Arrangiatevi

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Arrangiatevi
Una scena del film con, partendo da sinistra, Cathia Caro, Peppino De Filippo, Laura Adani e Totò
Lingua originaleitaliano
Paese di produzioneItalia
Anno1959
Durata105 min
Dati tecniciB/N
Generecommedia
RegiaMauro Bolognini
SoggettoMario De Majo, Vinicio Gioli dalla commedia Casa nova... vita nova
SceneggiaturaLeonardo Benvenuti, Piero De Bernardi
ProduttoreAngelo Rizzoli
Casa di produzioneCineriz
Distribuzione in italianoCineriz
FotografiaCarlo Carlini
MontaggioRoberto Cinquini
MusicheCarlo Rustichelli
ScenografiaMario Garbuglia
CostumiPiero Tosi, Orietta Nasalli-Rocca
Interpreti e personaggi
Doppiatori originali

Arrangiatevi è un film commedia del 1959, diretto da Mauro Bolognini.

Il film è stato poi selezionato tra i 100 film italiani da salvare.[1] Per esso Franca Valeri si aggiudicò una candidatura per il Nastro d'argento alla migliore attrice non protagonista.[2]

Trama[modifica | modifica wikitesto]

Roma, secondo dopoguerra. Dopo l'omicidio di una giovane pittrice si libera un appartamento che sarà dato, in coabitazione, a due famiglie: la prima è la famiglia di Peppino Armentano, di professione podologo o come si chiama lui callista, composta da lui, la moglie, due figlie, due figli e il nonno; la seconda è una famiglia originariamente composta da una coppia di esuli istriani, il nonno e un figlio (poi quest'ultima famiglia crescerà, arrivando ad avere ben otto figli).

Laura Adani, Totò e Achille Majeroni in una foto scattata durante le riprese del film

Siamo ormai nel 1958 e l'alloggio è divenuto troppo stretto per tutti e di fatto la coabitazione è diventata impossibile: ciò comporta perciò tanti problemi quotidiani e continue discussioni tra le famiglie, che esplodono poi il giorno della notizia dell'attesa del nono figlio degli istriani. Peppino viene messo dalla moglie di fronte alla propria incapacità di dare una dimora dove poter vivere in santa pace.

Un giorno Peppino conosce il trafficone Pino Calamai, che gli offre per diecimila lire al mese l'affitto di un alloggio di due piani, dieci camere, tre bagni, telefono (cosa ancora rara all'epoca tra le persone di ceto medio in Italia), posto nel cuore della Roma vecchia. Prende così appuntamento per vederlo, ma quando viene a sapere che si tratta dell'ex casa di tolleranza della Sora Gina in via della Fontanella, rimane scandalizzato e lascia cadere l'offerta.

Passano i giorni e ci pensa la moglie a trovare un piccolo appartamento in costruzione, mentre, per i soldi della caparra, si procura l'aiuto del futuro genero, fidanzato di Maria Berta (un pugile). L'incarico di versare i soldi della caparra viene dato al marito. Peppino ha la cattiva idea di “affidare” al truffatore Calamai la somma per raddoppiarla scommettendo sull'esito della fumata bianca nel conclave per l'elezione del nuovo pontefice. Perde la scommessa e, non avendo il coraggio di riferire l'accaduto alla moglie, decide di affittare l'ex casa chiusa. Così dunque avviene il trasloco della famiglia, che nulla sa del passato della casa.

Ben presto il segreto comincia a vacillare nonostante gli sforzi di Peppino. Il primo a intuire la verità è uno dei figli; in seguito è il nonno a ricordarsi di aver già "frequentato" quella casa; infine la moglie scopre tutto, e la sua reazione è furiosa: chiude le finestre dalla vergogna e impone alle figlie di non uscire: intima quindi al marito di trovare entro due giorni una casa rispettabile.

Peppino va in totale crisi, sentendosi un buono a nulla, fino a pronunciare tra le lacrime la frase: "Mi dimetto dal ruolo di padre e di marito". La moglie è irremovibile, mentre le figlie passano dalla parte del padre; perciò, scaduto l'ultimatum dato, la moglie sta per andarsene a lavorare come serva in una "casa perbene", ma sull'uscio di casa gli eventi si ribaltano: il suo istinto materno esplode dinanzi a un gruppo di militari che hanno scambiato le sue figlie per lavoratrici della casa chiusa, in seguito al fraintendimento di un commilitone che frequenta una delle figlie, convintosi che questa conduca una doppia vita frequentando l'istituto magistrale al mattino e prostituendosi la sera. La moglie in quel momento ha una punta di orgoglio e caccia rabbiosamente i militari assiepati davanti all'entrata di casa e dice che lì vivono delle persone per bene e non c'è più la Sora Gina con le sue "donnine".

Il nonno Illuminato, affacciato alla finestra, grida anche lui ai militari presenti la mitica frase:

«E lo volete un consiglio, militari e civili? Piantatela con questa nostalgia! Oltre che incivile, è inutile! Ormai li hanno chiusi! A voi italiani è rimasto questo chiodo, fisso qui. Toglietevelo! Quelle case ormai le hanno chiuse! Perciò Arrangiatevi!.[3]»

Produzione[modifica | modifica wikitesto]

Nella scena finale, il "nonno Illuminato" Totò, affacciandosi alla finestra per parlare, imita in una grande presa in giro le movenze di Mussolini, solito fare discorsi proprio affacciandosi dalle balconate: l'attore recitò questa satira politica anche in tanti altri film, come Gli onorevoli (1963), Totò e Cleopatra (1963), Totò, Peppino e... la dolce vita (1961) ed altri.[4]

Riprese[modifica | modifica wikitesto]

Le riprese del film si svolsero interamente a Roma, in particolare in Via del Corso, Piazza del Popolo, Via della Conciliazione e Via della Fontanella, dov'è la famosa casa.[5]

Secondo lo stesso regista Mauro Bolognini, le scene all'interno del film vennero girate davvero in un'ex casa di tolleranza, chiusa in seguito alla Legge Merlin, situata in Via Fontanella, a Roma appunto.[6]

Distribuzione[modifica | modifica wikitesto]

Il film venne distribuito nelle sale cinematografiche italiane dal 18 settembre 1959.[7]

Accoglienza[modifica | modifica wikitesto]

Critica[modifica | modifica wikitesto]

«[Il film] è in partenza, un po' fuori dagli schemi dei nostri film comici [...]. Vero e umano poteva essere [...] il film, prendendo spunto da una situazione insolita ma non improbabile e legandosi alla satira di certo gallismo italiano. Purtroppo, dopo un inizio sincero e cordiale [...] Bolognini s'è andato a imprigionare nella farsa di grana grossa. [...]»

«Si deve convenire che questo film di Bolognini, pur non discostandosi fondamentalmente dal filone della commedia cinematografica dialettale, compiacentemente illustrativa di un'Italia volgare e qualunquistica, oziosa e cinica, che trova la sua emblematica raffigurazione nell'attore-personaggio Alberto Sordi, si fa notare poi per una più decorosa e misurata esecuzione e per un cauto tentativo di sostituire alla consueta e compiaciuta indolenza morale un atteggiamento di distacco e di giudizio attraverso il ricorso alla notazione della satira e all'ironico contrappunto.»

Riconoscimenti[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Rete degli Spettatori, su retedeglispettatori.it. URL consultato il 3 gennaio 2023.
  2. ^ Nastri d'Argento 1960, su ComingSoon.it. URL consultato il 3 gennaio 2023.
  3. ^ MYmovies.it, Arrangiatevi!, su MYmovies.it. URL consultato il 3 gennaio 2023.
  4. ^ Gli onorevoli (1963) - IMDb. URL consultato il 3 gennaio 2023.
  5. ^ You're on Your Own (1959) - IMDb. URL consultato il 3 gennaio 2023.
  6. ^ Arrangiatevi! - Film (1959), su ComingSoon.it. URL consultato il 3 gennaio 2023.
  7. ^ Arrangiatevi, su Cineuropa - il meglio del cinema europeo. URL consultato il 3 gennaio 2023.
  8. ^ Arrangiatevi. URL consultato il 3 gennaio 2023.
  9. ^ Mo-Net s r l Milano-Firenze, Arrangiatevi! (1959), su mymovies.it. URL consultato il 3 gennaio 2023.
  10. ^ Arrangiatevi! Premi vinti e nomination, su ComingSoon.it. URL consultato il 3 gennaio 2023.

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