti bronzei di rivestimento di parti lignee, chiodi e abbondante ceramica a vernice nera e acroma.

Nell 1988 una proiezione archeologica effettuata a mezzo di indagini geofisiche, per tutta l'area circostante la villa indicò la presenza di un'ampia area caratterizzata dalla presenza di attestazioni archeologiche.

Il ritrovamento nella villa di un denario di M. Sergius Silus del 116/115 a.C. ha permesso di stabilire un terminus ante quem non per la distruzione del complesso, che dagli altri reperti ed elementi ritrovati è stato datato I sec. a.C.

Attualmente, lo scavo onde evitare un deterioramento di quanto emerso, è ricoperto. In nessuna area del comune è pubblicamente esposto quanto ritrovato.

Urbanistica[modifica | modifica wikitesto]

Sul versante opposto del colle è la parte più antica del paese, risalente al VII secolo, abbandonata a seguito del terremoto del 1857, dove è possibile ancora distinguere resti di mura a delimitazione del perimetro della chiesa di S. Martino (o delle Grazie), dell'XI secolo. Di fianco alla torre, posta a guardia dell'estremità del muro di cinta giusto a strapiombo sul torrente Pergola, è la porta detta appunto Torricella, che introduce al rione di S. Michele. A monte dell'abitato è posta la chiesa del SS. Crocifisso risalente, secondo la tradizione, al 1237, sebbene studi più recenti l'abbiano datata a non più di quattro secoli fa. Si tratta di un piccolo edificio ad unica navata che conserva, al suo interno, alcuni affreschi settecenteschi.

Architetture religiose[modifica | modifica wikitesto]

Chiesa dell'Annunziata[modifica | modifica wikitesto]

Chiesa a unica navata dalla volta affrescata con l'immagine di Gesù Cristo e dei quattro Evangelisti. Risalente al 1571 e già appartenuta ai Padri Minori Osservanti, è opera di Cafaro Pignoloso di Cava dei Tirreni, attivo pure a Marsico Nuovo, ove eresse il palazzo di don Francesco Santomango. Due altari marmorei laterali furono della famiglia Caracciolo e ne portano lo stemma gentilizio. Sull'altare maggiore è un dipinto su tavola, raffigurante la Deposizione e sui dieci altari laterali le statue dei santi. Fra le opere un pulpito ligneo del 1735, di Antonio la Sala di Potenza, con confessionale sottostante, e un coro a 29 stalli alle spalle dell'altare maggiore.

Chiesa Madre di Santa Maria Assunta[modifica | modifica wikitesto]

Nelle vicinanze del Castello è la Chiesa Madre dell'Assunta, probabilmente risalente alla fine dell'XI secolo, fortemente rimaneggiata a seguito dei terremoti del 1761 e 1857, quando furono aggiunti l'ampio sagrato e la cripta per la sepoltura del clero. Costruita fra l'XI ed il XII secolo, si presenta con linea sobria. L'interno si presenta diviso in tre navate (ma originariamente potrebbe essere stata una sola), con un altare maggiore bicromo con decori in oro. Nella navata sinistra è posto un secondo altare, del 1729, arricchito da un paliotto a motivi floreali. Di un certo interesse è il coro ligneo a 38 stalli, risalente al 1769, e la cantoria finemente lavorata e arricchita di un organo. Sul fonte battesimale — un'acquasantiera in pietra lastricata — è scolpito lo stemma della famiglia Caracciolo.

Chiesa di San Michele dei Greci[modifica | modifica wikitesto]

La cappella di S. Michele Arcangelo, detta dei Greci perché adibita al rito ortodosso, è ad unica navata, in pietra rettangolare, all'interno contiene un unico altare e un ciclo di bellissimi affreschi di difficile attribuzione.

Santuario del S.S. Crocifisso[modifica | modifica wikitesto]

A monte dell'abitato è posta il Santuario del SS. Crocifisso del Sacro Monte di Brienza risalente, secondo la tradizione, al 1237, sebbene studi più recenti l'abbiano datata a non più di quattro secoli fa. Si tratta di un piccolo edificio ad unica navata che conserva, al suo interno, alcuni affreschi del 1700. Di sicuro impatto per il visitatore è la sua posizione, su un'altura che domina l'intero corso del Melandro, in un'area circondata da boschi che si anima durante le celebrazioni del SS. Crocifisso.

Architetture militari[modifica | modifica wikitesto]

Castello Caracciolo[modifica | modifica wikitesto]

Castello di Brienza

Assegnata da Federico II a Gentile de Petruro e, successivamente, dagli Angioini ai De Poncellis, dal XV sec. Brienza legò strettamente la sua storia alla famiglia dei Caracciolo che si insediarono stabilmente nel castello, ampliandolo. L'ultimo vero feudatario fu, nel 1700, Litterio Caracciolo che si adoperò molto per il paese: arricchì la rocca di numerose opere d'arte, e rifondò, nel 1788, il “Monte del S.S. Rosario di Brienza”, istituzione benefica che aveva lo scopo di assistere i poveri del luogo, cui forniva medicamenti gratuiti, assicurando quattro maritaggi all'anno. Istituì altresì la Scuola Normale per l'insegnamento ai bambini di ogni ceto sociale.

La rocca era, forse, un'antica fortezza angìoina di cui rimane traccia nel mastio cilindrico, che emerge dalla massiccia mole, e nella semitorre circolare, situata al centro della cinta muraria per interrompere l'uniformità della cortina e assicurare una più efficace difesa: nel Medioevo si presentava protetto, secondo il metodo delle fortificazioni longobarde, con le case addossate le une alle altre, che costituivano una valida difesa da eventuali attacchi nemici. Una scalinata in pietra, a cielo aperto, conduce ad un terrazzo a terrapieno posto davanti all'ingresso principale. Un'antica tradizione attribuisce al castello 365 stanze, una per ogni giorno dell'anno.

I Caracciolo, con alterne vicende, rimasero proprietari del feudo e del castello fino al 1857, anno in cui l'ultima esponente della famiglia, Maria Giulia, lo lasciò in eredità al nipote Luigi Barracco.

Iniziò da questo momento la lenta decadenza del maniero; infatti, alla morte del Barracco, il feudo passò a vari feudatari e amministratori che si disfecero, con una serie di vendite, dei beni rustici lasciando in completo abbandono il castello (fortemente danneggiato dal sisma del 1857). L'ultimo proprietario, il De Luca, lo donò, infine, a Francesco Mastroberti, il quale cominciò a vendere quanto di vendibile rimaneva nell'antica costruzione per mantenere i suoi 18 figli in un paese che non aveva ormai più niente altro da offrire.

Il maniero, che all'inizio dei 1900 era stato dichiarato di interesse storico, subì, in seguito al terremoto del 1980, il crollo della parete est e della parete sud. Attualmente in fase di radicale restauro, sono state portate alla luce e recuperate le originarie pavimentazioni di numerosi ambienti e ritrovate varie statue, in pietra dura locale, poste in Municipio, in attesa di restauro; durante l'estate, Il borgo antico e il castello sono lo scenario e i soggetti principali di numerose manifestazioni e rievocazioni, tra le più importanti della regione, che continuano ad attrarre migliaia di visitatori.

Altro[modifica | modifica wikitesto]

Il Chiazzino[modifica | modifica wikitesto]

Situato dove era l'accesso principale del borgo, vi si può ammirare il portale più bello del paese. Partendo da questo punto, ci si inerpica per le fitte stradine della rocca prima di raggiungere il castello. Da visitare: la chiesa di S. Maria Assunta (XII sec.), la Torricella, la cappella di S. Michele dei Greci (XII sec.), la chiesa di S. Martino (XI sec.).

Via degli Archi[modifica | modifica wikitesto]

Il borgo è un succedersi interessante di antri e piccoli tuguri scavati nella roccia, di modeste abitazioni e di qualche più signorile costruzione. La via degli archi ne è uno degli angoli più accattivanti: archi poveri e stretti che si rincorrono su un budello in cui si riesce a stento a conservare la linea del cielo e che culmina in una piazzetta scoscesa dove le case sembrano la proiezione necessaria della roccia[5].

Piazza del Municipio[modifica | modifica wikitesto]

Al centro della piazza campeggia il monumento bronzeo a Francesco Mario Pagano (Brienza,1748-1799), giurista, filosofo e martire della Repubblica partenopea (inaugurato nel 1890). Sullo sfondo si ergono il convento dei Frati Minori Osservanti (opera di Cafaro Pignoloso, 1571), oggi sede municipale, e l'annessa chiesa dell'Annunziata, coeva. Il 12 marzo 2011 è stata inaugurata "Piazza dell'Unità d'Italia".

Aree naturali[modifica | modifica wikitesto]

Gran valore dell'intera comunità Burgentina è il suo patrimonio ambientale, paesaggistico e faunistico: trovandosi in una posizione strategica (è il punto di incontro tra la Val d'Agri, la valle del Melandro e confinante con il Val di Diano), il comune Burgentino è arricchito da un patrimonio boschivo che copre oltre l'80% dell'intero territorio, con la presenza di una sorprendente varietà di specie biologiche e zoologiche, che vanno dai grandi boschi di Faggio, presenti soprattutto sul monte San Gennaro (1012 m), alle varietà di querce sparse su tutto il territorio (cerri, querce secolari, roverelle), fino al castagno, che dà il nome a una località, ai piedi del Monte del S.S. Crocifisso, denominata, appunto, Castagneta. Di valore paesaggistico è la località Lago, Faggeto a 1400 metri di altitudine.

La Roverella[modifica | modifica wikitesto]

La Roverella era una quercia ultrasecolare (la sua età era stimata tra i quattrocento e i mille anni), situata in uno degli scorci più suggestivi del territorio burgentino, ad oltre 1000 metri di quota: essa rientrava nelle prime venti piante più grandi d'Italia, oltre 30 metri di altezza e un diametro di oltre 10. Per abbracciarla servivano più di sette persone; l'albero fu vittima di un tentativo di incendio nel 2009, e per questo motivo venne recintato con una staccionata. Nel luglio 2020 la pianta, dopo la perdita di un grande ramo, appariva con una folta distribuzione dei rami in maniera asimmetrica e tale da portarla a schiantarti al suolo.

Le marmitte dei giganti (R' Tnedd)[modifica | modifica wikitesto]

Altra zona caratteristica è quella denominata in dialetto burgentino Tnedd: l'etimologia del nome deriva dalla locuzione tnedde, ovvero i tini dove si conservavano acqua o vino, ed essa è stata denominata in questo modo proprio perché il letto pietrificato del fiume, eroso dall'incessante lavorio dall'acqua, presenta dei grandi buchi, dove, appunto, si raccoglie l'acqua, creando piccole isolette di pietra che spuntano dal letto del fiume. L'estate, nel periodo di secca del torrente Pergola, è il momento migliore per andarci, dato che in autunno e in inverno esso è inaccessibile per via delle piogge e delle conseguenti piene.

Società[modifica | modifica wikitesto]

Evoluzione demografica[modifica | modifica wikitesto]

Abitanti censiti[6]

Cultura[modifica | modifica wikitesto]

Cucina[modifica | modifica wikitesto]

Tra i primi piatti la pasta fatta in casa: fusilli, orecchiette, cavatelli, ravioli, sigarette, lagane, insaporiti, secondo la tradizione con sughi alla carne e una spruzzata di ricotta salata, ma anche con porcini e tartufo. Tradizionali sono anche le minestre di verdure e legumi di produzione locale.

I secondi: carni di agnello, capretto, coniglio, vitello, maiale, selvaggina cacciata nei boschi burgentini, in special modo cinghiali, lepri e cacciagione da penna (quaglie e beccacce).

Nei due ruscelli che attraversano il comune di Brienza (torrente Fiumicello e torrente Pergola) è praticata la pesca di trote e baffi.

Tra i funghi: porcini, mazze di tamburo, ovuli, prataioli, fino ad arrivare al cardarello (gadd'tiedd) e alle "manuzze". Caratteristico il tartufo nero di Brienza (il prezioso "Nero uncinato") che si trova in quantità e dimensioni considerevoli soprattutto contrada Braide. È inoltre apprezzato il Porcino nero di Brienza anche detto "testa nera" per via del suo cappello marrone scuro.

Tra la produzione casearia spicca la scamorza, specie nella sua variante al tartufo nero. Non mancano mozzarelle (anche lavorate e intrecciate), caciocavalli, provoloni, burrini, toma, ricotta (fresca e salata).

Tra gli insaccati: salsicce, soppressate, capicolli, pancette, guanciali e spicchj'nzan, una sorta di speck dalla forma di insaccato. Molti cibi sono preparati o conservati con sugna o lardo.

Spicca tra gli altri il p'zzent ("pezzente"), un insaccato da consumare fresco a base di cotiche, frattaglie e carni selezionate. Da consumarsi cotto, è spesso utilizzato come sostituto dello zampone, accompagnato con i legumi è uno dei piatti imprescindibili della tradizione natalizia burgentina.

Tra gli insaccati spicca la salsiccia Lucanica di Picerno, Brienza infatti rientra nell'area di produzione di questo prodotto I.G.P.. Diverse personalità della Roma antica come Varrone, Marziale, Apicio, Cicerone sostennero che i romani quando parlavano di "lucanica" si riferivano all'insaccato da loro scoperto in Lucania.[7]

Tra i prodotti da forno si citano i biscotti all'anice a forma di otto. Non mancano però pane, biscotti, freselle, taralli, spesso insaporiti con semi di finocchietto selvatico. Il miele è di produzione artigianale, mentre la pasticceria è assai varia durante le festività di Natale e Carnevale.

Amministrazione[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Sindaci di Brienza.
Periodo Primo cittadino Partito Carica Note
1985 1990 Antonio Alfredo Lopardo L'Ulivo Sindaco
1990 1995 Raffaele Maria Distefano Sinistre Unite per Brienza Sindaco
1995 1999 Raffaele Maria Distefano Uniti per Brienza Sindaco
1999 2004 Pasquale Scelzo Patto per Brienza Sindaco
2004 2009 Antonio Distefano Uniti per Brienza Sindaco
2009 2014 Pasquale Scelzo Brienza città futura Sindaco
2014 2019 Donato Distefano Con noi vince Brienza Sindaco
2019 in carica Giancristiano Antonio Uniti per Brienza Sindaco

Sport[modifica | modifica wikitesto]

Calcio[modifica | modifica wikitesto]

La principale squadra di calcio della città è l'A.P.D. Brienza Calcio che milita nel girone lucano di Eccellenza. I colori sociali sono il bianco e l'azzurro.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Dati di riferimento alla superficie
  2. ^ a b Bilancio demografico mensile anno 2021 (dati provvisori), su demo.istat.it, ISTAT.
  3. ^ Classificazione sismica (XLS), su rischi.protezionecivile.gov.it.
  4. ^ Tabella dei gradi/giorno dei Comuni italiani raggruppati per Regione e Provincia (PDF), in Legge 26 agosto 1993, n. 412, allegato A, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile, 1º marzo 2011, p. 151. URL consultato il 25 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2017).
  5. ^ a b Cataldo C. Collazzo, M. Rosaria Carbone e Mariano Collazzo, Brienza il sortilegio della memoria, Potenza, RCE, 1988.
  6. ^ Statistiche I.Stat - ISTAT;  URL consultato in data 28-12-2012.
  7. ^ Disciplinare di produzione della Indicazione geografica protetta «Lucanica di Picerno», su gazzettaufficiale.it. URL consultato il 14 settembre 2020.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Bartolomeo Bove, Atti negoziali unilaterali: costituzione, modificazione ed estinzione unilaterale del rapporto negoziale in talune fattispecie, 2014
  • Bartolomeo Bove, L'attualità del pensiero politico di Francesco Mario Pagano: Atti del Convegno, Brienza, 2003
  • Giuseppe Coniglio, I beni di una chiesa lucana nel 1432, 1963
  • Antonio Parente - Brienza 1850-1950 - memorie in bianco e nero, edizione RC Edizioni, Napoli 2005
  • Antonio Parente - BIDIBU' Bianca di Burgentia - edizione RC Edizioni, Napoli 2005
  • F. Paternoster, Brienza Fedele, Tipografia De Marsico, Sala Consilina, 1952
  • G.A. Colangelo, Studi su Brienza, 1971

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