Alfa Romeo Grand Prix: differenze tra le versioni
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La versione evoluta, ora denominata '''Alfa Romeo Grand Prix''', veniva accreditata di 102 hp e di una velocità massima vicina ai 150 km/h. Tra il 1920 ed il [[1921]], partecipò a numerose gare con discreti risultati, al [[Circuito del Mugello]], alla [[Parma]]-[[Berceto]] e al [[Circuito di Brescia]], condotta da [[Nino Franchini]], [[Antonio Ascari]] e [[Giuseppe Campari]]. Quest'ultimo, al [[Gentlemen Grand Prix di Brescia]], fu costretto al ritiro per una perdita di refrigerante dal [[Raffreddamento a liquido|radiatore]]. |
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*[[Luigi Fusi]], ''Prototipi Alfa Romeo'' - [[Ruoteclassiche]] n.230, [[Editoriale Domus]], [[2008]] |
* [[Luigi Fusi]], ''Prototipi Alfa Romeo'' - [[Ruoteclassiche]] n.230, [[Editoriale Domus]], [[2008]] |
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*Borgeson, Griffith (1990). ''The Alfa Romeo Tradition''. Haynes (Foulis) Publishing Group Ltd. Somerset, UK. ISBN |
* Borgeson, Griffith (1990). ''The Alfa Romeo Tradition''. Haynes (Foulis) Publishing Group Ltd. Somerset, UK. ISBN 0-85429-875-4. |
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Versione delle 21:22, 30 dic 2010
A.L.F.A. Grand Prix | |
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Descrizione generale | |
Costruttore | A.L.F.A. |
Tipo principale | da competizione |
Produzione | dal 1914 al 1921 |
Sostituisce la | - |
Sostituita da | Alfa Romeo P1 |
Esemplari prodotti | 2 |
Altre caratteristiche | |
Dimensioni e massa | |
Larghezza | 1450 mm |
Altro | |
Progetto | Giuseppe Merosi, Vittorio Jano |
Note | dati della berlina |
L’A.L.F.A. tipo Grand Prix, o Alfa Romeo Grand Prix, è stata un’autovettura da competizione, sviluppata dall’A.L.F.A. (divenuta in seguito Alfa Romeo) tra il 1914 ed il 1921.
Progettata da Giuseppe Merosi, era dotata del primo propulsore con distribuzione bialbero a quattro valvole per cilindro prodotto dalla casa milanese: un quadricilindrico corsa lunga di 4.458 cc che poteva erogare la potenza di 88 hp a 2.950 giri, esprimendo una velocità massima di 140 km/h.
Nell'estate del 1914 la messa a punto della vettura era ormai completata, ma la prevista partecipazione della vettura al Gran Premio di Francia che si disputava a Lione il 4 luglio, fu disdetta all'ultimo momento, per ragioni ufficialmente mai espresse, ma facilmente riconducibili alla delicata posizione internazionale dell'Italia, dopo l'attentato di Sarajevo. La dirigenza A.L.F.A., allo scoppio del primo conflitto mondiale, decise di vendere la "Grand Prix" e di sospendere il programma sportivo, unitamente alla produzione automobilistica, per avviare quella bellica.
La costruzione di automobili ricominciò, nel 1920, con il nuovo marchio Alfa Romeo, riproponendo i modelli d'anteguerra, la cui vendita si dimostrò subito fiacca, sia per l'anzianità progettuale delle vetture, sia per il mancato ritorno pubblicitario dovuto all'assenza dalle competizioni.
La fase di riconversione industriale era in pieno svolgimento e sarebbe stato impensabile realizzare una vettura da competizione in tempi brevi. Fu per questo motivo che il nuovo proprietario dell'azienda, Nicola Romeo, decise di riacquistare la "Grand Prix" e di affidarla alle cure di Merosi, per un veloce aggiornamento che consentisse la partecipazione a qualche gara, in attesa del nuovo modello.
La versione evoluta, ora denominata Alfa Romeo Grand Prix, veniva accreditata di 102 hp e di una velocità massima vicina ai 150 km/h. Tra il 1920 ed il 1921, partecipò a numerose gare con discreti risultati, al Circuito del Mugello, alla Parma-Berceto e al Circuito di Brescia, condotta da Nino Franchini, Antonio Ascari e Giuseppe Campari. Quest'ultimo, al Gentlemen Grand Prix di Brescia, fu costretto al ritiro per una perdita di refrigerante dal radiatore.
Bibliografia
- Luigi Fusi, Prototipi Alfa Romeo - Ruoteclassiche n.230, Editoriale Domus, 2008
- Borgeson, Griffith (1990). The Alfa Romeo Tradition. Haynes (Foulis) Publishing Group Ltd. Somerset, UK. ISBN 0-85429-875-4.