Eugenio Monti

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Eugenio Monti
Eugenio Monti negli anni 1950
Nazionalità Bandiera dell'Italia Italia
Altezza 172 cm
Peso 73 kg
Bob
Specialità Bob a due, bob a quattro
Palmarès
Competizione Ori Argenti Bronzi
Olimpiadi 2 2 2
Mondiali 9 1 0
Campionati italiani 10 1 1

Per maggiori dettagli vedi qui

Statistiche aggiornate al 1968

Eugenio Monti (Dobbiaco, 23 gennaio 1928Belluno, 1º dicembre 2003) è stato un bobbista italiano.

Coraggioso e non sempre fortunato, è uno degli atleti più titolati nella storia di questa disciplina con 9 medaglie d'oro ai campionati mondiali, di cui 7 nel bob a due (in entrambi i casi è un record fino al 2021) e 6 medaglie olimpiche, ma rimane nella storia anche per un episodio di lealtà sportiva avvenuto alle Olimpiadi di Innsbruck del 1964, che ne fece il primo atleta della storia a ricevere la medaglia Pierre de Coubertin.

Gianni Brera lo soprannominò "Rosso Volante".

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Era figlio di Ugo Monti, originario di Auronzo di Cadore, e di Adele Fabrizi, nata in Carnia. In giovane età si trasferì con la famiglia a Cortina d'Ampezzo e qui proseguì gli studi sino alla maturità scientifica[1]. Conseguì i primi successi sportivi nel 1945 durante i campionati studenteschi di sci. Appena due anni dopo veniva notato dal giornalista Gianni Brera che gli affibbiò il soprannome "Rosso Volante" (allusione ai colori dei capelli e alla grinta) con cui fu sempre conosciuto[1].

Passato alle gare nazionali, nel 1949 diventava campione italiano di slalom gigante e nel 1950 di slalom gigante e speciale. Si distinse anche nella discesa libera, riuscendo a battere Zeno Colò (Chamonix) e arrivando secondo, per pochi decimi, a James Coutett (Mürren)[1]. Ad appena vent'anni Monti si presentava come una delle migliori promesse dello sci italiano, ma la sua carriera venne presto stroncata: il 23 gennaio 1951 cadde durante un allenamento al Sestriere rompendosi i legamenti del ginocchio; l'anno successivo un secondo incidente a Cervinia gli precludeva definitivamente l'attività agonistica[1].

Decise allora di dedicarsi al bob[2]. Nel 1954 Eugenio Monti conquistò il suo primo titolo italiano, utilizzando un nuovo modello di bob creato a Cortina d'Ampezzo. Nel 1957, in coppia con Renzo Alverà, vinse il primo oro mondiale nel bob a due. All'Olimpiade di Cortina, nel 1956, vinse due medaglie d'argento, nel due (con Renzo Alverà) e nel quattro (con Ulrico Girardi, Renato Mocellini e Renzo Alverà). Alle Olimpiadi di Squaw Valley del 1960 non poté gareggiare in quanto questa gara non fu disputata per ragioni economiche (fu l'unica edizione dei giochi olimpici senza il bob). Nel 1960, a Cortina, divenne campione mondiale sia nel due che nel quattro. In tutta la sua carriera le medaglie mondiali diventeranno dieci (di cui nove d'oro) e quelle olimpiche sei (due d'oro, due d'argento e due di bronzo).

All'Olimpiade del 1964, a Innsbruck, vinse due medaglie di bronzo (con Sergio Siorpaes nel bob a due e con Sergio Siorpaes, Benito Rigoni, Gildo Siorpaes nel bob a quattro). In questa occasione compì un gesto di sportività che ne fece il primo atleta della storia a vincere la medaglia Pierre De Coubertin. All'equipaggio britannico di Tony Nash e Robin Dixon si era rotto un bullone e Monti prestò loro il suo. I britannici vinsero la medaglia d'oro e Monti e Sergio Siorpaes presero la medaglia di bronzo[3]. Rispondendo alle critiche della stampa italiana, Monti disse «Nash non ha vinto perché gli ho dato il bullone. Ha vinto perché è andato più veloce». In quell'Olimpiade fu anche il portabandiera durante la cerimonia d'apertura.

Il Saint Moritz Bobsleigh Club, il primo club di bob della storia, gli dedicò inoltre un monumento, chiamato Monti's bolt (il bullone di Monti), posto in uscita della curva 4 (Sunny Corner) del celebre tracciato Olympia Bobrun St. Moritz–Celerina, proprio in ricordo del gesto compiuto per Nash e Dixon, soci del club elvetico.

Infine, all'Olimpiade di Grenoble 1968, sulla pista dell'Alpe d'Huez, l'ormai quarantenne Monti riuscì a vincere la medaglia d'oro sia nel due con Luciano De Paolis sia nel quattro, con lo stesso De Paolis, Mario Armano e Roberto Zandonella. Il loro bob fu costruito in vetroresina dall'azienda di Gian Pietro Borgnolo e Giovanni Spangaro.

La pista olimpica Eugenio Monti a Cortina d'Ampezzo

Fu nominato commendatore della Repubblica per meriti sportivi e poi si ritirò dall'agonismo per occuparsi dei suoi impianti di risalita a Cortina.[senza fonte]

Colpito da numerose traversie (la separazione dalla moglie, la partenza della figlia per gli Stati Uniti, la morte del figlio per overdose), affetto dalla malattia di Parkinson, il 30 novembre 2003 si sparò un colpo di pistola alla testa[4][5]; trasportato all'ospedale di Belluno[6], morì il giorno successivo[1][7]. Il suo fegato fu trapiantato[8].

Riconoscimenti[modifica | modifica wikitesto]

Palmarès[modifica | modifica wikitesto]

Olimpiadi[modifica | modifica wikitesto]

Mondiali[modifica | modifica wikitesto]

Campionati italiani[modifica | modifica wikitesto]

  • 12 medaglie:
    • 10 ori (bob a quattro nel 1954; bob a due nel 1955; bob a due nel 1958; bob a due, bob a quattro nel 1959; bob a due, bob a quattro nel 1960, bob a due nel 1961; bob a due, bob a quattro nel 1967)
    • 1 argento (bob a due nel 1966)
    • 1 bronzo (bob a quattro nel 1955)

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e Eugenio Monti, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 76, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2012. URL consultato il 21 giugno 2016.
  2. ^ Eugenio Monti - La leggenda del "Rosso Volante", su dolomiti.org. URL consultato il 28 luglio 2011 (archiviato dall'url originale il 17 luglio 2011).
  3. ^ Eugenio Monti, la prima medaglia Pierre de Coubertin
  4. ^ Alfredo Spampani e Giovanni Viel, L'ultima discesa di Eugenio Monti, in La Gazzetta dello Sport, 1º dicembre 2003.
  5. ^ Leonardo Coen, Monti tenta il suicidio, in la Repubblica, 1º dicembre 2003, p. 40.
  6. ^ La tragedia di Monti, in la Repubblica, 1º dicembre 2003, p. 54.
  7. ^ Eugenio Monti, un mito ci ha lasciati Archiviato il 18 gennaio 2014 in Internet Archive.
  8. ^ Un cormonese vive con il fegato di Eugenio Monti, su ricerca.gelocal.it, Il Piccolo, 3 dicembre 2003. URL consultato il 16 gennaio 2014.
  9. ^ M.Web di Monica Burba; CMS by Explico, Pista Olimpica di Bob intotolata a Eugenio Monti - Cortina d'Ampezzo, su serviziampezzo.it. URL consultato il 25 luglio 2016 (archiviato dall'url originale il 9 luglio 2016).
  10. ^ Pista Olimpica Eugenio Monti - Bob Club Cortina [collegamento interrotto], su bobclubcortina.com. URL consultato il 25 luglio 2016.
  11. ^ Pista olimpica di bob Cesana Pariol, Cesana Torinese (Torino) - WikiSpesa, su wikispesa.it. URL consultato il 25 luglio 2016.
  12. ^ Piemonte Italia - Cesana - San Sicario, su piemonteitalia.eu. URL consultato il 25 luglio 2016 (archiviato dall'url originale il 18 agosto 2016).
  13. ^ Olimpiadi di Torino 2006: 10 anni dopo, la pista di bob di Cesana Torinese è chiusa, su torinotoday.it. URL consultato il 25 luglio 2016.
  14. ^ Inaugurata la Walk of Fame: 100 targhe per celebrare le leggende dello sport italiano, su coni.it. URL consultato il 20 dicembre 2017.
  15. ^ 100 leggende Coni (PDF), su coni.it. URL consultato il 20 dicembre 2017.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore Alfiere dell'Italia ai Giochi olimpici invernali Successore
Bruno Alberti Innsbruck 1964 Clotilde Fasolis
Controllo di autoritàVIAF (EN121946824 · ISNI (EN0000 0000 8047 6383 · LCCN (ENn2010036419 · WorldCat Identities (ENlccn-n2010036419