Campionato mondiale di Formula 1 1996

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Campionato mondiale di Formula 1 1996
Edizione n. 47 del Campionato mondiale di Formula 1
Dati generali
Inizio10 marzo
Termine13 ottobre
Prove16
Titoli in palio
PilotiBandiera del Regno Unito Damon Hill
su Williams FW18
CostruttoriBandiera del Regno Unito Williams
Altre edizioni
Precedente - Successiva
Edizione in corso

Il campionato mondiale di Formula 1 1996 organizzato dalla FIA è stata, nella storia della categoria, la 47ª ad assegnare il Campionato Piloti e la 39ª ad assegnare il Campionato Costruttori. È iniziata il 10 marzo ed è terminata il 13 ottobre, dopo 16 gare.

Il mondiale piloti è stato vinto per la prima volta dal pilota inglese Damon Hill, figlio di Graham, a sua volta iridato nel 1962 e nel 1968, facendo di essi la prima coppia "padre-figlio" ad aggiudicarsi il titolo di categoria. Il mondiale costruttori è stato vinto dalla Williams.

Damon Hill vince il suo primo ed unico titolo mondiale. Suo padre Graham era stato campione del mondo nel 1962 e nel 1968.

La pre-stagione[modifica | modifica wikitesto]

Il calendario[modifica | modifica wikitesto]

Le gare previste per la stagione 1996 scesero da 17 a 16 con l'uscita di scena del Gran Premio del Pacifico.
Il Gran Premio d'Australia abbandonò il vecchio Circuito di Adelaide e si trasferì sul nuovo autodromo di Albert Park a Melbourne diventando la gara inaugurale del campionato, dopo che per 11 anni ne era stata invece la tappa finale.
Il Gran Premio d'Europa venne anticipato a fine Aprile come quarto appuntamento, mentre, per la prima volta dal 1977 fu il Gran Premio del Giappone a ricoprire il ruolo di gara conclusiva della stagione.

Gara Nome ufficiale del Gran Premio Circuito Sede Data Ora Diretta TV
Locale UTC ITA
1 Bandiera dell'Australia Transurban Australian Grand Prix Albert Park Circuit Melbourne 10 marzo 14:00 03:00 04:00 Italia 1
2 Bandiera del Brasile Grande Prêmio do Brasil Autódromo José Carlos Pace San Paolo 31 marzo 14:00 16:00 17:00
3 Bandiera dell'Argentina Gran Premio Marlboro de Argentina Autódromo Oscar Alfredo Gálvez Buenos Aires 7 aprile 14:00 16:00 17:00
4 Bandiera dell'Europa Grand Prix of Europe Nürburgring Nürburg 28 aprile 14:00 12:00 14:00
5 Bandiera di San Marino Gran Premio di San Marino Autodromo Enzo e Dino Ferrari Imola 5 maggio 14:00 12:00 14:00
6 Bandiera di Monaco Grand Prix de Monaco Circuito di Monte Carlo Monaco 19 maggio 14:00 12:00 14:00 Canale 5
7 Bandiera della Spagna Gran Premio Marlboro de España Circuito di Barcellona-Catalogna Montmeló 2 giugno 14:00 12:00 14:00
8 Bandiera del Canada Grand Prix Molson du Canada Circuit Gilles Villeneuve Montréal 16 giugno 13:00 17:00 19:00 Italia 1
9 Bandiera della Francia Grand Prix de France Circuito di Magny Cours Magny-Cours 30 giugno 14:00 12:00 14:00
10 Bandiera del Regno Unito British Grand Prix Silverstone Silverstone 14 luglio 14:00 13:00 15:00
11 Bandiera della Germania Großer Mobil 1 Preis von Deutschland Hockenheimring Hockenheim 28 luglio 14:00 12:00 14:00
12 Bandiera dell'Ungheria Marlboro Magyar Nagydíj Hungaroring Mogyoród 11 agosto 14:00 12:00 14:00
13 Bandiera del Belgio Belgian Grand Prix Circuito di Spa-Francorchamps Stavelot 25 agosto 14:00 12:00 14:00
14 Bandiera dell'Italia Pioneer Gran Premio d'Italia Autodromo nazionale di Monza Monza 8 settembre 14:00 12:00 14:00
15 Bandiera del Portogallo Grande Prémio de Portugal Autódromo do Estoril Cascais 22 settembre 14:00 12:00 15:00
16 Bandiera del Giappone Fuji Television Japanese Grand Prix Suzuka Circuit Suzuka 13 ottobre 14:00 05:00 07:00

Scuderie e piloti[modifica | modifica wikitesto]

Da destra: l'iridato uscente Michael Schumacher, passato alla guida della Ferrari, qui con il presidente del Cavallino, Luca Cordero di Montezemolo, e Gianni Agnelli durante una giornata di test a Imola.

Con il ritiro della Pacific, le squadre partecipanti al campionato scesero a 11.

Il colpo di mercato più importante lo mise a segno la Ferrari che già dall'estate precedente si era assicurata le prestazioni del tedesco Michael Schumacher,[1] reduce dai due titoli mondiali vinti con la Benetton; al suo fianco fu chiamato come seconda guida il nordirlandese Eddie Irvine proveniente dalla Jordan, che a sua volta confermò Rubens Barrichello, assegnando l'altro sedile al veterano Martin Brundle. Jean Alesi e Gerhard Berger lasciarono pertanto la scuderia di Maranello per trasferirsi in coppia alla Benetton,[2] mentre Johnny Herbert lasciò il team di Enstone in direzione Sauber ove andò ad affiancare Heinz-Harald Frentzen.

La Williams confermò Damon Hill e ingaggiò, come secondo pilota, un altro figlio d'arte, ovvero il canadese Jacques Villeneuve, figlio di Gilles. A sua volta David Coulthard passò alla McLaren dove raggiunse il finlandese Mika Häkkinen, col quale farà coppia fissa per le successive sei stagioni.

Alla Ligier, a fianco del riconfermato Olivier Panis, arrivò il brasiliano Pedro Paulo Diniz proveniente dalla Forti: la scuderia di Alessandria decise così di schierare una formazione tutta italiana (fin qui l'ultimo caso nella storia della categoria) composta da Luca Badoer e Andrea Montermini. Anche la Footwork operò un cambio della guardia completo, affidandosi all'olandese Jos Verstappen e all'esordiente brasiliano Ricardo Rosset.

La Tyrrell confermò Mika Salo e Ukyo Katayama. Infine alla Minardi venne assunto in pianta stabile il portoghese Pedro Lamy, mentre sulla seconda vettura era inizialmente previsto Taki Inoue; tuttavia il giapponese venne appiedato da alcuni sponsor proprio pochi giorni prima dell'inizio della stagione, sicché il team di Faenza fece debuttare al suo posto il collaudatore Giancarlo Fisichella.

Durante la stagione[modifica | modifica wikitesto]

Nel corso del campionato avvennero solo due cambi di sedile, entrambi alla Minardi: Fisichella, impegnato contemporaneamente anche nell'International Touring Car Championship con l'Alfa Romeo, cedette infatti il posto al brasiliano Tarso Marques nei Gran Premi di Brasile e di Argentina, e poi all'italiano Giovanni Lavaggi a partire dal Gran Premio di Germania.

Accordi e fornitori[modifica | modifica wikitesto]

La Jordan 196 portò al debutto la sponsorizzazione Benson & Hedges che accompagnerà il team irlandese fino al 2001, segnandone il periodo più glorioso in pista.

Tutte le scuderie mantennero le stesse motorizzazioni del 1995 e l'unica novità significativa fu l'adozione, da parte della Ferrari, del nuovo motore V10 che sostituì lo storico V12.

La Jordan firmò un importante accordo di sponsorizzazione con la Benson & Hedges che conferí alle vetture una nuova livrea interamente giallo ocra, poi modificata in un giallo-oro a partire dal Gran Premio di Monaco; analogamente le Footwork, dopo aver corso le prime tre gare coi vecchi colori bianco, rosa e blu, si tinsero completamente di rosso grazie al nuovo sponsor Power Horse; a sua volta la Sauber iniziò la collaborazione con la compagnia malese Petronas assumendo così una vivace livrea blu e verde acqua, arricchita dal logo giallorosso della Red Bull. La Gauloises subentrò alla Gitanes come main sponsor della Ligier che mantenne quindi la sua tradizionale colorazione di base blu, ma con le fiancate bianche in virtù del marchio Parmalat portato in dote da Diniz.

La Minardi, invece di schierare una nuova monoposto ufficiale, scelse di utilizzare una versione aggiornata della M195 dell'anno prima, scelta effettuata anche dalla Forti per le prime cinque corse, sebbene la vettura impiegata comparisse in alcune occasioni col nome di FG02; a partire dal Gran Premio di Monaco venne schierata la nuova monoposto ufficiale, la FG03; poco prima del Gran Premio di Spagna, poi, il team piemontese cedette il 51% delle sue quote al gruppo irlandese Shannon sicché le monoposto adottarono i nuovi colori bianco e verde[3] in luogo del precedente giallo:[4] tuttavia l'accordo si rivelerà ben presto una truffa finanziaria, portando alla repentina scomparsa della squadra all'indomani dell'appuntamento di Silverstone.[3]

A partire da questa stagione la Benetton abbandonò la licenza britannica e iniziò a correre con quella italiana.[2]

Team Costruttore Telaio Motore Gomme Piloti GP Collaudatore
Bandiera dell'Italia Scuderia Ferrari Ferrari F310 Ferrari 046 3.0 V10 G 1 Bandiera della Germania Michael Schumacher Tutti Bandiera dell'Italia Nicola Larini
2 Bandiera del Regno Unito Eddie Irvine Tutti
Bandiera dell'Italia Mild Seven Benetton Renault Benetton-Renault B196 Renault RS8 3.0 V10 G 3 Bandiera della Francia Jean Alesi Tutti Bandiera dell'Italia Vincenzo Sospiri
Bandiera del Regno Unito Allan McNish
4 Bandiera dell'Austria Gerhard Berger Tutti
Bandiera del Regno Unito Rothmans Williams Renault Williams-Renault FW18 Renault RS8 3.0 V10 G 5 Bandiera del Regno Unito Damon Hill Tutti Bandiera della Francia Jean-Christophe Boullion
6 Bandiera del Canada Jacques Villeneuve Tutti
Bandiera del Regno Unito Marlboro McLaren Mercedes McLaren-Mercedes MP4/11
MP4/11B
Mercedes FO 110D 3.0 V10 G 7 Bandiera della Finlandia Mika Häkkinen Tutti Bandiera della Danimarca Jan Magnussen
Bandiera della Germania Ralf Schumacher
8 Bandiera del Regno Unito David Coulthard Tutti
Bandiera della Francia Ligier Gauloises Blondes Ligier-Mugen JS43 Mugen MF-301 HA 3.0 V10 G 9 Bandiera della Francia Olivier Panis Tutti Bandiera del Regno Unito Kelvin Burt
10 Bandiera del Brasile Pedro Paulo Diniz Tutti
Bandiera dell'Irlanda B&H Total Jordan Peugeot Jordan-Peugeot 196 Peugeot A12 EV5 3.0 V10 G 11 Bandiera del Brasile Rubens Barrichello Tutti Bandiera dell'Italia Gianni Morbidelli
12 Bandiera del Regno Unito Martin Brundle Tutti
Bandiera della Svizzera Red Bull Sauber Ford Sauber-Ford C15 Ford JD Zetec-R 3.0 V10 G 14 Bandiera del Regno Unito Johnny Herbert Tutti Bandiera dell'Argentina Norberto Fontana
15 Bandiera della Germania Heinz-Harald Frentzen Tutti
Bandiera del Regno Unito Footwork Hart Footwork-Hart FA17 Hart 830 3.0 V8 G 16 Bandiera del Brasile Ricardo Rosset Tutti Bandiera della Svezia Kenny Bräck
17 Bandiera dei Paesi Bassi Jos Verstappen Tutti
Bandiera del Regno Unito Tyrrell Yamaha Tyrrell-Yamaha 024 Yamaha OX11A 3.0 V10 G 18 Bandiera del Giappone Ukyo Katayama Tutti Bandiera della Francia Emmanuel Collard
19 Bandiera della Finlandia Mika Salo Tutti
Bandiera dell'Italia Minardi F1 Team Minardi-Ford M195B Ford EDM2 3.0 V8
Ford EDM3 3.0 V8
G 20 Bandiera del Portogallo Pedro Lamy Tutti Bandiera del Brasile Tarso Marques
Bandiera dell'Italia Giovanni Lavaggi
21 Bandiera dell'Italia Giancarlo Fisichella 1, 4–10
Bandiera del Brasile Tarso Marques 2–3
Bandiera dell'Italia Giovanni Lavaggi 11–16
Bandiera dell'Italia Forti Corse Forti-Ford FG01B
FG03
Ford ECA Zetec-R 3.0 V8 G 22 Bandiera dell'Italia Luca Badoer 1–10 Bandiera della Francia Franck Lagorce
23 Bandiera dell'Italia Andrea Montermini 1–10

Modifiche al regolamento[modifica | modifica wikitesto]

Sulla scia di quanto realizzato dalla Sauber fin dal 1994, a partire da questa stagione furono resi obbligatori i bordi rialzati dell'abitacolo, in modo tale da creare una protezione per il capo e il collo dei piloti, riparandoli da bruschi spostamenti laterali che potevano causare gravi conseguenze fisiche. Siffatte protezioni dovevano coprire l'area che si trovava a 150 mm dalla retta congiungente la sommità della presa d'aria situata dietro l'abitacolo e il bordo frontale dell'abitacolo stesso.

Cambiò anche il sistema di qualifiche, riducendo tutto a una sola sessione il sabato, nella quale ciascun pilota poteva effettuare solo 12 giri in pista, inclusi anche quello di lancio e quello di rientro; soprattutto venne introdotta la regola che escludeva dalla corsa i piloti che al sabato avevano fatto segnare un tempo superiore al 107% di quello della pole position. Tale sistema rimase in vigore fino a tutto il 2002, mentre il limite del 107% della pole sarebbe poi stato reintrodotto dal 2011.

Il 1996 fu anche il primo anno con un diverso sistema semaforico: da un tradizionale semaforo con passaggio diretto dalle luci rosse a quelle verdi per il via si passò al sistema a 5 lanterne con le luci rosse che si accendevano una alla volta per poi spegnersi tutte insieme dando il via alla corsa. Sopra ciascuna delle 5 lanterne venne prevista anche una seconda luce, di cui 3 di colore giallo alternate con 2 di colore verde: i semafori verdi davano il via al giro di ricognizione, mentre quelli gialli si accendevano lampeggiando per interrompere la procedura in caso di emergenza. Questo sistema è rimasto in vigore fino ad oggi, pur alcune lievi modifiche ai semafori.

Inoltre venne fissato un limite massimo di soli 12 team ammessi al campionato e contestualmente cambiò anche il sistema di numerazione delle vetture: fino al 1995 infatti tutti i team avevano coppie di numeri fissi e ogni anno veniva effettuato solo uno scambio tra la squadra del nuovo campione del mondo, che prendeva i numeri 1 e 2 dal team campione uscente, alla quale consegnava i suoi numeri iridati, usati fino alla stagione precedente. Dal 1996 invece i numeri 1 e 2 andavano sempre alla scuderia per cui correva il pilota campione in carica, mentre le altre coppie di numeri venivano assegnate progressivamente seguendo la classifica costruttori della stagione precedente, continuando però sempre a saltare il numero 13. Tale sistema rimase in vigore fino alla fine del 2013, quando si decise di passare dalla stagione successiva a una numerazione nella quale ogni pilota avrebbe scelto il proprio numero di gara.

Riprese televisive[modifica | modifica wikitesto]

Per la prima ed unica volta, l'intera stagione di Formula 1 1996 è stata trasmessa dalle prime due reti Fininvest-Mediaset, con Italia 1 che ha trasmesso 14 gare e Canale 5 le altre due, sia in diretta che in differita all'interno di Grand Prix e Formula 1 '96, due programmi televisivi prodotti entrambi dalla redazione motoristica della R.T.I. Sport con la conduzione e il commento di Andrea De Adamich e Guido Schittone e la partecipazione degli inviati come Claudia Peroni per le interviste ai team principal, ai meccanici ed ai piloti nel pre-gara, durante le prove libere, le qualifiche, il warm-up e la gara e nel post-gara e Giorgio Piola dai box.

Risultati[modifica | modifica wikitesto]

Gran Premio Circuito Pole position Giro veloce Pilota vincitore Costruttore Resoconto
1 Bandiera dell'Australia Gran Premio d'Australia Melbourne Bandiera del Canada Jacques Villeneuve Bandiera del Canada Jacques Villeneuve Bandiera del Regno Unito Damon Hill Bandiera del Regno Unito Williams-Renault Resoconto
2 Bandiera del Brasile Gran Premio del Brasile Interlagos Bandiera del Regno Unito Damon Hill Bandiera del Regno Unito Damon Hill Bandiera del Regno Unito Damon Hill Bandiera del Regno Unito Williams-Renault Resoconto
3 Bandiera dell'Argentina Gran Premio d'Argentina Buenos Aires Bandiera del Regno Unito Damon Hill Bandiera della Francia Jean Alesi Bandiera del Regno Unito Damon Hill Bandiera del Regno Unito Williams-Renault Resoconto
4 Bandiera dell'Europa Gran Premio d'Europa Nürburgring Bandiera del Regno Unito Damon Hill Bandiera del Regno Unito Damon Hill Bandiera del Canada Jacques Villeneuve Bandiera del Regno Unito Williams-Renault Resoconto
5 Bandiera di San Marino Gran Premio di San Marino Imola Bandiera della Germania Michael Schumacher Bandiera del Regno Unito Damon Hill Bandiera del Regno Unito Damon Hill Bandiera del Regno Unito Williams-Renault Resoconto
6 Bandiera di Monaco Gran Premio di Monaco Monaco Bandiera della Germania Michael Schumacher Bandiera della Francia Jean Alesi Bandiera della Francia Olivier Panis Bandiera della Francia Ligier-Mugen Resoconto
7 Bandiera della Spagna Gran Premio di Spagna Montmeló Bandiera del Regno Unito Damon Hill Bandiera della Germania Michael Schumacher Bandiera della Germania Michael Schumacher Bandiera dell'Italia Ferrari Resoconto
8 Bandiera del Canada Gran Premio del Canada Montréal Bandiera del Regno Unito Damon Hill Bandiera del Canada Jacques Villeneuve Bandiera del Regno Unito Damon Hill Bandiera del Regno Unito Williams-Renault Resoconto
9 Bandiera della Francia Gran Premio di Francia Magny-Cours Bandiera della Germania Michael Schumacher Bandiera del Canada Jacques Villeneuve Bandiera del Regno Unito Damon Hill Bandiera del Regno Unito Williams-Renault Resoconto
10 Bandiera del Regno Unito Gran Premio di Gran Bretagna Silverstone Bandiera del Regno Unito Damon Hill Bandiera del Canada Jacques Villeneuve Bandiera del Canada Jacques Villeneuve Bandiera del Regno Unito Williams-Renault Resoconto
11 Bandiera della Germania Gran Premio di Germania Hockenheimring Bandiera del Regno Unito Damon Hill Bandiera del Regno Unito Damon Hill Bandiera del Regno Unito Damon Hill Bandiera del Regno Unito Williams-Renault Resoconto
12 Bandiera dell'Ungheria Gran Premio d'Ungheria Hungaroring Bandiera della Germania Michael Schumacher Bandiera del Regno Unito Damon Hill Bandiera del Canada Jacques Villeneuve Bandiera del Regno Unito Williams-Renault Resoconto
13 Bandiera del Belgio Gran Premio del Belgio Spa-Francorchamps Bandiera del Canada Jacques Villeneuve Bandiera dell'Austria Gerhard Berger Bandiera della Germania Michael Schumacher Bandiera dell'Italia Ferrari Resoconto
14 Bandiera dell'Italia Gran Premio d'Italia Monza Bandiera del Regno Unito Damon Hill Bandiera della Germania Michael Schumacher Bandiera della Germania Michael Schumacher Bandiera dell'Italia Ferrari Resoconto
15 Bandiera del Portogallo Gran Premio del Portogallo Cascais Bandiera del Regno Unito Damon Hill Bandiera del Canada Jacques Villeneuve Bandiera del Canada Jacques Villeneuve Bandiera del Regno Unito Williams-Renault Resoconto
16 Bandiera del Giappone Gran Premio del Giappone Suzuka Bandiera del Canada Jacques Villeneuve Bandiera del Canada Jacques Villeneuve Bandiera del Regno Unito Damon Hill Bandiera del Regno Unito Williams-Renault Resoconto

Riassunto della stagione[modifica | modifica wikitesto]

Gran Premio d'Australia[modifica | modifica wikitesto]

Martin Brundle incappò in un pauroso incidente durante il Gran Premio d'Australia, quando la Jordan del britannico, dopo un contatto con la Sauber del connazionale Herbert, si capovolse a quasi 200 km/h: il pilota uscì fortunatamente illeso.[5]
Lo stesso argomento in dettaglio: Gran Premio d'Australia 1996.

La stagione iniziò il 10 marzo con il Gran Premio d'Australia, che per la prima volta si disputò sull'inedito tracciato di Albert Park. Grandi attese vi erano per un eventuale scontro al vertice tra la Williams e la Ferrari, accreditate come le favorite per la vittoria del titolo mondiale.[6] Le qualifiche videro prevalere le vetture della scuderia inglese, con il debuttante Villeneuve in pole position, seguite da quelle della casa di Maranello, con Irvine terzo e Schumacher quarto, a causa della rottura di una bandella nell'alettone posteriore.[6]

In gara furono necessarie due partenze a causa di un incidente avvenuto tra varie vetture e in cui la Jordan di Martin Brundle, dopo essersi capovolta, si spezzò a metà. Il pilota uscì illeso e prese parte quindi alla seconda partenza,[7] al contrario di Johnny Herbert, anch'egli coinvolto nello scontro. Durante questa Villeneuve riuscì a mantenere la prima posizione, seguito dal compagno di squadra, Irvine e Schumacher. Pochi giri dopo il tedesco superò il compagno di squadra e si mantenne, fino al ritiro, un ritmo gara simile a quello delle due Williams.[6] Al decimo giro Jean Alesi fu costretto al ritiro per un contatto con il ferrarista Irvine, che gli aveva chiuso la traiettoria mentre tentava il sorpasso.[7] Dopo i pit-stop le posizioni rimasero invariate fino a che Villeneuve non ebbe problemi al cambio che lo costrinsero a cedere a Hill la prima piazza. L'inglese vinse quindi la gara, seguito dal compagno di squadra, Irvine, Berger, Häkkinen e Salo.

Gran Premio del Brasile[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Gran Premio del Brasile 1996.

Durante le qualifiche la pole venne conquistata da Damon Hill, affiancato in prima fila da Rubens Barrichello. La gara si svolse sotto una pioggia battente. Durante i primi giri vi fu un lungo duello tra Jean Alesi e Barrichello per la terza posizione, con il francese in grado di neutralizzare per tre volte nella stessa maniera gli attacchi del brasiliano.[8] Dopo la prima sosta, poi, Alesi riuscì a guadagnare la seconda piazza con un sorpasso su Villeneuve, il quale finì anche fuori pista, venendo costretto al ritiro. Intanto Schumacher si portò in terza posizione, resistendo agli attacchi di Barrichello, costretto poi per un contatto col tedesco a ritirarsi. La gara non vide quindi altri stravolgimenti e le posizioni di testa rimasero invariate. In zona punti conclusero Häkkinen, Salo e Panis.

Hill si portò quindi a quota 20 punti, seguito dal compagno di squadra e da Alesi, fermi però a quota 6 in classifica. Dopo questa gara vi furono anche varie polemiche in casa Ferrari, riguardanti il progettista John Barnard, accusato di non essere stato in grado di creare una vettura competitiva.[9]

Gran Premio d'Argentina[modifica | modifica wikitesto]

La Williams FW18 di Damon Hill. L'inglese fu autore, in questa stagione, di tre vittorie consecutive nelle prime tre gare, risultato che mancava alla sua scuderia dal 1992.[10]
Lo stesso argomento in dettaglio: Gran Premio d'Argentina 1996.

Per la seconda volta consecutiva durante le prove la prima posizione fu ottenuta da Hill, affiancato dalla Ferrari di Schumacher, quest'ultima favorito sia dalla poca benzina imbarcata che dalla conformazione del circuito.[11] Alla partenza Villeneuve perse parecchie posizioni e si ritrovò nono; cominciò quindi una lunga rimonta. Intanto, nel gruppetto di testa non si registrarono sorpassi, nemmeno dopo la prima serie di soste. Al ventiquattresimo giro, però, Diniz agganciò in frenata la Forti di Badoer, la cui vettura si capovolse e causò l'entrata in pista della safety car. I piloti rientrarono quindi ai box per rifornire, ma durante la sosta di Diniz il tappo del serbatoio non si chiuse correttamente[12] e la benzina fuoriuscì sulla vettura, che prese fuoco. Il brasiliano riuscì comunque ad uscire dalla sua Ligier senza conseguenze. Dopo il rientro della vettura di sicurezza si registrarono vari ritiri, tra cui quello di Michael Schumacher, a causa di un detrito lasciato dalla Jordan di Brundle, vittima a sua volta di un incidente con Tarso Marques alcuni giri prima.

In questa fase di gara, grazie ad una serie di giri veloci, Alesi riuscì ad avvicinarsi parecchio a Damon Hill, ma, nella seconda serie di pit-stop, il francese spense il motore, vanificando la sua rimonta.[11] Rientrato al terzo posto non riuscì più ad avvicinare le due Williams. La gara vide quindi la terza vittoria consecutiva di Hill, seguito dal compagno di squadra e dal francese della Benetton. A punti giunsero poi Barrichello, Irvine e Verstappen. Dopo questa gara si parlò anche di un eventuale sostituzione a fine stagione di Hill con Frentzen, ma il team decise di non rispondere a domande riguardanti l'argomento.[10]

Gran Premio d'Europa[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Gran Premio d'Europa 1996.

Ancora una volta la Williams monopolizzò le qualifiche piazzando le sue vettura in prima e seconda posizione, seguite da Schumacher e da Alesi. Al via Hill ebbe una cattiva partenza, rallentando anche il tedesco della Ferrari,[13] così come il francese della Benetton, rallentato da un nuovo sistema di blocco dell'impianto frenante.[13] Nel tentativo poi di rimontare posizioni, Alesi finì per speronare Mika Salo, ritirandosi. Intanto Villeneuve si era portato in testa, seguito da Coulthard, Barrichello, Schumacher e Hill. L'inglese superò poi il rivale tedesco pochi giri più tardi. Nel centro del gruppo Irvine, che lamentava problemi di sovrasterzo e sottosterzo,[14] , fu protagonista di un incidente con Olivier Panis che costò il ritiro ad entrambi. Durante la prima serie di soste, poi, Hill perse parecchi secondi, mentre Schumacher rimontò, grazie ad un pit-stop velocissimo,[13] diverse posizioni fino a trovarsi alle spalle di Villenueve.

Dopo la seconda fermata ai box, il tedesco sembrava poter riuscire a superare anche il canadese, ma fu rallentato da Coulthard e Rosset e dovette quindi accontentarsi della seconda piazza finale.[13] Il podio venne completato dallo scozzese della McLaren, seguito da Hill, Barrichello e Brundle. Dopo questo Gran Premio, Flavio Briatore si scagliò contro i suoi piloti, accusandoli di commettere troppi errori.[13][15] A questo punto del mondiale Hill era ancora in testa con 33 punti, seguito dal compagno di squadra a 22 e da Schumacher ed Alesi a 10.

Gran Premio di San Marino[modifica | modifica wikitesto]

La F310 di Schumacher. Con questa vettura il pilota tedesco vinse tre Gran Premi, assicurandosi il terzo posto nella classifica piloti del 1996. Ottenne la prima vittoria con la vettura "a muso basso" e le altre due vittorie con la vettura modificata "a muso alto" (in figura).
Lo stesso argomento in dettaglio: Gran Premio di San Marino 1996.

Al Gran Premio di San Marino, per la prima volta nella stagione, la pole position fu conquistata dalla Ferrari di Michael Schumacher, anche grazie ad un motore molto potente utilizzato solamente per le qualifiche e a varie modifiche nella veste aerodinamica della vettura.[16] Al via Coulthard si portò in testa, seguito da Hill e dal tedesco della Ferrari. Intanto Alesi, scattato velocissimo,[16] piegava una sospensione in un contatto con Villeneuve, costretto poi a rientrare ai box per una foratura. Dopo pochi giri Schumacher riuscì a sopravanzare l'inglese della Williams, portandosi in seconda posizione. Durante le soste ai box, poi, Verstappen partì prima che il rifornimento fosse completato, trascinandosi dietro un meccanico, che riportò poi una ferita ad una spalla.[16]

Intanto, nelle posizioni di testa, Coulthard fu costretto al ritiro, mentre Schumacher, attardato di oltre venti secondi da Hill, cominciò a guadagnare diversi secondi sul leader della gara, fino a quando non si trovò bloccato dalle vetture di Häkkinen e Diniz, in lotta tra loro e, per questa causa, perse oltre quindici secondi.[16] Hill vinse quindi il Gran Premio seguito da Schumacher, Berger, Irvine, Barrichello e Alesi. L'inglese guidava quindi la classifica piloti con 43 punti, seguito da Villeneuve fermo a quota 22 e dal tedesco della Ferrari a 16.

Gran Premio di Monaco[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Gran Premio di Monaco 1996.
La Ligier JS43, vettura con cui Panis vinse il Gran Premio di Monaco. La vittoria mancava al team francese dal 1981.

Ancora una volta la pole position venne conquistata da Michael Schumacher, che precedette Hill e le due Benetton. Al via, però, il tedesco sbagliò la partenza e venne superato dal rivale inglese. Durante il primo giro, nel tentativo di riconquistare la testa della corsa, il ferrarista scivolò su un cordolo andando a colpire un guard rail e ritirandosi. In seconda posizione si portò quindi Alesi, seguito dal compagno di squadra Berger, che, però, dopo fu costretto dopo poco al ritiro per problemi al cambio, e da Eddie Irvine. Dopo la prima serie di pit-stop le prime posizioni rimasero invariate, mentre Panis cominciò a rimontare varie posizioni. Poco prima del quarantesimo passaggio il francese della Ligier superò il ferrarista portandosi in terza piazza e al 41º giro riuscì ad occupare la seconda posizione grazie al ritiro del leader della corsa Damon Hill, fermato da problemi al motore.

Alesi intanto guidava la corsa, ma fu costretto anch'egli al ritiro a causa di un problema ad una sospensione. Panis riuscì quindi a vincere la sua unica corsa in carriera, precedendo Coulthard ed Herbert. Il traguardo fu tagliato da sole quattro vetture, evento che non accadeva dal 1931.[17] In classifica piloti e costruttori non cambiarono i distacchi visti i ritiri di tutti i piloti di testa.

Gran Premio di Spagna[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Gran Premio di Spagna 1996.

Durante le qualifiche Damon Hill ottenne i migliori tempi, girando in 1:20.650 e stabilendo il nuovo record sul giro.[18] Precedeva Villeneuve, Schumacher e le due Benetton. Già dalla serata di sabato sul circuito catalano cominciò a cadere una forte pioggia, che continuò fino a domenica pomeriggio;[19] vista la situazione alcuni piloti chiesero il rinvio della partenza[19] e inizialmente si prevedeva di far partire la gara dietro alla safety car, ma successivamente, siccome il circuito era dotato di moderni sistemi di drenaggio dell'acqua,[19] si decise di dare il via regolarmente alla gara.[19]

Il via fu costellato da vari incidenti, con Villeneuve in grado di portarsi in testa seguito da Alesi. Schumacher, che aveva avuto problemi alla frizione si ritrovò settimo.[19] Dopo pochi passaggi si ritirarono Hill e Irvine, mentre il tedesco della Ferrari, che era il più veloce in pista, cominciò a rimontare portandosi in testa e girando tre secondi più veloce dei suoi inseguitori,[19] anche se a partire da metà gara venne rallentato da problemi al motore.[20] Grazie alle soste ai box Alesi riuscì a portarsi in seconda posizione, passando Villeneuve, mentre Barrichello, Berger e Verstappen vennero uno a uno costretti al ritiro mentre si trovavano in zona punti. Schumacher vinse quindi la sua prima gara con la Ferrari davanti al francese e al canadese. Chiudevano la zona punti Frentzen, Häkkinen e Diniz.

Nonostante il ritiro Hill manteneva la testa della graduatoria con 43 punti, precedendo Schumacher e Villeneuve, entrambi a quota 26.

Classifiche[modifica | modifica wikitesto]

Sistema di punteggio[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Sistema di punteggio della Formula 1.
Posizione                  
Punti 10 6 4 3 2 1

Classifica Piloti[modifica | modifica wikitesto]

Pos. Pilota Punti
1 Bandiera del Regno Unito Damon Hill 1 1 1 4 1 Rit Rit 1 1 Rit 1 2 5 Rit 2 1 97
2 Bandiera del Canada Jacques Villeneuve 2 Rit 2 1 11 Rit 3 2 2 1 3 1 2 7 1 Rit 78
3 Bandiera della Germania Michael Schumacher Rit 3 Rit 2 2 Rit 1 Rit NP Rit 4 9* 1 1 3 2 59
4 Bandiera della Francia Jean Alesi Rit 2 3 Rit 6 Rit 2 3 3 Rit 2 3 4 2 4 Rit 47
5 Bandiera della Finlandia Mika Häkkinen 5 4 Rit 8 8* 6* 5 5 5 3 Rit 4 3 3 Rit 3 31
6 Bandiera dell'Austria Gerhard Berger 4 Rit Rit 9 3 Rit Rit Rit 4 2 13* Rit 6 Rit 6 4 21
7 Bandiera del Regno Unito David Coulthard Rit Rit 7 3 Rit 2 Rit 4 6 5 5 Rit Rit Rit 13 8 18
8 Bandiera del Brasile Rubens Barrichello Rit Rit 4 5 5 Rit Rit Rit 9 4 6 6 Rit 5 Rit 9 14
9 Bandiera della Francia Olivier Panis 7 6 8 Rit Rit 1 Rit Rit 7 Rit 7 5 Rit Rit 10 7 13
10 Bandiera del Regno Unito Eddie Irvine 3 7 5 Rit 4 7* Rit Rit Rit Rit Rit Rit Rit Rit 5 Rit 11
11 Bandiera del Regno Unito Martin Brundle Rit 12* Rit 6 Rit Rit Rit 6 8 6 10 Rit Rit 4 9 5 8
12 Bandiera della Germania Heinz-Harald Frentzen 8 Rit Rit Rit Rit 4* 4 Rit Rit 8 8 Rit Rit Rit 7 6 7
13 Bandiera della Finlandia Mika Salo 6 5 Rit SQ Rit 5* SQ Rit 10 7 9 Rit 7 Rit 11 Rit 5
14 Bandiera del Regno Unito Johnny Herbert Rit Rit 9 7 Rit 3 Rit 7 SQ 9 Rit Rit Rit 9* 8 10 4
15 Bandiera del Brasile Pedro Paulo Diniz 10 8 Rit 10 7 Rit 6 Rit Rit Rit Rit Rit Rit 6 Rit Rit 2
16 Bandiera dei Paesi Bassi Jos Verstappen Rit Rit 6 Rit Rit Rit Rit Rit Rit 10 Rit Rit Rit 8 Rit 11 1
17 Bandiera del Giappone Ukyo Katayama 11 9 Rit SQ Rit Rit Rit Rit Rit Rit Rit 7 8 10 12 Rit 0
18 Bandiera del Brasile Ricardo Rosset 9 Rit Rit 11 Rit Rit Rit Rit 11 Rit 11 8 9 Rit 14 13 0
19 Bandiera dell'Italia Giancarlo Fisichella Rit 13 Rit Rit Rit 8 Rit 11 0
20 Bandiera del Portogallo Pedro Lamy Rit 10 Rit 12 9 Rit Rit Rit 12 Rit 12 Rit 10 Rit 16 12 0
21 Bandiera dell'Italia Luca Badoer NQ 11 Rit NQ 10 Rit NQ Rit Rit NQ 0
22 Bandiera dell'Italia Giovanni Lavaggi NQ 10* NQ Rit 15 NQ 0
23 Bandiera dell'Italia Andrea Montermini NQ Rit 10 NQ NQ NP NQ Rit Rit NQ 0
24 Bandiera del Brasile Tarso Marques Rit Rit 0
Pos. Pilota Punti
Legenda 1º posto 2º posto 3º posto A punti Senza punti/Non class. Grassetto – Pole position
Corsivo – Giro più veloce
Squalificato Ritirato Non partito Non qualificato Solo prove/Terzo pilota

* Indica quei piloti che non hanno terminato la gara ma sono ugualmente classificati avendo coperto, come previsto dal regolamento, almeno il 90% della distanza totale.

Classifica Costruttori[modifica | modifica wikitesto]

Posizione Costruttore Pilota AUS Bandiera dell'Australia BRA Bandiera del Brasile ARG Bandiera dell'Argentina EUR Bandiera dell'Europa SMR Bandiera di San Marino MON Bandiera di Monaco SPA Bandiera della Spagna CAN Bandiera del Canada FRA Bandiera della Francia GBR Bandiera del Regno Unito GER Bandiera della Germania UNG Bandiera dell'Ungheria BEL Bandiera del Belgio ITA Bandiera dell'Italia POR Bandiera del Portogallo GIA Bandiera del Giappone Punti
1 Bandiera del Regno Unito Williams-Renault Hill 1 1 1 4 1 Rit Rit 1 1 Rit 1 2 5 Rit 2 1 175
Villeneuve 2 Rit 2 1 11 Rit 3 2 2 1 3 1 2 7 1 Rit
2 Bandiera dell'Italia Ferrari Schumacher Rit 3 Rit 2 2 Rit 1 Rit NP Rit 4 9 1 1 3 2 70
Irvine 3 7 5 Rit 4 7 Rit Rit Rit Rit Rit Rit Rit Rit 5 Rit
3 Bandiera dell'Italia Benetton-Renault Alesi Rit 2 3 Rit 6 Rit 2 3 3 Rit 2 3 4 2 4 Rit 68
Berger 4 Rit Rit 9 3 Rit Rit Rit 4 2 13 Rit 6 Rit 6 4
4 Bandiera del Regno Unito McLaren-Mercedes Häkkinen 5 4 Rit 8 8 6 5 5 5 3 Rit 4 3 3 Rit 3 49
Coulthard Rit Rit 7 3 Rit 2 Rit 4 6 5 5 Rit Rit Rit 13 8
5 Bandiera dell'Irlanda Jordan-Peugeot Barrichello Rit Rit 4 5 5 Rit Rit Rit 9 4 6 6 Rit 5 Rit 9 22
Brundle Rit 12 Rit 6 Rit Rit Rit 6 8 6 10 Rit Rit 4 9 5
6 Bandiera della Francia Ligier-Mugen Panis 7 6 8 Rit Rit 1 Rit Rit 7 Rit 7 5 Rit Rit 10 7 15
Diniz 10 8 Rit 10 7 Rit 6 Rit Rit Rit Rit Rit Rit 6 Rit Rit
7 Bandiera della Svizzera Sauber-Ford Herbert Rit Rit 9 7 Rit 3 Rit 7 SQ 9 Rit Rit Rit 9 8 10 11
Frentzen 8 Rit Rit Rit Rit 4 4 Rit Rit 8 8 Rit Rit Rit 7 6
8 Bandiera del Regno Unito Tyrrell-Yamaha Katayama 11 9 Rit SQ Rit Rit Rit Rit Rit Rit Rit 7 8 10 12 Rit 5
Salo 6 5 Rit SQ Rit 5 SQ Rit 10 7 9 Rit 7 Rit 11 Rit
9 Bandiera del Regno Unito Footwork-Hart Rosset 9 Rit Rit 11 Rit Rit Rit Rit 11 Rit 11 8 9 Rit 14 13 1
Verstappen Rit Rit 6 Rit Rit Rit Rit Rit Rit 10 Rit Rit Rit 8 Rit 11
10 Bandiera dell'Italia Minardi-Ford Lamy Rit 10 Rit 12 9 Rit Rit Rit 12 Rit 12 Rit 10 Rit 16 12 0
Fisichella Rit 13 Rit Rit Rit 8 Rit 11
Marques Rit Rit
Lavaggi NQ 10 NQ Rit 15 NQ
11 Bandiera dell'Italia Forti-Ford Badoer NQ 11 Rit NQ 10 Rit NQ Rit Rit NQ 0
Montermini NQ Rit 10 NQ NQ NP NQ Rit Rit NQ
Posizione Costruttore Pilota AUS Bandiera dell'Australia BRA Bandiera del Brasile ARG Bandiera dell'Argentina EUR Bandiera dell'Europa SMR Bandiera di San Marino MON Bandiera di Monaco SPA Bandiera della Spagna CAN Bandiera del Canada FRA Bandiera della Francia GBR Bandiera del Regno Unito GER Bandiera della Germania UNG Bandiera dell'Ungheria BEL Bandiera del Belgio ITA Bandiera dell'Italia POR Bandiera del Portogallo GIA Bandiera del Giappone Punti

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Cristiano Chiavegato, Schumacher, ecco l'ultima scommessa della Ferrari, in La Stampa, 17 agosto 1995, p. 25.
  2. ^ a b Nestore Morosini, La Benetton vince il G.P. di Taormina, in Corriere della Sera, 6 febbraio 1996, p. 37 (archiviato dall'url originale il 5 giugno 2015).
  3. ^ a b Rodolfo Intelisano, F1 e il 'caso Shannon', su formulapassion.it, 30 maggio 2020.
  4. ^ Simone Peluso, F1 | Livree iconiche: Forti 1995-96, su formulapassion.it, 28 giugno 2020.
  5. ^ I momenti del brivido, in Quattroruote speciale, 1997, p. 6.
  6. ^ a b c Boccafogli, McMaster e Williams, pag. 7.
  7. ^ a b Boccafogli, McMaster e Williams, pag. 6.
  8. ^ Boccafogli, McMaster e Williams, pag. 8.
  9. ^ Boccafogli, McMaster e Williams, pag. 9.
  10. ^ a b Boccafogli, McMaster e Williams, pag. 11.
  11. ^ a b Boccafogli, McMaster e Williams, pag. 10.
  12. ^ I momenti del brivido, in Quattroruote speciale, 1997, p. 10.
  13. ^ a b c d e Boccafogli, McMaster e Williams, pag. 12.
  14. ^ I momenti del brivido, in Quattroruote speciale, 1997, p. 11.
  15. ^ "Alesi, basta errori", in repubblica.it, 03 maggio 1996. URL consultato il 24 aprile 2009.
  16. ^ a b c d Boccafogli, McMaster e Williams, pag. 14.
  17. ^ Boccafogli, McMaster e Williams, pag. 15.
  18. ^ Cristiano Chiavegato, La Williams doma anche Schumi [collegamento interrotto], in La Stampa, 2 giugno 1996, p. 35.
  19. ^ a b c d e f Boccafogli, McMaster e Williams, pag. 16.
  20. ^ Nestore Morosini, Schumi da impazzire, in Corriere della sera, 3 giugno 1996, p. 33 (archiviato dall'url originale il 24 luglio 2014).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Brin Williams, Colin McMaster, Roberto Boccafogli, F1 96, Vallardi&Associati, 1996, ISBN 88-86869-02-9.

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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