Diritti LGBT in Bangladesh

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Una cartina del Bangladesh con i colori della bandiera arcobaleno, simbolo del movimento di liberazione omosessuale.

I diritti delle persone lesbiche, gay, bisessuali e transgender (LGBT) in Bangladesh non sono rispettati. Spesso queste persone devono affrontare discriminazioni e subire abusi fisici e psicologici. I rapporti sia sessuali sia affettivi tra persone dello stesso sesso sono illegali e punibili con pesanti multe o con diversi anni di reclusione, fino all'ergastolo. Come conseguenza il governo non concede il minimo riconoscimento alle coppie omosessuali, senza distinzione tra matrimonio e unione civile, e non offre neanche una tutela dalle discriminazioni. Parimenti, non esiste alcuna legge che indirizzi esplicitamente l'odio e le violenze contro la popolazione LGBT, ma ciò non ha comunque permesso lo sviluppo di un'associazione in difesa dei diritti di tali cittadini.

Costituzione e Codice Penale

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La Costituzione del Bangladesh contiene numerose disposizioni che potrebbero essere applicate ai cittadini LGBT:[1]

  • Articolo 19 - Parte II: Promette uguali opportunità a tutti i cittadini
  • Articolo 27 - Parte III: Promette uguali opportunità davanti alla legge per tutti i cittadini
  • Sono tutelate sia la libertà di stampa sia la libertà di religione, ma entrambe sono soggette a restrizioni basate "sulla decenza e sulla moralità"
  • Un cittadino non è eleggibile in Parlamento se colpevole di "un reato di depravazione morale".

Secondo la Sezione 377 del Codice Penale del Bangladesh, "chiunque abbia volontariamente un rapporto carnale contro l'ordine della natura con qualsiasi uomo, donna o animale, è punito con la reclusione a vita, o con la reclusione per un periodo che può estendersi fino a dieci anni unito a una multa".[2][3]

La società del Bangladesh e le persone LGBT

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Nonostante la manifestazioni pubbliche di affetto tra amici dello stesso sesso siano approvate e non sollevino alcuna polemica, c'è una forte resistenza nell'accettare l'omosessualità in quanto tale.[4] Questo atteggiamento ostile è il risultato delle tradizioni religiose del paese, con l'Islam che è professato da circa il 90% della popolazione bengalese. Infatti, c'è una forte pressione sociale per sposare qualcuno del sesso opposto, la quale affonda le sue radici in un modello patriarcale di società. Inoltre, i membri esterni alle famiglie, tra cui la polizia e i gruppi di fondamentalisti religiosi, sono soliti ricattare, molestare e addirittura attaccare fisicamente le persone LGBT. Queste "guardie della moralità" non sono sanzionate dal governo, ma traggono vantaggio soprattutto dall'assenza di diritti civili e di leggi che contrastino l'odio basato sull'orientamento sessuale e sull'identità di genere.[5]

Nel 2003, Gary Dowsett, un professore australiano, pubblicò un documento intitolato "A Review of Knowledge About the Sexual Networks and Behaviours of Men Who Have Sex with Men in Asia" che faceva parte di un più ampio studio sull'impatto che l'AIDS ha avuto nel paese.[6] Gran parte di esso era incentrato sulla prostituzione maschile, ma riuscì a generare discussioni anche pubbliche sul tema dei diritti LGBT, tanto che addirittura i film indiani furono accusati di diffondere l'omosessualità.[7] In risposta, alcune persone giudicarono questi punti di vista negativamente, in quanto scientificamente infondati e basati su pregiudizi.[8]

Una ricerca è stata condotta recentemente in un'università al fine di sensibilizzare e di stimolare dibattiti sulla sessualità e ai diritti a essa relativi anche in contesto politico. Riunendo le parti interessate, compresi membri delle minoranze sessuali, accademici, fornitori di servizi, mezzi di comunicazione, politici e organizzazioni, la ricerca ha lavorato per portare visibilità alle minoranze nascoste e ai loro diritti. Passaggi critici verso la visibilità di queste minoranze comprendono la creazione di spazi sicuri per la loro libera associazione, lo sviluppo di materiali didattici per gli studenti universitari e la fondazione di gruppi in difesa dei diritti.[9]

Associazioni LGBT

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Una bandiera arcobaleno per i bengalesi LGBT disegnata da John Ashley

Il primo tentativo di creare una comunità LGBT in Bangladesh risale al 1999, quando un uomo di nome Rengyu, descritto come "un colto straniero di mezza età da una tribù indigena", aprì il primo gruppo online per uomini bengalesi gay e lo chiamò "Gay Bangladesh".[10] Arrivò a oltre 1000 iscritti, ma dopo la morte di Rengyu le attività sul gruppo rallentarono, fin quando lo stesso gruppo cominciò a essere trascurato dai suoi stessi membri.[10] Nel 2002, comparvero sul portale Yahoo! due nuovi gruppi: "Teen Gay Bangladesh" e "Boys Only Bangladesh". Entrambi furono cancellati dalla società statunitense nel dicembre di quello stesso anno, e dopo numerosi tentativi e cambi di nome, a oggi è rimasto in vita soltanto il secondo, oggi noto come "Boys of Bangladesh". Il gruppo, oltre a essere quindi il più importante sito di riferimento per i bengalesi gay, organizza anche numerosi incontri sul tema dei diritti LGBT a Dhaka dal 2009, e infatti tra i suoi obiettivi vi è anche quello di cancellare la Sezione 377 del Codice Penale.[11]

Oltre a questo, comunque, vi sono anche altri siti su Internet che, pur non essendo esplicitamente indirizzati a un pubblico LGBT, promuovono una maggiore libertà: è il caso di "Mukto-mona" (মুক্তমনা), che si descrive come "il sito degli umanisti e dei liberi pensatori bengalesi".[12] Nel 2010, il dottor Avijit Roy, un ricercatore indipendente nonché autore scientifico associato con Mukto-mona pubblicò il libro "Homosexuality – A Scientific and Socio-Psychological Investigation" ("Omosessualità - Un'indagine scientifica e socio-psicologica" in italiano, "সমকামিতা : একটি বৈজ্ঞানিক এবং সমাজ-মনস্তাত্ত্বিক অনুসন্ধান" in bengalese) che, come si evince dal titolo, conteneva spiegazioni scientifiche sull'omosessualità.[13] È stato il primo libro scritto in bengalese a trattare il tema delle persone LGBT e dei loro diritti umani.[14][15]

  1. ^ (EN) Constitution of the People’s Republic of Bangladesh, su bdlaws.minlaw.gov.bd. URL consultato il 27 aprile 2011.
  2. ^ (EN) Bangladesh: Treatment of homosexuals including legislation, availability of state protection and support services, su unhcr.org, www.unhcr.org. URL consultato il 9 dicembre 2012 (archiviato dall'url originale il 16 aprile 2013).
  3. ^ (EN) Bangladesh_Penal_Code_1860_Full_text.pdf (application/pdf Object) (PDF), su unodc.org, www.unodc.org. URL consultato il 9 dicembre 2012 (archiviato dall'url originale il 12 marzo 2014).
  4. ^ (EN) Dhaka Diary: Gays and Lesbians: the hidden minorities of Bangladesh, su mukto-mona.net. URL consultato il 13 ottobre 2007 (archiviato dall'url originale il 1º maggio 2012).
  5. ^ (EN) Ashok Deb, A text book case how sexuality is enforced upon in Bangladeshi society, su lgbtbangladesh.wordpress.com. URL consultato il 20 gennaio 2011 (archiviato dall'url originale il 18 luglio 2011).
  6. ^ (EN) Report - HPP000890, su hivpolicy.org, www.hivpolicy.org. URL consultato il 20 gennaio 2011.
  7. ^ (EN) Why gay men flee Bangladesh, su ect.org, www.ect.org, 16 aprile 2003. URL consultato il 20 gennaio 2011 (archiviato dall'url originale il 6 luglio 2019).
  8. ^ (BN) সমকামিতা কি কোন জেনেটিক রোগ? (এবং আমার নতুন বই), su mukto-mona.com. URL consultato il 20 gennaio 2011 (archiviato dall'url originale il 9 settembre 2010).
  9. ^ (EN) Farah Ahmed, Hilary Standing, Mahrukh Mohiuddin, Sabina Rashid, Publications - Creating a public space and dialogue on sexuality and rights: a case study from Bangladesh, su futurehealthsystems.org, www.futurehealthsystems.org. URL consultato il 24 maggio 2012 (archiviato dall'url originale il 3 novembre 2018).
  10. ^ a b (EN) The Boys of Bangladesh, su pink-pages.co.in. URL consultato il 9 gennaio 2013.
  11. ^ (EN) Bangladesh: Treatment of homosexuals including legislation, availability of state protection and support services, su unhcr.org, www.unhcr.org. URL consultato il 9 gennaio 2013 (archiviato dall'url originale il 16 aprile 2013).
  12. ^ (BN) Mukto-mona (মুক্তমনা ) : Il sito degli umanisti e dei liberi pensatori bengalesi, su mukto-mona.com, www.mukto-mona.com. URL consultato il 15 gennaio 2013 (archiviato dall'url originale il 21 agosto 2012).
  13. ^ (EN) Samakamita: The first Bengali book on homosexuality, su lgbtbangladesh.wordpress.com. URL consultato il 15 gennaio 2013 (archiviato dall'url originale il 3 gennaio 2014).
  14. ^ (EN) Talking about a taboo subject, su unheardvoice.net, archive.is. URL consultato il 20 gennaio 2011 (archiviato dall'url originale il 17 luglio 2012).
  15. ^ (BN) সমকামিতা : একটি বৈজ্ঞানিক এবং সমাজ-মনস্তাত্ত্বিক অনুসন্ধান, su mukto-mona.com, www.mukto-mona.com. URL consultato il 20 gennaio 2011 (archiviato dall'url originale il 9 marzo 2011).

Voci correlate

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Altri progetti

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