Coordinate: 45°49′06.59″N 8°49′26.52″E

Palazzo Estense: differenze tra le versioni

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==Storia==
==Storia==
In corrispondenza del corpo centrale esisteva già una villa di inizio settecento del ricco commerciante Tommaso Orrigoni. Nel 1765 il duca Francesco la acquistò per rinnovarla ed ampliarla con due ampie ali ad U. Il progetto si ispirò alle dimore italiane ed europee del tempo e per portarlo a termine vennero distrutte alcune case nell'area circostante<ref name="Brocure" />.
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Adiacenti all'ala ovest del palazzo furono costruiti anche una [[filanda]] e un [[opificio]] per la lavorazione della seta.

Nel 1850 l'intera proprietà passò nelle mani di Cesare Veratti, nipote del Robbioni, che proseguì nella trasformazione del parco sino a quando, nel 1882, il complesso venne acquistato dal Comune di Varese e aperto al pubblico l'anno successivo.


== Descrizione ==
== Descrizione ==

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Palazzo Estense
La facciata lato giardino
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneLombardia
LocalitàVarese
IndirizzoVia Luigi Sacco, 5
Coordinate45°49′06.59″N 8°49′26.52″E
Informazioni generali
CondizioniIn uso
Costruzionedal 1766 al 1777
Stiletardobarocchetto, elementi neoclassici
UsoMunicipio di Varese, biblioteca civica
Realizzazione
ArchitettoGiuseppe Antonio Bianchi
ProprietarioComune di Varese
CommittenteFrancesco III d'Este
Uno scorcio di palazzo estense dai giardini.

Il Palazzo Estense di Varese fu una residenza di Francesco III d'Este, Duca di Modena e Reggio, amministratore, capitano generale e poi governatore della Lombardia austriaca. Il 20 settembre 1755 il duca venne per la prima volta a Varese con il suo seguito, ospite del marchese Menafoglio; durante questo soggiorno maturò forse la decisione di scegliere Varese per costruire il suo palazzo estivo[1].

Successivamente, il 23 giugno 1765, riuscì ad ottenere Varese come feudo non trasmissibile dall'imperatrice Maria Teresa d'Austria.

Storia

In corrispondenza del corpo centrale esisteva già una villa di inizio settecento del ricco commerciante Tommaso Orrigoni. Nel 1765 il duca Francesco la acquistò per rinnovarla ed ampliarla con due ampie ali ad U. Il progetto si ispirò alle dimore italiane ed europee del tempo e per portarlo a termine vennero distrutte alcune case nell'area circostante[2]. I lavori si devono all'ingegnere camerale di Milano, Giuseppe Antonio Bianchi, che curò anche il parco, modellato anche a somiglianza di quello del palazzo imperiale di Schönbrunn[3].

Dopo la morte del duca e della sua terza moglie, la proprietà passò in eredità alla contessa Rosina von Sinzendorf e quindi a sua figlia marchesa Beatrice Serbelloni. Causa gli oneri per la manutenzione, il palazzo venne affittato alla nobiltà lombarda e straniera in villeggiatura. Il grande piazzale di ingresso, utilizzato prima per esercitazioni militari, venne poi venduto per la costruzione di edifici privati[1].

Nel 1837 il complesso passò in eredità ai Trivulzio ed alla contessa Cristina Archinto che, tre anni dopo, lo cedette al dott. Carlo Pellegrini Robbioni[4], che ridisegnò parzialmente il giardino, modificandolo secondo i canoni del romantici dell'epoca, creando nuovi percorsi attraverso la messa a dimora di numerose specie di conifere[5]. Adiacenti all'ala ovest del palazzo furono costruiti anche una filanda e un opificio per la lavorazione della seta.

Nel 1850 l'intera proprietà passò nelle mani di Cesare Veratti, nipote del Robbioni, che proseguì nella trasformazione del parco sino a quando, nel 1882, il complesso venne acquistato dal Comune di Varese e aperto al pubblico l'anno successivo.

Descrizione

La sobria facciata rivolta verso il centro della città contrasta con il lato verso il giardino. Le forme sono quelle misurate tipiche del "barocchetto" lombardo, non privo di influssi neoclassici, con paraste e cornici marcapiano in bianco che risaltano sullo sfondo rosa dell'intonaco. Sul frontone si erge una meridiana sormontata dall'aquila ducale[6].

Degli originali ambienti settecenteschi, pochi si sono conservati. A pian terreno si trova il Salone Estense (o "Salone d'onore"), dal grande camino in marmi policromi di Antonio Buzzi sormontato da ovale con ritratto del duca, con le architetture illusionistiche dipinte dal Bosellini (1768-69) e il grande medaglione centrale affrescato da Giovan Battista Ronchelli, raffigurante Giove, Venere e Amore, forse allusorio al matrimonio tra Francesco III d'Este e la principessa Renata Teresa d'Harrach. Sempre al pian terreno si trova la sala Aldo Montoli, di cui si conservano solo le architetture illusionistiche di Giuseppe Baroffio (1770)[5].

Lo scalone d'onore, che porta al primo piano, conserva l'impostazione e le decorazioni volute da Tommaso Orrigoni. Ai lati sono dislocate quattro nicchie con busti femminili del settecento. Sul soffitto un medaglione allegorico con Marte costretto a cedere le armi alla Pace, di Giovan Battista Ronchelli di Castel Cabiaglio. Presenti stucchi con scene di vita campestre e putti reggi lampada in stucco[2].

Al piano superiore vi è la Sala da Ballo, decorata con tele del XVI-XVII secolo. Pregevole la Vergine con Bambino della scuola del Morazzone[3]. La balconata intagliata e dorata, che corre lungo il perimetro superiore della sala, era originariamente destinata ai musici che si esibivano nel corso delle feste a palazzo.

La cappella dedicata a San Giovanni Battista, il frontone in legno di quercia e alcune camere da biliardo sono attribuiti all'architetto Lodovico Bolognini, esperto anche di idraulica, che subentrò a Bianchi nel 1779[7].

Nel parco, modellato a somiglianza di quello del palazzo imperiale di Schönbrunn, si fondono i caratteri del giardino romantico con quello alla francese ricco di parterres. Protagonista centrale è un ninfeo, posto su un'altura, costituito da tre nicchie rivestite da concrezioni in tufo e statue[3]. Per soddisfare la passione del Duca per la caccia, si adattò una parte del parco a roccolo con querce, olmi e castagni. Le numerose conifere, il magnifico cedro del Libano, alcune magnolie, camelie e tuje furono poste nell'Ottocento su intervento del Robbioni ed eredi[5].

Sul confine con la proprietà si erge Villa Mirabello, edificata nel corso del XVIII secolo dal Conte Gaetano Stampa di Soncino, nel luogo dov'era stato eretto dal duca il teatrino all'aperto.

Lo stesso argomento in dettaglio: Villa Mirabello (Varese).

Galleria d'immagini

Note

  1. ^ a b Giardini Estensi Varese, su vareseturismo.altervista.org, altervista, 2009. URL consultato il 2 novembre 2014.
  2. ^ a b Celeste Marina, Dalle Sasse Samuele e Marabelli Giulia, Varese Città Giardino - Palazzo e Giardini Estensi (PDF), su varesecittagiardino.it, Membrini Anita, Comune di Varese, 2014.
  3. ^ a b c Palazzo Estense (Giardino Estense), su guide.travelitalia.com, Travelitalia, 2012.
  4. ^ Giacomo C. Bascapè, Palazzi storici di Varese, Bramante, 1963, pp. 66-80.
  5. ^ a b c Assessorato alla Tutela ambientale e Agenda 21, Giardini Estensi e Parco di Villa Mirabello (PDF), su varesecittagiardino.it, Comune di Varese, 2012.
  6. ^ Palazzo e giardini Estensi, su lagomaggiore.net, Lagomaggiore, 2011.
  7. ^ Palazzo estense [collegamento interrotto], su varesemia.com, VareseMia. URL consultato il 2 novembre 2014.

Voci correlate

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