Palazzo Erba Odescalchi

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Palazzo Erba Odescalchi
Particolare della facciata sull'ingresso
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneLombardia
LocalitàMilano
Indirizzovia dell'Unione, 5
Coordinate45°27′42.75″N 9°11′15.24″E / 45.461876°N 9.187568°E45.461876; 9.187568
Informazioni generali
CondizioniIn uso
StileManierista
Usosede della II circoscrizione di Polizia
Realizzazione
ArchitettoPellegrino Tibaldi

Palazzo Erba Odescalchi, conosciuto anticamente come Palazzo Cusani[1], è un palazzo storico situato nel centro di Milano in via dell'Unione n° 5[2].

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La famiglia Cusani nel XVI secolo comprò un palazzo situato nell'allora "contrada dei nobili"[2][3], probabilmente posseduto da Barnabò Visconti, per successivamente decidere di ampliarlo e modificarne l'architettura. I lavori iniziarono attorno al 1570, e furono affidati e diretti da Pellegrino Tibaldi[1].

Successivamente si sa che il palazzo fu posseduto dal vescovo Benedetto Erba Odescalchi nel XVIII secolo e che egli vi passò i suoi ultimi giorni di vita. Benché il palazzo non abbia subito gravi danni nei bombardamenti della seconda guerra mondiale, esso è stato più volte rimaneggiato e ristrutturato[1]. È attualmente sede della II circoscrizione di Polizia[2].

Nel palazzo a fianco, l'ora demolito palazzo Caravaggio, abitò Ippolita Bentivoglio, figlia naturale di Ludovico il Moro e raffigurata dal Bernardo Luini negli affreschi della chiesa di San Maurizio al Monastero Maggiore[4].

Corte interna

Architettura[modifica | modifica wikitesto]

La facciata cinquecentesca, difficilmente contemplabile nella sua interezza per via della larghezza ridotta della via, è opera di Pellegrino Tibaldi: l'angustia della via dona tuttavia un'apparente imponenza alla facciata e in particolare al portale d'ingresso, leggermente decentrato rispetto all'asse del palazzo[5].

Elemento notevole della facciata è la rappresentazione di 12 busti di altrettanti imperatori romani nei timpani dei finestroni del piano nobile[5]; emergono inoltre frammenti di cotti gotici. Assieme a quest'ultimo dettaglio, il soffitto dell'androne testimonia che il palazzo fu costruito su un'architettura preesistente[5].

Entrando nella corte interna, si può osservare il ripetersi del motivo dei busti sui timpani delle finestre, ma questa volta con figure femminili[5]. La corte interna è circondata da un porticato ad archi a tutto sesto poggianti su colonne di ordine tuscanico. Il palazzo era collegato da un passaggio coperto col vicino palazzo Caravaggio, fino alla sua demolizione del 1877. In fondo alla corte è presente un curioso particolare: si può osservare uno scalone a pianta elicoidale, fortemente rappresentativo dell'architettura cinquecentesca[4].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c Comune di Milano, Porta Ticinese (PDF), su comune.milano.it.
  2. ^ a b c Attilia Lanza, Milano e i suoi palazzi: Porta Orientale, Romana e Ticinese, Libreria Meravigli Editrice, 1993, pg. 102.
  3. ^ Tale nome deriva dalla presenza dell'epoca di numerosi palazzi nobiliari, ora in gran parte non più esistenti
  4. ^ a b Attilia Lanza, Milano e i suoi palazzi: Porta Orientale, Romana e Ticinese, Libreria Meravigli Editrice, 1993, pg. 104.
  5. ^ a b c d Attilia Lanza, Milano e i suoi palazzi: Porta Orientale, Romana e Ticinese, Libreria Meravigli Editrice, 1993, pg. 103.

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN246326545