Casa Lavezzari

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Casa Lavezzari
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneLombardia
LocalitàMilano
Indirizzopiazza Morbegno, 3
Coordinate45°29′34.71″N 9°12′57.54″E / 45.492975°N 9.215983°E45.492975; 9.215983
Informazioni generali
CondizioniIn uso
Costruzione1934-1935
StileRazionalista
Usoresidenziale
Piani5 + 1
Realizzazione
ArchitettoPietro Lingeri, Giuseppe Terragni
CommittenteMaria Lavezzari

La casa Lavezzari è un edificio residenziale multipiano di Milano, sito nella zona settentrionale della città in piazza Morbegno al civico 3, a poca distanza da piazzale Loreto.

Progettata dagli architetti Pietro Lingeri e Giuseppe Terragni, e costruita dal 1934 al 1935, costituisce un importante esempio di architettura razionalista.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1933, alla morte dell'industriale Pietro Lavezzari, che possedeva una villa a due piani all'angolo fra le vie Nino Oxilia e Luigi Varanini, la figlia Maria, moglie del pittore e decoratore Cristoforo De Amicis, decise di far costruire sul lotto un edificio multipiano ad appartamenti d'affitto[1].

Venne commissionato all'architetto lariano Pietro Lingeri, per il quale il marito De Amicis già lavorava da decoratore; Lingeri coinvolse il collega Giuseppe Terragni, e l'edificio venne progettato nel 1934[2] e costruito dal 1934 al 1935, con le decorazioni del De Amicis[3][4].

Nel 1939 la famiglia Lavezzari vendette l'edificio ad Antonio Clementi, che nel 1947 la fece sopralzare di un piano[1].

Caratteristiche[modifica | modifica wikitesto]

La casa occupa un lotto cuneiforme fra le vie Oxilia e Varanini, con un fronte molto ridotto che si affaccia su piazza Morbegno[2].

L'edificio conta sei piani fuori terra nella parte centrale, che si riducono a quattro nei due corpi laterali[5]; il piano terreno ospita negozi, i piani superiori appartamenti d'affitto, di 3, 4 o 5 locali[6].

Il fabbricato, stante l'area ridotta, ha una disposizione pressoché obbligata, con forma a "V" che racchiude un piccolo cortile interno; tuttavia la definizione architettonica risulta atipica e ispirata alla prassi razionalista di scomposizione in elementi semplici. Pertanto dall'esterno l'edificio appare come se fosse composto da due corpi di fabbrica convergenti, che racchiudono una fenditura centrale da cui emergono i balconi, che appaiono quasi sospesi come nella più nota casa Rustici[2]. La scala è posta al centro dell'edificio e si affaccia sul cortile interno[5].

Le facciate sono disegnate mediante una continua compenetrazione di piani orizzontali e verticali[7]; in esse si aprono finestre ampie, estese in senso orizzontale[5][6][8].

In origine gli architetti prevedevano di rivestire le pareti esterne con piastre di cemento levigato, sostituite in fase esecutiva da lastre in calcare di Botticino. Queste furono però interessate da forti problemi di corrosione, e negli anni sessanta dovettero essere sostituite perché ammalorate e pericolanti[1].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c Baglione e Susani, p. 220.
  2. ^ a b c Ciucci, p. 465.
  3. ^ Giuliana Gramigna e Sergio Mazza, Milano. Un secolo di architettura milanese dal Cordusio alla Bicocca, Milano, Hoepli, 2001, p. 158, ISBN 88-203-2913-1.
  4. ^ Maurizio Grandi e Attilio Pracchi, Milano. Guida all'architettura moderna, Bologna, Zanichelli, 1998 [1980], p. 182, ISBN 88-08-05210-9.
  5. ^ a b c Ciucci, p. 466.
  6. ^ a b Quattro case..., p. 15.
  7. ^ Ciucci, pp. 465-466.
  8. ^ Zevi, p. 94.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Quattro case in Milano degli architetti Lingeri e Terragni, in Casabella, n. 85, gennaio 1935, pp. 14-15, ISSN 0008-7181 (WC · ACNP).
  • Chiara Baglione ed Elisabetta Susani, Pietro Lingeri 1894-1968, Milano, Electa, 2004, ISBN 88-435-7989-4.
  • Giorgio Ciucci (a cura di), Giuseppe Terragni. Opera completa, Milano, Electa, 1996, ISBN 88-435-5297-X.
  • Bruno Zevi (a cura di), Giuseppe Terragni, Bologna, Zanichelli, 1980, ISBN 88-08-05176-5.

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